Il-Trafiletto
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05/12/17

Una donna a capo di 'cosa nostra'

Dopo Toto Riina una donna a capo di 'cosa nostra', figlia di boss latitante e sorella di boss soprannominata "a picciridda".


C'era una donna alla guida del mandamento mafioso palermitano di Resuttana: Maria Angela Di Trapani, figlia di un capomafia e moglie dello storico boss Salvino Madonia. Emerge dall'indagine dei carabinieri, coordinata dalla Dda di Palermo, che ha portato all'arresto di 25 persone accusate di mafia, estorsione, favoreggiamento e ricettazione.

I pentiti hanno già in passato parlato del ruolo di Mariangela Di Trapani, tanto che la donna venne arrestata nel 2008. Per gli inquirenti reggeva le sorti del clan mentre il marito, pluriergastolano, era detenuto al 41 bis, riuscendo a portare all'esterno gli ordini che il boss mandava ai suoi dal carcere.

Condannata a 8 anni, ha scontato la pena. Figlia del boss Ciccio Di Trapani, sorella di un altro boss, Nicola, era soprannominata in famiglia "a picciridda", (la piccolina ndr). In una intercettazione il fratello ne parla con tenerezza: "Mariangela ha sofferto da picciridda" perché - raccontava - durante la latitanza del padre "a scuola non c'è più andata per amore di mio padre e di me... perché se ne è voluta venire con noi".

Moglie di Salvino, killer dell'imprenditore Libero Grassi, sfruttava i colloqui in carcere col marito e i cognati Nino e Giuseppe, entrambi capimafia ergastolani, per mantenere i contatti dei familiari col mandamento di Resuttana, guidato dai Madonia dai tempi in cui a comandare era il suocero di Mariangela, Francesco..continua a leggere http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2017/12/05/mafia-blitz-a-palermo-donna-a-capo-del-clan_cebf5743-bc0e-452c-9ebe-9e9ed305d43b.html

04/08/14

52 anni fa si suicidava Marilyn Monroe, il "sogno" di milioni di uomini.

La notte tra il 4 e il 5 agosto del 1962 l’attrice americana Marilyn Monroe, sex symbol di quegli anni, venne trovata morta nel letto della sua abitazione, a 12305 di Fifth Helena Drive, dove viveva da sola con la sua governante, Eunice Murray. I soccorritori la troveranno sul letto nuda, la faccia in giù, una mano protesa verso il telefono, il flacone del sonnifero lì accanto. La sua morte è ancora avvolta da mistero, in molti hanno dato la loro versione, per alcuni si è suicidata assumendo un’eccessiva quantità di barbiturici, per altri fu uccisa dalla Cia per proteggere i fratelli Kennedy, per altri ancora fatta fuori dalla mafia sempre contro i Kennedy. Il caso venne chiuso molto rapidamente, forse troppo: avvelenamento acuto da barbiturici. Marilyn Monroe, che nella vita si chiamava Norma Jeane Baker Mortensen, visse un’infanzia travagliata, tra adozioni e orfanotrofi, dopo che la nonna materna si rifiutò di prestarle a sua assistenza. A sedici anni, conosce un operaio ventunenne, James Dougherty, che nello stesso anno, diventa il suo primo marito, ma i due si separano dopo appena tre anni. Venne poi convinta ad a intraprendere la carriera di modella da un giornalista-fotografo e le sue foto vennero pubblicate su una rivista. Nel 1946, a venti anni, viene notata dalla 20th Century Fox, che la mette subito sotto contratto e le apre le porte di Hollywood. Da questo momento diventa la bionda Marilyn Monroe, la donna che turbò le notti di milioni e milioni di uomini. Nel 1954 sposa nel Municipio di San Francisco Joe di Maggio, il più famoso giocatore di Baseball americano. Fu un matrimonio difficilissimo, dovuto più che altro alla gelosia di lui, e dopo neanche un anno divorziarono. Due anni dopo, il 29 giugno 1956, con rito ebraico sposa il famoso drammaturgo Arthur Miller, un intellettuale di successo. Sul set del film “Facciamo l’amore” si innamora del partner, il cantante attore italo-francese Yves Montand, e la storia mette in crisi il suo legame con Miller. Inizia così una relazione segreta con l'allora presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy, alcuni fantasticano anche su un legame col fratello Bob, ministro della giustizia. Dopo tutte queste vicissitudini Marilyn ritrova un po' di conforto a fianco di Joe Di Maggio, il suo secondo marito, al quale ultimamente si era riavvicinata. Ad accompagnare la "bionda Marilyn" nel suo ultimo viaggio c'è appunto solo l’ex marito Joe Di Maggio, e pochissimi amici.

