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05/05/17

Ergastolo ex fidanzato di Sara di Pietrantonio: sentenza camera di consiglio

Ergastolo ex fidanzato di Sara di Pietrantonio: sentenza camera di consiglio che ha trovato nei genitori della povera ragazza uccisa piena soddisfazione! 


Da un lato ci sono i messaggi che minacciano vendette inviati all'ex per la nuova relazione sentimentale con un altro ragazzo, dall’altro le prove che Paduano, vigilante di 28 anni, la seguiva ossessivamente, da almeno una settimana, e senza mai farsi vedere.

Paduano, che si trova in carcere a Rebibbia, non si è presentato all'udienza.
È accusato dalla pm Maria Gabriella Fazi di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione dai futili e abbietti motivi, dagli atti persecutori.
E ancora: di stalking, incendio e occultamento di cadavere.
Per sette giorni Paduano ha pedinato Sara di nascosto, gli investigatori hanno ricavato questo dato dal Gps, il sistema navigatore installato nella sua auto che lo aveva inchiodato il giorno del delitto.

Il Gps in sostanza aveva in memoria i percorsi compiuti da Paduano durante tutta la settimana precedente all’omicidio, registrando come l'uomo sia andato diverse volte sotto casa di Sara, sotto quella del nuovo fidanzato della studentessa (Alessandro Giorgi), all'indirizzo di un’amica di Sara e ancora fuori dalla palestra e dall’Università frequentata dalla ragazza.
Un’ossessione che si unisce alle minacce rivolte alla 22enne per averlo lasciato (da diversi mesi) ed aver iniziato una nuova relazione: “Ti rovino la vita a te e a lui (Giorgi, ndr), tu devi soffrire come stai facendo soffrire me”, le diceva il 21 maggio.
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06/11/14

Si può risarcire la giovinezza? | 22 anni in carcere da innocente

Secondo voi cosa può aver fatto un uomo da passare 22 anni in carcere da innocente? Giuseppe Gulotta ora ha 57 anni e la sua giovinezza l'ha passata in carcere subendo sopprusi e torture. Chiede giustamente un risarcimento. Ma si può risarcire la gioventù?

Fu condannato all'ergastolo per i fatti avvenuti nella casermetta di Alcamo marittima nel 1976. Fu forzata la porta con la fiamma ossidrica e uccisi i due carabinieri di guardia mentre dormivano,  l’appuntato Salvatore Falcetta e il carabiniere Carmine Apuzzo. ( Si saprà dopo anni che avevano fermato e sequestrato un furgone pieno di armi destinato alla "Gladio" organizzazione a struttura militare segreta) Vennero condannati quattro giovani che finirono per confessare il delitto, ma si seppe in seguito alla testimonianza (arrivata 22 anni dopo) di un brigadiere dell'arma, che erano stati sottoposti a torture indicibili per strappargli la confessione.

Comunque la storia finì con Gulotta in carcere e insieme a lui Giuseppe Vesco ( che pochi mesi dopo si impiccò in carcere pur avendo una mano sola) gli altri latianti in Brasile. Grazie alla testimonianza del brigadiere, che all'epoca dei fatti era di servizio ad Alcamo: Renato Olino, che ha raccontato dei «metodi persuasivi eccessivi» usati all’epoca per far «cantare» Vesco. Olino ha raccontato ai magistrati che il Vesco fu condotto in una caserma, costretto a ingurgitare da un imbuto acqua e sale e subire scosse elettriche tramite un telefono da campo. Fino alla confessione. Il processo si riapre e si prova l'innocenza di Gulotta che nel 2012 esce dal carcere dopo 22 anni.

Ora i legali di Giuseppe Gulotta, hanno chiesto 56 milioni di euro di risarcimento alla Corte d’appello di Reggio Calabria, formalizzando la richiesta che era stata annunciata dopo la scarcerazione. Come si potesse risarcire la givinezza, come se si potessere cancellare le torture con una somma in denaro, ma esiste una somma simile di denaro? Un'ingiustizia eseguita anche con l'appoggio delle istituzioni, che hanno subito uomini innocenti per coprire organizzazioni segrete, non importa di quale colore fossero, ci ricorda che nelle caserme noi italiani, non siamo sicuri. Il caso Cucchi lo conferma.

14/10/14

"La condanna che si merita mio figlio per quello che ha fatto è l'ergastolo".

Nel febbraio scorso Maurizio Falcioni, un muratore italiano di 35 anni, con piccoli precedenti per droga, venne arrestato per tentato omicidio dai carabinieri di Ostia per aver preso pugni e a calci la convivente Chiara Insidioso Monda, disabile di 19 anni, riducendola in fin di vita. L’uomo la accusava di tradirla, da qui le tremendi percosse. 


