Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta denuncia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta denuncia. Mostra tutti i post

31/10/14

Consumava un rapporto sessuale con un cane in ufficio

Un dipendente comunale del comune di Corigliano Calabro scoperto a consumare un rapporto sessuale anche violento con un cane. Il sindaco: "Sconcertato".


L'imbarazzante episodio è avvenuto nell'autoparco comunale di Corigliano Calabro in provincia di Cosenza, precisamente all'interno degli uffici. Questa pratica umana di accoppiarsi, o avere rapporti sessuali, con animali, si chiama zooerastia.

La notizia, riportata da Sibarinet, spiega come un collega del fornicatore lo abbia sorpreso mentre violentava letteralmente un cane. L'uomo subirà conseguenze socio-sanitarie in quanto queste azioni sono molto gravi, inoltre ci sarebbero denuncie relative alla violenza sugli animalai sanzionabili a livello penale. L'uomo secondo quato divulgato, sarebbe sposato.

 Francesco Paolo Oranges, vicesindaco della città contattato da Sibarinet, si è detto "sconcertato" dalla vicenda e fa sapere di aver già avviato un'indagine interna perchè il reato sarebbe avvenuto all'interno di ufficio pubblico da parte di un dipendente pubblico. Mentre l'assessore con delega alla protezione degli animali, Marisa Chiruco, si è detta "scioccata".

22/10/14

Se credi che sia vera allora lo è | Sweetie la bambina che incastra i pedofili

Una bambina dolcissima tanto dolce che ne porta il nome: Sweetie, che entra in chat tutte le sere e comunica con centinaia di uomini. Pedofili che cercano piccole prede ma non sanno che con Sweetie le prede sono loro.


Queste bestie si fidano di Sweetie, è una bambina filippina di 10 anni, e le mandano dati personali come foto video contatti privati. E' così che la bambina in dieci settimane ha preso nella sua rete un migliaio di contatti, e ieri a Brisbane in Australia, ne ha portato uno in tribunale Il primo. Scott Robert Hansen è stato condannato a due anni per aver indotto una minore a compiere atti sessuali.

Il giudice ha scritto, nella sentenza: "È irrilevante che la bambina non sia reale perché se credi che lo sia è abbastanza ". Perchè Sweetie è una bambina virtuale, una perfetta riproduzione in 3D creata in laboratorio dopo mesi di lavoro e animata da operatori che la mettono in relazione con gli uomini che la cercano proprio "come se fosse vera". I suoi creatori sono ricercatori di Terre des hommes Olanda. Per dieci settimane quattro di loro si sono alternati alla consolle, hanno risposto alle richieste di sesso di uomini adulti e hanno ottenuto da loro veri dati personali, concretissime prove. "Senza violare i loro computer, senza nessun trucco."

Uno dgli operatori che si alternano alla consolle e che desidera restare anonimo, illustra nei dettagli il meccanismo e si congeda così: "È molto difficile dormire la notte dopo aver sostenuto conversazioni come quelle che ci toccano ogni giorno. Sono perseguitato dagli incubi". Settecentocinquantamila persone adulte ogni giorno si siedono di fronte al computer in cerca di un bambino o una bambina con cui fare sesso via web, dice l'Fbi. Settecentocinquantamila ogni 24 ore.

Chiunque bambino lasciato solo davanti a un computer può essere attratto, avvisano gli operatori di Terre des hommes. "I predatori sessuali non sono necessariamente pedofili, sono persone che di fronte alla possibilità di adescare un bambino semplicemente lo fanno. Pensano: "Sono dall'altra parte del mondo, chi mi vede?". Invece Sweetie, coi suoi grandi occhi, vede. Ed è irrilevante che sia virtuale. Se credi che sia reale, come per ogni altra cosa nella vita, è vera.

17/09/14

Coppia turisti americani trafugano da Pompei un "Souvenir" di 10k

Turisti maleducati? Li abbiamo visti nei telegiornali delle tv nazionali bivaccare a piazza S.Marco a Venezia, con tanto di fornellino da campeggio per scaldare le vivande portate da casa. Li abbiamo visti fare i pediluvi nella fontana del Bernini a Roma, incuranti delle opere d'arti che stavano “sporcando” con il loro sudiciume. Mancava di vederli trafugare un pezzo di tempio pompeiano.


Una ennesima incursione notturna nell'area archeologica di Pompei, ha messo in allarme la polizia intensificando i controlli all'aeroporto e alla stazione di Roma. Grazie ai controlli all'aeroporto viene recuperato un pezzo di tempio proveniente dall'antica città di Pompei. Una coppia di turisti americani era probabilmente intenzionata a trafugare negli Stati Uniti un souvenir del peso di dieci chilogrammi. Adesso per loro scatterà una denuncia per appropriazione di bene dello Stato.

