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06/02/17

Consigli imperdibili per fare trading online: rischia il lavoro tempo pieno

Consigli imperdibili per fare trading online: rischia seriamente il lavoro a tempo pieno! 


I Trader professionisti affermano sia possibile ottenere un buono stipendio occupandosi esclusivamente di operare investimenti online.

Tu potessi ottenere €2500 al mese seduto comodamente sul tuo divano a investire online seguiteresti lo stesso a svegliarti ogni mattina per andare a lavorare.
I trader più esperti e chi ha appena iniziato col trading online sostiene che questo è l'unico investimento che assicura comfort, libertà e flessibilità.
E la maggior parte di loro non si dedica più di 20 minuti al giorno a investire e guadagnare.
L'idea di guadagnare senza lavorare effettivamente è molto invitante. Il trading online ti permette di investire personalmente, senza bisogno di un agente, e di farlo quando vuoi e ovunque tu sia.

Per quelli che ancora non hanno familiarità con questo tipo di investimento, spieghiamo che il trading online si tratta di comprare e vendere azioni, merci e valute sui mercati globali.

Leggi articolo originale

08/03/15

Jobs Act: Contratto a Tutela Crescenti? Per Accedere al Mutuo non basta

Il Jobs Act è appena partito e già si incontrano i primi intoppi per i lavoratori assunti con il nuovo contratto a tutele crescenti. Ottenere un mutuo in banca sarà davvero un’impresa.


I primi due decreti del Jobs Act, sono stati firmati dal presidente della Repubblica ieri 7 marzo 2015, ancora altri due, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e la riforma del lavoro di Matteo Renzi entrerà ufficialmente in vigore, e segnali positivi sono arrivati dalle imprese che hanno annunciato consistenti assunzioni per rinfoltire il loro organico.

Ma il primo intoppo fa dubitare dell’effettivo risultato del Jobs Act. In un articolo apparso su Repubblica.it di ieri, Matteo Pucciarelli e Silvia Valenti, per uno studio si sono finti una coppia in cerca di mutuo per acquistare la prima casa. Hanno recitato la parte di due findanzati: lui 30 anni, geometra, assunto dallo studio dove lavorava precedentemente come collaboratore, con il nuovo contratto "a tutele crescenti" 1600 euro al mese e tredicesima; lei trentenne, grafica, un vecchio indeterminato a 1200 euro al mese e tredicesima.

Si sono recati in vari istituti bancari a chiedere un mutuo per l'acquisto di una bilocale localizzato alla semi periferia di Milano, dal valore di 200mila euro e 70mila euro di anticipo richiesti. Presentano la loro richiesta negli uffici dei maggiori gruppi creditizi del Paese. In tutte le filiali le risposte sono simili: "Non conosco il contratto, devo informarmi se vale come uno a tempo indeterminato" oppure "E' meglio che abbiate un garante" e ancora "Sarebbe consigliabile stipulare anche un'assicurazione dal costo modico di 12mila euro, che copre il mancato pagamento delle rate a causa della perdita del lavoro".

E' evidente che serve un adeguamento del sistema del credito alle novità introdotte con il Jobs Act.
Se il mondo del credito non si adeguerà per tutelare i lavoratori a contratto a tutele crecsenti, la forbice tra vecchi e nuovi assunti non potrà che allargarsi anche al fronte ben più grave dell’accesso al credito. Per ora gli unici benefici sembrano

Al momento, stante un probabile incremento dei posti di lavoro, le uniche garanzie sembrano ancorate ai datori di lavoro, mentre i lavoratori dovranno forse rassegnarsi ad un precriato perenne, almeno così li vedono le banche.fonteLeggiOggi.it

21/02/15

Accordo dell’Eurogruppo Porta a Livelli Record Wall Street

La notizia sull'accordo raggiunto ieri dall'Eurogruppo per la Grecia ha fatto schizzare a nuovi livelli record la più grande piazza finanziaria del mondo Wall Street 


Terminato il Dow Jones e l'indice S&P500 guadagnato rispettivamente lo 0,86% a 18.140,63 punti e lo 0,61% a 2.110,30 punti. Il Nasdaq: +0,63% a 4.995,97 punti. Il FTSE MIB di Piazza Affari ha chiuso gli scambi con un rialzo dello 0,24%.
I listini di New York, dopo un avvio debole si sono attestati sui record storici. Il Pmi manifatturiero, negli Stati Uniti è salito di 1,6 punti rispetto il mese di gennaio. Il dato di febbraio è il più alto dal novembre scorso ma ancora sotto la media del 2014. C’è da dire che molti operatori hanno approfittato del momento di incertezza sull’accordo tra Grecia e Eurogruppo, per fare profitto.

Piazza Affari invece è salita del 14% dall'inizio del 2015 e del 5% nell’ultima settimana. Gli indici europei hanno annullato i ribassi iniziali con una reazione più che positiva dopo i dati Pmi dell’Eurozona. L'indice Pmi composito, che monitora l'attività manifatturiera e dei servizi, è salito a febbraio rispetto gennaio, segnando la punta massima da 7 mesi. Il dato è anche migliore delle stime degli analisti, che puntavano  una pencentuale più bassa.

|"A Milano tra i singoli titoli debole Telecom Italia dopo i dati di bilancio. Proseguono gli acquisti su Banca Mps, ancora oggi il miglior titolo di Piazza Affari. Titoli di Stato Lo spread tra il Btp e il Bund tedesco ha chiuso in lieve calo a 120,1 punti base, col tasso sul titolo decennale del Tesoro all'1,57%. Il differenziale di rendimento della Grecia si attesta a 921 punti base, col rendimento dei titoli ellenici al 9,57 per cento. Euro in calo, rimasta sotto pressione, ma dopo la chiusura di Wall Street è stata scambiata a 1,1379 dollari. La moneta europea dopo essere scesa sotto quota è tornata a risalire".
Fonte www.ilsole24ore.com
 

19/02/15

Spesa pubblica sproporzionata rispetto ai servizi prodotti

È un’opinione diffusa che la spesa pubblica sostenuta in Italia è sproporzionata rispetto ai servizi che offre ai cittadini.


