Il-Trafiletto
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09/07/14

Dopo il parto... come prima

RECUPERARE LA LINEA Il segreto? Costanza e impegno negli esercizi ritornare alla forma del periodo pre-gravidanza non è un sogno.
Bisogna eseguire una ginnastica mirata e un regime dietetico adeguato. Ma cosa è successo al corpo durante la "dolce attesa"?
In gravidanza l'attività ormonale può rendere più cedevoli le fasce muscolari dell'intestino dell'uretere e delle vene, e a questa situazione si accompagna un aumento del volume dell'addome, dovuto alle alterazioni che le funzioni intestinali subiscono in gravidanza. Nella seconda metà della gravidanza è poi possibile che si verifichi la comparsa di smagliature cutanee, simili a striature rossastre, a livello di addome, glutei, inguine e mammelle. Se quindi il parto è stato spontaneo, è possibile cominciare la ginnastica già dopo una settimana. Se è stato spontaneo ma con episiotomia, è bene aspettare due settirnane sempre se non si avverte dolore in sede di sutura. Per il cesareo occorre invece un mese. Gli esercizi vanno eseguiti tre-quattro volte a settimana, completando il prograrnrna con il nuoto. Durante l'allenamento si sconsigliano gli esercizi per rassodare il seno e quelli con i pesi.
1. Per l'addome: Supine a terra con i piedi in posizione a martello, sollevare solo la testa. Eseguite 3 serie di 20 ripetizioni ciascuna.

2. Giro vita e cosce: Sdraiate su un fianco, sollevate e abbassate la gamba lateralmente. È utile per rimodellare il giro vita e snellire le cosce. 3 serie di 20 ripetizioni ciascuna.

3. Glutei: Mettetevi in ginocchio ed estendete indietro la gamba. Sempre 3 serie di 20 ripetizioni ciascuna.

4. Per rinforzarsi: In un programma di ginnastica dopo-parto non possono mancare gli esercizi per rinforzare il perineo e prevenire i problemi di incontinenza. Sdraiatevi a terra, contraete la muscolatura del bacino per 5 secondi e rilasciatela espirando per altri 15 secondi. Eseguite 20 serie. Per controllare l'efficacia della contrazione bisogna esercitarsi durante la minzione a contrarre i muscoli fino ad arrestare il flusso

02/05/14

Vercelli | Equipe chirurgica dimentica garze e ferri nell’addome di una giovane piemontese.

Un altro caso di malasanità, l’ennesimo, che questa volta si consuma nel nord Italia, e per la precisione all’ospedale di Vercelli, in Piemonte. Per più di un anno, per l’esattezza ben 15 mesi, una donna di 40 anni ha vissuto con due garze ed un ferro chirurgico nell’addome lasciati per una gravissima disattenzione dopo un intervento chirurgico. Il fatto è datato 21 novembre 2012. Giovanna, questo il nome della donna, dopo una lunga lista d’attesa, viene sottoposta ad una isterectomia, resasi necessaria per le frequenti emorragie, durante la quale le vengono asportati utero, tube e ovaie dall’equipe guidata dal ginecologo Francesco Corsaro. Dopo alcuni giorni viene dimessa e da quel momento in poi per Giovanna sono solo guai. Sono sopraggiunti forti dolori e rigonfiamento della pancia, al punto di essere costretta a ricorrere alle cure dei medici del pronto soccorso per ben sette volte, senza che i sanitari trovassero qualcosa di strano e rimandandola a casa con la prescrizione di semplici antidolorifici. Lo scorso febbraio la donna si reca per l’ottava volta all’ospedale, e sotto le insistenze abbastanza decise, i medici la sottopongono ad una visita più accurata. Una semplice radiografia è stata sufficiente per scoprire la squallida realtà: la donna nell’addome aveva due garze e un ferro chirurgico di circa 30 centimetri, dimenticati lì dai medici durante l’intervento di isterectomia di quindici mesi prima. Il dottor Corsaro ha di nuovo operato la donna per rimuovere i corpi estranei, estraendo anche circa un litro e mezzo di liquido ascitico formatosi per la presenza di corpi estranei. La signora Giovanna ha naturalmente sporto querela contro i medici dell’equipe chirurgica, chiedendo il risarcimento dei danni morali e materiali. Dai carabinieri del Nas di Torino è stata sequestrata la cartella clinica della paziente, mentre anche l’ospedale di Vercelli ha aperto una indagine interna per appurare le cause di un errore così madornale, dal momento che come prassi, alla fine di un intervento chirurgico, si dovrebbe procedere alla conta dei ferri chirurgici e del materiale usato per l’intervento.

