Il-Trafiletto
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06/11/14

Fantasie sessuali di uomini e donne, ecco cosa rivela uno studio

Quello delle fantasie sessuali di uomini e donne è un tema vecchio come il mondo, eterno, ancora semi misterioso di cui tutti si interessano, financo i più ritrosi. Tra le tante svariate ricerche e studi anche quella delle fantasie sessuali è stata oggetto di ricerca. Se ne è occupato uno studio dell' Institut universitaire en santé mentale de Montréal e dell'Institut Philippe-Pinel de Montréal, il quale rivela le fantasie sessuali più comuni tra uomini e donne.

In verità descrive quali siano le fantasie da ritenere normali, e quali, invece, determinino un comportamento anomalo. Lo studio è stato effettuato tramite un sondaggio che ha coinvolto giovani adulti sui 30 anni. Al progetto hanno aderito 1.517 soggetti (799 uomini e 718 donne) disposti a rispondere a un questionario in cui dovevano illustrare anche la loro fantasia preferita, o più ricorrente. Ecco i risultati.

Una fantasia
immagine presa dal web

-Le fantasie sessuali sono molto comuni nella popolazione, e ve ne sono poche da considerarsi statisticamente rare, insolite o tipiche di alcuni gruppi di popolazione.
-Gli uomini hanno più fantasie rispetto alle donne, e riescono a descriverle in modo più vivido.
-Un uomo che sogna di fare sesso con due donne è perfettamente normale.
-Tra le donne vi è una media (dal 30 al 60%) la cui fantasia sessuale riguarda la sottomissione.
-Una sostanziale differenza tra uomini e donne è che queste ultime distinguono meglio tra fantasia e realtà: "Molte donne che raccontano fantasie più estreme di sottomissione, specificano che non vorrebbero mai che queste si avverassero. Alla maggior parte degli uomini, invece, piacerebbe molto che loro fantasie diventassero realtà".
-E nel rapporto di coppia? E' un dato di fatto che l'uomo sogna più facilmente una relazione extraconiugale rispetto alle donne.

23/10/14

Eliminare gli effetti dell'aglio sull'alito

Nelle leggende sui vampiri, l'odore pungente dell'aglio è, dopo la croce, il miglior repellente. 


Il cattivo odore è il risultato di quattro principali composti contenenti zolfo che, quando viene ingerito, entra nel flusso sanguigno e poi riesce attraverso i polmoni e le ghiandole sudoripare.
Gli scienziati del cibo dell'Università dell'Ohio hanno pubblicato uno studio che analizza i migliori cibi e bevande per neutralizzare l'effetto spiacevole dell'aglio.

MANGIARE UNA MELA
I frutti che esposti all'aria diventano marroni, contengono un enzima ossidante. Questo, innesca una reazione chimica a catena che deodora colpendo i solfuri.

SORSEGGIARE TE' VERDE
E' carico di sostanze chimiche vegetali, conosciute come polifenoli, che operano per neutralizzare i quattro composti del solfuro.

SCIACQUARE CON SUCCO DI LIMONE
Le bevande acide con pH inferiore a 3.6, distruggono l'enzima alliinase che si attiva quando l'aglio è schiacciato aumentando le proprietà solforiche maleodoranti.



12/10/14

Se smetto di fumare ingrasso. Perchè?

La dipendenza da fumo di tabacco e quindi da nicotina, è fortissima ed è sia psicologica che fisica. Ed è la causa principale per cui è molto difficile per una persona rinunciare alla sigaretta “rilassante”. Tanti sono i motivi per cui un individuo dovrebbe smettere di fumare, da quelli economici, che non sono poi da trascurare, a quelli soprattutto di salute. Eliminando il fumo di sigaretta ne traggono beneficio il cuore, i polmoni, la circolazione, la salute in genere. Purtroppo per moltissime persone un freno alla volontà di smettere di fumare è dato dal principale problema estetico: la paura di ingrassare. L’aumento di peso per un fumatore pentito purtroppo è un dato di fatto. Ma perché si ingrassa smettendo di fumare? Molti sostengono che, venendo a mancare le vasocostrizione del fumo di sigaretta, si tende ad avere più fame e quindi a mangiare di più. Questa ipotesi è venuta a cadere dopo uno studio condotto dall’Università di Otago e pubblicato su Nicotine & Tobacco Research. Un altro studio, effettuato dalla Swiss National Science Foundation (Snsf) e pubblicato su Plos One, imputa invece le responsabilità dell’aumento di peso alla modificazione nella composizione della flora intestinale. Lo studio consisteva nel tenere sotto controllo i batteri intestinali presenti nei campioni fecali di venti persone nell’arco di tempo di nove settimane. Tra gli individui esaminati c’erano cinque fumatori, cinque non fumatori, e dieci persone che avevano smesso circa una settimana prima dell’inizio dello studio. Al termine dello studio è risultato che i ceppi batterici predominanti nella flora intestinale di un ex fumatore sono gli stessi che prendono il sopravvento nelle persone obese, mentre tra fumatori e non fumatori il cambiamento è minimo. I batteri responsabili di questo cambiamento sono i Firmicutes e Actinobacteria, responsabili di una maggior assimilazione dei cibi. (immagine presa dal web)

13/09/14

La disfagìa nell'anziano

In genere la deglutizione fisiologica si manifesta nel seguente schema suddiviso in 4 momenti:
• la preparazione orale;
• lo stadio orale;
• lo stadio faringeo;
• lo stadio esofageo. 


