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27/09/14

Entro il 2015 cannabis terapeutica gratuita | elenco di malattie che se ne avvalgono

Cosa dice la legge sull'utilizzo e la distribuzione gratuita della cannabis terapeutica; elenco delle malattie che prevodono l'utilizzo della cannabis terapeutica sotto prescrizione medica.


Accordo raggiunto: entra il 2015, in Italia si potrà produrre cannabis per scopi terapeutici per i malati di malattie neurodegenerative e che necessitano di terapia del dolore, con la conseguenza della diminuzione del costo di circa il 15 euro al grammo: un bel risparmio, non c'è che dire.
I termini della collaborazione siglata tra Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, e Roberta Pinotti, ministro della Difesa, disciplinano un inizio  progettuale pilota per produrre cannabis allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. I tempi stringono: entro il 31 ottobre sarà costituito infatti un gruppo di lavoro per quantificare il fabbisogno della popolazione, necessario per avviare la produzione nello stabilimento dove coltivare, fabbricare e smistare la sostanza attiva alle farmacie territoriali.

Cosa dice la legge
|“Il decreto Ministeriale rende possibile prescrivere ed utilizzare questi principi attivi, quindi mette nelle disponibilità un ulteriore strumento terapeutico per la cura palliativa del dolore o per altre applicazioni terapeutiche in molte forme di disabilità fisica e mentale a discrezione del medico, dietro presentazione di ricetta medica, da rinnovarsi di volta in volta nel caso di preparazioni magistrali”
E' stato dimostrato che la cannabis è efficace contro dolore, nausea, vomito, anoressia, chachessia, spasticità e disturbi del movimento.
Ecco l'elenco delle  malattie“d’interesse” che si trovano testo normativo:
Cannabis terapeutica
glaucoma,
epilessia,
stress post-traumatico,
depressione,
emicrania,
ictus,
sindrome di Tourette,
sindrome bipolare,
artrite reumatoide,
asma bronchiale.
morbo di Alzheimer
L'elenco include anche l’Aids, “malattia nella quale solo raramente si hanno dolori neuropatici ma spesso si osserva grave deperimento organico ed inappetenza”.

Asupportare la decisione c'è un'ampia letteratura scientifica, che approfondisce le singole proprietà terapeutiche e palliative dei cannabinoidi nelle loro varie forme, e“le esperienze cliniche internazionali dello scorso decennio, che hanno mostrato per i cannabinoidi una apprezzabile efficacia nel trattamento di particolari sintomi, associata a una minore incidenza di effetti collatarali di rilievo rispetto a molti dei farmaci di comune impiego”.

18/08/14

Quell'infezione fastidiosa degli occhi: l'orzaiolo, cos'è e come trattarlo.

L'orzaiolo è un'infiammazione acuta delle ghiandole sebacee alla base delle ciglia, causata generalmente da una infezione batterica da stafilococco. Quasi sempre l’infezione interessa le ghiandole sebacee esterne, dando luogo alla formazione di un’escrescenza di forma rotondeggiante e di piccole dimensioni a livello della linea ciliare ( orzaiolo esterno ). In questo caso il paziente avverte un dolore continuo associato a una spiacevole sensazione di gonfiore come se avesse un corpo estraneo nell'occhio. Al centro dell’orzaiolo si può notare la presenza di un punto purulento di colore giallognolo che solitamente si rompe in modo spontaneo. A differenza degli orzaioli esterni, che interessano le ghiandole di Zeis, gli orzaioli interni sono più complicati. Essi vanno ad interessare le ghiandole di Meibomio . La terapia dell’orzaiolo interno consiste nell’ incoraggiare la sua rottura per mezzo di applicazioni di impacchi caldo-umidi co delle garze sterili da appoggiare sull’occhio per circa venti minuti e per più volte al giorno e favorire così’ la fuoriuscita del liquido purulento. Questo procedimento potrebbe essere accompagnato all’uso di una pomata antibiotica, oltre all’assoluto divieto di toccarsi gli occhi con le mani. Se non ci saranno complicazioni il processo infiammatorio si risolverà entro pochi giorni. Nel caso di un orzaiolo interno è opportuno fare ricorso all’esperienza di un medico specialista, in entrambi i casi è assolutamente sconsigliato la “spremitura” personale per evitare di aggravare il processo infiammatorio. La prevenzione degli orzaioli consiste nella normale pulizia dell'occhio, trattarlo sempre e comunque con le mani pulite, ma soprattutto in soggetti predisposti cercare di eliminare con attenzione gli eccessi di sebo dalle ciglia, pulendole co saponi neutri o con shampoo per bambini, al fine di tenere sempre puliti i dotti escretori delle ghiandole.(immagine presa dal web) .