Maurizio Falcioni ora è rinchiuso nel carcere di Velletri con l’accusa di tentato omicidio e ha chiesto al giudice di essere processato con il rito abbreviato, nonostante le proteste dell’opinione pubblica e dei familiari della vittima. Purtroppo la legge lo consente, e se la richiesta venisse accolta, consentirebbe al 35 enne muratore di avvalersi di uno sconto di pena pari ad un terzo. Il padre di Maurizio, Gianfranco, fin dall’inizio ha condannato il gesto del figlio, e in un’intervista rilasciata al giornalista Giulio Mancini del Messaggero ha dichiarato: “Sono più addolorato per Chiara che per mio figlio. Lui merita l’ergastolo per ciò che ha combinato. Certo, ho vissuto in prima persona con mia moglie ciò che conferma il medico, ovvero che la droga e l’alcol hanno distrutto la personalità di Maurizio. Ma quello che ha fatto è gravissimo, a Chiara voglio bene come a mia figlia che ha 25 anni”.

"La condanna che si merita mio figlio
per quello che ha fatto è l'ergastolo".
Ma quello che fa più rabbia a papà Gianfranco è che il figlio non si è mai pentito di quello che ha fatto, la povera Chiara è ancora degente in coma in un letto dell’ospedale San Camillo. Oggi inizia il processo a Maurizio, la difesa punta al riconoscimento dell’incapacità di intendere e volere, come riferisce la perizia dello psicologo di parte Marco Tinesi. All’ingresso dell’Ospedale S. Camillo da mesi è esposto un lenzuolo bianco con la scritta “Io sto con Chiara Insidioso, basta violenza sulle donne”. E anche nella curva Nord dello stadio Olimpico di Roma, durante le partite della Lazio, squadra della quale Chiara era tifosa, campeggia uno striscione con scritto “Forza Chiara, la Nord è con te”.(immagine presa dal web)

13/10/14

Sempre più fosco il giallo di Pantani | un fax cambia l'ora della morte

La morte di Pantani si tinge di un giallo fosco per alcuni inquetanti particolari, emersi nel corso delle indagini riaperte con l'ipotesi di omicidio, dieci anni dopo il fatto. Un fax giaceva dimenticato tra le carte investigative sul quale si legge un'ora diversa della morte di Pantani.


Trovato un fax del 16 febbraio 2004 inoltrato alle 20.50, 48 ore dopo la scoperta del cadavere del corridore. Spedito dal medico legale Giuseppe Fortuni, un’autorità del settore: sul suo tavolo autoptico sono passati i corpi di Ayrton Senna e Meredith Kercher, destinato al magistrato di Rimini Paolo Gengarelli, che aveva incaricato Fortuni dell’autopsia. Il fax che portava in calce  «riservato e urgente», conteneva il risultato dell'esame autoptico del medico: «Al termine dell’esame autoptico sulla salma, la informo che il decesso può datare attorno alle ore 17 del 14 febbraio 2004... Allo stato attuale delle indagini medico-legali, la causa può essere indicata in un collasso cardiocircolatorio terminale».

Ma perchè mai nel rapporto definitivo il medico cambia versione e colloca l'ora del decesso tra le 11.30 e le 12.30, come dimostrato dai dati raccolti da chi per primo ispezionò il cadavere al Residence Le Rose di Rimini (il dottor Francesco Toni) e dalle evidenze dell’autopsia. Orario confermato dalla recente perizia del professor Francesco Maria Avato, consulente della famiglia Pantani, che si limita a posticipare la morte di 15 minuti. Ma se Giuseppe Fortuni è un’autorità del settore, per quale motivo formalizzare un orario di morte incompatibile con le evidenze scientifiche?

Ma un altro aspetto inquietante avvalora l'ora del decesso indicata sul fax. Pantani portava al polso, un Rolex Daytona a cui Marco era legatissimo. L’orologio segna cinque meno cinque. Un dettaglio che (come le impronte digitali o la cocaina presente su un bicchiere e su una bottiglia a fianco del corpo) viene trascurato. Il Daytona fu restituito alla famiglia che l’ha conservato come un cimelio. Secondo i tecnici un orologio come quello si ferma se sta immobile per 50 ore oppure se subisce un forte urto. Il colpo l’orologio di Pantani l’ha subito alle 5 meno 5 del 14 febbraio. Alle cinque del mattino Pantani era certamente vivo. Alle 17 era morto da cinque ore secondo la perizia medica legale ufficiale oppure stava morendo secondo il primo rapporto inviato da Fortuni. E qui il giallo vira verso il nero, perché se Pantani è morto attorno alle 12 (come confermano dati oggettivi e incontestabili) bisogna spiegare perché l’orologio si ferma alle 17, la medesima ora indicata nel primo rapporto di Fortuni.

