Il-Trafiletto
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22/04/15

Cibi Alcalini in Tavola

Tutto cominciò...: Cibi Alcalini in Tavola: Oggi parliamo di cibi alcalinizzanti , cioè quei cibi che contrastano il formarsi di un ambiente acido nel nostro corpo il quale favorisce...

12/10/14

Se smetto di fumare ingrasso. Perchè?

La dipendenza da fumo di tabacco e quindi da nicotina, è fortissima ed è sia psicologica che fisica. Ed è la causa principale per cui è molto difficile per una persona rinunciare alla sigaretta “rilassante”. Tanti sono i motivi per cui un individuo dovrebbe smettere di fumare, da quelli economici, che non sono poi da trascurare, a quelli soprattutto di salute. Eliminando il fumo di sigaretta ne traggono beneficio il cuore, i polmoni, la circolazione, la salute in genere. Purtroppo per moltissime persone un freno alla volontà di smettere di fumare è dato dal principale problema estetico: la paura di ingrassare. L’aumento di peso per un fumatore pentito purtroppo è un dato di fatto. Ma perché si ingrassa smettendo di fumare? Molti sostengono che, venendo a mancare le vasocostrizione del fumo di sigaretta, si tende ad avere più fame e quindi a mangiare di più. Questa ipotesi è venuta a cadere dopo uno studio condotto dall’Università di Otago e pubblicato su Nicotine & Tobacco Research. Un altro studio, effettuato dalla Swiss National Science Foundation (Snsf) e pubblicato su Plos One, imputa invece le responsabilità dell’aumento di peso alla modificazione nella composizione della flora intestinale. Lo studio consisteva nel tenere sotto controllo i batteri intestinali presenti nei campioni fecali di venti persone nell’arco di tempo di nove settimane. Tra gli individui esaminati c’erano cinque fumatori, cinque non fumatori, e dieci persone che avevano smesso circa una settimana prima dell’inizio dello studio. Al termine dello studio è risultato che i ceppi batterici predominanti nella flora intestinale di un ex fumatore sono gli stessi che prendono il sopravvento nelle persone obese, mentre tra fumatori e non fumatori il cambiamento è minimo. I batteri responsabili di questo cambiamento sono i Firmicutes e Actinobacteria, responsabili di una maggior assimilazione dei cibi. (immagine presa dal web)

20/09/14

fegato | Ma quante epatiti.....