Alla ricostruzioni dei fatti i due coniugi trentenni, in vacanza tra Roma e Napoli, avevano fatto tappa a Pompei e lì si erano appropriati di un frammento di geison (la parte che regge il frontone del tempio greco) di circa 10 chilogrammi. Un “piccolo ricordino” che tenevano nel bagagliaio dell'auto presa a noleggio, con l'intenzione di portarlo negli Stati Uniti. Ma al momento della partenza per il rientro, devono averci ripensato: probabilmente non era possibile varcare li controlli all'imbarco con un “ricordino” di tali dimensioni, e hanno pensato di abbandonato sotto il sedile della Peugeot 3.800 presa a noleggio al multipiano B di Fiumicino. Avvolto in una mappa di Pompei.

Il reperto di Pompei
I due turisti sono riusciti a salire sul volo Delta Airlines delle 11.15 per Detroit e a mettersi in viaggio verso casa, e il pezzo che fa parte di una struttura architettonica in poche ore è finita nelle mani dei carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico. Accertandone la provenienza e provvedendo ad individuare la coppia, hanno potuto spiccare una denuncia a piede libero. In caso di arresto in flagranza avrebbero rischiato una condanna fino a quattro anni e un'ammenda di oltre 5mila euro, ma così si dovrà far ricorso alla richiesta di estradizione.

L'episodio ancora una volta dimostra con quanta facilità si può violare l'area archeologica di Pompei, nonostante gli ultimi investimenti nel sistema di videosorveglianza e i costi tutt'altro che contenuti del servizio di vigilanza. Esistono infatti varchi non presidiati dalle videocamere: lo dimostra l'intrusione notturna da parte di cinque persone, ripresa soltanto nel tratto di via Nocera ma non nei punti in cui il gruppo è entrato e uscito dal sito. Un sito esposto a bravate e tombaroli.

29/05/14

India | Continua la violenza del "branco". Due ragazzine stuprate e impiccate.

India. E' dal 2012 che si susseguono fenomeni di strupro ad opera del "branco" ai danni di donne, sia indiane che straniere. Questa volta è toccato a due ragazzine di 14 e 15 anni, cugine, appartenenti ai Dalit, i senza casta, stuprate e impiccate ad un albero di mango da un branco di sette uomini. Teatro dell'atroce assassinio è stato il villaggio di Katra, nello stato settentrionale dell'Uttar Pradesh. Le due cuginette erano scomparse di casa martedì sera e la mattina seguente i loro corpi penzolavano ad un albero. Gli abitanti sono insorti contro la polizia, ritenendola colpevole di essersi mossa con estremo ritardo dopo la denuncia di scomparsa presentata dai parenti delle due piccole vittime e per protesta hanno bloccato un'intera strada.. Le forze dell'ordine hanno arrestato uno dei sette responsabili dello stupro e sono sulle tracce degli altri sei, tra i quali sembra ci siano due poliziotti. E' da ben due anni che l'India è teatro di stupri e violenze nei confronti delle donne. Nel dicembre 2012 fu la volta di una studentessa di 23 anni, violentata dal branco in autobus e morta a causa delle ferite riportate, a gennaio una ragazzina di 12 anni è stata bruciata viva dopo essere stata violentata, il mese dopo è stata la volta di una bimba di nove anni ed anche una turista danese ha subito violenze e percosse. (immagine presa dal web)

26/05/14

Stalking e violenze su un bambino di 12 anni. Arrestato pediatra aMilano.

Altro caso di pedofilia. Questa volta un medico pediatra di 54 anni residente nella periferia di Milano ma che svolgeva la sua professione presso una clinica nel centro del capoluogo lombardo, è stato arrestato dagli agenti del commissariato Lorenteggio per violenza sessuale ai danni di un bambino di 12 anni che il medico teneva in cura fin dall’età di quattro anni. Dalle indagini effettuate la clinica in questione è risultata estranea ai fatti. L’accusa rivolta al professionista dagli agenti, oltre che di violenza sessuale, è quella di detenzione e produzione di materiale pedopornografico e di stalking per aver importunato il ragazzino di sms e telefonate. Gli inquirenti ipotizzano che il pediatra possa essere un seriale e che abbia abusato di altri bambini, dal momento che aveva già subito una condanna nel 2006 a otto mesi per detenzione di materiale pedopornografico per una vicenda del 2000. Le indagini hanno preso il via dopo una denuncia dei genitori del ragazzino, i quali si erano rivolti al professionista affinchè aiutasse il figlio a affrontare i suoi problemi, sia scolastici che di apprendimento. Accortisi di un cambiamento repentino del loro ragazzo, hanno prima chiesto l’aiuto agli insegnanti, poi hanno scoperto gli sms del pediatra sul telefonino del loro figlio e gli incontri tra lui e il medico. Perquisendo l'appartamento del medico nell'hinterland milanese gli agenti hanno trovato diverse foto e alcuni file memorizzate sul suo computer che hanno convinto il gip Guidi a convalidare l'arresto e a ordinare la detenzione in carcere. Inoltre sul letto del medico sono stati trovati alcuni bambolotti e delle foto pornografiche del bambino in questione. Sembra inoltre che a causa della ''presenza permanente'' dell'uomo vicino al ragazzo, questi avesse manifestato anche ''manifestazioni suicide''.