Il mal funzionamento soltanto di una di queste fasi può dare luogo alla cosiddetta disfagia, ovvero sia ad un'esagerata deglutizione. Ciò che provoca la disfagia cronica nei casi maggiori sono i disturbi neurologici, ad esempio il morbo di Parkinson, una patologia del motoneurone, disturbi neuro-muscolari, sclerosi multipla e l'Alzheimer.

A causare la disfagia cronica però, ci sono anche:
- anomalie strutturali, come tumori di testa e collo, ingrossamento della tiroide, stenosi benigne;
- infezioni da HIV, candida o herpes;
- cause iatrogene, come per esempio la perforazione dell'esofago durante l'intubazione;
La disfagia
- malattia da reflusso gastroesofageo (GERD), in seguito alla quale l'acido gastrico irrita e danneggia la mucosa dell'esofago;
- avvelenamento e / o ustioni provocati, per esempio, dall'ingestione di prodotti domestici per la pulizia.

La diagnosi clinica per mettere alla luce una disfagia include 3 fattori importanti:
1. anamnesi generale e specifica;
2. osservazione del paziente;
3. esame clinico della deglutizione.

L'anamnesi deve comprendere informazioni riguardanti i sintomi tra cui inappetenza, calo di peso, mal'essere alla gola oppure al torace durante la deglutizione del liquido salivario, perdurare e gravità dei sintomi, manifestazioni di apparente soffocamento e presenza di infezioni toraciche ricorrenti. Per avere il controllo di tutti questi elementi si potrà usufruire di prove o metri di giudizio dello screening. Tra quelli più noti c'è quello del bolo d'acqua, che è molto consigliato per la valutazione del rischio tracheobronchiale in tutti i pazienti con ictus.

Un'altra prova che potrà essere adottata è il semplice ed accurato è il Bedside Swallowing. Assessment. La prova del bolo d'acqua si svolge facendo assumere una certa quantità di acqua mentre l'addetto ai lavori giudica l'apparizione del senso di soffocamento o altri sintomi, come tosse e sforzo nel deglutire. Il Bedside Swallowing Assessment consiste nella valutazione di alcuni parametri (livello di coscienza, controllo della testa e del tronco, respirazione) e l'osservazione del paziente durante l'ingestione di un cucchiaino d'acqua. Per quel che concerne i pazienti che, sucessivamente alla valutazione clinica, sono stati dichiarati a rischio di disfagia è opportuna una valutazione clinica strumentale.

L'esame diagnostico strumentale di elezione è la videofluoroscopia, utile sia nella fase di valutazione del grado di disfagia, sia nella fase di followup per monitorare la progressione del disturbo. Secondo gli studi, la videofluoroscopia è una tecnica dotata di elevata capacità diagnostica per la valutazione dei deficit deglutitori nei soggetti affetti da SLA, perché è in grado di identificarne il grado di compro-missione e le cause determinanti. Inoltre la possibilità di eseguire lo studio con differenti tipi di bolo e con diversi atteggiamenti posturali permette di individuare gli espedienti in grado di migliorare la capacità deglutitoria.


07/09/14

Studio rivela le differenze tra ciò che postano uomini e donne su Facebook

Magari qualche differenza l'abbiamo vista anche noi, ma forse solo distrattamente, perchè siamo presi da altro. Ma qualcuno ha voluto approfondire e così ne è nato uno studio. Sono stati analizzati i messaggi di circa  75.000 volontari per appurare le differenze tra ciò che postano gli uomini e le donne su Facebook.

I volontari si sono sottoposti anche ad un test di personalità, per vedere se ci è una correlazione  tra quello che si scrive sui social network ed il carattere o il sesso. E allora che cosa è emerso  da questo titanico studio?

Facebook brands
immagine presa dal web
Come probabilmente è prevedibile, dato che i social network sono nati proprio per esprimere se stessi, sono emerse delle significative differenze dalle diverse centinaia di migliaia di post analizzati. I risultati sembrano confermare tutti i luoghi comuni su uomini e donne (e non solo), con i primi che parlano di sport e videogiochi, mentre le seconde di bambini e shopping (e spesso rispondono tramite emoticon).

