Il-Trafiletto
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16/10/14

Una donna con un'idea che stravolgerà la medicina del futuro

Un'idea che che rivoluzionerà i laboratori di medicina di tutto il pianeta, l'ha partorita una donna. La sua scoperta sarà una delle basi della medicina del terzo millennio. A lei basta una goccia di sangue per eseguire tutte le analisi.


Elizabeth Holmes è nata nel 1984 ed è considerata una giovane miliardaria ( Nell’ultima classifica di Forbes è entrata di diritto al 3 posto degli Under30 più influenti del mondo) a capo di una startup che ha iniziato il suo cammino con poche migliaia di dollari che ora valgono 9 miliardi di dollari. Questa donna trentenne ha ideato un sistema innovativo di prelievo sanguigno, eliminando siringhe e prelievi massicci, sostituendo il tutto con una semplice e indolore puntura sul polpastrello. Attraverso una sola goccia, grazie al sistema diagnostico ideato dalla Holmes e sviluppato dalla sua startup Theranos, si riescono ad avere moltissime informazioni.

Con il suo metodo basta una goccia di
sangue per eseguire centinaia di test 
Grazie al suo metodo i risultati delle analisi si possono ottenere in modo molto più rapido con una conseguente diminuzione dei costi per chi ne usufruisce. Diversa dai programmi di assistenza sanitaria, Theranos sceglie la trasparenza nel rapporto con i propri clienti. I prezzi sono elencati online e le il risparmio è visibile: ogni test costa minimo il 50% in meno rispetto ai tassi di rimborso standard di Medicare e Medicaid. Un test di fertilità di Theranos costa 35 dollari mentre un altro può arrivare fino al prezzo di 200 dollari. La Holmes assicura che se il suo metodo fosse acquisito il risparmio sarebbe di circa oltre 200miliardi di dollari in tre anni!

Elizabeth Holmes
La Holmes nel 2002 si iscrive all'università di Stanford per studiare chimica, a soli 19 anni usa i soldi che i genitori avevano messo a disposizione per il suo studio per fondare la  Real-Time Cure a Palo Alto una società che più tardi, ha cambiato con il nome di Theranos ( un amalgama di "terapia" e "diagnosi" ) Il suo metodo viene costantemente copiato per poi fallire miseramente. Un’ottima notizia, oltre che per l’abbassamento dei costi anche per chi ha paura di aghi e simili! E il fatto che sia una donna ad aver ideato il tutto ci rende estremamente orgogliose! A partire dal 2014, Holmes ha 18 brevetti negli Stati Uniti e 66 brevetti non statunitensi in suo nome. Lei è anche indicato come co-inventore su oltre un centinaio di domande di brevetto. La Holmes possiede un patrimonio netto  stimato in $ 4,5 miliardi.

13/10/14

"Non vogliamo il vostro sangue siete gay"| personale medico rifiuta di fare il prelievo

"Abbiamo buttato il vostro sangue in passato. Siete soggetti a rischio, non potete donare il sangue" Due omosessuali, donatori di sangue da tempo, si sono sentiti rispondere a questo modo dal personale paramedico del centro immuno-trasfusionale dell'ospedale Santa Caterina Novella di Galatina, nel leccese.


Il personale che ha svolto il colloquio pre-prelievo ha invitato i due uomini, donatori da anni, a tornare a casa ritenendo che fossero soggetti a rischio. "Siete omosessuali, non potete donare, andate a casa" Per convincerci un'infermiera ci ha detto che in passato il nostro sangue era stato buttato", spiega Salvatore Antonio Schimera Ceci che ha denunciato i fatti, isieme al compagno Beniamino Sabetta.

La coppia non ha accettato la giustificazione del responsabile del centro, che si è difeso dicendo che non è un caso di pregiudizio, ma aveva applicato solo la legge. I due hanno chiamto i militari e  anche il loro avvocato. L'addetto al prelievo ha ritrattato dicendo che non esiste norma che vieta agli omosessuali di donare il sangue; solo alla fine i due hanno potuto fare il prelievo.

Sulla vicenda è intervenuto anche il direttore generale della Asl Lecce, Valdo Mellone: "Si tratta di un ingiustificato e grossolano errore - si è difeso - che ha i connotati di una discriminazione espressamente vietata anche dalla nostra Costituzione, ma immagino che il medico abbia agito in buona fede". Il manager si è scusato con gli interessati e li ha invitati a tornare in ospedale, tra tre mesi, per donare ancora. Mellone ha avviato accertamenti, anche sulla questione del sangue buttato.

20/09/14

fegato | Ma quante epatiti.....

