Il-Trafiletto
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19/06/14

L'energia del sorriso

Il malumore è un nemico della salute. Coltivare sentimenti positivi, farsi una bella risata facilitano invece la prevenzione di numerosi disturbi e il buon esito di una cura non c'è nessuna emozione umana, a parte l'amore, che sia così potente e universale come il riso.

Eppure, per la scienza, esso è misterioso come un buco nero». Un mistero che nel tempo sta però rivelando tutta la sua potente carica terapeutica. Sì, perché nel riso, in uno stato d'animo sereno e felice si costruisce una delle basi del nostro benessere. E non si tratta di stimolare artificialmente un' euforia con preparati chimici come la fantomatica «pillola della felicità », o di simulare forzatamente un atteggiamento positivo: il cervello e il corpo non possono ingannarsi, mentre un'emozione autentica, come il ridere, può produrre onde cerebrali diverse da quelle di un sorriso simulato.

Antidolorifici naturali Ridere è il sintomo di un benessere psicofisico e può rivelarsi uno strumento efficace nel processo di guarigione da una malattia: proprio da queste considerazioni è nata la comicoterapia. Ricordate il medico americano Patch Adams che andava in giro per le corsie di ospedale mascherato da clown e di cui l'attore Robin Williams ha dato una magnifica interpretazione? La comicoterapia parte dal principio che la risata ha un effetto positivo sul sistema immunitario perché, oltre a ridurre il livello di ansia, innesca nell' organismo una serie di processi chimici scientificamente dimostrati.

Fra questi, una maggiore secrezione di analgesici naturali quali le betaendorfine e le catecolamine, incremento di anticorpi e linfociti, l'aumento di ossigenazione nel sangue e la riduzione dell'aria residua nei polmoni. In più si arresta la produzione di adrenalina e cortisolo, gli ormoni legati allo stress, calano i battiti del cuore e la pressione sanguigna. La medicina ufficiale, negli anni Ottanta, ha riscoperto gli effetti delle emozioni sul sistema immunitario, studiati dalla nuova branca di psiconeuroimmunologia.

Quest'ultima ha dato il via ad alcune ricerche fino ad allora sconosciute: la gelotologia (ghelos in greco significa risata) che studia il potere terapeutico del ridere. In quegli anni, la comunità scientifica americana si interrogò molto sul caso di un noto giornalista, Norman Cousins, gravemente ammalato (fu colpito da spondilite anchilosante, una malattia che porta alla paralisi delle articolazioni fino alla morte), che riuscì a guarire inspiegabilmente grazie a una cura a base di risate e di vitamina C. Cousins si affidò a una terapia rivoluzionaria: tre-quattro ore al giorno di film comici e 25 grammi al giorno di vitamina C.

La guarigione avvenne dopo circa un anno e qualche tempo dopo arrivò pure il riconoscimento di una validità scientifica e Cousins fu investito della laurea honoris causa.
Dalla ricerca alla sperimentazione sul campo il passo è stato breve. Negli ospedali pediatrici si è affacciata la figura del clowndottore, inaugurata da Hunter Patch Adams. Barzellette, musica, gag comiche e un' attenzione par-ticolare ai desideri espressi dai malati sono gli strumenti della terapia messa a punto da Patch Adams. Se Patch Adams è un vero medico, non lo sono invece i clown-dottori che operano nelle corsie di molti ospedali europei secondo il modello collaudato da Michael Christensen, fondatore della Clown Care Unit (Unità sanitaria di clown) di New York.

Sono cioè attori, artisti di strada o pagliacci, appositamente addestrati, che supportano il lavoro dei medici risvegliando nei pazienti il buon umore per accelerare la loro guarigione. E i risultati sembrano dare ragione allavalidità della clowterapia: alcune ricerche condotte dal New York Presbiterian Hospital hanno rilevato una diminuzione della degenza ospedaliera del 50 per cento e una riduzione dell'uso di anestetici di circa il 20 per cento. Il ridere ferma la produzione di adrenalina e cortisolo, gli onnoni legati allo stress.

