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14/09/14

Lato B snello per essere belle....o grosso per essere intelligenti?

Il famoso Lato B non finisce mai di stupire. E’ da sempre croce e delizia di molte donne, alcune delle quali ne hanno fatto un trampolino per il successo mentre altre cercano di combatterlo con stancanti sedute di palestre o affidandosi nelle mani di esperti chirurghi estetici. E’ di stampo inglese la notizia che gli scienziati della University of Oxford e del Churchill Hospital, in una loro ricerca hanno scoperto che le donne che tendono ad accumulare grasso sul sedere e sulle cosce sono quelle dotate di più intelligenza e salute. Sembra che il responsabile di questa peculiarità sia un eccesso di grassi Omega 3, i quali aiutano ad accelerare lo sviluppo della mente. Non solo, gli scienziati inglesi avrebbero scoperto anche che le donne con il lato B più pronunciato oltre ad essere più intelligenti potrebbero anche partorire figli aventi la stessa caratteristica, i quali sarebbero, quindi, più furbi di bambini nati da donne magre. Gli omega 3, sono fondamentali per il corretto funzionamento del nostro organismo; sono degli acidi grassi polinsaturi, contenuti nel pesce e in particolar modo nel salmone, nella trota, nel pesce spada, nello sgombro e nelle acciughe, ed ancora nei legumi, nelle verdure a foglia larga (broccoli, cavoli, lattuga), noci e cereali (30 grammi di noci, forniscono 2 grammi di omega 3).(immagine presa dal web)

27/07/14

Attenzione a quel che mangiate o indossate, il Nichel è in agguato con le sue reazioni allergiche.

Il nichel è un metallo di transizione di color bianco argenteo presente in concentrazioni minime nell’organismo umano mentre in natura è molto diffuso ed è presente in moltissimi oggetti usati comunemente. L'allergia a questo tipo di sostanza è abbastanza frequente, si calcola che ne soffra circa il 10% della popolazione, in massima parte di sesso femminile. Gli individui con problemi di allergia al nichelsi ritrovano ad avere, nei punti di contatto con oggetti contenenti questa sostanza, un arrossamento della pelle, con un leggero gonfiore e con bollicine che rompendosi possono dar luogo alla formazione di croste. Le zone interessate da questo tipo di allergia sono prevalentemente i lobi degli orecchi, probabilmente a causa degli orecchini, ed altre parti ben specifiche del corpo, come il centro schiena, causa il gancio del reggiseno, il collo per le collane indossate. La reazione allergica è dovuta ad una reazione di tipo immunitario; infatti il nichel viene riconosciuto come “corpo estraneo” e l’organismo attiva le sue difese, rilasciando istamina; questa sostanza provoca il caratteristico prurito allergico e determina un aumento della permeabilità dei piccoli vasi sanguigni che sono presenti nell’area interessata favorendo così l’accumulo di liquidi che danno origine alle bollicine. Il nichel è presente in numerosissimi oggetti di uso quotidiano, tra i quali fibbie, forcine da capelli, ganci del reggiseno, spille da balia, stanghette degli occhiali per quanto riguarda l'abbigliamento; anelli, bracciali e braccialetti, orecchini e tutti gli oggetti in oro bianco e argento per quanto riguarda la bigiotteria e gioielleria; inoltre oggetti più quotidiani come chiavi, cellulari, penne e quant'altro. In campo alimentare si dovrebbe innanzitutto fare attenzione ai cibi confezionati in scatolette di alluminio e lattine, nonchè ad alimenti come il cioccolato, pomodori e ortaggi, spinaci, frutta secca, cereali e frutti di mare, in particolare ostriche, salmone, cozze, gamberi. Non esiste una terapia che curi l'allergia al nichel, se non quella di evitare più che si può il contatto o l'assunzione di sostanze contenenti questa sostanza.(immagine presa dal web)

08/07/14

Attenzione, una sostanza cancerogena in agguato nei cibi fritti, grigliati, al forno e tostati.

L'Acrilammide, detta così, è una parola praticamente anonima, senza alcun significato, se non per qualcuno con conoscenze chimico-biologiche-mediche. Eppure con questa sostanza abbiamo a che fare tutti i giorni, soprattutto in ambienti culinari. L’acrilammide è una sostanza  chimica che si forma per idrolisi dei grassi negli alimenti durante la cottura a temperatura molto elevata, che sia questa frittura, cottura al forno, alla griglia o tostatura. La sua presenza quindi viene riscontrata  in diversi prodotti quali patatine, patate fritte a bastoncino, pane, biscotti e caffè, e grazie a questa sostanza questi prodotti assumono la classica doratura. L'EFSA, (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha lanciato un preoccupante allarme contro questa sostanza, dopo diversi studi effettuati negli ultimi anni su animali. L'acrilammide risulta essere una sostanza cancerogena e, una volta nell'organismo, viene ampiamente metabolizzata diffondendosi in tutti gli organi, aumentando quindi il rischio di formare neoplasie maligne e di causare polineuropatie dovute alla tossicità per il sistema nervoso, sia centrale che periferico. Anche la fertilità maschile non è indenne da questa tossicità.  In attesa di ulteriori studi e conferme su questa sostanza, è bene e soprattutto salutare diminuire i rischi  associati al suo consumo, limitando i cibi fritti e tostati, cibi che andrebbero centellinati nelle nostre tavole a prescindere dall'acrilammide. (immagine presa dal web)

28/06/14

Il catrame delle sigarette, perchè non lo eliminiamo? Ecco come.