L’epatite è una malattia infiammatoria che colpisce il fegato. Viene provocata da un agente virale che attacca e distrugge le cellule epatiche. Diverse sono le forme di epatite virale, alcune delle quali vengono trasmesse per via oro-fecale, mentre altre si contraggono mediante contatto con sangue infetto (trasfusioni, scambio di siringhe, tatuaggi, scarsa igiene ospedaliera o negli studi dentistici), con la saliva o mediante rapporti sessuali non protetti con individui portatori del virus. Alcune di queste forme di epatite possono evolvere verso malattie molto gravi che portano alla morte (cirrosi epatica, tumori al fegato). Si conoscono diversi tipi di epatite. EPATITE A. Conosciuta anche col nome di epatite alimentare, in quanto il contagio avviene prevalentemente attraverso l’ingestione di cibi e bevande contaminate, ma anche attraverso il contatto diretto con individui che ne sono affetti. E’ molto diffusa praticamente in tutto il mondo, in Italia maggiormente nel meridione e chi ne è colpito sono prevalentemente i bambini sotto gli 11 anni. L’epatite A non ha la stessa pericolosità degli altri tipi ( B, C ), ma attenzione a trascurarla, dal momento che in qualche caso potrebbe evolversi in epatite fulminante. Tra i sintomi possiamo annoverare la stanchezza, la diarrea e febbre, ma il più delle volte è silente. Il virus dell’epatite A viene eliminato per via fecale, quindi fare attenzione all’igiene intima, inoltre molta prudenza nel mangiare frutti di mare crudi e attenzione ai rapporti sessuali di vario tipo. Non è disponibile un trattamento farmacologico per l’epatite A, un accorgimento è senz’altro quello di limitare alcuni cibi e tipi di cotture. EPATITE B. E’ molto contagiosa, e può essere contratta tramite contatto con sangue infetto o attraverso i fluidi corporei come la saliva, il secreto vaginale e lo sperma, è un virus molto aggressivo e resistente. E’ una patologia che può portare gravi conseguenze, quali la cirrosi, il tumore del fegato o l’insufficienza epatica. Come sintomi l’epatite B può provocare stanchezza, ittero, nausea, vomito, urine scure. Da molti anni è disponibile un vaccino in grado di prevenire l’epatite B in modo molto efficace. In Italia dal 1991 esiste la vaccinazione obbligatoria per i nuovi nati. EPATITE C. Scoperta nel 1989, ne sono state identificate 6 varianti, a seconda delle quali si imposta la terapia più appropriata. Circa il 27% delle cirrosi e il 25% dei tumori al fegato sono dovuti all’epatite C. La sua pericolosità è estremamente alta in quanto gli strascichi a lungo andare sono molto gravi e inoltre, non è ancora disponibile un vaccino in grado di prevenire il contagio. Spesso è asintomatica, i pazienti che ne sono colpiti possono accusare calo di peso, perdita dell’appetito e dolenzia addominale. Il virus può trasmettersi attraverso lo scambio di siringhe infette, mentre il contagio in seguito a rapporti sessuali non è particolarmente frequente, a differenza di quanto accade con il virus dell’epatite B. Il trattamento dell’epatite C è in genere di tipo farmacologico, precisamente un’associazione di interferone pegilato e ribavirina; con questo genere di trattamento non c’è una remissione della malattia ma un miglioramento delle condizioni dei pazienti in circa la metà dei casi. EPATITE D. E’ un virus che ha bisogno della presenza nell’individuo del virus dell’epatite B per riprodursi, di conseguenza se ne duce che l’assenza dell’epatite B comporta matematicamente l’assenza della D. I sintomi dell’epatite D è molto simile a quella dell’epatite B, ma le complicazioni sono generalmente più gravi. In particolare aumenta il rischio di sviluppo di cirrosi epatica. Per questo tipo di virus non esistono né vaccini, né tantomeno farmaci. EPATITE E. In Italia è abbastanza rara, mentre è diffusa in Medio Oriente, in Messico e in India. Ha una sintomatologia praticamente analoga a quella dell’epatite A, e spesso non è necessario iniziare un trattamento farmacologico, anche perché non è disponibile una terapia particolarmente efficace, di conseguenza l’intervento più importante è l’adozione di misure preventive. (immagine presa dal web)

07/08/14

Acaro delle ciglia | La pulce del gatto | Quali esseri vivono in casa nostra?

Acaro delle ciglia
Acaro delle ciglia. Per i minuscoli Demodex folliculórum, i nostri follicoli ciliari, ovvero le cavità cutanee che contengono i bulbi piliferi delle nostre ciglia, sono microambienti caldi dove abbonda il nutrimento.

Gli acari delle ciglia sono parenti dei ragni, e colonizzano anche i nostri follicoli nasali e del condotto uditivo. Si cibano di secrezioni oleose provenienti dalle ghiandole sebacee e di cellule epiteliali morte e, in genere, non sono dannosi. Tecnicamente si definiscono commensali: organismi che traggono beneficio da altri senza causare loro sofferenza né disturbo.
Talvolta, però, l'ospite umano può sviluppare un'allergia al Demodex che provoca perdita delle ciglia e altri sintomi tra cui acne.

Pulce del gatto
La pulce del gatto
Questi insetti altamente specializzati, privi di ali, sono ectoparassiti, ossia parassiti che vivono esternamente all'ospite.

Le mandibole (le strutture seghettate che sporgono dalla linea inferiore della mascella) perforano la cute dell'animale infestato consentendo alla pulce di nutrirsi di sangue. La pulce del gatto (Ctenocephalìdes felis) in genere non colonizza gli umani, però può morderci, e chi ha un gatto sa bene quanti danni può causare agli animali. Le pulci nascono da uova che si schiudono dando alla luce parassiti allo stadio larvale, simili a minuscoli vermi. Le larve si cibano di sangue semidigerito, che ricavano dalle feci di pulci adulte, prima di impuparsi e, infine, emergere come insetti pienamente sviluppati, pronti a saltare su un ospite.

Anche se possono essere vettori di malattie, questi organismi sono uno straordinario esempio di adattamento parassitario.(science)

06/06/14

6 giugno 1944 - 6 giugno 2014. con "l'operazione Overlord" inizia lo sbarco in Normandia. 70 anni.

La mattina di martedì 6 giugno 1944 ebbe inizio l'operazione Overlord, più famosa come lo sbarco in Normandia, effettuato dagli alleati contro le forze tedesche di Hitler. Settecento navi da guerra pronte a difendere cinquemila piroscafi, aiutate da tredicimila aeroplani con centocinquantamila uomini, in tutto tre milioni di soldati, due dei quali americani, gli altri distribuiti tra francesi, inglesi, norvegesi, polacchi, cecoslovacchi. Fu la svolta decisiva della seconda guerra mondiale, ma fu decisamente pagata con il sangue. Un enorme successo militare conseguito molto intelligentemente dalle truppe alleate che riuscirono ad ingannare le truppe tedesche circa il luogo dello sbarco. Mentre gli americani avevano intenzione di sbarcare a Calais, andando direttamente incontro alle truppe tedesche, gli inglesi scelsero le spiagge della Normandia, secondo loro più penetrabili. Infatti fu deciso secondo il volere inglese nell'agosto del 1943, alla Conferenza di Quebec. L'operazione Overlord inizio alla mezzanotte del 5 giugno e fu portata avanti in tutti i minimi particolari. alle 6,30 di mattina gli uomini di Roosevelt toccarono il suolo francese e cominciarono ad infrangere la resistenza tedesca. Il prezzo pagato per questa operazione fu di 10300 vittime, delle quali 6600 americane e 2700 inglesi. Ancora oggi chi si reca in Normandia per turismo può rivivere i momenti e i ricordi di quella notte. Infatti ancor oggi le spiagge sono indicate nelle cartine con i nomi in codice durante l'invasione, può vistare cimiteri con croci bianche e stelle di David, addirittura le strade portano i nomi delle unità che combatterono.

01/05/14

Cibo poco sano | L'evoluzione dei cibi poco sani | Perchè questa crescita?

Dolciumi
Perchè si è evoluta la predisposizione verso i cibi poco sani? La risposta può apparire complessa e lunga, vasta quanto l'universo, ma in realtà è più semplice e scontata di quanto non si possa immaginare.
Perchè quando ci siamo evoluti non vivevamo in un mondo ricco di zucchero!