03/06/14

CORAGGIO SENZA ARTIGLI

SUONI ERRANTI 
Strada chiara di polvere pregna 
Strada grigia colma d'acqua 
Lungo cammino sotto le stelle 
Appare la luce e ancora passi. 
Spingi con lentezza un organino 
un piccolo affetto t'accompagna. 
Poi tante e tante case 
Ogni finestra un affanno 
Ogni porta una pena. 
Le gioie rare come quadrifogli. 
La tua scatola è ferma e poi come incanto: tanti suoni colorati entrano nei cuori grigi. 
Un sorriso, una luce, le finestre s'illuminano: il tuo cuore esulta allunghi la mano per cogliere le loro primizie e ciò ti fa ricco. 
Esci dalla città per ricominciare, nella tua anima non c'è più posto: è un sacco pieno di felicità. Il muso dell'amico sembra capire e tutti e due carichi di gioie affrontate la via come farfalle. 
Arialdo Leoni 

CORAGGIO SENZA ARTIGLI  
di Pat Kinnaman 
"Sono finalmente a casa dopo un anno passato in ospedale. Dovrei sentirmi grata e felice, invece mi trovo depressa e piena di paure. La mia mente continua a farmi ricordare quella fatale mattina invernale quando la mia auto andò fuori strada. I chirurghi mi hanno sistemato la schiena rotta con un osso di mucca ancorato con viti di alluminio. Ho di nuovo l'uso delle braccia, ma la distruzione di parte dei miei nervi mi ha lasciato le gambe senza vita e gli organi addominali hanno avuto qualche danno. I terapisti mi hanno insegnato ad usare le stampelle e gli urologhi stanno facendo miracoli per il mio intestino e per la mia vescica. A casa però mi sento persa perché non ho più un campanello da suonare per chiedere aiuto. 
Sono sola e ho paura. I vicini fanno di tutto per aiutarmi, e mia madre sta con me molte ore, ma poi c'è la solitudine e il non sapere cosa fare, eccetto pensare, pensare ... E la gente attorno che non capisce, che non apprezza la grande fortuna di possedere gambe che possono portarli dove vogliono. Prima dell'incidente ero una persona molto attiva e sportiva. Ora tutto è crollato. Mio marito, il mio lavoro tutto se n'è andato, e presto dovrò anche lasciare questa casa. Allison, la mia figlia minore aveva 3 anni quando ebbi l'incidente e ora quasi non mi riconosce. Rosanne, sua sorella, è in collegio e sembra avermi dimenticata. Una tristissima situazione, ma sono viva e, eccetto per alcuni spasmi muscolari, non ho più grandi dolori. Cerco di credere in Dio e di ringraziarlo per avermi lasciata vivere. Gli chiedo coraggio e recito nella mente il versetto del Vangelo di Marco: "lo credo; sovvieni alla mia incredulità" (9:24)
Sono a casa mia, ma i medici non mi permettono di togliermi la gabbia di metallo che mi serra dal collo al ventre. La dovrò portare per anni. Dovrei anche tentare di camminare un poco con le stampelle per tenere il corpo in movimento, ma non ho volontà. Rimando tutto al domani. Un penoso domani". 

Ho scritto questa pagina dopo pochi giorni che mi trovavo a casa, in un momento in cui mi sentivo sola e depressa. Poi una sera di molti mesi fa, mentre stavo guardando Allison giocare, arrivò mia sorella Joyce. Mi ha portato un grosso gatto siamese e me lo ha deposto in grembo. Era troppo grosso e il suo muso nero mi ha fatto quasi paura. Joyce disse: "Questo è Tom Katte ha bisogno di una casa. Non ha più artigli e gli mancano quasi tutti i denti. Deve avere più di l0 anni. Il suo padrone lo vuol far uccidere, ma io ho pensato che potrebbe far compagnia a te".
"No" - esplosi - "Non posso avere gatti da seguire e non mi piacciono i gatti siamesi. Sono meschini e distruttivi". Il gatto mi guardò con i suoi occhi azzurri e corse via. Andò ad adagiarsi su di una sedia e cominciò a leccarsi.

