Il-Trafiletto
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15/10/16

Dolore e cervello: presto si potrà misurare intensità

Dolore e cervello, presto il nostro medico sarà in grado di misurarne l'intensità che proviamo grazie a una scansione cerebrale.


Neuroscienziati dell'Università del Colorado a Boulder, hanno potuto osservare un aumento di attività in determinate aree del cervello:

Tra cui la corteccia cingolata anteriore, quando i volontari esaminati venivano esposti a fonti di calore violento.
Le esperienze dolorose di carattere emotivo, invece non hanno provocato una risposta analoga.

14/09/14

Ricerche bastarde: colpire partecipanti ingnari con pallonate e studiarne i riflessi

Secondo me alcuni ricercatori non sapendo come fare a divertirsi un po', si inventano delle ricerche strambe, così staccano dalla routine quotidiana, ma nessuno può dire loro che non fanno nulla. Così, le loro menti partoriscono alcune strane ricerche da portare avanti, ma più che ricerche potremmo dire candid camera. 

Una ricerca svedese si guadagna un posto nell’olimpo delle “ricerche bastarde”, con uno studio  in cui partecipanti ignari venivano colpiti da palle lanciate da uno sperimentatore nascosto oppure da un cannoncino.
Cannoncino per sparare palle
immagine presa dal web

 Lo scopo di questo (sadico) studio era esaminare il meccanismo dei riflessi e se movimenti appresi potessero essere attivati automaticamente dal cervello, e per questo i “partecipanti” allo studio sono stati poi suddivisi per esperienza nel prendere palle al volo (quindi nell’esperienza in giochi tipo il baseball). Dallo studio è emerso che la reazione era sempre iniziata inconsciamente, ma che comunque i movimenti appresi venivano usati.

Ad esempio, minore era l’esperienza dei soggetti, meno muovevano la mano all’arrivo della palla: in altre parole cercavano di difendersi più che di prendere la palla. Inoltre, il tempo di reazione era più veloce per le palle sparate dal cannoncino, ma le “prese” erano più frequenti quando il lancio era fatto da una persona: chiaramente il movimento del braccio e altri fattori facevano intuire più facilmente velocità e direzione della palla.

10/09/14

Sensazionale esperimento:Telepatia provata scientificamente

Questa è una prova che gli esseri umani hanno poteri telepatici? Due uomini, 4.600 miglia di distanza, si scambiano messaggi usando solo le loro menti


Con una benda che copre gli occhi, tappi per le orecchie e cancellando quasi tutti i suoni, il dottor Michel Berg, seduto in un laboratorio di state-of-the-art presso l'Università di Strasburgo, in Francia nord-orientale, incomincia a pensare. Quasi 5.000 chilometri di distanza, in un centro di ricerca nella città indiana del Kerala, un giovane spagnolo chiamato dottor Alejandro Riera con un casco in tesata a tenuta ermetica, davanti ad un computer portatile su un tavolo bianco, anche lui inizia a pensare. Il 28 marzo di quest'anno, dottor Berg (51enne) e il suo omologo lontano 5.000 chilometri, avrebbero tentato qualcosa che era accaduto in precedenza solo nei regni esotici della fantascienza.

L'esperimento dei due scienziati era finalizzato ad inviare un messaggio semplice, tra l'altro, attraverso i continenti, senza utilizzare nessuno dei cinque sensi che gli esseri umani  - e in effetti anche gli animali - hanno per millenni utilizzato per comunicare. Speravano di ottenere ciò che gli scienziati chiamano "mind-to-mind direct technological communication" (comunicazione tecnologica diretta da mente a mente) che il resto del mondo conosce in una stuzzicante parola: telepatia

L'esperimento della trasmissione del pensiero è avvenuta in condizioni di assoluta segretezza. Fino a poco tempo fa, solo una piccola squadra di dodici ricercatori (tra cui il dottor Berg e il dottor Riera) erano a conoscenza della sua esistenza. Ma pochi giorni fa un un sito web poco conosciuto, al di fuori del mondo accademico, ha pubblicato un articolo scientifico, in anteprima, con i dettagli sull'esito dell'esperimento. La relazione è lunga e scritta con linguaggio tecnico. Per un profano, le sue conclusioni sembreranno poco sensazionali, ma in quel pomeriggio di marzo, il dottor Berg e il dottor Riera sono effettivamente riusciti ad ottenere una "comunicazione consapevole mente-a-mente".

Questo, in parole povere, significa che hanno effettuato la prima conversazione telepatica scientificamente documentata nella storia umana. Il duo ha condiviso solo due parole: il saluto 'hola' spagnolo, e il 'Ciao' italiano. Eppure l'esperimento, anche se manca di complessità, è sicuramente costituito dalla potenziale importanza storica. "Abbiamo dimostrato che è possibile inviare un messaggio mentale tra due persone, senza usare la vista, il tatto, il suono, il gusto o l'odore", ha detto il Dr Berg. "Questo è naturalmente è un piccolo passo, ma la scoperta potrebbe alla fine avere un profondo impatto sulla civiltà". Le possibilità di telepatia sono, infatti, infinite.

