Il-Trafiletto
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14/08/14

Che cos'è la dieta a punti?

La dieta a punti, lo dice il nome stesso, si basa sul principio di attribuire dei punti agli alimenti in base alle loro calorie e trovare così il menu giornaliero ideale, bilanciato e sano. Questo tipo di alimentazione è stato inventato negli anni 70 dal dietologo italiano Guido Razzoli ma a tutt’oggi è ancora molto seguito tra coloro che desiderano perdere peso in modo equilibrato. Ogni persona, a seconda del suo peso e ad altre personali caratteristiche, avrà quotidianamente a disposizione un certo numero di punti da “spendere” inventando così il menu ideale, sommando una serie di alimenti da una lista messa appunto dal dietologo. Con i punti attribuiti ai vari alimenti, si viene così a creare una tabella appunto di questi cibi suddivisi in base ai punti assegnati; si avranno così alimenta da 1 punto, 3 punti, 4 punti, e anche da 0 punti. Con queste tabelle si possono creare delle diete personalizzate, in base al proprio peso, alla propria altezza e al sesso della persona, la quale avrà così a disposizione una quantità di punti, compresi tra un massimo e un minimo, da “spendere” nell’arco dell’intera giornata. Quello che si prefigge la dieta a punti è la perdita settimanale di circa un chilo. Diversi sono i punti deboli che caratterizzano questo tipo di dieta, come ad esempio lo sbilanciamento degli alimenti, che favorisce le proteine e i grassi, dando loro un minimo di punti, e penalizzando i carboidrati con punteggi ben più elevati, contribuendo così alla formazione di diete non bilanciate. Inoltre non si tiene minimamente conto della quantità di calorie assunte, andando incontro così ad un risultato del tutto inutile o addirittura ad un aumento di peso. Qui di seguito alcune tabelle a punti: DONNE DI ALTEZZA MEDIA (1,55 m – 1,70 m) Fino a 70 kg. da 18 a 24 punti, tra 71 e 80 kg. da 20 a 25 punti, tra 81 e 90 kg. da 22 a 27 punti, tra 91 e 100 kg. da 24 a 29 punti. UOMINI DI ALTEZZA MEDIA (1,70 m – 1,85 m) Fino a 80 kg. da 22 a 26 punti, tra 81 e 90 kg. da 24 a 29 punti, tra 91 e 100 kg. da 26 a 30 punti, tra 100 e 110 kg. da 28 a 32 punti. Alimenti da 0 punti: melanzane, carote, pomodori, fagioli spinaci, asparagi, carciofi Alimenti da 1 punto: 1 banana, tre fichi, quattro albicocche, una fetta prosciutto, una fetta bresaola, 100 g di cozze, 2 yogurt, 1 bicchiere di latte. Alimenti da 3 punti: 1 bicchiere di vino, 1 birra, 120 g. tacchino, 150g. petto pollo, 1 uovo, 120g. riso, 50 g. pane. Alimenti da 4 punti: 30 g. groviera, 100 g. salame, 100 g. vitella, 2 palline di gelato.

08/07/14

Tecniche OGM | Colture più resistenti e sane

Tecniche OGM
"Le tecniche OGM potrebbero aiutare a ottenere colture non soltanto più resistenti, ma anche più sane".

I pomodori, prodotti di largo consumo, sarebbero il veicolo ideale per estendere proprietà tanto benefiche anche a chi non può permettersi o non può facilmente rifornirsi di bacche costose e altamente stagionali. "Basterebbe consumare uno o due pomodori per assumere antocianine nelle stesse quantità contenute in un cestino di frutti", dice Cathie Martin.

In uno studio preliminare condotto su topi predisposti a sviluppare il cancro, una dieta contenente pomodori viola invece di quelli tradizionali ha consentito di estendere la speranza di vita di circa un terzo. Martin sta ora progettando una sperimentazione controllata randomizzata per verificare i benefici per la salute umana. "Cibo di un colore diverso dal solito può non essere facile da accettare", dice Martin, che cita il fallimento commerciale del ketchup verde, ma si dichiara ottimista sulle reazioni dei consumatori ai nuovi pomodori: dopotutto, esistono già ortaggi viola tra i prodotti a foglia.
Rimane il problema di far accettare un vegetale OGM.(science)

VALORI NUTRITIVI DI PRODOTTI OGM
Patate Désirée OGM (per 115 g)                                                                    
PROTEINE GRASSI CARBOIDRATI CALORIE 

 2g                 0g              17g                 84kcal

Pomodori viola (per 100g)
PROTEINE GRASSI CARBOIDRATI CALORIE

 0,8g               0,5g            3,5g               19,5kcal



Insetti | Il cibo che probabilmente avremo a tavola

Il cibo in arrivo sulle nostre tavole potrebbe avere sei zampe. La domanda di carne è in crescita esponenziale: di che cosa si ciberanno i carnivori del futuro? Frittate di cavallette, locuste caramellate, minestrone di vermi? 

Alcuni scienziati ritengono che l'entomofagia, il consumo alimentare di insetti, giocherà un ruolo significativo come fonte alternativa di proteine. "Dal punto di vista della conversione di mangimi in cibo adatto al consumo umano, gli insetti sono molto più efficienti di altri animali da allevamento", dice Arnold Van Huis, entomologo dell'Università di Wageningen, nei Paesi Bassi. "Sono creature a sangue freddo, e dunque, non sprecano energia per mantenere la temperatura corporea". I grilli, per esempio, producono un chilogrammo di materiale commestibile a partire da appena 2,1 chilogrammi di cibo ingerito.

Per il pollame, la cifra corrispondente è di 4,5 chilogrammi, che arriva a 9,1 chilogrammi per i suini e addirittura a 25 chilogrammi per i bovini. Ci sono, poi, vantaggi ambientali. Il bestiame è responsabile del 18 per cento delle emissioni di gas serra di origine umana: per ogni chilogrammo di carne di manzo che produciamo, vengono rilasciati circa 2850 grammi di metano. I vermi della farina e i grilli ne producono rispettivamente 8 grammi e 2 grammi, secondo una ricerca condotta da van Huis nel 2010.

Sembrano dunque esserci tutti i presupposti per cambiare dieta e passare agli insetti, e per questo, un gruppo di ricerca dell'Università di Wageningen si sta occupando del probabile maggior ostacolo che si frappone tra le bestioline e i nostri piatti: la percezione da parte dei consumatori. I ricercatori organizzano degustazioni per valutare la disponibilità del pubblico al consumo di insetti e per identificare la maniera migliore per servirli (interi, frullati o sotto forma di estratto proteico). "Abbiamo scoperto che nove persone su 10 preferiscono le polpette di insetti a quelle tradizionali", sostiene van Huis.