Anche le differenze tra estroversi ed introversi emerge chiaramente, con i primi che parlano di feste e i secondi di anime e computer. Forse più interessanti sono i risultati “secondari” della ricerca: ad esempio, è emerso che le persone nevrotiche tendono ad usare molto spesso parole come “stanco di” e “depresso”.

Oppure il fatto che gli uomini tenderebbero ad usare molto di più il possessivo quando parlano della fidanzata o della moglie, di quanto le donne facciano quando parlano del partner. E’ anche decisamente degno di nota che dallo studio è emerso che c’è una stretta correlazione tra una vita attiva e la stabilità emotiva, anche se dal tipo di analisi condotta non si può dedurre quale sia la causa e quale invece l’effetto.

26/08/14

Parole in libertà | L'importanza del sonno

All'inizio dell'anno, alcuni studiosi dell'Università della California hanno svolto alcune ricerche che riprendono quelle condotte da Jenkins e Dallenbach ormai un secolo fa. 


Anche nel moderno studio, infatti, è stato chiesto ai partecipanti di imparare parole prive di significato. Sono stati selezionati un gruppo di giovani adulti (età media 21 anni circa) e un gruppo di adulti anziani (età media 75 anni circa), chiedendo loro di imparare coppie di termini che comprendevano parole esistenti, per esempio "uccelli", e parole inventate, per esempio "jubu".

Si è scoperto che sia nei soggetti giovani sia in quelli più anziani, le prestazioni mnemoniche miglioravano di pari passo con la quantità notturna di sonno a onde lente (o sonno SWS, Slow Wave Sleep), caratterizzato da attività elettrica cerebrale rallentata. Un'altra ricerca, forse un po' più traumatica per i partecipanti, ha dimostrato che il sonno ci aiuta anche a ricordare eventi che scatenano emozioni. A un gruppo di studenti dell'Università di Bamberga, in Germania, sono stati forniti testi ad alta carica emotiva, tra i quali uno che raccontava in dettaglio le crudeli pratiche di un infanticida.

Gli studenti ai quali era stato consentito dormire soltanto durante la seconda parte della notte - e che avevano dunque beneficiato di una maggior quantità di sonno REM (caratterizzato da movimenti oculari rapidi, in inglese Rapiti Eye Movement) - ricordavano con molta più precisione i dettagli del testo rispetto a chi non aveva raggiunto la fase REM (dormendo soltanto durante la prima parte della notte oppure non dormendo affatto).

Il sonno può avere un fortissimo impatto anche sulla nostra capacità di acquisire abilità motorie (come andare in bicicletta oppure digitare più velocemente su una tastiera). In qualità di esperto di neuroscienze presso la Facoltà di Medicina di Harvard, Matthew Walker ha insegnato ad alcuni soggetti a digitare una sequenza complessa sulla tastiera di un computer, verificando le abilità acquisite a distanza di 12 ore. I partecipanti che non avevano dormito tra le due sessioni hanno migliorato le proprie prestazioni del 2 per cento, mentre chi aveva riposato è risultato più veloce del 20 per cento senza effetti negativi sulla precisione.

Questo tipo di memoria sembra formarsi durante una fase di sonno più leggera, detta fase due N-REM (Non-REM). Come si possono ottenere risultati simili dormendo? Una possibile risposta è il cosiddetto replay della memoria. Grazie a registrazioni dell'attività cerebrale, oggi sappiamo che gli schemi di firing neuronale (ossia i pattern di trasmissione). Gli impulsi elettrici da parte delle cellule del cervello che si verificano durante l'apprendimento diurno vengono spesso riprodotti durante il sonno: è come se il cervello effettuasse una specie di ripasso. Nel sonno a onde lente, avviene il firing sincronizzato di milioni di neuroni neocorticali, nella parte esterna del cervello. Si è scoperto che questi impulsi elettrici a bassa velocità determinano i tempi di esecuzione della scarica del potenziale d'azione di altri neuroni, cosicché il replay della memoria possa avvenire contemporaneamente in tutte le strutture cerebrali interessate.

Se stiamo ricordando un incontro con un'amica, per esempio, il meccanismo fa sì che le cortecce visiva e uditiva riproducano simultaneamente il suo viso e la sua voce, garantendone una perfetta associazione. Si ritiene che questo replay coordinato consolidi i ricordi, proprio come avviene quando si ripassa mentalmente qualcosa da svegli. I neuroscienziati sostengono che il firing neuronale simultaneo rafforzi le connessioni sinaptiche: l'attività neurale simultanea potenzia le interconnessioni tra neuroni, puntellando la piattaforma fisica della memoria. (science)

23/08/14

Virus letale | HIV | Cura per il futuro | Parte terza | Interessanti prospettive

HIV da virus letale
a cura per il futuro

Lo studio, che ha permesso a sei piccoli pazienti di riappropriarsi delle proprie vite, segna una svolta nella lotta alle malattie genetiche capace di cambiare il futuro della medicina e la vita di molti altri pazienti. 


