Il-Trafiletto
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21/05/14

Nuovo miracolo? Suora muore e compare sul suo braccio la scritta "Maria".

Siamo di fronte ad un altro possibile miracolo o ad un classico falso? In questi giorni la morte di Suor Giuseppina, al secolo Celsa Manzone, suora della congregazione delle figlie di Sant'Anna,avvenuta il 13 maggio scorso all'età di 97 anni, fa gridare al miracolo e tutta la zona di Bassano del Grappa in provincia di Vicenza è in subbuglio. Il motivo di questo fermento non è naturalmente la morte in sè della suora, bensì la scoperta da parte delle consorelle di una scritta comparsa, secondo loro dopo la morte, sul braccio della defunta suora dove si leggeva chiaramente il nome "Maria". Suor Giuseppina ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita, prima di morire all'ospedale di Bassano, presso il convento di Sant'Anna, dove la superiora si dice convinta che la scritta apparsa sul braccio della consorella, lunga circa 20 cm., non c'era prima della sua morte. Appena si è divulgata la notizia centinaia di fedeli si sono radunati davanti al nosocomio. Intanto si cominciano a fare delle ipotesi e a trovare coincidenze. Infatti il decesso di suor Giuseppina è avvenuto il 13 maggio 2014 all'ètà di 97 anni, e proprio nello stesso giorno di 97 anni fa ci fu la prima apparizione della Madonna di Fatima. Pura coincidenza o che? I medici che cosa dicono? Voci giunte dall'ospedale di Bassano hanno confermato la presenza nel braccio della religiosa di una zona di pelle di colore diverso, denominata in termini medici "Discromia cutanea" che sembrava formare il nome "Maria", tuttavia gli stessi medici non si sbilanciano sul fatto che tale discromia fosse presente anche prima del decesso della suora. L'ospedale ha avvisato del fatto la Procura di Vicenza la quale ha dato mandato ai Carabinieri di scolgere indagini, i quali hanno provveduto a scattare alcune foto alla scritta sul braccio di suor Giuseppina.( immagine presa dal web ).

28/03/14

Usa | Innocente condannato a morte nel 1985, torna libero dopo quasi trenta anni.

Ha trascorso la bellezza (si fa per dire ) di 25 anni nel braccio della morte. Ora per Glenn Ford, afroamericano, detenuto dal dal marzo del 1985 nel Penitenziario di stato della Louisiana, si aprono definitivamente le porte del carcere e torna ad essere un uomo libero, grazie ad un giudice della Corte distrettuale della Louisiana. Ford, 64 anni, 30 dei quali passati da recluso, era stato accusato di omicidio di primo grado e condannato a morte per l’uccisione del gioielliere Isadore Rozeman, avvenuta il 5 novembre 1983 in seguito ad una rapina. Per la giuria dell'epoca, formata di soli uomini bianchi che lo condannò, Ford era colpevole oltre ogni ragionevole dubbio ma per il giudice, che ha accolto la mozione avanzata dai pubblici ministeri affinché l’uomo fosse scagionato, si è invece trattato di un terribile errore. “Glenn Ford non avrebbe nemmeno mai dovuto essere arrestato”, ha dichiarato il giudice, “non ha partecipato e non era nemmeno presente durante la rapina”. “ E' una bella sensazione - dice Glenn a chi gli chiede come si sente - Il mio cervello vaga in tutte le direzioni, mi sento bene”.E' uno dei più longevi condannati a morte nella storia americana moderna. Per la legge dallo Stato della Louisiana, Glenn otterrà un risarcimento economico (25 mila dollari per ogni anno di detenzione illecita fino ad un massimo di 250.000 dollari, più altri 80.000 per la perdita della ‘opportunità di vita’), ma nessuno potrà mai restituirgli il tempo rubato. “Non posso tornare indietro e fare le cose che avrei dovuto fare quando avevo 35, 38 o 40 anni”, ha commentato con rammarico Ford, “i miei figli, quando li ho lasciati, erano bambini. Ora sono uomini che hanno dei bambini”. Duro anche il commento Amnesty International Usa, secondo cui “Glenn Ford è la prova vivente di quanto sia viziato il nostro sistema giudiziario”.

09/02/14

Anche quest’anno polemiche sul Festival di Sanremo. Uno spot sotto accusa.

Anche quest’anno il Festival della canzone italiana di Sanremo non è esente dalle polemiche più disparate. Questa volta oltre a quelle di routine il Festival è accompagnato da una denuncia all’Agcom che parte direttamente dalla sede leccese dello “Sportello dei diritti”. Sotto accusa è il primo spot pubblicitario della manifestazione canora. I due presentatori del programma Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, sulle note della canzone “Se mi lasci non vale” iniziano un tira e molla nel quale la comica inscena il suo allontanamento dal fianco del presentatore, mentre Fazio la tira per un braccio nel tentativo di farla ritornare sui suoi passi. Fin qui nulla di strambo se non fosse per il finale dove, a furia di andare avanti con il tira e molla l’attrice esce di scena lasciando in mano al presentatore un braccio artificiale. La scenetta non ha divertito affatto i portatori di handicap e in particolare coloro che sono costretti a vivere con delle protesi. Lo spot si è quindi guadagnato l'etichetta di politicamente scorretto, oltre che di messa in scena dal cattivo gusto e dalla scarsa sensibilità nei confronti di chi vive con un handicap fisico. Il primo ad appoggiare la loro causa è stato Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei diritti” di Lecce che si è unito al coro di telespettatori disturbati e allibiti dall’epilogo dello spot. “Ancora una volta, siamo costretti a denunciare il cattivo gusto cui ci abitua quello che dovrebbe essere il servizio pubblico, che è tanto più squalificante se si pensa che riguarda una tra gli appuntamenti televisivi più attesi ogni anno” si legge in una nota dell’associazione che tutela cittadini e consumatori. E’ stata immediatamente richiesta la rimozione dello spot incriminato dalla scaletta dei programmi della RAI. Non va certo meglio in rete dove anche il popolo del web ha bocciato severamente la scenetta della coppia Fazio-Littizzetto: “Mancanza di tatto”, “Vergognoso”, “Cosa c’entra con la musica?”, “Che spettacolo penoso”. Ed infatti a pochi giorni di distanza sembrerebbe che la pubblicità in questione sia sparita dai teleschermi, sostituita da un altro spot questa volta in apparenza più “politically correct.
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