29/04/14

Sosia della Jolie minaccia un uomo con un coltello intimandolo di soddisfarla per la terza volta

Una bellissima ragazza, sosia dell Jolie, trentunenne Luminita Perijoc, è stata condannata per tentato omicidio e violenza sessuale ai danni di un tassista. 

immagini prese dal web
L'uomo si è rifiutato di soddisfarla per la terza volta, dopo aver consumato un rapporto con relativi contorni che l'aveva portata a soddisfarsi per ben due volte. La donna allora ha perso la testa, dopo il rifiuto o forse l'aveva persa prima, e impugnando un coltello ha minacciato di morte il ragazzo costringendolo ad un altro rapporto sessuale. Solo approfittando di una distrazione della donna, il tassista è riuscito a barricarsi in una stanza e a chiamare la polizia. In primo grado, la donna era stata condannata a cinque anni di prigione, ma poi la pena è stata ridotta a quattro anni di condizionale dopo che gli avvocati della donna hanno convinto la giuria che il suo comportamento potrebbe essere stato dovuto all’effetto degli antidolorifici che stava assumendo per via di una operazione subita da poco. Il tassista, trentacinquenne Nicolae Stan, lamenta l'insoddisfazione dell'esito del processo, anche perché l'episodio lo ha reso lo zimbello di tutti i suoi amici, che lo prendono in giro per non avere soddisfatto una donna estremamente bella. “E’ terribile come tutti parlano di me”, racconta Stan, “Non capiscono perché l’abbia rifiutata, ma non sanno cosa voglia dire avere una matta che ti urla minacciandoti con un coltello”.

02/03/14

Albanese di 30 anni arrestato e rilasciato dopo una notte in cella. Aveva lo stesso nome di un pericoloso latitante.

Tutto è bene quel che finisce bene, ma per un albanese incensurato è stata una notte da incubo. L’uomo, 32 anni, ha vissuto a proprie spese la paradossale vicenda del film «Fracchia la belva umana», con Paolo Villaggio, dove il popolare attore veniva scambiato per un latitante a causa dello stesso nome. Il suo unico torto è stato quello di avere un nome identico a quello di un pericoloso latitante connazionale, ricercato dall’Interpol. E come ciliegina sulla torta, la data di nascita dello “sfortunato Fracchia” era successiva di appena due giorni a quella del latitante. Così i carabinieri, con due indizi non di poco conto, ne hanno fatta una certezza. Scenario della vicenda è Ragusa. L'uomo è stato portato in caserma dopo essere stato fermato intorno all'una di notte dai militari dell’arma per un controllo mentre era in auto con il fratello di 30 anni con il quale conduce un'azienda agricola ed è stato rilasciato dopo un’intera notte passata in cella e sotto interrogatorio. Quello che ha fatto insospettire i carabinieri è il fatto che il fratello non aveva documenti e che il sospettato era in possesso di due passaporti, entrambi autentici e a lui intestati, che avevano una data di nascita di due giorni successiva a quella del ricercato, e di una patente di guida sulla quale, per un errore, la data di nascita risultava la stessa di quella del latitante. I militari della benemerita hanno poi appurato che l'uomo aveva perso il passaporto, sporto denuncia e richiesto un duplicato, e che in un secondo momento aveva ritrovato il documento, omettendo però di denunciare l'accaduto. Al termine della nottata trascorsa in caserma l'albanese ha confidato ai militari che già aveva vissuto una esperienza analoga in occasione di un suo viaggio nel suo Paese.

28/02/14

Sudan | rischia la lapidazione per adulterio 18enne stuprata dal branco.