Un impiego nel campo della medicina: potrebbe aprire la possibilità di essere in grado di comunicare con  le persone in coma". Il Dr Berg ritiene che nei prossimi decenni la loro ricerca potrebbe essere utilizzata per aiutare le vittime di ictus, paraplegici che potrebbero trasmettere istruzioni agli arti artificiali, e per chi soffre di sindromi che bloccano la parola e il movimento.

Nel campo militare: i soldati potrebbero un giorno essere in grado di usare la telepatia per parlare attraverso un campo di battaglia rumorosa, senza dover contare sulla radio o apparecchiature satellitari che potrebbe rompersi, o essere intercettati dai loro nemici.

Le famiglie potrebbero usarlo per avere conversazioni senza bisogno di un telefono. In un regno vagamente orwelliano, che solleva profonde questioni etiche, i poliziotti potrebbero utilizzarlo per leggere le menti dei potenziali criminali, e giuridicamente potrebbe garantire testimoni che dicono la verità. Potremmo anche essere in grado di comunicare con i morti (se viene trovato un modo per mantenere i loro cervelli "vivo"). "Questo è un primo passo verso l'apertura di un nuovo modo di comunicare direttamente da un cervello all'altro", dice il dottor Carles Grau, professore presso l'Università di Barcellona, ​​che ha lavorato al progetto. "Nuovi protocolli legali saranno ovviamente necessari un giorno per regolamentare la complessità di una futura civiltà che comunica con il cervello".
Due scienziati si sono scambiati un messaggio semplicemente
usando il potere delle loro menti. La ricerca potrebbe avere
iplicazioni sconcertanti per il futuro dell'umanità.


29/08/14

Perché ci dimentichiamo le cose?

Il cervello elabora
immagazzina e richiama
l'informazione

Come potremmo non dimenticarle? Consideriamo la sola vista: i nostri occhi compiono ampi movimenti saccadici, movimenti oculari più frequenti, circa cinque o sei volte al secondo, e ogni volta catturano enormi quantità di informazioni. 


Il sistema visivo del cervello comincia con lo scartare la maggior parte di queste informazioni per scegliere quello che ci è necessario vedere per reagire.

Se dovessimo ricordare tutto quello che abbiamo visto in un singolo minuto, servirebbero varie centinaia di immagini molto particolareggiate. Il nostro cervello ne sarebbe completamente sopraffatto e non riusciremmo a capire che cosa abbiamo visto. Per quanto riguarda gli avvenimenti, il problema non è solo quanta informazione immagazziniamo, ma come riuscire a recuperarla. Possiamo conservare i ricordi di un fatto o di un evento, ma non aver modo di ritrovarli con la velocità necessaria. E poi ci può essere una dimenticanza "motivata", quando semplicemente non vogliamo ricordare qualcosa di doloroso o spiacevole. È possibile che le memorie non si perdano completamente neanche quando qualcosa sembra dimenticato.(science)

19/08/14

Notizie in breve | Curiosità in sintesi

Curiosità in sintesi
Un piazzista nel cervello 
È stata identificata l'area cerebrale che "si accende" quando ascoltiamo qualcosa che intendiamo condividere con altri. Psicologi dell'Università della California, a Los Angeles, hanno osservato che la giunzione temporo-parietale si attivava quando i partecipanti a un esperimento sentivano parlare di un'idea ritenuta consigliabile. Questo risultato potrebbe rivelarsi utile per i pubblicitari che devono scegliere il più efficace tra diversi messaggi promozionali.

Mistero extragalattico
Gli astronomi hanno rilevato quattro misteriose emissioni di onde radio da una sorgente posta oltre la Via Lattea. Le esplosioni, della durata di pochi millesimi di secondo, sono state osservate in dati memorizzati dal Radiotelescopio Parkes, in Australia. La loro causa resta ignota, anche se potrebbero essere attribuibili a una magnetar, una stella di neutroni caratterizzata da un intenso campo magnetico.

Umani, evoluzione in corso
II colera miete migliaia di vittime ogni anno, ma il corpo umano si sta attrezzando per combatterlo. I genomi di abitanti della regione del Delta del fiume Gange, in Bangladesh, un'area dove la malattia è endemica, sono stati confrontati con quelli di persone residenti nell'Europa nord-occidentale. L'esposizione al colera sembra aver modificato nel tempo il codice genetico della popolazione del Bangladesh per renderla più resistente all'infezione.(science)


27/07/14

Notizie in breve

Latimeria chalumnae
Pesce dalla notte dei tempi.
È stato sequenziato il genoma del celacanto (Latìmerìa chalumnae), un pesce osseo molto simile a un fossile di 300 milioni di anni fa. I ricercatori stimano che il patrimonio genetico di questo rarissimo vertebrato, che vive al largo delle coste africane e indonesiane, si sia evoluto molto più lentamente rispetto ad altri animali, e ciò spiegherebbe il suo aspetto primitivo. I geni di questo antico pesce si sono evoluti molto lentamente rispetto ad altri animali, e ciò spiegherebbe il suo aspetto primitivo.