Peer i nostri progenitori in Africa, lo zucchero di un frutto maturo o di un prezioso alveare rappresentavano un vera e propria prelibatezza, fondamentale a causa del suo contenuto energetico. Quelli che apprezzavano il gusto dolce e ricco di piacere dello zucchero, mangiandolo potevano godere di un vantaggio e, quindi, hanno trascorso questa debolezza per il dolce tramite i geni.

Oggi lo zucchero è presente in quasi tutti i cibi industriali, oltre che nei dolci, creme, marmellate, biscotti e bevande gassate. Lo zucchero non fa bene, in quanto provoca un aumento dell'ormone insulina nel flussso sanguigno che a sua volta fa si che il corpo passi dal bruciare i grassi al bruciare gli zuccheri depositando i grassi come riserve. Per tale motivo mangiare zucchero fa ingrassare! In elevate quantità altera le funzioni naturali dell'insulina e può condurre anche al diabete.

Ma non finisce qui il danno che provoca lo zucchero, al peggio non c'è mai fine, come si usa dire: ci si adatta velocemente al sapore dello zucchero e ne serve di più per raggiungere lo stesso piacere. Insomma ne diventiamo cosi dipendenti in un modo che per i nostri antenati era semplicemente impossibile che accadesse.

26/04/14

Trattiamo bene il nostro cuore: mettiamo in tavola tanti Omega 6.

Uno dei modi per trattare meglio il nostro cuore passa senza dubbio per la nostra tavola. Un´alimentazione corretta rappresenta una formidabile arma per la prevenzione dei problemi dell´apparato cardiovascolare. Un buon regime alimentare prevede la giusta dose di omega 6, i grassi "buoni" che, insieme con i già più noti omega 3, hanno effetti particolarmente benefici per l´organismo. Assumere una quantità adeguata di questi acidi grassi polinsaturi può ridurre di un quarto gli eventi coronarici e ridurre fino a tre volte la mortalità cardiovascolare. Secondo gli studiosi della Società italiana per lo studio dell´arteriosclerosi (Sisa) è tutto merito degli omega 6, e in particolar modo dell´acido linoleico. Purtroppo il dato negativo è che gli italiani ne assumono troppo pochi: circa la metà della quantità raccomandata dai ricercatori. L’azione benefica degli omega 6 consiste nella riduzione del colesterolo "cattivo" Ldl e aumento di quello "buono" Hdl. In termini assoluti bisognerebbe introdurre nella nostra alimentazione dai 5 ai 20 grammi al giorno di Omega 6: l´ideale sono 12-15 grammi per un adulto che consumi 2.200 calorie quotidiane, secondo il calcolo degli studiosi. "Per gli uomini con valori più elevati di omega-6 nel sangue, la probabilità di morire per cause cardiovascolari risulta ridotta di circa 3 volte rispetto ai soggetti con concentrazioni minori di acidi grassi polinsaturi nel sangue", sottolinea Andrea Mezzetti, presidente della Sisa. "Una metanalisi di diversi studi pubblicata di recente sull´American Journal of Clinical Nutrition - aggiunge Alberico Catapano, direttore della Fondazione Sisa e ordinario di farmacologia all´università degli Studi di Milano, - ha mostrato come all´aumento del 5% dei livelli di assunzione di omega 6, passando da un apporto modesto (3-4%) a uno elevato (6-10%), corrisponda una netta riduzione (-26%) del rischio di eventi coronarici". "Due studi della Nutrition Foundation of Italy (Nfi), uno condotto su circa 450 milanesi adulti e l´altro su 100 italiani con un recente primo infarto, confrontati con 100 controlli sani - aggiunge Andrea Poli, direttore scientifico Nfi, - dimostrano che nei pazienti che hanno subito un infarto i livelli nel sangue di acido linoleico, il principale rappresentante degli omega 6, sono ridotti rispetto alla popolazione sana. Mentre nei sani, livelli elevati dello stesso acido grasso sono associati direttamente a un migliore profilo di rischio cardiovascolare". "In ogni caso - puntualizza Mezzetti, - è stato dimostrato che superare questi valori e assumere quantità maggiori di acidi grassi polinsaturi non comporta effetti collaterali, a partire da quelli sulla pressione arteriosa, come si era erroneamente convinti in passato". L´unica avvertenza riguarda l´apporto calorico: nel caso della frutta secca, per esempio, è alto e quindi vale il solito invito alla moderazione. In generale, evidenziano gli esperti, l´acido linoleico è indispensabile per il corretto funzionamento delle cellule dell´uomo, che non è in grado di sintetizzarlo e quindi deve assumerlo "già pronto" con la dieta.  Si trova in vari alimenti: può costituire più del 50% dei lipidi contenuti in alcuni tipi di olio come quello di mais, ma è presente un po´ in tutti gli oli vegetali come pure nella frutta col guscio, nel pane integrale, nei cereali, in particolari vegetali come la borragine, e in misura minore in cibi di origine animale come uova e latticini.

23/04/14

Ce lo dirà un’analisi del sangue se avremo l’Alzheimer.

Dai risultati di uno studio dell'Università Cattolica di Roma e dell'ospedale Fatebenefratelli di Roma e Brescia e pubblicato sulla rivista scientifica "Annals of Neurology" si è scoperto che da un esame del sangue possiamo sapere se corriamo il rischio di ammalarci di Alzheimer, misurando la concentrazione di rame libero nel plasma, concentrazione che, se elevata, triplica il rischio di malattia. "La prospettiva è di prevenire la malattia abbassando i valori di rame nel sangue di soggetti a rischio", spiega Rosanna Squitti, del Fatebenefratelli di Roma."Negli ultimi anni diversi studi hanno confermato che il rame gioca un ruolo importante nei processi patologici della malattia nel 60% circa dei pazienti", spiega il coordinatore del lavoro Paolo Maria Rossini del Policlinico Gemelli. "Il rame libero, circolante nel sangue - che è in grado di raggiungere il cervello esercitando un'azione tossica - potrebbe divenire, dunque, un bersaglio preferenziale di terapie preventive almeno per i casi correlati appunto al rame". Nello studio gli esperti hanno seguito per 4 anni pazienti con lieve declino cognitivo e quindi ad alto rischio di Alzheimer. Su questi pazienti è stato eseguito il test del rame all'inizio dello studio. È emerso che con concentrazioni plasmatiche elevate di rame libero si ha un rischio triplicato di ammalarsi di Alzheimer. E’ di un mese fa l'annuncio di esperti della Georgetown University (negli Stati Uniti) circa un test del sangue con un'accuratezza del 90% per diagnosticare l'arrivo della patologia nell'arco di tre anni, misurando i livelli di 10 molecole. Il test italiano riguarda quei casi di Alzheimer che si possono considerare "rame-correlati" e potrebbe portare in pochi anni a terapie preventive volte ad abbassare i livelli di rame nei soggetti a rischio ed evitare così una caduta precoce nella patologia dell’Alzheimer.