Negli ultimi anni è entrato a far parte del nostro linguaggio quotidiano un nuovo sillogismo, la spending review. Il suo compito sarebbe quello di ridurre gli sprechi nella Pubblica Amministrazione. Facendo un salto agli albori della nostra Repubblica, quello che salta agli occhi, e che gli unici tagli che sono stati perpetrati nei confronti della Pubblica Amministrazione sono gli articoli che la regolamentano. Infatti la sezione II dell’Ordinamento della Repubblica comprende due soli articoli.

All’articolo 97, si parla di buon andamento e di imparzialità nell’amministrazione, si enfatizza che nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenze, le attribuzioni e le responsabilità dei funzionari. Infine si ricorda che agli impieghi si accede per concorso salvo i casi stabiliti dalla legge. I pubblici uffici sono al servizio esclusivo della Nazione.

Mentre l’articolo 98,
nel suo ultimo comma ammette per legge, la limitazione al diritto di iscriversi ai partiti politici da parte di magistrati, militari di carriera in servizio attivo, e rappresentati diplomatici e consolari all’estero. Tutto in fin dei conti suona stonato. Al di là della sua apparenza scialba e generica, offre forse lo spunto per alcune riflessioni sull’immagine deteriorata della Pubblica Amministrazione.

Quello che più turba l’opinione pubblica, e che nonostante la riforma della Pubblica Amministrazione, oggi per altro modernizzata, a “funzione pubblica” e rilevata al rango, (si spera non vuoto) di Ministero, c’è un sottosegretario con un capo di gabinetto. ma alla resa dei conti, rispetto al vecchio Direttore Generale, sostanzialmente non è cambiato nulla. È rimasta la vecchia struttura mortificante.

Allora pensare al buon andamento, diviene terribilmente eufemistico. Competenze, attribuzioni, con infrastrutture pletoriche, sono concetti che sfumano, sono cannoni per uccidere le pulci. Responsabilità, laddove il clientelismo si è radicato in modo tenace, è un’altra parola da riqualificare. Senza considerare la lista degli sprechi, che è esageratamente lunga. Con sprechi ormai diventati seriali. A pensare che ci avevano promesso più efficienza e meno sprechi con l’avvento dei sistemi informatici e telematici.
spending review

Non voglio con questo addossare colpe esclusivamente ai politici, che tuttavia hanno un consistente peso di responsabilità, e tanto meno agli stessi burocrati, vittime (per così dire) del sistema. In ogni modo è necessario dire con chiarezza dove intervenire in modo da rinnovare e ridurre i costi.

E’ un sistema che si deve recuperare, è un’immagine di fiducia e di credibilità che deve essere ricostruita. Ma come in ogni altro campo, per giungere a una riforma strutturale, c’è bisogno della collaborazione di tutti. L’efficienza operosa deve essere portata al servizio del cittadino, oltre a rivalutare la spesa pubblica, con un’ incidenza più coerente rispetto al sistema parassitario odierno che pesa non poco sul bilancio dello stato.



10/11/14

Stop ai prezzi del carburante | Settembre record di consumi

I consumi di carburante sono lievitati in maniera esponenziale, a causa degli effetti generati dal forte calo dei prezzi del petrolio all'interno dei mercati internazionali.


La suddetta tendenza appare trovare maggiore accentuazione nelle passate settimane ed ad oggi pare essere stata totalmente metabolizzata, ma ciò nonostante è ancora in grado di farsi avvertire già nel mese di settembre, mese in cui si è potuto registrare un significativo aumento da molto tempo a questa parte. In base all'opinione del Centro Studi Promotor, le vendite di benzina e gasolio per auto sono infatti aumentate del 4,2% rispetto allo stesso mese del 2013, con il diesel a fare la parte del leone.

A quanto viene quotato
In confronto allo scorso anno come ora, a settembre i prezzi sono diminuiti alla pompa della benzina (-1,87%), contrariamente a quelli del diesel che sono scesi del 3,58%. Nello specifico i dettagli dei consumi che sono stati oggetto di rilevamento da Promotor, registrano in evidente vantaggio il gasolio (+5,6%), a fronte di un più misurato aumento della benzina (+0,9%): il merito va tutto al fatto che il prezzo del greggio è calato, dal momento che il carico medio di imposte si è innalzato sia per quel che concerne il fronte benzina (+0.97%) che in quello che riguarda il gasolio (+0,44%). Nonostante il buon settembre (e si presume anche ottobre), il "saldo" parziale dei consumi 2014 resta negativo, con un calo dello 0,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nel complesso, l'incasso alla pompa per l'industria petrolifera è calato del 5%, ma i proventi del Fisco sono cresciuti dello 0,7.

Si frena bruscamente. 
Stop ai prezzi del carburante
Stop ai prezzi del carburante
Dopo un mese di continua predisposizione al ribasso, il calo dei prezzi si è notevolmente fermato, grazie ad una maggiore stabilità dei mercati internazionali. Secondo i rilievi di Staffetta Quotidiana, la benzina, è a 1,758 € al litro (6 cent in meno rispetto agli inizi di ottobre), invece il diesel è a 1,667 € (5 cent in meno).

05/11/14

Mps chiede un aumento del capitale per far fronte alla bocciatura della Bce

Dopo allo straordinario aumento di capitale da 5 miliardi varato il giugno scorso, Mps è pronta a rifarlo rinunciando al consorzio di garanzia


Di quanto sarà la ricapitalizzazione decisa dai vertici della banca, Profumo e Viola, sarà contenuto nella documentazione che verrà sottoposta a breve al Cda, che conterrà anche come recuperare i 2,1miliardi di euro necessari a far fronte al deficit di capitale riscontrati dagli stress test della Bce.

