Il-Trafiletto
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20/10/14

Il Principe ereditario Carlo d’Inghilterra dichiara guerra agli scoiattoli grigi della sua tenuta.

Sta diventando un caso europeo l’aumento a dismisura della popolazione di scoiattoli grigi a scapito di quello classico e caratteristico rosso. I primi son un pericolo per la natura. In Italia la regione che ne soffre è il Piemonte.


 Tempi duri per i troppo buoni, recitava una famosa pubblicità di alcuni anni fa, ma questi sono tempi duri anche per i troppi scoiattoli grigi. In Inghilterra il Principe Carlo ha ordinato di sopprimere gli scoiattoli grigi nella sua tenuta di Cornovaglia. Il motivo di questa sua decisione sta nel fatto che sembra che questo esemplare di scoiattolo sia portatore sano di un virus, il Poxvirus, una malattia di cui i grigi sono portatori sani, “mentre gli scoiattoli rossi, entrando in contatto con il virus, muoiono in una-due settimane”. C’è anche da dire che lo scoiattolo rosso è molto amato in Inghilterra ed è un icona della nazione di sua maestà. E' per questo motivo che il principe ereditario ha deciso di esporsi in prima persona patrocinando il cosiddetto ''accordo dello scoiattolo'', firmato nella sua residenza scozzese di Dumfries House da delegati del governo, dirigenti delle foreste, ambientalisti. E con l’appoggio del ministero dell'Ambiente. Il principe Carlo è fra l'altro il patron del Red Squirrel Survival Trust, una fondazione che lotta per il ripopolamento dei 'rossi'.

In Italia - Anche nel nostro Paese comincia a diffondersi il problema degli scoiattoli grigi, e precisamente in Piemonte. Si dice che quattro di questi roditori vennero liberati a Stupinigi nel 1948, formando una colonia che col passare degli anni abbia occupato, dati del 2012, una superficie di circa 2000 chilometri quadrati, facendo di fatto quasi sparire in quelle zone il classico scoiattolo rosso. Analogo problema potrebbe verificarsi nei prossimi anni in Liguria, Lombardia e Umbria, dove è stata accertata la presenza dello scoiattolo grigio.

Perché sparisce lo scoiattolo rosso? Oltre al Poxvirus, virus killer dello scoiattolo rosso, c’è da tenere presente anche la concorrenza dal punto di vista alimentare. La specie grigia mangia molte più ghiande rispetto a quella rossa ed è in grado di trovare e consumare buona parte delle riserve di semi accumulate da questi ultimi, fattore questo che comporta una difficoltà di riproduzione dello scoiattolo rosso dal momento che i giovani di tale specie crescono meno ed hanno più probabilità di morire entro il primo anno di vita. Inoltre c’è da dire che lo scoiattolo grigio causa danni ingenti al patrimonio forestale per l’abitudine di scortecciare gli alberi causando la morte di molte piante. E questa specie potrebbe mettere anche a repentaglio la conservazione locale di alcune specie di uccelli, avendo l’abitudine di cibarsi di uova e nidiacei.

Anche in Italia si comincerà tra poco a prendere seri provvedimenti, dopo che il Comitato Permanente della Convenzione di Berna per la Conservazione della Flora e della Fauna Selvatiche ha inviato negli anni passati, con il nostro Paese che sembra abbia fatto orecchie da mercante, tre raccomandazioni per la protezione dello scoiattolo rosso, aprendo una procedura di infrazione.

08/10/14

Circo | A 80 anni abbandona definitivamente il circo. E' morto Nando Orfei.

E’ morto oggi, all’età di 80 anni, Nando Orfei, al secolo Ferdinando Orfei (Portomaggiore, 29 luglio 1934 – Milano, 7 ottobre 2014), appartenente alla omonima famiglia di circense. Era da tempo ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano a causa di una terribile malattia. Lo ha annunciato la moglie, Anita Gambarutti insieme con i figli Ambra, Gioia e Paride, la sorella Liana e il fratello Rinaldo. Dopo una iniziale esperienza cinematografica, che comprende solamente quattro film, due dei quali diretti da Federico Fellini, Nando Orfei si ritirò dal cinema per dedicarsi corpo e anima all'amato teatro ed al circo, del quale era un domatore di fama mondiale. Molti sono gli attestati di stima nei suoi confronti; Il presidente dell'Agis Carlo Fontana lo definisce "protagonista assoluto del circo e un grande dello spettacolo italiano", mentre Antonio Buccioni, presidente dell'Enc, Ente Nazionale Circhi, ne ricorda la figura. Lo scorso anno Nando Orfei, già minato fisicamente dalla malattia, entrando in pista alla fine di uno spettacolo, sorreggendosi al suo bastone, ultimo compagno, si lamentò dei numerosi posti vuoti con i pochissimi spettatori presenti e lanciò un appello in favore del circo. Purtroppo non aveva capito che l’era dei computer play station e tablet stavano affossando irrimediabilmente quello che per tanti e tanti anni è stato l’eroe dei bambini: il circo. Nando Orfei verrà ricordato per la famosa frase "Il circo è e sarà il più grande spettacolo del mondo".In questi giorni il suo circo è a Modena e da stasera, fino a giovedì, giorno dei funerali, lascerà i tendoni chiusi in segno di lutto.

20/09/14

fegato | Ma quante epatiti.....

L’epatite è una malattia infiammatoria che colpisce il fegato. Viene provocata da un agente virale che attacca e distrugge le cellule epatiche. Diverse sono le forme di epatite virale, alcune delle quali vengono trasmesse per via oro-fecale, mentre altre si contraggono mediante contatto con sangue infetto (trasfusioni, scambio di siringhe, tatuaggi, scarsa igiene ospedaliera o negli studi dentistici), con la saliva o mediante rapporti sessuali non protetti con individui portatori del virus. Alcune di queste forme di epatite possono evolvere verso malattie molto gravi che portano alla morte (cirrosi epatica, tumori al fegato). Si conoscono diversi tipi di epatite. EPATITE A. Conosciuta anche col nome di epatite alimentare, in quanto il contagio avviene prevalentemente attraverso l’ingestione di cibi e bevande contaminate, ma anche attraverso il contatto diretto con individui che ne sono affetti. E’ molto diffusa praticamente in tutto il mondo, in Italia maggiormente nel meridione e chi ne è colpito sono prevalentemente i bambini sotto gli 11 anni. L’epatite A non ha la stessa pericolosità degli altri tipi ( B, C ), ma attenzione a trascurarla, dal momento che in qualche caso potrebbe evolversi in epatite fulminante. Tra i sintomi possiamo annoverare la stanchezza, la diarrea e febbre, ma il più delle volte è silente. Il virus dell’epatite A viene eliminato per via fecale, quindi fare attenzione all’igiene intima, inoltre molta prudenza nel mangiare frutti di mare crudi e attenzione ai rapporti sessuali di vario tipo. Non è disponibile un trattamento farmacologico per l’epatite A, un accorgimento è senz’altro quello di limitare alcuni cibi e tipi di cotture. EPATITE B. E’ molto contagiosa, e può essere contratta tramite contatto con sangue infetto o attraverso i fluidi corporei come la saliva, il secreto vaginale e lo sperma, è un virus molto aggressivo e resistente. E’ una patologia che può portare gravi conseguenze, quali la cirrosi, il tumore del fegato o l’insufficienza epatica. Come sintomi l’epatite B può provocare stanchezza, ittero, nausea, vomito, urine scure. Da molti anni è disponibile un vaccino in grado di prevenire l’epatite B in modo molto efficace. In Italia dal 1991 esiste la vaccinazione obbligatoria per i nuovi nati. EPATITE C. Scoperta nel 1989, ne sono state identificate 6 varianti, a seconda delle quali si imposta la terapia più appropriata. Circa il 27% delle cirrosi e il 25% dei tumori al fegato sono dovuti all’epatite C. La sua pericolosità è estremamente alta in quanto gli strascichi a lungo andare sono molto gravi e inoltre, non è ancora disponibile un vaccino in grado di prevenire il contagio. Spesso è asintomatica, i pazienti che ne sono colpiti possono accusare calo di peso, perdita dell’appetito e dolenzia addominale. Il virus può trasmettersi attraverso lo scambio di siringhe infette, mentre il contagio in seguito a rapporti sessuali non è particolarmente frequente, a differenza di quanto accade con il virus dell’epatite B. Il trattamento dell’epatite C è in genere di tipo farmacologico, precisamente un’associazione di interferone pegilato e ribavirina; con questo genere di trattamento non c’è una remissione della malattia ma un miglioramento delle condizioni dei pazienti in circa la metà dei casi. EPATITE D. E’ un virus che ha bisogno della presenza nell’individuo del virus dell’epatite B per riprodursi, di conseguenza se ne duce che l’assenza dell’epatite B comporta matematicamente l’assenza della D. I sintomi dell’epatite D è molto simile a quella dell’epatite B, ma le complicazioni sono generalmente più gravi. In particolare aumenta il rischio di sviluppo di cirrosi epatica. Per questo tipo di virus non esistono né vaccini, né tantomeno farmaci. EPATITE E. In Italia è abbastanza rara, mentre è diffusa in Medio Oriente, in Messico e in India. Ha una sintomatologia praticamente analoga a quella dell’epatite A, e spesso non è necessario iniziare un trattamento farmacologico, anche perché non è disponibile una terapia particolarmente efficace, di conseguenza l’intervento più importante è l’adozione di misure preventive. (immagine presa dal web)