"È questa la strada da seguire per camuffare le nuove proteine". Anche gli operatori del settore riconoscono che ci sarà molto lavoro da fare per superare la nostra avversione alle creature a sei zampe. "In Occidente, dobbiamo vincere una resistenza psicologica storica", dice Ernest Papadoyianis, presidente di Organic Nutrition Industries. "Penso che la diffusione si avrà quando anche chef famosi cominceranno a promuovere l'insettofagia". La sua società, che ha sede in Florida, sta per avviare la produzione di mille tonnellate annue di stratiomidi (mosche soldato) essiccati e macinati, da utilizzare come mangime per acquicoltura. È realistico aspettarsi, infatti, che gli insetti saranno sì sempre più utilizzati, ma per nutrire altri animali, più apprezzati dall'uomo. Da giugno, poi, è consentito adottarli come mangime per acquicoltura anche nell'Unione Europea. Oltre al problema della percezione da parte dei consumatori, ci sono anche altre complicazioni. Per esempio, alcune delle proteine contenute nelle specie commestibili sono analoghe a quelle degli acari della polvere, e possono provocare crisi di asma. Se, però, avesse ragione Papadoyianis, e l'ingresso in campo delle star dei fornelli potesse aiutare la causa nel mondo occidentale, forse non dovremo aspettare molto prima di vedere nel piatto cibo con antenne e zampette.(science)



02/07/14

Non tutte le calorie sono uguali | Inside Science | Robert Matthews e Coca Cola

Quando una gigantesca multinazionale si proclama Impegnata a fare la sua parte per rendere il mondo un posto migliore, è difficile non essere sospettosi. Cosi, quando Coca-Cola ha lanciato la sua ultima campagna di immagine internazionale, rivendicando un ruolo nella lotta all'obesità, era sicuramente preparata a ricevere critiche. 

Difatti, così è stato: sono stati in pochi a complimentarsi con la massima fornitrice mondiale di acqua colorata e zuccherata. Gli spot hanno messo l'accento sul record di riduzione dell'impatto calorico vantato da Coca-Cola, la quale sottolinea come la vendita di versioni a calorie zero delle sue bevande sia iniziata decenni fa e ricorda che, oggi, oltre la metà delle sue bibite distribuite in Europa è a contenuto calorico ridotto o assente, Essendo un appassionato di Coca, già lo sapevo: da l decenni, consumo allegramente secchiate della versione "Diet".

Ma queste pubblicità mi hanno comunque lasciato l'amaro in bocca. A dar retta alla cortese voce femminile degli spot televisivi: "Lo dice il buon senso: tutte le calorie contano". In effetti, sembra perfettamente logico. Tutti soppiamo che una caloria è comunque una caloria: che essa provenga da una bibita zuccherata o da un'arancia biologica amorevolmente coltivata dietro casa. E ciò vale anche per la crociata anti-obesità: "Se, mangiando o bevendo, ingerisci più calorie di quante ne consumi, acquisti peso", dice la stessa voce benevola. "Questo è vero sia per la Coca-Cola che per qualsiasi altro prodotto calorico". Ancora una volta, come negarlo? È un principio fisico: si chiama conservazione dell'energia. Il corpo umano non consuma le calorie in eccesso, ma le trasforma in grasso, vero e proprio "magazzino" energetico. Anche molti nutrizionisti sarebbero d'accordo e direbbero che è una legge fondamentale dell'alimentazione. Addirittura, quando quest'idea iniziò ad affermarsi verso il 1880, le venne affibbiato anche un nome pretenzioso: legge dell'isodinamica, secondo la quale tutte le calorie sono uguali per il nostro organismo, che si tratti di carboidrati, proteine o grassi.
Coca-Cola
bibita zuccherata

Quei nutrizionisti, però, commetterebbero un errore: e ingannerebbero anche noi. Il fatto è che gli esseri viventi superano in complessità qualsiasi fenomeno fisico. È certamente vero che la legge della conservazione dell'energia si applica tanto agli umani quanto ai buchi neri e ai quark, ma non come vorrebbero farci credere. Quando si tratta di alimentazione, è semplicemente ridicolo pensare che ci sia un principio lineare che regola il bilancio energetico di tutto quanto mettiamo in bocca, di quanto consumiamo e di quanto finisce per debordare dalla'cintola dei pantaloni. La prossima volta che ci sediamo a tavola, diamo un'occhiata al cibo che abbiamo davanti. Magari avrà un aspetto familiare, ma chimicamente, è estremamente complesso, e altrettanto complessa è la risposta del nostro organismo. Per metabolizzare le proteine, utilizziamo il doppio dell'energia che serve a trasformare i carboidrati, mentre le fibre insolubili (anch'esse contenenti calorie) si limitano ad attraversarci da un capo all'altro.

Gli alimentaristi, nei loro calcoli, tentano di tener conto di queste differenze, ma è impossibile riflettere tutta la complessità rappresentata da un piatto di carne con due diversi contorni accompagnato da una birra gelata. E poi, resta il dubbio di come il nostro corpo gestisca l'eccesso di energia derivante dal pasto consumato. Le fibre, l'abbiamo detto, entrano ed escono, ma i carboidrati scatenano il rilascio di insulina, che induce le cellule a immagazzinare il surplus energetico sotto forma di grassi. Tra i carboidrati, il maggior responsabile di questa reazione è quello che si trova in quasi la metà delle bibite Coca-Cola: lo zucchero. Ovviamente, non si tratta soltanto di Coca-Cola: una recente indagine ha dimostrato che 1'80 per cento degli alimenti in commercio contiene zuccheri aggiunti. I produttori hanno escogitato oltre 50 nomi diversi per questa sostanza (da sciroppo di mais a succo di frutta concentrato): tutti, però, rappresentano una minaccia per la salute. Perché, allora, lo zucchero è tanto utilizzato?

Prima di tutto, ha un buon sapore, e poi, è provato, dà dipendenza: più consumiamo saccarosio, più ne abbiamo voglia. Coca-Cola dichiara di impegnarsi a fornirci "informazioni nutrizionali basate sulla realtà dei fatti". Sarei più propenso a crederle se eliminasse lo zucchero e smettesse di tentare di convincerci che tutte le calorie sono uguali.(science)


01/07/14

Idrogeno o metano? L'odore fa la differenza

QUANDO LA PANCIA SI GONFIA: Gli alimenti, le piante e le regole di vita per affrontare un disturbo, causa anche di disagi nelle relaazione con gli altri. I gas responsabili del meteorismo sono il risultato dell'azione putrefattiva di alcuni batteri

Una certa quantità di gas è sempre presente nell'apparato digerente: negli oltre otto metri di tubo, se ne raccolgono circa 150 centimetri cubi, di cui 50 nello stomaco e 100 nell'intestino.
L'ARIA PROVIENE IN LINEA DI MASSIMA DA TRE FONTI:
*Ingestione attraverso la bocca .
*Produzione di gas vari (quali anidride carbonica, idrogeno e metano) da parte della flora batterica intestinale.
*Scambi gassosi fra il sangue e l'intestino.

