Il-Trafiletto
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13/10/14

Sempre più fosco il giallo di Pantani | un fax cambia l'ora della morte

La morte di Pantani si tinge di un giallo fosco per alcuni inquetanti particolari, emersi nel corso delle indagini riaperte con l'ipotesi di omicidio, dieci anni dopo il fatto. Un fax giaceva dimenticato tra le carte investigative sul quale si legge un'ora diversa della morte di Pantani.


Trovato un fax del 16 febbraio 2004 inoltrato alle 20.50, 48 ore dopo la scoperta del cadavere del corridore. Spedito dal medico legale Giuseppe Fortuni, un’autorità del settore: sul suo tavolo autoptico sono passati i corpi di Ayrton Senna e Meredith Kercher, destinato al magistrato di Rimini Paolo Gengarelli, che aveva incaricato Fortuni dell’autopsia. Il fax che portava in calce  «riservato e urgente», conteneva il risultato dell'esame autoptico del medico: «Al termine dell’esame autoptico sulla salma, la informo che il decesso può datare attorno alle ore 17 del 14 febbraio 2004... Allo stato attuale delle indagini medico-legali, la causa può essere indicata in un collasso cardiocircolatorio terminale».

Ma perchè mai nel rapporto definitivo il medico cambia versione e colloca l'ora del decesso tra le 11.30 e le 12.30, come dimostrato dai dati raccolti da chi per primo ispezionò il cadavere al Residence Le Rose di Rimini (il dottor Francesco Toni) e dalle evidenze dell’autopsia. Orario confermato dalla recente perizia del professor Francesco Maria Avato, consulente della famiglia Pantani, che si limita a posticipare la morte di 15 minuti. Ma se Giuseppe Fortuni è un’autorità del settore, per quale motivo formalizzare un orario di morte incompatibile con le evidenze scientifiche?

Ma un altro aspetto inquietante avvalora l'ora del decesso indicata sul fax. Pantani portava al polso, un Rolex Daytona a cui Marco era legatissimo. L’orologio segna cinque meno cinque. Un dettaglio che (come le impronte digitali o la cocaina presente su un bicchiere e su una bottiglia a fianco del corpo) viene trascurato. Il Daytona fu restituito alla famiglia che l’ha conservato come un cimelio. Secondo i tecnici un orologio come quello si ferma se sta immobile per 50 ore oppure se subisce un forte urto. Il colpo l’orologio di Pantani l’ha subito alle 5 meno 5 del 14 febbraio. Alle cinque del mattino Pantani era certamente vivo. Alle 17 era morto da cinque ore secondo la perizia medica legale ufficiale oppure stava morendo secondo il primo rapporto inviato da Fortuni. E qui il giallo vira verso il nero, perché se Pantani è morto attorno alle 12 (come confermano dati oggettivi e incontestabili) bisogna spiegare perché l’orologio si ferma alle 17, la medesima ora indicata nel primo rapporto di Fortuni.

Davanti al procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli, in questi giorni sfilano vecchi e nuovi testimoni dell’inchiesta. Secondo i legali dei Pantani alcuni testimoni sono in grado di smontare uno degli assunti incrollabili degli investigatori: quello che nella stanza B5 del Residence Le Rose di Rimini non sia entrato nessuno da tre giorni prima della morte del Pirata al momento della scoperta del cadavere. Qualcuno deve aver causato il blocco dell’orologio e provocato l’ormai palese messa in scena di una camera «messa a completamente soqquadro in un delirio da cocaina» dove però non venne trovato un solo oggetto danneggiato, compresi specchi e ceramiche, delicatamente appoggiati sul pavimento. Troppo ben organizzato per definirlo "caos da delirio di cocaina".




09/09/14

400 chili di cocaina trovati nella residenza di Paris Hilton

Costa Rica la polizia ha sequestrato 1,5 milioni di dollari e quattrocento chili di cocaina.


Erano dentro ad un velivolo parcheggiato nell'area privata del ranch di Paris Hilton. Non è possibile stabilire ora se sia coinvolta la ricca ereditiera che, si trovava ad Ibiza ad una festa al momento del sequetro. Quattro uomini sono stati arrestati e sembra che uno sia diretto dipendente della famiglia Hilton.

immagine presa dal web
 L'area privata dove si trova l'aereo è sotto sequestro da parte della polizia che intanto indaga sul vero coinvolgimento della Hilton tenendo conto dell'ipotesi che i nacotrafficanti usassero la pista di atterraggio del ranch a sua insaputa e magari con la complicità di un dipendente della residenza della famiglia Hilton.