16/04/14

Siparietto tra Floris e Lorenzin | Gli avv. di Dell'Utri stopo all'arresto | Scontro tv tra Vendola e Severgnini | Grillo e Levi

Roma - "Ministro, sembriamo marito e moglie. Io le chiedo una cosa e lei me ne risponde un'altra. Finiamola qui...". Siparietto tra Giovanni Floris e Beatrice Lorenzin, nello studio di Ballaro'. Il conduttore del talk di Rai 3 chiede dettagli al ministro della Salute sull'entita' dei tagli nel suo comparto e l'esponente Ncd, a commento dell'impianto generale della trasmissione, auspica che "in futuro si facciano anche dei consuntivi sul lavoro del governo e non solo dei processi preventivi".
Qui Floris ribatte che "facciamo interviste, non processi, poi se i ministri non mi danno le risposte". Lorenzin tiene il punto e rileva che "allora ha sbagliato ministro: doveva invitare quello dell'Economia" per avere il dettaglio dei tagli". (AGI) .

PALERMO - I difensori di Marcello Dell'Utri hanno impugnato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla corte d'appello di Palermo nei confronti dell'ex senatore. Il tribunale del riesame entro dieci giorni deve fissare l'udienza e decidere sulla richiesta. Nell'atto di impugnazione i difensori sostengono che il loro cliente non sia fuggito in Libano per sottrarsi alla sentenza della Cassazione che avrebbe potuto confermare la sua condanna per concorso in associazione mafiosa. (ANSA)

Roma - Scontro tv tra Nichi Vendola e Beppe Severgnini sull'immagine del Sud, nello studio di Ballaro'. Il giornalista lamenta che "solo il 13 per cento del turismo straniero va al Sud Italia, l'ho scritto sul New York Times e si sono arrabbiati tutti, ma e' la verita'". "Voi parlate per stereotipi del Sud", controbatte il presidente della Regione Puglia, che rivendica di aver accolto "tra aprile e maggio, 8mila turisti austriaci". "Non faccia propaganda per la sua regione", rintuzza Severgnini quando Vendola sottolinea che "ci sono molti Sud". (AGI) .

Roma - Il nuovo intervento contro Renzi e Napolitano pubblicato sul blog del leader M5S parafrasa 'Se questo è un uomo' ed è accompagnato da una foto ritoccata dell'ingresso del campo di stermino nazista. Il presidente dell'Ucei: "Un'oscenità sulla quale non si può tacere"Immediata la dura replica dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, con il presidente Renzo Gattegna che parla di "infame provocazione" compiuta "per solleticare i più bassi sentimenti antisemiti e cavalcare il malcontento popolare che si addensa in questi tempi di crisi. È un'oscenità sulla quale non è possibile tacere. Si tratta infatti di una profanazione criminale del valore della Memoria e del ricordo di milioni di vittime innocenti che offende l'Italia intera'' afferma Gattegna.(Adnkronos/Ign)

14/04/14

Boko: hanno ucciso 60 persone | Bonaiutiblascia FI. | M5s "Fuori la mafia dallo stato"

Kano (Nigeria)- Ennesimo massacro ad opera appartenenti al gruppo islamista Boko Haram che hanno ucciso oggi almeno 60 persone nella Nigeria nord-orientale vicino al confine con il Camerun. Il villaggio colpito e' quello di Amchaka e altri vicini: "Lanciando ordigni improvvisarti e appiccando il fuco alle case nelle prime ore del mattino, hanno compiuto un massacro", ha riferito un amministratore locale, aggiungendo che non sazi del sangue versato, "hanno iniziato a sparare indiscriminatamente sugli abitanti del villaggio in fuga". (AGI) .