03/08/14

Dolore intenso e vescicole: ecco il Fuoco di Santantonio.

L’Herpes Zoster, chiamato comunemente “Fuoco di Sant’Antonio ( si dice perché all’epoca chi fosse stato colpito da questa malattia si rivolgeva pregando a sant'Antonio abate, ritenuto grande taumaturgo), è una patologia virale che colpisce sia la pelle che le terminazioni nervose. Tale malattia è provocata dall’herpes virus varicella-zoster, il virus che è anche responsabile della varicella, infatti l’eruzione cutanea è simile a quella della varicella con le classiche vesciche piene di liquido. Tale eruzione compare generalmente sul torace o sulla schiena, sul viso, ma non è rara la sua presenza attorno agli occhi, all'interno della bocca, su un braccio o su una gamba, in genere sempre su un solo lato del corpo, ed è sempre accompagnata da un dolore molto intenso. Il decorso dello Zoster va da un periodo minimo di dieci giorni a circa tre mesi e spesso si risolve con la completa guarigione, mentre in diversi casi si cronicizza nella nevralgia post erpetica, ovvero un dolore persistente, anche per mesi o sine die. Tuttavia il virus della varicella non viene eliminato dall’organismo, esso rimane generalmente dormiente per tutto il corso della vita all’interno delle radici nervose spinali e in una percentuale non proprio trascurabile ( 15-20% e sopra i 50 anni) il virus si risveglia, provocando l’herpes zoster. Ne sono immuni i soggetti che non si sono mai ammalati di varicella. Questo perché negli individui normali la risposta immunitaria riesce a neutralizzare l’assalto del virus, generando un equilibrio tra le parti, mentre nei soggetti immunodepressi, avendo le difese immunitarie molto basse, prevale l’attacco virale e di conseguenza il manifestarsi nuovamente della patologia. Quali sono le cure. Spesso la risoluzione è spontanea dopo un certo lasso di tempo, ritenendo necessario solo il trattamento del dolore. Tra i farmaci vengono prescritti gli antivirali ( aciclovir ed altri) per via orale o endovenosa, per il trattamento riduttivo dell’ eruzione cutanea e dolore e a scopo preventivo. Il trattamento va protratto per almeno una decina di giorni e iniziato non oltre il terzo giorno dal manifestarsi della patologia. Altra categoria di farmaci sono gli antiepilttici (gabapentin), atti a normalizzare l’attività elettrica del sistema nervoso causata dai nervi danneggiati. Vengono usati generalmente come antalgici anche gli antidepressivi come l’amitriptilina, mentre la stimolazione elettrica (tens) sembra dia risultati poco soddisfacenti. L'herpes zoster è contagioso solo nel caso in cui avviene il contatto diretto con il liquido contenuto nelle vescicole, quindi solo durante i primi giorni della malattia. Non ci sono vaccini contro il fuoco di Santantonio, per lo meno in Italia, dal momento che quello sperimentato negli USA negli anni novanta, e con buoni risultati, non è mai stato disponibile nel nostro paese. (immagine presa dal web)

29/07/14

Bulimia | Quell'irrefrenabile desiderio di mangiare...

La bulimia è un disturbo alimentare caratterizzato da un irrefrenabile bisogno di mangiare. La parola bulimia deriva dal greco boùlimos,che sta a significare fame da bue.Può essere causata sia da fattori organici, sia da quelli psicologici. La bulimia organica è dovuta a varie patologie, delle quali è un sintomo, come ad esempio l'ulcera duodenale, ulcera gastrica, diabete mellito, ipertiroidismo o la sindrome ipoglicemica. Se invece è di natura psicologica allora si può parlare di bulimia nervosa, le cui cause possono essere: trascuratezza da parte dei familiari, sentirsi protagonista negativo nell'ambiente in cui si vive, essere oggetto di derisione per il proprio carattere o per la forma fisica. L’età di insorgenza della patologia è senza dubbio quella adolescenziale; la malattia colpisce prevalentemente i soggetti di sesso femminile. Una volta essersi "abbuffato" nel mangiare, chi soffre di bulimia, prova un senso di vergogna e di colpa, e a questo punto si sviluppa secondo due modalità: con una compensazione dell'abbuffata, autoinducendosi il vomito o assumendo lassativi o diuretici,oppure senza compensazione, vale a dire praticare digiuno completo nei giorni a seguire o gettandosi anima e corpo in un'attività fisica senza controllo. Purtroppo i soggetti bulimici vanno incontro a seri problemi di salute, quali i traumi gastroenterici, squilibri ormonali che nelle donne si manifestano con l'amenorrea, ciè mancanza del ciclo mestruale, carenze di sodio e potassio con conseguenze di carattere cardiologico. Le cure per la bulimia consistono nel trattamento antidepressivo o nell'assunzione di farmaci che riducono l'appetito.(immagine presa dal web)

14/07/14

Uova marce: il loro "profumo" può aiutare molte patologie

Quante volte vi è capitato di sentire quell’odore sgradevole, per il vostro olfatto, di uova marce, e magari maledire il momento in cui siete passati in quel posto? Ebbene, senza saperlo avete imprecato contro una sostanza che potrebbe essere moto utile nel trattamento o la prevenzione di patologie quali l’ictus, l’infarto, il diabete e addirittura la demenza, stiamo parlando del solfuro di idrogeno, o acido solfidrico (formula chimica H2S). Nel nostro organismo quando le cellule sono colpite dalla malattia chiedono aiuto a degli enzimi per produrre piccole quantità di solfuro di idrogeno, il quale ha la caratteristica di aumentare l’attività dei mitocondri e permette alle cellule di vivere, in caso contrario esse muoiono non avendo la capacità di regolare l’infiammazione”. I ricercatori dell’Università britannica di Exeter, in un lavoro pubblicato sul Medicinal Chemistry Communications, hanno prodotto una sostanza a base di solfuro di idrogeno, denominata con la sigla AP39, deputata a prevenire il danno mitocondriale in varie patologie come la demenza e l’ictus. Come dice Mark Wood, docente di Bioscienze all’Università di Exeter, il solfuro di idrogeno può considerarsi quindi un salvavita, basti pensare che in alcuni test effettuati sulle malattie cardiovascolari, la molecola AP39 ha permesso la sopravvivenza dell’80 per cento delle cellule mitocondriali, come riscontrato in studi precedenti dove oltre alle patologie vascolari, erano stati notati risultati anche nelle patologie del sistema nervoso.