Le classiche sigarette (non quelle elettroniche) sono costituite da una miscela di diversi tabacchi e di vari ingredienti che ogni tanto vengono modificati dalle aziende produttrici per esigenze del gusto dei fumatori. Circa quattromila sono le sostanze che producono il fumo che noi fumatori usiamo come "aerosol". Tra queste migliaia di sostanze, in grandissima parte nocive al nostro organismo quella più importante è il catrame, una sostanza corpuscolare responsabile sicuramente di tumori all'apparato respiratorio, cavo orale, gola e corde vocali, ma anche su organi come rene e vescica, in percentuali enormemente maggiori rispetto a un non fumatore. Si può eliminare il catrame dai nostri polmoni? Sì, basta volerlo.Il modo? SMETTERE DI FUMARE. Due parole facili da dire ma molto difficile da mettere in pratica, specialmente per i più accaniti fumatori.Vediamo cosa succede al nostro organismo una volta aver smesso di fumare. 1) Dopo circa 20 minuti dall'ultima sigaretta viene a normalizzarsi la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca.  l2) Dopo 8 ore l'anidride carbonica presente nel sangue comincia a diminuire mentre inizia a ritornare alla normalità la quantità di ossigeno. 3) 24 ore dopo la circolazione sanguigna è in netto miglioramento. 4) un mese dopo nel nostro organismo non si riscontra più la presenza di nicotina e cominciamo a respirare meglio. 5) un anno dopo si è dimezzato il rischio di patologie cardiache rispetto a quando si fumava e per i nostri polmoni inizia la disintossicazione dal catrame. 6) Dopo 10 anni anche il rischio di tumore alla gola, esofago, corde vocali, vescica e reni diminuisce. 7) dopo 15 anni si è ritornati come nuovi, paragonabili a chi non ha mai fumato per quanto riguarda, infarti, tumori e decessi dovuti al fumo. Come si vede è un processo molto lento quello della normalizzazione dell'organismo di un fumatore, ma se i risultati sono questi, perchè non provare? Magari aiutandoci con un'alimentazione salutare e lunghe camminate? Proviamoci! (immagine presa dal web)

15/06/14

I radicali liberi | L'altra faccia della medaglia

Effettivamente mai fu più azzeccato l'antico detto "ciò che non uccide fortifica" riguardo anche i radicali liberi. 

Tali molecole, già da tempo definiti icona dell'invecchiamento, paiono poter influenzare anche un'intervento completamente opposto e aiutare, in determinate circostanze particolari, i meccanismi di difesa delle cellule, favorendone la longevità. Si tratta dell'ipotesi formulata dai ricercatori della McGill University in uno studio pubblicato sulla rivista Cell in base ai quali i radicali liberi possono intervenire sugli identici meccanismi conosciuti per il loro coinvolgimento nei fenomeni di mortalità cellulare programmata contrastando, però, l'invecchiamento cellulare.
Radicali liberi contro
invecchiamento?

Gli scienziati, coordinati dall'esperto del Dipartimento di Biologia Siegfried Hekimi, lo hanno scoperto effettuando studi particolari sui meccanismi di apoptosi, ovvero sia quel processo che porta le cellule tipicamente negative per l'organismo a un vero e proprio suicidio nel verme Caenorhabditis elegans, un organismo che viene solitamente usato da tanto tempo come modello per studiare i fenomeni di morte cellulare programmata. Come ha provveduto a spiegare Hekimi, “dimostrare i meccanismi reali attraverso cui i radicali liberi possono esercitare effetti a favore della longevità fornisce nuove, forti prove dei loro effetti benefici come molecole-segnale”. Dal punto di vista pratico ciò “significa anche che i meccanismi dell'apoptosi possono essere utilizzati per stimolare meccanismi che rallentano l'invecchiamento”.

Hekimi ha anche aggiunto che “dato che i meccanismi dell'apoptosi sono stati studiati approfonditamente nell'uomo per la loro importanza nell'immunità e nel cancro esistono già molti strumenti farmacologici per manipolare il segnale apoptotico”. Tuttavia, l'esperto riconosce che raggiungere questo obiettivo potrebbe non essere semplice. Qualora gli scienziati riuscissero nell'impresa si aprirebbero nuovi approcci nella gestione dimalattie tipiche dell'invecchiamento, come le patologie neurogenerative, basati sulla manipolazione dei meccanismi dell'apoptosi per ottenere un aumento della resistenza allo stress.(ilsole24ore)





