Il-Trafiletto
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02/12/17

Bambino in prognosi riservata ingestione farmaci

Un bimbo di tre anni è rimasto intossicato ed è ora ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale Perrino di Brindisi, dopo avere ingerito alcuni farmaci che erano in casa. Il piccolo che vive a Ostuni, è stato accompagnato la notte scorsa al pronto soccorso dell'ospedale cittadini e poi trasferito in ambulanza a Brindisi. Avrebbe ingerito degli antinfiammatori. Le sue condizioni gravi ma stazionarie, respira autonomamente ma la prognosi resta riservata. Fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/12/02/bimbo-tre-anni-ingerisce-farmacie-grave_fd602174-9118-413a-9b32-cb701a9fb88f.html

05/11/14

Due farmaci riportano i ricordi agli ammalati di Alzheimer

Due farmaci usati per trattare il diabete possono annullare gli effetti del morbo d'Alzheimer, sulla memoria riabilitando i ricordi. 


Questo il risultato di uno studio delle università britanniche di Lancaster e Ulste, pubblicato sulla rivista Neuropharmacology. I due farmaci aumentano la produzione di insulina, diminuendo la glicemia dal sangue e rallentando il transito del cibo nello stomaco.

Ora gli scienziati credono che questi due farmaci,  Liraglutide ( Victoza ) ed Exenatide ( Byetta ), potrebbero aiutare a risolvere i problemi di memoria causati dall'Alzheimer. In uno studio sui topi hanno infatti dimostrato che iniezioni giornaliere per 10 settimane hanno ridotto le placche amiloidi nel cervello e migliorato la memoria e la capacita' di riconoscere gli oggetti.

"Questi risultati sono molto interessanti", ha detto Christian Holscher, ricercatrice della Lancaster University che ha guidato lo studio. "Attualmente non ci sono farmaci sul mercato per il morbo d'Alzheimer, ma in realta' abbiamo due tipi di farmaci che mascherano i sintomi per un po'. Il lixisenatide e il liraglutide offrono un reale miglioramento trattando la base della malattia e, quindi, impedendo la degenerazione".

Dallo studio è emerso che questi analoghi dell’incretina attraversano la barriera ematoencefalica e mostrano attività fisiologica e neurogenesi nel cervello; questi farmaci potrebbero trovare impiego nel trattamento delle malattie neurodegenerative.


02/11/14

Maxi sequestro di farmaci illeciti per aumentare la produzione di latte

Non c'è mai fine al peggio. L'ennesima truffa a danno della nostra salute. Scoperto un traffico illecito di farmaci atti a far crescere la produzione di latte nei bovini fino al 20% in più

I carabinieri del Nas di Cremona hanno sequestrato farmaci illegali e beni per un totale di 30milioni di euro. Sono state denunciate 26 persone alla fine di un'indagine che ha scoperto un traffico illecito di farmaci per indurre le mucche ad un sur plus di produzione di latte. Indagate altre sette persone tra i quali anche un medico veterinario. L'operazione ha richiesto l'azione di oltre 200 carabinieri dei Nas in tutta Italia. I farmaci veterinari irregolari erano privi di registrazione e di autorizzazione all'immissione in commercio.

Si tratta di circa 2 quintali di specialità medicinali comunitarie ed extracomunitarie, tra cui 500 confezioni di farmaci di provenienza extra UE e 20 chilogrammi di farmaci in polvere anonimi, probabilmente antibiotici. Il Pubblico ministero di Brescia Ambrogio Cassiani, ha emesso provvedimenti che sono stati eseguiti nelle province di Cremona, Mantova, Bergamo, Verona, Brescia, Parma, Piacenza, Rovigo e Ragusa.

Quarantotto perquisizioni in totale di cui 31 eseguite in allevamenti intensivi, hanno portato al sequestro di 16 allevamenti, 4079 capi di bestiame, 55 chilogrammi di farmaci, svariate confezioni irregolari di medicinali veterinari, registri di carico e scarico di farmaci veterinari irregolarmente compilati e di 80mila litri di latte sottoposti a vincolo sanitario, per un valore complessivo stimato in circa 30 milioni di euro.

Non sono passati tanti giorni dal ritrovamenti di abuso di antibiotici in allevamenti di polli italiani. Gli allevamenti intensivi irregolari rischiano di contaminare il latte i prodotti caseari e tutti i suoi derivati, con gravi compromissioni della nostra salute. La sicurezza alimentare va tutelata e non solo dalle forze dell'ordine ma anche dai semplici cittadini (consumatori) con una coscienza matura al punto da rendersi conto che queste nefandezze vanno denunciate.


08/09/14

Quel fastidioso fenomeno chiamato Torcicollo.

Il torcicollo è un irrigidimento involontario dei muscoli cervicali che comporta una condizione estremamente fastidiosa e dolorosa ogniqualvolta il soggetto colpito tenti di girare la testa da una parte o dall’altra ed è associato ad un certo intorpidimento del collo e delle spalle e talvolta anche da mal di testa e limita fortemente i normali movimenti del capo.
 Il torcicollo spesso compare al mattino quando ci si alza dal letto ma può fare la sua presenza anche durante l’arco della giornata come conseguenza di uno sforzo muscolare. Le cause che generano questo fastidiosissimo problema sono molteplici:1 – Il classico colpo d’aria, con conseguente repentino raffreddamento dei tessuti muscolari; 2 – un’innaturale posizione mantenuta per lungo tempo durante il sonno, da qui il torcicollo al mattino; 3 – La presenza di un’infiammazione; 4 – Una diagnosi di ernia cervicale; 5 – situazioni di nervosismo e ansia, che notoriamente si riflettono sulla tensione muscolare. Quali sono le terapie da adottare quando siamo in presenza di torcicollo? Se la causa è di tipo infiammatorio è sufficiente una borsa di ghiaccio, mentre se ci troviamo in presenza di un irrigidimento muscolare si troverà sollievo tenendo il collo al caldo e a riposo, magari aiutandosi con dei massaggi da effettuare sulla parte dolente. Possono rivelarsi utili anche applicazioni locale di creme, pomate o gel ad azione antinfiammatoria. È consigliabile anche effettuare dei lenti movimenti della testa a 360 gradi ad intervalli di circa 60 minuti. Farmacologicamente il torcicollo può essere trattato con farmaci miorilassanti o analgesici. Come si può prevenire il torcicollo? Innanzitutto è sconsigliabile stare immobili per lungo tempo nella stessa posizione, ciò per evitare una situazione predisponente periodici attacchi di torcicollo. Per chi fa lavoro d’ufficio prendere le dovute accortezze, come ad esempio abituarsi a poggiare la schiena alla sedia, posizionare il monitor del computer in modo da guardarlo verso il basso, poggiare le mani sulla scrivania per gravare il meno possibile sui tessuti muscolari del collo. (immagine presa dal web)