22/06/14

"Fuori controllo" | Ebola, è allarme per il mondo intero

"Fuori controllo". Queste due terribili parole proclamate dall'organizzazione "Medici senza frontiere", stanno mettendo in allarme il mondo intero. Ebola, il virus estremamente aggressivo per l'uomo e che causa una febbre emorragica, si sta diffondendo in Africa Occidentale e sta mietendo vittime, 337 fino a questo momento su circa 500 casi registrati da marzo, secondo l'OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità. Bart Janssens, direttore dell'organizzazione Medici senza frontiere, ha riferito a Bruxelles che l'epidemia si sta diffondendo in Guinea, Sierra Leone e in Liberia, dove ha fatto la comparsa nella capitale Monrovia, causando 7 decessi, e che l'organizzazione è al limite delle proprie capacità e non riesce a far fronte all'emergenza. Ha quindi mandato un messaggio ai Governi interessati affinchè si adoperino per inviare più personale sanitario nonchè esperti per istruire le popolazione su come svitare di diffondere la malattia. "E' un'epidemia senza precedenti, e si teme un peggioramento della situazione" afferma il dottor Robert Garry, infettivologo dell'Università di Tulane, in Sierra Leone, una delle nazioni tra le più colpite dal mortale virus. Ebola, la malattia della quale non esiste alcun vaccino o cura, venne scoperto per la prima volta nel 1976 nella Repubblica Democratica del Congo, e si diffuse ben presto nell'Africa Centrale, si trasmette per contatto di fluidi corporei e i sintomi sono vomito, diarrea, dolori addominali, fino ad arrivare all'emorragia interna e morte. (immagine presa dal web)

19/06/14

L'energia del sorriso

Il malumore è un nemico della salute. Coltivare sentimenti positivi, farsi una bella risata facilitano invece la prevenzione di numerosi disturbi e il buon esito di una cura non c'è nessuna emozione umana, a parte l'amore, che sia così potente e universale come il riso.

Eppure, per la scienza, esso è misterioso come un buco nero». Un mistero che nel tempo sta però rivelando tutta la sua potente carica terapeutica. Sì, perché nel riso, in uno stato d'animo sereno e felice si costruisce una delle basi del nostro benessere. E non si tratta di stimolare artificialmente un' euforia con preparati chimici come la fantomatica «pillola della felicità », o di simulare forzatamente un atteggiamento positivo: il cervello e il corpo non possono ingannarsi, mentre un'emozione autentica, come il ridere, può produrre onde cerebrali diverse da quelle di un sorriso simulato.

Antidolorifici naturali Ridere è il sintomo di un benessere psicofisico e può rivelarsi uno strumento efficace nel processo di guarigione da una malattia: proprio da queste considerazioni è nata la comicoterapia. Ricordate il medico americano Patch Adams che andava in giro per le corsie di ospedale mascherato da clown e di cui l'attore Robin Williams ha dato una magnifica interpretazione? La comicoterapia parte dal principio che la risata ha un effetto positivo sul sistema immunitario perché, oltre a ridurre il livello di ansia, innesca nell' organismo una serie di processi chimici scientificamente dimostrati.

Fra questi, una maggiore secrezione di analgesici naturali quali le betaendorfine e le catecolamine, incremento di anticorpi e linfociti, l'aumento di ossigenazione nel sangue e la riduzione dell'aria residua nei polmoni. In più si arresta la produzione di adrenalina e cortisolo, gli ormoni legati allo stress, calano i battiti del cuore e la pressione sanguigna. La medicina ufficiale, negli anni Ottanta, ha riscoperto gli effetti delle emozioni sul sistema immunitario, studiati dalla nuova branca di psiconeuroimmunologia.

Quest'ultima ha dato il via ad alcune ricerche fino ad allora sconosciute: la gelotologia (ghelos in greco significa risata) che studia il potere terapeutico del ridere. In quegli anni, la comunità scientifica americana si interrogò molto sul caso di un noto giornalista, Norman Cousins, gravemente ammalato (fu colpito da spondilite anchilosante, una malattia che porta alla paralisi delle articolazioni fino alla morte), che riuscì a guarire inspiegabilmente grazie a una cura a base di risate e di vitamina C. Cousins si affidò a una terapia rivoluzionaria: tre-quattro ore al giorno di film comici e 25 grammi al giorno di vitamina C.

La guarigione avvenne dopo circa un anno e qualche tempo dopo arrivò pure il riconoscimento di una validità scientifica e Cousins fu investito della laurea honoris causa.
Dalla ricerca alla sperimentazione sul campo il passo è stato breve. Negli ospedali pediatrici si è affacciata la figura del clowndottore, inaugurata da Hunter Patch Adams. Barzellette, musica, gag comiche e un' attenzione par-ticolare ai desideri espressi dai malati sono gli strumenti della terapia messa a punto da Patch Adams. Se Patch Adams è un vero medico, non lo sono invece i clown-dottori che operano nelle corsie di molti ospedali europei secondo il modello collaudato da Michael Christensen, fondatore della Clown Care Unit (Unità sanitaria di clown) di New York.

Sono cioè attori, artisti di strada o pagliacci, appositamente addestrati, che supportano il lavoro dei medici risvegliando nei pazienti il buon umore per accelerare la loro guarigione. E i risultati sembrano dare ragione allavalidità della clowterapia: alcune ricerche condotte dal New York Presbiterian Hospital hanno rilevato una diminuzione della degenza ospedaliera del 50 per cento e una riduzione dell'uso di anestetici di circa il 20 per cento. Il ridere ferma la produzione di adrenalina e cortisolo, gli onnoni legati allo stress.

18/06/14

Un po' artisti per sentirsi meglio

L'arteterapia non richiede nessuna predisposizlone particolare, e la soddisfazione, durante l'esecuzione del lavori, e a opera compiuta, modifica in positivo il nostro stato d'animo

Da sottolineare subito che non esistono ricette precise né formule rigide. Se si ha una spontanea preferenza per determinati materiali si può cercare di usare questi in vari modi, tradizionali o anche completamente nuovi. Altrimenti si può sperimentare un po' per volta fino a trovare il campo che gratifica maggiormente.

Partire dalle cose oggettivamente più facili, e da materiali e attrezzi che si hanno già in casa o che si possono comprare per cifre molto modeste, oggettivamente è la via migliore. In poche parole: la creatività viene ... creando.
È utile avere un'idea o un progetto, oppure un modello da copiare. Ma anche il semplice fatto di prendere tra le mani i materiali da usare può innestare la capacità di inventare oggetti e usi nuovi. Non essendoci alcun obbligo di produttività o di reddito, la creatività è lasciata libera d'esprimersi

Quando è una vera e propria cura. E il pensiero vola positivo. Le indicazioni più importanti sono relative ai problemi psichici, dal disagio sociale alla depressione. Disegnare, modellare o creare in altro modo permette di esprimere i sentimenti repressi senza necessità di articolarli verbalmente. l'espressione spontanea permette il rilassamento e un senso di appagamento che migliora la condizione psicologica. Quest'ultima è importante in ogni processo di guarigione; spesso scompaiono le tensioni muscolari e i dolori. Il distrarsi dalla propria condizione di «malato» e sentirsi realizzati dirige i pensieri su piani positivi. È scientificamente provato che la qualità del pensiero che la persona ha su se stessa condiziona il funzionamento del suo sistema immunitario. In altre parole: se i pensieri sono focalizzati sulla malattia, il disagio e il dolore tendono ad aumentare e la guarigione è più lenta. Una forte motivazione, invece, come può essere data da un'applicazione di tipo «artistico», accelera la guarigione e rende la malattia più sopportabile.

Centro di Arteterapia a Milano
Dove viene praticata? I risultati positivi della terapia artistica sono molto evidenti ma sono soprattutto empirici. Allo stato attuale, più che studi sistematici, esistono numerosi rapporti sull'esito favorevole ottenuto nelle numerose cliniche, pubbliche e private, in molti paesi. Di solito i medici non si oppongono all'esercizio di un'attività che in nessun caso ostacola le altre terapie praticate. Ma sono per ora relativamente poche le strutture, almeno in Italia, che chiamano al loro interno dei professionisti disponibili ad aiutare e a indirizzare i pazienti verso un'attività manuale specifica.