Davanti al procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli, in questi giorni sfilano vecchi e nuovi testimoni dell’inchiesta. Secondo i legali dei Pantani alcuni testimoni sono in grado di smontare uno degli assunti incrollabili degli investigatori: quello che nella stanza B5 del Residence Le Rose di Rimini non sia entrato nessuno da tre giorni prima della morte del Pirata al momento della scoperta del cadavere. Qualcuno deve aver causato il blocco dell’orologio e provocato l’ormai palese messa in scena di una camera «messa a completamente soqquadro in un delirio da cocaina» dove però non venne trovato un solo oggetto danneggiato, compresi specchi e ceramiche, delicatamente appoggiati sul pavimento. Troppo ben organizzato per definirlo "caos da delirio di cocaina".




30/08/14

Uccide per strapparle il bimbo dal grembo

Una giovane donna pensa di essere incinta ma quando si accorge che non lo è, porta avanti il suo inganno fino a concepire un omicidio per impossessarsi di un neonato e avallare così la sua menzogna.  

Messico-Maria Rodriguez, 29 anni, di Tepic, in Messico racconta a tutti, famiglia e amici, di essere incinta. Quando si rende conto di aver avuto un amenorrea e di non aspettare un bambino, ha continuato a fingere di aspettarne uno. Quando si è fatto evidente che non poteva esibire il supo stato e sopratutto non poteva partorire, ha invece partorito un crimine barbaro per impossessarsi di un neonato. Con la promessa di regalarle vestitini per bambini, attira a casa sua Nadia Avila, 29 anni, all'ottavo mese di gravidanza, per poterle rubare il bambino che portava in grembo.
foto della vittima
(presa dal web)
"L'ho fatta entrare e le ho messo una mano sulla bocca per non farla gridare – ha raccontato la donna – Continuava a supplicarmi di lasciarla in pace e io ho iniziato a colpirla violentemente per farle perdere i sensi". A quel punto Maria avrebbe steso la donna e avrebbe iniziato ad accoltellarla sulla pancia. "Non ce l'ho fatta a prendere subito il bambino – ha detto l'assassina – quando ho tirato fuori il corpicino era morto"!. La donna ha raccontato alla polizia che non sapeva come confessare alla famiglia di aver mentito sulla sua gravidanza. "Prima di attirarla a casa - ha raccontato – l'avevo vista un paio di volte. Non la conoscevo, ma appena ho adocchiato la sua pancia mi è venuto in mente di prenderle il bambino per portare a termine la mia menzogna".

Maria è stata catturata dopo aver chiamato i paramedici ai quali ha raccontato che il suo bambino che era nato morto. In ospedale non hanno creduto alla sua versione dei fatti. "Erano stati sospettosi fin da subito – ha raccontato un portavoce della polizia – quando sono arrivati i soccorsi lei stava sulla porta: non li ha fatti entrare perché dentro c'era ancora il cadavere di Nadia". La donna è fuggita quando i medici hanno insistito per farle degli esami ed è stata arrestata dopo che il marito della vittima, Juan Hernandez, ha denunciato la scomparsa della moglie. La polizia ha dunque collegato la morte del bimbo, la fuga sospetta e l'impossibilità di rintracciare la vittima. La donna ha confessato l'atroce delitto: dovrà rispondere delle accuse di duplice omicidio, per la morte di Nadia e del piccolo che portava in grembo.

24/07/14

USA | Un'altra condanna a morte con due ore di agonia dopo l'iniezione letale.

Un'altra esecuzione capitale negli USA, precisamente in Arizona, nel carcere di Phoenix. E questa volta con una triste e sconvolgente appendice, un'agonia di due ore per il povero condannato. Joseph Wood, 55 anni, era stato condannato nel 1989 per il duplice omicidio della ragazza e del padre di lei. La vicenda ha riacceso polemiche e dibattito sulla pena di morte negli Stati Uniti. L'uomo è stato legato al letto della morte alle ore 13.52 ed ha cessato di vivere solamente alle 15.48, dopo la bellezza di ben 116 minuti trascorsi tra rantoli e agonia. Probabilmente il coctail di farmaci usato per l'iniezione letale non ha funzionato come si sperava, dal momento che era in via sperimentale, essendo stato usato in precedenza solamente una volta, nell'Ohio alcuni mesi fa, ed anche in quel caso ci vollero tredici minuti per causare la morte del condannato. Durante l’agonia i legali del condannato hanno presentato un appello d’emergenza, dopo averlo visto rantolare e boccheggiare. Il governatore Jan Brewer, repubblicana, si è dichiarata dispiaciuta di quanto accaduto e ha ordinato alla Direzione statale dei Servizi Penitenziari di condurre un’inchiesta sul caso, prendendo comunque le difese dell’operato dei funzionari addetti all’esecuzione, a suo dire perfettamente «legale». "Non credo che stesse soffrendo" - ha detto Jeanne Brown, sorella e figlia delle vittime - ha avuto quello che si meritava.

06/05/14

Firenze ha paura: un altro mostro? Una donna trovata uccisa e legata. Un anno fa un episodio analogo nella stessa zona.