22/05/14

Over50, attenti al consumo di proteine, sono nocive se è elevato

Assumere molte proteine durante i pasti non è molto indicato. Lo dicono i ricercatori dell’Istituto di Longevità alla University of Southern California, guidati dal direttore Walter Longo, i quali hanno effettuato uno studio, pubblicato sulla rivista “Cell Metabolism”, durante il quale hanno analizzato l’alimentazione di oltre 6 mila over50 e il loro apporto proteico. Dallo studio emerge che esiste una correlazione tra l’eccessivo consumo di proteine e un aumento della mortalità causata dal cancro. Non solo, lo studio ci dice anche che le persone che hanno superato la mezza età vanno incontro ad una morte prematura se la loro alimentazione è basata su cibi ad elevato contenuto di proteine animali, quali latte, formaggio e carne. Gli amanti di questi alimenti, emerge dallo studio, rispetto a soggetti avvezzi al mangiar sano, hanno un rischio di morte per varie patologie superiore di ben il 74 %. Stesso rischio si corre con le diete a contenuto proteico medio, mentre l’ideale sarebbe una dieta con una percentuale di proteine ( sia animali che vegetali, anche se quest’ultime meno nocive) al di sotto del 10%. I ricercatori con questo studio hanno messo in risalto la relazione esistente nei soggetti Over50 tra elevato consumo di proteine e l’insorgenza di tumori, di conseguenza ne consegue che l’alimentazione cambia con l’età. In età giovanile le proteine aiutano il nostro organismo a svilupparsi controllando il fattore di crescita IGF-I, il quale cala notevolmente oltre i 60-65 anni. Il dottor Longo inoltre dice che un consumo notevole di proteine è nocivo, ma non bisogna neanche esagerare al contrario, perché un apporto scarso o assente comporta una rapida denutrizione e di conseguenza una salute cagionevole. (immagine presa dal web)

19/05/14

Vogliamo evitare l'Ictus? Mangiamo più fruttae verdura.

Questa volta lo studio arriva dalla Cina, e precisamente dalla Qingdao University, ed è stato pubblicato sulla rivista specializzata "Stroke". Gli alleati preziosi per la nostra salute sono questa volta frutta e verdura. Mangiare abbondantemente questi due alimenti, secondo lo studio, contribuisce a ridurre il rischio di avere un ictus in media del 20%. I ricercatori hanno combinato i risultati di venti studi diversi effettuati negli ultimi 19 anni e sono giunti al risultato che mangiando 200 grammi di frutta al giorno si ha una diminuzione del rischio di ictus pari al 32%. Un pò meno per la verdura, mangiandone sempre 200 grammi/die il rischio diminuisce dell'11%. Sembra che il merito di ciò sia imputato ai carotenoidi, un genere di antiossidanti presenti in molti tipi di frutta e verdura. In un altro studio è stato notato che pazienti con bassi valori di tre carotenoidi, e precisamente l'alfa-carotene, il beta-carotene e il licopene erano soggetti ad un rischio più elevato di ictus. Mangiando quindi più frutta e verdura abbiamo la capacità, oltre che fornire il nostro organismo di carotenoidi, di controllare la pressione sanguigna, e di migliorare il microcircolo; non solo, ma controlliamo anche il colesterolo, la massa corporea e le infiammazioni, tutti fattori, questi, che aumentano il rischio di ictus.

23/04/14

Non preoccupatevi se avete uno stomaco “brontolone”: è segno di salute.

Non di rado ci fa trovare in situazioni alquanto imbarazzanti; magari al cinema, durante una scena particolarmente thrilling, oppure trovandoci in mezzo ad altre persone, in un contesto silenzioso abbastanza da far sì che tutti possano perfettamente sentire il nostro stomaco che non smette di “brontolare”. “ah, quanto pagherei per conoscere un modo per fermarlo…”? abbiamo spesso pensato . Perché lo stomaco fa rumore? Tutto dipende dalla peristalsi, cioè quella fase del processo digestivo durante la quale diversi cicli di contrazioni muscolari spingono il cibo ingerito dallo stomaco giù verso l’intestino, e ancora oltre. Nel corso della peristalsi, l’apparato gastrointestinale secerne anche succhi gastrici e altri liquidi che formano, insieme con il cibo via via in fase di digestione , il chimo, cioè quella sostanza liquida presente nello stomaco, prima di passare attraverso la valvola pilorica ed entrare nel duodeno. È assolutamente normale che, in questo processo finiscano racchiusi anche gas e aria. E sono proprio loro i responsabili di quel brontolare dello stomaco. Ma allora, perché certe volte lo stomaco fa rumore anche se siamo a stomaco vuoto? Circa due ore dopo aver mangiato, il nostro organismo produce ormoni che invia come segnale di appetito al cervello. Questo a sua volta spedisce allo stomaco un segnale per far partire la peristalsi, che servirà a ripulire l’apparato digerente da eventuali residui di cibo ancora presenti.

10/04/14

Curare il fegato: ci vengono in aiuto erbe, piante e frutta.