10/04/14

Curare i Reni: ci vengono in aiuto erbe, frutta e una dieta sana.

La funzione principale dei reni è quella di filtrare il sangue. Il fluido vitale per la salute, il sangue, rimuove i rifiuti da tutte le zone del corpo, mentre porta le sostanze nutrienti per le stesse aree. Un rene pulito è più sano e più efficiente. La disintossicazione dei reni è un salutare beneficio per prevenire e curare alcune malattie renali. I rimedi naturali sono un buon modo per pulire i reni e vie urinarie. Per mantenere un buon funzionamento dei reni, è utile mangiare cibi con basso contenuto di proteine animali e di grassi saturi, non bere alcolici, limitare l’uso di caffeina, non fumare e limitare l’uso di medicinali non necessari. Inoltre nella dieta quotidiana è bene inserire i cavoli, i peperoni rossi, la lattuga, la verza, l’aglio, le ciliegie, le fragole, l’orzo, il mais, il finocchio, il radicchio. Specialmente nel periodo estivo, cerchiamo di non esagerare con l’uso del sale, di limitare i cibi elaborati e le bevande gassate. Il mirtillo aiuta a prevenire i calcoli renali e favorisce l’ espulsione delle tossine. Indispensabile, per mantenere i reni puliti, è bere molto(almeno 2 litri di acqua), specie succhi di frutti naturali e centrifugati di verdure. L'acqua mantiene il corpo idratato, fornendo i liquidi che il corpo ha bisogno per creare sangue, urina, sudore, lacrime e diluito i veleni nel corpo. Anche molte erbe rivestono una particolare importanza nella disintossicazione dei reni, specialmente se hanno una funzione diuretica. L’ UVA URSINA è un erba astringente e antisettico urinario. Ha un effetto antibatterico nel rene, che è efficacia contro Escherichia coli, Proteus, Klebsiella, aureus e pseudomonas, ed è utilizzata nella disuria, cistite, uretrite e prostatite. Il PREZZEMOLO è un ottimo diuretico e come tale viene utilizzato per l'edema e calcoli renali. L'ORTICA è molto nutriente, che contiene vitamine e minerali, compresa la beta di clorofilla e carotene, vitamine A, B2, C ed E, calcio, potassio e ferro, ed elimina l’acido urico. La SETA DI MAIS ha una grande quantità di potassio e vitamina K. È usata per l'infiammazione acuta o cronica della del tratto urinario, minzione notturna, cistite, prostatite e uretrite.

09/03/14

Mimosa insanguinata: ieri, otto marzo tre donne uccise dal compagno

Il sangue di tre donne è stato versato ieri otto marzo, mentre il ministro dell'Interno Alfano forniva un inquietante dato: "Segnaliamo un calo degli omicidi in generale che non ha precedenti nella nostra storia. 

Ma non diminuiscono i numeri di omicidi che hanno per vittime le donne e questo e' un elemento di preoccupazione". Prendendo in esame i mesi di gennaio e febbraio nel 2013, gli omicidi sono stati 85 e sono passati a 68 nei primi due mesi del 2014. Gli omicidi ai danni di donne nei primi due mesi del 2013 erano 25 mentre nei primi due mesi del 2014 sono passati a 15. "Sono diminuiti anche quelli con vittime donne - ha spiegato il ministro Alfano - ma gia' in una sola settimana ne sono stati commessi altri cinque e l'ultimo appena questa mattina a Vigevano. C'e' quindi una ripresa sebbene non siamo al di sopra della media precedente.

E veniamo alla triste cronaca di ieri. 
Una donna e' stata trovata morta ieri pomeriggio a Gualdo Tadino, in provincia di Perugia. Dalle prime informazioni sarebbe stata uccisa dal marito che avrebbe poi tentato di togliersi la vita. Il fatto sembra sia avvenuto in un albergo ed entrambi sarebbero stranieri. Sul posto i carabinieri. La donna e' stata trovata in una camera di albergo in un lago di sangue. L'uomo e' stato trasportato all'ospedale di Branca, dove viene piantonato. Sarebbe grave ma non in pericolo di vita. Entrambi sarebbero di nazionalita' romena.

C'e' la gelosia dietro l'omicidio di Assunta Cignano, 43 anni, uccisa a coltellate in pieno giorno dal convivente dietro al bancone del bar di Vigevano (Pavia) che gestivano insieme. E' stato lo stesso convivente, Francesco Albano, 71 anni, a dichiararlo ai carabinieri di Vigevano, ai quali si e' consegnato subito dopo l'omicidio. Secondo la dichiarazione resa da Albano, l'uomo accusava la convivente di avere un'altra relazione. La coppia, che conviveva da anni, aveva due figlie di 19 e 16 anni. E' stata la figlia maggiore a dare l'allarme, intorno alle 12 di oggi, quando ha visto che la madre non rispondeva al telefono. Il titolare di un negozio vicino le ha detto che il padre aveva chiuso la saracinesca: l'uomo era andato a costituirsi. In passato la coppia era stata vista litigare animatamente piu' volte.

 Era stato gia' condannato in primo grado a quattro anni di carcere Sebastiano Fedele, il manovale di 44 anni che ieri ha ucciso la moglie Silvana Spaziani, dopo averla dapprima picchiata con una sbarra di ferro e poi lanciata dalle scale. La condanna in primo grado dell'uomo era stata pero' sospesa in attesa dell'appello. Particolari raccapriccianti quelli che emergono dalla conferenza stampa che si e' svolta presso il comando provinciale dei carabinieri di Frosinone. Gli investigatori del colonnello Antonio Menga hanno ricostruito uno spaccato familiare terrificante: la donna, come la stessa suocera, venivano puntualmente picchiate e maltrattate da quel marito-figlio padrone. Sebastiano Fedele, due anni fa, aveva colpito all'addome con una roncola la madre. La donna si salvo' per miracolo. L'altra sera l'ennesima, drammatica lite a colpi di mazza in ferro. Poi l'epilogo con il volo dalle scale della moglie. L'autopsia, che verra' svolta quasi certamente lunedi', potrebbe chiarire tanti altri aspetti della vicenda. Certo e' che Sebastiano Fedele, dopo aver raccolto la moglie agonizzante dalle scale, l'ha adagiata sul letto e si e' messo a dormire. Quando si e' svegliato e si e' accorto che la moglie era morta, ha pensato di mettere in atto una commedia: ha chiamato la ditta delle onoranze funebri sostenendo che la moglie era morta di malore. Gli addetti alla preparazione della salma, viste le tante ecchimosi, hanno deciso di chiamare i carabinieri.