07/09/14

Nausea e vomito da chemioterapia | Gestione dei sintomi anticipatori

A dispetto degli importanti passi avanti fatti nel settore oncologico da 20 anni a questa parte, purtroppo il vomito, e in particolare la nausea, continuano ad essere i due effetti più avversi e frequenti, causati dal trattamento chemioterapico.


La nausea e il vomito assumono un aspetto di grande rilevanza riguardo la qualità di vita dei pazienti che sono soggetti a chemioterapia. Un trattamento antiemetico non adeguato può influire in maniera importante nei pazienti e nel loro modo di fronteggiare la terapia propinatagli nelle sedute a venire, facendo aumentare il rischio di mancata compliance e inducendo i pazienti a troncare i trattamenti potenzialmente utili a loro salvavita.

In base alle linee guida della Multinational Association of Supportive Care in Cancer e della Società Europea per l'oncologia medica, la nausea e il vomito anticipatori compaiono in una proporzione di pazienti che può raggiungere il 20% entro il quarto ciclo di trattamento. Studi più recenti registrano un tasso di nausea e vomito anticipatorio più basso rispetto a quello osservato negli studi più datati, in quanto l'efficacia della profilassi antiemetica è migliorata negli anni. A oggi il tasso di nausea anticipatoria è intorno al 10% e quello di vomito anticipatorio intorno al 2%, e comunque tende ad aumentare con l'aumentare del numero di cicli effettuati: una volta instaurati sono difficili da trattare e possono persistere per un anno. L'insorgenza di nausea e vomito indotti dai farmaci antitumorali può essere influenzata da molti fattori dipendenti da caratteristiche soggettive del paziente e dal tratta-mento scelto per la cura del tumore.
Linea guida
riguardo i cibi da evitare
e quelli da assumere

Il rischio di avere nausea e vomito è più alto nelle donne e in particolare in quelle che in gravi-danza hanno sofferto di nausea e vomito. L'ansia può facilitare la comparsa di nausea e vomito e peggiorarne i sintomi già esistenti. Nei soggetti già sottoposti a tratta-menti chemioterapici e che hanno sofferto di nausea e vomito, il rischio di avere i sintomi è più alto. Infine la storia di cinetosi e di scarso o nullo consumo di alcol si asso-ciano più spesso alla comparsa di nausea e vomito da chemioterapia. Sembra che i sintomi anticipatori siano più frequenti nei soggetti di età superiore ai 50 anni e in quelli ansiosi. Inoltre la sudorazione do-po il primo trattamento chemioterapico è un evento che può far presagire lo sviluppo di nausea e vomito anticipatori. La scelta del tipo di trattamento, nella maggior parte dei casi, non è influenzata da nessuno dei fattori di rischio correlati alle caratteristiche soggettive del paziente.

E comunque importante conoscere i pazienti e i potenziali fattori che potrebbero influire sulla nausea e il vomito da chemioterapia. Le principali categorie di farmaci utilizzati nel trattamento di nausea e vo¬mito da chemioterapia sono: - gli antagonisti della dopamina che bloccano gli impulsi al centro del vomito, ma possono causare sedazione e reazioni extrapiramidali; - gli antagonisti della serotonina (5-HT3), ben tollerati dai pazienti; - i corticosteroidi utilizzati nella gestione di nausea e vomito acuti; - gli antagonisti dei recettori della neurochinina-1 (NK-1), in genere associati al desametasone, usati per la gestione dell'emesi acuta e tardiva indotta da chemioterapie ad alto rischio emetogeno.

I sintomi anticipatori sono difficilmente controllabili con metodi farmacologici. Le linee guida più recenti considerano come approccio migliore la terapia utilizzata per il trattamento dei sintomi acuti e ritardati. Le terapie comportamentali, e in particolare gli esercizi per favorire il rilassamento muscolare, possono essere consigliati per il trattamento della nausea e del vomito anticipatori. Le benzodiazepine sono l'unico farmaco in grado di controllare i sintomi anticipatori, ma l'efficacia tende a ridursi progressivamente man mano che si prosegue il trattamento chemioterapico. Per prevenire la nausea si ricorda di:
- consumare cibi facilmente digeribili specialmente in prossimità dei trattamenti;
- fare pasti piccoli e frequenti (5-6 volte in sostituzione dei 3 pasti principali):
- consumare i pasti possibilmente alla stessa ora, mangiare lenta-mente masticando con cura e prendendosi il tempo necessario per consumare il pasto;
- mangiare il pasto più abbondante quando è presente meno nausea;
- evitare dolci, spezie e grassi o cibi fritti;
- evitare di bere abbondantemente durante il pasto, ma bere lenta-mente sorseggiando liquidi durante la giornata;
- preferire le verdure cotte alle crude;
- farsi aiutare da amici e parenti a cucinare per evitare gli odori della cucina;
- mangiare cibi secchi come grissini, fette biscottate o toast, prima dei pasti;
- non sforzarsi di mangiare quando si ha nausea e di contro se si ha fame non aspettare che aumenti troppo perché potrebbe aumentare il senso di nausea;
- evitare di coricarsi per almeno due ore dopo aver mangiato;
- adottare l'abitudine di camminare dopo pranzo, per evitare reflussi, nausea e vomito;
- praticare con regolarità esercizi di respirazione, il rilassamento può prevenire la nausea. In caso di nausea si raccomanda di:
- fare profondi respiri e rilassarsi;
- masticare pezzettini di ghiaccio, fino al momento in cui la nausea non è regredita;
sorseggiare piccole quantità di cola sgasata;
- man mano che la nausea migliora assumere in modo graduale altri liquidi e cibi, iniziando con piccole quantità di liquidi a temperatura ambiente per poi passare a cibi liquidi, ma più consistenti (per esempio succo di frutta), per poi tornare gradualmente a una dieta normale;
- preferire le posate in plastica a quelle di metallo;
- ricordarsi di avvisare tempestiva-mente il medico o l'infermiere (più precoce è l'intervento, maggiore sarà l'effetto di controllo sulla nausea).(l'infermiere)


05/09/14

Quel fastidioso fenomeno chiamato IRSUTISMO.

