Il-Trafiletto
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23/10/14

La conferma viene dal DNA: Elena Ceste è morta.

Il corpo della donna, scomparsa da casa il 24 gennaio scorso, ritrovato nel fiume Tanaro, a pochi km di distanza dalla propria abitazione . Era in avanzato stato di decomposizione.

 Chi non ricorda Elena Ceste, la mamma di quattro figli, moglie di Michele Buoninconti, vigile del fuoco di Alba (Cuneo)? Il suo corpo è stato ritrovato sabato scorso durante la pulitura di alcuni canali di scolo nei pressi del fiume Tanaro, a pochi km di distanza dall'abitazione nella quale abitava col marito e i suoi figli. La certezza è data dal confronto del Dna dello scheletro con quello di Elena Ceste, si tratta proprio del suo corpo. La zona è stata posta sotto sequestro ed è tuttora sorvegliata dai carabinieri del Comando provinciale di Asti, guidati dal tenente colonnello Fabio Federici. I familiari sono stati già avvertiti.              

Si era già avuta una prima certezza dall'arcata dentale che corrispondeva esattamente con quella della donna, la quale fra un paio di giorni avrebbe compiuto 38 anni. Ora non rimane altro che aspettare l’esito dell'autopsia per capire quali possano essere le cause della morte.

Tre sono le ipotesi degli inquirenti: la morte accidentale, la donna potrebbe essere caduta tra i rovi e ha trovato la morte senza poter chiedere aiuto; la seconda ipotesi è quella del suicidio: secondo le dichiarazioni del marito, la donna avrebbe rivelato di essere agitata per una minaccia da parte di alcuni uomini, minaccia probabilmente collegata con i possibili video a luci rosse che la vedevano protagonista; infine la terza ipotesi è quella dell'omicidio. Su questa vicenda incombe però un lato oscuro: durante questi nove mesi quella zona è stata più volte controllata accuratamente, senza mai trovare niente di strano.  

La vicenda – Elena Ceste, sparì nel nulla il 24 gennaio scorso, senza alcun bagaglio, lasciando l'auto in cortile e, il telefono cellulare e la fede in casa. Faceva la casalinga e trascorreva la maggior parte del suo tempo tra le mura domestiche ad occuparsi della famiglia. All’epoca della sparizione, suo marito Michele raccontò che alle 8 del mattino di quel 24 gennaio la donna gli chiese di accompagnare i bambini a scuola perché lei si sentiva male. Al suo ritorno Elena era scomparsa.

04/10/14

Treviso | Genitori precoci (12 anni lui, 13 lei) si preparano agli esami di licenza media.

Una storia nata sui banchi di scuola addirittura tre anni fa, quella di Daniele e Francesca, nomi di fantasia, 12 anni lui e 13 lei, e terminata con la nascita del loro figlio che ora ha tre mesi. Ora la neo mamma ha compiuto 14 anni ed ha potuto così riconoscere il figlio. E’ accaduto in Veneto, esattamente in provincia di Treviso. Tutto il periodo della gravidanza della neo mamma è stato molto riservato, protetto da occhi e orecchi indiscreti, sia in ambiente familiare che in ambito scolastico; infatti pochissime persone erano al corrente di quello che stava succedendo ai due neo genitori, i parenti più stretti ed alcuni dirigenti scolastici. Per questo nella zona dove abita Francesca molte persone sono cadute dalle nuvole quando, passando davanti alla sua casa, hanno visto quel fiocco azzurro campeggiare sulla porta d’ingresso, anzi, alcuni avevano creduto che fosse nato un fratellino alla ragazzina. A scuola professori e compagni di classe erano all’oscuro di tutta la vicenda, ma da quando la notizia è diventata di dominio pubblico questi ultimi non fanno altro che girare continuamente in bicicletta davanti alla casa della loro compagna di classe e neo mamma. E Daniele? Il neo papà si è comportato fin da subito come un adulto, assistendo addirittura alla nascita di suo figlio e rimanendo vicino alla sua fidanzatina, ed ora che è iniziata la scuola, terminate le lezioni, salta in sella alla sua bici e corre dai suoi due tesori. La nascita del bambino è stata una gioia oltre che per i neo genitori, anche per i giovanissimi nonni ( più o meno quarantenni), i quali, dopo il momento di choc iniziale, hanno affrontato la situazione come una cosa assolutamente naturale, e si adoperano per aiutare in tutti i modi i giovani genitori che quest’anno si dovranno preoccupare, oltre che del nuovo arrivato, anche degli esami di licenzia media. (immagine presa dal web)

23/09/14

California | "Lascia l'ultimo ballo per me". Mamma muore tre giorni dopo aver ballato al matrimonio del figlio. Era in fase terminale per un tumore.