Il piano di ricapitalizzazione si dovrà consegnare entro il tempo imposto dalla Bce, 10 novembre. Per questo i lavori procedono alacremente sotto l'occhio vigile del Tesoro, di Bankitalia e della Bce. 
Bce, che dal prossimo 4 novembre  avrà giurisdizione sulla banca Mps.  Il team di lavoro della banca, sa bene che il tempo stringe e il mercato è da recuperare dopo il massacro del titolo con la bocciatura negli esami europei.(-40%, in una settimana, con una capitalizzazione scesa a 3,1 miliardi).

La situazione è molto delicata dopo ad un crollo quasi da fallimento. Anche se viene giudicato eccessivo da chi lavora a fianco del Monte, la situazione comunque è critica tanto da indurre
il sindaco di Siena, Bruno Valentini, e il presidente della Toscana, Enrico Rossi, ha sollecitare il premier Matteo Renzi a far entrare “temporaneamente” lo Stato nel capitale. Non vogliono invece far parte del capitale, e neanche temporaneamente l'Unicredit e Itesa. Ma sembra invece che banche come la Goldman Sachs, Mediobanca, Morgan Stanley, Jp Morgan, Bofa, Barclays, già presenti  nell'aumento da 5miliardi, siano interessate, anche se non è ancora noto la cifra della nuova ricapitalizzazione

Monte Paschi di Siena
Monte Paschi di Siena
Intanto si agita anche la politica, con il vice presidente del Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che preannuncia la richiesta di un'inchiesta parlamentare che “metta sul banco degli imputati capi della sinistra e controllori dormienti di via Nazionale”. Oltre a Mps, anche Carige - l'altro istituto bocciato dalla Bce - dovrà recuperare 814 milioni di euro e darne conto alla Bce. La scelta di ricorrere a un aumento da almeno mezzo miliardo è stata contestata dalla Fondazione che, temendo di essere spazzata via, chiederà alla banca di battere prima la strada di un'alleanza.


01/11/14

Ritoccato il tariffario di Poste Italiane | Ecco l'elenco delle nuove tariffe

Le poste italiane ritoccano le tariffe dei servizi di corrispondenza per conformarli ai criteri definiti dall'Autorità per la Garanzia delle Comunicazioni. L'adeguamento entrerà in vigore dal primo dicembre 2014. Lo comunica con 30 giorni di anticipo, per dare tempo di informarsi sul sito internet dell'azienda www.poste.it e presso gli Uffici Postali.

Le Poste dicono:
"Considerato l'attuale, limitato uso dei servizi postali le nuove tariffe hanno un impatto praticamente nullo sull'inflazione e determineranno un aumento estremamente limitato della spesa delle famiglie. In particolare i prodotti nazionali determineranno un incremento del tasso di inflazione pari a 0,00028% ed un aumento annuale della spesa delle famiglie pari a 10 centesimi. L'incremento della Posta Prioritaria incidera' sull'inflazione per lo 0,00006% e sulle famiglie per 2 centesimi in un annoe il nuovo prezzo della Posta Raccomandata pesera' sull'inflazione per lo 0,00022% e sulle famiglie per 6 centesimi all' anno".

Posta Prioritaria Retail (ossia quella affrancata con francobollo o consegnata all'Ufficio Postale) e' previsto un incremento di 10 centesimi per gli invii fino a 20 gr, che porta il prezzo da 70 a 80 centesimi.
Posta Raccomandata da Ufficio Postale fino a 20 gr passa da 3.60 a 4.00 euro. Gli adeguamenti riguardano tutti gli scaglioni di peso e anche gli analoghi servizi internazionali e l'avviso di ricevimento.
Pacco Ordinario nazionale la tariffa e' stata suddivisa in due fasce di peso, con una diminuzione di prezzo per i pacchi fino a 10 Kg, che scendono a 9 euro, e un incremento per quelli superiori a 10 Kg, che salgono a 12 euro.
Pacco Ordinario internazionale e' stata riformulata l'intera offerta, per differenziare i prezzi in funzione del Paese di destinazione.

Nella rimodulazione delle tariffe e' prevista anche la riduzione di 60 centesimi per le notifiche degli atti giudiziari, mentre rimane invariato il prezzo di tutti gli altri prodotti, incluse le lettere inviate online e le assicurate. Poste Italiane ha deciso di prorogare di un anno la promozione attualmente in corso a favore dei cittadini con piu' di settanta anni e dei possessori di "social card" per l'acquisto dei cosiddetti servizi al destinatario,che prevede uno sconto del 50% sui servizi "Chiamami", "Aspettami" e "DimmiQuando"; alle medesime categorie sara' applicato uno sconto del 50% anche sul servizio "Raccomandata da Te" (2,00 euro anziche' 4,00 euro), che prevede la possibilita' di richiedere il ritiro della raccomandata a domicilio. fonteAGI

28/10/14

"Crollano le banche-i mercati delusi-stress test"? | Proviamo a capirci qualcosa

Oggi grandi titoli sui quotidiani di economia: "Crollano le banche e l'Italia trema", "I mercati delusi dal governo", "La bocciatura dei bilanci bancari", "Bce commette un errore sullo stress test-chiuso per la correzione il sito di Mps-scoperto un errore sul 'capital ratio 2013'".

Ma gli esperti dicono: "Solo chi non voleva vederli poteva ignorare i segnali di un clima internazionale mutato in peggio nei confronti dell'Italia e del suo governo".
"I risultati degli esami sulle banche resi noti domenica non hanno che reso drammatico questo momento, con il crollo della Borsa del 2,4% e lo spread in aumento a 170 punti. Un allarme di cui sarebbe bene che il premier e i suoi ministri tenessero buon conto".