METEORE: La situazione più frequente, di cui si lamentano spesso le persone, è sicuramente il meteorismo. Con questo termine si intende la presenza diffusa o localizzata di gas nell'intestino, con conseguente rigonfiamento dell'addome, senso di tensione dolorosa, malessere generale e produzione di aria.
METEORISMO 
RIDURRE LA FORMAZIONE DI GAS INTESTINALI GAS E BATTERI 
I gas normalmente contenuti nel colon sono azoto (90 per cento) ossigeno, anidride carbonica, idrogeno e metano. L'idrogeno e il metano derivano soprattutto da reazioni chimiche che avvengono nell'intestino, a opera di batteri normalmente presenti nel colon (la cosiddetta «flora batterica intestinale »).
Questi tipi di batteri sono essenzialmente due:
Ad azione Fermentativa: attaccano soprattutto gli zuccheri favorendo così le funzioni intestinali; sono in pratica dei batteri "buoni"; l'idrogeno deriva dai processi fermentativi;
Ad azione Putrefattiva: attaccano e digeriscono le proteine e i loro prodotti di degradazione; sono batteri per così dire «cattivi», in quanto essi stessi responsabili del meteorismo; il metano deriva dai processi putrefattivi.
LE CAUSE: In piccole quantità il metano viene assorbito dal sangue, ma la quota maggiore rimane nell'intestino e tende a gonfiarlo. In un soggetto sano vengono eliminati per via anale circa 500- 600 millilitri di gas e ne rimangono circa 200; quando ne vengono eliminate quantità maggiori, si parla di meteorismo. Le ragioni sono riconducibili a tre meccanismi principali:
AUMENTATA PRODUZIONE DI GAS (legata soprattutto ad abitudini dietetiche errate). Eccessiva assunzione di grassi (che favorisce le putrefazioni). Alto consumo di proteine vegetali - soprattutto dei legumi - che stimola da un lato la funzione intestinale, ma dall'altro aumenta la produzione di gas. Uso smodato di alcuni antibiotici, che distruggono oltre ai batteri causa di malattia (per i quali sono prescritti) anche quelli della normale flora batterica intestinale.
ALTERATA FUNZIONE INTESTINALE: le onde che percorrono normalmente l'intestino (dette «onde peristaltiche ») possono essere rallentate o bloccate, con conseguente formazione di sacche d'aria all'interno di questo canale.
ALCUNE MALATTIE COME SINDROMI DA CATTIVO ASSORBIMENTO O OCCLUSIONI INTESTINALI. Una situazione particolare è rappresentata dalla stipsi (o stitichezza): il ristagno delle feci nell'intestino favorisce lo sviluppo dei batteri della putrefazione e il gas prodotto non viene eliminato con regolarità, ma a tratti, producendo un po' alla volta un gonfiore della pancia. I gas emessi provocano regolarmente problemi e imbarazzo. Non tutti però vanno messi sul banco degli imputati. I gas di fermentazione (idrogeno e anidride carbonica) sono del tutto inodori, dunque anche se emessi non danno segno di sé. I gas di putrefazione, invece, sono particolarmente nauseabondi; fra questi il metano lo è solo in parte, lo scatòlo e soprattutto l'indòlo sono veri e propri concentrati di sostanze tossiche e altamente maleodoranti.

CONSIGLI .
*Rinunciate alla pennichella dopo pranzo.
*Preferite un po' di attività fisica.
*Smettete di fumare (per lo meno provate a ridurre il numero di sigarette fumate).
*Masticate piano e correttamente.
*Evitate gli stress.
* Non leggete durante i pasti.
*Chi soffre di meteorismo deve ridurre il consumo di latte, legumi, cibi grassi, bevande gassate, creme, masticare
COME RISOLVERLO A TAVOLA
*Evitate tutti i cibi che producono aria (flatogeni), come latte, legumi, cibi ricchi di grassi, bevande gassate, panna montata, creme, cipolle, carote, cavoli, cavolfiori, verze, rape, frutta tranne mele, pere e agrumi.
*Usate saltuariamente e in quantità limitata cibi moderatamente flatogeni (mele, pere, agrumi, patate, pane, noci, melanzane, cereali integrali).
*Usate un po' più spesso cibi normalmente flatogeni (se si desidera rinunciare alla carne, preferite frutta in genere, verdure - a eccezione di cavoli e altri ortaggi della famiglia delle crucifere -, uova, noci e nocciole; i legumi sono poco flatogeni in circa la metà delle persone, che geneticamente sono fornite di un enzima che evita la formazione dei gas: il consiglio, in questi casi, sarà valutato secondo le «reazioni» personali).
Più in dettaglio, è necessario: *Diminuire la quota di zuccheri nella dieta (dunque pane, pasta, patate, riso, dolciumi); questo è utile soprattutto nel meteorismo di tipo fermentativo.
*Ridurre il consumo di proteine soprattutto animali, come latte, uova, formaggio, carni. .
*Eliminare cibi irritanti o di difficile digestione, come salumi, cacciagione, frattaglie, cibi in scatola o conservati, frutta non matura, alcol, condimenti piccanti.
*Limitare la verdura cruda.
*Aumentare il consumo di cibi ricchi di fibre (frutta matura, verdure cotte, crusca) per favorire la funzione intestinale.
*Quanto ai legumi, si possono consumare se si elimina la cuticola esterna, che contiene più del resto sostanze che producono gas.
*Non bere durante i pasti.

LA CURA FARMACOLOGICA I farmaci impiegati nella cura del meteorismo sono essenzialmente di due tipi:
*Farmaci che aiutano l'eliminazione dei gas (tensioattivi): ricordiamo il simeticone (o dimeticone), che riduce la cosiddetta tensione superficiale, per cui le bolle di gas diventano tante piccole bollicine più facilmente eliminabili.
*Farmaci che tendono ad adsorbirli (adsorbenti): il più noto è il carbone vegetale, cui spesso vengono associate altre sostanze. Non è rara anche la combinazione con un tensioattivo.

17/06/14

Analizziamo l'oliva

Che cos'è l'Oliva? Tecnicamente l'oliva è una drupa (frutto con nocciolo) di forma elicoidale più o meno allungata in base alle varietà. Come tale è costituita dall'epicarpo (parte esterna), dal mesocarpo o polpa, dall'endocarpo o nocciolo, dal seme o mandorla. Il suo peso è variabile: ad esempio nelle varietà da olio oscilla in genere tra 1 e 4 grammi.

La composizione di una drupa di oliva è costituita per circa la metà da acqua di vegetazione e l'altra metà divisa tra olio e residuo solido. L'olio d'oliva dunque è contenuto quasi totalmente dalla polpa e in minima parte dal seme. Per capirci meglio possiamo dire che la composizione chimica della drupa è: acqua al  50% , grassi al 18-25%,  proteine al 1,6%,  carboidrati 19-20%,  cellulosa 5-6% , ceneri 1,5% .  I grassi sono rappresentati per la maggior parte dai trigliceridi (circa 95%) e dai digliceridi (circa 3%); questi sono la frazione saponificabile (98%), cioè lipidica. Il 2% rimanente  è  la  frazione insaponificabile, che  è importantissima perchè conferisce all'olio di oliva le proprietà organolettiche che ne esaltano i pregi.