Il valore della prevenzione Dedicarsi all'esercizio di un hobby manuale ha aspetti terapeutici per tutti, non solo per chi si trova costretto a letto. Si ottiene un capovolgimento delle proprie abitudini dannose: un rilassamento delle aree cerebrali e muscolari troppo impegnate nello stress quotidiano e una stimolazione di altre zone cerebrali, nonché una sana emotività. Il risultato è un maggiore senso di benessere generale e persino un miglioramento del quoziente d'intelligenza (QI), grazie allo stimolo del pensiero creativo e originale

14/06/14

Italia | Vaccinazioni in calo e crescita vertiginosa del morbillo: allarme!

Dal Congresso italiano di Pediatria in corso in questi giorni a Palermo giunge un preoccupante allarme: il Morbillo, questa malattia infettiva del sistema respiratorio, immunitario e della pelle causata da un virus, il Paramyxovirus del genere Morbillivirus, è in crescita in maniera esponenziale nel nostro Paese. I numeri ci dicono che stiamo tornando indietro di 15 anni. Il Dottor Alberto Ugazio, direttore del Dipartimento Medicina Pediatrica dell' Ospedale Bambino Gesù di Roma e presidente della Commissione vaccini della Società italiana di pediatria (Sip) rivela alcuni numeri: "Nei primi quattro mesi del 2014 ci sono stati 1004 casi di morbillo, rispetto ai poco più di 700 casi avuti nel corrispettivo periodo dello scorso anno. C'è da aspettarsi dunque nel 2014 - continua il Dottor Ugazio - una cifra superiore ai 2200 casi registrati lo scorso anno, dal momento che quest'anno il picco stagionale non è stato ancora superato." Analoghi risultati sono stati riscontrati in Europa e negli Usa. Questo preoccupante aumento sembra sia da imputare al minor numero di vaccinazioni effettuate: mentre la copertura della prima dose di vaccino sfiora il 90%, non è così per la seconda, in numero decisamente inferiore. Purtroppo la causa di questa diminuzione di vaccinazioni è dovuta sicuramente alle numerose campagne "antivaccino" che imperversano su internet attraverso i vari social Network, che pubblicizzano la falsa notizia che il vaccino possa causare casi di autismo, notizia vecchia di 15 anni e messa in circolazione dal medico inglese Andrew Wakefield, poi radiato dall'albo.

03/06/14

CORAGGIO SENZA ARTIGLI

SUONI ERRANTI 
Strada chiara di polvere pregna 
Strada grigia colma d'acqua 
Lungo cammino sotto le stelle 
Appare la luce e ancora passi. 
Spingi con lentezza un organino 
un piccolo affetto t'accompagna. 
Poi tante e tante case 
Ogni finestra un affanno 
Ogni porta una pena. 
Le gioie rare come quadrifogli. 
La tua scatola è ferma e poi come incanto: tanti suoni colorati entrano nei cuori grigi. 
Un sorriso, una luce, le finestre s'illuminano: il tuo cuore esulta allunghi la mano per cogliere le loro primizie e ciò ti fa ricco. 
Esci dalla città per ricominciare, nella tua anima non c'è più posto: è un sacco pieno di felicità. Il muso dell'amico sembra capire e tutti e due carichi di gioie affrontate la via come farfalle. 
Arialdo Leoni 

CORAGGIO SENZA ARTIGLI  
di Pat Kinnaman 
"Sono finalmente a casa dopo un anno passato in ospedale. Dovrei sentirmi grata e felice, invece mi trovo depressa e piena di paure. La mia mente continua a farmi ricordare quella fatale mattina invernale quando la mia auto andò fuori strada. I chirurghi mi hanno sistemato la schiena rotta con un osso di mucca ancorato con viti di alluminio. Ho di nuovo l'uso delle braccia, ma la distruzione di parte dei miei nervi mi ha lasciato le gambe senza vita e gli organi addominali hanno avuto qualche danno. I terapisti mi hanno insegnato ad usare le stampelle e gli urologhi stanno facendo miracoli per il mio intestino e per la mia vescica. A casa però mi sento persa perché non ho più un campanello da suonare per chiedere aiuto. 
Sono sola e ho paura. I vicini fanno di tutto per aiutarmi, e mia madre sta con me molte ore, ma poi c'è la solitudine e il non sapere cosa fare, eccetto pensare, pensare ... E la gente attorno che non capisce, che non apprezza la grande fortuna di possedere gambe che possono portarli dove vogliono. Prima dell'incidente ero una persona molto attiva e sportiva. Ora tutto è crollato. Mio marito, il mio lavoro tutto se n'è andato, e presto dovrò anche lasciare questa casa. Allison, la mia figlia minore aveva 3 anni quando ebbi l'incidente e ora quasi non mi riconosce. Rosanne, sua sorella, è in collegio e sembra avermi dimenticata. Una tristissima situazione, ma sono viva e, eccetto per alcuni spasmi muscolari, non ho più grandi dolori. Cerco di credere in Dio e di ringraziarlo per avermi lasciata vivere. Gli chiedo coraggio e recito nella mente il versetto del Vangelo di Marco: "lo credo; sovvieni alla mia incredulità" (9:24)
Sono a casa mia, ma i medici non mi permettono di togliermi la gabbia di metallo che mi serra dal collo al ventre. La dovrò portare per anni. Dovrei anche tentare di camminare un poco con le stampelle per tenere il corpo in movimento, ma non ho volontà. Rimando tutto al domani. Un penoso domani". 

Ho scritto questa pagina dopo pochi giorni che mi trovavo a casa, in un momento in cui mi sentivo sola e depressa. Poi una sera di molti mesi fa, mentre stavo guardando Allison giocare, arrivò mia sorella Joyce. Mi ha portato un grosso gatto siamese e me lo ha deposto in grembo. Era troppo grosso e il suo muso nero mi ha fatto quasi paura. Joyce disse: "Questo è Tom Katte ha bisogno di una casa. Non ha più artigli e gli mancano quasi tutti i denti. Deve avere più di l0 anni. Il suo padrone lo vuol far uccidere, ma io ho pensato che potrebbe far compagnia a te".
"No" - esplosi - "Non posso avere gatti da seguire e non mi piacciono i gatti siamesi. Sono meschini e distruttivi". Il gatto mi guardò con i suoi occhi azzurri e corse via. Andò ad adagiarsi su di una sedia e cominciò a leccarsi.

Joyce fu persuasiva: "Lascia che Tom Katt stia qui per qualche giorno finché gli trovo una casa. Ha un ottimo pedigree, ma anche i gatti nobili possono soffrire per la solitudine". Il giorno dopo, mentre stavo ancora nel mio letto ortopedico e pregavo Dio che mi desse coraggio, sentii la porta aprirsi e Tom Katt saltò sul mio letto e si mise a sedere sul mio seno. I suoi occhi chiari mi guardarono, intensamente. Lo accarezzai e il gatto posò una zampa senza artigli sulla mia guancia, come per accarezzarmi. Mi fece un tale bene quel gesto che cominciai a lacrimare di commozione. Tom Katt andò a sedersi in fondo al letto, sulle mie gambe senza vita, e da quel momento non mi abbandonò più, né io pensai più di liberarmene. Il giorno dopo mia madre cercò di scacciarlo dal mio letto, ma il gatto rifiutò di lasciarmi. Ogni tanto Tom Katt mi saliva in grembo e si allungava per accarezzarmi con la sua morbida zampa, e tutte le volte questo gesto mi infondeva un grande coraggio. Cominciai ad alzarmi per fare colazione in cucina e a portarmi con la carrozzella in giardino per leggere il giornale all' aria aperta. Tom Katt stava sotto la mia sedia a rotelle e quando gli parlavo mi rispondeva con i suoi rassicuranti miagolii.