Il fegato è un organo dotato di numerose funzioni indispensabili all’organismo umano, tra cui quella depurativa e quella di immagazzinare riserve per l’organismo. Secerne inoltre, la bile. Le piante benefiche per il fegato sono numerose. Le seguenti sono note a tutti e non richiedono particolare preparazione perché si mangiano normalmente crude o cotte: il CARDO MARIANO: supporta i processi di detossificazione epatica, da assumere come estratto opportunamente titolato; il CARCIOFO: ottimo per migliorare la digestione, le parti che fanno meglio sono le foglie, ma si può assumere anche come tisana; il ROSMARINO: ha un effetto depurativo e protettivo grazie all'attività antiossidante specifica per la cellula epatica; il TARASSACO: amaro ma non troppo, facile da reperire, ha un'attività diuretica, coleretica ed epatoprotettiva; ed ancora l’agretto, l’asparago, la barbabietola rossa, la carota coltivata, il cavolo, il cerfoglio, la cicoria, il crescione, i fagiolini verdi, la melanzana, il ravanello.Tra i frutti preferire: l’arancia, il melone, la susina e l’uva. Si possono prendere anche 2 cucchiai al giorno di succo di lassana. Tutte queste piante sono coleretiche, cioè stimolano la secrezione della bile. Inoltre disintossicano. Ecco alcuni preparati per la cura del fegato da bere tre tazze al giorno, di cui una a digiuno: infuso misto di carciofo e di bosso; lasciare 20g di foglie in infusione per 10 minuti. infuso misto di melissa e tiglio; lasciare 20g di sommità fiorite e foglie di melissa e 10g di fiori di tiglio in un litro d’acqua bollente per 10 minuti. infuso di noce; lasciare 25g di foglie in un litro d’acqua bollente per 10 minuti. decotto misto di ribes nero, carciofo, tarassaco e calendula; bollire 15g di ognuna di queste piante essiccate, in una tazza di acqua per un minuto e lasciare in infusione per 10 minuti. infuso di sambuco; lasciare 50g di fiori in un litro d’acqua bollente, mescolare e filtrare subito. infuso di robinia; lasciare 50g di fiori in un litro d’acqua bollente per 10 minuti. infuso di corbezzolo; lasciare 50g di foglie in un litro d’acqua bollente per 5 minuti.

27/03/14

Invecchiamento reversibile | Per gli animali di laboratorio ci siamo riusciti si potrà fare lo stesso per esseri umani?

Che cosa innesca il processo di invecchiamento, ed è possibile invertirne il corso? Queste domande hanno tormentato per secoli eminenti studiosi.

Oggi, gli scienziati hanno fatto un importante passo in avanti verso la risposta a l’eterno dilemma: hanno elaborato un farmaco capace di fare regredire l’invecchiamento riportando indietro nel tempo le lancette del nostro orologio biologico, anche se per il momento, soltanto nei topi. Alcuni ricercatori della facoltà di Medicina di Harvard in collaborazione con quelli dell’Università del Nuovo Galles del Sud hanno scoperto che un enzima, chiamato nicotinammide adenina dinucleotide (NAD) e presente in tutti gli esseri viventi, e i cui livelli si abbassano man mano che l’età degli organismi avanza, è in grado di fare regredire il processo di invecchiamento delle cellule più anziane.

Dopo avere somministrato NAD alle cavie per appena una settimana, gli scienziati hanno osservato che indicatori-chiave dell’invecchiamento, riscontrabili in cellule di topi di due anni di età, diventavano sovrapponibili a quelli di animali di soli sei mesi di vita. Facendo le dovute proporzioni, è come se un uomo di 60 anni presentasse le caratteristiche di un ragazzo di 20!
I ricercatori affermano che il risultato è spiegabile con l’effetto “ringiovanente” della sostanza chimica sui processi molecolari che favoriscono la comunicazione tra il nucleo cellulare e i mitocondri, le “centrali energetiche” della cellula, da tempo noti come elementi critici del processo d’invecchiamento.
Regredire il processo d'invecchiamento

Mano a mano che la funzionalità del mitocontriale si altera nel tempo, si instaurano diverse patologie legate all’età dell’organismo, come la malattia del diabete e dell’Alzheimer.
“E’ un po’ quel che accade talvolta a due persone che si sposano: da giovani, la comunicazione è soddisfacente, ma con il passare del tempo e con la convivenza prolungata , si arriva all’incomunicabilità”, spiega David Sinclair, professore di genetica della Facoltà di Medicina di Harvard, tra i maggiori autori dello studio.

“E’ proprio come come in una coppia, è bastato ristabilire la comunicazione per rimedire al problema”. In precedenza alcune ricerche svolte da Sinclair e dalla sua equipe hanno dato dimostrazione che un gene, chiamato SIRT1, fa da “cane da guardia”, impedendo a una molecola , HIF-1, di interferire con il processo comunicativo. Ma con il trascorrere del tempo i livelli di NAD diminuiscono , SIRT1 perde questa capacità e HIF-1 cresce fino a compromettere l’efficienza degli scambi.

“Certamente, c’è ancora tanto lavoro da fare, ma se questi risultati saranno confermati, allora alcuni aspetti dell’invecchiamento, se trattati in tempo, potranno essere reversibili”, ha concluso Sinclair. Il team confida di potere iniziare le sperimentazioni sugli esseri umani nel giro di un anno.(science)

22/03/14

La febbre: perchè ci colpisce?

