Padova come Lecce. Nel senso che
gli abitanti della città veneta, antichissima sede dell’università dove insegnò
il Galilei, e con un economia tipica
del nord-est italiano oggi hanno a disposizione un reddito medio procapite ( euro 29.914), uguale a quello dei leccesi (euro 26.835), con una vocazione al terziario e con un sistema manifatturiero
costituito principalmente da piccole imprese.
E Mantova (euro 23.584)? Chi lo
avrebbe detto, che la bella città dei Gonzaga, annidata ai margini del
triangolo industriale, scarsa di fabbriche, e famosa solo per i suoi monumenti,
per lo stracotto d’asino e i suoi tortelli di zucca, si confermasse tra le
città capoluogo più ricche d’Italia. E chi lo avrebbe detto che Basiglio (euro
53.589), piccolo comune in Lombardia, con i suoi 7.600 abitanti fosse il comune più ricco d’Italia.
micro economia |
Leggendo la classifica aggiornata
del ministero dell’Economia sugli 8.100 comuni, emergono tantissime sorprese nella lettura delle molteplici microeconomie.
Questo ci fa capire che la ricchezza, non segue le catene di montaggio, e
neanche le acciaierie. Vincono i centri che non hanno creduto, per preveggenza,
o per forza, al tramonto dell’agricoltura.
Sono città che non hanno perso il treno dell’industrializzazione,
ma la usano a piccola scala. Esse hanno saputo cogliere l’occasione, hanno
saputo sfruttare il turismo, per
riconvertire un economia prevalentemente agricola in attività più
remunerative.
Bisogna dedurre, che avevano e
hanno torto, chi ha fatto polemiche accusando il paese di essere incapace di
realizzare grosse cattedrali industriali, senza le quali saremmo senza futuro. Invece
il quadro statistico conferma l’esatta
equazione “”piccolo è bello””. Ormai i modelli
di sviluppo economici ancorati a
vecchie teorie hanno fatto il loro
tempo.
Oggi non c’è più un’Italia ricca
e sicura, che fonda la sua ricchezza su ricette convalidate nei secoli, e
nemmeno un’Italia subalterna,
condannata a oscillare in bilico sul suo destino. Tutto galleggia su un lago
imprevedibile, dove l’aspetto muta ad ogni soffio di vento.