Il-Trafiletto
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21/09/14

Giornata Mondiale dell'Alzheimer: dieci punti fermi

Oggi 21 settembre è la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, la più  temuta forma di demenza neurodegenerativa, che affligge circa 26 milioni di persone in tutto il mondo e quasi 500mila in Italia. Questa malattia è dovuta all’accumulo tra i neuroni di una proteina, la beta-amiloide, che forma delle placche e causa la distruzione delle cellule nervose, con conseguente perdita progressiva di memoria, disfunzioni sensoriali, difficoltà nel linguaggio, confusione, irritabilità e aggressività.


Ecco dieci punti da ricordare bene che riguardano questa grave malattia:

 1. Un membro della mia famiglia ha l’Alzheimer, quindi lo avrò di certo anche io. Sebbene la storia familiare,cioè la predisposizione genetica, abbia un ruolo nell’insorgenza della malattia, solo il 5% di casi ha cause genetiche. La verità, dunque, è che chi ha un parente con disturbo ha solo una probabilità leggermente superiore di svilupparlo.

 2. La sindrome di Alzheimer è una malattia degli anziani. Certo, l’età è il più grande fattore di rischio. Ma questo non vuol dire che tutti sviluppino la malattia in età avanzata. Alcune persone si sono ammalate tra quaranta e cinquant’anni: “Quello che è importante comprendere”, racconta l’Alzheimer SocietyCanada, “non è parte normale dell’invecchiamento”.

 3. Esiste una cura per l’Alzheimer? Purtroppo no: al momento non esiste alcuna cura. Tuttavia, alcuni pazienti possono gestire i sintomi e migliorare la qualità di vita con farmaci che stabilizzano temporaneamente la memoria e le abilità cognitive (la Food and Drug Administration statunitense ne ha approvati quattro). La buona notizia è che la ricerca sta facendo grandi passi in avanti – alcune molecole, attualmente in fase di test clinici, si sono mostrate in grado di agire direttamente contro il processo neurodegenerativo della malattia.

4. Diminuzione o perdita di memoria non vuol dire avere l’Alzheimer. Sebbene molte persone abbiano problemi di memoria, questo non vuol necessariamente dire che abbiano l’Alzheimer. Nel momento in cui i deficit di memoria inficiano la vita quotidiana e sono abbinati a problemi cognitivi o di comunicazione, la cosa migliore da fare è rivolgersi a un neurologo per scoprire le cause dei sintomi.

5. La malattia si può prevenire? No, dal momento che non se ne conoscono esattamente le cause. Si suppone, comunque, che uno stile di vita che mantiene corpo e mente in forma possa aiutare a diminuire il rischio di sviluppare la malattia. Si tratta dei soliti suggerimenti: condurre un’alimentazione ricca di pesce, frutta e verdura; mantenere in allenamento il cervello; ridurre lo stress; tenere sotto controllo la pressione sanguigna, la glicemia e il colesterolo; mantenersi socialmente attivi.

6. Vitamine e integratori possono ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer? No. O meglio, non lo si sa con certezza. Sono stati effettuati diversi studi per capire se vitamine, integratori e farmaci per la memoria possano prevenire la malattia. I risultati ottenuti finora sono piuttosto nebulosi e non hanno risposto alla domanda.

 7. Il vaccino per l’influenza può provocare l’Alzheimer? Fortunatamente, si tratta di una bufala messa in circolazione da un medico statunitense poi radiato dall’ordine. In realtà, diversi studi  hanno collegato il vaccino per l’influenza e altre vaccinazioni a un rischio ridotto di contrarre la malattia e a un miglior stato di salute generale.

8. Bere da lattine con alluminio o cucinare in pentole che contengono alluminio può provocare l’Alzheimer? Il collegamento tra alluminio e Alzheimer è stato ipotizzato per la prima volta negli anni sessanta. Da allora, però, diversi studi hanno smentito ogni correlazione o, per lo meno, non hanno trovato alcuna prova definita che la dimostri.