Difficile per un profano di "Economia" e "Finanza internazionale" capir qualcosa in questi intricati titoli fatti di termini che non conprende. Proviamo a comprendere, poco, ma almeno farcene un'idea.
In America nello scorso settembre si è tenuto l'ultimo vertice del Fondo monetario, dove autorevoli analisti italiani rispondevano alle domande di colleghi e investitori stranieri su cosa avrebbe prodotto la legge sul Senato, a che punto fosse invece quella elettorale e quando sarebbe arrivato il Jobs Act. Il mese successivo in altre occasioni come negli incontri riservati organizzati da banche a Londra e a Parigi, le domande agli esponenti italiani erano le stesse solo più incalzanti. Il 15 ottobre, indiscrezioni sulla tenuta delle banche greche hanno abbattuto la Borsa di Milano del 4,5%. Una settimana dopo, il 21 ottobre, il Financial Times ha cancellato l'annuale summit sull'Italia già programmato a Roma per metà novembre.

Ma se due o tre mesi fa la Borsa italiana era tra le migliori d'Europa nel 2014, cosa è successo?
  • La recessione con un ulteriore calo del Pil trimestrale (Prodotto interno lordo )
  • Con l'avvicinarsi della legge di stabilità, il governo ha chiesto flessibilità (i conti erano sicuramente sforati)
  • Mentre di riforme neanche l'ombra, se ne parla ma non si fanno.
  • In più la Banca Centrale Europea ha iniziato a fare gli stress test alle banche dei paesi dell'unione, arrivati a scadenza nel momento più difficile e sfortunato che si potesse immaginare. ( Con Stress test si intende  un programma di analisi per valutare il capitale che un istituto bancario accantona per fronteggiare eventuali situazioni di crisi )
 In realtà dietro la bocciatura di alcune banche italiane c'è il timore che i conti del Paese siano di nuovo a rischio come lo erano tre anni fa. Per semplificare e far capire al profano: "Gli investitori non verranno mai ad investire i loro soldi in Italia se non c'è una politica stabile con leggi chiare, non vogliono rischiare di perdere i loro investimenti; l'Italia senza investitori è destinata a fallire".

23/10/14

Il 10% delle pensioni complementari Renzi le fa "fuori"

Aumenta il peso delle tasse sulle pensioni complementari: si parla di percentuali che variano dall'11,5% al 20%! Renzi da il via libera alla Legge di Stabilità. 


Con questa ulteriore modifica, buona parte delle pensioni complementari rischierà di volare via per sempre dalle mani degli italiani qualora il contenuto non venisse modificato. Ma di quanto? Secondo i calcoli di Economiaweb.it almeno del 10% dell’assegno atteso.

1. CONSEGUENZE DI BREVE PERIODO: IL RITOCCO DEI RENDIMENTI 
La tassazione prevista della Legge di Stabilità dovrebbe iniziare dal primo gennaio 2015. Inizialmente, le conseguenze di questo intervento austero delle tasse riguarderà una minima parte dei rendimenti netti delle suddette pensioni. Facciamo un esempio: se pure nel 2015 i prodotti previdenziali riuscissero a segnare risultati mediamente oltre il 5,5-6% lordo (come è accaduto nel 2013 e nel 2014), il rendimento netto con la nuova tassazione equivarrà al 4,4-4,8% circa, ovvero sia meno di mezzo punto a differenza di quello che si sarebbe registrato invece col vecchio prelievo (4,9-5,4%). Si tratta dunque di una piccola riduzione dei guadagni, che inizialmente peserà poco o nulla sulle tasche dei lavoratori, visto che i soldi investiti nella previdenza integrativa restano blindati per molto tempo e di regola vengono riscattati soltanto alla data del pensionamento.

2. CONSEGUENZE A  LUNGO TERMINE: IL GIOGO SULLA RENDITA FINALE 
Ma gli effetti veri e propri della manovra della Legge di Stabilità si sentiranno esattamente al momento della pensione. Un ritocco di lieve entità per quel che concerne i rendimenti netti annui, a lungo termine darà vita infatti ad un taglio importante della rendita integrativa ottenuta con i prodotti previdenziali. Facciamo un esempio: se un lavoratore mette da parte 200.00 € al mese in un fondo pensionistico che produce mediamente il 5,4% netto ogni anno, si ritroverà dopo 40 anni con in tasca una somma (montante finale) di circa 339.000 euro. Se lo stesso fondo rendesse, invece, mezzo punto in meno al netto delle tasse (come accadrà con l’innalzamento del prelievo fiscale) a fine carriera il lavoratore si ritrova con un capitale ben più modesto, pari a euro circa 297.000 €.


La differenza sarà quindi di 42.000 €, che si trasformerà automaticamente in una pensione complementare più misera. Se ad andare in pensione a 70 anni, ad esempio, un lavoratore uomo che ha un montante finale di 339.000 €, maturerà una rendita integrativa di oltre 2.000 € al mese, il 12% in più rispetto agli 1.780 € mensili che si ottengono invece con un capitale di 297.000 €.

L'aumento prossimo delle tasse previsto sarà di oltre 10 punti percentuali sull’importo della pensione integrativa.


19/10/14

C'era una volta il Sig.Rossi



Ormai siamo giunti al capo linea, ormai il Sig. Rossi e la Sig.ra Bianchi, hanno firmato l’atto di resa. Uomini e donne che sostenuti dalle speranze, avevano superato  l’austerity degli anni ’70, che avevano formato famiglie, allevati e cresciuti figli, e con tanti sacrifici avevano consolidando i propri patrimoni. Tutto questo fino a un decennio fa, quando è arrivata la famigerata  crisi economica e ha cambiato tutto.

Abbiamo assistito ed assistiamo tutt’oggi a un ridimensionamento globale, con conseguenze evidenti. ormai la famiglia Rossi è stata travolta dalla crisi, spazzata via come solo un uragano è capace di fare. Distruggendo un’esistenza che sembrava indistruttibile.