27/07/14

Attenzione a quel che mangiate o indossate, il Nichel è in agguato con le sue reazioni allergiche.

Il nichel è un metallo di transizione di color bianco argenteo presente in concentrazioni minime nell’organismo umano mentre in natura è molto diffuso ed è presente in moltissimi oggetti usati comunemente. L'allergia a questo tipo di sostanza è abbastanza frequente, si calcola che ne soffra circa il 10% della popolazione, in massima parte di sesso femminile. Gli individui con problemi di allergia al nichelsi ritrovano ad avere, nei punti di contatto con oggetti contenenti questa sostanza, un arrossamento della pelle, con un leggero gonfiore e con bollicine che rompendosi possono dar luogo alla formazione di croste. Le zone interessate da questo tipo di allergia sono prevalentemente i lobi degli orecchi, probabilmente a causa degli orecchini, ed altre parti ben specifiche del corpo, come il centro schiena, causa il gancio del reggiseno, il collo per le collane indossate. La reazione allergica è dovuta ad una reazione di tipo immunitario; infatti il nichel viene riconosciuto come “corpo estraneo” e l’organismo attiva le sue difese, rilasciando istamina; questa sostanza provoca il caratteristico prurito allergico e determina un aumento della permeabilità dei piccoli vasi sanguigni che sono presenti nell’area interessata favorendo così l’accumulo di liquidi che danno origine alle bollicine. Il nichel è presente in numerosissimi oggetti di uso quotidiano, tra i quali fibbie, forcine da capelli, ganci del reggiseno, spille da balia, stanghette degli occhiali per quanto riguarda l'abbigliamento; anelli, bracciali e braccialetti, orecchini e tutti gli oggetti in oro bianco e argento per quanto riguarda la bigiotteria e gioielleria; inoltre oggetti più quotidiani come chiavi, cellulari, penne e quant'altro. In campo alimentare si dovrebbe innanzitutto fare attenzione ai cibi confezionati in scatolette di alluminio e lattine, nonchè ad alimenti come il cioccolato, pomodori e ortaggi, spinaci, frutta secca, cereali e frutti di mare, in particolare ostriche, salmone, cozze, gamberi. Non esiste una terapia che curi l'allergia al nichel, se non quella di evitare più che si può il contatto o l'assunzione di sostanze contenenti questa sostanza.(immagine presa dal web)

02/07/14

Cancro al polmone: la marijuana ne riduce la crescita del 50%

La canapa è una pianta universalmente famosa per le sue infiorescenze, che tutti conosciamo con il nome di Marijuana. Essa contiene un prinicpio attivo: il ‘Delta-9-Tetraidrocannabinolo‘ (THC). In base ad uno studio portato avanti dalla Harvard University, questo principio attivo prorpio della  canapa, oltre ai noti effetti ormai noti in chi la fuma, sembrerebbe avere un ruolo significativo nella cura del cancro ai polmoni. I dati raccolti  hanno rivelato che il tetraidrocannabinolo riduce il tasso di crescita del carcinoma polmonare del 50% e riduce in modo significativo la diffusione del cancro nell’organismo.

L'esperimento e gli effetti sono stati studiati su un topolino di laboratorio.  Il carcinoma polmonare è un tipo di tumore particolarmente aggressivo, capace di resistere anche alla chemioterapia. I risultati della ricerca hanno evidenziato che il THC bersaglia i recettori CB1 e CB2, in maniera simile all’attività degli endocannabinoidi, i cannabinoidi prodotti naturalmente dal corpo umano.

Pianta di canapa
immagine presa dal web
Gli agenti del THC, in grado di attivare questi recettori, potrebbero essere utilizzati in modo mirato per trattenere il cancro ai polmoni. Anju Preet, ricercatore presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università ha spiegato che l'importanza fondamentale di questo studio è quella di  dimostrare che una sostanza come questa, nota quasi esclusivamente per essere una sostanza di abuso, se usata in modo prudente, può aprie una nuova strada per la terapia contro il cancro al polmone.