Dolore e cervello.
II nostro medico sarà presto in grado di misurare l'intensità del dolore che proviamo grazie a una scansione cerebrale. Neuroscienziati dell'Università del Colorado, a Boulder, hanno osservato un incremento di attività in determinate aree del cervello, tra cui la corteccia cingolata anteriore, quando i volontari esaminati venivano esposti a fonti di calore violento. Le esperienze dolorose di carattere emotivo, invece, non hanno provocato una risposta analoga.

Materia oscura
Avvistata la materia oscura?
Gli scienziati potrebbero essere riusciti ad avvistare la materia osi Uno dei due rilevatori collocati in i vecchia miniera di ferro, nell'ambi dell'esperimento CDMS-II allestite in Minnesota, ha registrato segni di "debole interazione di particelle dotate di massa", una delle poten forme assunte dalla materia non direttamente osservabile. I ricerc però, avvertono che non è ancor stata esclusa un'origine casuale.(science)


23/07/14

Il cervello compassionevole

Come percezioni, emozioni e conoscenza possono trasformare le nostre capacità intellettive Gerald Huther Castelvecchi, 16,50 euro (170pp, 2013) CAPITA CHE DI FRONTE a certe stoltezze umane si possa esclamare: "Sei proprio senza cervello!". 

In realtà, secondo le ultime ricerche scientifiche, si dovrebbe dire: "Non fai funzionare bene i tuoi circuiti neuronali!". Infatti, come scrive il neuroscienziato Gerald Huther: "Per decenni si è partiti dall'idea che i circuiti interni, formati durante lo sviluppo, fossero immutabili, ma ora si sa che il cervello è in grado, per tutta la vita, di modificare e riorganizzare i circuiti installati in precedenza, e che la loro genesi e la loro stabilizzazione dipendono in modo decisivo da come e perché noi usiamo il cervello".
Il cervello compassionevole

In buona sostanza, la nostra materia grigia è strutturalmente elastica e si plasma con l'esperienza. I nostri passatempi, il nostro lavoro, le nostre abitudini culturali, letterarie, cinematografiche, televisive, tutto, insomma, concorre a migliorare o peggiorare le nostre prestazioni. Ma come queste esperienze vengono ancorate nel cervello? Come si può modificare uno stato emozionale e sostituirlo o sovrapporne uno nuovo? Negli ultimi anni, questi interrogativi hanno prodotto un grande fermento tra gli scienziati. Il libro di Huther ci guida in un viaggio nei meccanismi segreti dell'organo degli organi, e ci spiega come e perché i nostri comportamenti possono influenzare in maniera tutt'altro che irrilevante le nostre capacità intellettive. Anche leggere quest'opera porterà il suo contributo.

Alla fine della lettura, intima Huther: "È probabile che niente rimanga come prima. Neanche il vostro cervello".(science)


20/07/14

Il cervello | Può trasferire i ricordi di un'altra persona? | I pesci | Possono raffreddarsi?

Cate Blanchett nei panni di Bob Dylan
nel film "lo non sono qui"; quanto di più simile
a un trapianto di cervello
Può un trapianto di cervello conferire i ricordi di qualcun altro? Non esiste niente di simile a un trapianto di cervello. 

Non solo perché al momento non siamo in grado di eseguirlo, ma perché mettere il cervello di qualcun altro nel nostro corpo ci farebbe ottenere un trapianto di corpo, non un trapianto di cervello! Nel caso di un simile trapianto il tuo corpo riceverebbe i ricordi del cervello trapiantato, ma ne riceverebbe anche la personalità: "tu" non riceveresti i ricordi altrui perché non esisterebbe più un "tu". Nemmeno il trapianto di parte del cervello di un'altra persona avrebbe l'effetto di trapiantarne i ricordi, poiché la memoria è distribuita fra diverse regioni del cervello: quasi ogni parte ha un ruolo nel conservare o processare i ricordi.

...etciù!!!
Ai pesci può venire il raffreddore? 
La comune rinofaringite è causata da una tra le circa 100 possibili forme di Rhinovirus, che prosperano tutte a temperature comprese tra 30 e 35° C. Gli agenti virali, dunque, non potrebbero sopravvivere nei pesci, animali a sangue freddo, che non sono in grado di mantenere una temperatura corporea costante e solitamente si ambientano in acque più fresche rispetto a questo intervallo termico. I pesci sono esposti a diverse infezioni virali, nessuna delle quali è però simile al raffreddore, visto che questi animali sono privi di polmoni, non respirano aria e non potrebbero dunque starnutire, tossire e neppure prendere un'aspirina e mettersi a letto!(science)


19/07/14

IL nucleo della Terra | Se si dovesse raffreddare? | Il cervello | Quanti neuroni contiene?

