Tutti pensiamo all'uomo di Neanderthal come al cavernicolo per definizione: tosto, massiccio e in grado di vivere nel clima proibitivo dell'Europa durante l'Era Glaciale senza neppure una borsa dell'acqua calda.
I
Neanderthal tramortivano i
mammut, lottavano corpo a corpo con le tigri dai denti a sciabola e, se avessero avuto elenchi telefonici, li avrebbero strappati a mani nude. Inoltre, avevano un
cervello di pari dimensioni rispetto al nostro e in alcuni casi perfino più grande.
Come mai allora, gli
umani moderni, in meno di 40mila anni, sono passati dalle
caverne alla pubblicazione online di
foto del gatto di casa, mentre le
competenze tecnologiche dei
Neanderthal, nei loro 300mila anni di vita, possono riassumersi in uno zero tondo tondo? La risposta a questa domanda ha, in effetti, molto a che fare con le foto dei mici postate su Internet. In un documento pubblicato dalla rivista
Proceedings of the Royal Society B, gli antropologi Ellie Pearce e Robin Dunbar dell'Università di Oxoford, insieme al paleontologo Chirs Stringer del Natural History Museum, hanno dimostrato che gli
uomini di Neaderthal, benchè dotati di cervelli di grandi dimensioni, non erano tuttavia in grado di dedicare una quantità significativa di volume cerebrale ad attività riflessive.
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I Neanderthal e noi umani moderni |
Innanzitutto, più il corpo è grosso, più serve un cervello grande per farlo funzionare: i Neanderthal utilizzavano perciò più attività cerebrale per la semplice "manuntenzione" dell'organismo (respirare, camminare, etc etc etc). Poi, i
Neanderthal avevano in proporzione occhi più grandi di noi: la dimensione dei bulbi oculari è fortemente correlata al volume cerebrale dedicato all'elaborazione dei segnali visivi. Date le grandi
dimensioni oculari dei Neanderthal, è plausibile che il loro apparato visivo assorbisse una quantità maggiore rispetto agli umani moderni. I ricercatori ci ricordano che una vista acuta era particolarmente importante per questi
ominidi, che si trovarono a vivere nell'ambiente rigido e crepuscolare del nord Europa. Questa ricerca si inserisce nel contesto di uno studio sull'evoluzione umana che mostra come
l'intelligenza abbia a che fare, più che le dimensioni, con l'uso che si fa del cervello. In un altro studio pubblicato dalla stessa rivista, Jeroen Smaers e Christoph Soligo dell'Università College di Londra dimostrano che modifiche di parti del cervello dei primati stessi rispetto a variazioni del volume cerebrale complessivo.
E che c'entrano, direte, i
gattini su Internet? A differenza dei
Neanderthal, gli umani moderni dedicano funzioni cerebrali ad attività di
networking sociale: sono in grado, cioè, di memorizzare e richiamare dettagli relativi a una cerchia sociale più vasta. Questo ci ha consentito di stringere alleanze e più ampio raggio, per scopi sia
economici sia relazionali, e di sfruttare una gamma di risorse variegata. Internet sarebbe stato un concetto incomprensibile per Neanderthal, cosi come la nostra capacità di comunicare a grande distanza con persone che spesso non abbiamo neppure mai visto.
(science)