Un altro mostro a Firenze? Ritorna la paura che ha attanagliato la popolazione toscana tra l’agosto 1968 e il settembre 1985, quando nelle campagne fiorentine furono consumati otto duplici omicidi. Una donna è stata uccisa in Via Ugnano, una zona abitualmente frequentata da prostitute e tossicodipendenti al confine tra Firenze e Scandicci, sotto un cavalcavia. La donna, di carnagione bianca intorno ai trenta anni, era nuda e legata ad una sbarra a braccia aperte, “come se fosse crocifissa”, ha detto un testimone che l’ha rinvenuta, un uomo uscito in bicicletta per la solita passeggiata mattutina, aveva indosso solamente le scarpe, mentre i suoi abiti sono stati ritrovati a circa un chilometro dal luogo del ritrovamento del corpo. Secondo le indagini svolte finora si pensa che la donna fosse una prostituta, dal momento che, secondo gli abitanti, di notte ce ne sono molte nella zona. A far pensare a un nuovo mostro è un precedente dello scorso anno, esattamente il 28 marzo 2013. Anche in quell’occasione una donna, una prostituta italiana, venne uccisa, violentata e legata allo stesso modo e alla stessa sbarra. Lo riferisce una donna del luogo, dicendo anche di aver sentito dei lamenti ma di non essere uscita di casa perché sola ed impaurita. Tra le ipotesi dell’omicidio l’azione di un serial killer mentre, dal momento che è stata ritrovata la borsetta della donna, viene esclusa la rapina.

21/03/14

Iran | Dopo 8 anni di carcere e il rischio della lapidazione, amnistiata e liberata Sakineh Ashtiani.

Ricordate Sakineh Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione nel 2006 con l'accusa di adulterio e di aver ucciso il marito d'accordo con il suo amante? E' di ieri l'annuncio che la donna è stata rimessa in libertà. Ne dà notizia l'avvocato italiano Bruno Malattia di Pordenone, che ha patrocinato il caso di fronte al parlamento europeo. Dopo otto anni di carcere e una forte mobilitazione internazionale per salvare la vita alla donna, le autorità della Repubblica islamica le hanno concesso l'amnistia. La donna è stata rilasciata dopo aver scontato 8 anni di carcere. La buona condotta ha favorito il procedimento di amnistia. Secondo alcuni osservatori è un altro segnale della distensione messa in atto dal presidente Rohani, che in realtà deve gestire una situazione interna, sociale ed economica, difficile, vista l'eredità lasciata dal suo predecessore. Sakineh Mohammadi. Ashtiani, 47 anni, di Tabriz, nel nord-ovest dell’Iran, venne condannata nel 2006, sotto la presidenza di Mahmud Ahmadinejad, alla lapidazione per adulterio, con sentenza poi sospesa nel 2010. Ma rischiò poi l’impiccagione in un processo per l’omicidio del marito. Nel 2010 il Comitato internazionale contro la lapidazione, con sede in Germania e guidato dalla dissidente iraniana Mina Ahadi, aveva dato notizia della prossima impiccagione di Sakineh e poco più di un mese dopo del suo rilascio. Notizia smentita dalle autorità islamiche, che l’attribui’ ad un’azione di propaganda della stampa occidentale. La tv di stato iraniana mostrò la donna che confessava l’adulterio e la complicità nell’omicidio del marito: una confessione che il figlio della donna, Sajad Qaderzadeh, disse esserle stata estorta con la tortura. Ora l'annuncio dell'amnistia, che attende la conferma dei fatti. Forse un gesto distensivo nell’ambito del «nuovo corso» impresso alla politica estera dal presidente moderato Hassan Rohani.

05/03/14

"Gocce" di notizie: Pistorius sparò accidentalmente un colpo al ristorante

Qualche settimana prima dell'omicidio di Reeva Steenkamp, Oscar Pistorius maneggio' male un'arma da cui parti' accidentalmente un colpo, e poi chiese a un amico compiacente di assumersene la colpa. E' quanto emerso dalle testimonianze raccolte nel terzo giorno del processo all'ex campione olimpico e paralimpico, a Pretoria. A sorpresa l'accusa ha accantonato temporaneamente le riscostruzioni sull'omicidio della modella sudafricana per concentrare l'attenzione su un episodio avvenuto poche settimane prima, nel gennaio 2013. In un ristorante alla moda di Johannesburg, l'atleta paralimpico era a pranzo con un paio di amici quando uno di loro, Darren Fresco, passo' sotto il tavolo una pistola a Pistorius, avvertendolo che "c'era un colpo in canna". Ma quando l'arma arrivo' nelle mani di "Blade runner", inspiegabilmente parti' un colpo. "Ci fu un immediato silenzio", ha raccontato Kevin Lerena, pugile di professione, che era tra i commensali. "Guardai a terra e proprio li' dove puntai lo sguardo, dove c'era il mio piede, c'era un foro sul pavimento. Avevo una sbucciatura sul dito, ma non ero ferito". Pistorius chiese immediatamente scusa ai commensali accertandosi che non fossero feriti. Ma poi, voltatosi verso uno di loro, gli chiese di addossarsi la responsabilita' dell'accaduto. "Per favore, di' che sei stato tu. C'e' troppa attenzione dei media su di me", ha raccontato Lerena, riportando le parole di Pistorius. "E quando arrivarono i proprietari del ristorante, Darren disse che era stato lui".                                                        fonte (AGI)

17/02/14

Usa | Ragazza 19enne uccide un uomo, poi confessa:” ne ho uccisi quasi cento”.