Nucleo estremo delle Terra
Che cosa succederebbe se il nucleo della Terra si raffreddasse?
Il nucleo della Terra ha una porzione interna solida, circondata da un nucleo estremo liquido dello spessore di 2266 chilometri.

Le correnti convettive nel nucleo esterno sono responsabili della generazione del campo magnetico terrestre, per cui, se il nucleo si raffreddasse e solidificasse, il campo magnetico sparirebbe quasi del tutto, e le particelle cariche del vento solare riuscirebbero a colpire l'atmosfera superiore, spazzando via lo strato di ozono ed esponendoci a livelli letali di raggi ultravioletti. Potreste essere sorpresi nello scoprire che, in effetti, il nucleo esterno si sta congelando, anche se il tasso è di solo circa 1 millimetro all'anno, per cui ci vorranno 2,2 miliardi di anni perché si congeli completamente.

Quanti neuroni abbiamo nel cervello?
Come sappiamo quanti neuroni contiene cervello umano? 
L'unico modo per calcolare il numero di neuroni è osservare al microscopio un campione di tessuto cerebrale.

Poiché contarli uno a uno risulterebbe poco pratico, la valutazione si basa su estrapolazioni fatte da piccoli prelievi da aree diverse del cervello. Convenzionalmente, si dice che disponiamo di 100 miliardi di neuroni e un trilione di cellule gliali (anch'esse componenti del sistema nervoso). Uno studio del 2009, però, ha concluso che la presenza numerica di ciascuna tipologia di cellule varia considerevolmente da una regione cerebrale all'altra: in realtà, abbiamo dunque circa 86 miliardi di neuroni e una quantità analoga di cellule gliali.(science)


18/07/14

Perchè sbadigliamo?

Perchè sbadigliamo?
Nessuno sa con certezza perché sbadigliamo.

Sappiamo che l'attività dello sbadigliare aumenta con i livelli di alcuni neurotrasmettitori cerebrali, tra cui la dopamina e la serotonina, e diminuisce con la concentrazione degli oppioidi endorfine.

Un'ipotesi del perché sbadigliamo è che una lunga inalazione seguita da una breve espirazione porta una quantità maggiore di ossigeno e riduce la concentrazione di biossido di carbonio, il che potrebbe spiegare perché si sbadiglia quando si è stanchi, annoiati o bloccati in una stanza dove l'aria è pesante. In effetti, però, sbadigliare non è un modo efficace per aumentare i livelli di ossigeno, né tanto meno fornirne un supplemento ferma lo sbadiglio. Altre teorie invocano il controllo della temperatura, sia del corpo sia del cervello, particolarmente sensibili alle variazioni e bisognosi di condizioni termiche costanti per funzionare. Infine, un' altra teoria è che lo stretching che spesso accompagna lo sbadiglio (fare entrambe le cose contemporaneamente si dice "pandiculazione") ci tenga pronti per l'azione.

Si pensa che il carattere contagioso dello sbadiglio sia funzionale a mantenere interi gruppi di animali allerta e a sincronizzare il loro ciclo di sonno e veglia.(science)


17/07/14

Guarda là, un pensiero

Mentre i neuroscienziati dell' UCLA/Harvard disegnano le autostrade, un altro consorzio formato da scienziati delle Università di Washington e del Minnesota (WU-Minn) studiano le strade locali, i gruppi di neuroni che si attivano quando eseguiamo un certo compito: quando ascoltiamo un racconto per esempio. 

E invece di seguire l'acqua, il team WU-Minn traccia il flusso del sangue usando uno scanner fMRI (la risonanza magnetica funzionale). In questo caso, le regioni con un flusso elevato rivelano le aree dove il cervello è molto attivo. Gli scienziati WU-Minn scansionano anche la mente dei soggetti che sognano a occhi aperti. La rappresentazione per immagini classica consiste nell'assegnare ai volontari un certo compito, e nel vedere poi quali parti del cervello si attivano. Ma recentemente l'attenzione è stata catturata da uno schema complesso di attività, detto Default Mode Network (DMN) o rete di default - che si manifesta quando siamo rilassati.
Scansione cerebrale
di un pensiero
Le sue scansioni mostrano come il nostro cervello fa una sorta di cronaca in diretta di noi stessi, rimuginando gli eventi passati e presenti e "ancorandoci" alla nostra vita. "Lo stato di riposo è costituito da un insieme di aree cerebrali molto specifiche", spiega Van Horn. E aggiunge: "Questa è forse l'impresa scientifica coordinata più vasta intesa a raccogliere i dati sulla rete di default, considerando al contempo le componenti genetiche a monte di questa attività cerebrale".