04/02/14

“Hdl” | Il colesterolo che può far male davvero!

"Hdl": il colesterolo che può far male davvero! Nel momento in cui si ossida, favorisce l'aterosclerosi. Esistono vari tipi di colesterolo: affiancato a quello “cattivo”, che mette in grave pericolo la salute di cuore e arterie, c'è ne un tipo “buono” che aiuta a contrastare l'aterosclerosi.

Ma non fraitendetemi, il colesterolo in genere è sempre e comunque un  rischio per la salute e a tal proposito, uno studio pubblicato su Nature Medicine da un gruppo di ricercatori, coordinato da Stanley Hazen, esperto di Cardiologia Preventiva e Riabilitazione della Cleveland Clinic (Stati Uniti), ha infatti messo in luce il fatto che se le proteine presenti al loro interno si ossidano, le particelle di colesterolo buono” perdono le loro proprietà cardioprotettive, diventando pericolose per il sistema circolatorio, favorendo invece l'infiammazione e quindi l'aterosclerosi.

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Hdl il colesterolo che fa male
Hazen e colleghi hanno scoperto che durante il processo di aterosclerosi, che porta al restringimento e all'irrigidimento delle arterie, nelle pareti dei vasi sanguigni si accumula una forma ossidata di apoA1, la proteina più abbondante all'interno delle particelle di colesterolo “buono”. Quando non è ossidata, apoA1 permette di trasportare il colesterolo dalle arterie al fegato, attraverso cui può essere eliminato dall'organismo. La forma ossidata non riesce a svolgere questa funzione, tanto che analizzando il sangue di 627 pazienti i ricercatori hanno scoperto che all'aumentare dei livelli di particelle di colesterolo “buono” ossidato aumenta anche il rischio di avere a che fare con un disturbo cardiovascolare.

“Identificare la struttura della apoA1 non funzionale e il processo attraverso cui inizia a promuovere le malattie anziché prevenirle è il primo passo verso la creazione di nuovi test e trattamenti per i disturbi cardiovascolari”, spiega Hazen. Non solo, questa scoperta fornisce anche una possibile spiegazione al fatto che gli studi condotti fino ad oggi utilizzando farmaci pensati per aumentare i livelli di colesterolo “buono” non abbiano dato i risultati sperati in termini di salute cardiovascolare. “Ora che sappiamo come è fatta questa proteina non funzionale stiamo sviluppando un test clinico per misurare i suoi livelli nel sangue che sarà uno strumento utile sia per valutare il rischio cardiovascolare nei pazienti sia per guidare lo sviluppo di terapie mirate contro l'Hdl [il colesterolo “buono”, ndr] per prevenite le malattie”.

02/02/14

Terapia genica contro il cancro | Partita la sperimentazione al San Raffaele di Milano!

Terapia genica contro il cancro: parte la sperimentazione al San Raffaele di Milano!
Si tratta di una terapia genica che si sta sperimentando al San Raffaele di Milano, e consiste in una serie di attacchi attraverso delle "bombe ad orologeria", celate in un "Cavallo di Troia": un “vettorevirale che le condurrà a destinazione per poi farle "esplodere" nel cuore del tumore. Quel'è il target da annientare? Alcune cellule del sangue, i macrofagi, che sono necessarie proprio ai tumori per garantirsi la crescita.

Uno studio dell’Irccs Ospedale San Raffaele coordinato da Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica, ha dimostrato che introducendo un gene terapeutico in queste cellule si può riuscire a dare vita ad una sorta di infezione creando un ambiente ostile alla crescita del tumore.
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Terapia genica contro il cancro
Il metodo è simile a quello utilizzato per due studi di terapia genica in bambini affetti da gravi malattie genetiche (la leucodistrofia metacromatica e la sindrome di Wiskott-Aldrich) condotti sempre da Naldini e pubblicati su Science: “In questo nuovo lavoro abbiamo adattato – spiega Naldini - la tecnica di trasferimento genico e ingegnerizzazione delle cellule del sangue al trattamento dei tumori".

Nel caso delle malattie genetiche, gli scienziati del San Raffaele hanno "riparato" le staminali del sangue con "pezzi di ricambio" di Dna funzionante, in modo ripristinare una funzione originariamente difettosa. "Nel nuovo lavoro - continua Naldini - abbiamo inserito nelle cellule staminali, con lo stesso metodo, un gene che svolge attività anti-tumorale nella loro progenie”.
Il nuovo studio, pubblicato su Science Translational Medicine, ha selezionato come arma anti-tumorale l’interferone alpha, una molecola prodotta normalmente dall'organismo in risposta alle infezioni.

Somministrato come in altri casi sotto forma di iniezioni, flebo, pastiglie causa problemi di tollerabilità ed effetti collaterali. Quale era l'alternativa? Un vettore virale, un vero “Cavallo di Troia”, sicuro e già sperimentato, modificato in laboratorio. Viene “caricato” con il gene pronto alla produzione della molecola terapeutica e “spedito” verso cellule differenziate del sangue, i monociti/macrofagi, che sono normalmente richiamati dal circolo sanguigno ai tumori dove svolgono un’azione che ne favorisce la crescita. Si tratta di una popolazione di cellule normalmente poco frequenti nel sangue, ma e qui sta l’originalità della strategia - fortemente arricchita nei tumori. In questo modo l’interferone
si accumula solo nel tumore dove può esercitare la sua funzione anti-tumorale, evitando gli effetti tossici della somministrazione sistemica sull’organismo.

Allo studio, condotto in questa fase sui topi, hanno preso parte Roberta Mazzieri, ricercatrice del San Raffaele recentemente trasferitasi all’Università del Queensland in Australia, è stato pubblicato il 1 Gennaio sulla prestigiosa rivista internazionale, ha come primo autore Giulia Escobar, dottoranda presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, ed è stato realizzato nell’Unità di Angiogenesi e Targeting Tumorale e nell’Istituto San Raffaele Telethon di Terapia Genica (Tiget), anche grazie ai finanziamenti dell’European Research Council (ERC), dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.