Su questa incredibile vicenda Dario Argento potrebbe fare sicuramente la sceneggiatura di un film horror. Il caso della giovanissima Miranda Barbour sta sconvolgendo in queste settimane gli Stati Uniti, specie dopo le ultime rivelazioni fatte dalla stessa Barbour in carcere: “ho ucciso decine di persone, forse poco meno di cento, ho smesso di contarle dopo la 22esima”. La ragazza, 19enne originaria dell’Alaska, è stata arrestata in Pennsylvania per l'uccisione, a novembre scorso insieme al marito, Elytte Barbour 22 anni, di un uomo conosciuto su Craiglist, un sito per la compravendita online e per gli annunci di lavoro e di ogni genere, un omicidio «per celebrare - dicono gli investigatori - il loro terzo anniversario di matrimonio». Durante la confessione è venuta fuori una verità allucinante. Miranda Barbur confessa di aver subito violenze sin da quando era bambina, che la fecero diventare una ragazza deviata; a 13 anni fuggì di casa ed entrò in una setta satanista e inoltre di aver compiuto il primo omicidio proprio insieme al capo di questa setta e poi di non essersi più fermata. “Ho ucciso decine di persone. Meno di 100, ma ci ero vicina. Arrivata a 22 non li ho più contati” - confessa la ragazza - Non ho mai ucciso a caso, ma ho sempre ucciso persone cattive. Quando scoprivo che erano cattive per me non c'era più ragione che stessero ancora qui tra noi”. Poi parla anche del suo ultimo omicidio: “ l’uomo aveva messo un annuncio per cercare compagnia, l’ho ucciso dopo che mi ero offerta di fare sesso con lui per 100 euro. Gli ho detto che avevo 16 anni e lui ha detto che era OK. E questa era la risposta sbagliata”. Complice di questo delitto è stato il giovane marito della killer, il 22enne Elytte Barbour, anche lui detenuto in attesa della condanna che, a prescindere dalle ultime rivelazioni della 19enne, rischia di essere la pena di morte. La difesa di Miranda Barbour proprio la settimana scorsa ha fatto richiesta di una perizia psichiatrica per la propria assistita e lo stesso è stato fatto dalla difesa di Elytte Barbour.

14/02/14

Trovata morta nel suo garage la ministra olandese che introdusse l'eutanasia

Un caso dalle forti tinte gialle. I'ex ministro della salute olandese è stata trovata morta nel suo garage. Promotrice della legge sulla eutanasia, Els Borst, non è chiaro se sia stata uccisa per un furto oppure per un'azione estrema contro l'eutanasia.


Inizialmente, non era parso neanche un’omicidio. Il cadavere di Els, 81 anni, era stato trovato da alcuni amici dietro l’auto, in un lago di sangue. Si era pensato a un malore, le ferite erano compatibili con una caduta accidentale. Gli accertamenti degli investigatori hanno però accertato che la donna era stata uccisa.

La notizia ora è in apertura di tutti i tg olandesi. I medici hanno concluso che le ferite trovate sul corpo hanno portato alla morte Els Borst. Sono addirittura 30 i detective che dovranno fare luce sulle modalità e sul movente dell’omicidio: una colluttazione con un ladro scoperto nel garage? Il gesto deliberato di un fanatico? L’unica cosa che pare certa è l’ora della morte: domenica pomeriggio.
Els Boret
Si stanno quindi interrogando tutte le persone che hanno avuto contatti con l’81enne domenica mattina. L’ex ministro, in quelle ore, era stata a una manifestazione politica ad Amsterdam, organizzata da D66, il partito dei democratici olandesi a cui la donna era iscritta. Grazie a Els Borst, dal 2002 si può staccare la spina a un malato terminale se almeno due medici hanno dato l’ok. Els Borst aveva 81 anni, era un medico, fu ministro della Salute olandese dal 1994 al 2002 e per due volte vicepremier con i Governi del laburista Kok. Faceva parte del partito Democrats 66, liberale, aderente all'Alde a livello europeo. Oggi i Democrats 66 sono all'opposizione del Governo Rutte. Nel 2012 in Olanda 4mila persone hanno scelto la morte per eutanasia.                                                 fonte (AGI)

12/02/14

Seattle | il film a luci rosse si interessa della studentessa americana Amanda Knox condannata a 28 anni di carcere.