Nel breve termine, il prossimo appuntamento è previsto per il 2016, anno in cui i dati relativi a tutti i pazienti trattati nello studio confermeranno (almeno si spera) l'efficacia di questa terapia. I progetti sono poi di estendere la terapia anche ai pazienti in uno stadio più avanzato della malattia, in modo da farla regredire ed estendere il potente metodo utilizzato anche alle altre malattie.

In particolare, la terapia genica è una valida candidata per la cura di malattie genetiche del sangue che attualmente hanno come unica alternativa il trapianto. Inoltre, Telethon sta lavorando per portare nel letto del paziente 25 metodi di cura per 23 patologie. Nel 2002 il TIGET annunciava, in un articolo pubblicato sulla rivista Science, la sconfitta di Ada-Scid, una malattia genetica che distruggeva le difese immunitarie. Grazie a un accordo siglato nel 2010 tra Telethon e la casa farmaceutica Glaxo, si sta lavorando per tradurre la terapia genica contro Ada-Scid in un farmaco fruibile dai pazienti di tutto il mondo. La speranza ultima è che si possa trasformare in farmaco anche la terapia contro la leucodistrofia e la sindrome di Wiskott-Aldrich. 

La medicina ha fatto progressi impensabili negli ultimi decenni grazie a una dettagliata conoscenza del genoma umano, associato alla capacità di manipolare le cellule staminali e ad avanzate tecniche di ingegnerizzazione. Grazie al connubio di tutte queste cose è oggi possibile diagnosticare precocemente le malattie e riuscire a curarne molte in modi e tempi prima impensabili. Possiamo solo immaginare quindi le potenzialità future della terapia genica, che ci permetterà forse, un giorno, di sconfiggere le più feroci malattie genetiche.(science)


26/07/14

Meteorologia | Studiati i "fulmini bui" sulla Terra

 Studiati i "fulmini bui" sulla Terra
Quando infuriano i temporali, a volte i normali fulmini sono accompagnati da emissioni invisibili di radiazioni altamente energetiche. 

Questi lampi, battezzati "fulmini bui", non sono altro che raggi gamma che trasportano una quantità di energia molto superiore alle scariche tradizionali: l'energia, però, non va lontano, in quanto tende a disperdersi in tutte le direzioni.

La domanda cruciale è: che cosa accadrebbe ai passeggeri di un aereo che si trovasse nel posto sbagliato al momento sbagliato? Sarebbero esposti a livelli di radiazioni potenzialmente letali? A questa domanda hanno voluto rispondere Joseph Dowyer e la sua équipe del Florida Institute of Technology: il loro nuovo modello consente di prevedere come si generano i "fulmini bui" durante un temporale e conferma le precedenti osservazioni fatte dai satelliti. Il verdetto? Attraversare una tale esplosione energetica all'interno di un aeromobile espone a radiazioni pari a quelle somministrate durante una TAC "total-body", dice Dowyer. Livelli, dunque, non mortali e anzi a basso rischio. I piloti tentano comunque sempre di evitare l'attraversamento di temporali, e i fulmini bui in ogni caso si verificano soltanto una volta ogni mille lampi comuni.(science)


14/07/14

Io schiaccio un pisolino: vantaggi del riposo pomeridiano

Quando posso, mi concedo un piccolo pisolino pomeridiano, quei venti minuti di totale abbandono che mi permettono di ricaricarmi. E' un'abitudine alla quale rinuncio malvolentieri. E questa sono io, ma conosco molte persone che non ne sentono bisogno alcuno. Mi son chiesta dunque se il pisolino o pennichella che dir si voglia, sia un'abitudine sana o meno.

Pare di sì, sembra proprio che il pisolino pomeridiano sia un vero e proprio toccasana. E non sono certo voci di corridoio, è stato condotto uno studio dagli esperti della NASA, che, al contrario di quanto affermato da studi fatti in passato (che demonizzavano questa pratica, come poco salutare), dicono che il riposino permettere di vivere un nuovo risveglio e faccia guadagnare freschezza e lucidità.
Garfield
immagine presa dal web
 
In base ai test effettuati, i ricercatori NASA, hanno osservato un aumento delle capacità di reazione con soli 20 minuti di riposo, nonchè un aumento della creatività; allungando la pennichella a 60-90 minuti si riuscirebbe a recuperare l’eventuale debito di sonno accumulato durante la notte.

Come sempre sostengo, se fossimo più attenti a ciò che ci hanno lasciato in eredità le antiche civiltà, faremmo meno fatica e vivremmo tutti meglio. I vantaggi della pennichella erano tanto noti  agli egizi, greci e romani che ne facevano un piacere da condividere con gli amici e ad oggi è un’abitudine che si sta rivalutando anche increatività, infatti circa il 20 % delle aziende negli Stati Uniti dispongono di un’area dedicata al relax dei propri dipendenti, pennichella compresa che si possono concedere circa il 34% dei lavoratori americani.