29/01/14

Abruzzo | Rubata in provincia dell’Aquila una reliquia col sangue di papa Giovanni Paolo II

Abruzzo. Nella piccola chiesa di San Pietro della Ienca, sotto il Gran Sasso è stata rubata due notti fa un’ampolla che racchiudeva il sangue di papa Wojtyla. Oltre cinquanta carabinieri stanno setacciando passo passo la zona intorno alla piccola chiesa in provincia dell'Aquila, alla ricerca della reliquia di Giovanni Paolo II. Insieme all’ampolla è stata asportata anche una croce. Per le ricerche si è deciso di utilizzare anche cani 'cerca persone'. E’ possibile, secondo le indagini dei militari guidati dal comandante provinciale, Savino Guarino, che i ladri possano essersi disfatti dell'oggetto sacro. Carol Wojtyla era molto affezionato alla zona montana dove si trova il piccolo santuario, ed era solito raggiungere spesso il Gran Sasso per passeggiare, ritirarsi in meditazione e anche sciare. Sul furto è stata aperta un'inchiesta dalla procura dell'Aquila. Sull'episodio arriva anche la condanna del presidente dell'associazione culturale 'San Pietro della Ienca', Pasquale Corriere, promotore delle iniziative di rilancio turistico del Gran Sasso incentrate sulla figura di Wojtyla, che verrà canonizzato il prossimo 27 aprile insieme con un altro grande pontefice, Giovanni XXIII. Corriere ha ribadito che sono " solo tre al mondo le reliquie con il sangue di Wojtyla". Il furto è stato scoperto da sua figlia Franca. Sulla vicenda ha voluto dire la sua anche il comitato di volontariato osservatorio Antiplagio, secondo cui quanto avvenuto "non deve far escludere la pista satanica". Il giorno del furto infatti, combacia nel calendario satanico con l'inizio del potere del demone Volac, ricordato dal 25 al 29 gennaio, periodo nel quale rientrano anche il ricordo sacrilego e il risvolto satanico dell'olocausto nazista nella 'Giornata della Memoria', in preparazione del capodanno di Satana che si celebra il primo febbraio. Secondo gli adulatori del diavolo - spiega il coordinatore nazionale dell'osservatorio, Giovanni Panunzio, insegnante di religione - tale data rappresenta la nascita, le origini: quindi in questa fase dell'anno il sangue e la croce sono oggetti simbolici da profanare, sia per la religione cattolica che per quella ebraica. Il mercato dei simulacri religiosi nelle sette sataniche è particolarmente fiorente e i simboli sacri senza un particolare valore artistico, ma unici, come quelli trafugati all'Aquila, vengono pagati decine di migliaia di euro. Anche il ricatto e l'eventuale richiesta di un riscatto possono rientrare in quest'ottica criminale.

26/01/14

Un merito tutto italiano: al secondo posto in Europa per le donazioni di sangue

Questo non è certo un buon periodo per l'Italia, sia per quanto riguarda la politica che per quanto concerne l'economia. Ma possiamo vantarci di avere un ottimo primato: siamo un popolo di donatori di sangue, tanto da meritarci il secondo posto in Europa. E' scritto nero su bianco sul Libro bianco relativo al sistema trasfusionale realizzato da AVIS in collaborazione con il Cergas Bocconi.
 L'80% della popolazione idonea in Italia dona il sangue periodicamente e con costanza, "consentendo così maggiore sicurezza al paziente che riceverà la trasfusione e favorendo, nel volontario, l'assunzione di un stile di vita sano e consapevole che ottimizza il funzionamento di tutto il sistema di raccolta", afferma Vincenzo Saturni, presidente nazionale dell'Associazione Volontari Sangue.
Sangue amico

 I DATI. Sono più di 256mila le persone donatrici di sangue – definite dalla legge come veri e propri operatori sanitari – e la Lombardia è la regione italiana con il più alto numero di donatori. Ma, in relazione al rapporto tra la popolazione residente e il numero di volontari, il titolo di regione più "generosa" d'Italia spetta alla Basilicata, con il 5,84% di donatori, seguita dall'Umbria (5,44%) e dall'Emilia Romagna (5,43%). In generale, nel 2012, le donazioni sono state poco più di 3 milioni, in crescita dello 0,19% rispetto all'anno precedente e di oltre il 5% rispetto al 2009. La fascia d'età che "più dona" è quella compresa tra i 36 e i 45 anni, che rappresenta il 27% del totale dei donatori, subito seguita dalla fascia 46-55 (23%). Meno attivi i giovani sotto i 25 anni (13%). A donare sono più gli uomini, che rappresentano il 67% del totale e che – a differenza delle donne in età fertile – possono donare fino a quattro volte l'anno (le donne fino a due). I CENTRI DI TRASFUSIONE. Un tassello è però ancora da mettere a posto nella rosea condizione riguardante la donazione del sangue in Italia. Molti dei centri di trasfusione sangue devono ancora accreditarsi rispetto ai parametri chiesti dall'Unione Europea, che prevedono il rispetto di una serie di caratteristiche e requisiti di sicurezza e qualità. Come spiega Giuliano Grazzini, direttore del Centro Nazionale Sangue: "Le regioni del Sud e in particolare quelle in piano di rientro procedono lentamente. L'obiettivo, da raggiungere entro dicembre 2014, vede Lazio e Campania ancora ai blocchi di partenza". I sistemi sanitari differenti da regione a regione non giovano ed è così che in Friuli Venezia Giulia, in Veneto, in Valle d'Aosta e in Liguria tutti i centri sono già accreditati secondo standard europei, presto lo saranno anche quelli di Emilia Romagna e Toscana. Mentre ancora ci vuole del tempo per il resto delle regioni italiane. Chi può donare. Per iniziare a donare sangue bisogna avere almeno 18 anni e massimo 60, bisogna pesare più di 50 kg ed essere in buone condizioni di salute. Per le donazioni di sangue intero occorre non avere superato i 65 anni di età; per le donazioni di plasma e piastrine il limite è di 60 anni di età, salvo diversa indicazione medica. Chi intende diventare donatore di sangue, deve recarsi presso una sede o un centro di raccolta Avis o un Servizio trasfusionale dell'ospedale della propria città.

08/01/14

A cosa serve sbadigliare?