Vedremo Amanda Knox sul grande schermo? Dopo la nuova condanna del 30 gennaio scorso della Corte d’Appello di Firenze, la casa di produzione di film a luci rosse americana "Monarchy Distribution" ha offerto lavoro ad Amanda Knox, la studentessa di Seattle, 26 anni, ritenuta colpelvole insieme a Raffaele Sollecito e condannata a 28 anni e sei mesi di reclusione ( 25 anni per Sollecito) dell'omicidio della coinquilina Meredith Kercher. Ventimila dollari per fare un film a luci rosse. Questa l’offerta arrivata nei giorni scorsi alla studentessa americana. La proposta è arrivata da Michael Kulich, patron della suddetta casa di produzione, che ha scritto una mail alla ragazza. "Da quando sei tornata alla ribalta - si legge nella lettera riportata dai giornali americani - la nostra casella mail è sommersa da richieste dei fans che vogliono vedere solo te. Kulich ha inoltre sottolineato che Amanda potrebbe decidere in quale pratica amorosa cimentarsi e con chi essere ripresa: "E' una grandissima occasione per lei, per guadagnare dei soldi e finire gli studi o per coprire le spese a cui dovrebbe far fronte ancora in futuro nell'ambito di questo sfortunato processo". Tornando a ritroso nel tempo, la ragazza di Seattle già nel 2011 aveva ricevuto una proposta indecente dalla nota casa di produzioni a luci rosse Vivid Entertainment.

23/01/14

Totò Riina ne ha per tutti, anche per Barbara Berlusconi definendola “Potentosa come suo padre

Nelle intercettazioni, durante l'ora d'aria di Totò Riina mentre parla con Lorusso, suo compagno di detenzione, Riina parla anche di Barbara Berlusconi: “Potentosa come suo padre” Nuova puntata delle conversazioni con Lorusso intercettate nel carcere di Opera. Il capo dei capi ironizza sulla Minetti e sul Cavaliere, ma parla anche di Andreotti - "persona seria" - e dell'omicidio Dalla Chiesa: "Eravamo pronti a dargli il benvenuto". 

 

Questa volta Totò Riina dice la sua su Barbara Berlusconi, figlia di Silvio: “Min… Barbarella, Barbaretta, sta Barbarella è potentosa come suo padre, perché si è messa sotto quello lì… Lui era un potente giocatore e non ha potuto giocare più, lui dice che vuole venire di nuovo”. Parole che il boss di Cosa nostra ha pronunciato il 18 settembre scorso durante l’ora d’aria nel carcere di Opera (Milano) in compagnia del solito compagno di detenzione Alberto Lorusso.

 La conversazione ha poi toccato altri argomenti collaterali: Nicole Minetti, Ruby “la nipote di Mubarak”, la ventilata candidatura di Silvio Berlusconi in Lettonia alle Europee… E, in altre giornate, Giulio Andreotti e l’omicidio Dalla Chiesa. Tutto captato dai microfoni nascosti della Dia e depositato agli atti del processo sulla trattativa Stato-Mafia in corso a Palermo, come altre conversazioni rese note nei giorni scorsi, comprese quelle contenenti le minacce al pm Nino Di Matteo, che rappresenta l’accusa in quel processo. Riina e Lorusso, in particolare, si chiedono se Berlusconi, ancora leader del Pdl e alleato di Letta, voglia fare cadere l’esecutivo. “Stasera c’è la votazione – dice Lorusso – Il Governo lui non lo farà cadere, non gli conviene fare cadere il Governo”: E Riina: “No, no. Cornuti sono chi sale al Governo. Lo sai com’è”. A questo punto Lorusso parla della possibile candidatura di Berlusconi in Lettonia: “Forse si candida là”. E Riina: “Va là a ‘cafuddare’“. Gli inquirenti hanno tradotto questo termine “nel senso di fare sesso”. E’ Lorusso a spiegare che “Berlusconi è conosciuto dappertutto, sono vent’anni che tutte le televisioni parlano di lui. In tutto il mondo parlano di lui”. Poi i due citano anche Nicole Minetti, l’ex consigliera regionale lombarda: “L’ha fatta assessore (in realtà era stata eletta in consiglio regionale nel listino bloccato, ndr) a 12.000 euro al mese, perché faceva l’assessore? Perche sapeva parlare la lingua inglese”. E Riina ride. Fino a parlare anche di Mubarak e di Ruby Rubacuori, definita “nipote di Mubarak”. “Che figlio di … – dice Riina – le vede che figlio…”. E continua a ridere. Ce n’è anche per Giulio Andreotti, il potente leader democristiano scomparso l’anno scorso. “Andreotti, quello è stato una persona seria, a livello mondiale. Figlio di put…, che persona seria, eh? Chiesa e casa, casa e chiesa. Questo qua era un burattinaio, che cavolo di burattinaio…”, dice Riina a Lorusso il 31 ottobre 2013. Pezzi di storia italiana, filtrati dalla logica del “capo dei capi” che nei primi anni Ottanta portò i “viddani” corleonesi alla conquista di Cosa nostra. “Quando ho sentito alla televisione che il generale Dalla Chiesa era stato promosso prefetto di Palermo per distruggere la mafia ho detto: ‘prepariamoci’. Mettiamo tutti i ferramenti a posto, tutte le cose pronte per dargli il benvenuto”. E ancora: “Lui gli sembrava che veniva a trovare qua i terroristi. Gli ho detto: ‘qua il culo glielo facciamo a cappello di prete”. I due poi si dilungano in considerazioni sull’assassinio del generale, il 3 settembre 1982 a Palermo. Riina poi ironizza sulle tesi che vedono dietro al delitto Dalla Chiesa il coinvolgimento di soggetti estranei a Cosa nostra: “Loro (i figli del generale, ndr) sono convinti che a uccidere il padre fu lo Stato. Ma c’è solo un uomo e basta. Ha avuto la punizione di un uomo che non ne nasceranno più”.