I modi e i tempi del riposino dipendono molto dalle abitudini personali e dallo stile di vita ma il momento migliore, secondo i ricercatori NASA, è dopo 6-7 ore dal risveglio mattutino.
Ora vado farmi un pisolino, a domani!


07/07/14

Completiamo il profilo | Per poterci fidare di più su Facebook

Completare il profilo
su Facebook
Spesso non riusciamo a fidarci delle persone che incontriamo in rete perché non sappiamo con chi abbiamo a che fare. 

Questo è particolarmente vero per i social network, dove tendiamo a seguire chi già conosciamo e giudichiamo degno di fiducia. Ecco perché è importante fornire indicatori sociali, e una delle vie più brevi per conquistare la fiducia su Facebook è completare il proprio profilo.

Uno studio condotto dalla Michigan State University, che ha preso in considerazione i profili utenti su questa piattaforma, ha scoperto che riempire un numero elevato dei campi disponibili (città di origine, genere, film preferiti ecc.) consente di attirare più amici. Perché, però, un profilo più sostanzioso ispira fiducia? Dopotutto, potremmo scriverci qualsiasi cosa. Il motivo è che le bugie inserite nei profili dei social network vengono presto smascherate: se, per esempio, millantiamo di essere dei maghi del kayak, chi ci conosce non tarderà a rivelare che, in realtà, non sappiamo neppure nuotare. Tutti, dunque, contiamo sul fatto che amici e familiari tendono a tutelare la verità e così, possiamo fidarci anche delle presentazioni di perfetti sconosciuti. Lo stesso effetto è stato evidenziato anche da un'altra ricerca, relativa a Twitter. Chi completa il proprio profilo utente, inserendovi informazioni quali la localizzazione geografica e il sito Internet e fornendo una descrizione ben articolati in genere attira più follower. Gli altri utenti tendono infatti a rispondere positivamente a queste mini-rivelazioni, proprio come il raccontare un fatto personale mentre conversiamo con qualcuno fa sentire un po' più vicini.(science)

21/06/14

Origini della vita

Origini della vita
Freeman Dyson Bollati Boringhieri, 141 pp., prezzo 11,00€
Il volume di Freeman Dyson, fisico teorico e autore di numerose pubblicaizoni, trae origini da un ciclo di conferenze tenute a Cambridge dall'autore.

Il ministero dello sviluppo della vita sul Pianeta è affrontato a partire da un profilo storico, esponendo le più importanti teorie intorno a questa materia, per poi descrivere il modello matematico realizzato da Freeman stesso e basato sulla teoria della "duplice origine" della vita, per rappresentare il passaggio dal caos all'attività metabolica organizzata in una popolazione di molecole.

Si tratta di un viaggio attraverso gli studi e il pensiero di diversi scienziati che hanno dato un contributo fondamentale allo studio sull'origine della vita (Schodinger, von Neumann, Kiimura e altri ancora), attraverso esperimenti, tentativi, intuizioni, in un percorso affascinante che si chiude con uno sgurado sui problemi ancora al centro del dibattito (per esempio, come si è giunti all'attuale apparato genetico? Quanto dista da noi il più recente antenato comune di tutte le specie viventi?).(science)



22/05/14

Over50, attenti al consumo di proteine, sono nocive se è elevato

Assumere molte proteine durante i pasti non è molto indicato. Lo dicono i ricercatori dell’Istituto di Longevità alla University of Southern California, guidati dal direttore Walter Longo, i quali hanno effettuato uno studio, pubblicato sulla rivista “Cell Metabolism”, durante il quale hanno analizzato l’alimentazione di oltre 6 mila over50 e il loro apporto proteico. Dallo studio emerge che esiste una correlazione tra l’eccessivo consumo di proteine e un aumento della mortalità causata dal cancro. Non solo, lo studio ci dice anche che le persone che hanno superato la mezza età vanno incontro ad una morte prematura se la loro alimentazione è basata su cibi ad elevato contenuto di proteine animali, quali latte, formaggio e carne. Gli amanti di questi alimenti, emerge dallo studio, rispetto a soggetti avvezzi al mangiar sano, hanno un rischio di morte per varie patologie superiore di ben il 74 %. Stesso rischio si corre con le diete a contenuto proteico medio, mentre l’ideale sarebbe una dieta con una percentuale di proteine ( sia animali che vegetali, anche se quest’ultime meno nocive) al di sotto del 10%. I ricercatori con questo studio hanno messo in risalto la relazione esistente nei soggetti Over50 tra elevato consumo di proteine e l’insorgenza di tumori, di conseguenza ne consegue che l’alimentazione cambia con l’età. In età giovanile le proteine aiutano il nostro organismo a svilupparsi controllando il fattore di crescita IGF-I, il quale cala notevolmente oltre i 60-65 anni. Il dottor Longo inoltre dice che un consumo notevole di proteine è nocivo, ma non bisogna neanche esagerare al contrario, perché un apporto scarso o assente comporta una rapida denutrizione e di conseguenza una salute cagionevole. (immagine presa dal web)

19/05/14

Vogliamo evitare l'Ictus? Mangiamo più fruttae verdura.