Preet aggiunge che altri studi hanno dimostrato che un derivato medico del THC, noto come Marinol, che nei malati di cancro è solitamente usato come stimolante dell’appetito, potrebbe avere gli stessi effetti anti-tumorali. Vi è stato un solo caso di sperimentazione clinica del THC effettuato in uno studio pilota britannico, il quale ha messo in evidenza che dosi non tossiche di tetraidrocannabinolo, somministrate su due differenti linee di cellule cancerose del polmone, ne hanno inibito la crescita e la diffusione.

 Inoltre vi è un altro aspetto positivo messo in evidenza dalla sperimentazione:  si è registrata anche una riduzione del 60% delle lesioni tumorali sui polmoni del topolino, nonchè una riduzione significativa dei marcatori proteici associati con progressione del cancro. Vi sono poi altri effetti benefici della canapa noti ai medici, quali le proprietà antidolorifiche (la cannabis è usata per il trattamento del dolore), antinausea, antiemetiche, anticinetosico, stimolante l’appetito, che abbassa la pressione endoculare, ed in certi soggetti può abbassare l’aggressività.

19/06/14

L'energia del sorriso

Il malumore è un nemico della salute. Coltivare sentimenti positivi, farsi una bella risata facilitano invece la prevenzione di numerosi disturbi e il buon esito di una cura non c'è nessuna emozione umana, a parte l'amore, che sia così potente e universale come il riso.

Eppure, per la scienza, esso è misterioso come un buco nero». Un mistero che nel tempo sta però rivelando tutta la sua potente carica terapeutica. Sì, perché nel riso, in uno stato d'animo sereno e felice si costruisce una delle basi del nostro benessere. E non si tratta di stimolare artificialmente un' euforia con preparati chimici come la fantomatica «pillola della felicità », o di simulare forzatamente un atteggiamento positivo: il cervello e il corpo non possono ingannarsi, mentre un'emozione autentica, come il ridere, può produrre onde cerebrali diverse da quelle di un sorriso simulato.

Antidolorifici naturali Ridere è il sintomo di un benessere psicofisico e può rivelarsi uno strumento efficace nel processo di guarigione da una malattia: proprio da queste considerazioni è nata la comicoterapia. Ricordate il medico americano Patch Adams che andava in giro per le corsie di ospedale mascherato da clown e di cui l'attore Robin Williams ha dato una magnifica interpretazione? La comicoterapia parte dal principio che la risata ha un effetto positivo sul sistema immunitario perché, oltre a ridurre il livello di ansia, innesca nell' organismo una serie di processi chimici scientificamente dimostrati.

Fra questi, una maggiore secrezione di analgesici naturali quali le betaendorfine e le catecolamine, incremento di anticorpi e linfociti, l'aumento di ossigenazione nel sangue e la riduzione dell'aria residua nei polmoni. In più si arresta la produzione di adrenalina e cortisolo, gli ormoni legati allo stress, calano i battiti del cuore e la pressione sanguigna. La medicina ufficiale, negli anni Ottanta, ha riscoperto gli effetti delle emozioni sul sistema immunitario, studiati dalla nuova branca di psiconeuroimmunologia.

Quest'ultima ha dato il via ad alcune ricerche fino ad allora sconosciute: la gelotologia (ghelos in greco significa risata) che studia il potere terapeutico del ridere. In quegli anni, la comunità scientifica americana si interrogò molto sul caso di un noto giornalista, Norman Cousins, gravemente ammalato (fu colpito da spondilite anchilosante, una malattia che porta alla paralisi delle articolazioni fino alla morte), che riuscì a guarire inspiegabilmente grazie a una cura a base di risate e di vitamina C. Cousins si affidò a una terapia rivoluzionaria: tre-quattro ore al giorno di film comici e 25 grammi al giorno di vitamina C.