Il team Wu-Minn ha appena divulgato la prima serie di dati le scansioni cerebrali di 68 volontari insieme con i dettagli delle personalità mentali dei soggetti. L'obbiettivo è eseguire la scansione di 1200 cervelli. Il risultato di questo progetto destinato a durare cinque anni, finanziato con 40 milioni di dollari dal National Institute of Health (l'istituto della salute statunitense), sarà una mappa a più strati che mostrerà come i geni, il comportamento e i "circuiti" neurali di una persona sono correlati fra loro. Ci darà non solo l'immagine più chiara mai vista del funzionamento di una mente efficiente, ma permetterà di individuare quali sono, e dove si trovano, i guasti nei disturbi cerebrali.
"Questa ricerca creerà un quadro di riferimento fondamentale da cui partire", conclude Van Horn.(science)


10/07/14

Human Connectome Project | A beautiful mind

Un progetto che costerà molti milioni di euro sta rivelando con un dettaglio senza precedenti come funziona il cervello. Rita Carter ci racconta i primi risultati. 

Cera una volta il Progetto Genoma Umano, il catalogo di tutti i geni contenuti nelle nostre cellule. Oggi è il tempo in cui sta per essere svelato il nostro cervello. È il tempo dello Human Connectome Project (HCP), una colossale impresa scientifica che intende creare la mappa delle connessioni e dell'attività nel nostro cervello con una precisione mai vista. Varato già nel 2009, solo oggi ne vengono divulgati i primi risultati dettagliati.

Arrivano sotto forma di immagini caleidoscopiche che mostrano raffiche dell'attività elettrica dei neuroni, nebulose ondate di colore che tracciano il flusso elettrico attraverso il cervello e bizzarri fasci di fibre vorticanti di colore elettrico, simili agli insetti che emettono luce. Oltre ad apparire belle, queste scansioni del cervello appagano la nostra curiosità sui meccanismi di funzionamento della nostra mente. Parte del compito di HCP è creare le mappe delle connessioni a lunga distanza le autostrade delle fibre nervose che costituiscono la materia bianca del nostro cervello. Queste vie neurali sono ricoperte dalla bianca mielina, una copertura protettiva di materia grassa. Trascurati in passato dai neuroscienziati, questi collegamenti si stanno rivelando molto importanti. E, come spiega Jack Van Horn dell'Università della California a Los Angeles (UCLA), "negli ultimi anni è diventato evidente che il cervello è un sistema costituito da enormi reti di connessione, dove l'attività in un'area si propaga alle altre".
Human Connectome Project
HCP

Van Horn fa parte del consorzio che sta disegnando le mappe della materia bianca. "È attraverso questa attività collettiva, che cambia continuamente nello spazio, che generiamo i nostri pensieri e le nostre azioni", aggiunge. Il ricercatore ha tracciato con i collaboratori il collegamento a lunga distanza usando la "la risonanza magnetica a spettro di diffusione" (DSI). In questo caso, uno scanner per la risonanza magnetica viene usato per seguire il flusso naturale dell'acqua nel cervello. Come spiega lui stesso: "Le molecole d'acqua si diffondono più 4% facilmente in parallelo alle fibre che attraverso di esse". Perciò seguire queste vie di minore resistenza rivela le strade prese dalle fibre nervose. Questo tipo di scansione non è nuovo, ma il team dell'HCP - che include anche scienziati di Harvard - ha messo il turbo al suo scanner per la risonanza magnetica (MRI), che si trova al Massachusetts General Hospital. "È la Porsche degli scanner MRI; ha prestazioni fantastiche", racconta entusiasta Van Horn. "Infatti, la sua risoluzione è decisamente superiore".

I dettagli sono importanti perché fanno di noi persone uniche. Se abbiamo un numero relativamente scarso di vie dall'amigdala (l'area cerebrale della paura) alla corteccia prefrontale (dove viviamo questa sensazione in modo cosciente) saremo probabilmente meno nervosi di chi ha circuiti neurali che inondano il prosencefalo di segnali di allarme generati nelle aree sottocorticali. Oppure, una larghezza di banda abbondante dall'area di Wernicke - la piccola parte del cervello che "capisce" il linguaggio parlato - all'area di Braca, dove il linguaggio viene articolato, farà di noi persone molto loquaci. Entro pochi mesi, il consorzio dell'UCLA divulgherà la prima serie di dati ai colleghi neuroscienziati, che cominceranno a farsi un'idea degli eventi in corso là sotto. Alla fine degli esperimenti, avranno scannerizzato il cervello di 30-50 volontari.(science)


01/07/14

I Neanderthal e i gattini su Internet

Tutti pensiamo all'uomo di Neanderthal come al cavernicolo per definizione: tosto, massiccio e in grado di vivere nel clima proibitivo dell'Europa durante l'Era Glaciale senza neppure una borsa dell'acqua calda.

I Neanderthal tramortivano i mammut, lottavano corpo a corpo con le tigri dai denti a sciabola e, se avessero avuto elenchi telefonici, li avrebbero strappati a mani nude. Inoltre, avevano un cervello di pari dimensioni rispetto al nostro e in alcuni casi perfino più grande.