Questa volta lo studio arriva dalla Cina, e precisamente dalla Qingdao University, ed è stato pubblicato sulla rivista specializzata "Stroke". Gli alleati preziosi per la nostra salute sono questa volta frutta e verdura. Mangiare abbondantemente questi due alimenti, secondo lo studio, contribuisce a ridurre il rischio di avere un ictus in media del 20%. I ricercatori hanno combinato i risultati di venti studi diversi effettuati negli ultimi 19 anni e sono giunti al risultato che mangiando 200 grammi di frutta al giorno si ha una diminuzione del rischio di ictus pari al 32%. Un pò meno per la verdura, mangiandone sempre 200 grammi/die il rischio diminuisce dell'11%. Sembra che il merito di ciò sia imputato ai carotenoidi, un genere di antiossidanti presenti in molti tipi di frutta e verdura. In un altro studio è stato notato che pazienti con bassi valori di tre carotenoidi, e precisamente l'alfa-carotene, il beta-carotene e il licopene erano soggetti ad un rischio più elevato di ictus. Mangiando quindi più frutta e verdura abbiamo la capacità, oltre che fornire il nostro organismo di carotenoidi, di controllare la pressione sanguigna, e di migliorare il microcircolo; non solo, ma controlliamo anche il colesterolo, la massa corporea e le infiammazioni, tutti fattori, questi, che aumentano il rischio di ictus.

15/05/14

Se fumi rischi un invecchiamento cerebrale precoce, smetti e ti torna il buonumore.

“Perché fumo? A cosa serve fumare?” Quante volte ci siamo posti queste domande, dandoci anche delle risposte abbastanza scontate, ma senza mai prendere una drastica decisione e dare un taglio netto alla sigaretta. “Lo so, non serve a niente, ma fumare mi rilassa, mi dà sicurezza con gli altri, non ne posso fare a meno, e poi posso smettere quando voglio”, ci giustifichiamo. Senza pensare a quanti e quali danni possiamo avere a breve o a lungo termine. Uno studio durato 25 anni, effettuato dai ricercatori dell’University College di Londra (apparso su Archives of General Psychiatry) condotto su 7.236 uomini e donne di mezza età (dipendenti del Servizio civile inglese), ha dato come risultato un’accelerazione del rischio di demenza ed invecchiamento precoce del cervello, a cominciare dai 45 anni di età. Ai volontari di questo studio è stato chiesto di svolgere alcuni prove cognitive a tre età diverse: tra i 44-69 anni, tra i 50 e i 74, e tra i 55 e gli 88, e si è arrivati alla conclusione che i fumatori mostravano un declino cognitivo più veloce, di circa 10 anni, rispetto ai non fumatori. E più numerose erano le sigarette fumate, maggiori erano i danni neurologici. Ma c’è un altro studio condotto dai ricercatori dell’Università di Nottingham e pubblicato sulla rivista medica British Medical Journal dove si è studiata la salute psicologica di circa 1500 partecipanti a dei corsi contro il fumo, misurandola sei settimane prima del corso e poi ricalcolandola dopo altre sei settimane senza aver fumato. I risultati hanno dimostrato che dopo un primo momento di variazione di umore, dovuto probabilmente allo stop drastico del fumo di sigaretta, nella totalità dei volontari è stato notato un evidente calo dei sintomi ansiosi e depressivi, lasciando spazio all’ottimismo e alla voglia di programmazione. Smettere di fumare quindi non può che fare bene alla salute dell’uomo (e della donna), dal momento che sono sufficienti poche settimane per riscontrare effetti positivi sull’apparato cardiocircolatorio per arrivare, a 10 anni dopo lo stop al fumo di sigaretta, a un rischio di malattie cardiovascolari e tumorali pari a quelle di un soggetto che non ha mai fumato. E non è poco.

24/04/14

Contro il tumore della prostata bere molto caffè.

E’ noto che il caffè ha effetti benefici per la salute: aumenta la vigilanza, diminuisce il senso di fatica, aumento della motilità intestinale ed altro ancora. Ora arriva una ricerca condotta dall’Università di Harvard (Usa) che ha pochi precedenti tra quelle condotte sull´argomento: una durata di 20 anni e circa 50 mila soggetti coinvolti. E anche le conclusioni sono eccezionali. Sì, perché secondo gli esperti statunitensi bere molto caffè, addirittura 6 tazze al giorno, diminuisce notevolmente i rischi di sviluppare il tumore della prostata e di morirne. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica “Journal of the National Cancer Institute”, ha dimostrato che bere 6 caffè al giorno riduce del 20% i rischi di ammalarsi di cancro alla prostata e addirittura del 60% di morire per colpa di questa forma di tumore. Ma la sorpresa maggiore è che l’effetto benefico sarebbe identico sia per il caffè tradizionale che per quello decaffeinato: come a dire che non è la caffeina l’artefice del “miracolo” bensì gli antiossidanti dei quali il caffè è ricco.. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno confrontato le abitudini di bere caffè, negli uomini, ogni quattro anni nel periodo compreso tra il 1986 e il 2006. Due terzi dei partecipanti ha dichiarato di berne almeno una tazzina al giorno e il 5% di gustarne 6. Su 47.911 uomini, 5.035 hanno sviluppato un cancro alla prostata, con 642 dei tumori classificati come letali.