La febbre,questa fastidiosissima "malattia" così chiamata erroneamente che, almeno una volta nella vita, ci ha colpiti tutti. Temperatura alta, debolezza, mal d'ossa, poco appetito, questi i suoi sintomi. E' comunemente ritenuta una malattia, ma in realtà la febbre è un meccanismo molto speciale attivato dall’organismo per un motivo ben preciso: difenderci dalle infezioni. Attaccato continuamente da virus e batteri, i maggiori responsabili delle infezioni, il nostro organismo risponde proprio innalzando la temperatura corporea: la febbre, infatti, mette a rischio la vita degli agenti patogeni che viaggiano per il nostro corpo, e permette alle nostre difese immunitarie di affrontarli alla meglio. E’ grazie alla febbre che riusciamo a produrre una quantità maggiore di anticorpi, le cellule amiche che si attaccano agli invasori, e proteine per combattere le infezioni e supportare i tessuti nell’eliminazione delle sostanze nocive. La febbre è generalmente un segnale positivo, che sta a significare che il corpo sta lottando contro l’infezione, ma attenzione: se troppo alta è bene farla scendere e chiedere al medico i farmaci più adatti a ciò. Una piccola curiosità da sfatare: spesso sentiamo dire che la febbre fa diventare più alti. Anche questa, come quella che la febbre sia una malattia e non un sintomo di qualcos’altro, è una falsa credenza: trascorrere molto tempo a letto fa sì rilassare i dischi di cartilagine tra le vertebre della colonna vertebrale, ma si tratta solo di un fenomeno momentaneo, alzandoci di nuovo dal letto si torna alla normalità.

13/03/14

Gli avanzi della nostra tavola al cane? Meglio evitare.

Ci sembra la cosa più normale di questo mondo, niente di sbagliato, e sicuramente siamo felici che il nostro cane apprezzi il “regalino” che gli stiamo facendo. Non è così. Dobbiamo sapere che quel nostro gesto, cioè dare in pasto al nostro "quattro zampe" gli avanzi del nostro pranzo o cena che sia, reca molti danni al suo organismo, ed instaura dei pessimi vizi. Diversi sono i motivi per non far partecipe il cane dei nostri  "avanzi" in tavola. Per prima cosa dobbiamo sapere che il cane è un animale essenzialmente abitudinario, la sua psicologia è basata sul fatto che il comportamento sarà sempre lo stesso se sottoposto ad uno stimolo (ad un dato stimolo risponderà sempre con la stessa reazione), quindi farlo mangiare sempre alla stessa ora, nella stessa ciotola e possibilmente in un posto tranquillo diverso da quello dove mangia il padrone. Evitare quindi di dare costantemente da mangiare al vostro amico a quattro zampe, in poco tempo perderete il ruolo di padrone, Il cane vi percepirà come un suo pari, e questo non deve mai succedere per non farlo sentire autorizzato a comportarsi come meglio crede, ignorando qualsiasi regola. Un esempio tipico è una cena in casa vostra con ospiti: il vostro cane girerà intorno al vostro tavolo in cerca di qualcuno che possa offrirgli un po’ di cibo. Infine c'è da salvaguardare la salute del cane.I nostri cibi sono troppo conditi e salati e l’apparato digerente del cane è molto differente dal nostro. Egli ha bisogno di nutrirsi in modo totalmente diverso e, dandogli da mangiare i nostri cibi, metteremo a dura prova il suo intestino che non è in grado di digerire alimenti così ricchi di condimento.

02/03/14

Impariamo a trasformare lo stress in amico

Difensori e aggressori
Fino a qualche anno fa, lo stress era la cenerentola della fisiologia. Oggi ha conquistato un ruolo di protagonista e l'attenzione di un numero crescente di ricercatori. Prliamo del sistema immunitario: chi lo aiuta, chi lo attacca, e come farlo funzionare al meglio.
Iniziamo dagli stress aggressori e difensori, fattori di malattie e benessere:
STRESS NEGATIVI
(FATTORI DI MALATTIA)

Reazione allo stress in un organismo non allenato 
I ritmi quotidiani cambiano e ci impongono fatiche improvvise: un cambiamento di lavoro, la nascita di un figlio, un trasferimento o una nuova situazione esistenziale. O semplicemente un improvviso, notevole sforzo fisico od organizzativo: un trasloco, le pulizie di primavera, una serata in discoteca ballando fino all'alba, un viaggio - anche cambiare clima e abitudini alimentari è stressante - o una competizione sportiva.
Eccessiva reazione allo stress acuto e incontrollabile 
Eventi improwisi e dolorosi come un lutto o la rottura di una relazione importante, la perdita del lavoro, una situazione pericolosa - ad esempio una calamità naturale - o un grave problema economico.
Stress cronico
È quello che colpisce tutti noi quando perdiamo la capacità di «staccare la spina» di fronte alle beghe di tutti i giorni: nel traffico, allo sportello della posta, in ufficio o in famiglia, quando piccoli contrattempi si sommano senza interruzione. E perfino l'organizzazione del tempo libero può diventare un'ulteriore causa di stress: pensiamo alle file in auto per raggiungere le località di villeggiatura!
Impossibilità di uscire dallo stress
Le situazioni senza via di uscita - è il caso di chi assiste un malato cronico o non riesce a uscire da una situazione esistenziale pesante, per esempio liberandosi di un lavoro noioso e ripetitivo o di legami intollerabili - annullano gli effetti positivi dello stress e ci fanno sentire «prigionieri» del malessere