“Save the last dance for me”, si intitolava una canzone cantata da Ben E. King negli anni 60, e molto in voga anche ai giorni nostri, tanto di moda che sembra scritta appositamente per questa storia commovente. Una mamma malata di tumore al seno in fase terminale ha voluto ballare con il figlio nel giorno del suo matrimonio, e dopo tre giorni ha cessato di vivere. Una storia molto toccante, quella di Mary Ann Manning, una mamma californiana di 61 anni, malata da tempo di un cancro alla mammella che negli ultimi tempi l’aveva debilitata e distrutta fisicamente, ma nonostante ciò ha lottato e resistito fino all’ultimo per esaudire il suo desiderio e dimostrare tutto l’amore che provava per suo figlio: ballare con lui nel giorno del suo matrimonio. E così è stato, Il 5 settembre scorso Mary Ann ha presenziato alle nozze del figlio decisamente debilitata e, arrivato il tanto atteso momento, si è alzata dalla sedia a rotelle e lentamente si è portata al centro della sala dove ha ballato con suo figlio accompagnata dalle note di “Somewhere over the rainbow” sotto lo sguardo e le lacrime degli invitati per tre lunghi e toccanti minuti, al termine dei quali è stata lentamente riaccompagnata sulla sua sedia a rotelle. Questa grandissima mamma ha voluto dire addio in questo modo a suo figlio lasciandogli questo commovente ricordo di sé. Infatti, la signora Mary Ann è morta solamente tre giorni dopo, dimostrando così che l’amore di una mamma riesce a prevalere su ogni cosa, anche sul male. (immagine presa dal web)

02/09/14

Parto in acqua benefici e rischi

La ricerca sui benefici di una nascita in acqua non è anche molto chiara. Alcuni studi hanno dimostrato diversi benefici per le mamme, mentre altri rimangono scettici e sconsigliano. Tuttavia, molte persone credono che un parto in acqua possa offrire alle mamme un ambiente rilassante e naturale per la consegna del proprio nascituro.


Sono diversi gli ospedali che si stanno atrezzando e offrono il parto in acqua, ma prima di decidere sono convinto sia utile conoscere i benefici e i rischi.
Nel corso di un parto in acqua che avviene in un ospedale, la mamma e il bambino avranno le stesse attenzione che si usano in un letto d'ospedale, con i seguenti benefici:
  • Un parto in acqua può dare alla mamma un senso di controllo sulla consegna del suo bambino. 
  • L'acqua fornisce galleggiabilità naturale, che fa provare alla madre una senazione di leggerezza. 
  • L'acqua rilassa la mamma e gli permette di concentrarsi meglio sulla nascita.
  • L'acqua rilassa i muscoli della mamma e migliora il flusso sanguigno. 
Si usa uno speciale dispositivo chiamato: Doppler subacqueo che tiene monitorato il battito cardiaco del bambino ed è inoltre possibile ricevere farmaci attraverso una flebo mentre si è in acqua

Ogni donna deve anche sapere che può prendere in considerazione un parto in acqua se ha avuto una gravidanza sana e priva di complicazioni e deve sapere anche queste cose:
  • Non ci sono state infezioni o sanguinamenti eccessivi. 
  • Non ci sono state delle complicazioni durante la gravidanza, quali: la preeclampsia o batteri nel sangue, chiamata anche tossiemia. 
  • Non si ha l'herpes, infatti l'infezione può passare al bambino attraverso l'acqua. 
  • La gravidanza è a termine, o dopo le 39 settimane e se si hanno gemelli o altri multipli, o se il bambino è in posizione podalica con i piedi pronti ad uscire prima del bambino, è meglio sentire il parere dell medico se un parto in acqua è sicuro per voi.
Parto in acqua


10/06/14

Roma | Processo baby-squillo Parioli. Chiesti 16 anni per l'ideatore del "giro", Mirko Ieni e 6 anni per la mamma di una delle ragazze.