28/12/13

Ex Campione mondiale di pugilato nei guai

Loris Stecca, ex campione del mondo di boxe dei pesi Supergallo versione WBA nel 1984, è stato fermato dalla Polizia di Rimini per tentato omicidio nei confronti della sua socia in affari in una palestra della città romagnola. L’accusa nei suoi confronti è stata formulata dal sostituto procuratore di Rimini, Gemma Gualdi. Infatti l’ex pugile, dopo un alterco avuto in mattinata con la donna, sembra per motivi riconducibili al lavoro e al denaro, è ritornato verso le 16.30 all'interno della palestra di cui è socio di minoranza, , armato di un coltello da cucina, prelevato da casa, con una lama di 20 centimetri. Una volta di fronte alla donna, l'ha colpita al fianco destro provocandole una ferita profonda circa 15 centimetri. Alla polizia la donna ha raccontato che la lite era scoppiata in seguito a continue pretese di soldi da parte di Stecca, che lei non riteneva dovergli dare. Dalla questura di Rimini si è saputo che la donna, 49 anni, è stata condotta in ospedale per un delicato intervento chirurgico. E' fuori pericolo ma resta in prognosi riservata. Nato a Santarcangelo di Romagna nel 1960, Stecca vinse il titolo mondiale dei pesi supergallo Wba nel 1984. Abbandonò la carriera quando, cinque anni dopo, fu investito da un'automobile rompendosi il ginocchio e riportando diverse fratture. Stecca salì sulle cronache dei giornali anche nel 2008 quando minacciò di gettarsi dal cornicione di una galleria dell'A14, subito dopo Riccione. Stecca, 53 anni, dovrà ora rispondere dell'accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione

30/11/13

Omicido e cannibalismo: una storia orribile

Orribile questa storia, se risulterà vera. Un intreccio horror, con pietanza finale. Sembra che un poliziotto tedesco abbia ucciso un uomo e mangiato parti del corpo. Arrestato il poliziotto 55enne di Dresda, che avrebbe conosciuto la vittima in un sito dedicato al cannibalismo.
L’agente è stato arrestato mercoledì scorso e si trova sotto custodia. Gli inquirenti hanno escluso al momento accuse per atti di cannibalismo riportati invece da alcuni media.
L'abitazione dell'omicida

Il 55enne ha confessato di aver tagliato la gola alla vittima su sua richiesta e di aver poi smembrato il suo corpo in piccoli pezzi, sotterrati nel suo guardino. La vittima, un uomo di 59 anni di Hannover, Bassa Sassonia, aveva “fin dalla sua giovinezza immaginato di essere ucciso e mangiato”, ha detto il capo della polizia di Dresda, Dieter Kroll: Tuttavia non sono stati raccolti finora elementi a conferma di atti di cannibalismo. Quando è stata denunciata la scomparsa della vittima, la polizia ha avviato le indagini, scoprendo i contatti avuti via web con il sospetto omicida. “Non si erano mai incontrati prima”, ha detto l’inquirente Maik Mainda, riferendo di molti contatti via email, sms e telefono durante il mese di ottobre. I due uomini si sono incontrati il 4 novembre alla stazione ferroviaria di Dresda, da dove hanno raggiunto l’abitazione del sospetto omicida, nella città di Hartmannsdorf-Reichenau. “L’accordo era che l’omicidio doveva avvenire subito”, ha precisato Mainda. L’agente ha quindi “usato un coltello per causare una ferita mortale alla gola della vittima, che ha poi portato al suo decesso”. “Il sospetto ci ha detto di aver fatto a pezzi la vittima, anche pezzi molto piccoli, e di aver tagliato le ossa - ha proseguito l’inquirente - il sospetto ha poi sepolto le membra in un giardino di sua proprietà”. Lo stesso agente ha già indicato agli inquirenti i siti dove ha sepolto la sua vittima. Anche se non si tratta di una vicenda di cannibalismo, il caso ha riportato alla memoria il “cannibale di Rotenburg” del 2001: Armin Meiwes, un informatico da 41 anni, uccise Bernd Juergen Brandes, 43, incontrato su internet, ne smembrò il corpo e ne mangiò alcune parti. Nel 2006 Meiwes è stato condannato all’ergastolo.                                          fonte