L'irsutismo è la presenza, negli individui si sesso femminile, di peli duri e grossolani, estesi in sedi peculiari del maschio come il labbro superiore, mento, schiena, intorno all'areola del capezzolo, da non confondere con l’ipertricosi, cioè quella situazione in cui si verifica anche lì un aumento della peluria, ma in sedi nelle quali essa è normalmente presente. Quando poi all’irsutismo viene collegata l’atrofia mammaria, il cambiamento mascolino del tono vocale, l’aumento della massa muscolare, l’ipertrofia del clitoride, si ha la condizione di virilismo, cioè una condizione che presenta diverse caratteristiche proprie del sesso maschile. Diverse sono le cause responsabili dell’irsutismo, tra le quali: l’irsutismo di origine ovarica, caratteristico delle pazienti affette da ovaio policistico, una patologia che comporta dei livelli di testosterone superiori alla norma e alterazioni del ciclo mestruale. Raramente l’irsutismo è dovuto a neoplasie dell’ovaio. L’irsutismo surrenalico, dovuto particolarmente a patologie che colpiscono i surreni, ghiandole produttrici di testosterone. L’irsutismo iatrogeno, causato dall’assunzione di determinati farmaci che come effetto collaterale hanno proprio questo problema, come ad esempio i corticosteroidi, gli anabolizzanti e i progestinici. Infine l’ irsutismo idiopatico, cioè quando la causa non è associabile a malattie o a cause predisponenti. La diagnosi di irsutismo nelle pazienti si basa inizialmente su dati oggettivi, per poi passare a metodi più scientifici come la tabella di Ferriman e Gallwey, la quale assegna un determinato punteggio in base alla qualità e quantità pilifera. Per il completamento della diagnosi si deve valutare inoltre anche il periodo d’insorgenza dell’irsutismo; se è insorto in data remota si può supporre un complicazione di origine non neoplastica a livello surrenale, mentre se l’insorgenza è rapida e intensa potrebbe trattarsi allora di un problema di tipo neoplastico a carico dei surreni o delle ovaie. E’ stato diagnosticato irsutismo anche in pazienti affette da obesità e diabete. La terapia dell’irsutismo dipende dalla sua eziologia. Se è dovuto a neoplasie ovariche o surrenali l’unica terapia è quella chirurgica seguita da cicli di chemioterapia, negli altri casi le terapie sono farmacologiche a base di cortisonici o estroprogestinici, e in qualche caso può essere d’aiuto la terapia estetica. (immagine presa dal web) .

01/09/14

Conoscere gli antinfiammatori.

Gli Antinfiammatori ( o antiflogistici) sono dei farmaci che hanno la proprietà di bloccare il processo infiammatorio influendo su uno o più fattori che intervengono nel meccanismo dell’infiammazione. Il processo infiammatorio è un processo fisiopatologico che si stabilisce nei tessuti nel momento in cui questi ultimi vengono a contatto con agenti lesivi di diversa natura (ad esempio infezioni, anticorpi, danni fisici). Gli antinfiammatori, oltre all’azione antiflogistica, possono avere sia un’azione antalgica (analgesica) che antipiretica (antifebbrile). Essi si dividono in due grandi categorie: farmaci antinfiammatori steroidei e non steroidei. I primi sono più conosciuti con il nome di Cortisonici, una classe di farmaci da maneggiare con cura dal momento che oltre alla sua notevole efficacia sono dotati di una serie di effetti collaterali non indifferenti. I farmaci antinfiammatori non steroidei, comunemente noti come FANS, sono i farmaci più utilizzati in assoluto; il più noto di essi è sicuramente l’acido acetilsalicilico. Generalmente gli antinfiammatori vengono assunti per attenuare vari tipi dolore, dalle semplici cefalee ai dolori mestruali, dai dolori odontoiatrici alla classica lombalgia o mal di schiena. Anche questa classe di farmaci, come i cortisonici, sono dotati di una serie di effetti collaterali, come ad esempio nausea, anoressia, bruciore di stomaco, gastrolesività, fare quindi attenzione alle terapie abbastanza prolungate. Inoltre sono controindicati in diverse patologie, come la gravidanza, i problemi gastrici, le insufficienze renali o epatiche ed altre. E’ assolutamente sconsigliato abusare di questi farmaci, magari cercando di sfruttare, per alcuni, anche il loro effetto antidolorifico, in quanto rimuovendo il dolore si possono mascherare problemi più complicati, che per uno sportivo ad esempio, può aggravare patologie in atto ritardando la guarigione completa. Esistono diverse forme di somministrazione degli antinfiammatori, la via orale, quella iniettiva, le pomate e i cerotti. Da preferire senza dubbio le prime due rispetto ai risultati marginali delle pomate e cerotti. (immagine presa dal web)

30/08/14

Il nanocerotto

Il Nanopatch

È incredibile pensare che adesso che abbiamo la possibilità di stampare parti del corpo con una stampante 3D, per far entrare i farmaci nel corpo dobbiamo ancora infilarci un ago nella carne. 


Ecco a voi il Nanopatch ("nanocerotto"), un rivoluzionario metodo per somministrare i vaccini creato dalla start-up di tecnologia medica Vaxxas. Il Nanopatch è composto da circa 20mila minuscole "mlcroproiezioni" sorrette da un pezzo di silicio di circa 1 centimetro quadrato.