La guarigione avvenne dopo circa un anno e qualche tempo dopo arrivò pure il riconoscimento di una validità scientifica e Cousins fu investito della laurea honoris causa.
Dalla ricerca alla sperimentazione sul campo il passo è stato breve. Negli ospedali pediatrici si è affacciata la figura del clowndottore, inaugurata da Hunter Patch Adams. Barzellette, musica, gag comiche e un' attenzione par-ticolare ai desideri espressi dai malati sono gli strumenti della terapia messa a punto da Patch Adams. Se Patch Adams è un vero medico, non lo sono invece i clown-dottori che operano nelle corsie di molti ospedali europei secondo il modello collaudato da Michael Christensen, fondatore della Clown Care Unit (Unità sanitaria di clown) di New York.

Sono cioè attori, artisti di strada o pagliacci, appositamente addestrati, che supportano il lavoro dei medici risvegliando nei pazienti il buon umore per accelerare la loro guarigione. E i risultati sembrano dare ragione allavalidità della clowterapia: alcune ricerche condotte dal New York Presbiterian Hospital hanno rilevato una diminuzione della degenza ospedaliera del 50 per cento e una riduzione dell'uso di anestetici di circa il 20 per cento. Il ridere ferma la produzione di adrenalina e cortisolo, gli onnoni legati allo stress.

01/03/14

Com'è cambiato il rapporto medico paziente?

A certe condizioni la rete può migliorare il dialogo: "Dottore ho trovato la soluzione su internet" Internet sta cambiando il rapporto medico-paziente. 


Secondo una ricerca, la possibilità di trovare notizie mediche on-line e di potersele stampare ha reso più informati e preparati i pazienti. Con una copia in mano di queste notizie il dialogo con i medici può essere facilitato visto che si può subito verificare l'attendibilità della notizia considerando la fonte che viene citata. Ma può esserci il rovescio della medaglia. Esiste la possibilità che su Internet si trovino notizie errate o fuorvianti e questo può diventare fonte di frustrazione per il medico. Il motivo?
medico - paziente

Capita che il paziente sia suggestionato da una notizia sbagliata letta navigando in rete e la riporti al suo medico di fiducia dandola senza dubbio per vera. Per cui oltre a dover capire di quale disturbo soffre il paziente, il terapeuta deve anche perdere del tempo a convincerlo che quello che ha letto non corrisponde alla realtà dei fatti. Dunque, come accade spesso quando si parla di Internet, questo strumento può essere interpretato in modo ambivalente. Quando offre un vero aiuto, nel nostro caso può trasformarsi in un'occasione per il medico di dedicare più tempo alla comprensione del vissuto del paziente e della sua patologia. Avendo egli risolto in pochi minuti i dubbi più generali sulla malattia stessa.

04/01/14

Una nuova terapia genica per curare i tumori!

Da uno studio dell’IRCCS Ospedale San Raffaele pare che si stia mettendo a punto una tecnica di terapia genica che finora è stata utilizzata per il trattamento di alcune malattie genetiche rare, ma che potrebbe essere efficace anche nella cura dei tumori.

In questo lavoro viene evidenziato come i macrofagi, cellule del sangue normalmente richiamate nel tumore, possano essere tramutati in veicoli di geni anti-tumorali per combattere la neoplasia. Lo studio, condotto e coordinato da Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica e docente presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, e da Roberta Mazzieri, ricercatrice del San Raffaele recentemente trasferitasi all’Università del Queensland in Australia, è stato recentemente pubblicato su Science Translational Medicine.

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Terapia genica anti-tumorale
Luigi Naldini, che ha anche coordinato due studi di terapia genica in bambini affetti da gravi malattie genetiche come la leucodistrofia metacromatica e la sindrome di Wiskott-Aldrich, pubblicati lo scorso luglio su Science, spiega: “In questo nuovo lavoro abbiamo adattato la tecnica di trasferimento genico e ingegnerizzazione delle cellule del sangue al trattamento dei tumori.

Nel caso delle malattie genetiche, le cellule staminali ematopoietiche del paziente (cellule madri di tutti gli elementi del sangue) vengono corrette mediante l’introduzione del gene funzionante con l’uso di vettori virali (lentivirali) in modo da ripristinare una funzione originariamente difettosa. Nel nuovo lavoro abbiamo inserito nelle cellule staminali, con lo stesso metodo, un gene che svolge attività anti-tumorale nella loro progenie”.

