..cari amici del
Trafiletto, perdonate la mia lunga e imperdonabile assenza, ma eccomi a voi con
un altro breve scritto che avrebbe meritato una più lunga attenzione, ma faccio
di necessità virtù:
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Alfred Douglas 1892 foto d'epoca |
È il
3 dicembre
1900, quando a
Parigi uno scarno corteo si reca a piedi alla
Chiesa di St.
Germain des Près per una mesta e malinconica cerimonia che chiude con celato mormorio e velata clandestinità, l’esistenza di un uomo che più di ogni altro era stato la delizia, lo stupore e lo scandalo più deplorevole dell’Inghilterra vittoriana, la cui sorte può essere riassunta in una frase che lui stesso un giorno aveva pronunciato con tedioso e caustico snobismo:
“Only the
extraordinary survives”. – “solo lo straordinario sopravvive” – ed
Oscar Fingal
O’Flahertie Wills Wilde, (Dublino 1854 - Parigi 1900) è stato un uomo straordinario; discutibile finché si vuole, ma senz’altro straordinario: il debole vento della mediocrità non ha mai sfiorato la bella e imponente testa del romanziere, scrittore, poeta, critico d’arte e letteratura, dalla mente acuta e brillante, né quando, al tempo aureo dei suoi successi teatrali, portava i capelli lunghi e ondulati, e vestiva in modo del tutto originale, né dopo il doloroso intervallo del carcere di
Reading che lo rende precocemente incanutito come un vecchio.
Un conversatore meraviglioso e inimitabile, uno scrittore di pregio che lambisce le vette del genio: Oscar Wilde è tutto questo e anche di più. L’uomo che ha impersonato l’anticonformismo più autentico e attuale del suo tempo nei confronti dell’ipocrisia aristocratica inglese, nonché della ricca borghesia la cui principale occupazione consisteva nello scimmiottare il palcoscenico intelligente. Wilde, delizioso insolente, desideroso di stupire e affascinare con ogni sua parola, compare nei salotti e nei ristoranti alla moda tenendo con disinvoltura fra le mani fiori di giglio, indossando camicie di seta e soprabiti di pelliccia da stupire, calandosi in una vera e propria campagna di autopromozione, nel ruolo dell’esteta raffinato.
Non erra chi lo trova artificioso e affettato, ma Wilde non è un uomo qualunque, la sua presenza non può passare inosservata: non si può ascoltarlo senza rimanerne incantati, nessun attore da palcoscenico riesce a parlare come Wilde parla nella vita quotidiana. Il suo grande successo arriva con la pubblicazione del romanzo
“Il ritratto di Dorian Grey” nel 1891, lo stesso anno in cui il destino lo fa incrociare con quello che segnerà definitivamente il futuro percorso della sua vita: il ventunenne lord
Alfred
Douglas –
Bosie per gli amici - , secondogenito
dell’ottavo marchese di
Queensberry.
Bosie è un adolescente esile e
delicato, con grandi occhi azzurri e capelli biondi, che si atteggia a poeta e
aspira poi a emulare senza possibilità, quello che diventerà per sei anni, suo
maestro e compagno intimo di vita. Wilde si sente subito attratto dalla
femminea bellezza di quel giovane febo, nel quale vi trova il suo Dorian Grey,
quale narciso inconsapevole che si contempla nello specchio dell’arte
appagandosi del proprio capolavoro, senza presagire il dramma che inesorabile
fato gli ha riservato: una lenta e progressiva distruzione fisica e spirituale
causata da un amore impossibile agli occhi di una società intransigente,
superficiale e bigotta; la vita come opera d’arte dunque: Oscar e il suo Bosie
cominciano a frequentare con assiduità tutti i ritrovi della Londra elegante,
sfidando apertamente il pettegolezzo che tramuterà in scandalo per
omosessualità.
Tutto si svolge con incredibile rapidità, da sembrare un brutto
sogno: primo, il biglietto insultante del padre di Bosie, su cui spicca la
parola ‘
Sodomite’, terribile e inaccettabile all’ipocrita e farisea società
vittoriana; secondo, la folle querela per diffamazione di Wilde, al di là di
ogni elementare prudenza; il processo non tarda a venire, con un Wilde certo
del suo trionfo, tanto che decide di non avvalersi di nessuna difesa legale,
prendendo il destino giudicante nelle sue stesse mani.
Processo che si conclude
rapidamente per omosessualità, una condanna che lo porterà alla rovina
economica e sociale; infine il carcere, prima a
Wandsworth e poi a
Reading per
due lunghi anni, che lo segneranno irrimediabilmente nel corpo e nell’anima; In
carcere scrive il ‘
De Profundis’, lettera biografica – che consiglio di leggere
- del periodo vissuto col suo amato Bosie, dove non risparmia nulla sia a se
stesso, sia al suo giovane amico, accusandolo amorevolmente di un comportamento
spregiudicato ed egoista, ritenendolo il principale responsabile della sua
ineluttabile disfatta fisica, morale e sociale; Esce dal carcere il
19 maggio
1897, e non riconosce più il brillante ed elegantissimo dandy che aveva
affascinato le platee della cultura mittel-europea, non riconosce neppure più
Oscar Wilde, colui che un giorno si autodefinì ‘lo straordinario che sopravvive’.
In esilio per
tre anni si fa chiamare
Sebastian
Melmoth, e indossa abiti a buon mercato, su un corpo in disfacimento simile a
quello del suo Dorian Grey, contemplato una notte nel ritratto fatale; Abita in
due miserabili stanzette all’
Hotel d’Alsace, a Parigi, in Rue des Beaux Arts, indirizzo
che fatalmente riflette il bello della sua arte, lo stesso dove lo coglie la
morte il
30 novembre 1900. Oscar Wilde, genio e sregolatezza insieme, colpevole
di aver vissuto secondo i propri principi, di aver sfidato con la sola bellezza
intellettuale i dogmi severi di una società schematizzata e bacchettona, di
aver voluto bene soltanto a una donna, la stessa che gli aveva donato due
figli, ma di aver amato con delicata e tenera passione un’altra bellezza allora
proibita, illegale, che ineluttabilmente lo porta alla morte:
Un illustro sconosciuto lord
Alfred Bruce
Douglas (Worchestershire 1870 - Lancing 1945), poeta e scrittore. Lascia un
libro soltanto:
‘Io e Oscar Wilde’.
...l'amore è di gran lunga superiore all'arte...O.Wilde
...l'amore è il primo capolavoro d'arte appeso al cielo della poesia...S.Dellestelle