Oliva
immagine presa dal web
Vi sono poi alcuni componenti minori: tocoferoli, steroli, clorofilla, antociani, flavoni, cere, squalene, caroteni, fenoli, polifenoli, alcoli, composti diterpenici e triterpenici. Questi componenti fanno sì che l'olio extravergine sviluppi le principali caratteristiche organolettiche come: gusto, sapore, aroma.  Tra le proteine più importanti possiamo citare: l'alanina, l'arginina, la glicina, la leucina. I carboidrati si trovano sottoforma di zuccheri  solubili come: glucosio, fruttosio, galattosio, mannosio e pectine.

In base al peso le varietà si possono classificare in: drupe microcarpiche, con peso inferiore a g 1,5; drupe mesocarpiche, con peso intermedio tra g 1,5 e 4; drupe macrocarpiche, con peso superiore a g 4; La resa più bassa è generalmente quella delle drupe macrocarpiche che costituiscono appunto le olive da mensa. La resa più alta è data dalle olive mesocarpiche per il loro alto rapporto polpa/nocciolo.

11/06/14

Alimentarsi bene | Monitor Dieta, un'app per amica!

Monitor Dieta
Se l'attività fisica è il modo migliore per mantenersi in forma, è anche vero che curare l'alimentazione è altrettanto importante. L'eccesso di calorie affatica l'organismo e fa ingrassare in maniera poco sana.

Una dieta poco equilibrata, nella quale le calorie provengano da un eccesso di grassi o di proteine, mette a rischio l'organismo. Da questo punto di vista, è utile avere delle applicazioni che tengano sempre informati su quello che state mangiando, riducendo il consumo di calorie ma, sopratutto, riequilibrandolo. Utile è anche un diario che vi possa seguire durante la dieta, per segnare le calorie assunte e, possibilmente, la suddivisione in macronutrienti (proteine, grassi, carboidrati).

 Ricordatevi però che una dieta ipocalorica vi deve essere prescritta esclusivamente dal medico. EVITATE LE DIETE FAI DA TE! Evitate le diete di moda vendute su internet: vi faranno dimagrarire e con ogni probabilità vi rovineranno il fisico! Una dieta deve essere equilibrata e adatta al vostro corpo: solo un dietologo ve la può consigliare, non certo l'amico che "ha perso 15 kg in 3 mesi".

A tal proposito un'applicazione che può esservi "amica" è Monitor Dieta usa un approccio un po' diverso da altre app conta-calorie o di diario calorico. Lo scopo dell'app, infatti, è seguire il vostro stile di vita.
Il diario vi chiede, ogni giorno, che cosa avete mangiato a pranzo, se avete svolto l'attività fisica che vi eravate impegnati a svolgere, se il vostro umore era buono o cattivo e così via. Più che un'app calcolatrice, quindi, è un'app amica, a cui confidare i propri stati emotivi e che vi segue in maniera "morbida'; chiedendovi, dopo ogni pasto, se pensate di aver raggiunto il vostro obiettivo. Se volete conoscere con precisione il contenuto calorico dei vostri pasti, quindi, l'app è totalmente inutile; ma per cambiare il vostro stile di vita è l'ideale, vi accompagna passo passo per migliorare il modo in cui vivete. In più, è un'app tutta italiana. (computeridea)


22/05/14

Over50, attenti al consumo di proteine, sono nocive se è elevato

Assumere molte proteine durante i pasti non è molto indicato. Lo dicono i ricercatori dell’Istituto di Longevità alla University of Southern California, guidati dal direttore Walter Longo, i quali hanno effettuato uno studio, pubblicato sulla rivista “Cell Metabolism”, durante il quale hanno analizzato l’alimentazione di oltre 6 mila over50 e il loro apporto proteico. Dallo studio emerge che esiste una correlazione tra l’eccessivo consumo di proteine e un aumento della mortalità causata dal cancro. Non solo, lo studio ci dice anche che le persone che hanno superato la mezza età vanno incontro ad una morte prematura se la loro alimentazione è basata su cibi ad elevato contenuto di proteine animali, quali latte, formaggio e carne. Gli amanti di questi alimenti, emerge dallo studio, rispetto a soggetti avvezzi al mangiar sano, hanno un rischio di morte per varie patologie superiore di ben il 74 %. Stesso rischio si corre con le diete a contenuto proteico medio, mentre l’ideale sarebbe una dieta con una percentuale di proteine ( sia animali che vegetali, anche se quest’ultime meno nocive) al di sotto del 10%. I ricercatori con questo studio hanno messo in risalto la relazione esistente nei soggetti Over50 tra elevato consumo di proteine e l’insorgenza di tumori, di conseguenza ne consegue che l’alimentazione cambia con l’età. In età giovanile le proteine aiutano il nostro organismo a svilupparsi controllando il fattore di crescita IGF-I, il quale cala notevolmente oltre i 60-65 anni. Il dottor Longo inoltre dice che un consumo notevole di proteine è nocivo, ma non bisogna neanche esagerare al contrario, perché un apporto scarso o assente comporta una rapida denutrizione e di conseguenza una salute cagionevole. (immagine presa dal web)

03/05/14

Le piante | L'attitudine di crescere verso la luce.

Piante e luce (immagine dal web)
Le piante, la loro naturale attitudine di crescere volgendosi verso la luce: come fanno?
Le cellule delle piante hanno in se una proteina conosciuta fototropina, che risiede  prevalentemente all'estremità della crescita del germoglio.

La proteina in questione passa allo stadio attivo quando assorbe le lunghezze d'onda blu della luce. Tale processo innesca una cascata di interazioni tra varie altre protei (ne dentro delle cellule che modificano per finire, l'allineamento delle proteine che a loro volta forniscono la struttura alla cellula, chiamate microtubuli. Il risultato di tale processo è: le cellule che stanno dalla parte non illuminata del germoglio si allungano, invece quelle nella parte illuminata restano piccole e squadrate.

Mentre la parte al buio della pianta si allunga, l'intero germoglio si piega verso la luce!
Recentemente a seguito di alcune ricerche eseguite alla Carnegie Institution dell'Università di Standford e all'Università di Wageningen nei Paesi Bassi hanno scoperto che la ridisposizione dei microtubuli può avvenire in maniera eccezionalmente rapida, soltanto pochi minuti dall'esposizione alla luce blu, le cellule della pianta iniziano a creare nuovi microtubuli. (science)

29/04/14

Vaccini antinfluenzali | Ecco come vengono prodotti.

Vaccino antifluenzale
Vaccini antinfluenzali. Ecco come vengono prodotti. Ad ogni mese di gennaio, tutte le organizzazioni governative assieme ai ricercatori, si incontrano per valutare quali ceppi di virus influenzali rappresenteranno la minaccia maggiore per l'inverno che verrà.