Roma - Bonaiuti, lo storico portavoce di Berlusconi lascia Forza Italia: ''Decisione sofferta ma pienamente motivata. Resto nel centrodestra per dare una mano a una ricomposizione di tutte le forze di quest'area in direzione riformista e moderata''. Lunedì colloquio con Alfano, appena eletto presidente all'unanimità. (Adnkronos/Ign)

ROMA - Il blog di Beppe Grillo pubblica il testo dell'appello che gli attivisti M5s possono inviare ai senatori per chiedere loro di tornare ad inasprire le condanne per il voto di scambio mafioso. Un appello che gli organizzatori sperano diventi 'virale'. "Non disarmiamo la magistratura nella guerra alle cosche mafiose. Fuori la mafia dallo Stato!", scrivono in cinque stelle.(ANSA)

11/04/14

Dichiarato latitante dalla Corte d’Appello Marcello Dell’Utri, ex delfino di Berlusconi.

Nessuna risposta dal suo cellulare, gli squilli suonano a vuoto. Da questa mattina Marcello Dell'Utri è ufficialmente latitante. La terza sezione della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, ha emesso un ordine di custodia cautelare per pericolo di fuga nei suoi confronti, ma la polizia non ha potuto eseguirlo perché non riesce a trovarlo. Troppo tardi: l’ex senatore del Pdl, condannato a sette anni per mafia e che attende per martedì la sentenza definitiva, potrebbe essere all’estero. Il suo telefono cellulare sarebbe stato localizzato dagli investigatori nei dintorni di Beirut il 3 aprile, ma fonti bene informate hanno smentito l’indiscrezione. L’ex delfino di Berlusconi potrebbe anche aver raggiunto la Guinea Bissau o la Repubblica dominicana, Paesi di cui ha il passaporto. E proprio nell’ultimo Stato, si era rifugiato due anni fa, in circostanze simili, quando sparì nei giorni in cui la Cassazione doveva decidere il suo destino. Nel giallo sulla fuga, spunta anche la testimonianza di un passeggero che avrebbe viaggiato accanto a Dell’Utri su un volo Parigi-Beirut il 24 marzo scorso. L’uomo – che ha chiesto di restare anonimo – ha riferito all’Ansa che l’ex senatore ha viaggiato “in business” ed ha assicurato di averlo visto ritirare il bagaglio una volta atterrato e uscire dall’aeroporto. Alla Farnesina invece “non risulta che l’ex senatore sia in possesso di un passaporto diplomatico italiano” né di un “passaporto di servizio valido”, ovvero quelli previsti per i parlamentari o funzionari non diplomatici. In tutta questa storia l’unica cosa certa è che Dell’Utri risulta irreperibile. “Non rintracciato in alcuno dei luoghi ispezionati - riferisce una nota - al momento risulta irreperibile. La Corte d’Appello – continua la nota – ricevuti i verbali di vane ricerche, ne ha dichiarato lo stato di latitanza”. Verranno attivati nelle prossime ore tutti i canali di ricerca, sia in area Schengen, che in altre aree sensibili per riuscire a individuare la posizione dell'ex senatore. La Procura generale farà una richiesta di cattura internazionale attivando anche l'Interpol per riuscire a trovare l'ex politico. Il Movimento 5 Stelle insorge e chiede le immediate dimissioni del ministro dell'Interno, Angelino Alfano: "Non possiamo che augurare buona latitanza a Marcello Dell'Utri, amico fraterno di Berlusconi e del Pd e chiedere le dimissioni di Angelino Alfano, che fa arrestare e trasferire in Kazakistan una donna e una bambina perseguitate da quel regime, ma lascia fuggire i condannati per mafia", si legge in una nota dei deputati e senatori del M5S.