Queste punte microscopiche sono coperte da una forma secca del vaccino; quando si applica il cerotto penetrano appena sotto l'epidermide, lo strato esterno della pelle, una zona ricca di cellule del sistema immunitario. L'elevato numero di queste cellule appena sotto la pelle fa sì che il Nanopatch sia molto più efficiente nel creare una risposta del sistema immunitario rispetto a un ago inserito in un muscolo. Quindi si può usare una quantità molto minore di vaccino, anche un centesimo delta dose abituale, ottenendo lo stesso effetto.

Ciò è di particolare importanza nel mondo in via di sviluppo, dove i vaccini contro malattie come la malaria possono essere molto costosi. Il Nanopatch è attualmente oggetto di sperimentazione in Papua Nuova Guinea, dove i vaccini scarseggiano.(science)


23/08/14

Virus letale | HIV | Cura per il futuro | Parte terza | Interessanti prospettive

HIV da virus letale
a cura per il futuro

Lo studio, che ha permesso a sei piccoli pazienti di riappropriarsi delle proprie vite, segna una svolta nella lotta alle malattie genetiche capace di cambiare il futuro della medicina e la vita di molti altri pazienti. 


Nel breve termine, il prossimo appuntamento è previsto per il 2016, anno in cui i dati relativi a tutti i pazienti trattati nello studio confermeranno (almeno si spera) l'efficacia di questa terapia. I progetti sono poi di estendere la terapia anche ai pazienti in uno stadio più avanzato della malattia, in modo da farla regredire ed estendere il potente metodo utilizzato anche alle altre malattie.

In particolare, la terapia genica è una valida candidata per la cura di malattie genetiche del sangue che attualmente hanno come unica alternativa il trapianto. Inoltre, Telethon sta lavorando per portare nel letto del paziente 25 metodi di cura per 23 patologie. Nel 2002 il TIGET annunciava, in un articolo pubblicato sulla rivista Science, la sconfitta di Ada-Scid, una malattia genetica che distruggeva le difese immunitarie. Grazie a un accordo siglato nel 2010 tra Telethon e la casa farmaceutica Glaxo, si sta lavorando per tradurre la terapia genica contro Ada-Scid in un farmaco fruibile dai pazienti di tutto il mondo. La speranza ultima è che si possa trasformare in farmaco anche la terapia contro la leucodistrofia e la sindrome di Wiskott-Aldrich. 

La medicina ha fatto progressi impensabili negli ultimi decenni grazie a una dettagliata conoscenza del genoma umano, associato alla capacità di manipolare le cellule staminali e ad avanzate tecniche di ingegnerizzazione. Grazie al connubio di tutte queste cose è oggi possibile diagnosticare precocemente le malattie e riuscire a curarne molte in modi e tempi prima impensabili. Possiamo solo immaginare quindi le potenzialità future della terapia genica, che ci permetterà forse, un giorno, di sconfiggere le più feroci malattie genetiche.(science)


22/08/14

Quel fastidioso odore cattivo del cavo orale: l'alitosi.

L’alitosi (comunemente alito cattivo) è un disturbo che consiste nell’emissione di odore sgradevole dalla bocca durante la fase respiratoria o il colloquiare . Si stima che questo problema colpisca circa il 50% della popolazione mondiale, provocando grande imbarazzo all’individuo che ne soffre e a chi gli sta di fronte, limitandolo nei rapporti sociali, costringendolo spesso anche ad isolarsi. L’alitosi colpisce soggetti di ogni sesso ed età, indistintamente, e può avere una forma transitoria oppure persistente nelle forme più gravi. Le cause dell’alitosi sono molteplici: dai problemi odontoiatrici come la piorrea, alla scarsa igiene orale, al consumo di cibi particolari ( aglio, cipolla, ecc), fino ai tumori del cavo orale. Anche il consumo di bevande alcoliche o l’assunzione di determinati farmaci possono contribuire al fenomeno dell’alito cattivo. L’esperienza scientifica imputa comunque il fenomeno dell’alitosi nella stragrande maggioranza dei casi ai problemi relativi al cavo orale piuttosto che al resto, dal momento che è proprio nella zona della bocca e nella superficie dorsale della lingua che si sviluppano i processi di origine batterica e quindi di putrefazione degli alimenti. In che modo si cura l’alitosi? Innanzitutto la prima cosa da fare è rimuovere la causa che l’ha prodotta, come ad esempio curare molto in profondità l’igiene orale, quindi un’ottima ed efficace pulizia dei denti, delle gengive e della lingua, soprattutto se su questa è presente quella orrenda patina bianca. Anche i colluttori possono essere efficaci, anche se molti di questi sono soltanto dei sintomatici e non rimuovono perciò la causa. Inoltre è importante correggere anche l’alimentazione, evitando di mangiare alimenti particolarmente favorevoli al problema, come aglio, cipolla, alcuni tipi di formaggi, peperoni, scalogno; è consigliabile bere molto per evitare la secchezza delle fauci che favorisce l’alitosi, ma, attenzione…. evitare le bevande alcoliche. (immagine presa dal web)

03/08/14

Dolore intenso e vescicole: ecco il Fuoco di Santantonio.