Il gene terapeutico scelto per bloccare la crescita del tumore è l’interferone alpha, una molecola prodotta normalmente dal nostro organismo in risposta a infezioni ma per la quale è stata dimostrata anche potente attività anti-tumorale. L’uso clinico dell’interferone è però stato finora limitato da una elevata tossicità, se somministrato per via sistemica.
Per rendere la terapia selettiva contro le cellule tumorali, il vettore lenti virale già utilizzato nelle recenti sperimentazioni cliniche è stato modificato in modo da assicurare che il gene anti-tumorale si attivi solamente in una specifica frazione di cellule differenziate del sangue, i monociti/macrofagi (figli delle staminali), che sono normalmente richiamati dal circolo sanguigno ai tumori dove svolgono un’azione che ne favorisce la crescita.

L’originalità della strategia consiste proprio nell’aver scelto come veicolo cellulare dell’interferone una popolazione normalmente presente nel sangue a bassa frequenza ma fortemente arricchita nei tumori. In questo modo l’interferone, veicolato in maniera specifica, si accumula solo nel tumore dove può esercitare la sua funzione anti-tumorale, evitando gli effetti tossici della somministrazione sistemica sull’organismo.“Una volta nel tumore l’interferone agisce ri-programmando il micro-ambiente tumorale da una condizione favorente la crescita ad una condizione ostile”, spiega Roberta Mazzieri. “Questo può avvenire grazie a molteplici meccanismi mediati dall’interferone: dall’induzione della morte delle cellule tumorali e dei vasi sanguigni del tumore, essenziali per fornire nutrimento, alla stimolazione della risposta immunitaria contro il tumore”.


Lo studio dei ricercatori del San Raffaele ha mostrato che la nuova strategia consente di bloccare la crescita del tumore mammario e delle sue metastasi in modelli murini. Per verificare la sicurezza ed efficacia della terapia genica applicata alle cellule staminali umane è stato creato un topo “umanizzato” mediante il trapianto di cellule staminali ematopoietiche umane modificate per esprimere interferone e ricreando in questo modo un sistema ematopoietico umano nel topolino. Utilizzando questo modello è stato possibile dimostrare che la terapia è sicura ed efficace nell’inibire la crescita anche di un tumore umano.

Gli studi hanno indicato che il rilascio mirato di interferone nel tumore può esercitare una duplice azione contro il cancro: consente infatti l’azione selettiva di una molecola anti-cancro nel tumore e allo stesso tempo ri-programma i veicoli della terapia, i macrofagi, da cellule con attività pro-tumorale a cellule con attività anti-tumorale. Spiegano i ricercatori: “I nostri risultati forniscono una prova incoraggiante dell’efficacia e sicurezza della strategia nei modelli sperimentali. E’ ora necessario effettuare ulteriori studi preclinici volti a valutare quali tipi di tumori possano meglio beneficiare di questa terapia genica e a preparare la sperimentazione clinica che potrebbe cominciare tra qualche anno”.



30/12/13

Sono più di trecento gli italiani stimmatizzati | Fenomeni di autosuggestione o realtà?

In Italiale segnalazioni di persone con piaghe nelle mani nei piedi e nel costato sono tantissime. La chiesa guarda con distacco e prudenza questi casi e dal punta di vista medico non riescono ancora ad avere una spiegazione. "Sono almeno trecento i presunti stimmatizzati. Le caratteristiche sono comuni ma si tratta di lesioni che ancora non riusciamo a catalogare", spiega il dr. Fabio Catamo, dermatologo presso l'Ospedale Israelitico della capitale. Un argomento stimolante che ancora non trova una spiegazione perché, per dirla con il medico, "sino ad ora, nonostante i tentativi di catalogazione, si è registrata una completa insensibilità ad ogni tipo di terapia. Le stimmate sono indipendenti dalle terapie mediche".