L’epatite è una malattia infiammatoria che colpisce il fegato. Viene provocata da un agente virale che attacca e distrugge le cellule epatiche. Diverse sono le forme di epatite virale, alcune delle quali vengono trasmesse per via oro-fecale, mentre altre si contraggono mediante contatto con sangue infetto (trasfusioni, scambio di siringhe, tatuaggi, scarsa igiene ospedaliera o negli studi dentistici), con la saliva o mediante rapporti sessuali non protetti con individui portatori del virus. Alcune di queste forme di epatite possono evolvere verso malattie molto gravi che portano alla morte (cirrosi epatica, tumori al fegato). Si conoscono diversi tipi di epatite. EPATITE A. Conosciuta anche col nome di epatite alimentare, in quanto il contagio avviene prevalentemente attraverso l’ingestione di cibi e bevande contaminate, ma anche attraverso il contatto diretto con individui che ne sono affetti. E’ molto diffusa praticamente in tutto il mondo, in Italia maggiormente nel meridione e chi ne è colpito sono prevalentemente i bambini sotto gli 11 anni. L’epatite A non ha la stessa pericolosità degli altri tipi ( B, C ), ma attenzione a trascurarla, dal momento che in qualche caso potrebbe evolversi in epatite fulminante. Tra i sintomi possiamo annoverare la stanchezza, la diarrea e febbre, ma il più delle volte è silente. Il virus dell’epatite A viene eliminato per via fecale, quindi fare attenzione all’igiene intima, inoltre molta prudenza nel mangiare frutti di mare crudi e attenzione ai rapporti sessuali di vario tipo. Non è disponibile un trattamento farmacologico per l’epatite A, un accorgimento è senz’altro quello di limitare alcuni cibi e tipi di cotture. EPATITE B. E’ molto contagiosa, e può essere contratta tramite contatto con sangue infetto o attraverso i fluidi corporei come la saliva, il secreto vaginale e lo sperma, è un virus molto aggressivo e resistente. E’ una patologia che può portare gravi conseguenze, quali la cirrosi, il tumore del fegato o l’insufficienza epatica. Come sintomi l’epatite B può provocare stanchezza, ittero, nausea, vomito, urine scure. Da molti anni è disponibile un vaccino in grado di prevenire l’epatite B in modo molto efficace. In Italia dal 1991 esiste la vaccinazione obbligatoria per i nuovi nati. EPATITE C. Scoperta nel 1989, ne sono state identificate 6 varianti, a seconda delle quali si imposta la terapia più appropriata. Circa il 27% delle cirrosi e il 25% dei tumori al fegato sono dovuti all’epatite C. La sua pericolosità è estremamente alta in quanto gli strascichi a lungo andare sono molto gravi e inoltre, non è ancora disponibile un vaccino in grado di prevenire il contagio. Spesso è asintomatica, i pazienti che ne sono colpiti possono accusare calo di peso, perdita dell’appetito e dolenzia addominale. Il virus può trasmettersi attraverso lo scambio di siringhe infette, mentre il contagio in seguito a rapporti sessuali non è particolarmente frequente, a differenza di quanto accade con il virus dell’epatite B. Il trattamento dell’epatite C è in genere di tipo farmacologico, precisamente un’associazione di interferone pegilato e ribavirina; con questo genere di trattamento non c’è una remissione della malattia ma un miglioramento delle condizioni dei pazienti in circa la metà dei casi. EPATITE D. E’ un virus che ha bisogno della presenza nell’individuo del virus dell’epatite B per riprodursi, di conseguenza se ne duce che l’assenza dell’epatite B comporta matematicamente l’assenza della D. I sintomi dell’epatite D è molto simile a quella dell’epatite B, ma le complicazioni sono generalmente più gravi. In particolare aumenta il rischio di sviluppo di cirrosi epatica. Per questo tipo di virus non esistono né vaccini, né tantomeno farmaci. EPATITE E. In Italia è abbastanza rara, mentre è diffusa in Medio Oriente, in Messico e in India. Ha una sintomatologia praticamente analoga a quella dell’epatite A, e spesso non è necessario iniziare un trattamento farmacologico, anche perché non è disponibile una terapia particolarmente efficace, di conseguenza l’intervento più importante è l’adozione di misure preventive. (immagine presa dal web)

07/09/14

Nausea e vomito da chemioterapia | Gestione dei sintomi anticipatori

A dispetto degli importanti passi avanti fatti nel settore oncologico da 20 anni a questa parte, purtroppo il vomito, e in particolare la nausea, continuano ad essere i due effetti più avversi e frequenti, causati dal trattamento chemioterapico.


La nausea e il vomito assumono un aspetto di grande rilevanza riguardo la qualità di vita dei pazienti che sono soggetti a chemioterapia. Un trattamento antiemetico non adeguato può influire in maniera importante nei pazienti e nel loro modo di fronteggiare la terapia propinatagli nelle sedute a venire, facendo aumentare il rischio di mancata compliance e inducendo i pazienti a troncare i trattamenti potenzialmente utili a loro salvavita.

In base alle linee guida della Multinational Association of Supportive Care in Cancer e della Società Europea per l'oncologia medica, la nausea e il vomito anticipatori compaiono in una proporzione di pazienti che può raggiungere il 20% entro il quarto ciclo di trattamento. Studi più recenti registrano un tasso di nausea e vomito anticipatorio più basso rispetto a quello osservato negli studi più datati, in quanto l'efficacia della profilassi antiemetica è migliorata negli anni. A oggi il tasso di nausea anticipatoria è intorno al 10% e quello di vomito anticipatorio intorno al 2%, e comunque tende ad aumentare con l'aumentare del numero di cicli effettuati: una volta instaurati sono difficili da trattare e possono persistere per un anno. L'insorgenza di nausea e vomito indotti dai farmaci antitumorali può essere influenzata da molti fattori dipendenti da caratteristiche soggettive del paziente e dal tratta-mento scelto per la cura del tumore.
Linea guida
riguardo i cibi da evitare
e quelli da assumere