9. I colpi alla testa provocano l’Alzheimer? Sebbene alcuni studi abbiano mostrato che la malattia sia leggermente più comune tra persone che hanno subito un forte trauma cerebrale (accompagnato da perdita di conoscenza), è necessaria una ricerca più approfondita per tracciare una correlazione diretta e capire cosa succeda esattamente al cervello dopo tali traumi.

10.  “L’Alzheimer”, spiega Alz.org, un’associazione statunitense, “non lascia sopravvissuti. Distrugge le cellule cerebrali e causa cambiamenti nella memoria, comportamenti confusi e perdita di funzioni corporee. Si porta via lentamente e dolorosamente l’identità di una persona, la capacità di connettersi con gli altri, di pensare, di mangiare, di parlare, di camminare”. È come se il corpo dimenticasse cosa bisogna fare per sopravvivere.

20/09/14

fegato | Ma quante epatiti.....

L’epatite è una malattia infiammatoria che colpisce il fegato. Viene provocata da un agente virale che attacca e distrugge le cellule epatiche. Diverse sono le forme di epatite virale, alcune delle quali vengono trasmesse per via oro-fecale, mentre altre si contraggono mediante contatto con sangue infetto (trasfusioni, scambio di siringhe, tatuaggi, scarsa igiene ospedaliera o negli studi dentistici), con la saliva o mediante rapporti sessuali non protetti con individui portatori del virus. Alcune di queste forme di epatite possono evolvere verso malattie molto gravi che portano alla morte (cirrosi epatica, tumori al fegato). Si conoscono diversi tipi di epatite. EPATITE A. Conosciuta anche col nome di epatite alimentare, in quanto il contagio avviene prevalentemente attraverso l’ingestione di cibi e bevande contaminate, ma anche attraverso il contatto diretto con individui che ne sono affetti. E’ molto diffusa praticamente in tutto il mondo, in Italia maggiormente nel meridione e chi ne è colpito sono prevalentemente i bambini sotto gli 11 anni. L’epatite A non ha la stessa pericolosità degli altri tipi ( B, C ), ma attenzione a trascurarla, dal momento che in qualche caso potrebbe evolversi in epatite fulminante. Tra i sintomi possiamo annoverare la stanchezza, la diarrea e febbre, ma il più delle volte è silente. Il virus dell’epatite A viene eliminato per via fecale, quindi fare attenzione all’igiene intima, inoltre molta prudenza nel mangiare frutti di mare crudi e attenzione ai rapporti sessuali di vario tipo. Non è disponibile un trattamento farmacologico per l’epatite A, un accorgimento è senz’altro quello di limitare alcuni cibi e tipi di cotture. EPATITE B. E’ molto contagiosa, e può essere contratta tramite contatto con sangue infetto o attraverso i fluidi corporei come la saliva, il secreto vaginale e lo sperma, è un virus molto aggressivo e resistente. E’ una patologia che può portare gravi conseguenze, quali la cirrosi, il tumore del fegato o l’insufficienza epatica. Come sintomi l’epatite B può provocare stanchezza, ittero, nausea, vomito, urine scure. Da molti anni è disponibile un vaccino in grado di prevenire l’epatite B in modo molto efficace. In Italia dal 1991 esiste la vaccinazione obbligatoria per i nuovi nati. EPATITE C. Scoperta nel 1989, ne sono state identificate 6 varianti, a seconda delle quali si imposta la terapia più appropriata. Circa il 27% delle cirrosi e il 25% dei tumori al fegato sono dovuti all’epatite C. La sua pericolosità è estremamente alta in quanto gli strascichi a lungo andare sono molto gravi e inoltre, non è ancora disponibile un vaccino in grado di prevenire il contagio. Spesso è asintomatica, i pazienti che ne sono colpiti possono accusare calo di peso, perdita dell’appetito e dolenzia addominale. Il virus può trasmettersi attraverso lo scambio di siringhe infette, mentre il contagio in seguito a rapporti sessuali non è particolarmente frequente, a differenza di quanto accade con il virus dell’epatite B. Il trattamento dell’epatite C è in genere di tipo farmacologico, precisamente un’associazione di interferone pegilato e ribavirina; con questo genere di trattamento non c’è una remissione della malattia ma un miglioramento delle condizioni dei pazienti in circa la metà dei casi. EPATITE D. E’ un virus che ha bisogno della presenza nell’individuo del virus dell’epatite B per riprodursi, di conseguenza se ne duce che l’assenza dell’epatite B comporta matematicamente l’assenza della D. I sintomi dell’epatite D è molto simile a quella dell’epatite B, ma le complicazioni sono generalmente più gravi. In particolare aumenta il rischio di sviluppo di cirrosi epatica. Per questo tipo di virus non esistono né vaccini, né tantomeno farmaci. EPATITE E. In Italia è abbastanza rara, mentre è diffusa in Medio Oriente, in Messico e in India. Ha una sintomatologia praticamente analoga a quella dell’epatite A, e spesso non è necessario iniziare un trattamento farmacologico, anche perché non è disponibile una terapia particolarmente efficace, di conseguenza l’intervento più importante è l’adozione di misure preventive. (immagine presa dal web)