Venne l'estate e Tom Katt diventò inquieto. Mi saltava in grembo e poi subito saltava a terra, si allontanava un poco da me e si voltava a guardarmi. Era come se mi invitasse a camminare. Quello che i medici volevano da me inutilmente. Poi un giorno Tom Katt uscì dal giardino e andò a mettersi nel mezzo della strada, indifferente alle automobili che passavano, come se volesse sfidare il traffico. Lo chiamai, ma egli non si mosse. Perciò presi le mie stampelle e andai in mezzo alla strada per prenderlo. Tom Katt lasciò la strada ma cominciò a camminare lentamente lungo il marciapiede. Lo seguii per almeno 100 metri ed ero orgogliosa di essere riuscita a camminare tanto. Poi Tom Katt ritornò verso casa e io lo seguii. Compresi che era il gatto che voleva che io camminassi. Da quel giorno tutte le mattine io e Tom facciamo una passeggiata lungo il marciapiede. Ogni giorno una passeggiata più lunga: mi è tornata la speranza e ho tanto coraggio.

Giorni fa mi sono messa a cantare per la gioia perché ero giunta alla fine del mio marciapiede. Tom Katt mi guardò male e io allora recitai i versetti della Bibbia: " ... poiché cammino per fede e non per visione" (Corinzi 5:7); "Nel giorno in cui temerò, io confiderò in te" (Salmi 56:3); e "lo posso ogni cosa in Colui che mi fortifica" (Filippesi 4:13). Mentre recitavo forte questi versetti (benedetta quella suora che mi impose di impararli a memoria) Tom Katt marciava davanti a me, con la coda diritta, approvando. A tratti si voltava per vedere come ce la facevo con le mie stampelle e miagolava il suo consenso. Poi venne l'inverno e fui costretta a interrompere le mie passeggiate con Tom. Ma l'orizzonte della mia vita si era aperto. Mi era stata consegnata un'auto con i controlli adatti al mio stato e venne il giorno che, con Tom sulla mia spalla, guidai l'auto fino alla chiesa. Al ritorno ci fermammo in un bar per mangiare un dolce, che Tom Katt gustò molto. Mi sentivo ridiventata padrona di me stessa.

Tom Katt
Poi tornò la primavera. Ieri ho passato la visita di controllo e i medici erano stupiti del mio miglioramento così rapido. Hanno deciso di togliermi la gabbia di metallo che mi teneva prigioniera. Ho cambiato casa per una più adatta al mio stato. Ho preso un lavoro di dattilografa a casa e, con Tom Katt sempre a fianco, ho ripreso le passeggiate. Ho ancora bisogno di stampelle e non potrò mai più schettinare, ma posso andare attorno. Ho imparato ad avere pazienza e ho compreso che Dio risponde sempre alle nostre preghiere, nel modo più giusto. Un giorno che arrancavo per strada con Tom Katt davanti a me, ci si avvicinò minaccioso un piccolo cane. Ero terrorizzata perché nelle mie condizioni non sapevo come essere di aiuto a Tom. Quel marciapiede, nelle ore delle nostre passeggiate era sempre deserto. Tom Katt si mise prima fra le mie gambe, poi, quando il cane si avvicinò ringhiando, fece un salto in avanti e l'affrontò deciso, soffiando. Il cane scappò via.

Senza artigli e senza denti Tom Katt mi insegnò ad avere coraggio. Quante volte ho pianto di gratitudine pensato al comportamento di Tom quel giorno. Ho camminato lungo la mia personale "valle delle ombre", secondo gli sconosciuti piani della vita, e Tom Katt non fu per me solo un gatto, fu l'amore di Dio che lavorò nella mia anima. "lo ho cercato l'Eterno, ed egli mi ha risposto e mi ha liberato da tutte le mie paure" (Salmi 34:4).
Da "UNITY", luglio 1985, la rivista mensile della Unity School ofChristianity, Unity Village, MO 64065, USA.

La teoria dei biofotoni di Popp

Che cosa sono i biofotoni? Questo è un termine che fa riferimento alla emissione di energia luminosa da parte dei tessuti viventi, ed ogni nostra cellula emette segnali specifici, propri e caratteristici. Quella dei biofotoni è una interessante teoria, elaborata dal fisico Popp, sulla base di una geniale intuizione del russo Gurwitsch (1922), in base alla quale (testata da molteplici esperimenti) gli eventi biologici primari alla base della vita ed anche le alterazioni che portano alla malattia, sono eventi fisici di natura informazionale e quindi elettromagnetica (frequenze modulate).

Il fisico Popp, spiega che l’elettromagnetismo ha un ruolo determinante nella sfera biologica degli esseri viventi, come Heinsenberg sostiene che la forza elettromagnetica è la forza da cui dipende la vita, poichè essa è capace di modificare l’energia cinetica a livello atomico e molecolare. L'emissione di biofotoni da parte di tutti gli esseri/organismi viventi (ormai comprovata e dimostrata) è la chiave di volta che ci fa capire come avviene il passaggio di informazioni sia all'interno della cellula sia tra cellula e cellula. Queste sono informazioni necessarie per dare inizio ai processi del metabolismo che regolano la crescita delle cellule stesse, la loro rigenerazione e differenziazione, i processi biochimici, enzimatici e l'informazione genetica.

Biofotoni
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Come ben sappiamo, il corpo umano è costituito da miliardi di cellule che comunicano fra loro affinchè tutto funzioni regolarmente. Vi è dunque un coordinamento e una trasmissione attraverso un preciso linguaggio in codice, tramite il quale  i biofotoni, costituiscono gli organi, gli apparati e tutte le funzioni che rendono possibile la vita fisica e mentale. In base alla teoria sviluppata da Popp, i biofotoni hanno la loro origine dal nucleo cellulare che, quando la cellula è sana, emette un campo elettromagnetico e funziona come una “stazione ricetrasmittente” che guida ogni processo cellulare (interno ed esterno) attraverso una comunicazione che viaggia alla velocità della luce, consentendo il coordinamento praticamente istantaneo fra le varie parti dell'organismo.

Dunque, sulla base di questa teoria, la malattia sarebbe  un’interruzione delle linee di comunicazione biofotoniche all'interno dell'organismo, dovuta a parassiti, virus, funghi, sostanze inquinanti etc. Proprio a causa di questa interruzione determinata dalle tossine si impedisce, del tutto o in parte, lo scambio di informazioni tra le cellule. Per cui prima si crea un'alterazione elettrica della cellula, in seguito un'alterazione chimica, infine compaiono i sintomi della malattia vera e propria.

01/06/14

COME UNA METAFORA: La malattia e il sintomo come metafora.

COME UNA METAFORA La malattia e il sintomo come metafora.

Un esempio?: 
Il POLMONE, l'organo che rappresenta sul piano metaforico, contatto e comunicazione, incamera e scarta aria, si può ammalare per conflittualità interna. Indagini su malati di polmonite hanno evidenziato la presenza di conflitti nel campo della comunicazione. La nuova scuola è rappresentata a livello internazionale dal medico tedesco Ruediger Dahlke, il cui presupposto di partenza è che tutte le manifestazioni fisiche sono rappresentazioni di un sistema inconscio, metaforicamente espresso dagli organi implicati nella patologia. Nascondendo o reprimendo solo farmacologicamente i sintomi non facciamo altro che ampliare la problematica inconscia e finire in un circolo vizioso.

Insomma, le «malattie » sono segnali che ci dicono che qualcosa nella nostra vita non va. Ciò non vuol dire, secondo i rappresentanti della nuova scuola, disfarsi dell' approccio medico in senso stretto ma che forse varrebbe la pena di fare uno sforzo in più mettendo in discussione i nostri timori, cercando di comprendere veramente la causa profonda del nostro personale malessere. Ascoltare se stessi per ascoltare la vita. Comunicare con se stessi è il primo, fondamentale passo per comunicare con gli altri. Purtroppo siamo tanto concentrati a rapportarci con il mondo esterno che trascuriamo il dialogo con il nostro corpo e il nostro spirito.

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Capire i desideri più profondi, le vere priorità, i valori, le potenzialità e i messaggi che il corpo ci invia in continuazione è la chiave per uno sviluppo equilibrato dell'esistenza, sia nella sfera privata che in quella professionale. Altro aspetto determinante è che le emozioni sono alla base dei processi di apprendimento e di quelli che caratterizzano l'individualità. In più sono determinanti nella genesi o nell' evoluzione delle patologie. Andiamo allora a conoscere più da vicino alcuni nostri organi e il loro linguaggio.