Mani con stimmati
Stimmatizzati veri o presunti tali, non sono per questo in pericolo di vita, raggiunto tranquillamente la terza età: il record appartiene alla francese Marie-July Jahenny morta nel 1941 a 91 anni. Nell'elenco dei canonizzati dalla Chiesa, i santi con le stigmate sono 7, altrettanti i beati. In nessun caso la chiesa ha ritenuto il fatto di avere le piaghe, determinante per ricevere l'onore degli altari. Il dermatologo dell'Ospedale Israelitico Fabio Catamo i personaggi stimmatizzati "hanno caratteristiche comuni: un sanguinamento profuso che rinvigorisce nel giorno del Venerdì Santo". Lasciando da parte i casi di San Francesco e di Padre Pio, in alcuni santi le piaghe delle stimmate pur non essendo mai state ufficialmente riconosciute dalla Chiesa hanno comunque fatto presa anche quando si trattava di 'stimmate invisibili'. Come nel caso di Santa Teresa d'Avila che portò i segni misteriosi sul cuore. Tra chi proclamava di avere ricevuto le stimmate, la mistica calabrese Natuzza Evolo: le sue piaghe erano molto simili a quelle del Santo di Pietrelcina. Fenomeni frutto di autosuggestione o realtà? "Di certo - spiega il dermatologo - le stimmate sono indipendenti dalle terapie mediche. Non c'è compromissione dello stato di salute del paziente, che vive in maniera del tutto naturale nonostante i sanguinamenti". (Adnkronos)

10/12/13

I gusci dei virus, ecco le ultime scoperte

Sui virus c'è molto da scoprire, sono così mutevoli e misteriosi. Capire il loro "comportamento" potrà aprire nuove frontiere alla medicina, utilizzandoli come terapia da far entrare direttamente all'interno delle cellule. Ecco cosa ha scoperto un pool di scienziati in merito.
I virus sono come navicelle che contengono una parte attiva, il materiale genetico, in grado di infettare una cellula ospite. La navicella, chiamata capside o vettore, è sostanzialmente un guscio che si deforma quando deve penetrare nella cellula da infettare, e può addirittura andare in pezzi.
Capside
 Il gruppo di ricerca, fra cui Guido Polles e Cristian Micheletti della SISSA ( Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) di Trieste, ha usato simulazioni al computer e modelli teorici proprio per capire come questa “navicella” risponda alle sollecitazioni termiche e meccaniche. La ricerca, che è stata condotta insieme all’Università di York (UK), all’Università di Torino e all’Istituto Max Planck di Mainz (Germania), è stata pubblicata su Plos Computational Biology. Così facendo ha individuato i punti deboli dei capsidi e ne ha dedotto il processo di assemblaggio spontaneo. Ogni guscio è formato da tanti tasselli proteici che si incastrano spontaneamente come pezzetti di Lego. Un capside può essere formato da centinaia di queste sub-unità, ma ogni tassello è formato da un numero limitato di proteine. I bordi dei tasselli rappresentano le linee “deboli” dove avviene la deformazione della struttura generale e lungo le quali il guscio si frammenta in caso di rottura. Per alcuni tipi di virus sono state fatte delle osservazioni sperimentali, proprio per capire la dinamica interna del vettore (deformazione) e la forma dei singoli tasselli (che è di solito piuttosto regolare - pentagoni, esagoni, triangoli). Micheletti e colleghi hanno prodotto un modello al computer che, in linea di principio, può essere applicato a qualunque virus di cui sia nota la struttura. “Partendo dalle conoscenze sulla struttura molecolare del capside abbiamo provato a ‘stuzzicarlo’ un po’ per vedere come cambiava forma. Abbiamo infatti simulato delle fluttuazioni termiche (banalmente l’abbiamo virtualmente scaldato e raffreddato) osservando lungo quali linee il guscio si modificava. Molto probabilmente queste linee sono anche i punti in cui il capside tende a frantumarsi”. Hanno spiegato Polles e Micheletti. “Il nostro modello si è rivelato molto robusto. Le simulazioni infatti hanno riprodotto le condizioni che sono state osservate sperimentalmente su una serie di capsidi noti. Per questo motivo abbiamo prodotto altre previsioni su capsidi di cui non esiste conoscenza diretta in questo senso”. Gli studi sulla natura dei capsidi virali sono importanti per conoscere i meccanismi di azione infettiva dei virus (e studiare metodi per contrastarla). I vettori virali inoltre sono usati in farmacologia e per la terapia genica. I gusci dei virus infatti possono essere utilizzati come vettore per far entrare una terapia direttamente dentro le cellule, una metodologia che oggi rappresenta l’avanguardia in medicina. La possibilità di identificare i punti meccanicamente deboli potrebbe, in prospettiva, essere sfruttata per modificare i capsidi naturali ottimizzandone la loro resistenza per un più efficace trasporto e consegna del contenuto farmacologico.
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