Vi ricordate lo scandalo delle baby-squillo dei Parioli, a Roma? Era l'ottobre del 2013 quando venne alla luce un giro di ragazzine squillo e i carabinieri del nucleo investigativo di Roma arrestarono quattro clienti e la mamma di una baby, quest'ultima perchè secondo la procura, induceva la propria figlia a prostituirsi. La Procura di Roma, a nome del procuratore aggiunto Maria Monteleone,del Pubblico Ministero Cristiana Macchiusi nell'udienza con rito abbreviato davanti al giudice Costantino De Robbio, ha richiesto la condanna a sedici anni e mezzo di reclusione per Mirko Ieni, l'uomo che si ritiene sia l'artefice del giro di prostituzione scoperto e che viene definito "soggetto dalla capacità criminale pericolosa,che non esitava a dare droga e a far prostituire donne con le quali aveva a che fare". L'accusa ha chiesto anche sei anni di reclusione per la mamma di una baby-squillo, accusata di sfruttamento della prostituzione, mentre otto mesi sono stati chiesti per un cliente, Gianluca Sammarone. Altre persone sono imputate in questo processo, vale a dire Nunzio Pizzacalla, caporalmaggiore dell’Esercito, Riccardo Sbarra, Mario Michael De Quattro, Marco Galluzzo e Francesco Ferraro. Per uno di questi, Mario Michael De Quattro, pende una imputazione per tentata estorsione, per aver chiesto a una delle ragazze la somma di 1.500 euro minacciandola di diffondere un video che la riprendeva durante un rapporto.Sono stati chiesti inoltre quattro anni di reclusione, più tremila euro di multa, per l'imprenditore Marco Galluzzo, accusato di aver ceduto cocaina in cambio di prestazioni sessuali. La sentenza del processo potrebbe essere emessa in giornata. (Nella foto, presa dal web, l'imputato Mirko Ieni)

19/04/14

Partorisce 7 volte, uccide i figli e nasconde i corpi!

Megan Hutsman, una donna che in 10 anni ha partorito 7 bambini ma subito dopo averli fatti nascere li ha uccisi e nascosti dentro delle scatole.
Il primo a scoprire questa pazzia è stato l'ex marito della omicida, che ha trovato uno dei cadaveri nel garage della casa dove ha vissuto con l'ex moglie fino a 3 anni fa.

Il tutto è avvenuto nello Utah, Stati Uniti, e la donna è stata arrestata con l'accusa di omicidio.
La Polizia è stata avvertita dall'ex marito dopo aver trovato, per caso, uno dei corpicini. Da lì in poi sono partite altre ricerche e indagini fino a trovare altri 6 cadaveri di neonati.

Megan Hutsman
Secondo varie fonti questi sette bambini sarebbero stati partoriti tra il 1996 e il 2006. Intervistando i vicini si sono detti scioccati da queste notizie dal momento che hanno affermato di non essersi mai accorti, durante questi dieci anni, che Megan fosse stata in cinta!

I sette cadaveri sono stati portati in un istituto di medicina legale dello Utah per l'autopsia e scoprire la motivazione degli omicidi. Anche se Megan Hutsman, secondo i vicini, abbia condotto una vita normale e tranquilla.
Ora come ora, però, il parere dei vicini conta poco, dal momento che nemmeno sapevano che l'omicida era stata sette volte incinta in dieci anni.

12/04/14

Papa Francesco: ”Mi faccio carico e chiedo perdono per gli abusi dei sacerdoti sui bambini.”