APPARATO CIRCOLATORIO Ha il compito di nutrire, attraverso le arterie, le cellule che costituiscono l'organismo e di rimuovere, per via venosa, le sostanze di rifiuto che si formano a partire dal metabolismo cellulare.  
LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIONI. In tutte le epoche il sangue è stato definito come «liquido vitale» e sta a indicare la vita. Non è certo un caso che ogni goccia di sangue riesca a dare notizie dettagliate su ciascuno di noi. Dunque al sangue e alla circolazione vanno attribuiti una serie di significati. Un gioco che si sviluppa fra flusso e sua limitazione. A livello esistenziale rimanda allo sviluppo della persona e alle resistenze, agli ostacoli in cui si imbatte durante la crescita. Così soffre di pressione bassa chi è passivo, tiene lontani conflitti e resistenze, rinuncia alle proprie responsabilità. Chi invece soffre di pressione alta è animato da eccessivo dinamismo, è come una pentola sotto pressione, ma anche lui evita i conflitti. E veniamo al cuore. È un muscolo che esprime con il ritmo armonia e ordine, ma è molto legato anche alle emozioni: «mi piange il cuore», «il cuore mi scoppia di gioia». A scombinare il suo ritmo sono allora le forti emozioni: paura, rabbia, gioia improvvisa. Le patologie cardiache rischiano di interessare soprattutto quanti non riescono a reagire e a cogliere queste emozioni.

APPARATO RESPIRATORIO Ne fanno parte numerose strutture (vanno dalle narici ai polmoni, passando attraverso faringe, laringe e trachea). Attraverso inspirazione ed espirazione trasporta l'ossigeno nel corpo e permette l'espulsione dell' aria dai polmoni e l'eliminazione dell'anidride carbonica.  
LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIONI Anche nella respirazione il ritmo ha una funzione vitale: alternarsi di inspirazione ed espirazione. Lo scambio ossigeno-anidride carbonica sta per «prendere e dare». Le patologie collegate sono in relazione con la capacità di contatto e relazione. Molte espressioni come «mi togli l'aria», «in questa stanza non si respira» usano appunto l'immagine dell'aria come metafora dell'incapacità di rapporto o comunicazione. Si tratta di soggetti con difficoltà a rilassarsi e che hanno un rapporto squilibrato con il dare e avere.  

APPARATO DIGERENTE Presiede al processo che permette la trasformazione del cibo in sostanze utili da assimilare e nell' eliminazione degli scarti.
LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIOINI. Anche in questo caso ci sono molte assonanze con il sistema respiratorio: prendiamo ciò che arriva dall' esterno, prendiamo ciò che ci serve ed eliminiamo gli scarti. Un vecchio andante recita «Dimmi ciò che mangi e ti dirò chi sei». Dunque, 1'alimentazione come rivelatore degli aspetti del carattere e dei bisogni: le insoddisfazioni sfociano in fame di dolce; le tipologie intellettuali si buttano sul salato; i curiosi amano il saporito e il piccante; chi mangia leggero cerca emozioni forti, ecc. Qualche esempio? L'incapacità di inghiottire indica l'incapacità di mandare giù qualcosa di sgradito nella vita; il vomito è espressione di rifiuto; le patologie gastriche segnalano scarsa fiducia nelle proprie possibilità; la stitichezza mostra la tendenza a celare ciò che si nasconde dentro, ecc.

RENI Hanno il compito di eliminare sostanze inutili, dannose o in eccesso (organo emuntore). Regolano l'equilibrio acido- base del sangue e mantengono a un livello ottimale sali minerali e ioni. LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIOINI. Incapacità di mettere in piedi relazioni sociali e di gestire i conflitti. Gli organi doppi dell'organismo hanno sempre a che vedere con la socialità.

SISTEMA NERVOSO È paragonabile a una centralina di coordinamento, elaborazione, integrazione e sviluppo degli stimoli esterni e intemi, fisici e mentali. Dunque, collega le diverse parti del corpo e presiede alla comunicazione fra organi. Si divide in Sistema nervoso centrale (Snc) e periferico (Snp).
LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIOINI. Visto che il sistema si occupa di interconnettere gli organi, le disfunzioni che lo riguardano sono legate a difficoltà di comunicazione con gli altri: irritabilità, ipersensibilità, risposte aggressive agli stimoli ambientali.

SISTEMA ENDOCRINO È composto da un insieme di ghiandole (ipofisi, tiroide, paratiroide, pancreas endocrino, surrenali) preposte alla produzione di ormoni. Gli ormoni sono «messaggeri» riversati nel sangue che viaggiano nell'organismo stimolando organi particolarmente sensibili e controllandone 1'attività. LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIOINI. Come il sistema nervoso, l'endocrino trasmette e comunica con le diverse parti del corpo: è responsabile di gran parte del funzionamento del sistema immunitario. Iperattivazione della difesa fisica nei confronti di fattori esterni e costruzione di barriere interne sono all'origine di patologie che interessano l'intero sistema immunitario, rendendolo più debole.

31/05/14

Linguaggio psicosomatico delle affezioni.

I NOSTRI ORGANI INVIANO MESSAGGI: CE LI SPIEGA LA NUOVA PSICOSOMATICA LA SALUTE DEI POLMONI E DEL FEGATO È IN RELAZIONE ANCHE AL NOSTRO MODO DI CONSIDERARE IL MONDO 
Imparando a collegare i sintomi inviati dal nostro corpo con il loro significato profondo, abbiamo maggiori possibilità di scoprire le cause di un malessere

Il mal di testa non concede tregua? Quel bruciore allo stomaco va e viene senza una ragione apparente? Ci pieghiamo in due per un mal di pancia forte e improvviso? La risposta più comune è di ricorrere a un antidolorifico. Il sollievo, però, è in genere di qualche ora. Poi, tutto ricomincia come prima. A questo punto si corre preoccupati dal medico per un'analisi più approfondita. Ma non sempre si riesce a trovare una soluzione e allora in molti casi ci si dà per vinti, accettando di convivere con il disturbo che, alla fine, lo specialista ha definito psicosomatico. E si sa, con le malattie psicosomatiche la battaglia è difficile.
il linguaggio del corpo

«Tutto nasce dal fatto che la medicina classica, ortodossa, a partire dal diciannovesimo secolo, ha sempre cercato di concepire "scientificamente" e "funzionalmente" la malattia. Si riteneva e si ritiene che il corpo umano sia una macchina complicata, una fabbrica chimica altamente specializzata. Compito della medicina, se il meccanismo è ostacolato o danneggiato, è di individuare semplicemente le cause meccaniche, chimiche o di altro genere del cattivo funzionamento ed eliminare i danni. Una concezione puramente tecnico-scientifica del corpo umano che, pur aiutando a risolvere numerose patologie, non ha permesso di debellarne tante altre. Negativo anche l'approccio psicosomatico quando considera la malattia come una sorta di castigo comminato per un determinato peccato, apparentato a uno sviluppo psicologico alterato », afferma con forza il grande psichiatra e analista junghiano Adolf Guggenbiil-Craig. E aggiunge.

«Ciò che infastidisce in una considerazione siffatta è soprattutto il suo moralismo. Chi soffre deve sentirsi soprattutto colpevole. Fortunatamente ci sono visioni psicoterapeutiche disposte a vedere nel disagio fisico un vero e proprio linguaggio. Un linguaggio che il corpo usa per raccontare qualcosa». Sul banco degli imputati un modello medico dominato da una visione frammentata dell'organismo, incapace di considerare la malattia anche come espressione, come strumento di crescita interiore, come positività. «La malattia è considerata semplicemente un intralcio improvviso, un qualcosa che va a mettere i bastoni fra le ruote alla nostra vita così ben programmata. In realtà, se si cerca di rispondere considerando l'organismo qualcosa di meccanico e frammentato, i vantaggi ci saranno solo nei primi approcci, ma poi andando avanti su questa strada sarà irrimediabilmente compromessa la conoscenza stessa e l'efficacia della guarigione.