23/04/14

Ce lo dirà un’analisi del sangue se avremo l’Alzheimer.

Dai risultati di uno studio dell'Università Cattolica di Roma e dell'ospedale Fatebenefratelli di Roma e Brescia e pubblicato sulla rivista scientifica "Annals of Neurology" si è scoperto che da un esame del sangue possiamo sapere se corriamo il rischio di ammalarci di Alzheimer, misurando la concentrazione di rame libero nel plasma, concentrazione che, se elevata, triplica il rischio di malattia. "La prospettiva è di prevenire la malattia abbassando i valori di rame nel sangue di soggetti a rischio", spiega Rosanna Squitti, del Fatebenefratelli di Roma."Negli ultimi anni diversi studi hanno confermato che il rame gioca un ruolo importante nei processi patologici della malattia nel 60% circa dei pazienti", spiega il coordinatore del lavoro Paolo Maria Rossini del Policlinico Gemelli. "Il rame libero, circolante nel sangue - che è in grado di raggiungere il cervello esercitando un'azione tossica - potrebbe divenire, dunque, un bersaglio preferenziale di terapie preventive almeno per i casi correlati appunto al rame". Nello studio gli esperti hanno seguito per 4 anni pazienti con lieve declino cognitivo e quindi ad alto rischio di Alzheimer. Su questi pazienti è stato eseguito il test del rame all'inizio dello studio. È emerso che con concentrazioni plasmatiche elevate di rame libero si ha un rischio triplicato di ammalarsi di Alzheimer. E’ di un mese fa l'annuncio di esperti della Georgetown University (negli Stati Uniti) circa un test del sangue con un'accuratezza del 90% per diagnosticare l'arrivo della patologia nell'arco di tre anni, misurando i livelli di 10 molecole. Il test italiano riguarda quei casi di Alzheimer che si possono considerare "rame-correlati" e potrebbe portare in pochi anni a terapie preventive volte ad abbassare i livelli di rame nei soggetti a rischio ed evitare così una caduta precoce nella patologia dell’Alzheimer.

15/04/14

Mal di testa | puntuale come un orologio svizzero: viene il lunedì mattina alle 10.

Sul Journal of Medical Internet Research è stata pubblicata una ricerca svolta da alcuni scienziati dell’Univeristà del Michigan su una patologia tra le più comuni al mondo: il mal di testa. I ricercatori, Raccogliendo ed esaminando 21.741 tweet di persone sofferenti di emicrania negli Stati Uniti e in Europa, hanno dimostrato che i risultati di questo studio sul social media sono sostanzialmente sovrapponibili a quelli ottenuti dalla ricerca scientifica tradizionale: il mal di testa arriva puntuale il lunedì mattina intorno alle 10. Poi ricompare la sera verso le 22. Durante il weekend, invece, è più facile che arrivi verso le 12. Infine, a farne le spese sono soprattutto le donne. L'emicrania, dunque, colpisce circa il 12% degli adulti nel mondo: ne soffre circa il 18% delle donne e il 6% negli uomini. La maggior parte, ovvero il 90%, denuncia di avere un dolore serio, il 75% di soffrire talmente da non riuscire a fare quasi nulla, il 30% di avere bisogno addirittura di riposarsi a letto. Inoltre, il mal di testa è soprattutto un problema femminile: il 74% dei tweet è inviato, infatti, da donne che in quel momento ne soffrono. Questa ricerca, dunque, dimostra ancora una volta che Twitter non è soltanto un mezzo per pubblicare notizie o condividere emozioni e punti di vista, ma è utile come termometro della salute dei suoi utenti ed è da tempo usato per misurare la felicità del mondo. Quello che la ricerca americana non dice è che proprio i social media possono essere una delle cause principali delle cefalee: è il cosiddetto mal di testa dei "sempre connessi". Secondo una recente indagine Doxa, un italiano su tre ritiene infatti che il mal di testa sia conseguenza dell’abuso di computer e smartphone. Ma attenzione: questa ricerca è da prendere con le pinze per due motivi: non è scientifica (non indaga il rapporto causa-effetto) e si basa solo sulle opinioni di un campione; e soprattutto è commissionata da una casa farmaceutica che produce farmaci contro... il mal di testa.