L’Herpes Zoster, chiamato comunemente “Fuoco di Sant’Antonio ( si dice perché all’epoca chi fosse stato colpito da questa malattia si rivolgeva pregando a sant'Antonio abate, ritenuto grande taumaturgo), è una patologia virale che colpisce sia la pelle che le terminazioni nervose. Tale malattia è provocata dall’herpes virus varicella-zoster, il virus che è anche responsabile della varicella, infatti l’eruzione cutanea è simile a quella della varicella con le classiche vesciche piene di liquido. Tale eruzione compare generalmente sul torace o sulla schiena, sul viso, ma non è rara la sua presenza attorno agli occhi, all'interno della bocca, su un braccio o su una gamba, in genere sempre su un solo lato del corpo, ed è sempre accompagnata da un dolore molto intenso. Il decorso dello Zoster va da un periodo minimo di dieci giorni a circa tre mesi e spesso si risolve con la completa guarigione, mentre in diversi casi si cronicizza nella nevralgia post erpetica, ovvero un dolore persistente, anche per mesi o sine die. Tuttavia il virus della varicella non viene eliminato dall’organismo, esso rimane generalmente dormiente per tutto il corso della vita all’interno delle radici nervose spinali e in una percentuale non proprio trascurabile ( 15-20% e sopra i 50 anni) il virus si risveglia, provocando l’herpes zoster. Ne sono immuni i soggetti che non si sono mai ammalati di varicella. Questo perché negli individui normali la risposta immunitaria riesce a neutralizzare l’assalto del virus, generando un equilibrio tra le parti, mentre nei soggetti immunodepressi, avendo le difese immunitarie molto basse, prevale l’attacco virale e di conseguenza il manifestarsi nuovamente della patologia. Quali sono le cure. Spesso la risoluzione è spontanea dopo un certo lasso di tempo, ritenendo necessario solo il trattamento del dolore. Tra i farmaci vengono prescritti gli antivirali ( aciclovir ed altri) per via orale o endovenosa, per il trattamento riduttivo dell’ eruzione cutanea e dolore e a scopo preventivo. Il trattamento va protratto per almeno una decina di giorni e iniziato non oltre il terzo giorno dal manifestarsi della patologia. Altra categoria di farmaci sono gli antiepilttici (gabapentin), atti a normalizzare l’attività elettrica del sistema nervoso causata dai nervi danneggiati. Vengono usati generalmente come antalgici anche gli antidepressivi come l’amitriptilina, mentre la stimolazione elettrica (tens) sembra dia risultati poco soddisfacenti. L'herpes zoster è contagioso solo nel caso in cui avviene il contatto diretto con il liquido contenuto nelle vescicole, quindi solo durante i primi giorni della malattia. Non ci sono vaccini contro il fuoco di Santantonio, per lo meno in Italia, dal momento che quello sperimentato negli USA negli anni novanta, e con buoni risultati, non è mai stato disponibile nel nostro paese. (immagine presa dal web)

31/07/14

Non dormi la notte? Che tipo di insonnia hai?

Molte persone soffrono di problemi più o meno seri per quanto riguarda il sonno notturno. Alcune persone hanno difficoltà ad addormentarsi la sera, altre soffrono di frequenti risvegli notturni, mentre il sonno di altre ancora è caratterizzato da un precoce risveglio mattutino. Tutti questi problemi possono essere raccolti in un’unica parola: insonnia, cioè quel disturbo consistente in una diminuzione qualitativa e quantitativa del sonno. Il sonno normale è uno stato fisiologico necessario per il riposo del corpo e per il ristabilimento delle normali funzioni fisiologiche. La privazione del sonno provoca gravi problemi, e può portare persino alla morte. L’insonnia ha una sua classificazione, stabilita a seconda della sua durata, quindi parleremo di insonnia transitoria quando ha una durata che generalmente non supera una settimana, di insonnia di breve periodo quando si protrae per un massimo di due-tre settimane, e di insonnia a lungo termine quando si va oltre le tre settimane. Le prime due, transitoria e di breve periodo, hanno una eziologia abbastanza semplice, come ad esempio il cambiamento di stagione, di fuso orario, cambio di letto, preparazione agli esami, tutte cause che non appena vengono rimosse si viene a ripristinare regolarmente il ritmo sonno-veglia. L’insonnia a lungo termine ha cause più complicate da rimuovere, come ad esempio una malattia di tipo psichiatrico, gravi problemi di salute, di droga, periodi più o meno lunghi di depressione, di turni di lavoro. Si può quindi dire che quando un paziente è affetto da insonnia è segno che non segue uno stile di vita regolare, deve quindi porre rimedio a questo stato che lo penalizza. In che modo? Primo fra tutti dovrebbe eliminare le cause che lo hanno portato all’insonnia, cosa che non sempre però è possibile, in caso contrario aiutarsi con dei farmaci ma limitatamente a brevi periodi ( massimo due-tre settimane) per evitare di incorrere in fenomeni di assuefazione che sono la caratteristica di questo tipo di medicinali, come ad esempio le benzodiazepine. (immagine presa dal web)

24/07/14

USA | Un'altra condanna a morte con due ore di agonia dopo l'iniezione letale.

Un'altra esecuzione capitale negli USA, precisamente in Arizona, nel carcere di Phoenix. E questa volta con una triste e sconvolgente appendice, un'agonia di due ore per il povero condannato. Joseph Wood, 55 anni, era stato condannato nel 1989 per il duplice omicidio della ragazza e del padre di lei. La vicenda ha riacceso polemiche e dibattito sulla pena di morte negli Stati Uniti. L'uomo è stato legato al letto della morte alle ore 13.52 ed ha cessato di vivere solamente alle 15.48, dopo la bellezza di ben 116 minuti trascorsi tra rantoli e agonia. Probabilmente il coctail di farmaci usato per l'iniezione letale non ha funzionato come si sperava, dal momento che era in via sperimentale, essendo stato usato in precedenza solamente una volta, nell'Ohio alcuni mesi fa, ed anche in quel caso ci vollero tredici minuti per causare la morte del condannato. Durante l’agonia i legali del condannato hanno presentato un appello d’emergenza, dopo averlo visto rantolare e boccheggiare. Il governatore Jan Brewer, repubblicana, si è dichiarata dispiaciuta di quanto accaduto e ha ordinato alla Direzione statale dei Servizi Penitenziari di condurre un’inchiesta sul caso, prendendo comunque le difese dell’operato dei funzionari addetti all’esecuzione, a suo dire perfettamente «legale». "Non credo che stesse soffrendo" - ha detto Jeanne Brown, sorella e figlia delle vittime - ha avuto quello che si meritava.

04/06/14

Il pompelmo. Buono, utile ma pericoloso: interagisce con molti farmaci.