Ovunque ci si gira ci sono rincari, un punto all’IVA, un aumentano alle addizionali Regionali e Comunali, una spintarella anche alle imposte di bollo sui conto correnti, perennemente in rosso.
Sig. Rossi, personaggio ideato dal fumettista
B. Bozzetto, simbolo del cittadino italiano medio
Hanno sostituito l’ICI con l’IMU, cambiando le sigle ma non il contenuto, anzi sono state aumentate le aliquote. E giusto per non farci mancare nulla, si è sostituita la vecchia TARSU con TARES e TASI, anche qui qualche decina di euro in più da tirar fuori. Senza contare, ovviamente, il peso di altre tasse e balzelli. Ormai è evidente, non c’è bisogno di statistiche per confermarlo, il ceto medio, quello che ha contribuito negli anni '70 a risollevare  l’economia del paese, è stato distrutto ed annientato dalla mannaia del fisco.

I numeri che ormai vengono snocciolati dalle varie agenzie, sono allarmanti e preoccupanti, e i nostri rappresentanti politici, perché legalmente e giuridicamente tali dovrebbero essere, sono ben consapevoli, della situazione. Un gesto simbolico sarebbe ridursi lo stipendio, non migliorerebbe la situazione ma sicuramente otterrebbero forse qualche consenso in più. Invece no, ogni volta che si tocca questo tasto dolente si osservano scene di panico, perché ridursi lo stipendio di qualche miglia di euro, secondo il loro modesto parere, li porterebbe a vivere in condizione disagiata.

L’unica cosa di cui ci parlano, è di un sistema bloccato, adottando sempre la stessa formula, “”ci faremo carico””. Speriamo che prima o poi qualcuno si impegni per davvero, altrimenti una volta distrutta definitivamente la famiglia Rossi, nodo centrale di tutta l’economia, chi pagherà le tasse per far si che i nostri politici non vivano in austerità?

Non voglio essere censurato, e quindi non trascriverò quello che in questo momento mi passa per la mente. Voglio solo auspicarmi che si faccia presto. Spero che quell’articolo 1, principio fondamentale della nostra costituzione non rimanga solo una norma. Molte sono le esigenze da esaudire, ma se non si ha un’inversione di tendenza, la situazione diventerà sempre più insostenibile. Quindi tocca a voi classe politica trovare delle soluzioni concrete, soluzioni che possano essere condivise da tutti. Altrimenti mi sorge spontaneo il dubbio che siete pronti a sottrarci anche quel poco di dignità che ci è rimasta. Ormai siamo alla frutta, e state ben certi che il caffè a molti piace amaro!!!

18/10/14

Cambia pure il "paradiso fiscale" irlandese

Cambia pure il paradiso fiscale irlandese! I benefici goduti dalle cosiddette aziende "over the top", sarebbero ormai destinate a mutare, almeno per quel che concerne l'Europa. 


C'era una volta il paradiso fiscale irlandese.
Prima d'ora, l'Irlanda era stata preferita da molte aziende per insediarvi la propria sede amministrativa. Il motivo è semplice, infatti il Governo di Dublino mette a disposizione le agevolazioni generate da una tassazione agevolata differentemente quanto capita di trovare in altri Paesi dell'Unione Europea, garantendo alle società più celebri e meglio strutturate notevoli risparmi.

Tassazione da record.
A tal proposito, gli introiti appartenenti alle società irlandesi, sono soggetti ad una tassazione davvero minimale, equivalente al 12,5% e usufruendo del cosiddetto meccanismo fiscale ovvero sia il "Double Irish", le aziende avranno modo di muovere i loro profitti generati in Paesi dove le tasse sono più pesanti verso l'Irlanda. Negli anni '80 Apple è stata l'azienda che ha svolto un'azione che ha fatto storia per ciò che riguarda l'utilizzo a proprio vantaggio del "Double Irish".

Il paradiso chiude.
A seguito le recriminazioni che sono giunte in maniera copiosa dalle altre nazioni europee e non (Il Senato USA muove accuse ad Apple: non paga le tasse; per non parlare degli inglesi con Facebook: il social network paghi le tasse; Out out su Google e sugli altri colossi in materia di tasse?; Tasse: il Parlamento inglese richiama Google ed Amazon), l'Irlanda ha maturato la decisione di non voler più rimanere il "paradiso fiscale" delle multinazionali. Michael Noonan, il ministro delle finanze irlandese, a provato che il meccanismo del "Double Irish" non potrà più essere adottato dalle aziende che decideranno di aprire una sede in Irlanda, a partire dal prossimo anno.

Tutte le altre società (si pensi quindi a Google, Apple, Microsoft, Oracle & C.) avranno invece tempo fino al 2020 per riorganizzarsi.


Non hai il televisore ma devi pagare il canone TV ugualmente

Firmato dal sottosegretario Giacomelli il piano che sconvolgerà il canone TV. Dovranno pagarlo tutti, anche chi non ha un televisore. Si chiamerà "contributo al servizio pubblico radio-tv".

“Io non ho il televisore in casa e non pagherò la tassa TV” diceva stamattina un signore al bar. Giusto. Se una persona non ha il televisore non dovrebbe pagare il canone. Non è di questo avviso il nostro Governo nella persona del sottosegretario Giacomelli, il quale sembra abbia firmato un piano per sconvolgere il canone Rai, piano che si chiamerà "contributo al servizio pubblico radio-tv"; per il via libera si aspetta solamente l’OK del Premier Matteo Renzi.

In poche parole tutte le famiglie dovranno pagare questo contributo, che siano o no possessori di un apparecchio televisivo; in questo modo il canone diventerà una vera e propria imposta. Ma quanto si dovrà pagare? Secondo la previsione del Giornale il nuovo "contributo" sarà tra i 35 e gli 80 euro, a seconda del reddito familiare, sensibilmente inferiore al canone RAI attuale che è di 113,50 euro.