09/04/14

USA | La ricerca accende la speranza: i Paraplegici torneranno a camminare?

La ricerca medica non finisce mai di stupire. Un eccezionale risultato è stato raggiunto dai medici statunitensi dell’University of Louisville e dell’University of California. In uno studio pubblicato su Brain quattro pazienti paralizzati, Andrew Meas, Dustin Shillcox, Kent Stephenson e Rob Summers sono stati trattati presso l’University of Louisville’s Kentucky Spinal Cord Injury Research Centre e , sono stati in grado di flettere dita dei piedi, caviglie e ginocchia, ma non di camminare autonomamente, grazie alla stimolazione epidurale elettrica del midollo spinale. Stando ai ricercatori l'elettricità renderebbe il midollo spinale più reattivo ai pochi messaggi che ancora arrivano dal cervello, dunque l'elettrostimolazione potrebbe diventare in futuro un trattamento per le vittime di lesioni spinali. Il midollo spinale si comporta, infatti, come una linea ferroviaria ad alta velocità, che trasporta messaggi elettrici dal cervello al resto del corpo. Se ci sono danni sui binari, il messaggio non supera l’ostacolo e non arriva a destinazione. Il team Usa, con un approccio pionieristico, ha applicato la stimolazione elettrica al midollo spinale al di sotto della lesione. La ricerca è stata finanziata dalla Reeve Foundation, la fondazione voluta dallo scomparso attore di 'Superman', Christopher Reeve, paralizzato dopo una caduta da cavallo, oltre che dai National Institutes of Health. Questa tecnica sperimentale non coinvolge la riparazione del midollo spinale, ma può avere un ruolo importante nell’aiutare altri pazienti paralizzati a riacquistare il movimento. La tecnica ha delle limitazioni: i quattro pazienti hanno dovuto cambiare l’impostazione per ogni movimento delle gambe. E nessuno è in grado di camminare senza aiuto. Ma i ricercatori assicurano che la qualità della vita dei pazienti è notevolmente migliorata, come pure la massa muscolare, il controllo di vescica e la funzione sessuale. Insomma, per gli studiosi questa potrebbe essere una delle nuove armi per aiutare le persone paralizzate dopo un incidente d’auto o un altro trauma, a ritrovare il movimento.

31/03/14

Questione di esercizio o di predisposizione?

Esercitarsi in maniera intensa sarà sufficente per diventare un grande concertista oppure un campione di scacchi?

Meglio non farsi troppe illusioni: servono intelligenza e predisposizione naturale! Dopo avere analizzato 14 studi prestazionali eseguiti in precedenza su musicisti e scacchisti, i ricercatori della Michigan States University hanno scoperto he in entrambi i casi, la pratica spiega solo un terzo del divario delle competenze.
Esercizio o predisposizione?

"Fare esercizio è importante per arrivare a livelli di eccellenza, ma la ricerca dimostra che oltre ogni ragionevole dubbio che da sola la pratica non basta", ha affermato Zach Hambrick, principale autore dello studio. "I risultati parlano da soli: alcuni individui sono capaci di prestazioni eccellenti anche senza troppa pratica, mentre altri, pur esercitandosi moltissimo, non raggiungono gli obiettivi".

Che cosa, dunque, distingue un principiante da un maestro?
Molteplici fattori, tra i quali l'intelligenza, l'abilità innata e l'età alla quale si è intrapresa la disciplina, hanno un effetto significativo sulle prestazioni, indipendentemente dal tempo dedicato a studiare. (science)

28/03/14

Studiare o dormire? Meglio studiare...dormendo!

Studiare o dormire? Meglio studiare...dormendo! Sono tanti gli studenti che ci hanno provato, in un'ultimo disperato tentativo prima di un'importante esame!

Imparare, cercando di memorizzare testi o formule matematiche durante il sonno, dopotutto, probabilmente non si tratta di un'idea cosi bizzarra e campata in aria: alcuni inventori di San Francisco hanno creato un'apparecchiatura che aiuta esattamente ad imparare nozioni di testi mentre si dorme serenamente. L'invenzione consiste in un lettore musicale, chiamato BrainBox, e in una fascia da indossare in testa mentre si dorme, alfine di misurare l'attività elettrica cerebrale.
Studiare dormedo

Mentre si studia, premendo il bottone sul dispositivo si diffondono alcuni brani adatti a favorire la concentrazione. In seguito, prima di andare a letto e dormire, si indossa la fascia sudetta e si piazza l'apparecchiatura sul proprio comodino: nel momento in cui la cuffia rileva una fase di sonno profondo (durante il quale pare vengano consolidati i nuovi ricordi), il BrainBox ripropone la musica ascoltata durante lo studio diurno.
Gli inventori affermano che questo processo riattivi e rinforzi la memoria. Sta adesso agli studenti darne conferma, cercando di portare voti soddisfacenti a casa. (science)
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