Joyce fu persuasiva: "Lascia che Tom Katt stia qui per qualche giorno finché gli trovo una casa. Ha un ottimo pedigree, ma anche i gatti nobili possono soffrire per la solitudine". Il giorno dopo, mentre stavo ancora nel mio letto ortopedico e pregavo Dio che mi desse coraggio, sentii la porta aprirsi e Tom Katt saltò sul mio letto e si mise a sedere sul mio seno. I suoi occhi chiari mi guardarono, intensamente. Lo accarezzai e il gatto posò una zampa senza artigli sulla mia guancia, come per accarezzarmi. Mi fece un tale bene quel gesto che cominciai a lacrimare di commozione. Tom Katt andò a sedersi in fondo al letto, sulle mie gambe senza vita, e da quel momento non mi abbandonò più, né io pensai più di liberarmene. Il giorno dopo mia madre cercò di scacciarlo dal mio letto, ma il gatto rifiutò di lasciarmi. Ogni tanto Tom Katt mi saliva in grembo e si allungava per accarezzarmi con la sua morbida zampa, e tutte le volte questo gesto mi infondeva un grande coraggio. Cominciai ad alzarmi per fare colazione in cucina e a portarmi con la carrozzella in giardino per leggere il giornale all' aria aperta. Tom Katt stava sotto la mia sedia a rotelle e quando gli parlavo mi rispondeva con i suoi rassicuranti miagolii.

Venne l'estate e Tom Katt diventò inquieto. Mi saltava in grembo e poi subito saltava a terra, si allontanava un poco da me e si voltava a guardarmi. Era come se mi invitasse a camminare. Quello che i medici volevano da me inutilmente. Poi un giorno Tom Katt uscì dal giardino e andò a mettersi nel mezzo della strada, indifferente alle automobili che passavano, come se volesse sfidare il traffico. Lo chiamai, ma egli non si mosse. Perciò presi le mie stampelle e andai in mezzo alla strada per prenderlo. Tom Katt lasciò la strada ma cominciò a camminare lentamente lungo il marciapiede. Lo seguii per almeno 100 metri ed ero orgogliosa di essere riuscita a camminare tanto. Poi Tom Katt ritornò verso casa e io lo seguii. Compresi che era il gatto che voleva che io camminassi. Da quel giorno tutte le mattine io e Tom facciamo una passeggiata lungo il marciapiede. Ogni giorno una passeggiata più lunga: mi è tornata la speranza e ho tanto coraggio.

Giorni fa mi sono messa a cantare per la gioia perché ero giunta alla fine del mio marciapiede. Tom Katt mi guardò male e io allora recitai i versetti della Bibbia: " ... poiché cammino per fede e non per visione" (Corinzi 5:7); "Nel giorno in cui temerò, io confiderò in te" (Salmi 56:3); e "lo posso ogni cosa in Colui che mi fortifica" (Filippesi 4:13). Mentre recitavo forte questi versetti (benedetta quella suora che mi impose di impararli a memoria) Tom Katt marciava davanti a me, con la coda diritta, approvando. A tratti si voltava per vedere come ce la facevo con le mie stampelle e miagolava il suo consenso. Poi venne l'inverno e fui costretta a interrompere le mie passeggiate con Tom. Ma l'orizzonte della mia vita si era aperto. Mi era stata consegnata un'auto con i controlli adatti al mio stato e venne il giorno che, con Tom sulla mia spalla, guidai l'auto fino alla chiesa. Al ritorno ci fermammo in un bar per mangiare un dolce, che Tom Katt gustò molto. Mi sentivo ridiventata padrona di me stessa.

Tom Katt
Poi tornò la primavera. Ieri ho passato la visita di controllo e i medici erano stupiti del mio miglioramento così rapido. Hanno deciso di togliermi la gabbia di metallo che mi teneva prigioniera. Ho cambiato casa per una più adatta al mio stato. Ho preso un lavoro di dattilografa a casa e, con Tom Katt sempre a fianco, ho ripreso le passeggiate. Ho ancora bisogno di stampelle e non potrò mai più schettinare, ma posso andare attorno. Ho imparato ad avere pazienza e ho compreso che Dio risponde sempre alle nostre preghiere, nel modo più giusto. Un giorno che arrancavo per strada con Tom Katt davanti a me, ci si avvicinò minaccioso un piccolo cane. Ero terrorizzata perché nelle mie condizioni non sapevo come essere di aiuto a Tom. Quel marciapiede, nelle ore delle nostre passeggiate era sempre deserto. Tom Katt si mise prima fra le mie gambe, poi, quando il cane si avvicinò ringhiando, fece un salto in avanti e l'affrontò deciso, soffiando. Il cane scappò via.