03/03/14

La "Mafia spa" una vera e propria holding company la piu' grande azienda italiana

Le organizzazioni mafiose gestiscono un giro d'affari da 170-180 miliardi, con un utile che supera i 100 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti, e hanno liquidita' per 65 miliardi. E' quanto calcola lo studio "I costi dell'illegalita' e la lotta alla criminalita' organizzata", pubblicato da Unimpresa, che sara' presentato giovedi' 6 marzo a Roma in occasione di un convegno. Secondo l'indagine, un quinto degli imprenditori, piu' di un milione di soggetti, e' vittima di reati quali racket, truffe, furti, rapine, contraffazioni, abusivismo, appalti, scommesse, pirateria. La "Mafia spa" - spiega una nota di Unimpresa - e' una vera e propria holding company, e' la piu' grande azienda italiana e la prima banca d'Italia. Condiziona il mercato, fa i suoi prezzi e butta fuori i concorrenti. Solo il ramo commerciale della criminalita' organizzata rappresenta - secondo lo studio - quasi il 10% del Pil nazionale, superiore a quello di Estonia, Slovenia, Croazia, Romania. Del resto, i ricavi di cui dispone la criminalita' organizzata vanno ad alimentare un mercato parallelo a quello legale, addirittura maggiore di quello che tiene in piedi il nostro paese. Le vittime dirette della criminalita' organizzata, secondo quanto emerge dal volume, sono in primis le imprese che si ispirano alla legalita' e alla correttezza verso i consumatori, i dipendenti, i risparmiatori: le imprese che, in silenzio, si confanno ai canoni fondamentali dell'etica sociale di impresa. "In certi contesti - spiega Luigi Scipione, autore del libro, professore universitario e membro del comitato di presidenza di Unimpresa - quelli caratterizzati da una sedimentata arretratezza economica e sociale, la criminalita' organizzata ha assunto un ruolo di mediazione sociale, di mediazione economica, un ruolo di interfaccia con la politica e le istituzioni. In alcune aree del Meridione la criminalita' si e' addirittura sostituita ai meccanismi del welfare statale per creare un vero e proprio welfare mafioso". Secondo Scipione "l'illegalita' e la mancanza di regole feriscono a morte l'economia sana, impediscono lo sviluppo nelle regioni povere, scoraggiano gli investimenti. Appare chiara la presa di posizione nonche' la consapevolezza che i condizionamenti della criminalita' organizzata nell'economia rappresentano un grande freno allo sviluppo del Paese e un grande pericolo per le imprese sane: non si possono fare analisi serie sul futuro della nostra economia prescindendo dai dati sull'economia illegale e criminale".                                                                                                fonte(AGI)

26/02/14

Confisca dei beni alla mafia: timido sì dell'UE

L'Europa è ancora indietro  in merito ad una legislazione sulla confisce dei beni provento di reato, pare strano ma è così, sembra invece che l'Italia sia più avanti.
Il Parlamento europeo ha detto dunque sì alla direttiva sulla confisca dei beni provento di reato, ma  "è un timido passo avanti nel tentativo di esportare in Europa le norme che sono già in vigore in Italia" dice Sonia Alfano, eurodeputato dell'Alde, presidente della Commissione antimafia del Pe, che ha lavorato con Rita Borsellino al rapporto della relatrice rumena Monica Luisa Macovei. "E' importante che l'Ue continui ad attrezzarsi con leggi ispirate al 'modello Italia' per frenare il dilagare in Europa delle attività illecite delle mafie - osserva Alfano -. Nel lavoro di redazione del testo abbiamo dovuto fare i conti con quegli Stati membri che preferiscono provvedimenti legislativi che tutelino gli imputati piuttosto che le vittime dei reati. Resta tanto da fare per migliorare le norme sulla confisca approvate oggi".
Sonia Alfano
 "Va messo in evidenza - sottolinea l'europarlamentare - che, in modo incomprensibile, proprio quei paesi che si sono distinti per aver imposto una politica di austerity, mi riferisco alla Germania, sempre pronta a chiedere la spending review, davanti alla possibilità di far recuperare alle casse dell'Unione patrimoni frutto di attività illecite hanno alzato le barricate e hanno impedito l'approvazione di un testo più efficace ed ambizioso". "Ho combattuto una battaglia forte per far comprendere l'importanza di approvare una norma che prevedesse la confisca dei patrimoni illeciti in caso di morte: l'opposizione in Consiglio di alcuni Stati membri ha bloccato tutto. Ci auguriamo - aggiunge - che la direttiva possa entrare in vigore al più presto in tutti gli Stati membri e che le statistiche sulle confische possano dare l'idea di quanto importante sia applicare presto questa direttiva". "E' importante - conclude Alfano - che sia data attuazione anche alle norme sul riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati, proprio come accade in Italia: l'esempio delle attività di Libera e delle altre associazioni che rendono produttivi i beni confiscati ai mafiosi va seguito in tutta Europa".