I tre o quattro ceppi peggiori sono quindi iniettati in delle uova di gallina fecondate che vengono poi incubate per fare moltiplicare i virus al loro interno. Dopo qualche giorno, la proteina dell'albume che contiene le particelle virali viene estratta e resa innocua chimicamente, alfine di non causare essa stessa l'influenza. Il vaccino è una soluzione diluita di questa miscela, alla quale vengono aggiunti alcuni conservanti.

Nel 2013 è stata resa disponibile una nuova tecnica che introduce sequenze di DNA nei batteri per poterli stimolare a produrre proteine virali. Ciò ha lo scopo di riprodurre sul sistema immunitario umano, lo stesso effetto della stimolazione, ma è molto più veloce da riprodurre.

10/04/14

Curare i Reni: ci vengono in aiuto erbe, frutta e una dieta sana.

La funzione principale dei reni è quella di filtrare il sangue. Il fluido vitale per la salute, il sangue, rimuove i rifiuti da tutte le zone del corpo, mentre porta le sostanze nutrienti per le stesse aree. Un rene pulito è più sano e più efficiente. La disintossicazione dei reni è un salutare beneficio per prevenire e curare alcune malattie renali. I rimedi naturali sono un buon modo per pulire i reni e vie urinarie. Per mantenere un buon funzionamento dei reni, è utile mangiare cibi con basso contenuto di proteine animali e di grassi saturi, non bere alcolici, limitare l’uso di caffeina, non fumare e limitare l’uso di medicinali non necessari. Inoltre nella dieta quotidiana è bene inserire i cavoli, i peperoni rossi, la lattuga, la verza, l’aglio, le ciliegie, le fragole, l’orzo, il mais, il finocchio, il radicchio. Specialmente nel periodo estivo, cerchiamo di non esagerare con l’uso del sale, di limitare i cibi elaborati e le bevande gassate. Il mirtillo aiuta a prevenire i calcoli renali e favorisce l’ espulsione delle tossine. Indispensabile, per mantenere i reni puliti, è bere molto(almeno 2 litri di acqua), specie succhi di frutti naturali e centrifugati di verdure. L'acqua mantiene il corpo idratato, fornendo i liquidi che il corpo ha bisogno per creare sangue, urina, sudore, lacrime e diluito i veleni nel corpo. Anche molte erbe rivestono una particolare importanza nella disintossicazione dei reni, specialmente se hanno una funzione diuretica. L’ UVA URSINA è un erba astringente e antisettico urinario. Ha un effetto antibatterico nel rene, che è efficacia contro Escherichia coli, Proteus, Klebsiella, aureus e pseudomonas, ed è utilizzata nella disuria, cistite, uretrite e prostatite. Il PREZZEMOLO è un ottimo diuretico e come tale viene utilizzato per l'edema e calcoli renali. L'ORTICA è molto nutriente, che contiene vitamine e minerali, compresa la beta di clorofilla e carotene, vitamine A, B2, C ed E, calcio, potassio e ferro, ed elimina l’acido urico. La SETA DI MAIS ha una grande quantità di potassio e vitamina K. È usata per l'infiammazione acuta o cronica della del tratto urinario, minzione notturna, cistite, prostatite e uretrite.

22/03/14

La febbre: perchè ci colpisce?

La febbre,questa fastidiosissima "malattia" così chiamata erroneamente che, almeno una volta nella vita, ci ha colpiti tutti. Temperatura alta, debolezza, mal d'ossa, poco appetito, questi i suoi sintomi. E' comunemente ritenuta una malattia, ma in realtà la febbre è un meccanismo molto speciale attivato dall’organismo per un motivo ben preciso: difenderci dalle infezioni. Attaccato continuamente da virus e batteri, i maggiori responsabili delle infezioni, il nostro organismo risponde proprio innalzando la temperatura corporea: la febbre, infatti, mette a rischio la vita degli agenti patogeni che viaggiano per il nostro corpo, e permette alle nostre difese immunitarie di affrontarli alla meglio. E’ grazie alla febbre che riusciamo a produrre una quantità maggiore di anticorpi, le cellule amiche che si attaccano agli invasori, e proteine per combattere le infezioni e supportare i tessuti nell’eliminazione delle sostanze nocive. La febbre è generalmente un segnale positivo, che sta a significare che il corpo sta lottando contro l’infezione, ma attenzione: se troppo alta è bene farla scendere e chiedere al medico i farmaci più adatti a ciò. Una piccola curiosità da sfatare: spesso sentiamo dire che la febbre fa diventare più alti. Anche questa, come quella che la febbre sia una malattia e non un sintomo di qualcos’altro, è una falsa credenza: trascorrere molto tempo a letto fa sì rilassare i dischi di cartilagine tra le vertebre della colonna vertebrale, ma si tratta solo di un fenomeno momentaneo, alzandoci di nuovo dal letto si torna alla normalità.

13/03/14

Riscoprire il farro e le sue proprietà

Sarebbe interessante cominciare a riscoprire il farro, che è la più antica tipologia di frumento coltivato, ma che con il tempo è stato soppiantato dal comune grano tenero e dal grano duro, diretti discendneti del farro grande e farro medio. Pensate che era già usato nel Neolitico. Molte persone ancora non ne conoscono bene le proprietà di questo cereale che è ricco di vitamine e di sali minerali, ma povero di grassi, per non parlare del contenuto proteico.
Il farro integrale, inoltre, presenta un contenuto di fibre più elevato rispetto al farro perlato. Le fibre aiutano a favorire il transito intestinale e a proteggere la salute dell'intestino, contribuendo all'eliminazione delle scorie.
Farro- Spighe

Questo cereale garantisce un apporto calorico piuttosto basso, pari a 340 chilocalorie per 100 grammi di prodotto. Il consumo di farro contribuisce all'apporto di vitamine del gruppo B e di proteine attraverso l'alimentazione quotidiana. Per facilitare l'assunzione e l'assimilazione di proteine, si consiglia di accompagnare il farro, meglio se integrale, ai legumi. Tra gli elementi nutritivi essenziali per il corretto funzionamento del nostro organismo presenti nel farro troviamo tiamina, nacina e riboflavina. Tra i sali minerali maggiormente presenti nel farro, troviamo fosforo, potassio e magnesio. Per quanto riguarda le vitamine, l'attenzione è rivolta soprattutto a vitamina A, B2 e B3.
Il farro è un alimento più digeribile rispetto al grano duro e al grano tenero. Chi soffre di stitichezza può trarre beneficio dalle proprietà lassative di questo antico cereale. Il farro può essere utile per proteggere l'apparato digerente da malattie come le gastriti e da disturbi come il ristagno della bile nell'intestino.E' utile anche nelle diete dimagranti. Si tratta infatti di un alimento saziante, che può aiutare a limitare le quantità di cibo e di calorie introdotte durante i pasti. Il suo contenuto di fibre insolubili favorisce la pulizia dell'intestino e la depurazione dell'organismo. Ulteriori benefici del farro riguardano la riduzione del rischio di aterosclerosi. Inoltre, il contenuto di niacina di questo cereale contribuirebbe ad abbassare i livelli di colesterolo LDL e il rischio cardiovascolare. Il consumo di farro è considerato utile per ridurre il rischio di diabete di tipo 2. Il suo elevato contenuto di fibre e di elementi nutritivi benefici contribuisce alla prevenzione di insulino-resistenza, ischemie e obesità.
Il farro, proprio come il comune grano tenero, contiene glutine. Non è dunque adatto a chi soffre di celiachia o di intolleranza a questo elemento e deve dunque seguire una dieta senza glutine. Chi è allergico alle proteine del grano, potrebbe invece tollerare le proteine contenute nel farro, che risultano di più facile digeribilità. Si tratta comunque di un aspetto da valutare con attenzione a seconda delle problematiche di salute individuali. Inoltre, dato che il farro presenta proprietà lassative, il suo consumo è sconsigliato in caso di coliti croniche. L'elevato contenuto di fibre del farro, con particolare riferimento alla sua versione integrale, potrebbe rendere questo alimento controindicato in soggetti con particolari problemi intestinali o digestivi. In proposito è sempre bene consultare il proprio medico.