17/04/14

GB | In sala operatoria per un’appendice, si sveglia durante l’intervento.

Una donna di 36 anni, l’infermiera britannica Alexandra Bythell è stata protagonista involontaria di un’esperienza a dir poco terribile: si è svegliata durante un intervento chirurgico, senza essere in grado di segnalarlo ai medici che stavano per inciderle l'addome. E ad anni di distanza ha ancora vivo il ricordo della paura provata. La donna, residente a Burnley, una cittadina di 70 mila abitanti del Lancashire, in Inghilterra, doveva sottoporsi alla rimozione dell'appendice, ma si è ritrovata perfettamente sveglia, con gli occhi chiusi e i tubi per la respirazione assistita in gola, mentre lo staff medico si preparava all'incisione al Royal Blackburn Hospital. Ora a distanza di quattro anni l’ East Lancashire Hospital NHS Trust ha riconosciuto il danno, si è scusato e ha pagato un risarcimento per il trauma psicologico. Non è la prima volta che si verifica un simile episodio in Gb. Il Trust ha ammesso che il personale non era riuscito a controllare i livelli di una macchina per l'anestesia, ma ha assicurato che sono state messe in atto nuove procedure per evitare che la stessa cosa accada di nuovo. Alla paziente era stato detto di contare all'indietro da 10 a 0 dopo essere stata anestetizzata e a un certo punto ha creduto di essersi addormentata. Era incapace di muoversi perché i farmaci l'avevano paralizzata, ma sentiva il personale medico che parlava della sua altezza e del peso, poi ha sentito il tocco di qualcosa di freddo e tagliente mentre le incidevano l'addome, prima che qualcuno gridasse chiedendo più morfina. A quel punto la Bythell si è davvero addormentata, l'operazione è proseguita ed è stata un successo. "Ero isterica, totalmente nel panico e incapace di fare nulla. Mi sentivo come se stessi per morire. Poi ho cercato di spiegare al personale quello che era successo - racconta - ma sentivo che mi tenevano a bada con delle scuse e mi hanno sempre dato le informazioni sbagliate, in un primo momento dicevano che le mie erano allucinazioni, poi che la macchina era difettosa. E' stato incredibilmente doloroso scoprire che tutto è stato causato da qualcuno che non ha controllare se la macchina avesse il gas". L'intervento risale al settembre 2010, la donna è stata assente per mesi dal lavoro e ha avuto una diagnosi di disordine da stress post-traumatico, hanno detto gli avvocati.

19/03/14

Malasanità a Caserta | Non era un tumore ma una fibromatosi uterina. Muore dopo tre interventi chirurgici.

Arriva da Caserta l'ennesimo caso di malasanità. Elena Trepiccione, una donna di 69 anni, è morta dopo aver subito in dodici giorni ben tre interventi chirurgici per un tumore all'utero diagnosticato ma rivelatosi inesistente. La malattia della donna si era rivelata una fibromatosi uterina. Tutto questo è successo alla clinica Minerva della Salute di Santa Maria Capua Vetere, dove la donna era stata ricoverata. Durante il primo intervento, i medici si accorsero che il tumore non c’era. Nei giorni successivi la donna fu nuovamente operata per complicanze seguite all’intervento, forti dolori addominali e un’occlusione intestinale, provocata da un’ansa dell’intestino bloccata dalla ferita che da poco era stata suturata. Ma non finisce qui il calvario della malcapitata. Dopo qualche giorno la donna però comincia ad accusare forti dolore all'addome e i familiari decidono di trasferirla in un'altra clinica dove verrà operata per la terza volta per un'emorragia dovuta all'apertura dei punti di sutura praticati a 50 centimetri dell'intestino, ma nonostante le cure, la donna non si è ripresa ed ha cessato di vivere il 13 giugno del 2012. Ed è di oggi la notizia che 6 medici chirurghi, autori dei primi due interventi sulla donna, sono accusati di omicidio colposo e dovranno presentarsi davanti al giudice il prossimo 7 ottobre per le udienze preliminari.
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