20/02/14

"Provati i suoi contatti con Cosa nostra" la motivazione della condanna a Raffaele Lombardo

La carica di Governatore della regione Sicilia forse porta iella a chi la ricopre. Dopo Cuffaro anche l'ex presidente della regione Raffaele Lombardo è stato condannato.


Raffaele Lombardo
Catania- L'ex presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo e' stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione dal Gup di Catania, Marina Rizza, nel procedimento in cui era imputato di concorso esterno in associazione mafiosa e di voto di scambio. Lombardo, su sua stessa richiesta, e' stato giudicato con il rito abbreviato. La Procura aveva chiesto 10 anni. Lombardo: sono sereno, me l'aspettavo; ho intaccato interesso torbidi Il Gup ha ritenuto il reato elettorale assorbito in quello di concorso esterno nell'associazione mafiosa e su questa base ha determinato la pena. L'ex governatore e' stato assolto per il capo d'imputazione relativo ai rapporti con il clan mafioso dei Cappello, ma sono stati ritenuti per il resto provati i suoi contatti con Cosa nostra. Oltre alla reclusione, il Gup ha inflitto anche la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per un anno. Con la stessa decisione, e' stato rinviato a giudizio il fratello dell'ex presidente, Angelo Lombardo, ex deputato Mpa, imputato degli stessi reati. Per lui il processo col rito ordinario si aprira il prossimo 4 giugno davanti al Tribunale di Catania. Infine, il Gup ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura per valutare la posizione di Mario Ciancio Sanfilippo, editore del quotidiano "La Sicilia". Raffaele Lombardo, presente in aula alla lettura della sentenza, non ha tradito emozione: "E' l'epilogo naturale di questo processo. Me lo aspettavo. Stamattina l'avevo detto a mia moglie", ha detto l'ex governatore ai giornalisti. Secco il commento del procuratore Giovanni Salvi: "Il nostro castello ha retto".fonte(AGI)

10/02/14

Per ora si conoscono due tasselli del programma Letta | Renzi: "Purchè non sia una operazione finta"

I due punti del programma di Letta: legalità e ripresa economica. Si puntera' soprattutto su sgravi fiscali e sul lavoro, sulla necessita' di agganciare la ripresa attraverso la creazione di nuovi posti, facilitando l'ingresso all'occupazione ai giovani, incentivando le aziende ad assumerli. L'altro punto la "legalità": lotta alle mafie e alla corruzione.


Renzi Letta



Poco altro trapela per quanto riguarda le misure che il presidente del Consiglio ha intenzione di varare, a partire dal piano fiscale che servira' per aiutare le famiglie e le classi meno abbienti. Il capo dell'esecutivo, dunque, e' concentrato sul 'contratto' di coalizione, poi pensera' alla questione degli assetti del governo. Ma il segretario del Pd, pur avendo sbarrato la strada - per il momento almeno - all'opzione della 'staffetta' (considerata come 'extrema ratio') si aspetta una svolta vera e non una semplice operazione di 'maquillage'.