Il rischio di avere nausea e vomito è più alto nelle donne e in particolare in quelle che in gravi-danza hanno sofferto di nausea e vomito. L'ansia può facilitare la comparsa di nausea e vomito e peggiorarne i sintomi già esistenti. Nei soggetti già sottoposti a tratta-menti chemioterapici e che hanno sofferto di nausea e vomito, il rischio di avere i sintomi è più alto. Infine la storia di cinetosi e di scarso o nullo consumo di alcol si asso-ciano più spesso alla comparsa di nausea e vomito da chemioterapia. Sembra che i sintomi anticipatori siano più frequenti nei soggetti di età superiore ai 50 anni e in quelli ansiosi. Inoltre la sudorazione do-po il primo trattamento chemioterapico è un evento che può far presagire lo sviluppo di nausea e vomito anticipatori. La scelta del tipo di trattamento, nella maggior parte dei casi, non è influenzata da nessuno dei fattori di rischio correlati alle caratteristiche soggettive del paziente.

E comunque importante conoscere i pazienti e i potenziali fattori che potrebbero influire sulla nausea e il vomito da chemioterapia. Le principali categorie di farmaci utilizzati nel trattamento di nausea e vo¬mito da chemioterapia sono: - gli antagonisti della dopamina che bloccano gli impulsi al centro del vomito, ma possono causare sedazione e reazioni extrapiramidali; - gli antagonisti della serotonina (5-HT3), ben tollerati dai pazienti; - i corticosteroidi utilizzati nella gestione di nausea e vomito acuti; - gli antagonisti dei recettori della neurochinina-1 (NK-1), in genere associati al desametasone, usati per la gestione dell'emesi acuta e tardiva indotta da chemioterapie ad alto rischio emetogeno.

I sintomi anticipatori sono difficilmente controllabili con metodi farmacologici. Le linee guida più recenti considerano come approccio migliore la terapia utilizzata per il trattamento dei sintomi acuti e ritardati. Le terapie comportamentali, e in particolare gli esercizi per favorire il rilassamento muscolare, possono essere consigliati per il trattamento della nausea e del vomito anticipatori. Le benzodiazepine sono l'unico farmaco in grado di controllare i sintomi anticipatori, ma l'efficacia tende a ridursi progressivamente man mano che si prosegue il trattamento chemioterapico. Per prevenire la nausea si ricorda di:
- consumare cibi facilmente digeribili specialmente in prossimità dei trattamenti;
- fare pasti piccoli e frequenti (5-6 volte in sostituzione dei 3 pasti principali):
- consumare i pasti possibilmente alla stessa ora, mangiare lenta-mente masticando con cura e prendendosi il tempo necessario per consumare il pasto;
- mangiare il pasto più abbondante quando è presente meno nausea;
- evitare dolci, spezie e grassi o cibi fritti;
- evitare di bere abbondantemente durante il pasto, ma bere lenta-mente sorseggiando liquidi durante la giornata;
- preferire le verdure cotte alle crude;
- farsi aiutare da amici e parenti a cucinare per evitare gli odori della cucina;
- mangiare cibi secchi come grissini, fette biscottate o toast, prima dei pasti;
- non sforzarsi di mangiare quando si ha nausea e di contro se si ha fame non aspettare che aumenti troppo perché potrebbe aumentare il senso di nausea;
- evitare di coricarsi per almeno due ore dopo aver mangiato;
- adottare l'abitudine di camminare dopo pranzo, per evitare reflussi, nausea e vomito;
- praticare con regolarità esercizi di respirazione, il rilassamento può prevenire la nausea. In caso di nausea si raccomanda di:
- fare profondi respiri e rilassarsi;
- masticare pezzettini di ghiaccio, fino al momento in cui la nausea non è regredita;
sorseggiare piccole quantità di cola sgasata;
- man mano che la nausea migliora assumere in modo graduale altri liquidi e cibi, iniziando con piccole quantità di liquidi a temperatura ambiente per poi passare a cibi liquidi, ma più consistenti (per esempio succo di frutta), per poi tornare gradualmente a una dieta normale;
- preferire le posate in plastica a quelle di metallo;
- ricordarsi di avvisare tempestiva-mente il medico o l'infermiere (più precoce è l'intervento, maggiore sarà l'effetto di controllo sulla nausea).(l'infermiere)


01/05/14

Cibo poco sano | L'evoluzione dei cibi poco sani | Perchè questa crescita?