Come mai allora, gli umani moderni, in meno di 40mila anni, sono passati dalle caverne alla pubblicazione online di foto del gatto di casa, mentre le competenze tecnologiche dei Neanderthal, nei loro 300mila anni di vita, possono riassumersi in uno zero tondo tondo? La risposta a questa domanda ha, in effetti, molto a che fare con le foto dei mici postate su Internet. In un documento pubblicato dalla rivista Proceedings of the Royal Society B, gli antropologi Ellie Pearce e Robin Dunbar dell'Università di Oxoford, insieme al paleontologo Chirs Stringer del Natural History Museum, hanno dimostrato che gli uomini di Neaderthal, benchè dotati di cervelli di grandi dimensioni, non erano tuttavia in grado di dedicare una quantità significativa di volume cerebrale ad attività riflessive.
I Neanderthal e noi umani moderni

Innanzitutto, più il corpo è grosso, più serve un cervello grande per farlo funzionare: i Neanderthal utilizzavano perciò più attività cerebrale per la semplice "manuntenzione" dell'organismo (respirare, camminare, etc etc etc). Poi, i Neanderthal avevano in proporzione occhi più grandi di noi: la dimensione dei bulbi oculari è fortemente correlata al volume cerebrale dedicato all'elaborazione dei segnali visivi. Date le grandi dimensioni oculari dei Neanderthal, è plausibile che il loro apparato visivo assorbisse una quantità maggiore rispetto agli umani moderni. I ricercatori ci ricordano che una vista acuta era particolarmente importante per questi ominidi, che si trovarono a vivere nell'ambiente rigido e crepuscolare del nord Europa. Questa ricerca si inserisce nel contesto di uno studio sull'evoluzione umana che mostra come l'intelligenza abbia a che fare, più che le dimensioni, con l'uso che si fa del cervello. In un altro studio pubblicato dalla stessa rivista, Jeroen Smaers e Christoph Soligo dell'Università College di Londra dimostrano che modifiche di parti del cervello dei primati stessi rispetto a variazioni del volume cerebrale complessivo.

E che c'entrano, direte, i gattini su Internet? A differenza dei Neanderthal, gli umani moderni dedicano funzioni cerebrali ad attività di networking sociale: sono in grado, cioè, di memorizzare e richiamare dettagli relativi a una cerchia sociale più vasta. Questo ci ha consentito di stringere alleanze e più ampio raggio, per scopi sia economici sia relazionali, e di sfruttare una gamma di risorse variegata. Internet sarebbe stato un concetto incomprensibile per Neanderthal, cosi come la nostra capacità di comunicare a grande distanza con persone che spesso non abbiamo neppure mai visto.(science)


30/06/14

Filmata l'attività cerebrale

Attività cerebrale
del pesce zebra
Potrebbe sembrare un'immagine dall'alto delle luci di una città: invece la foto qui a sinistra mostra il cervello di un pesce zebra allo stadio larvale, con l'attività elettrica dei singoli neuroni bene in evidenza.

Il fermo.immagine è stato ricavato dalle primissime riprese di un cervello completo di vertebrato al lavoro, che mostra in dettaglio che cosa accade a livello neuronale. Realizzato da Philipp J. Keller dell'Howard Hughes Medical Institute, in Virginia, insieme al collega Misha Arens, il video consente di visualizzare le modalità di interazione di diverse aree cerebrali. E' stato possibile riprenderle grazie a pesci zebra geneticamente ingegnerizzati, le cui cellule cerebrali sintetizzano una proteina che diventa fluorescente durante la trasmissione di segnali neuronali.

Il filmato mostra 80% dei 100mila neuroni del pesce: fino a oggi, era stato possibile visualizzare solo poche migliaia di neuroni per volta. Il video è disponibile all'indirizzo http://bit.Iy/ZhFMhp. (science)






18/06/14

50 grandi idee | Cervello

50 grandi idee
cervello
Moheb Costandi edizioni Dedalo, 208 pp prezzo 18.00€. 
Il volume proposto da edizioni Dedalo raccoglie i più importanti risultati ottenuti dagli studi sul cervello nell'ultimo secolo.

Analizzare questo organo cosi complesso e affascinante significa spaziare dalla biologia alla medicina, alla natura profonda degli esseri umani, del pensiero che ci ha permesso tantissime conquiste, del loro comportamento a volte imprevedibile. Ma anche sul rapporto tra il cervello stesso e il resto del corpo, sulla coscienza e sulla memoria.

Il testo è ricco, variegato, corredato anche da alcune immagini e organizzato secondo 50 "idee", brevi capitoletti che affrontano in maniera rapida ma precisa numerosi aspetti, problemi, punti oscuri, dubbi, suddivisi in sezioni che rendono agevole la consultazione. Struttura e funzione del sistema nervoso, libero arbitrio e personalità, processi mentali, apprendimento e memoria, neurodegenerazione, stress e invecchiamento sono solo alcuni degli argomenti toccati dal libro, fino ad arrivare a temi attuali e controversi come le cellule staminali e le questioni etiche connesse allo sviluppo delle neuroscienze.