Fregatura o no? Con questo provvedimento ne beneficeranno le famiglie che si sono comportate onestamente fino adesso, cioè quel 60% circa che pagava già il canone Rai e che ora pagherà meno, il 38% di evasori sarà costretto “all’onestà” cominciando a pagarlo, probabilmente dal 2015, mentre per il restante 2% di persone che non possiede un apparecchio TV, per scelta o per condizioni economiche non proprio ideali, sarà una vera e propria fregatura. (immagine presa dal web

14/10/14

Paperon de Paperoni sempre più ricco mentre i nipotini sempre più poveri

I Paperon de Paperoni sono aumentati a dispetto o per meglio dire grazie alla crisi. Mentre i suoi nipotini diventano sempre più poveri.


Secondo le statistiche nel 2000 c'erano solo 41mila persone con un patrimonio netto superiore ai 50milioni di dollari mentre oggi sono 128mila. Secondo il Global Wealth Report di Credit Suisse, il patrimonio complessivo è cresciuto del 20% rispetto al picco pre-crisi e del 39% sopra il livelllo minimo del 2008. Questo ci fa capire che i Paperoni si moltiplicano e i nipotini impoveriscono.

Ma, soprattutto, la percentuale di ricchezza è destinata a salire del 40%,  secondo Credit Suisse, nei prossimi cinque anni, con i mercati emergenti che saliranno al 21% della quota mondiale. E se è ormai assodato che la crisi economica acuisce la differenza tra ricchi e poveri soprattutto in Cina e in India, dove è dato per scontato, stupisce molto per la crescita di Stati Uniti ed Europa.

Gli Usa mantengono salda la prima posizione con un aumento della ricchezza dell'8,9% in parte giustificato dalla progressione del Pil; l'Europa che invece stagna e fatica a ripartire predicando tagli e austerity azzera i consumi, ma non i ricchi il cui patrimonio è aumentato del 10%. La Svizzera registra la più alta ricchezza media, e ha raggiunto un nuovo massimo di 581 mila dollari per adulto. La ricchezza mediana per adulto in Australia, però, è pari a 225 mila dollari, superando di gran lunga la ricchezza mediana svizzera di 107 mila dollari: terza l'Italia a 142mila dollari, nonostante il Paese si appresti a chiudere il terzo anno consecutivo in recessione


13/10/14

Fotovoltaico, geotermico e idroelettrico in crescita

Dopo due anni, ben due anni di segno negativo, finalmente la domanda di energia elettrica registra un segno positivo. In base ai dati di Settembre di quest'anno 2014, in Italia, la domanda di energia elettrica  è stata pari a 26,2 miliardi di kWh, con un incremento dello 0,4% rispetto a settembre dello scorso anno. La variazione della domanda elettrica di settembre diventa tuttavia -0,2% se epurata dell'effetto calendario: rispetto a settembre del 2013, quest’anno, a parità di temperatura media mensile, si è avuto un giorno lavorativo in più (22 vs 21).

I 26,2 miliardi di kWh richiesti nel mese di settembre 2014 sono distribuiti per il 45,9% al Nord, per il 30,2% al Centro e per il 23,9% al Sud. A livello territoriale, la variazione della domanda di energia elettrica nel mese di settembre è risultata positiva al Nord (+0,4%) e al Sud (+0,8%), e negativa al Centro (-0,3%). Nel mese di settembre 2014 la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per l’86,9% con produzione nazionale e per la quota restante (13,1%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero.

In dettaglio, la produzione nazionale netta (22,9 miliardi di kWh) è calata del 2,1% rispetto a settembre 2013. Sono in crescita le fonti di produzione idrica (+18,6%), fotovoltaica (+5,4%) e geotermica (+5,3%). In flessione le fonti termica (-7,4%) ed eolica (-5,1%). In termini congiunturali, la variazione destagionalizzata della domanda elettrica di settembre 2014 rispetto al mese precedente è stata pari a -0,2%%. Il profilo del trend si porta su un andamento stazionario. Nei primi nove mesi del 2014, la domanda di energia elettrica è risultata in flessione del 3,0% rispetto ai valori del corrispondente periodo del 2013; a parità di calendario il valore è pari a - 2,9%.

10/10/14

Non è l'industria che fa la differenza


Padova come Lecce. Nel senso che gli abitanti della città veneta, antichissima sede dell’università dove insegnò il Galilei, e con un economia tipica del nord-est italiano oggi hanno a disposizione un reddito medio procapite ( euro 29.914), uguale a quello dei leccesi  (euro 26.835), con una vocazione al  terziario e con un sistema manifatturiero costituito principalmente da piccole imprese.

E Mantova (euro 23.584)? Chi lo avrebbe detto, che la bella città dei Gonzaga, annidata ai margini del triangolo industriale, scarsa di fabbriche, e famosa solo per i suoi monumenti, per lo stracotto d’asino e i suoi tortelli di zucca, si confermasse tra le città capoluogo più ricche d’Italia. E chi lo avrebbe detto che Basiglio (euro 53.589), piccolo comune in Lombardia, con i suoi 7.600 abitanti fosse il comune più ricco d’Italia.

micro economia
Leggendo la classifica aggiornata del ministero dell’Economia  sugli  8.100 comuni, emergono tantissime sorprese nella lettura delle molteplici microeconomie. Questo ci fa capire che la ricchezza, non segue le catene di montaggio, e neanche le acciaierie. Vincono i centri che non hanno creduto, per preveggenza, o per forza, al tramonto dell’agricoltura. Sono città che non hanno perso il treno dell’industrializzazione, ma la usano a piccola scala. Esse hanno saputo cogliere l’occasione, hanno saputo sfruttare il turismo, per  riconvertire un economia prevalentemente agricola in attività più remunerative.