Controllo dei geni | Scoperta la seconda parte di codice del Dna!

Controllo dei geni. Scoperta la seconda parte di codice del Dna!
La scoperta riguarda il fatto che il Dna, contiene un secondo codice che permette il controllo dei geni, fino ad oggi rimasto sconosciuto.

A intercettarlo sono stati i ricercatori dell'Università di Washington, che grazie alle esperienze di uno studio pubblicato su Science hanno scoperto che questo secondo codice non è composto da istruzioni che vengono utilizzate per la produzione delle proteine, cosa che viene svolta dal codice genetico conosciuto fino ad oggi, ma bensi informazioni che indicano alla cellula come devono essere controllati i geni.

Dai dati ottenuti fin'ora sembrerebbe che questo controllo dia una mano notevole a stabilizzare alcune caratteristiche positive delle proteine e il modo in cui sono fatte. Fin'ora questo secondo codice non era stato identificato in quanto che è totalmente sovrapposto al primo soltanto che quest'ultimo si fonda sui cosiddetti codoni - formati da 3 “mattoncini” di Dna consecutivi - ciascuno dei quali corrisponde ad un aminoacido.
Controllo dei geni

Gli autori di questo studio, guidati da John Stamatoyannopoulos, hanno scoperto che alcuni codoni - detti “duoni” - possono avere anche un altro significato che serve a controllare i geni. “Per oltre 40 anni abbiamo dato per scontato che i cambiamenti del Dna che influenzano il codice genetico avessero conseguenze solo su come sono fatte le proteine – ha spiegato Stamatoyannopoulos.
Ora sappiamo che a questo assunto di base sulla lettura del genoma umano mancava metà della fotografia. Il fatto che il codice genetico possa scrivere contemporaneamente due tipi di informazione significa che molti cambiamenti nel Dna che risultano alterare la sequenza delle proteine potrebbero in realtà causare delle malattie alterando i programmi di controllo dei geni o anche entrambi i meccanismi contemporaneamente”.

28/02/14

Il poco conosciuto Aceto di Miele e le sue qualità

Potrei fare un sondaggio costituito da un'unica domanda: conoscete l'aceto di miele? Sì avete capito bene, di miele non di mele. Credo che riceverei moltissime risposte negative. Questo straordinario aceto merita di essere conociuto e con esso le sue straordinarie qualità.
L’aceto di miele fu il primo aceto ad essere utilizzato dall’uomo: già gli antichi egizi ne facevano largo uso moltissimi anni prima della coltivazione della vite. Esso proviene dal miele di castagno che, trasformato attraverso la fermentazione acetica, assume un colore bruno-dorato e un sapore gradevole. L’aceto di miele non è solamente utilizzato come semplice condimento ma anche come agro-medicamento di incredibile versatilità in quanto ricco di enzimi e sali minerali.
Aceto di miele

Esso contiene infatti oltre a glucidi semplici, proteine, acidi organici, sostanze aromatiche, sali minerali, oligoelementi. La presenza degli enzimi agisce favorevolmente sui processi digestivi, le vitamine del gruppo B intervengono nel ricambio organico, vitamine C, PP, acido pantotenico e flavonoidi svolgono un’azione positiva sulla dentizione e resistenza capillare, potenziando nello stesso tempo le difese immunitarie. Esso inoltre è privo di albumina e presenta poche tracce di cloruro di sodio, fattori che lo rendono particolarmente indicato nei soggetti nefritici. L’abbondanza di sali minerali e oligoelementi conferisce all’aceto di miele proprietà rimineralizzanti: migliora la fissazione del calcio, previene la decalcificazione delle ossa, denti, capelli, e allevia i dolori articolari dovuti al depositarsi del calcio nei tessuti molli. Essendo un prodotto naturale, può fare un sedimento che non altera minimamente il prodotto ed è completamente innocuo. Dai quattro ai cinque anni di attesa vengono ripagati dalle caratteristiche straordinarie di questo aceto. Il profumo, il sapore, tutto riconduce alla materia prima… il miele di castagno. La caratteristica principale sta nella mancanza assoluta di zuccheri pur mantenendo inalterate le proprietà organolettiche del miele. È indicato, quindi, a coloro i quali vogliono assimilare tali proprietà senza dover assumere zuccheri. Come ogni buon aceto è naturalmente ottimo per condire tutte le insalate.
Consigli per l’uso
 In cucina: viste le molteplici proprietà, l’aceto di miele non ha limiti al suo impiego per tutti gli usi culinari, compreso l’uso come bevanda dissetante e corroborante. Viene utilizzato come condimento di insalate e ortaggi che acquistano sapore e aroma. In caso di difficoltà digestiva nei confronti di aglio e cipolla crudi, è sufficiente lasciarli macerare in agro (aceto di miele) per circa un ora. Sui crostacei e sulla frutta , sui formaggi e le carni Nel periodo estivo può risolvere il problema della sete eccessiva: è sufficiente aggiungere un cucchiaino in un bicchiere di acqua fresca, non ghiacciata; se invece si vuole ottenere una bevanda più gradevole e terapeutica, la soluzione ottimale è quella di dolcificarla con miele, esaltando i benefici.
 In cosmetica: è sempre valido il consiglio della nonna per la bellezza dei capelli (un cucchiaino nell’acqua dell’ultimo risciacquo); oppure è possibile concedersi frizioni e bagni tonici e rassodanti per la pelle e specialmente per i piedi in estate (aggiungere una macerata di ortica, edera e salvia nella bacinella da bagno insieme a tre o quattro cucchiai di aceto).
Non solo: mescolato nell’acqua del bagno, cancella gli odori sgradevoli e rinfresca la pelle accaldata. Per un sorriso smagliante, infine, fare risciacquo con una miscela fatta da un cucchiaio di aceto di miele e uno di sale fino integrale, utile nella prevenzione del tartaro.
Mineralizzante:  realizzate un cocktail energetico così composto: un bicchiere di acqua, due cucchiai di aceto di miele, un cucchiaio di miele, un cucchiaio raso di polline.Sarà favorito l’assorbimento di ferro, la fissazione del calcio e una migliore utilizzazione dei sali minerali. Anche la salute dei denti se ne avvantaggerà: maggiore resistenza alla carie, minore formazione del tartaro.
Tonificante: l’impiego giornaliero di aceto di miele infonde energia perché equilibra e ottimizza tutte le funzioni organiche, per raggiungere ottimi risultati è bene bere un bicchiere di acqua acidula appena svegli, uno a metà mattinata.
Stress:  in un bicchiere di acqua ponete due cucchiai di aceto di miele, versate poi la soluzione ottenuta sul palmo della mano e passatela su tutto il corpo. Subito dopo frizionate energicamente tutto il corpo con entrambi le mani