Tra gli atti più comunemente giudicati di…cattivo gusto o poco nobili c’è senz’altro lo sbadiglio. Considerato dai più segno di noia, di mancanza di rispetto per chi ti sta parlando, poco interesse per chi ci sta accanto, insomma c’è ne per tutti i gusti ed opinioni!
In realtà lo sbadiglio è un atto involontario con il quale avviene una profonda inalazione, seguita da una espirazione del respiro! Fino ad ora le esatte cause che lo generano non sono propriamente chiare. Vorrei quindi porre ala vostra attenzione ( ecco che vedo già sbadigliare…) le teorie più accreditate!

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Sbadigliare
Lo sbadiglio, come abbiamo già affermato, è un atto involontario che consiste in una profonda inalazione ed espirazione del respiro. Durante questo stato, il nostro corpo compie una serie di movimenti, atti a favorire il passaggio dell’aria: l’insieme di questi movimenti, viene chiamato pandiculazione!

Ovvero sia, si apre la bocca, vengono contratti muscoli facciali si alza la glottide liberando il passaggio dell’aria nella trachea, al contempo si contraggono i muscoli costali, generando il sollevamento e l’allargamento della cassa toracica e la distensione del diaframma, insomma l’avrete capito, ci stiamo semplicemente“stiracchiando”. Ok, a questo punto direte: “e quindi?”. Stiamo calmi! Ciò che non tutti voi sapete è che le cause che portano allo sbadiglio non sono ancora del tutto chiarite.

Ci sono tantissime teorie sulle cause che generano questo atto involontario, cerchiamo umilmente di esaminarne insieme le principali! Dicesi comunemente sbadiglio uno stato di noia o, soprattutto, di stanchezza della persona. I momenti in cui lo sbadiglio è più frequente, infatti, sono la mattina appena alzati e la sera prima di andare a letto. Inoltre esistono altre cause che molto spesso generano lo sbadiglio, come per esempio la fame, oppure lo stress.

Ma queste sono soltanto le cause più comuni. Ad esempio, molti di voi già lo sapranno, lo sbadiglio negli esseri umani è contagioso, si sbadiglia vedendolo o sentendolo fare da un’altra persona. Uno studio condotto in tal senso da Ivan Norscia e da Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa ha messo in evidenza che il contagio dello sbadiglio è associato al legame empatico tra le persone: perciò il contagio è massimo tra parenti, diminuisce negli amici e poi nei conoscenti, fino ad essere quasi nulli negli sconosciuti. Finora abbiamo parlato delle cause più comuni alla gente, ma non esistono solo queste!

In base ad un recente studio, invece, svolto da Gary Hack della School of Dentistry della University of Maryland di Baltimora e da  Andrew Gallup della Princeton University, sbadigliare aiuterebbe il cervello a raffreddarsi in modo da poter lavorare più efficacemente, insomma avrebbe lo stesso compito di un radiatore nell’automobile. Grazie allo sbadiglio, secondo la ricerca, le pareti del seno mascellare sono in grado di espandersi e contrarsi immettendo aria nel cervello abbassandone così la temperatura. Gallup, per esempio, fece un esperimento nel quale inserì delle sonde nel cervello dei ratti e ne registrò la temperatura prima, durante e dopo lo sbadiglio (si, si, i ratti sbadigliano). Ebbe cosi modo di confermare la funzione di raffreddamento dello sbadiglio.

Svolse anche uno studio su due donne che soffrivano di continui attacchi di sbadiglio e ne registrò le variazioni della temperatura corporea, confermando lo studio effettuato sui ratti. Potrebbe davvero essere lo sbadiglio il sistema di raffreddamento del nostro cervello? Un’altra ipotesi, invece, sostiene che lo sbadiglio serva ad aumentare l’ossigeno nei polmoni. Dunque una ipotesi che si avvicina notevolmente alla precedente, con la differenza che ad essere ventilato non è il cervello, ma bensì i polmoni. Inoltre, sbadigliando viene anche cambiata anche l’aria nel sangue.

Queste ultime due ipotesi, perciò, attribuiscono allo sbadiglio la funzione di “ventilatore” del nostro corpo che serve a farlo lavorare meglio durante alla giornata. In generale, tutte le teorie sopra elencate pare che possano essere plausibili. Forse non vi è distinzione e lo sbadiglio può essere la conseguenze di ognuna di esse. Infatti non si può assolutamente negare che quando siamo stanchi viene da sbadigliare e che, probabilmente, per la stanchezza, lo sbadiglio serva a farci funzionare meglio nei momenti di sonno. Ognuna delle teorie è buona, ma, nonostante ciò le esatte cause che provocano uno sbadiglio non sono state completamente chiarite!

04/01/14

Una nuova terapia genica per curare i tumori!

Da uno studio dell’IRCCS Ospedale San Raffaele pare che si stia mettendo a punto una tecnica di terapia genica che finora è stata utilizzata per il trattamento di alcune malattie genetiche rare, ma che potrebbe essere efficace anche nella cura dei tumori.

In questo lavoro viene evidenziato come i macrofagi, cellule del sangue normalmente richiamate nel tumore, possano essere tramutati in veicoli di geni anti-tumorali per combattere la neoplasia. Lo studio, condotto e coordinato da Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica e docente presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, e da Roberta Mazzieri, ricercatrice del San Raffaele recentemente trasferitasi all’Università del Queensland in Australia, è stato recentemente pubblicato su Science Translational Medicine.

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Terapia genica anti-tumorale
Luigi Naldini, che ha anche coordinato due studi di terapia genica in bambini affetti da gravi malattie genetiche come la leucodistrofia metacromatica e la sindrome di Wiskott-Aldrich, pubblicati lo scorso luglio su Science, spiega: “In questo nuovo lavoro abbiamo adattato la tecnica di trasferimento genico e ingegnerizzazione delle cellule del sangue al trattamento dei tumori.

Nel caso delle malattie genetiche, le cellule staminali ematopoietiche del paziente (cellule madri di tutti gli elementi del sangue) vengono corrette mediante l’introduzione del gene funzionante con l’uso di vettori virali (lentivirali) in modo da ripristinare una funzione originariamente difettosa. Nel nuovo lavoro abbiamo inserito nelle cellule staminali, con lo stesso metodo, un gene che svolge attività anti-tumorale nella loro progenie”.

Il gene terapeutico scelto per bloccare la crescita del tumore è l’interferone alpha, una molecola prodotta normalmente dal nostro organismo in risposta a infezioni ma per la quale è stata dimostrata anche potente attività anti-tumorale. L’uso clinico dell’interferone è però stato finora limitato da una elevata tossicità, se somministrato per via sistemica.
Per rendere la terapia selettiva contro le cellule tumorali, il vettore lenti virale già utilizzato nelle recenti sperimentazioni cliniche è stato modificato in modo da assicurare che il gene anti-tumorale si attivi solamente in una specifica frazione di cellule differenziate del sangue, i monociti/macrofagi (figli delle staminali), che sono normalmente richiamati dal circolo sanguigno ai tumori dove svolgono un’azione che ne favorisce la crescita.