Il pompelmo è un frutto appartenente al gruppo degli agrumi. E' simile all'arancia, di dimensioni leggermente maggiori, di colore giallo o rosa, con sapore acidulo, amarognolo e meno dolce. E' un frutto ricco di acidi organici (citrico e malico), di Vitamine C e P nonché di sali minerali come potassio e ferro, e di flavonoidi, ed il suo valore calorico decisamente basso ( circa 35 cal/100g) fa si che venga inserito in molte diete ipocaloriche. La sua scorza ha diverse proprietà, è antisettica, antidiarroica e antispastica, oltre a regolare glicemia e colesterolo. Molti studi sono statio fatti su questo agrume, alcuni dei quali hanno stabilito che consumando regolarmente una certa quantità di pompelmo (in genere 1 o 2 frutti), viene a diminuire appunto il livello di colesterolo e di circa il 20% il rischio di malattie cardiache. C'è un nuovo studio pubblicato sulla rivista Canadian Medical Association Journal (CMAJ) , dal titolo “Grapefruit-medication interactions:forbidden fruit or avoidable consequences?” che mette in guardia i consumatori di pompelmo, soprattutto gli over 45, dal momento che questi sono i più soggetti al consumo dei farmaci, molti dei quali si è visto che possono avere delle interazioni con la contemporanea assunzione di questo frutto o delle sue spremute, inteazioni dovute alla presenza di certe sostanze contenute all'interno di esso. Una di queste è la naringenina, un flavonoide, che sebbene abbia proprietà ipocolesterolemiche, sembra anche interagire con le cellule del fegato, nelle quali inibisce alcuni enzimi (CYP3A) deputati alla metabolizzazione di farmaci e nutrienti, con conseguente rischio di tossicità. L'inibizione di questo enzima (CYP3A) in presenza di succo di pompelmo si riflette anche a livello cardiovascolare, dal momento che comporta un aumento dell'assorbimento di alcuni farmaci per l'ipertensione come la felodipina, con conseguente riduzione della pressione e aumento della frequenza cardiaca. Altre interazioni sono state osservate in presenza di statine e soprattutto con l'assunzione di ansiolitici, con un evidente aumento della sedazione. Quindi è necessario, se non obbligatorio, fare molta attenzione all'assunzione di un'invitante spremuta di pompelmo se prendete farmaci di questo tipo. (immagine presa dal web).

24/05/14

Re Artù e la stitichezza: "Chi non la fa in compagnia o è un ladro o una spia"

CONSIGLI UTILI CONTRO LA STITICHEZZA
Prima ancora di ricorrere ai farmaci è opportuno orientarsi su consigli di ordine pratico e nutrizionale:
1 -Provvedere alla "educazione" dell'intestino (esempio: orario costante e tempo adeguato).
2 -Privilegiare un'alimentazione ricca in scorie (verdure, crusca).
3 -Contrastare, con la ginnastica e con lunghe passeggiate, la vita sedentaria imposta da alcune abitudini sociali e da professioni particolari (segretaria, tranviere).
4 -Consumare pasti con regolarità.
5 -Non cadere nel tranello delle "diete ad oltranza", poiché in tal caso esiste uno squilibrio nella qualità degli alimenti.
6 -Evitare emozioni troppo forti che conducano a turbe psichiche ovvero a depressioni.
7 -Usare con parsimonia e per brevi periodi farmaci (sul tipo degli antiacidi, dei sedativi e dei diuretici), che agiscono negativamente sul transito intestinale.

Re Artù lo sapeva bene come fosse importante farla sempre alla stessa ora, soprattutto prima di ogni battaglia. Ci si era trovato da giovane in certi frangenti: col giaco di rigida maglia, lo scudo, la spada al fianco, la lancia corta e pesante da battaglia, le ginocchiere borchiate d'argento, bardato da capo a piedi di ferraglia, in mezzo al nemico, circondato da un inferno di picche, mazze, schizzare di cervella, a torcersi le budella non di schifo nè di tremarella. E Merlino gli aveva dato un consiglio. "Tu e i tuoi cavalieri dovete pensarci PRIMA.... con lunghe sedute pazienti": Avevano così preso l'amichevole e saggia abitudine di sedere in cerchio una volta al giorno, sempre alla stessa ora, all'ora prima dopo il levar del sole. Fra i cavalieri come sempre Galvano era il più discreto, Alano il grosso il più fracassone, i figli di Re Bohor e Lionello affiatati e tempestivi come sempre, mentre Lancillotto si defilava pronto a tradire il suo re per amore di Ginevra. Del resto da allora si dice che chi non sta' in compagnia è un ladro o una spia.

17/04/14

GB | In sala operatoria per un’appendice, si sveglia durante l’intervento.

Una donna di 36 anni, l’infermiera britannica Alexandra Bythell è stata protagonista involontaria di un’esperienza a dir poco terribile: si è svegliata durante un intervento chirurgico, senza essere in grado di segnalarlo ai medici che stavano per inciderle l'addome. E ad anni di distanza ha ancora vivo il ricordo della paura provata. La donna, residente a Burnley, una cittadina di 70 mila abitanti del Lancashire, in Inghilterra, doveva sottoporsi alla rimozione dell'appendice, ma si è ritrovata perfettamente sveglia, con gli occhi chiusi e i tubi per la respirazione assistita in gola, mentre lo staff medico si preparava all'incisione al Royal Blackburn Hospital. Ora a distanza di quattro anni l’ East Lancashire Hospital NHS Trust ha riconosciuto il danno, si è scusato e ha pagato un risarcimento per il trauma psicologico. Non è la prima volta che si verifica un simile episodio in Gb. Il Trust ha ammesso che il personale non era riuscito a controllare i livelli di una macchina per l'anestesia, ma ha assicurato che sono state messe in atto nuove procedure per evitare che la stessa cosa accada di nuovo. Alla paziente era stato detto di contare all'indietro da 10 a 0 dopo essere stata anestetizzata e a un certo punto ha creduto di essersi addormentata. Era incapace di muoversi perché i farmaci l'avevano paralizzata, ma sentiva il personale medico che parlava della sua altezza e del peso, poi ha sentito il tocco di qualcosa di freddo e tagliente mentre le incidevano l'addome, prima che qualcuno gridasse chiedendo più morfina. A quel punto la Bythell si è davvero addormentata, l'operazione è proseguita ed è stata un successo. "Ero isterica, totalmente nel panico e incapace di fare nulla. Mi sentivo come se stessi per morire. Poi ho cercato di spiegare al personale quello che era successo - racconta - ma sentivo che mi tenevano a bada con delle scuse e mi hanno sempre dato le informazioni sbagliate, in un primo momento dicevano che le mie erano allucinazioni, poi che la macchina era difettosa. E' stato incredibilmente doloroso scoprire che tutto è stato causato da qualcuno che non ha controllare se la macchina avesse il gas". L'intervento risale al settembre 2010, la donna è stata assente per mesi dal lavoro e ha avuto una diagnosi di disordine da stress post-traumatico, hanno detto gli avvocati.