La malattia, teniamolo bene a mente, è qualcosa di unico, una forma di squilibrio che mette a disagio le persone e impone il cambiamento di alcune condizioni esistenziali se si vuole tornare alla salute». Ecco delineata in poche parole la filosofia della dottoressa Anna Zanardi. Una scuola che non propone rimedi onnipotenti, anzi cerca semplicemente di comprendere le radici del malessere psicofisico e di basare l'intervento curativo partendo dalla comprensione del linguaggio degli organi. Ogni organo, o parte del corpo, ha una funzione specifica che si integra complementariamente con la globalità del nostro sistema corpo-mente. Imparando a coniugare il sintomo con il suo significato profondo si avranno maggiori possibilità di arrivare prima alla causa del malessere con cui si è costretti a convivere.

30/05/14

Gli organi hanno un linguaggio

La malattia è un disequilibrio di tipo biologico ed emotivo che deve essere affrontato in entrambe le direzioni. Non è più il caso di considerare solo l'approccio medico funzionalista per cui se faceva male il fegato ci si concentrava sul fegato e si sperava di risolvere il problema solo con una pillola o con un intervento chirurgico. Di contro, occorre capire anche i desideri più profondi, le vere priorità, i valori, le potenzialità e i messaggi che il nostro corpo ci invia in continuazione perché sono alla base di uno sviluppo equilibrato dell'esistenza e della salute. 

(tratto da un interessantissimo libro, "Il linguaggio degli organi" casa editrice: Tecniche nuove, scritto dalla psicoterapeuta Anna Zanardi) 


Cosa s'intende per linguaggio d'organo? «S'intende la metafora a cui ricorrono gli organi per dirci quale è il vero malessere che ci assilla. Se la funzione di un organo è quella di decidere, come per il fegato, cosa c'è di tossico o non tossico per il nostro corpo, un'eventuale malattia epatica generalmente ci dice che il soggetto non è riuscito a prendere una decisione adeguata nella sua vita rispetto a ciò che è meglio per sé. Può essere che abbia preso decisioni approvate dalla società o dalla famiglia ma che, in qualche modo, lo rendono insoddisfatto emotivamente e quindi soffre di malattie epatiche».

Dunque, la malattia come sistema di crescita? «Iutte le cose difficili e imprevedibili della vita si accettano più facilmente se gli si dà un significato per la nostra evoluzione, per la nostra crescita. È un modo per dare peso alle cose che non capiamo, un modo per non arrenderci a quello che ci fa soffrire e a cui non riusciamo a trovare una soluzione. La malattia è spesso un imprevisto che rende irraggiungibili certi obiettivi, ma la novità sta nel cercare di vederla come "maestro" di vita. Un modo per darle un valore positivo e per superare le difficoltà».

Come si percepisce uno scenario del genere? La malattia è sempre un linguaggio d'organo? «Ormai è dato per scontato anche dal punto di vista scientifico. La psiconeuroimmunologia, per citare un tipo di approccio, sostiene che tutte le cause organiche hanno una concausa emotiva. In pratica ogni volta che ci ammaliamo è perché il nostro sistema immunitario non riesce a difendere il corpo, il sistema immunitario ci difende da ciò che produciamo sia a livello emotivo che a livello cognitivo, quindi di pensiero. In definitiva, anche la medicina ufficiale ammette che in ogni malattia c'è una concausa emotiva e cognitiva. In questo senso ogni malattia ha la sua componente che andrebbe in qualche modo interpretata. È chiaro che la psicosomatica fornisce un'interpretazione parziale. In parole povere, non significa che è sbagliato ricorrere all'intervento chirurgico se ce n'è bisogno o all'intervento farmacologico, significa semplicemente che abbiamo una chiave in più per capire come ci siamo ammalati e per trovare una soluzione per stare meglio».

Quindi come intendere l'approccio psicosomatico? «Ripeto: l'approccio psicosomatico è una delle chiavi in più per comprendere e rappresenta una via altemativa per individuare le concause del nostro star male. lo credo che come in tutte le cose ci sono più cause per lo stesso effetto, non credo che esista una causa unica per la malattia». .

Molti psichiatri sono duri con la psicosomatica e si dicono convinti che serve solo a farci sentire in colpa. "Credo dipenda dal tipo di approccio che si utilizza. Negli ultimi anni la psicosomatica si è molto evoluta. La psicosomatica tedesca, così come tutta quella basata sulla psiconeuroimmunologia, di sensi di colpa non ne parla né li fa venire. Anzi è esattamente il contrario. Ciò non toglie che c'è sicuramente una connessione fra il nostro modo di vedere il mondo e un disturbo organico. A volte facciamo rinunce, scelte che non sono per noi positive e che poi pagheremo in termini di salute. Questa non è colpa ma responsabilità delle proprie azioni». 

Ciò non è un volersi sostituire al medico? "No, molto spesso è un affiancamento. Gli psicoterapeuti non decidono che tipo di cura prescrivere a un malato ma semplicemente accompagnano il medico nel sostenere psicologicamente il malato attraverso la comprensione dei suoi comportamenti disfunzionali, di quei comportamenti che l'hanno portato a soffrire emotivamente».

Si ha la certezza che ci sia una relazione fra mente, cervello e sistema immunitario? «Senz'altro, È la stessa convinzione da cui parte la psiconeuroimmunologia, cioè il comprendere come il sistema immunitario viene condizionato dai nostri pensieri».  

Insomma quando pensiamo, il sistema immunitario intercetta i pensieri e il nostro dialogo interno? «"Sostanzialmente sì. Diciamo che il nostro cervello produce milioni di pensieri totalmente inconsci che però hanno un influsso immediato sui livelli di produzione dei neurotrasmettitori che sono appunto quelli responsabili dell'attività immunitaria. È evidente che quelli negativi ci danneggiano mentre i positivisi sono dei buoni alleati».

Come agiscono le emozioni positive'?· «Faccio un esempio. Ridere accresce la produzione di serotonina una delle sostanze che vince la depressione. Oppure ridere, essere di buon umore e avere pensieri positivi aumenta la produzione di alcuni enzimi che aiutano la digestione. È chiaro, ci sono delle correlazioni fra ciò che il nostro corpo produce e la nostra mente. La positività, non può che migliorare la funzione dei nostri organi».

L'obiettivo si centra solo con l'intervento dello psicoterapeuta? «Non necessariamente nel senso che ci sono persone naturalmente portate al buon umore e alla sdrammatizzazione, mentre ce ne sono altre, un po' tutti noi, che di fronte a eventi particolari della vita non riescono a trovare un significato positivo, un significato di crescita. Allora è d'obbligo ricorrere a un esperto».  

Si riesce anche da soli ad agire positivamente sul sintomo? «la risposta non può che essere affermativa. Riconoscere è già un passagggio, nel senso che ci porta verso la possìbilità di accettare. Non è l'unico passaggio che va fatto, ma riconoscere è il primo passaggio decisivo. Poi c'è l'accettazione razionale, cioè darsi una spiegazione razionale per quello che ci sta accadendo. Infine l'accettazione emotiva: accettare emozionalmente che per anni ci siamo fatti del male perché non sapevamo trovare un altro modo per reagire a una situazione che ci causava dolore».

Questo quadro porta alla guarigione? «Significa semplicemente avvicinarsi a un cambiamento della propria vita. Cambiamento che è un passaggio essenziale verso la guarigione. In molti casi è un modo per stare meglio. La contrapposizione tra biologico e psicologico è obsoleta, visto che non la fa più nemmeno la medicina ufficiale. Ormai anche la scienza ufficiale comprende e studia la correlazione fra agire fisico e agire mentale».

10/05/14

Si dà malato in caserma ma vince la medaglia d'oro in mountain bike. Maresciallo dell'aeronautica rinviato a giudizio.