“Mi sento chiamato a farmi carico di tutto il male compiuto da alcuni sacerdoti. E a chiedere perdono per il danno che hanno compiuto, per gli abusi sessuali sui bambini – ha detto il Pontefice parlando a braccio durante l’udienza con l’Ufficio Cattolico per l’Infanzia – La Chiesa è cosciente di questo danno. E noi non vogliamo compiere un passo indietro nell’affrontare questo problema e le sanzioni che devono essere comminate. Al contrario credo che dobbiamo essere molto forti. Con i bambini non si gioca”. Una giornata, quella del Papa, tutta «dalla parte dei bambini», come recita il titolo di apertura dell’Osservatore Romano. L’occasione sono due udienze, una con il Movimento per la Vita e l’altra con l’Ufficio Internazionale Cattolico per l’Infanzia. E proprio in quest’ultimo incontro arriva inatteso il «mea culpa» sui delitti perpetrati da alcuni sacerdoti. “ I bambini vanno difesi sempre e comunque, da ogni tipo di violenza, come il «lavoro da schiavi» o il reclutamento come soldati. Vanno tutelati anche nella famiglia, dove ci debbono essere come genitori non due persone dello stesso sesso ma un uomo e una donna, «una mamma e un papà»”. E ancora “ I bambini debbono essere protetti dalle «manipolazioni educative» perchè gli orrori che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti”. Bergoglio ha ringraziato allora i 500 volontari del Movimento per la Vita, con in testa il presidente Carlo Casini. Come anche benedice la campagna «Uno di noi», portata avanti dallo stesso movimento con una raccolta di firme, per riconoscere a livello giuridico la tutela dell’embrione. E Bergoglio difende anche l’obiezione di coscienza, raccontando un episodio capitatogli quando era arcivescovo di Buenos Aires. Un medico abortista argentino, «nel corso di un incontro di medici, mi ha chiamato da una parte. Aveva un pacchetto e mi ha detto: “Padre, io voglio lasciare questo a lei. Sono gli strumenti che io ho usato per abortire. Mi sono pentito, e adesso lotto per la vita!”. Mi ha consegnato tutti questi strumenti». E il Papa aggiunge: «Pregate per quest’uomo bravo». Le Nazioni Unite hanno chiesto alla Santa Sede di rimuovere immediatamente dal loro incarico chi ha commesso abusi sessuali sui bambini, o che ne è sospettato, perché finora – sostiene l’Onu – ha adottato politiche e pratiche che hanno portato a continuare abusi su decine di migliaia di bambini e all’impunità degli autori.Il Comitato ha anche esortato la Santa Sede a valutare il numero di bambini nati da preti cattolici, scoprire chi sono e prendere tutte le misure necessarie per garantire i loro diritti.

19/02/14

Rimini | 9 anni, chiama i carabinieri:” Aiuto, mia mamma mi maltratta”. Ma non voleva andare a scuola

In genere chiamano il telefono azzurro i bambini maltrattati dai genitori; Non è stato il caso di un bambino di 9 anni di un paesino di settemila abitanti vicino Rimini, in alta Valmarecchia, il quale non ci ha pensato due volte e si è rivolto direttamente ai carabinieri. “Aiuto, mia mamma mi picchia e mi maltratta, venite subito, vi prego!”, avrebbe detto il piccolo ai militari con voce piagnucolante, fornendo poi lucidamente nome, cognome e indirizzo. Il carabiniere di turno non ha esitazioni. Scatta come una molla e avverte i superiori. Il tono di voce e la denuncia del bambino sono assolutamente credibili, nessuno penserebbe ad una messinscena, e che che all’altro capo del telefono non c’è un bimbo piegato su sé stesso dalla violenza di un genitore, ma una sorta di “Pierino” in versione romagnola, intraprendente quanto disobbediente, e per di più animato da un’inaspettata e precoce consapevolezza dei propri diritti e di come farli rispettare. La pattuglia dei carabinieri arriva immediatamente all’abitazione del piccolo dove la mamma, alla vista dei militi, cade dalle nuvole. Gli uomini dell’arma raccontano della telefonata ricevuta, fanno domande, ispezionano un pò in giro, giustamente diffidenti, avendone viste di tutti i colori. Sono sufficienti pochi minuti per giungere a capo del mistero. «Sì - racconta la donna -, gli ho dato uno schiaffo. Sono due giorni che non va a scuola, ogni volta ne inventa una nuova, ho perso la pazienza, ma non credevo che fosse così grave...». Non è dato sapere in quale angolo si sia rifugiato il terribile Pierino mentre la madre parlava con i carabinieri. Di sicuro non ha passato una buona serata. E oggi a scuola ci andrà. Gliel’ha ordinato l’Arma.

16/02/14

"L'ultima volta che vidi mio figlio" | Parla la mamma di Marco Pantani il nostro "Pirata"!

" L'ultima volta che vidi mio figlio"! Parla la mamma di Marco Pantani il nostro mai dimenticato "Pirata"!
31 gennaio 2004, mamma Tonina era distrutta dal dolore e dalla sofferenza nel vedere suo figlio colpito dall'ignominia che gli era piovuta addosso: rassegnato ed incapace di riprendere in mano la sua vita di montare in sella e dare vita alle sue proverbiali scalate, l'unica quella più importante, dove avrebbe trovato ad attenderlo la salvezza.