Una storia a dir poco sconvolgente e della quale ci giunge notizia dal Sudan. Una ragazza 18enne etiope che vive in Sudan rischia di essere uccisa per lapidazione perché accusata di adulterio. La giovane, sposata, quando era incinta di tre mesi è stata stuprata da sette uomini a Khartoum, lo scorso agosto. Adesso la giovane è divorziata ed è incinta al nono mese, ma è anche accusata di adulterio e prostituzione, nonostante sia stata lei ad aver subito la violenza. Non solo: alla ragazza le è stato impedito di sporgere denuncia formale per lo stupro subito. Anche i suoi assalitori sono stati arrestati dopo che, 6 mesi dopo lo stupro, hanno diffuso il video della violenza su WhatsApp. Essi sono incriminati di adulterio, atti osceni e diffusione di materiale indecente. In difesa della 18enne è scesa in campo l'Iniziativa strategica per le donne nel Corno d'Africa (Siha), che chiede l'immediato rilascio della giovane donna che sembra aver dormito in una cella della stazione di polizia senza materasso o cibo adeguato anche al suo stato di gravidanza. Siha, inoltre, accusa le autorità sudanesi di aver agito in maniera discriminatoria poiché la donna è un'immigrata etiope. La ragazza sostiene da mesi la sua innocenza e di aver subito le violenze, ovviamente, contro la sua volontà.

26/02/14

40enne madre di due bambini viene curata al seno destro quando il tumore è presente in quello sinistro. Malasanità a Rimini.

Il caso di malasanità è datato 2011, ma in questi giorni è ritornato sulle colonne della carta stampata dal momento che lo scorso 16 dicembre si è tenuta l’udienza preliminare davanti al gip del tribunale di Rimini. Una donna di 41 anni, mamma di due bimbi e malata di tumore al seno sinistro è stata prima operata al seno giusto ma è stata poi sottoposta ad un trattamento di chemioterapia e a diverse sedute di radioterapia al seno sbagliato, ben ventidue. Nonostante la visibile cicatrice dell’operazione sul seno sinistro, la cura di radioterapia è stata effettuata sul seno destro, ovvero quello sano. Senza contare che ora il tumore rischia di tornare. E’ così scattata la presentazione della denuncia per lesioni e la battaglia legale”. La Procura, dopo aver sequestrato le cartelle cliniche della donna e in forza di una perizia medico legale affidata a due esperti di Milano, ha chiesto l’archiviazione. Secondo la perizia della Procura infatti non vi sarebbero lesioni penalmente rilevanti. Il legale della donna, l’avvocato Roberto Urbinati, però si è opposto, presentando una serie di perizie oncologiche e psicologiche di parte in cui emerge il danno per colpa medica e per negligenza. Un danno che i periti quantificano in “una riduzione delle possibilità di sopravvivenza della paziente non inferiore al 20%”. Il gip non ha ancora sciolto la riserva. E' tuttora in fase di stallo anche la causa civile che la signora riminese ha intentato contro l’Ausl romagnola. Assistita dagli avvocati Roberto Urbinati e Alessandro Pagliarani, ha prima tentato la via della conciliazione dove però l’azienda sanitaria non si è presentata. Poi l’udienza civile per danni (si chiede un risarcimento di 800 mila euro) fissata per lo scorso 18 febbraio, è slittata a causa di un errore nell’assegnazione al giudice non competente. “E’ il primo caso in Italia di un tale errore – dice l’avvocato Urbinati -. Nel mondo, solo negli Stati Uniti, in Pennsylvania, uno analogo a quello commesso all’ospedale di Rimini”

19/02/14

Rimini | 9 anni, chiama i carabinieri:” Aiuto, mia mamma mi maltratta”. Ma non voleva andare a scuola

In genere chiamano il telefono azzurro i bambini maltrattati dai genitori; Non è stato il caso di un bambino di 9 anni di un paesino di settemila abitanti vicino Rimini, in alta Valmarecchia, il quale non ci ha pensato due volte e si è rivolto direttamente ai carabinieri. “Aiuto, mia mamma mi picchia e mi maltratta, venite subito, vi prego!”, avrebbe detto il piccolo ai militari con voce piagnucolante, fornendo poi lucidamente nome, cognome e indirizzo. Il carabiniere di turno non ha esitazioni. Scatta come una molla e avverte i superiori. Il tono di voce e la denuncia del bambino sono assolutamente credibili, nessuno penserebbe ad una messinscena, e che che all’altro capo del telefono non c’è un bimbo piegato su sé stesso dalla violenza di un genitore, ma una sorta di “Pierino” in versione romagnola, intraprendente quanto disobbediente, e per di più animato da un’inaspettata e precoce consapevolezza dei propri diritti e di come farli rispettare. La pattuglia dei carabinieri arriva immediatamente all’abitazione del piccolo dove la mamma, alla vista dei militi, cade dalle nuvole. Gli uomini dell’arma raccontano della telefonata ricevuta, fanno domande, ispezionano un pò in giro, giustamente diffidenti, avendone viste di tutti i colori. Sono sufficienti pochi minuti per giungere a capo del mistero. «Sì - racconta la donna -, gli ho dato uno schiaffo. Sono due giorni che non va a scuola, ogni volta ne inventa una nuova, ho perso la pazienza, ma non credevo che fosse così grave...». Non è dato sapere in quale angolo si sia rifugiato il terribile Pierino mentre la madre parlava con i carabinieri. Di sicuro non ha passato una buona serata. E oggi a scuola ci andrà. Gliel’ha ordinato l’Arma.