Qualora il premier decidesse di optare solo per dei piccoli innesti, magari cercando di coinvolgere anche i renziani, il sindaco di Firenze - riferiscono i suoi - continuerebbe' "a porre il problema". Tradotto, continuerebbe a tenersi le 'mani libere'. Altra strada, invece, - sottolineano le stesse fonti parlamentari vicine a Renzi - e' quella di un atto di discontinuita' che passi, non attraverso una crisi 'lampo' o, per dirla con le parole di un fedelissimo del segretario Pd, attraverso una "operazione finta".
Necessario, quindi, un 'passaggio politico', con una sorta di azzeramento e di confronto aperto con il Pd che e' l'azionista dell'esecutivo. Una via esclusa dai lettiani, che respingono l'ipotesi di una crisi al buio. C'e' la preoccupazione che aprendo una crisi formale possano saltare tutti gli euqilibri, ma c'e' la convinzione che il Presidente della Repubblica non modifichera' la sua posizione. Giorgio Napolitano e' ancora fermo sulla volonta' di difendere l'esecutivo Letta e il premier parlera' dei futuri scenari proprio con il Capo dello Stato.
I parlamentari vicini al premier ribadiscono che la prima carica dello Stato sara' "il garante" dell'accordo tra il premier e il segretario del Pd, ma al momento sul tavolo c'e' l'idea di non apportare significative modifiche alla struttura dell'esecutivo, considerato poi che Renzi continua a stoppare qualsiasi 'avance' da parte degli alleati di metterci la 'faccia'. Il sindaco di Firenze non fa nomi, ma nel mirino dei renziani c'e', per esempio, anche il ministro Fabrizio Saccomanni, la cui sostituzione sarebbe gradita anche al Nuovo centrodestra.
Angelino Alfano continua a ripetere che dovranno essere Renzi e Letta a trovare un accordo, ma Ncd non sembra disponibile a partecipare ad un esecutivo di scopo targato dal sindaco di Firenze. Sullo sfondo resta sempre l'ipotesi del voto anticipato anche se Giorgio Napolitano ha sempre detto di essere contrario proprio perche' l'Italia ha bisogno di stabilita' e continuita'. Per capire le sorti della legislatura sara' decisiva questa settimana. Martedi' arriva in Aula la riforma della legge elettorale. Dall'esito del voto, sottolineano i renziani, si capira' se c'e' la possibilta' di andare alle urne. "La finestra per andare alle elezioni in primavera - ripetono le stesse fonti - e' ancora aperta".  fonte(AGI)

23/01/14

Totò Riina ne ha per tutti, anche per Barbara Berlusconi definendola “Potentosa come suo padre

Nelle intercettazioni, durante l'ora d'aria di Totò Riina mentre parla con Lorusso, suo compagno di detenzione, Riina parla anche di Barbara Berlusconi: “Potentosa come suo padre” Nuova puntata delle conversazioni con Lorusso intercettate nel carcere di Opera. Il capo dei capi ironizza sulla Minetti e sul Cavaliere, ma parla anche di Andreotti - "persona seria" - e dell'omicidio Dalla Chiesa: "Eravamo pronti a dargli il benvenuto". 

 

Questa volta Totò Riina dice la sua su Barbara Berlusconi, figlia di Silvio: “Min… Barbarella, Barbaretta, sta Barbarella è potentosa come suo padre, perché si è messa sotto quello lì… Lui era un potente giocatore e non ha potuto giocare più, lui dice che vuole venire di nuovo”. Parole che il boss di Cosa nostra ha pronunciato il 18 settembre scorso durante l’ora d’aria nel carcere di Opera (Milano) in compagnia del solito compagno di detenzione Alberto Lorusso.