24/03/14

Tarquinia (VT) | Tragedia: dimesso dall'ospedale muore bimbo di tre anni

Un bambino di tre anni, Leonardo Sonno, è morto poco dopo essere stato dimesso dall'ospedale di Tarquinia, in provincia di Viterbo.Il piccolo era stato portato dai genitori, residenti a Pescia Romana, al pronto soccorso per una febbre alta. Dopo la somministrazione di alcuni farmaci è stato dimesso, ma una volta a casa è morto.Secondo le prime ricostruzioni, al pronto soccorso dell’ospedale della Tuscia, i medici, dopo averlo visitato, hanno dimesso il piccolo diagnosticando una faringite febbrile e prescrivendo, quindi, antibiotici e antipiretici. La mattina dopo, però, il bambino è stato trovato senza vita dai genitori, i quali non si danno pace per l'immane tragedia capitatagli. La procura di Civitavecchia ha aperto un'inchiesta: due medici sono indagati. La magistratura ha disposto l'autopsia sul corpo del piccolo per capire le cause della morte. Tra le ipotesi, non confermate ufficialmente e sulle quali sono al lavoro gli inquirenti, anche quella che vedrebbe il bimbo colpito da una meningite. I genitori, Filippo Sonno e Valentina Gargiano, quando si sono resi conto che il bambino non respirava, hanno chiamato il 118 ma ormai non c'era più nulla da fare. L’Azienda unità sanitaria locale di Viterbo fa sapere che è stata avviata un’inchiesta interna per fare luce sui fatti e verificare se siano state rispettate tutte le procedure del caso. Anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, vuole vederci chiaro e ha disposto un'indagine ispettiva al fine di chiarire come sia stato possibile il verificarsi della tragedia della morte del piccolo Leonardo. Lo rende noto lo stesso dicastero.

22/03/14

La febbre: perchè ci colpisce?

La febbre,questa fastidiosissima "malattia" così chiamata erroneamente che, almeno una volta nella vita, ci ha colpiti tutti. Temperatura alta, debolezza, mal d'ossa, poco appetito, questi i suoi sintomi. E' comunemente ritenuta una malattia, ma in realtà la febbre è un meccanismo molto speciale attivato dall’organismo per un motivo ben preciso: difenderci dalle infezioni. Attaccato continuamente da virus e batteri, i maggiori responsabili delle infezioni, il nostro organismo risponde proprio innalzando la temperatura corporea: la febbre, infatti, mette a rischio la vita degli agenti patogeni che viaggiano per il nostro corpo, e permette alle nostre difese immunitarie di affrontarli alla meglio. E’ grazie alla febbre che riusciamo a produrre una quantità maggiore di anticorpi, le cellule amiche che si attaccano agli invasori, e proteine per combattere le infezioni e supportare i tessuti nell’eliminazione delle sostanze nocive. La febbre è generalmente un segnale positivo, che sta a significare che il corpo sta lottando contro l’infezione, ma attenzione: se troppo alta è bene farla scendere e chiedere al medico i farmaci più adatti a ciò. Una piccola curiosità da sfatare: spesso sentiamo dire che la febbre fa diventare più alti. Anche questa, come quella che la febbre sia una malattia e non un sintomo di qualcos’altro, è una falsa credenza: trascorrere molto tempo a letto fa sì rilassare i dischi di cartilagine tra le vertebre della colonna vertebrale, ma si tratta solo di un fenomeno momentaneo, alzandoci di nuovo dal letto si torna alla normalità.

06/02/14

Il Dna | Target fondamentale nella storia del genere umano per una terapia personalizzata!

Dna! Target fondamentale per la storia dell'evoluzione umana per una terapia personalizzata! Tra i tanti traguardi raggiunti dal genere umano, senza ombra di dubbio quello della scoperta del Dna ha rivoluzionato totalmente la storia evolutiva dell’uomo.

Sono trascorsi ben 60 anni da quando fu pubblicato il primo articolo sulla blasonata rivista Nature e la firma era quella di James Watson e Francis Crick! I due scienziati davano delucidazioni riguardo alla struttura del Dna con estrema semplicità, esponendo con chiarezza come i mattoni, definiti basi a due a due in infinite combinazioni, possano determinare il colore dei nostri capelli, la forma del naso, l’espressione particolare di uno sguardo.

Nel Dna è detenuta ogni tipologia d'informazione genetica che determina la nostra salute: le stigmate di una malattia ereditaria, la predisposizione a una determinata patologia, l’efficace risposta a una terapia e anche l’insensibilità a un certo farmaco. Oltre tre miliardi di paia di basi per genoma aploide, 103.480.000.000 possibili combinazioni, in un sistema preciso e ordinato, danno certezza alla nostra univocità. Un infinito mondo che richiede d’essere scoperto e impiegato.

Struttura del Dna
La grande somiglianza riconosciuta tra il nostro Dna e quello di altre specie, come lo scimpanzé o il maiale, non dimostra altro che l’enormità di informazioni contenute nel codice genetico. Quando ci dicono che condividiamo con la scimmia il 98% del nostro materiale genetico, non dobbiamo focalizzarci sulle somiglianze tra noi e loro, bensì pensare a quante informazioni esistano in quel 2%.