11/02/14

Rimini | Soprannome e umiliazione difficili da digerire 15enne lascia la scuola e torna nella sua Sicilia

Si era trasferito da poco a Rimini dalla Sicilia: l'accoglienza non solo non era stata delle migliori nell'istituto superiore che frequentava, ma presto la "convivenza" con i coetanei era diventata difficile anche online. E’ accaduto nella città romagnola ad un ragazzo siciliano di 15 anni. Per tutti era diventato ‘il sorcio’. Nessuno lo chiamava più per nome, da quando i compagni di scuola avevano invaso Facebook con quel crudele soprannome che richiamava i suoi denti sporgenti. Contro quel mondo virtuale che gli aveva cambiato identità, il 15enne non poteva fare nulla, se non gettare la spugna. Così ha lasciato la scuola a Rimini dove frequentava la prima liceo ed è tornato nella sua Sicilia, riacquistando la sua vita. Se ne sono andati tutti, anche la famiglia, ma prima di lasciare il ‘civile Nord’, hanno sporto denuncia contro i giovani bulli. Quattro coetanei della vittima che adesso chinando il capo chiedono scusa di una crudeltà che è tutta dei 15 anni. I ragazzini, difesi dagli avvocati Luigi Renni e Piero Venturi, sono stati interrogati dalle forze dell’ordine, alla presenza di genitori, dicono, stavolta poco inclini a giustificarli. «Ci dispiace moltissimo — hanno confessato tra le lacrime — non abbiamo capito la gravità di quello che stavamo facendo, e gli chiediamo scusa». Non si erano resi conto, hanno ammesso, che con quel ‘click’ avrebbero messo in moto tanta sofferenza. Eppure, hanno raccontato mortificati, erano stati gli unici a cercare di coinvolgere quel ragazzino appena arrivato in Romagna dalla lontana Sicilia. Un giovane riservato che non legava con nessuno. Solitario per scelta o per forza, non era comunque riuscito a farsi degli amici. Ci avevano provato loro, usando il linguaggio della loro generazione: Facebook. Lui ha cercato per mesi di non vedersi diverso dagli altri, di convincersi che i suoi denti erano simili a milioni di altri, ma sapeva che era una battaglia persa in partenza. Nessuno più a scuola lo chiamava con il suo vero nome. «Il sorcio è partito», «il sorcio è appena tornato» scrivevano sul web. E lui era diventato una figura distorta che aveva finito col manifestarsi anche nel suo specchio. Da sempre nelle aule di scuola i soprannomi si sono affibbiati, e qualche volta anche quelli che facevano male. Si faceva finta di niente, si sprecavano i lacrimoni e speravi che passasse. E il peggio prima o poi passava. Anche se c’è gente che a 50 anni non l’ha ancora digerita del tutto. Purtroppo al giorno d’oggi diventa impossibile farlo per un 15enne che se lo trova scolpito ogni momento nell’unico universo che adesso conta se vuoi contare, quello di Facebook. Ha capito che non ce l’avrebbe fatta, troppa sofferenza, nessuna difesa. E ha deciso di scappare via. I genitori hanno capito, ma prima di fare le valigie hanno voluto ‘vendicare’ la sua umiliazione, e hanno denunciato i persecutori. Che persecutori non sono, perché non hanno nemmeno capito perchè sono finiti davanti al Tribunale dei minori. Quello, hanno detto, era un modo per essere amici suoi.

09/02/14

Anche quest’anno polemiche sul Festival di Sanremo. Uno spot sotto accusa.

Anche quest’anno il Festival della canzone italiana di Sanremo non è esente dalle polemiche più disparate. Questa volta oltre a quelle di routine il Festival è accompagnato da una denuncia all’Agcom che parte direttamente dalla sede leccese dello “Sportello dei diritti”. Sotto accusa è il primo spot pubblicitario della manifestazione canora. I due presentatori del programma Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, sulle note della canzone “Se mi lasci non vale” iniziano un tira e molla nel quale la comica inscena il suo allontanamento dal fianco del presentatore, mentre Fazio la tira per un braccio nel tentativo di farla ritornare sui suoi passi. Fin qui nulla di strambo se non fosse per il finale dove, a furia di andare avanti con il tira e molla l’attrice esce di scena lasciando in mano al presentatore un braccio artificiale. La scenetta non ha divertito affatto i portatori di handicap e in particolare coloro che sono costretti a vivere con delle protesi. Lo spot si è quindi guadagnato l'etichetta di politicamente scorretto, oltre che di messa in scena dal cattivo gusto e dalla scarsa sensibilità nei confronti di chi vive con un handicap fisico. Il primo ad appoggiare la loro causa è stato Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei diritti” di Lecce che si è unito al coro di telespettatori disturbati e allibiti dall’epilogo dello spot. “Ancora una volta, siamo costretti a denunciare il cattivo gusto cui ci abitua quello che dovrebbe essere il servizio pubblico, che è tanto più squalificante se si pensa che riguarda una tra gli appuntamenti televisivi più attesi ogni anno” si legge in una nota dell’associazione che tutela cittadini e consumatori. E’ stata immediatamente richiesta la rimozione dello spot incriminato dalla scaletta dei programmi della RAI. Non va certo meglio in rete dove anche il popolo del web ha bocciato severamente la scenetta della coppia Fazio-Littizzetto: “Mancanza di tatto”, “Vergognoso”, “Cosa c’entra con la musica?”, “Che spettacolo penoso”. Ed infatti a pochi giorni di distanza sembrerebbe che la pubblicità in questione sia sparita dai teleschermi, sostituita da un altro spot questa volta in apparenza più “politically correct.