Dolciumi
Perchè si è evoluta la predisposizione verso i cibi poco sani? La risposta può apparire complessa e lunga, vasta quanto l'universo, ma in realtà è più semplice e scontata di quanto non si possa immaginare.
Perchè quando ci siamo evoluti non vivevamo in un mondo ricco di zucchero!

Peer i nostri progenitori in Africa, lo zucchero di un frutto maturo o di un prezioso alveare rappresentavano un vera e propria prelibatezza, fondamentale a causa del suo contenuto energetico. Quelli che apprezzavano il gusto dolce e ricco di piacere dello zucchero, mangiandolo potevano godere di un vantaggio e, quindi, hanno trascorso questa debolezza per il dolce tramite i geni.

Oggi lo zucchero è presente in quasi tutti i cibi industriali, oltre che nei dolci, creme, marmellate, biscotti e bevande gassate. Lo zucchero non fa bene, in quanto provoca un aumento dell'ormone insulina nel flussso sanguigno che a sua volta fa si che il corpo passi dal bruciare i grassi al bruciare gli zuccheri depositando i grassi come riserve. Per tale motivo mangiare zucchero fa ingrassare! In elevate quantità altera le funzioni naturali dell'insulina e può condurre anche al diabete.

Ma non finisce qui il danno che provoca lo zucchero, al peggio non c'è mai fine, come si usa dire: ci si adatta velocemente al sapore dello zucchero e ne serve di più per raggiungere lo stesso piacere. Insomma ne diventiamo cosi dipendenti in un modo che per i nostri antenati era semplicemente impossibile che accadesse.

18/01/14

Si registra un ritorno del fai da te casalingo | Non si registrava dal dopoguerra

Quando il denaro perde potere di acquisto, le brave massaie tornano al fai da te casalingo. Comprare le materi prime, è sempre conveniente dall'acquisto dei cibi pronti. Merendine in calo, gelati che crollano del 7%, a favore di farna +7% , uova+5%, preparato per dolci +6%, miele+12%, in netto contrasto con il calo complessivo degli acquisti alimentari stimato pari al 4 per cento.


E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati relativi ai primi nove mesi del 2013 che evidenziano il ritorno in Italia del fai da te casalingo che non si registrava dal dopoguerra. Cambia dunque il carrello della spesa degli italiani dove trovano più spazio le materie prime per la preparazione dei cibi a scapito di cibi pronti come ad esempio le merendine in calo del 3 per cento in valore o dei gelati che crollano del 7 per cento.

 Per contenere i costi ma anche per garantirsi qualità e sicurezza a tavola si è verificato rispetto al passato un aumento del 18 per cento del numero di italiani che nel 2013 preparano il pane in casa, secondo l'analisi Coldiretti/Ixè ma una tendenza analoga si registra anche per la preparazione di pasta, dolci ed altri prodotti base dell'alimentazione degli italiani. Non è un caso che - continua la Coldiretti - dall'inizio della crisi gli italiani hanno tagliato del 10 per cento gli acquisti di pasticceria e dolciumi che allietavano tradizionalmente i week end delle famiglie che hanno speso in media appena 147 euro nell'ultimo anno per questi prodotti, secondo i dati Istat per il periodo 2007-12. In realtà, se nei fine settimana sono sempre più rare le tradizionali code davanti alle pasticcerie, si registra - sottolinea la Coldiretti - un parallelo aumento degli italiani che mettono le ''mani in pasta'' per garantire comunque l'aria di ''festa'' in tavola, anche sotto il pressing dei figli che apprezzano in misura crescente l'abilità dei genitori in cucina. Sono addirittura arrivate in Italia nuove figure professionali come ''cake designer'' che da quest'anno sono anche impegnate nelle scuole per insegnare l'arte ai più piccoli grazie al progetto Educazione alla Campagna Amica della Coldiretti. La conferma - continua la Coldiretti - viene peraltro anche dall'attenzione con cui vengono seguite le trasmissioni televisive e il successo dei libri di cucina ma anche del boom su internet dei food blogger dai quali carpire suggerimenti e ricette. Una domanda alla quale rispondono anche molti agriturismi di Terranostra che accoppiano spesso la vacanza a lezioni in cucina per recuperare le tradizioni del passato mentre nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica - conclude la Coldiretti - è possibile acquistare crostate e dolci casalinghi tipici del territorio direttamente da chi li ha preparati che è in grado anche di offrire informazioni sulle modalità di preparazione e consigli sugli abbinamenti migliori.                                                                                                            fonte Adnkronos