Il genoma umano contiene circa 20.000 – 25.000 geni che codificano proteine. Gli esoni sono la componente di Dna, all’interno dei geni, che trascrivono la sintesi proteica. Meno del 2% del Dna ha funzione codificante. Il restante materiale genetico ha significato regolatorio e il suo ruolo non è ancora totalmente conosciuto. Malattie ereditarie, risposta a farmaci o predisposizione ad ammalarsi dipendono da variazioni geniche, definite mutazioni.

L’individuazione di queste varianti, finalizzata a scopo diagnostico, terapeutico e clinico, si configura nella moderna branca medica chiamata medicina personalizzata. Questo settore emergente mira alla creazione di un trattamento individualizzato, basato sull’unione delle caratteristiche cliniche e genetiche del singolo. La ricerca di connessioni tra presentazione clinica e informazioni genetiche diviene necessaria al fine di conoscere dettagliatamente la patologia e prevederne prognosi e risposta alla terapia.

Negli ultimi anni, la medicina personalizzata ha conglobato quelle strategie di ricerca genetica finalizzate a riconoscere il profilo di rischio del singolo paziente, nello sviluppare una determinata patologia; la medicina predittiva, per l’appunto, si prefigura come strumento diagnostico, in grado di prevedere la predisposizione a una particolare malattia dell’individuo o famiglia. L’intensificazione dei controlli clinici e strumentali, l’educazione sanitaria e l’abbattimento dei fattori di rischio ambientale, divengono gli strumenti per una medicina preventiva e individuale, attenta alle esigenze della persona. Il collegamento tra attività di ricerca e applicazione clinica, necessita però che il personale medico abbia a disposizione tutte le informazioni – cliniche e genetiche – del paziente, al fine di ottimizzare i trattamenti, prevederne l’efficacia ed informare il malato su prognosi e ricadute cliniche.

Le innovative tecnologie permettono oggi di poter sequenziare l’intero genoma di un individuo in tempi e costi contenuti. Branche della medicina molecolare come la genomica, proteomica e metabolomica, stanno sfruttando pienamente queste possibilità, arricchendo di contenuti le conoscenze e le strategie mediche preventive e personalizzate. Esempi palpabili si riconoscono in ambiente oncologico. I geni Brca1 e Brca2 si sono dimostrati fortemente connessi allo sviluppo di tumori al seno e ovaio. Questa scoperta ha permesso di riconoscere quelle donne a maggior rischio, intensificando in loro i controlli di screening e in alcuni casi, arrivando anche a trattamenti chirurgici preventivi, quali mastectomia o annessiectomia profilattica.

Le terapia a bersaglio molecolare (Target Therapy) è indirizzata verso specifici pathway molecolari, aberranti in alcune patologie. Per esempio, il Trastuzumab viene utilizzato nella cura del tumore al seno nelle pazienti che iperesprimono la proteina Her2; l’Imatinib trova applicazione nella Leucemia Mieloide Cronica, in cui sia presente il gene di fusione Bcr-Abl. Questi sono due esempi di trattamenti farmacologici personalizzati, ottenuti grazie allo studio genetico. Esplorando i vari ambiti di ricerca, potremmo aggiungere moltissimi altri scenari clinici in cui trattamenti ad personam potrebbero essere applicati o ricercati. Essenziale diviene una nuova formazione del medico, che dovrà avere a disposizione e saper interpretare queste nuove informazioni. Applicare concretamente la medicina personalizzata significa integrarla nella pratica medica quotidiana. D.NAMICA è un progetto di ricerca italiano, finanziato dalla regione Friuli Venezia Giulia grazie ai fondi POR FESR 2007 2013, che si sta occupando proprio di questo.

21/01/14

Molto più a rischio d'infarto il cuore delle donne| A parità di pressione sanguigna con l'uomo la donna rischia di più!

Molto più a rischio d'infarto il cuore delle donne: A parità di pressione sanguigna con l'uomo, le coronarie della donna rischiano di più!
Il fattore che incide riguardo le malattie cardiovascolari è maggiore nelle donne anzichè negli uomini.
La crescita nell'ambito della medicina di genere prosegue, svelando nuove differenziazioni fra uomini e donne.

La più recente di queste differenze riguarda il sistema cardiovascolare: secondo uno studio pubblicato da un gruppo di ricercatori del Wake Forest Baptist Medical Center di Wiston-Salem (Usa) su Therapeutic Advances in Cardiovascular Disease l’ipertensione è più pericolosa per queste ultime, in cui causa dal 30 al 40% di malattie cardiovascolari in più. I ricercatori hanno deciso di approfondire questa tematica dopo aver osservato che nonostante i progressi nelle terapie abbiano portato ad una riduzione della mortalità per cause cardiovascolari nella popolazione maschile, nelle donne, sottoposte allo stesso tipo di cure, i decessi associati a disturbi dell’apparato cardiocircolatorio sono aumentati.

Il cuore femminile rischia di più
“La comunità medica pensava che il problema della pressione sanguigna elevata fosse lo stesso per entrambi i sessi e il trattamento era basato su questa premessa”, spiega Carlos Ferrario, primo autore dello studio. I risultati ottenuti indicano però che questo approccio non è corretto. Confrontando i fattori che regolano la circolazione del sangue e i livelli ormonali di 100 fra uomini e donne di età pari o superiore ai 53 anni Ferrario e colleghi hanno infatti scoperto non solo che a parità di gravità dell’ipertensione l’incidenza di disturbi cardiovascolari è più elevata nelle donne che negli uomini, ma anche che gli ormoni coinvolti nella regolazione della pressione e i loro livelli sono diversi nei due sessi.

Queste differenze ormonali, spiegano i ricercatori, contribuiscono alla diversa incidenza delle malattie cardiovascolari, aumentandone la gravità nel caso delle donne. “I risultati del nostro studio suggeriscono che c’è bisogno di conoscere meglio le basi femminili, sesso-specifiche, del processo che porta all’ipertensione per mettere a punto trattamenti ottimali”, spiega Ferrario, aggiungendo: “Dobbiamo valutare nuovi protocolli - quali farmaci, in quale combinazione e a quali dosaggi - per trattare le donne con pressione sanguigna elevata”.
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