27/01/14

Avvelena la moglie con l’acido muriatico. Chiesta l’archiviazione perché….. il veleno era poco!

Incredibile vicenda in provincia di Bergamo. Il Pubblico Ministero ha chiesto di archiviare il caso di un avvelenamento perché ….il veleno era poco! Una donna si è improvvisata detective e ha piazzato una microcamera all'interno di una sveglia dopo che aveva trovato nel cesto della spazzatura delle fiale vuote di acido muriatico. E le immagini della telecamera hanno ripreso suo marito che, con un contagocce, le versava il veleno in una bottiglietta, la stessa bottiglietta dalla quale, alcuni giorni prima, la donna aveva bevuto un sorso d'acqua che le aveva bruciato la bocca. Il tutto accadeva a marzo dell'anno scorso e la donna aveva sporto denuncia alla polizia, che aveva proceduto all’arresto del marito Eliseo Bongiorno, 67 anni, falegname di Dalmine in pensione e sposato con la donna da ben 39 anni, con l'accusa di tentato omicidio aggravato dal legame di parentela. Adesso il PM ha chiesto per lui l'archiviazione del caso perché il quantitativo di acido muriatico che l'uomo aveva messo nella bottiglietta della moglie era, secondo una perizia, insufficiente a causarle la morte. Il marito ha aveva sempre ammesso la propria responsabilità, giurando però di non aver mai voluto uccidere la donna. <padre Pio e di ascoltare Radio Maria tutto il giorno. Si dedica completamente a quello...>>, aveva spiegato al giudice. La moglie si era fatta aiutare in questa storia da un figlio che vive ancora con la coppia. I primi sospetti della donna erano arrivati a febbraio: dopo aver bevuto dalla famosa bottiglietta, la moglie si era sentita poco bene. Da lì l'idea di collocare la microcamera e riprendere il marito, scoprendolo un avvelenatore. La stessa donna aveva anche fatto analizzare il contenuto della bottiglietta dalla ditta dove lavora, che produce detersivi, e aveva scoperto la sostanza nociva. La donna si è opposta alla richiesta di archiviazione.

24/01/14

Rifiuta l’amore a tre col Direttore e l’amante. Licenziata.

Il sogno di qualsiasi persona al giorno d’oggi è quello di trovare un lavoro, così da raggiungere la soddisfazione personale e la serenità. Ma non sempre quest’ultima viene ad aggiungersi alla felicità per il lavoro trovato, soprattutto quando il luogo di impiego diventa il teatro di abusi e ingiustizie. E’ quello che è accaduto all'ingegnere Elisabetta Ferrante, informatica presso una multinazionale di Torino. Il suo tormento è cominciato nel 2000 con l'arrivo di un nuovo superiore che l'ha messa subito al centro delle sue "attenzioni": sono subito volate avances esplicite , davanti ai colleghi ma anche in privato, durante le riunioni prolungate appositamente fino a notte inoltrata. Improvvisamente spunta una trasferta di lavoro in Olanda, naturalmente in compagnia del solito Direttore e con la di lui amante, e spunta anche la richiesta sfrontata di un incontro amoroso a tre. In un’intervista rilasciata a Tgcom24 Elisabetta racconta: << Avevo 40 anni, due figli e pensavo di far carriera grazie alle mie capacità, e non per altri motivi. Rifiutai questo incontro a tre e fu la mia rovina.
Di ritorno dal viaggio mi sono trovata senza ufficio, con i documenti in un scatolone, una scrivania contro il muro, senza mansioni, senza collaboratori e via via senza i progetti ai quali stavo lavorando. >> Naturalmente Elisabetta cominciò a lamentarsi garbatamente della nuova sconcertante situazione, fino a che arriva inaspettato un trasferimento in un'altra sede. << In quel momento sono crollata: ho avuto una prima crisi di panico e mi sono smarrita con l'auto. Non dormivo e non mangiavo più. La mia vita era diventata impossibile. I medici del lavoro hanno capito subito che si trattava di mobbing aziendale >>. E non era nemmeno quello il fondo dell'abisso: entra in malattia e a seguito di questo periodo viene licenziata. << Ho deciso di intraprendere una causa legale contro la mia azienda, ma non è stato facile andare contro un colosso così grande, radicato nella città e capace di sconvolgere l’esistenza personale e familiare. Alla fine sono stati i giudici della Cassazione a darmi ragione e a confermare l'ipotesi di mobbing. La sentenza è arrivata nel 2008, sono stata reintegrata sul posto di lavoro. Però non ho ancora ricevuto il risarcimento economico, nonostante per questa causa abbia già speso 100 mila euro tra primo e secondo grado di giudizio e sia stata senza lavoro dal 2005 al 2009. Una cosa però, mi permetto di consigliarla a chi è vittima di soprusi e ha paura: 'ribellatevi', magari rivolgendovi allo 'Sportello dei diritti', ma fate sentire la vostra voce, i vostri diritti, la vostra denuncia . >>