Bisogna dedurre, che avevano e hanno torto, chi ha fatto polemiche accusando il paese di essere incapace di realizzare grosse cattedrali industriali, senza le quali saremmo senza futuro. Invece il quadro statistico conferma  l’esatta equazione “”piccolo è bello””.  Ormai i modelli di sviluppo economici ancorati a vecchie teorie  hanno fatto il loro tempo.

Oggi non c’è più un’Italia ricca e sicura, che fonda la sua ricchezza su ricette convalidate nei secoli, e nemmeno un’Italia subalterna, condannata a oscillare in bilico sul suo destino. Tutto galleggia su un lago imprevedibile, dove l’aspetto muta ad ogni soffio di vento.

06/10/14

Che fine farà il TFR?

Che fine farà il TFR, il trattamento di fine rapporto dei lavoratori? A me sembra tutto un concone di proposte molto aleatorie che poi, come al solito si risolvono in un nulla di fatto. Ma veniamo a noi, ecco come ce lo spiega Altroconsumo. 

TFR
immagine presa dal web

Il Governo, dopo gli 80 euro in busta paga, sta pensando ad altre misure che possano rilanciare i consumi e ha rispolverato una proposta che circolava già da tempo: mettere il Tfr (o una sua parte) direttamente in busta paga (invece di fare davero qualcosa per rilanciare l'occupazione). Per i lavoratori potrebbe essere una opportunità in più che non necessariamente andrà a indebolire la già fragile previdenza complementare, ma offrirà loro la possibilità, oltre che di spendere il proprio denaro come vorrebbe il Governo, anche di investirlo in un risparmio “fai da te” a fini previdenziali che non passi forzatamente attraverso il risparmio gestito (non capisco perchè la chiamino opportunità, quando l'opportunità vera sarebbe quella di vedere nuovi sbocchi per le attività lavorative e delle imprese).

Ma perché sia realmente una opportunità è importante che l’inserimento del Tfr in busta paga sia fatto bene. In particolar modo occorre che quei soldi conservino comunque la tassazione (più favorevole) prevista per il Tfr e non finiscano a dover pagare la (più salata) aliquota marginale d’imposta. In secondo luogo la manovra deve essere comunque concepita con una certa flessibilità, dando al lavoratore la possibilità di rivedere almeno una o due volte l’anno la sua scelta se farsi dare o meno il Tfr, rimodulandola secondo le proprie necessità. Non da ultimo l’attuale rivalutazione del Tfr è troppo bassa. Deve essere aumentata del 2%.

Allarme olio nei mercati mondiali: Previsti prezzi lunari

Allarme olio d'oliva? Come, Italia seconda nazione produttrice di olio, nella terra degli ulivi c'è stato un calo nella produzione di olive del 30%? E questo ha determinato un aumento della quotazione del mercato pari al 38%. Spagna, maggior produttore mondiale, il raccolto si è dimezzato causa principale il clima. Va meglio nel resto del mediterraneo.

 
«Negli ultimi 12 mesi i futures sull’olio d’oliva vergine scambiati a Jaen, in Spagna, sono aumentati del 17% mentre alla Camera di Commercio di Bari quest’anno con l’inizio della raccolta delle olive si rilevano quotazioni che sono superiori al 38%». Per la Coldiretti l’impennata dei prezzi è la prova che le previsioni dell’Oil World, il servizio di previsione indipendente per i semi oleosi, oli e pasti, colgono nel segno: la produzione mondiale di olio di oliva crolla e dovrebbe scendere del 17% a 2, 9 milioni di tonnellate.

Secondo la Coldiretti la produzione in Italia è scarsa, con picchi al centro-nord dove si stima un calo tra il 35 e il 50 per cento. Ma la situazione è difficile anche al Sud dalla Calabria alla Puglia dove il Salento avrà il calo più sensibile ma anche in alcune aree della zona di Monopoli, Gargano e nel nord del barese, si stima un calo significativo dovuto ad eventi meteo eccezionali. 

Va meglio nel resto del bacino del Mediterraneo. Grecia avrà un buon raccolto, dopo che l’annata di scarica dell’anno scorso, potrebbe arrivare a togliere il secondo posto all’Italia. Secondo l’organizzazione agricola guidata dal presidente Roberto Moncalvo il raccolto si annuncia discreto in Portogallo e in Marocco (intorno alle 70 mila tonnellate) mentre in Turchia la produzione dovrebbe attestarsi sulle 200 mila, in media con gli ultimi anni.

Secondo Coldiretti «il mercato europeo dell’olio di oliva rischia di essere invaso dalle produzioni provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che non sempre hanno gli stessi requisiti qualitativi e di sicurezza». L’Italia, principale importatore mondiale di olio, è più esposto ai pericoli di una importazione selvaggia senza controllo. Per tutelare consumatori e produttori e non compromettere l’immagine dell’olio italiano, occorre evitare che venga spacciato come Made in Italy olio importato». A febbraio l’Ispettorato repressione frodi del ministero delle Politiche agricole attraverso l’apertura di una procedura ex officio è riuscito a far sospendere la commercializzazione di olio falsamente etichettato come Igp nei magazzini Harrod’s di Londra.

30/09/14

Stangata per luce e gas da ottobre

E' in arrivo il "Caro consumi" aumenti previsti del 5,4% per il gas, la crisi ucraina ne è la causa, e del 1,7% per la luce. Il Codacons: «E’ una pessima notizia che avrà conseguenze negative»


Si gonfieranno le bollette si sgonfieranno ulterirmente le tasche degli italiani. Aumenti per luce e gas dal primo ottobre che subiranno un rincaro rispettivamente dell’1,7%,per l'elettricità e del 5,4% (anche per la crisi ucraina) del metano, per un aggravio totale di 21 euro per una famiglia tipo. Tuttavia, l’Autorità ricorda che per tutto il 2014 il risparmio per la bolletta gas sarà di 84 euro.