STRESS POSITIVI
(FATTORI DI BENESSERE)

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Ambiente
Cercare di rimanere a contatto con la natura e i ritmi naturali delle stagioni, evitando stimolanti artificiali - fumo, farmaci - e privilegiando un'attività fisica moderata e regolare, da praticare quando possibile all'aperto.
Cibo
Scegliere un'alimentazione sana e variata, che privilegi cibi sani e digeribili, evitando grassi soprattutto animali, cibi conservati, eccessi di alcool e caffeina.
Socializzazione
Dedicare del tempo agli amici e ai propri cari, regalarsi ore piacevoli in compagnia e non aver paura di chiedere aiuto agli altri quando ci si sente troppo soli.
Atteggiamento
Sforzarsi di assumere un atteggiamento ottimista - studi clinici dimostrano che chi tende a vedere il bicchiere «mezzo pieno» è più sano e vive più a lungo - ricercando i supporti psicologici - strategie cognitive, meditazione o visualizzazioni - o religiosi che ci aiutino a dare un senso alle nostre azioni. E soprattutto, imparare a sfruttare gli «stressor positivi» che fanno bene alla salute. Le emozioni che ci vengono dal contatto con gli altri, ma anche dall'affetto di un animale domestico, dalla lettura, dall'ascolto della musica o dalla contemplazione della natura e delle opere d'arte che ci circondano.

15/01/14

Il rischio di recidiva del melanoma svelato dalla risposta immunitaria.

Il rischio di recidiva del melanoma svelato dalla risposta immunitaria. Il sistema immunitario può venire in aiuto nella ricerca contro la recidiva del melanoma, il tumore della pelle tra i più aggressivi e complessi da curare.
Melanoma

Uno studio del gruppo di ricerca coordinato da Monica Rodolfo, biologa dell’Unità di Immunoterapia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, pubblicato sulla rivista scientifica Cancer Research, mette in luce lo stretto legame tra cellule immunitarie e il rischio che il tumore torni a far paura nei 5 anni successivi alla rimozione con intervento chirurgico.

Gli studiosi hanno analizzato campioni di tessuto prelevati dai linfonodi sentinella, i linfonodi più vicini all’area del tumore e più a rischio di metastasi, di 42 pazienti affetti da melanoma con differente aggressività della malattia. In aggiunta i ricercatori hanno raccolto campioni di sangue da 25 pazienti con melanoma di stadio 3 e 4 e li hanno comparati con quelli di donatori sani combinati per età e sesso. L'attenzione è caduta sulla molecola CD30, che risulta più espressa nelle cellule immunitarie linfonodali e in quelle circolanti dei pazienti con malattia aggressiva.

Le stesse cellule evidenziano una funzione alterata e sono segno di immunosoppressione o di esaurimento dell’immunità antitumore. I ricercatori hanno trovato inoltre che le cellule con immunitarie positive per il marcatore CD30 erano più espresse nei linfonodi sentinella dei pazienti con recidiva del tumore e in quelli con stadio della malattia avanzato. “Questo studio – commenta Marco Pierotti direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano - si colloca nella tradizione di ricerca immunologica e di immunoterapia dei tumori, caratteristica di questo Istituto, ma integrata da innovativi approcci molecolari volti a comprendere i complessi rapporti che si instaurano tra il tumore e l’organismo che lo ospita. Riconoscere in ciascun paziente se il suo sistema immunitario reagisce al melanoma o lo subisce, consentirà di modulare gli interventi per ottimizzare l'efficacia terapeutica e una corretta allocazione di risorse economiche”.

Lo sviluppo clinico di queste informazioni potrebbe consentire di identificare quali pazienti, dopo l’intervento chirurgico, abbiano un elevato rischio di recidiva e necessitino quindi di ulteriori terapie, evitando invece un trattamento inutile e tossico ai pazienti guariti dalla chirurgia. “La molecola CD30 - spiega Monica Rodolfo - potrebbe diventare un nuovo bersaglio terapeutico per i pazienti con melanoma. Essendo già disponibili farmaci che agiscono su questo marcatore CD30, è possibile immaginare che questa nuova strategia terapeutica possa essere studiata nei pazienti in tempi relativamente brevi”.

07/01/14

Cosa si cela dietro la sclerosi multipla: sarà un alterazione genetica?

Cosa si cela dietro la causa scatenante della sclerosi multipla: sarà un alterazione genetica delle cellule?

Durante uno studio pubblicato sull'autorevole rivista Nature Medicine, i ricercatori del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Salerno e dell’Istituto di Endocrinologia e Oncologia Sperimentale (IEOS) del CNR di Napoli, coordinati da Giuseppe Matarese, hanno sottolineato le alterazioni metaboliche delle “cellule regolatorie” come causa probabile della disfunzione immunitaria responsabile della sclerosi multipla.