01/01/14

scomparso l'autore del video choc di lampedusa

Che fine ha fatto? Fuggito? Fatto fuggire? Fatto sparire? Da due giorni si sono perse le tracce di Khalid, il giovane avvocato siriano di 27 anni, colui che con il suo video choc trasmesso poco tempo fa dal TG2 che mostrava la “disinfestazione contro la scabbia” dei giovani ospiti del centro accoglienza di Lampedusa ha messo lo scompiglio nelle alte sfere governative. Roberto Di Maria, il neo amministratore delegato di Lampedusa Accoglienza, che ha sostituito l'intero consiglio d'amministrazione della società che gestisce il centro d'accoglienza, ha confermato che "si sono perse le tracce di Khalid da due giorni". << Il 29 dicembre mi ha chiamato il vicedirettore del centro, Paola Silvino, la quale mi ha riferito che Khalid Alì non aveva ritirato i pasti della giornata. Le ho detto allora di inoltrare una formale denuncia all'ufficio immigrazione, cosa che la Salvino ha provveduto a fare >>. A Di Maria non risulta che Khalid abbia lasciato l'isola, come riferiscono alcune fonti. La squadra mobile di Agrigento riferisce di “ricerche in corso”. Di questa strana sparizione è stato avvertito il nuovo prefetto della città siciliana Nicola Diomede, il quale ha provveduto ad informare la Procura. Il procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, intervistato da un’agenzia ha detto: <>. L’avvocato siriano era sbarcato a Lampedusa a ottobre, e nei prossimi giorni doveva essere sentito dai magistrati che indagano sul video. Perciò la sua “scomparsa è ritenuta da molti “molto ma molto strana”.

30/12/13

"Negli Stati Uniti, gli atleti gay vengono discriminati non meno che in Russia": Lo afferma una giocatrice di hockey

"Un commento di Avery Stone, sul Washington Post: ''Il mondo dello sport negli Stati Uniti non è molto più illuminato di quello dei nostri opponenti a Sochi'' Washington, 29 dic.
(Adnkronos/Washington Post)"
Questo denuncia Avery Stone, la giocatrice di hockey per la squadra dell'università di Amherst, dove si sta laureando in letteratura raccontando la sua esperienza personale e i risultati di alcune ricerche. ''Negli Stati Uniti, gli atleti gay vengono discriminati non meno che in Russia. Gli atleti gay, e coloro che sono sospettati di esserlo, devono ancora affrontare discriminazioni ed esclusione in tutti gli Stati Uniti"..
Team olimpico Usa
Giuridicamente, abbiamo più libertà, ma il mondo dello sport negli Stati Uniti non è molto più illuminato di quello dei nostri opponenti a Sochi'', scrive Stone ricordando che ''le violazioni dei diritti civili dei cittadini russi gay hanno reso Sochi un test di forza morale oltre che fisica'' e che la composizione della delegazione americana include tre atleti apertamente gay, Billie Jean King, Brian Boitano e Caitlin Cahow. ''Questo gesto dell'Amministrazione si propone di inviare un messaggio forte: gli olimpionici americani dimostreranno alla Russia quanto lontano è andato questo Paese in termini di libertà di scelta. Ma mentre la Russia è dietro agli Stati Uniti per quanto riguarda i diritti dei gay, gli Stati Uniti non possono rivendicare maggior requisiti morali per quanto riguarda i loro atleti'', aggiunge citando fra l'altro lo studio del 2012 secondo cui atleti gay, bisessuali e transgender negli Stati Uniti hanno subito il doppio degli abusi rispetto ai loro pari eterosessuali e che un atleta gay su quattro denuncia di aver subito pressioni per nascondere la sua identità sessuale. (Adnkronos)

27/11/13

Juve-Copenaghen inizia "male"! Accoltellato un supporters danese.