Senza artigli e senza denti Tom Katt mi insegnò ad avere coraggio. Quante volte ho pianto di gratitudine pensato al comportamento di Tom quel giorno. Ho camminato lungo la mia personale "valle delle ombre", secondo gli sconosciuti piani della vita, e Tom Katt non fu per me solo un gatto, fu l'amore di Dio che lavorò nella mia anima. "lo ho cercato l'Eterno, ed egli mi ha risposto e mi ha liberato da tutte le mie paure" (Salmi 34:4).
Da "UNITY", luglio 1985, la rivista mensile della Unity School ofChristianity, Unity Village, MO 64065, USA.

08/01/14

Perchè si dice "essere in vena"?

Una volta nella vita sono sicura che l'avrete usato questo motto, magari più spesso di quanto non ricordiate, perchè ben si adatta alla vita di tutti i giorni.
Essere in vena, sentirsi nelle condizioni migliori per affrontare con successo una situazione o un'inizitiva. Ci è stata tramandata dall’antichità e precisamente dai medici del passato; il concetto che descrive e relativo al fatto che “chi non ha sangue nelle vene” è una persona priva di coraggio, di grinta, di spirito battagliero. Nei tempi antichi i medici usavano tastare il polso dei pazienti per valutare il loro stato di salute e di conseguenza sentenziare se il malato fosse “in buona vena”, ovvero se si trovasse in uno stato che lasciava prevedere una guarigione in breve tempo.

13/11/13

Acqua e limone: un gesto semplice per star bene, anzi molto bene, gli altri cinque buoni motivi per farne una consuetudine

Avevo promesso di rivelarvi gli altri cinque benefici di cui beneficerà la vostra salute se prenderete l'abitudine di assumere acqua e limone ogni mattina. Non ho saputo resistere e quindi ve li svelerò anzitempo. Ricordate che i risultati si vedono con la costanza, non con un comportamento sporadico e altalenante.
L'energia che riceviamo dal cibo che mangiamo deriva dagli atomi e dalle molecole che lo compongono. Il limone ed il suo succo contengono ioni negativi che permettono di donare all'organismo maggiore energia durante la digestione. L'aroma di limone possiede inoltre la proprietà di stimolare il buonumore e di ridurre ansia e depressione (pensate a quelle giornate in cui avreste solo voglia di spaccare tutto).
La vitamina C contenuta nel succo di limone stimola la guarigione delle ferite ed è un nutriente essenziale per mantenere la salute delle ossa, del tessuto connettivo e della cartilagine. Possiede inoltre proprietà anti-infiammatorie.
un gesto semplice
Acqua e limone

I limoni rinfrescano l'alito (non vorreste mai abbattere con una fiatata il vostro parter o i colleghi di lavoro vero?), aiutano a liberarsi dal mal di denti e dalle gengiviti. Poichè l'acido citrico contenuto nei limoni può erodere lo smalto,  risciacquate la bocca con della semplice acqua dopo aver bevuto acqua e limone. 
Oltre ad apportare idratazione all'organismo, supporta il sistema linfatico. Se l'organismo non risulta idratato a sufficienza, possono insorgere alcuni sintomi, tra i quali troviamo stanchezza, scarse difese immunitarie, stress, mancanza di chiarezza mentale e di energia, pressione alta o troppo bassa, insonnia e stitichezza.
Bere acqua e limone può stimolare la perdita di peso. I limoni sono ricchi di pectina, una fibra che aiuta a contrastare la fame improvvisa. Alcuni studi hanno dimostrato che coloro che seguono una dieta alcalinizzante riescono a perdere peso più rapidamente.
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