Paris Hilton, che non è nuova a problemi giudiziari, nel 010 fu arrestata a Las Vegas, nel 2014 in Sud Africa, in entrambi i casi perché sorpresa a fumare marijuana, sarà sicuramente chiamata a testimoniare davanti agli organi inquirenti.

02/08/14

Riaperto il caso Pantani:"Non fu suicidio"

A dieci anni dalla morte del campione la procura di Rimini riapre il caso con una nuova ipotesi: "omicidio con alterazione del cadavere e dei luoghi".

Lo scrive nella notte con un tweet la Gazzetta dello Sport, aggiungendo che "non si sarebbe trattato di suicidio, ma Marco sarebbe stato ucciso. "Il 14 febbraio 2004 Marco Pantani fu trovato morto  nella camera del residence "Le Rose" a Rimini. L'indagine sulla sua morte si concluse frettolosamente: "Suicidio", ma il fuoriclasse di Cesenatico non era solo in quella maledetta camera d'albergo. Dieci anni dopo, l'inchiesta della Procura della Repubblica di Rimini ha riaperto il caso". La stessa notizia compare nell'edizione online della Repubblica. Secondo quanto riferisce il quotidiano sportivo, "Marco Pantani sarebbe stato picchiato e costretto a bere la cocaina mentre era nella propria stanza d'albergo. Questa è la nuova ipotesi dell'inchiesta condotta dal procuratore capo di Rimini, che ha accolto l'esposto della famiglia Pantani. La madre di Pantani ha lottato dieci anni per far riaprire il caso, convinta dell'omicidio del figlio. Pesano le conclusioni della nuova perizia realizzata dal professore Avato, secondo la quale le grandi quantità di stupefacente trovate nel corpo di Pantani si possono assumere solo se diluite in acqua"

10/06/14

Roma | Processo baby-squillo Parioli. Chiesti 16 anni per l'ideatore del "giro", Mirko Ieni e 6 anni per la mamma di una delle ragazze.

Vi ricordate lo scandalo delle baby-squillo dei Parioli, a Roma? Era l'ottobre del 2013 quando venne alla luce un giro di ragazzine squillo e i carabinieri del nucleo investigativo di Roma arrestarono quattro clienti e la mamma di una baby, quest'ultima perchè secondo la procura, induceva la propria figlia a prostituirsi. La Procura di Roma, a nome del procuratore aggiunto Maria Monteleone,del Pubblico Ministero Cristiana Macchiusi nell'udienza con rito abbreviato davanti al giudice Costantino De Robbio, ha richiesto la condanna a sedici anni e mezzo di reclusione per Mirko Ieni, l'uomo che si ritiene sia l'artefice del giro di prostituzione scoperto e che viene definito "soggetto dalla capacità criminale pericolosa,che non esitava a dare droga e a far prostituire donne con le quali aveva a che fare". L'accusa ha chiesto anche sei anni di reclusione per la mamma di una baby-squillo, accusata di sfruttamento della prostituzione, mentre otto mesi sono stati chiesti per un cliente, Gianluca Sammarone. Altre persone sono imputate in questo processo, vale a dire Nunzio Pizzacalla, caporalmaggiore dell’Esercito, Riccardo Sbarra, Mario Michael De Quattro, Marco Galluzzo e Francesco Ferraro. Per uno di questi, Mario Michael De Quattro, pende una imputazione per tentata estorsione, per aver chiesto a una delle ragazze la somma di 1.500 euro minacciandola di diffondere un video che la riprendeva durante un rapporto.Sono stati chiesti inoltre quattro anni di reclusione, più tremila euro di multa, per l'imprenditore Marco Galluzzo, accusato di aver ceduto cocaina in cambio di prestazioni sessuali. La sentenza del processo potrebbe essere emessa in giornata. (Nella foto, presa dal web, l'imputato Mirko Ieni)

14/03/14

Federica Gagliardi. "la Dama della polvere bianca"

Non contenta della popolarità, non contenta delle amicizie importanti che l'hanno inserita fra le persone che contano, non contenta di essere l'amica del cavaliere, voleva di più? Una bella festa bungabunga con 24 kili di polverina? Invece ha ottenuto una bella stanza vista muro. Della serie:"Chi troppo vuole nulla stringe"