L’originalità della strategia consiste proprio nell’aver scelto come veicolo cellulare dell’interferone una popolazione normalmente presente nel sangue a bassa frequenza ma fortemente arricchita nei tumori. In questo modo l’interferone, veicolato in maniera specifica, si accumula solo nel tumore dove può esercitare la sua funzione anti-tumorale, evitando gli effetti tossici della somministrazione sistemica sull’organismo.“Una volta nel tumore l’interferone agisce ri-programmando il micro-ambiente tumorale da una condizione favorente la crescita ad una condizione ostile”, spiega Roberta Mazzieri. “Questo può avvenire grazie a molteplici meccanismi mediati dall’interferone: dall’induzione della morte delle cellule tumorali e dei vasi sanguigni del tumore, essenziali per fornire nutrimento, alla stimolazione della risposta immunitaria contro il tumore”.


Lo studio dei ricercatori del San Raffaele ha mostrato che la nuova strategia consente di bloccare la crescita del tumore mammario e delle sue metastasi in modelli murini. Per verificare la sicurezza ed efficacia della terapia genica applicata alle cellule staminali umane è stato creato un topo “umanizzato” mediante il trapianto di cellule staminali ematopoietiche umane modificate per esprimere interferone e ricreando in questo modo un sistema ematopoietico umano nel topolino. Utilizzando questo modello è stato possibile dimostrare che la terapia è sicura ed efficace nell’inibire la crescita anche di un tumore umano.

Gli studi hanno indicato che il rilascio mirato di interferone nel tumore può esercitare una duplice azione contro il cancro: consente infatti l’azione selettiva di una molecola anti-cancro nel tumore e allo stesso tempo ri-programma i veicoli della terapia, i macrofagi, da cellule con attività pro-tumorale a cellule con attività anti-tumorale. Spiegano i ricercatori: “I nostri risultati forniscono una prova incoraggiante dell’efficacia e sicurezza della strategia nei modelli sperimentali. E’ ora necessario effettuare ulteriori studi preclinici volti a valutare quali tipi di tumori possano meglio beneficiare di questa terapia genica e a preparare la sperimentazione clinica che potrebbe cominciare tra qualche anno”.



03/01/14

Lacrimare e sudare sangue! Una malattia rara per una triste storia quella di Delfina Cedeno

Lacrimare e sudare sangue! A causa di una malattia rara Delfina Cedeno una ragazza della Repubblica Dominicana davvero molto sfortunata, piange e suda sangue. Delfina Cedeno, purtroppo, perde sangue da ogni poro del suo corpo, e a causa di questo anormale disturbo ha tentato anche di togliersi la vita.

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Delfina Cedeno
Delfina ha scoperto di soffrire di questa rara sindrome soltanto 4 anni fa, quando iniziò ad avere perdite di sangue casuali, durante un periodo molto difficile della sua già travagliata vita, che gli causò parecchio stress. Queste crisi, da allora fino ad oggi, sono ulteriormente peggiorate, diventando sempre più costanti, arrivando a durare fino a ben 15 ore consecutive.

Chiaramente, se non si sottoponesse a delle trasfusioni con regolarità, rischierebbe di perdere la vita. In base a quanto dichiarato da tutti i medici che l’hanno visitata fino ad oggi, Delfina soffre di un disturbo che è provocato dalla fragilità dei suoi vasi sanguigni, i quali si tendono a rompere con un’eccessiva facilità nelle situazioni di maggiore stress. Dunque, da dove dovrebbero uscire lacrime e sudore, esce invece del sangue. Inizialmente, nessuno le credeva, ma quando iniziò a sanguinare davanti a un dottore, finalmente la sua famiglia le credette.

18/10/13

Manie suicida? Facciamo l'esame del sangue per saperlo!

Manie suicida? Facciamo l'esame del sangue per saperlo! Circa un milione di persone sono protagonisti di un suicidio ogni anno. Tante potrebbero essere salvate in tempo se soltanto ricevessero in tempo soccorso ed assistenza psicologica. Adesso però, in base ad una ricerca, potremmo essere in grado di individuare la tendenza al suicidio semplicemente con un esame del sangue.
Il principale fautore della ricerca è il professor Alexander B. Niculescu III dell'Università dell'Indiana, che l'ha descritta in un articolo pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry del gruppo Nature. "Ci sono persone che non rivelano i propri pensieri suicidi fino a quando non è troppo tardi. Servono modi migliori per identificare e prevenire questi tragici casi", ha dichiarato il professore.
Lavorando per tre anni, a partire da una precedente ricerca sui biomarcatori presenti nel sangue che fungono da indice dei disturbi dell'umore e delle psicosi, Niculescu e la sua équipe hanno seguito alcuni pazienti affetti da disturbo bipolare, intervistandoli e prelevando campioni del sangue a intervalli regolari. Le loro analisi si sono poi concentrate sui pazienti che registravano un improvviso aumento dei pensieri suicidi, cercando fattori RNA di espressione dei geni che fossero cresciuti in modo correlato. La presenza di questi marcatori è stata cercata anche nei risultati di precedenti analisi sul suicidio e nel sangue di persone che si erano effettivamente tolte la vita.
Statistiche suicidi ogni anno

Dopo averli identificati sei possibili marcatori, si è cercato di usarli per prevedere il comportamento di un centinaio di pazienti affetti da disturbo bipolare o schizofrenia. Combinando l'analisi della presenza dei marcatori con verifiche cliniche dell'umore e dello stato mentale, si è riusciti a ottenere un miglioramento dal 65% all'80% riguardo la prevedibilità delle ospedalizzazioni dei pazienti. Il risultato migliore è stato ottenuto attraverso un gene denominato SAT1.
La ricerca di Niculescu ha destato immediatamente anche critiche. Nature riferisce che secondo lo psichiatra Ghanshyam Pandey la validità dello studio andrà verificata su un numero molto più grande di pazienti (critica che Niculescu non respinge, pur rimarcando di aver usato tecniche complesse per escludere i falsi positivi). Altri hanno sottolineato come non necessariamente la scoperta di un marcatore correlato con comportamenti suicidi possa sfociare in una tecnica effettivamente utile per fare diagnosi individuali.
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