Nonostante i tanti progressi compiuti con il tempo, restano ancora molti misteri da svelare e i meccanismi da spiegare. Il volume risulta cosi utile sia a chi si avvicina per la prima volta all'argomento ed è semplicemente curioso, sia a chi vuole avere una panoramica ampia e sfaccettata sui tanti possibili temi relativi al cervello, al suo funzionamento, alla sua struttura, alle malattie che lo colpiscono. Non mancano cronologie schematiche, citazioni di studiosi e scienziati famosi, curiosità e un comodo glossario: è cosi possibile leggere il libro nella sua interezza, oppure consultare singoli capitoli a seconda dell'interesse del momento. L'autore, Moheb Costandi, è neuroscienziato, ha firmato diversi saggi divulgativi e gestisce il blog Neurophilosophy per The Guardian.(science)


07/06/14

La psichiatria | "Fondamentale oggi come cento anni fa".

"Oggi la psichiatria è fondamentalmente quella di cento anni fa: ci affidiamo alle descrizioni soggettive dei sintomi, fatte dagli stessi pazienti, e indaghiamo 'per procura' sulle dinamiche di una mente che soffre". 

Un quadro che, presto, sarà rivoluzionato dalle nuove scoperte della biologia molecolare, della genetica e delle tecniche di imaging cerebrale. "Grazie alla diagnostica per immagini, saremo in grado di osservare direttamente che cosa accade nella mente di chi ha difficoltà cognitive, sente voci o è vittima di depressioni o sindromi psicotiche", ha piegato l'esperto. Gli scienziati ricorrono già alla risonanza magnetica funzionale (fMRI) per studiare l'attività cerebrale di oggetti impegnati nella risoluzione di problemi o nella visione di immagini pensate per scatenare risposte emotive.

Nell'autunno del 2013, strumenti di imaging messi a punto da ricercatori statunitensi hanno rivelaro la distruzione di tessuto cerebrale in pazienti schizofrenici. mentre un altro studio ha scoperto, nel codice genetico umano. l nuove sedi legate alla patogenesi della schizofrenia Craddock è con IDro che, tra appena 20 anni, gli psichiatri saranno finalmente in grado di corroborare le attuali indagini sulla intomatologia dei pazienti con test in grado di diagnosticare oggettivamente parologie quali il disturbo bipolare, la depressione e le sindromi ansiose.

"Da questo traguardo ci separa ormai una sola generazione: tra 10 anni, ci guarderemo indietro e penseremo che le categorie diagnostiche del DSM fossero, dopotutto, piuttosto bizzarre" .

29/05/14

Il tè. Quali sono i vantaggi di assumere questa bevanda.

Da dove proviene il? Sembra che i cinesi lo conoscessero già 5 mila anni fa, ma alcuni testi riferiscono che in Cina fece la sua comparsa nel III secolo. Un’altra leggenda narra che la scoperta del tè venne attribuita all’imperatore Shen Nung, che nel 2.700 a. C. notò che alcune foglie cadute in acqua bollente emanavano un ottimo aroma profumato e volle assaggiarlo, scoprendone anche la bontà. Furono i monaci buddisti i primi a promuovere il consumo di tè, si espanse durante la dinastia Song e approdò in Giappone, mentre in Europa venne importato presumibilmente dai portoghesi, si espanse in Francia e Paesi Bassi mentre in Gran Bretagna crebbe moltissimo e si impose come costume nazionale. Molti studi e ricerche sono state fatte su questa foglia, derivante dalla pianta “Camellia sinensis”, scoprendone diverse proprietà, se non curative, sicuramente benefiche. Uno studio pubblicato sulla rivista Psychopharmacology il tè, specialmente quello verde, può migliorare alcune funzioni cerebrali compresa la memoria di lavoro. Infatti in questo studio 12 persone hanno ricevuto alcune una bevanda contenente 27,5 grammi di estratto di tè verde, altre la stessa bevanda senza il tè verde. Sottoposte queste persone a dei test di memoria, si è dimostrato come il tè verde ottimizzasse le prestazioni e i collegamenti tra la parte frontale del cervello e le regioni parietali. Un altro studio del 2006 pubblicato sul Journal of American Medical Association dimostra che il tè verde è riduce i casi di malattie cardiovascolari. In questo studio i volontari che hanno bevuto almeno cinque tazze di tè al giorno si sono visti ridurre significativamente il rischio di morire rispetto ai soggetti che bevevano una tazza di tè al giorno. Un altro beneficio di queste foglie è la proprietà di combattere la carie. Infatti alcuni suoi composti minimizzano la crescita di batteri che causano la carie, di conseguenza degli sciacqui con i tè riducono l’accumulo di placca sui denti. Anche il tono muscolare è sensibile ad una buona tazza di tè, riducendo questi lo stress ossidativo dovuto all'età e l'infiammazione che colpisce i muscoli e le ossa. Per dirla tutta, il tè è una bevanda che, se presa senza zucchero, ci dà un apporto calorico pari a zero, mentre se si sceglie il tè verde rispetto a quello nero si ha un’assunzione di caffeina molto minore.