 La conversazione ha poi toccato altri argomenti collaterali: Nicole Minetti, Ruby “la nipote di Mubarak”, la ventilata candidatura di Silvio Berlusconi in Lettonia alle Europee… E, in altre giornate, Giulio Andreotti e l’omicidio Dalla Chiesa. Tutto captato dai microfoni nascosti della Dia e depositato agli atti del processo sulla trattativa Stato-Mafia in corso a Palermo, come altre conversazioni rese note nei giorni scorsi, comprese quelle contenenti le minacce al pm Nino Di Matteo, che rappresenta l’accusa in quel processo. Riina e Lorusso, in particolare, si chiedono se Berlusconi, ancora leader del Pdl e alleato di Letta, voglia fare cadere l’esecutivo. “Stasera c’è la votazione – dice Lorusso – Il Governo lui non lo farà cadere, non gli conviene fare cadere il Governo”: E Riina: “No, no. Cornuti sono chi sale al Governo. Lo sai com’è”. A questo punto Lorusso parla della possibile candidatura di Berlusconi in Lettonia: “Forse si candida là”. E Riina: “Va là a ‘cafuddare’“. Gli inquirenti hanno tradotto questo termine “nel senso di fare sesso”. E’ Lorusso a spiegare che “Berlusconi è conosciuto dappertutto, sono vent’anni che tutte le televisioni parlano di lui. In tutto il mondo parlano di lui”. Poi i due citano anche Nicole Minetti, l’ex consigliera regionale lombarda: “L’ha fatta assessore (in realtà era stata eletta in consiglio regionale nel listino bloccato, ndr) a 12.000 euro al mese, perché faceva l’assessore? Perche sapeva parlare la lingua inglese”. E Riina ride. Fino a parlare anche di Mubarak e di Ruby Rubacuori, definita “nipote di Mubarak”. “Che figlio di … – dice Riina – le vede che figlio…”. E continua a ridere. Ce n’è anche per Giulio Andreotti, il potente leader democristiano scomparso l’anno scorso. “Andreotti, quello è stato una persona seria, a livello mondiale. Figlio di put…, che persona seria, eh? Chiesa e casa, casa e chiesa. Questo qua era un burattinaio, che cavolo di burattinaio…”, dice Riina a Lorusso il 31 ottobre 2013. Pezzi di storia italiana, filtrati dalla logica del “capo dei capi” che nei primi anni Ottanta portò i “viddani” corleonesi alla conquista di Cosa nostra. “Quando ho sentito alla televisione che il generale Dalla Chiesa era stato promosso prefetto di Palermo per distruggere la mafia ho detto: ‘prepariamoci’. Mettiamo tutti i ferramenti a posto, tutte le cose pronte per dargli il benvenuto”. E ancora: “Lui gli sembrava che veniva a trovare qua i terroristi. Gli ho detto: ‘qua il culo glielo facciamo a cappello di prete”. I due poi si dilungano in considerazioni sull’assassinio del generale, il 3 settembre 1982 a Palermo. Riina poi ironizza sulle tesi che vedono dietro al delitto Dalla Chiesa il coinvolgimento di soggetti estranei a Cosa nostra: “Loro (i figli del generale, ndr) sono convinti che a uccidere il padre fu lo Stato. Ma c’è solo un uomo e basta. Ha avuto la punizione di un uomo che non ne nasceranno più”.

15/12/13

La rivista americana “Forbes” lo inserisce sempre nell’elenco dei criminali «più ricchi del mondo»

Se da cinque anni la rivista americana “Forbes” lo inserisce sempre nell’elenco dei criminali «più ricchi del mondo», una ragione certo ci sarà. Il boss amante del lusso, Matteo Messina Denaro, di lui sappiamo che lo chiamano “Diabolik” o “Testa dell’Acqua” e i suoi lo venerano come una divinità.
Sulla vecchia carta d’identità risulta coltivatore diretto. Sconosciuto è il suo reddito ufficiale, come il suo volto. E' ricercato dal 2 giugno del 1993, e custodisce l’archivio segreto di Totò Riina. Conosce ogni dettaglio sulle uccisioni di Falcone e Borsellino ed è a capo di un impero di qualche miliardo di euro.
Matteo Messina Denaro