Alterazione metabolica
Tutte le malattie autoimmunitarie ed infiammatorie croniche sono il piu' delle volte oltremodo invalidanti e causano la distruzione da parte del sistema immunitario dei costituenti propri del nostro organismo, in quanto causa della perdita dei meccanismi di “tolleranza immunologica” nei confronti del “se”.

Ad esempio, nella sclerosi multipla si assiste all’attacco della mielina, responsabile di una idonea conduzione degli impulsi nervosi, la cui distruzione genera la comparsa di manifestazioni neurologiche di diverso grado, che vanno dalla debolezza muscolare alla perdita del controllo dei movimenti fino alla paralisi.

Nonostante gli importanti progressi che hanno fatto si di fare compiere enormi passi avanti nella comprensione delle cause di questa patologia, l’intrinseco meccanismo che conduce alla perdita della “tolleranza immunologica” non è stato ancora identificato del tutto. Ultimamente la ricerca scientifica ha concentrato i propri sforzi sullo studio di una popolazione linfocitaria di “cellule sentinella” (dette cellule “T regolatorie, Treg”) che ci protegge dalle malattie autoimmunitarie, inclusa la sclerosi multipla.

 La ricerca ha dimostrato che vi è una eccessiva stimolazione del metabolismo energetico intracellulare nelle cellule T regolatorie dei pazienti con sclerosi multipla. Questo fenomeno determina un “esaurimento funzionale” che comporta un’alterata capacità, da parte di queste cellule, di crescere e controllare l’infiammazione che distrugge la guaina mielinica. Inoltre è stato evidenziato che la crescita delle cellule T regolatorie diminuiva all’aumentare della gravità clinica della malattia, svelando anche un legame stretto fra il metabolismo, la ridotta funzione delle cellule T regolatorie e la progressione della sclerosi multipla.

Questo aspetto suggerisce di utilizzare questo parametro come indice prognostico per l’identificazione precoce dell’andamento clinico della malattia, la cui evoluzione è spesso imprevedibile alla diagnosi. Infine, i risultati di questo studio potrebbero aiutare a comprendere il perché la sclerosi multipla è molto più comune nei paesi ricchi ed opulenti, dove si registra una “pressione metabolica” nettamente maggiore rispetto a quella riscontrata nelle società meno avanzate.

 Il lavoro che vede coinvolte anche le Dr.sse Fortunata Carbone (IEOS-CNR) e Veronica De Rosa (IRCCS-Fondazione Santa Lucia e IEOS-CNR), ed è finanziato principalmente dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM) e dall’European Research Council (ERC) - è il frutto di una estesa collaborazione di enti di ricerca nazionali (Università degli Studi di Salerno, IEOS-CNR, IRCCS-Fondazione Santa Lucia, Università di degli Studi di Napoli “Federico II” e IRCCS-MultiMedica) e internazionali (University of California Los Angeles, UCLA). Lo studio è stato possibile grazie ai finanziamenti di: Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM), European Union IDEAS Programme European Research Council (ERC) Starting Grant “menTORingTregs”, Ministero della Salute e il MIUR col Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base (FIRB).

03/12/13

Ossitocina: può davvero aiutare chi è affetto da autismo?

Ossitocina: può davvero aiutare chi è affetto da autismo? Pare che nell'ambiente della ricerca contro le forme di autismo si stia ritornando a parlare di ossitocina e dei suoi probabili effetti nel trattamento dei disturbi dell'autismo.
Uno studio al riguardo, pubblicato su Pnas, pare evidenziare infatti che una sola dose dell’ormone in questione, somministrata come fosse unp spray nasale, è capace di aumentare l’attività cerebrale nei bambini autistici durante la fase di elaborazione di informazioni sociali. Per adesso si tratta soltanto di un mutamento nel cervello di questi bimbi, che in effetti ha tutte le potenzialità per essere ritenuto positivo, come tiene a precisare su Scientific American, Ilanit Gordon della Yale University, uno degli autori dello studio al riguardo.
Questo dato ha però la necessità di essere tradotto e compreso per bene, in maniera tale da capire come poterlo utilizzare per produrre un cambiamento anche nella vita reale delle persone con autismo.
L'ossitocina benefica per i bimbi autistici?

L’ossitocina, meglio conosciuta come l’ “ormone dell’amore”, è una sostanza prodotta dall’organismo, fondamentale per favorire i legami affettivi e sociali. Per questo motivo, già da qualche tempo, alcuni scienziati si sono chiesti se questo ormone potesse influenzare anche il comportamento dei bambini con autismo, attenuando le loro difficoltà nelle interazioni sociali.

Sulla base di questa ipotesi, per indagare più a fondo il reale potenziale dell'ormone, sono nati diversi trial clinici in giro per il mondo. Lo scorso luglio, per esempio, uno studio della University of New South Wales, in Australia, aveva mostrato che gli spray a base di ossitocina non riuscivano a migliorare i sintomi delle persone affette da autismo. Ovvero l’ormone, testato contro un placebo, non produceva miglioramenti a livello di riconoscimento delle emozioni, interazioni sociali e comportamenti ripetitivi.