04/01/14

Farmaci, parafarmaci e cibi natalizi: arrivano i super sconti

La pera è matura e sta per cadere, più che mai quest'anno l'attesa per gli sconti si fa frenetica.  Già da questi primi giorni di Gennaio, si cominciano a vedere i tanto agognati cartelli che danno il via ai saldi.
Con un a novità però, non saranno solo i capi d'abbigliamento, le borse, le scarpe e relativi accessori, ma entreranno di prepotenza a far parte del gruppo anche farmaci e parafarmaci e tutti i generi alimentari caratteristici delle festività.
Secondo i dati di Fiesa, l'Associazione dei commercianti alimentari di Confesercenti, i prodotti gastronomici in 'saldo' a inizio gennaio saranno dunque dolci e piatti tipicamente legati alle feste, venduti con sconti a partire dal 50% per liberarsi delle rimanenze dell'anno. Lo sconto salirà ancora dopo l'Epifania, se si avranno ancora giacenze. Ecco i prodotti interessati dalla 'vendita di recupero': zamponi e cotechini; capitone; confezioni speciali di lenticchie (i 'kit' per l'ultimo dell'anno); strenne natalizie; torroni; pandori; altri dolci da festività da acquistare a prezzo ribassato per riempire la calza della Befana, come monete di cioccolata, cioccolatini e caramelle a tema natalizio. Ancora, sconti sulla frutta secca e sulle specialità gastronomiche regionali legate al Natale o al Capodanno. Si passa poi ai farmaci senza obbligo di ricetta e ai parafarmaci, che si possono acquistare in farmacia, ma anche al supermercato e nelle parafarmacie. Ed è qui che si potranno trovare gli sconti maggiori. Giuseppe Scioscia, presidente della Federazione delle parafarmacie italiane afferma: "Da noi  è possibile trovare già tutto l'anno sconti in media del 15% rispetto ai prezzi praticati dalle farmacie tradizionali". "Sicuramente in questo periodo di saldi generali - prosegue - le parafarmacie, circa 4.700 in tutta Italia, per stare ancora più vicine al cittadino applicano ulteriori riduzioni sia, ad esempio, sulle calzature ortopediche (si arriva a un -30-35%), sia sui parafarmaci e sui medicinali senza ricetta, in particolare quelli che servono per curare raffreddore e influenza: anti-febbre, antinfiammatori, integratori che alzano le difese immunitarie, scontati di un ulteriore 5%. Molte persone, inoltre, non si vaccinano contro l'influenza e scelgono di curarsi con prodotti naturali che noi proponiamo a prezzi vantaggiosi soprattutto in questo periodo. E' il momento di farlo". Anche nei 100 corner salute della Coop si potranno trovare sconti su farmaci e parafarmaci, con il 'pacchetto offerte' del mese di gennaio, non strettamente legato ai saldi, ma comunque conveniente: 30 parafarmaci e una decina di medicinali che andranno in promozione con sconti fino anche al 45% nel primo caso, e in media del 15% nel secondo, considerando che il prezzo di partenza è già di circa il 30% più basso di quello praticato in farmacia, riferiscono dalla Coop. Questo mese ad esempio si potranno trovare Buscopan e Buscofen a -15%, Borocillina a -10%, Mucosolvan a -15%. Per quanto riguarda i generi alimentari, via libera alle promozioni sui prodotti del periodo per dar fondo alle rimanenze, anche se ciascuna cooperativa deciderà autonomamente quanto e cosa scontare.
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