Aumenta il peso delle tasse sulle pensioni complementari: si parla di percentuali che variano dall'11,5% al 20%! Renzi da il via libera alla Legge di Stabilità.
Con questa ulteriore modifica, buona parte delle
pensioni complementari rischierà di volare via per sempre dalle mani degli italiani qualora il contenuto non venisse modificato. Ma di quanto? Secondo i calcoli di
Economiaweb.it almeno del 10% dell’assegno atteso.
1.
CONSEGUENZE DI BREVE PERIODO: IL RITOCCO DEI RENDIMENTI
La tassazione prevista della Legge di Stabilità dovrebbe iniziare dal primo gennaio 2015. Inizialmente, le conseguenze di questo intervento austero delle
tasse riguarderà una minima parte dei
rendimenti netti delle suddette pensioni.
Facciamo un esempio: se pure nel 2015 i prodotti previdenziali riuscissero a segnare risultati mediamente oltre il 5,5-6% lordo (come è accaduto nel 2013 e nel 2014), il rendimento netto con la nuova
tassazione equivarrà al 4,4-4,8% circa, ovvero sia meno di mezzo punto a differenza di quello che si sarebbe registrato invece col vecchio prelievo (4,9-5,4%).
Si tratta dunque di una piccola riduzione dei guadagni, che inizialmente peserà poco o nulla sulle tasche dei lavoratori, visto che i soldi investiti nella
previdenza integrativa restano blindati per molto tempo e di regola vengono riscattati soltanto alla data del pensionamento.
2.
CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE: IL GIOGO SULLA RENDITA FINALE
Ma gli effetti veri e propri della manovra della Legge di Stabilità si sentiranno esattamente al momento della
pensione. Un ritocco di lieve entità per quel che concerne i
rendimenti netti annui, a lungo termine darà vita infatti ad un taglio importante della
rendita integrativa ottenuta con i prodotti previdenziali.
Facciamo un esempio: se un lavoratore mette da parte
200.00 € al mese in un
fondo pensionistico che produce mediamente il 5,4% netto ogni anno, si ritroverà dopo 40 anni con in tasca una somma (montante finale) di circa 339.000 euro.
Se lo stesso fondo rendesse, invece, mezzo punto in meno al netto delle tasse (come accadrà con l’innalzamento del prelievo
fiscale) a fine carriera il lavoratore si ritrova con un capitale ben più modesto, pari a euro circa
297.000 €.
La differenza sarà quindi di
42.000 €, che si trasformerà automaticamente in una
pensione complementare più misera.
Se ad andare in pensione a 70 anni, ad esempio, un
lavoratore uomo che ha un montante finale di
339.000 €, maturerà una
rendita integrativa di oltre
2.000 € al mese, il 12% in più
rispetto agli
1.780 € mensili che si ottengono invece con un capitale di
297.000 €.
L'aumento prossimo delle tasse previsto sarà di oltre 10 punti percentuali sull’importo della pensione integrativa.