Per il gas, avverte l’Autorità nella nota, le tensioni sui mercati legate agli attesi rialzi stagionali della materia prima e alla crisi russo-ucraina hanno determinato l’incremento del 5,4% (pari a circa 19 euro per una famiglia tipo); tuttavia, grazie alla riforma che dallo scorso anno ha agganciato i prezzi italiani a quelli di mercato europei, la stessa famiglia tipo nel 2014 avrà risparmiato 84 euro rispetto ai 1.257 euro complessivi della bolletta del gas di tutto il 2013.

 «Si tratta di una pessima notizia per le famiglie italiane e potrebbe avere conseguenze negative nei prossimi mesi, deprimendo ulteriormente i consumi», spiega il Codacons. «In un contesto delicatissimo come quello che sta vivendo l’Italia, con le spese delle famiglie in caduta libera e il potere d’acquisto in costante riduzione, un incremento delle bollette di servizi essenziali come l’energia rappresenta una maledizione, soprattutto per quei nuclei numerosi e a basso reddito - spiega il presidente Carlo Rienzi - Ma a mantenere elevate le bollette del gas degli italiani sono soprattutto le imposte, che incidono mediamente per il 35% sul prezzo finale pagato dai consumatori, contro una media europea del 20%. In tal senso chiediamo al Governo di ridurre al più presto il peso fiscale sulle forniture energetiche degli italiani, allineando le imposte alla media Ue», conclude Rienzi

29/09/14

Torneremo a degustare la "Birra Messina" prodotta dai cittadini

La Birra Messina  che per un secolo si produceva a Messina ritorna a nuova vita grazie all'abnegazione di una quarantina di ex operai. 


Gli operai riaprono lo stabilimento di birra siciliana contro la crisi con l'autogestione: una cooperativa di ex cassintegrati fa ripartire lo storico birrificio di Messina che per quasi un secolo è stato ospite della provincia siciliana. Quando l’impianto nel 2011 ha chiuso, l’intera città ha subito uno choc. Oggi, grazie ai volenterosi ex operai, con professionalità portano avanti l’eredità di quella fabbrica che  si avvia a nuova vita. L’idea degli ex integrati è di “tornare a produrre, senza padroni, la birra della nostra città” investendo tutti i loro risparmi, compresi tfr e mobilità.

Nel 2011 i 40 operai della Triscele (ex Birra Messina) trovano nella cassetta della posta una lettera di licenziamento. Presidiano la fabbrica per un anno, sempre davanti ai cancelli giorno e notte alternandosi in una lotta senza fine. La maggioranza getta la spugna, mentre in sedici decidono di continuare a battagliare e far valere il diritto al lavoro, con altri mezzi. Nasce così la cooperativa “Birrificio Messina”.

Birra Messina
A distanza di due anni, i sedici soci si preparano a festeggiare la loro prima bottiglia. Hanno fatto tutto da soli, investendo i loro risparmi, l'unico vero aiuto che hanno ricevuto dalle istituzioni, sono due capannoni industriali in disuso affidati dalla Regione al termine di una lunga trattativa. Molto più importante, emotivamente parlando ben più significativa è stata la solidarietà e il sostegno dei loro concittadini, che in pochi mesi hanno raccolto e donato oltre 60 mila euro. Alla grande festa prevista per la riapertura, nei primi mesi del 2015, saranno loro gli ospiti d’onore.

Apple accusata di 'elusione fiscale' | Maximulta da Bruxelles

La commissione europea accusa la Apple di "elusione fiscale" e gli combima una multa di miliardi di euro


Il fatto era già noto da due anni, quando al Congresso di Washington, il chief executive di Apple, Tim Cook, fu messo alla gogna per la gigantesca elusione fiscale. In quell’occasione venne fuori il ruolo-chiave dell’Irlanda e l'accusa d'aver usufruito di aiuti di stato irlandesi.
Luca Maestri direttore finanziario della Apple, in un intervista al Financial Times, respinge tutte le accuse, dichiara che «non c’è mai stato un accordo col governo irlandese che configuri un aiuto di Stato». Ma la smentita si riferisce solo a un’interpretazione molto restrittiva e letterale degli aiuti di Stato.
La vicenda
Il governo irlandese per attirare investimenti esteri, ha offerto dei regimi regimi fiscali agevolati simili a quelli di un paradiso fiscale offshore. Nel caso di Apple, per esempio, il prelievo sugli utili è quasi inesistente, l’aliquota è del 2%, ma in pratica la Apple paga anche meno. Con un trattamento così invitante è chiaro che la Apple ha manovrato e convogliato utili fatti in altre aree del mondo verso le sue filiali in Irlanda, sottraendo in questo modo tasse al fisco americano.

All’epoca dell’audizione al Congresso, la Apple aveva accumulato cash per 150 miliardi di dollari, quasi tutto collocato dentro le sedi estere e quindi praticamente esentasse. Ma l’Irlanda cosa ci guadagnava? Poco, almeno secondo la commissione d’inchiesta del Congresso Usa, la quale dichiarò che molte filiali di Apple in Irlanda sono scatole vuote, contenitori finanziari, che non creano occupazione. E' sottinteso che la decisione della Commissione di Bruxelles condanna anche Dublino.

L'accusa d'aver approfittato degli aiuti di stato si ritorce anche verso chi li ha elargiti, anche se la multa colpisce solo Apple. Di fatto gli aiuti di Stato sono perseguibili nel diritto antitrust dell’Unione europea perché rappresentano una distorsione della concorrenza: le aziende che operano in mercati simili in altri Paesi vengono danneggiate. La multa contro Apple, quando verrà annunciata, segnerà un nuovo capitolo nella guerra tra Bruxelles e la Silicon Valley.

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