Succede anche di questo, che si inventi una malattia per non andare al lavoro per partecipare ... e vincere, una gara di mountain bike. E' successo a Treviso, al 51° Stormo di Istrana, dove un maresciallo dell'Aeronautica Militare ha presentato un certificato di malattia per poi partecipare alla Coppa del Mondo di mountain bike disputatasi a Folgaria. Il graduato aveva simulato una infermità, probabilmente inesistente, dichiarando all'autorità sanitaria militare una versione non veritiera sulle sue reali condizioni di salute. Venne sottoposto il 15 luglio dello scorso anno ad un controllo medico, ed in quel frangente si presentò leggermente claudicante per un dolore ad una gamba e dichiarando di essere in attesa di un intervento chirurgico in seguito mai effettuato. Ottenne così 15 giorni di convalescenza che il maresciallo impiegò per allenarsi e prepararsi alla gara che le avrebbe fruttato il podio, la medaglia d'oro, .... ed il rinvio a giudizio da parte del tribunale militare di Verona che si terrà il 29 settembre prossimo.

23/04/14

Ce lo dirà un’analisi del sangue se avremo l’Alzheimer.

Dai risultati di uno studio dell'Università Cattolica di Roma e dell'ospedale Fatebenefratelli di Roma e Brescia e pubblicato sulla rivista scientifica "Annals of Neurology" si è scoperto che da un esame del sangue possiamo sapere se corriamo il rischio di ammalarci di Alzheimer, misurando la concentrazione di rame libero nel plasma, concentrazione che, se elevata, triplica il rischio di malattia. "La prospettiva è di prevenire la malattia abbassando i valori di rame nel sangue di soggetti a rischio", spiega Rosanna Squitti, del Fatebenefratelli di Roma."Negli ultimi anni diversi studi hanno confermato che il rame gioca un ruolo importante nei processi patologici della malattia nel 60% circa dei pazienti", spiega il coordinatore del lavoro Paolo Maria Rossini del Policlinico Gemelli. "Il rame libero, circolante nel sangue - che è in grado di raggiungere il cervello esercitando un'azione tossica - potrebbe divenire, dunque, un bersaglio preferenziale di terapie preventive almeno per i casi correlati appunto al rame". Nello studio gli esperti hanno seguito per 4 anni pazienti con lieve declino cognitivo e quindi ad alto rischio di Alzheimer. Su questi pazienti è stato eseguito il test del rame all'inizio dello studio. È emerso che con concentrazioni plasmatiche elevate di rame libero si ha un rischio triplicato di ammalarsi di Alzheimer. E’ di un mese fa l'annuncio di esperti della Georgetown University (negli Stati Uniti) circa un test del sangue con un'accuratezza del 90% per diagnosticare l'arrivo della patologia nell'arco di tre anni, misurando i livelli di 10 molecole. Il test italiano riguarda quei casi di Alzheimer che si possono considerare "rame-correlati" e potrebbe portare in pochi anni a terapie preventive volte ad abbassare i livelli di rame nei soggetti a rischio ed evitare così una caduta precoce nella patologia dell’Alzheimer.

25/03/14

Qualcuno mi ronza nell'orecchio

Una bella mattina ci alziamo con un leggero ma fastidioso fischio all'orecchio? Ci sembra di avere una pentola a pressione nella testa? Niente paura, non stà scoppiando. Probabilmente soffriamo di acufeni. Non sono pericolosi, ma fastidiosi e a volte si cronicizzano condizionando la nostra giornata. Sentiamo se il parere di un esperto può risolverci il fastidioso fischio.


Con il termine "acufene" si intende un rumore di vario tipo e di varia tonalità in assenza di una stimolazione sonora. Questa falsa percezione acustica, da molti riferita come fischio oppure ronzio, cascata d'acqua, getto di vapore, ecc; può risultare così fastidiosa da generare reazioni d'insofferenza e di ansia che però di solito si attenuano nel tempo per l'instaurarsi di fenomeni di tolleranza. Nella maggior parte dei casi gli acufeni sono in rapporto con una patologia dell'orecchio e quindi sono accompagnare da un deficit uditivo e/o vertigine (ecco perché la prima tappa nell'iter diagnostico è l'esecuzione di un esame audiometrico e impedenziometrico oltre a un'accurata e mirata anamnesi). Raramente si registrano episodi in soggetti normoudenti e in questo caso occorrerà completare gli accertamenti a carico di altri organi, come per esempio l'articolazione temporomandibolare, il distretto circolatorio vertebrocarotideo. Nel caso non si sia accertato né un deficit uditivo né una patologia che possa spiegare l'acufene, e se una terapia farmacologica di supporto non avesse prodotto esiti positivi, si potrebbe trovare giovamento dall'uso dei cosiddetti mascheratori che si differenziano dalle protesi acustiche in quanto essi stessi generano segnali acustici d'intensità e di frequenza idonei a mascherare l'acufene; di fatto il rumore generato dall'apparecchio e che maschera l'acufene è anche meglio tollerato perché è considerato esterno al nostro organismo. Quanto ai risultati (remissione parziale o totale) le percentuali di successo sono estremamente varierie.             dr. P. Antonelli

22/03/14

La febbre: perchè ci colpisce?

La febbre,questa fastidiosissima "malattia" così chiamata erroneamente che, almeno una volta nella vita, ci ha colpiti tutti. Temperatura alta, debolezza, mal d'ossa, poco appetito, questi i suoi sintomi. E' comunemente ritenuta una malattia, ma in realtà la febbre è un meccanismo molto speciale attivato dall’organismo per un motivo ben preciso: difenderci dalle infezioni. Attaccato continuamente da virus e batteri, i maggiori responsabili delle infezioni, il nostro organismo risponde proprio innalzando la temperatura corporea: la febbre, infatti, mette a rischio la vita degli agenti patogeni che viaggiano per il nostro corpo, e permette alle nostre difese immunitarie di affrontarli alla meglio. E’ grazie alla febbre che riusciamo a produrre una quantità maggiore di anticorpi, le cellule amiche che si attaccano agli invasori, e proteine per combattere le infezioni e supportare i tessuti nell’eliminazione delle sostanze nocive. La febbre è generalmente un segnale positivo, che sta a significare che il corpo sta lottando contro l’infezione, ma attenzione: se troppo alta è bene farla scendere e chiedere al medico i farmaci più adatti a ciò. Una piccola curiosità da sfatare: spesso sentiamo dire che la febbre fa diventare più alti. Anche questa, come quella che la febbre sia una malattia e non un sintomo di qualcos’altro, è una falsa credenza: trascorrere molto tempo a letto fa sì rilassare i dischi di cartilagine tra le vertebre della colonna vertebrale, ma si tratta solo di un fenomeno momentaneo, alzandoci di nuovo dal letto si torna alla normalità.

21/03/14

Si festeggia quest’oggi la Giornata Mondiale della Sindrome di Down

Si festeggia quest’oggi, 21 marzo, primo giorno di primavera, la Giornata Mondiale della Sindrome di Down, organizzata ogni anno dal Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down, promotrice anche della Campagna internazionale “Dear Future Mom“, sul diritto alla felicità e alla salute di tutte le persone affette dalla Trisomia 21. La malattia prende il nome da John Langdon Down, medico inglese che descrisse la condizione nel 1866. E’ stata identificata come una trisomia del cromosoma 21 da Jérôme Lejeune nel 1959 e può essere identificata in un bambino al momento della nascita o anche prima della nascita con lo screening prenatale. Le gravidanze con questa diagnosi sono spesso terminate. Il messaggio che si vuole trasmettere con questa giornata è decisamente importante: tutti possono godere della propria vita,imparare a scrivere, andare a scuola, viaggiare, conoscere il mondo, poter lavorare e avere uno stipendio e, in alcuni casi, persino poter andare a vivere da soli. Queste sono le situazioni che possono rendere felice e fortunato un bambino affetto da sindrome di Down. Sono diritti che ogni persona con sdD deve avere, e non possono essere negati a causa di molti pregiudizi che ancora devono essere superati. La Giornata Mondiale ha già potuto contare sul sostegno della Lega Serie A durante lo scorso weekend del 15 e 16 marzo. Grazie alla collaborazione con Fisdir - Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale – la campagna potrà essere promossa all’interno degli stadi con il consueto striscione e con il film in versione 30’’ visibile sui maxischermi. Perché proprio il 21 marzo? la scelta della data non è stata per niente casuale: la sindrome di Down, detta anche Trisomia 21, è caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più – tre invece di due – nella coppia cromosomica n. 21 all’interno delle cellule. Ecco perché si svolgerà il 21-3.
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