07/05/14

Sogno | Quale la parte del cervello genera i nostri sogni.

Il cervello che genera sogni (immagine dal web)
Sogno: quale la parte del cervello genera i nostri sogni. Il cervello durante i nostri sogni è attivo tutto per intero, dal tronco encefalico alla corteccia. La maggior parte dei sogni si manifesta durante la fase REM (rapid eye movement, la fase di movimento rapido degli occhi).

Questa è una parte del ciclo sonno-veglia controllata dal sistema reticolare attivatore i cui circuiti si estendono dal tronco, tramite il talamo, fino alla corteccia. Il sistema limbico nel mesencefalo gestisce le emozioni durante la veglia e sonno includendo l'amigdala che è associata prevalentemente alla paura, ed è in maniera particolare attiva durante i sogni.

La corteccia è dunque responsabile del contenuto dei sogni, compresi i mostri dai quali fuggiamo, la persone che incontriamoo l'esperienza del volo. Dal momento che siamo animali che si basano prevalentemente sulla sulla vista, la corteccia visiva (esattamente nella parte posteriore del cervello) è specialmente attiva, cosi come molte altre parti della corteccia. Le parti meno attive sono quelle dei lobi frontali, questo spiegherebbe perchè siamo cosi poco critici durante i sogni e accettiamo anche gli eventi più bizzarri come fossero reali. Perlomeno, fino al nostro risveglio. (science)

29/04/14

Il linguaggio umano | Quando si è evoluto il nostro linguaggio?

Evoluzione del linguaggio umano
Una domanda non da poco, quella riguardante l'evoluzione del nostro linguaggio! Si teorizza che l'Homo heidelbergensis, vissuto circa 600mila anni fa, facesso uso di una forma primitiva di comunicazione verbale.

Ciò che sappiamo è che sono state necessarie complesse modifiche di petto, gola e bocca perchè i nostri antenati potessero riuscire a parlare, mentre mangiavano e respiravano. Noi umani abbiamo molto più controllo sulla respirazione a differenza di altri primati, il che vuol dire che possiamo variare la lunghezza di ogni respiro mentre parliamo.
Le nostre lingue hanno una forma inusuale che ci consente di emettere i vari suoni vocalici, mentre le nostre labbra possono mutare forma alfine di riprodurre le consonanti. Lo studio di alcuni fossili ha dato la convinzione a molti esperti che mutamenti siano potuti avvenire all'incirca 160mila anni fa, quando gli uomini moderni coesistevano con quelli di Neanderthal. Nonostante ciò, non tutti sono in accordo con tale teoria.

Una ricostruzione delle ossa dell'orecchio di Homo heidelbergensis, vissuto circa 350mila anni fa, ha portato alla luce che il loro udito era simile al nostro, suggerendo che essi sarebbero potuti essere in grado di parlare. L'ipotesi più controversa viene da una ricerca eseguita sul cervello grazie a tecniche avanzate per immagini. Essa ha collegato l'abilità di costruire utensili al linguaggio, ipotizzando che il linguaggio potrebbe avere circa 1,75 milioni di anni.

23/04/14

Non preoccupatevi se avete uno stomaco “brontolone”: è segno di salute.

Non di rado ci fa trovare in situazioni alquanto imbarazzanti; magari al cinema, durante una scena particolarmente thrilling, oppure trovandoci in mezzo ad altre persone, in un contesto silenzioso abbastanza da far sì che tutti possano perfettamente sentire il nostro stomaco che non smette di “brontolare”. “ah, quanto pagherei per conoscere un modo per fermarlo…”? abbiamo spesso pensato . Perché lo stomaco fa rumore? Tutto dipende dalla peristalsi, cioè quella fase del processo digestivo durante la quale diversi cicli di contrazioni muscolari spingono il cibo ingerito dallo stomaco giù verso l’intestino, e ancora oltre. Nel corso della peristalsi, l’apparato gastrointestinale secerne anche succhi gastrici e altri liquidi che formano, insieme con il cibo via via in fase di digestione , il chimo, cioè quella sostanza liquida presente nello stomaco, prima di passare attraverso la valvola pilorica ed entrare nel duodeno. È assolutamente normale che, in questo processo finiscano racchiusi anche gas e aria. E sono proprio loro i responsabili di quel brontolare dello stomaco. Ma allora, perché certe volte lo stomaco fa rumore anche se siamo a stomaco vuoto? Circa due ore dopo aver mangiato, il nostro organismo produce ormoni che invia come segnale di appetito al cervello. Questo a sua volta spedisce allo stomaco un segnale per far partire la peristalsi, che servirà a ripulire l’apparato digerente da eventuali residui di cibo ancora presenti.
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