Inizia male la sfida tra Juve e Copenaghen: stamani si è vissuto momenti di tensione a Torino. In base a quanto riporta il quotidiano danese Exstrabladet, quattro supporters del Copenaghen, sarebbero stati vittime di una aggressione vicino al loro albergo, dove stavano consumando la loro colazione. Uno di loro, Kristoffer Østergaard, avrebbe ricevuto una ferita da coltello, come testimoniano i suoi compagni.

L'uomo però, inverosibilmente, avrebbe deciso di non sporgere alcuna denuncia rimanendo comunque intenzionato a recarsi allo Juventus Stadium, per assistere alla partita importantissima di Champions con la Juventus. Il tifoso era in compagnia della fidanzata ed a quanto pare sarebbe rimasta ferita anche lei, e di un'altra coppia, che contrariamente a deciso di fare ritorno in Danimarca: "Eravamo in quattro, tutti tifosi del Fck Copenaghen. Mentre mangiavamo siamo stati assaliti da cinque-sei tifosi italiani con coltelli, pugni e calci".I

Tifosi danesi aggrediti stamani
Kristoffer e la fidanzata hanno deciso di rimanere a Torino dove assisteranno alla partita tra Juve e Copneaghen.

Non hanno alcuna intenzione di andare dalle forze dell'ordine o di farsi medicare all'ospedale: "Non abbiamo idea di quello che potrebbe accadere e quanto potrebbe aiutare andare a denunciare l'accaduto alla polizia. E non voglio neanche restare in una sala d'aspetto di un pronto soccorso tutto il giorno, so quanto possono essere lente".

10/11/13

Greenpeace | Il padre dell'italiano:" Ora basta! Si faccia qualcosa di veramente efficace per riportarli a casa"


Arresto attivisti di Greenpeace, l'appello del padre dell'italiano, nel 52esimo giorno di detenzione,  Cristian D'Alessandro - uno dei 30 fermati - diventa accorato. Scrivendo una lettera aperta, chiede ai governi dei 18 Paesi coinvolti di prendere una posizione nei confronti della Russia e per denunciare le condizioni detentive.
"Io chiedo che i 18 governi interessati si assumano la responsabilità di dichiarare pubblicamente se l'operato della Russia è legittimo o illegittimo. Se viene ritenuto legittimo, è giusto attendere gli sviluppi processuali, ma dovranno anche dichiarare che qualunque Paese può, liberamente, invadere con le armi un altro paese, senza che alcuno possa interferire. Se, invece, viene ritenuto illegittimo, i governanti dovranno imporre alla Russia un comportamento che faccia rientrare i diritti nell'alveo naturale delle cose". Nel 52esimo giorno di detenzione degli Arctic 30, il padre dell'attivista italiano Cristian D'Alessandro scrive una lettera aperta per chiedere ai governi dei 18 Paesi coinvolti di prendere una posizione nei confronti della Russia e per denunciare le condizioni detentive degli Arctic 30.

Attivisti di Greenpeace,



"Si specula sui ragazzi per biechi fini economici e commerciali - continua nella lettera Aristide D'Alessandro - e attorno a loro si è erto un monolite di silenzio dei governi, cui appartengono i meravigliosi 30". "Eminenti esperti del diritto hanno dichiarato che la Russia non poteva sequestrare la nave Arctic Sunrise in acque internazionali e hanno confermato che non potevano abbordare, armi in pugno, la nave, in quanto territorio olandese. Conseguentemente, anche gli arresti erano illegittimi. E' stato altresì affermato che la detenzione e le condizioni della stessa violano i diritti umani.

"L'arresto - prosegue Aristide D'Alessandro - è stato notificato ben oltre le 48 ore dal fermo ed è, pertanto, illegale per la stessa legge russa". "Mi ha fatto male leggere sulla rassegna stampa di Confindustria - continua il padre dell'attivista italiano nella lettera aperta - la dichiarazione di un nostro esponente diplomatico in occasione dell'incontro previsto con la Russia a Trieste per l'inaugurazione dell'anno incrociato del Turismo: "Il clima delle relazioni fra i due paesi è sempre più caldo". Il clima dovrebbe essere gelido, di ghiaccio, altro che caldo".

"Questi 30 ragazzi, innocenti, pacifisti fin nel midollo, votati all'opera di costruire un mondo migliore e più sicuro nell'interesse di tutti, patiscono ingiustamente per fini incomprensibili, o tristemente comprensibili. Hanno già dato il loro contributo di sofferenza. Ora basta! Si faccia qualcosa di veramente efficace per riportarli a casa", conclude.
                                                                                                                                                     fonte
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.