18/02/14

Artrosi | E’ un metallo il responsabile di questa patologia invalidante: lo zinco

L’artrosi è una malattia degenerativa che interessa le articolazioni più sottoposte ad usura, soprattutto al carico del peso corporeo, come le vertebre lombari o le ginocchia. Ora da una ricerca coreana si affaccia una notizia molto interessante che riguarda questa antipatica patologia: sembra che una delle sue cause possa essere l’accumulo di Zinco. Gli scienziati del Gwangju Institute of Science and Technology per ora hanno constatato questa circostanza solo tramite dei test su animali da laboratorio. Lo zinco è un metallo che entra nell’organismo grazie agli alimenti, quindi ricercatori si sono dati da fare proprio per verificare se il suo accumulo possa essere la causa di questa patologia invalidante. Infatti l’artrosi è una degradazione graduale , fino alla distruzione, della cartilagine che si trova tra le articolazioni. A quest’ultime viene a mancare il necessario cuscinetto cartilagineo che protegge la fluidità d’azione necessaria al corretto funzionamento, per cui le ossa sono direttamente a contatto tra loro compromettendo la funzionalità e causando dolori invalidanti, rigidità, gonfiori delle parti interessate fino alla loro deformazione. Solo ipotesi fino adesso per quanto riguarda i meccanismi che attivano il decadimento cartilagineo,di conseguenza il paziente affetto da artrosi viene trattato solo con terapie analgesiche e antinfiammatorie, agendo quindi sul sintomo e non sulle cause. Il Dottor Jang-Soo Chun, che ha coordinato la ricerca, ha spiegato che il deterioramento della cartilagine è determinato da specifiche proteine, “i cosiddetti enzimi che degradano la matrice” che le cellule della cartilagine stessa producono. “Per essere più precisi – ha spiegato lo scienziato – la cartilagine è formata dalla cosiddetta matrice extracellulare, una specie di sostanza amorfa in cui vivono le cellule cartilaginee vere e proprie”. E sono queste cellule, ha chiarito Jang-Soo Chun, che distruggono la matrice, grazie agli enzimi che producono. Questo processo, aggiunge l’esperto, si consuma “secondo noi, con la complicità dello zinco”. Per sostenere ciò i ricercatori hanno quindi studiato questo metallo scoprendo, sui topi da laboratorio malati e su pazienti umani, la presenza molto alta di una proteina denominata Zip8, presente nella membrana delle cellule cartilaginee che conduce le molecole di zinco all’interno delle cellule stesse. Lo zinco, a sua volta, attiva la Mft1 (metal-regulatory transcription factor), un’altra proteina che causa l’aumento patologico degli enzimi responsabili della distruzione della cartilagine. La scoperta, secondo Jang-Soo Chun, apre una prospettiva di cura che va alla causa dell’artrite. I risultati dello studio, dice lo scienziato, ”suggeriscono che l’eliminazione locale dello zinco con farmaci che inibiscono la proteina Zip8 o la proteina Mft1 potrebbe rappresentare una soluzione terapeutica per questa malattia così debilitante”.

06/02/14

Cancro | Previsioni da paura ma la speranza cresce.

Cancro: previsioni da far paura per il futuro, ma la speranza cresce! Purtroppo i numeri sono spietati riguardo le vittime di cancro. Sontanto nell'anno 2012 sono state 8,2 milioni le morti a causa del cancro, ma il la bestia fa paura anche per ciò che concerne il futuro: le stime prevedono la bellezza di 22 milioni di casi per i prossimi 20 anni e un'ulteriore impennata nelle morti che si attesterà intorno ai 13 milioni l'anno.

A divulgare questi tragici numeri riguardanti la piaga dei tumori è l'International Agency for Research on Cancer (IARC), dell'Organizzazione mondiale della sanità che in occasione della Giornata mondiale contro il cancro, che ricorre il 4 febbraio, ha presentato il World Cancer Report 2014.

Se i più diagnosticati restano i tumori ai polmoni, al seno e all'intestino, non di meno desta preoccupazione anche il glioblastoma, il più aggressivo dei tumori cerebrali e per il quale oggi uno studio dei ricercatori della McGill University di Montreal di cui è primo autore Alessandro Perin, neurochirurgo dell’Istituto Neurologico Besta di Milano, lancia nuove speranze terapeutiche.

Nuove terapie contro il cancro
La scoperta, cui hanno collaborato anche l'Ospedale di Treviso, l’Istituto di genetica e biofisica “Adriano Buzzati Traverso” di Napoli e l’Hotchkiss Brain Institute dell’Università di Calgary (Canada), è stata pubblicata dalla rivista Nature Communications.
Gli scienziati hanno individuato due particolari proteine che avviano la crescita del glioblastoma.

Si tratta di due fattori di trascrizione, chiamati rispettivamente FOXG1 e Groucho/TLE, che potrebbero divenire in futuro anche bersagli di nuove terapie antitumorali che mirino a “disattivarle”, fermando così lo sviluppo di questo tumore cerebrale. La novità più rilevante introdotta da questo studio è proprio legata a questa loro negativa caratteristica: bloccando i meccanismi di proliferazione della BTICs, i ricercatori intendono contrastare la formazione delle recidive del tumore, una forma di questa patologia ancora più aggressiva.

“FOXG1 e Groucho/TLE, come dei veri e propri interruttori", spiega Alessandro Perin, "'accendono e spengono' l’espressione e quindi l’azione di numerosi geni: per questo aver scoperto il ruolo di questi due fattori di trascrizione apre diverse possibilità terapeutiche. Tuttavia è importante sottolineare che, sebbene sia un passo importante, non è ancora una cura e che quindi andranno ancora sviluppati ulteriori studi prima di un eventuale applicazione in pratica clinica”.