25/11/13

Prima che sia troppo tardi

Illustrazione: Adriana Di Meglio
Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne, contro il "femminicidio" che parola orribile.
Mi sembra un po' contorto, in realtà si tratterebbe di manifestare lo sdegno verso gli omicidi di persone di sesso femminile ad opera di "uomini" che millantano sentimenti di affetto nei confronti delle loro vittime.
Facciamo che questi "signori" possano avere una sonora certezza della della pena: omicidio = carcere a vita
Non è il nome del reato che fa la differenza, le donne sono esseri umani: ucciderle è omicidio, il vincolo sentimentale è un'aggravante
Facciamo che lo stalking e certe lesioni "sospette" siano reati procedibili d'ufficio e che lo Stato offra adeguate garanzie, anche economiche, alle vittime di abusi e di violenze.
Prima che sia troppo tardi.
Dateci più residenze protette, copertura economica e sicurezza di poter ricominciare una vita lontane dagli orchi.
Lavoro e dignità alle donne.
Oggi è la giornata contro gli sfigati che se la prendono con le donne.

17/11/13

Motivi passionali all'origine di una tragedia familiare: marito strangola la moglie e si impicca

 Ancora a far cronaca l'uccisione di una donna da parte del marito, che a sua volta si è suicidato. La macabra scoperta è stata fatta dalla figlia della coppia. Tutto si è svolto fra le 14 e le 16 di ieri pomeriggio. Forse un raptus di follia all'origine della tragedia.
Forse la gelosia, il movente dell'omicidio di una donna di Castelfidardo, Stefania Malavolta, 44 anni, uccisa ieri pomeriggio dal marito Diego Allori, 62 anni, che poi si è suicidato. La tragedia è avvenuta nell'abitazione di servizio dove la coppia viveva con la figlia 24enne, annessa alla ditta Rico, una florida azienda di prodotti elettronici che occupa 140 dipendenti, sulla strada Adriatica, per la quale i coniugi lavoravano come custodi e impiegati. Nessuna tensione, nessun precedente di violenza domestica per chiarire quello che appare come un vero e proprio raptus di follia. Allori viene descritto come molto riservato, tutto casa e lavoro, e non certo un uomo aggressivo.
Carabbinieri sul luogo della tragedia
 Tutto sarebbe cominciato in cucina, dove Allori ha afferrato un coltello e ha cominciato a colpire la moglie. Stefania Malavolta ha tentato di difendersi, è fuggita per il corridoio e ha tentato di trovare riparo in bagno, dove il marito l'ha raggiunta e l'ha strangolata con il tubo della doccia. La causa della morte sarebbe il soffocamento, perché a quanto pare nessuna delle coltellate avrebbe raggiunto organi vitali. Quando Allori è tornato in sé, realizzando di aver compiuto l'irreparabile, è scenso nell'atrio della ditta e si è impiccato alla ringhiera di una scala. Le indagini, coordinate dal pm di Ancona, Bilotta, sono condotte dai carabinieri di Osimo, che hanno già sentito la madre e la sorella della donna e i titolari della Rico. Nessuno sa spiegarsi il perché dell'omicidio, che però - escluse cause di natura economica o altro - sarebbe di natura passionale, forse scaturito dalla gelosia del 62enne nei confronti della moglie. Le autopsie dei due coniugi saranno effettuate lunedì e martedì.

29/10/13

Il corpo prono a terra con le mani legate: giallo alla periferia di Roma

Ritrovamento del cadavere di un egiziano 40enne titolare di un’azienda agricola, nei pressi di un laghetto sportivo in via della Marcigliana, nella zona di Fidene a Roma.
Con molta probabilità, secondo gli investigatori, si tratta di un’esecuzione.
Polizia di Roma
Il corpo era a pochi passi da una grande centrale elettrica. Una donna che stava portando a pascolo un gregge di pecore,  ha visto il corpo e ha dimmediatamente allertato le forze dell'ordine.
Forse un omicidio per una questione di denaro o comunque legato al lavoro della vittima. L’uomo, di 40 anni e senza precedenti, aveva con sé una bolla di accompagnamento per una commissione in una frutteria di Marino, comune alle porte di Roma. Apparentemente non ci sono tracce di sangue sul corpo. L’uomo potrebbe essere stato soffocato e poi scaricato a pochi passi dalla sua azienda agricola. Ma solo l’autopsia nei prossimi giorni chiarirà i dubbi. Probabilmente è stata ucciso per una questione di denaro. Ma gli investigatori del commissariato Fidene-Serpentara e quelli della Squadra Mobile per ora battono qualsiasi pista pur di arrivare ad una traccia che possa fare luce sulla vicenda.
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