Federica Gagliardi, la 'Dama bianca' fermata ieri all'aeroporto di Fiumicino con 24 chili di cocaina, era arrivata a Roma con un volo atterrato intorno alle 15 proveniente dal Sud America, partito da Caracas. La cocaina era in un trolley e uno zainetto. Secondo quanto si e' appreso, l'indagine che ha portato al suo arresto riguarda il traffico e lo spaccio di droga nel Napoletano gestito dalla camorra.
In una nota, la Guardia di finanza di Napoli, che ha operato con i baschi verdi del gruppo di Fiumicino, sottolinea che "nell'ambito di un vasto dispositivo di controllo a contrasto del traffico internazionale di sostanze stupefacenti", ha sottoposto a sequestro all'aeroporto 'Leonardo da Vinci' di Roma circa 24 chili di cocaina, arrestando in flagranza di reato Federica Gagliardi, 31 anni, originaria della provincia di Roma. Era il giugno 2010, quando sull'aereo che portava l'allora premier Silvio Berlusconi in Canada, dove si sarebbe tenuto il G20, sbuco' sorprendendo giornalisti e osservatori la "Dama bianca". La sconosciuta ragazza vestita di bianco, che subito il gossip etichetto' come "nuova fidanzata di Berlusconi", era Federica Gagliardi, all'epoca 28enne. A chi criticava la sua presenza su un volo di Stato, la 'Dama bianca' forni' la seguente spiegazione: "Ho incontrato il premier Silvio Berlusconi mentre lavoravo al comitato Polverini. Gli ho chiesto di fare un'esperienza internazionale. Ed e' arrivata la telefonata". E del resto "ho i titoli necessari". "Non sono ne' un'ochetta, ne' una dama, ne' una tenera. E' chiaro?", scandiva la Gagliardi. "Indossavo un abito casto, bianco perche' c'erano trenta gradi. Ma perche' raccontarmi cosi'? Solo perche' sono bionda e carina? Fossi stata brutta non vi sareste accorti di me". E ancora: "Ho fatto un sacco di gavetta, anche in uno studio legale". Fu il consigliere Pdl Francesco Maria Orsi, a presentarla al Cavaliere, che venne travolto nel 2011 in un'inchiesta di corruzione, prostituzione e cocaina. Ed e' proprio la cocaina a riportare la 'Dama bianca' agli onori delle cronache, con il clamoroso arresto di ieri. Federica Gagliardi e' stata portata nel carcere di Civitavecchia, a disposizione della locale procura. fonte(AGI) .

16/02/14

"L'ultima volta che vidi mio figlio" | Parla la mamma di Marco Pantani il nostro "Pirata"!

" L'ultima volta che vidi mio figlio"! Parla la mamma di Marco Pantani il nostro mai dimenticato "Pirata"!
31 gennaio 2004, mamma Tonina era distrutta dal dolore e dalla sofferenza nel vedere suo figlio colpito dall'ignominia che gli era piovuta addosso: rassegnato ed incapace di riprendere in mano la sua vita di montare in sella e dare vita alle sue proverbiali scalate, l'unica quella più importante, dove avrebbe trovato ad attenderlo la salvezza.

«Non c'è stato giorno in questi 10 anni che io non abbia rivissuto quelle ultime ore, non abbia provato a cambiare il finale: se Marco fosse venuto con noi, se non fosse andato in quell'hotel a Riccione». Ma Marco in quell'hotel ci andò, senza che mai nessuno potesse dare un perché. Ci andò da solo, tentò di far perdere le sue tracce, anche (o forse soprattutto) alla sua famiglia. Tonina e Paolo, il papà di Marco, erano appena arrivati in Grecia la sera del 14 febbraio: erano andati a fare una piccola vacanza, su suggerimento della manager del Pirata per smorzare un po' la tensione che negli ultimi mesi era diventata insostenibile.
Marco Pantani il "Pirata"

«L'ultima volta che ho visto mio figlio, ancora vivo, eravamo a Milano a casa della sua manager e lui era arrabbiato. Noi, suo padre ed io, lo scongiuravamo di venire via con noi, di tornare a Cesenatico, ma lui non ne voleva sapere. Poi io, mentre ce ne andavamo via lasciandolo lì, sono svenuta per le scale. Quando ho riaperto gli occhi ero in ospedale, ma Marco non c'era, non so se non fosse voluto venire o non sapesse cosa mi era successo. Comunque non c'era e io da quella sera non l'ho visto mai più». «Ero partita con l'agenda dei numeri di telefono e per tutto il tempo avevo chiamato chiunque potesse conoscere Marco per avere sue notizie.

Ma nessuno lo aveva visto, nessuno sapeva dov'era. Neanche sua sorella. Io chiamavo tutti e intanto in quella camera d'albergo mio figlio moriva». Non c'è pace in questo ricordo punteggiato di sospiri, eppure senza lacrime. «Eravamo appena andati a letto in camper, quando la manager di mio figlio chiamò sul telefono di mio marito e disse, testuali parole: Marco è morto». Ma Marco, la sua mamma ha provato a salvarlo in ore passate a tenerselo stretto al cuore mentre lui piangeva e lei lo consolava.  