Dappertutto è un fantasma. Oggi ha più prestanome Matteo Messina Denaro nella provincia di Trapani di quanti ne abbiamo tutti gli altri boss di Cosa Nostra in tutta la Sicilia, amministratore delegato (di fatto) di aziende turistiche e agricole, vinicole e di ristorazione, di smaltimento rifiuti, calcestruzzo, movimento terra, grande distribuzione, di impianti eolici e fotovoltaici, di ospizi per anziani e case di cura. È proprietario di palazzi e negozi, è il ras degli appalti pubblici, porti, strade, edifici governativi. Sono affari di famiglia. Con la sorella Patrizia. E con il nipote Francesco Guttadauro, il figlio del messaggero “numero 121” in quel ministero delle Poste che aveva messo su Bernardo Provenzano con i suoi pizzini che viaggiavano da una parte all’altra dell’isola. Il nipote prediletto manteneva i contatti con la mafia di Corleone, una sorta di addetto-stampa dello zio. Al quinto posto per pericolosità appena dietro a Osama Bin Laden prima della sua morte e a gangster russi e a narcos messicani (è sempre il magazine Usa a stilare la graduatoria), l’ultimo dei boss siciliani, figlio del campiere (guardia privata di una tenuta agricola) dei latifondisti D’Alì di Trapani, da giovane scavezzacollo che andava in giro su una Porsche ed esibiva Rolex, con la maturità — ha compiuto 51 anni il 16 aprile — e la responsabilità di tenere in piedi una Cosa Nostra in crisi di vocazioni si è trasformato in un grande manager al servizio del popolo mafioso e di se stesso. Un uomo di successo. Anche in tempo di crisi. Come è diventato un Paperon de’ Paperoni l’imprendibile Matteo Messina Denaro? Grazie agli amici che lo adorano e che fanno tutto per lui. Come uno degli arrestati di ieri in un piccolo paese fra Marsala e Trapani, dove Michele Mazzara è conosciuto come “il Berlusconi di Paceco” per quanti “piccioli” faceva girare insieme alle sue ruspe che sono entrate perfino nel carcere dell’Ucciardone. O come Aldo Licata, di Campobello, che concedeva pacchetti di voti — “Onda Nuova” il suo movimento politico — al migliore offerente, centrodestra e centrosinistra, prima all’Mpa dell’ex governatore Raffaele Lombardo, poi a Gianfranco Micciché di Grande Sud, poi ancora ai Democratici Riformisti Siciliani dell’ex ministro Totò Cardinale. Questo Licata è nipote di Carmelo Patti, mister Valtur che ha ancora i suoi alberghi sotto indagine, i giudici hanno appena chiesto il sequestro del suo patrimonio che è calcolato sui 5 miliardi di euro. Il sospetto è che Matteo Messina Denaro abbia più di qualche interesse anche da quelle parti.Come negli appalti che nel 2004 si erano aggiudicati i suoi compari per l’America’s Cup alle isole Egadi. Come è infilato nel business di Vito Nicastri, il re dell’eolico in Sicilia, «il signore del vento» (definizione del “Financial Times”) al quale qualche mese fa hanno sequestrato un miliardo e 300 milioni di euro, 43 società, 98 immobili, 7 auto e 66 fra conti correnti, titoli e fondi d’investimento. A quanto pare, se così stanno le cose, “Testa dell’Acqua” è veramente ricco come sostiene “Forbes”. E anche veramente protetto. Gli danno la caccia ma non riescono mai a prenderlo. Ci vanno vicino, sentono il suo odore, ma lui non si fa acchiappare. Dal giugno del 2010 i servizi segreti hanno messo una taglia su di lui: un milione e mezzo per chi lo fa catturare. Fino ad ora, nessuno ha parlato. Nemmeno quel Giuseppe Grigoli, Pino, che è all’origine della sua fortuna, uno che nel ‘74 aveva una bottega di generi alimentari e dichiarava al fisco 3 milioni ma che qualche anno fa — quando l’hanno preso — aveva sette supermercati nella Sicilia occidentale e beni per 700 milioni di euro. Tutta roba di Matteo. Adesso, in famiglia, sembrano preoccupati che Pino possa «cantare». La residenza ufficiale di Pino Grigoli è Mazara del Vallo, via lungomare San Vito numero 167. A meno di dieci passi dalla sua villa c’è una palazzina a due piani con un citofono e una scritta: Sea-MeWee3. Dentro la palazzina arrivano i dati di un cavo lungo 39 mila chilometri che collega Asia, Medio Oriente ed Europa. È uno dei nodi dei terminali della Sparkle Telecom dello scandalo Datagate, quello delle rivelazioni dell’ex tecnico dell’Nsa e della Cia Edward Snowden. Cose che succedono in Sicilia. Gli 007 che spiano tutto il mondo sono vicini di casa di Pino, l’uomo legato a uno dei più grandi latitanti del mondo.
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