04/02/14

Cancro al cervello: individuate due proteine responsabili

FOXG1 e Groucho/TLE, sono queste strane sigle i nomi delle due proteine responsabili sia dello sviluppo che delle recidive di uno dei più aggressivi tumori che colpiscono il cervello: il glioblastoma.  In futuro queste proteine potrebbero essere i bersagli delle nuove terapie anti tumorali. La scoperta è stata fatta nei laboratori  ella McGill University di Montreal in Canada, vi e' anche un ricercatore italiano, Alessandro Perin, che lavora presso l'Istituto Neurologico 'Carlo Besta' di Milano. Questa scoperta, realizzata da McGill University in collaborazione con l'Ospedale di Treviso, l'Istituto di genetica e biofisica 'Adriano Buzzati Traverso' di Napoli e l'Hotchkiss Brain Institute dell'Universita' di Calgary (Canada), e' stata pubblicata dalla rivista Nature Communications.
Le due proteine individuate agiscono su uno specifico gruppo di cellule di differenti tipologie da cui parte lo sviluppo del glioblastoma.

FOXG1 e Groucho/TLE
Tali cellule hanno la capacita' di portare allo sviluppo del tumore anche quando sono poco numerose. Proprio per tale ragione sono spesso la causa delle recidive di questa patologia anche dopo interventi chirurgici, radioterapia e chemioterapia. La novita' piu' rilevante introdotta da questo studio e' proprio legata a questa loro caratteristica negativa: bloccando i meccanismi di proliferazione, infatti, i ricercatori intendono contrastare la formazione delle recidive del tumore. Perin, primo autore dello studio, ha spiegato: "FOXG1 e Groucho/TLE, come dei veri e propri interruttori, 'accendono e spengono' l'espressione e quindi l'azione di numerosi geni: per questo aver scoperto il ruolo di questi due fattori di trascrizione apre diverse possibilita' terapeutiche. Tuttavia e' importante sottolineare che, sebbene sia un passo importante, non e' ancora una cura e che quindi andranno ancora sviluppati ulteriori studi prima di un eventuale applicazione in pratica clinica".

24/01/14

Un midollo artificiale per la cura della leucemia

Faticosa e piena di insidie è la strada che porta alla scoperta di metodologie innovative per la cura di malattie gravi, come la leucemia. Ma i ricercatori della Tubingen University stanno percorrendo la via per una possibile cura futura per leucemie.  Essi infatti, hanno realizzato un prototipo di midollo osseo artificiale in collaborazione con gli scienziati del Max Planck Institute for Intelligent Systems di Stoccarda. La scoperta, pubblicata sulla rivista scientifica Biomaterials, è composta da una struttura porosa che, raccontano gli esperti, "possiede le caratteristiche del midollo osseo naturale, e potrà essere usato per riprodurre cellule staminali in laboratorio, ma anche per migliorare nei prossimi anni le cure per malattie come la leucemia".
Il midollo artificiale al microscopio

Con l'aiuto di polimeri sintetici, gli scienziati hanno creato una struttura che simula quella 'a spugna' che si trova nelle nostre ossa; inoltre, hanno aggiunto a questo prototipo dei blocchi di proteine simili a quelle naturali, creando una matrice che facilita l'adesione delle cellule. A questo punto, ottenuto un 'involucro' funzionante, i ricercatori hanno introdotto nel midollo artificiale delle cellule staminali ricavate dal sangue del cordone ombelicale, e le hanno lasciate crescere. "Analisi accurate hanno rivelato che le cellule si riproducono bene in questo midollo osseo artificiale. Paragonato ai metodi standard per la coltivazione delle cellule, il nostro midollo artificiale permette di mantenere molto meglio le caratteristiche che rendono 'staminali' queste cellule", rendendo quindi più elevata la loro qualità. Il prossimo passaggio, confermano i ricercatori, sarà ora quello di ricalcare il più possibile le caratteristiche del midollo naturale, e di utilizzare la scoperta per capire a fondo le interazioni tra i diversi materiali e le cellule staminali. Questo aiuterà ad approfondire il modo in cui le staminali sono influenzate e controllare dai polimeri sintetici, e queste conoscenze "contribuiranno a produrre un sistema per riprodurre le cellule staminali, ma anche ad elaborare una cura contro la leucemia entro i prossimi 10-15 anni.

06/12/13

ARAGOSTA CON AGRUMI

Per finire con gusto e iniziare con stile l'anno nuovo, una entrèe curata nei dettagli per un cenone di capodanno. Ricca di proteine, sodio e vitamine E e C presenti in abbondanza negli agrumi. Per la composizione completa di nutrimenti, può essere servita anche come secondo, abbondando con le porzioni. Ricca di gusto e povera di calorie solo 175 kcal per porzione.

Ingredienti per 4 porzioni • 2 aragoste di 800gr ciascuna• 1 arancia non trattata • 1 limone non trattato • 1 cipolla • 1 carota • 1 costa di sedano ·4 zucchine • 4 cucchiaio di olio EVO • 1 pomodoro secco • 1/2 cucchiaino di bacche di pepe rosasale.

LESSATE per 5 minuti, nella casseruola ovale con abbondante acqua, la cipolla, la carota e il sedano con uno presa di sale, una striscia di scorza d'arancia e una di limone, poi immergetevi le aragoste, Chiudete lo casseruola con un coperchio e cuocete per un minuto. Scolate i crostacei e lasciateli intiepidire. A questo punto legate un mestolo di legno alle due estremità delle aragoste dalla parte del ventre, per tenere diritta lo coda, e immergetele ancora nel liquido in ebollizione. Cuocetele per 10 minuti, scolatele e lasciatele raffreddare
Aragosta con agrumi
 SPUNTATE le zucchine, lavatele, asciugatele, tagliatele a nastro con il pelapatate quindi scottatele per 5-6 secondi in acqua appena salata in ebollizione; scolatele e raffreddatele in acqua ghiacciata, per fermare la cottura e mantenerle croccanti. Sbucciate al vivo l'arancia e il limone e asportate lo polpa di ogni fetta con un coltellino affilato, Poi riducetela a dadini; raccogliete in una ciotola il succo che fuonesce.

STACCATE le teste delle aragoste, tagliate il guscio che racchiude lo coda con le forbici da cucina, staccate la polpa e affettatela sottilmente. Sistemate i nastri di zucchina in 4 piatti, appoggiatevi le fette di aragosta, unite lo polpa degli agrumi e condite il tutto con il loro succo emulsionato con l'olio, un pizzico di sale, il pomodoro secco tagliato a piccoli pezzetti e le bacche di pepe rosa leggermente pestate.

VARIANTI APPETITOSE
l • Questa ricetta risulta molto buona scegliendo come ingrediente prinCipale ostici o mazzancolle.
2 • Ottima l'aragosta servita tiepida con una passata di pomodoro delicata sul fondo del piatto. profumando poi il tutto con basilico fresco tagliuzzato.

MAIONESE AROMATIZZATA
A parte, per accompagnare questo antipasto di aragosta, potete preparare una maionese agli agrumi. Frullate un vaseno di maionese con l cucchiaio di succo di limone e l di arancia, filtrati con un colino, Insaporite con un pizzico di pepe e del prezzemolo tritato, poi servite. Oppure miscelate la maionese con poche goccedi aceto balsamico e qualche fogliolina di aneto fresco tritato finemente. Oppure mescolate alla maionese due cucchiaio di Cognac all'arancia e una manciata di olive nere tritate grossolanamente.
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