Lo studio presentato oggi su Pnas aggiunge però qualcosa di più alle evidenze sperimentali sui possibili legami tra ossitocina e disturbi dello spettro autistico. In particolare, il paper di Gordon e colleghi, condotto su 17 bambini e adolescenti affetti da autismo, mostra che la somministrazione nasale dell’ormone aumenta l’attività cerebrale in alcune regioni connesse con la dimensione sociale dell’individuo, dimostrando, scrive il New York Times, che le stesse regioni (quelle associate con la sensazione di ricompensa e il riconoscimento delle emozioni), in queste persone, non sono danneggiate in maniera irrevocabile e che quindi possono essere in qualche modo influenzate. I ricercatori hanno diviso i ragazzi in due gruppi: ai primi hanno somministrato lo spray nasale a base di ossitocina, ai secondi del placebo.

Quindi, grazie alla risonanza magnetica funzionale, hanno potuto osservare cosa succedeva al cervello dei volontari mentre eseguivano un compito legato alle abilità sociali (abbinare delle emozioni alle immagini degli occhi di alcune persone). Se è vero che l’ossitocina aumentava l’attività delle aree sociali del cervello nel test emotivo, gli stessi ragazzi però non ottenevano risultati migliori rispetto a quelli che avevano avuto placebo. Di contro, la stessa ossitocina sembrava diminuire l’attività cerebrale delle stesse regioni quando i ragazzi erano impegnati in un compito non legato alle emozioni e alla dimensione sociale (come classificare immagini di veicoli in diverse categorie). Lo studio, per ora, dimostra solo in maniera chiara che l’ossitocina influenza le aree cerebrali delle persone affette da autismo, aiutando il cervello a sintonizzarsi per comprendere la differenza tra stimoli sociali e non sociali, precisano gli esperti.

Come lo faccia, però, non è ancora chiaro: potrebbe darsi che l’ossitocina renda gli stimoli sociali più gratificanti per il cervello dei bambini autistici, o semplicemente che aiuti a distinguere le informazioni provenienti dagli esseri umani da quelle provenienti dagli oggetti, rendendole degne di nota. E in attesa di ulteriori ricerche, concludono gli autori, questi risultati suggeriscono che l’ossitocina, agendo sul cervello, forse potrebbe aiutare a migliorare l’efficacia dei trattamenti comportamentali, come spiega a Live Science la Gordon: “C’è una finestra temporale in cui il cervello aumenta la sua efficienza nel processare le informazioni, e possiamo utilizzare questa finestra per lavorare con i bambini con disordini autistici nel trattamento comportamentale”.

30/10/13

Si al voto palese: Il Cavaliere riunisce i "falchi"

In Giunta finisce 7 a 6 dopo che la senatrice di Scelta civica ha fatto da ago della bilancia: no allo scrutinio segreto. Schifani: "Pagina buia, ci saranno conseguenze"- Bernini: "Impensabile sostenere governo"
Silvio Berlusconi - descritto "di pessimo umore" - ha rinviato il pranzo con i ministri a Palazzo Grazioli. La decadenza di Berlusconi sarà decisa con il voto palese come ha richiesto fin dal primo giorno il Movimento 5 Stelle.
Il cavaliere
Fino a ieri infatti il risultato all'interno dell'organismo era in pareggio: 6 per il voto segreto (Pdl, Lega, Gal e Autonomie-Psi), e altrettanti per il voto palese (Pd, M5S e Sel). Ma visto che il presidente del Senato e della giunta, Pietro Grasso, per prassi non si esprime, l'incognita era rappresentata proprio dalla Lanzillotta che aveva fatto sapere di voler prendere una decisione dopo aver ascoltato le relazioni di Anna Maria Bernini (Pdl) e Francesco Russo (Pd).

Voto allo status non alla persona. L'orientamento della giunta è stato, quindi, quello di restringere il campo alla sola decadenza da senatore di Berlusconi, perché il voto sulla decadenza è considerato voto non alla persona ma allo status di parlamentare. Diversa invece la questione dell'ineleggibilità e dell'incandidabilità che va a toccare appunto la persona, e secondo il regolamento di Palazzo Madama necessita di uno scrutinio segreto. Ciò non toglie che al momento della discussione in aula sulla vicenda dell'ex premier si possa presentare un ordine del giorno, firmato da almeno 20 senatori e motivato, nel quale si richiede invece il silenzio dell'urna. In quel caso il presidente Pietro Grasso sottoporrebbe di nuovo la richiesta al giudizio dell'assemblea.

Quanto alla data per votare la decadenza in aula, questa sarà calendarizzata oggi, quando sarà convocata la conferenza dei capigruppo. Presumibilmente, avverrà tra il 4 e il 15 novembre. Il Movimento 5 Stelle ha già chiesto a Grasso di calendarizzare "immediatamente, per la prossima settimana, già dal 5 novembre il voto sulla decadenza del senatore Berlusconi. Ora non ci sono più ostacoli. Si voti subito".
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