Commozioni cerebrali,
traumi cranici e rischio
malattie degenerative, come
l'Alzheimer. Già da qualche tempo nei “salotti” competenti si parla di questo probabile
legame, infatti nel settembre scorso correva la
notizia che i
giocatori professionisti di
football fossero esposti al rischio di sviluppare
malattie neurodegenerative come
Alzheimer e
Sla fino a 3/4 volte in più rispetto a quello presente nella
popolazione in generale.
Tra le tante
ipotesi proposte dagli
studiosi per dare una spiegazione a tutto ciò, ne spicca una in particolare non confermata, che all'origine di quanto detto sopra, potesse esserci una maggior frequenza nei giocatori di football di
commozioni cerebrali. Oggi uno studio pubblicato su
Neurology aggiunge nuovi dettagli sul possibile
legame tra
danni cerebrali e
malattie neurodegenerative.
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Scansioni cerebrali |
Per la loro ricerca gli
scienziati guidati da
Michelle Mielke del
Mayo Clinic di Rochester hanno analizzato le
scansioni cerebrali di quasi 600 persone, 141 dei quali con problemi di
memoria e difficoltà cognitive (una condizione generalmente definita di deterioramento cognitivo lieve), registrando anche quanti di loro avevano avuto dei
danni cerebrali con perdita di coscienza o memoria.
Analizzando i risultati, gli scienziati hanno trovato più placche amiloidi solo nel gruppo di persone con
problemi cognitivi. In particolare quelli con problemi di memoria e che avevano riferito storie di
trauma cranici passati avevano circa il 18% in più di placche amiloidi di quelli che non avevano avuto traumi. Dati che se da una parte "aggiungono valore all'idea che la commozione cerebrale e
l'Alzheimer possano essere correlate", ha commentato Mielke, dall'altro non chiariscono che tipo di
legame ci sia, come precisa la ricercatrice: "Il fatto che non abbiamo trovato un legame in quelli senza problemi cognitivi o di memoria suggerisce che qualsiasi associazione tra
trauma cranico e placche amiloidi è complessa."