29/04/14

Vaccini antinfluenzali | Ecco come vengono prodotti.

Vaccino antifluenzale
Vaccini antinfluenzali. Ecco come vengono prodotti. Ad ogni mese di gennaio, tutte le organizzazioni governative assieme ai ricercatori, si incontrano per valutare quali ceppi di virus influenzali rappresenteranno la minaccia maggiore per l'inverno che verrà.

I tre o quattro ceppi peggiori sono quindi iniettati in delle uova di gallina fecondate che vengono poi incubate per fare moltiplicare i virus al loro interno. Dopo qualche giorno, la proteina dell'albume che contiene le particelle virali viene estratta e resa innocua chimicamente, alfine di non causare essa stessa l'influenza. Il vaccino è una soluzione diluita di questa miscela, alla quale vengono aggiunti alcuni conservanti.

Nel 2013 è stata resa disponibile una nuova tecnica che introduce sequenze di DNA nei batteri per poterli stimolare a produrre proteine virali. Ciò ha lo scopo di riprodurre sul sistema immunitario umano, lo stesso effetto della stimolazione, ma è molto più veloce da riprodurre.

06/03/14

Dall’America un nuovo vaccino antinfluenzale, non più la classica iniezione ma un cerotto.

Probabilmente non ci sarà più bisogno della classica iniezione per il vaccino antinfluenzale. Un nuovo metodo innovativo è in arrivo dal Georgia Institute of Technology, che esclude il bisogno della tradizionale iniezione. Si tratta di un cerotto da applicare sulla pelle, indolore e di facile applicazione. L'obiettivo dei ricercatori è quello di diminuire i costi della sanità e l'affollamento di pazienti negli studi medici, vista la possibilità di poter essere ricevuto per posta o acquistato in farmacia. Il gruppo di ricercatori guidato da Mark Prausnitz ha messo a punto un'applicazione cutanea, provvista di una serie microaghetti che trasmettono il vaccino al contatto con la pelle. I primi test sono stati effettuati per stabilire il dolore provocato da questi piccoli aghi e i risultati sono stati lusinghieri. I primi volontari sottoposti alla sperimentazione hanno rilevato un livello di gran lunga inferiore a quello indotto da un'iniezione. Sulla scala di valutazione del dolore su un massimo di 100, il cerotto si ferma a 1,5, mentre la puntura può arrivare anche a 15. Al di là di questo aspetto, il prossimo passo sarà quello di capire realmente l'efficacia contro i virus influenzali stagionali. Se la nuova metodologia garantirà risultati soddisfacenti anche da questo punto di vista, il cerotto dovrebbe poi essere venduto in farmacia. Non solo, esiste anche la possibilità che il cerotto venga spedito per posta. In questo modo, si raggiungerebbe uno dei due obiettivi della ricerca, quello di diminuire le file e i tempi di attesa negli studi medici, spesso presi dall'assalto nella stagione invernale. Inoltre, i costi per la sanità pubblica diminuirebbero, trattandosi di una soluzione meno costosa e più facilmente reperibile.
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