Marco Pantani detto il "Pirata" aveva 34 anni, eppure era tornato un bambino spaventato dal buio della vita in cui si sentiva scivolare. «Le notti che ho passato in ginocchio vicino al suo letto non le auguro al peggiore dei miei nemici: vedere un figlio distrutto dal dolore, dalla rabbia. No, nessuno deve vivere quello che abbiamo vissuto noi». «Marco vai in clinica a disintossicarti», la preghiera laica della mamma. Inascoltata come molte delle preghiere pagane e cristiane.
«C'è stato per 5 giorni in clinica e poi me lo sono ritrovato davanti alla porta di casa: diceva che era assediato dai giornalisti anche là e non resisteva». La cocaina, che aveva iniziato ad usare dopo lo scandalo di Madonna di Campiglio, non era un segreto per Tonina.

«Avevo trovato una lettera che stava scrivendo ad Ambrogio Fogar in cui gli diceva che finché aveva corso non si era mai drogato. Correva il 1999. Andai da suo padre e fu lui ad affrontare Marco. Io della droga con lui non riuscivo a parlare: mi bastava guardarlo negli occhi per capire come stava». Male, stava male, sempre peggio: nonostante l'ultimo Giro, quello del 2003 in cui si levò ancora la bandana su per le salite che aveva spianato tante volte a colpi di pedale coi denti digrignati in uno sforzo inumano. Ma non era più lui, non era più Marco che cercava il dolore della salita per renderlo lieve agli occhi del mondo. Era un Pirata sofferente.

Eppure a colpi di nervi arrivò quattordicesimo. La sua agonia era una discesa continua verso un burrone che non poteva scartare: in quell'estate finì il suo rapporto con Christine, la fidanzata che lo aveva accompagnato per 7 anni. Allontanata lei, allontanata la famiglia, allontanato il passato di vittorie e sorrisi che rappresentavano, Marco rimase solo. E morì solo nella sera in cui la solitudine è una colpa: la sera di San Valentino.
«L'ho rivisto steso nella bara, mio figlio, aveva la faccia scorticata, un taglio sulla fronte: ma le mani, quelle con cui avrebbe dovuto spaccare mezza camera d'albergo non avevano un livido. Era bello, Marco, era tornato sereno. Non poteva sapere che anche da morto lo avrebbero infangato. Ma se è vero che da vivo non sono riuscita a proteggerlo ho giurato sulla sua bara che nessuno, mai più, ne avrebbe rovinato la memoria. E per questo non avrò pace fino a quando non mi diranno la verità su come è morto mio figlio: lì a Riccione e prima ancora a Madonna di Campiglio».

29/12/13

Cinque bambine si salveranno grazie a Stella.

Stella non ce l’ha fatta. Mamma Giannina stanotte ha dovuto dire addio alla sua bimba di 9 anni, uccisa giovedì sera da un 20enne romeno che ha invaso la corsia opposta a velocità folle nei pressi di Nettuno, alle porte di Roma. Guidava la sua automobile annebbiato dall’alcool, sotto gli effetti della cocaina, senza assicurazione e come ciliegina sulla torta non aveva mai conseguito la patente. Lo sciagurato, con precedenti penali per furto, si trova ora all'ospedale, piantonato dalla polizia. Il cuoricino di Stella ha cessato di battere ieri sera, ma nonostante ciò ella ha voluto compiere l’ultimo gesto d’amore. La donazione dei suoi organi da parte dei genitori permetteranno a cinque famiglie di affrontare speranzosi il nuovo anno che sta arrivando. A ringraziare per prima Stella e i suoi genitori è stata una bambina 11enne di Vicenza, affetta da una grave malattia metabolica, alla quale in nottata è stato trapiantato il fegato. Per fare ciò si è resa necessaria una corsa contro il tempo, un aereo di Stato ha trasportato il fegato di Stella da Roma a Padova. Stella viveva a Capannelle dove lavorano il papà e la mamma ma con la sua famiglia si recava spesso a Nettuno dove aveva abitato fino a poco tempo fa. Con lei in macchina al momento dell’incidente c’erano la sua sorellina Selvaggia, di 4 anni, ora ricoverata all'ospedale Santa Maria Goretti di Latina, e il suo cagnolino, morto anche lui nel tragico schianto. lunedi prossimo si svolgeranno i funerali alla Parrocchia di Santa Barbara a Capannelle, alla periferia sud di Roma.
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