«Non c'è stato giorno in questi 10 anni che io non abbia rivissuto quelle ultime ore, non abbia provato a cambiare il finale: se Marco fosse venuto con noi, se non fosse andato in quell'hotel a Riccione». Ma Marco in quell'hotel ci andò, senza che mai nessuno potesse dare un perché. Ci andò da solo, tentò di far perdere le sue tracce, anche (o forse soprattutto) alla sua famiglia. Tonina e Paolo, il papà di Marco, erano appena arrivati in Grecia la sera del 14 febbraio: erano andati a fare una piccola vacanza, su suggerimento della manager del Pirata per smorzare un po' la tensione che negli ultimi mesi era diventata insostenibile.
Marco Pantani il "Pirata"

«L'ultima volta che ho visto mio figlio, ancora vivo, eravamo a Milano a casa della sua manager e lui era arrabbiato. Noi, suo padre ed io, lo scongiuravamo di venire via con noi, di tornare a Cesenatico, ma lui non ne voleva sapere. Poi io, mentre ce ne andavamo via lasciandolo lì, sono svenuta per le scale. Quando ho riaperto gli occhi ero in ospedale, ma Marco non c'era, non so se non fosse voluto venire o non sapesse cosa mi era successo. Comunque non c'era e io da quella sera non l'ho visto mai più». «Ero partita con l'agenda dei numeri di telefono e per tutto il tempo avevo chiamato chiunque potesse conoscere Marco per avere sue notizie.

Ma nessuno lo aveva visto, nessuno sapeva dov'era. Neanche sua sorella. Io chiamavo tutti e intanto in quella camera d'albergo mio figlio moriva». Non c'è pace in questo ricordo punteggiato di sospiri, eppure senza lacrime. «Eravamo appena andati a letto in camper, quando la manager di mio figlio chiamò sul telefono di mio marito e disse, testuali parole: Marco è morto». Ma Marco, la sua mamma ha provato a salvarlo in ore passate a tenerselo stretto al cuore mentre lui piangeva e lei lo consolava.  

Marco Pantani detto il "Pirata" aveva 34 anni, eppure era tornato un bambino spaventato dal buio della vita in cui si sentiva scivolare. «Le notti che ho passato in ginocchio vicino al suo letto non le auguro al peggiore dei miei nemici: vedere un figlio distrutto dal dolore, dalla rabbia. No, nessuno deve vivere quello che abbiamo vissuto noi». «Marco vai in clinica a disintossicarti», la preghiera laica della mamma. Inascoltata come molte delle preghiere pagane e cristiane.
«C'è stato per 5 giorni in clinica e poi me lo sono ritrovato davanti alla porta di casa: diceva che era assediato dai giornalisti anche là e non resisteva». La cocaina, che aveva iniziato ad usare dopo lo scandalo di Madonna di Campiglio, non era un segreto per Tonina.

«Avevo trovato una lettera che stava scrivendo ad Ambrogio Fogar in cui gli diceva che finché aveva corso non si era mai drogato. Correva il 1999. Andai da suo padre e fu lui ad affrontare Marco. Io della droga con lui non riuscivo a parlare: mi bastava guardarlo negli occhi per capire come stava». Male, stava male, sempre peggio: nonostante l'ultimo Giro, quello del 2003 in cui si levò ancora la bandana su per le salite che aveva spianato tante volte a colpi di pedale coi denti digrignati in uno sforzo inumano. Ma non era più lui, non era più Marco che cercava il dolore della salita per renderlo lieve agli occhi del mondo. Era un Pirata sofferente.

Eppure a colpi di nervi arrivò quattordicesimo. La sua agonia era una discesa continua verso un burrone che non poteva scartare: in quell'estate finì il suo rapporto con Christine, la fidanzata che lo aveva accompagnato per 7 anni. Allontanata lei, allontanata la famiglia, allontanato il passato di vittorie e sorrisi che rappresentavano, Marco rimase solo. E morì solo nella sera in cui la solitudine è una colpa: la sera di San Valentino.
«L'ho rivisto steso nella bara, mio figlio, aveva la faccia scorticata, un taglio sulla fronte: ma le mani, quelle con cui avrebbe dovuto spaccare mezza camera d'albergo non avevano un livido. Era bello, Marco, era tornato sereno. Non poteva sapere che anche da morto lo avrebbero infangato. Ma se è vero che da vivo non sono riuscita a proteggerlo ho giurato sulla sua bara che nessuno, mai più, ne avrebbe rovinato la memoria. E per questo non avrò pace fino a quando non mi diranno la verità su come è morto mio figlio: lì a Riccione e prima ancora a Madonna di Campiglio».
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