Il-Trafiletto
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14/10/14

Paperon de Paperoni sempre più ricco mentre i nipotini sempre più poveri

I Paperon de Paperoni sono aumentati a dispetto o per meglio dire grazie alla crisi. Mentre i suoi nipotini diventano sempre più poveri.


Secondo le statistiche nel 2000 c'erano solo 41mila persone con un patrimonio netto superiore ai 50milioni di dollari mentre oggi sono 128mila. Secondo il Global Wealth Report di Credit Suisse, il patrimonio complessivo è cresciuto del 20% rispetto al picco pre-crisi e del 39% sopra il livelllo minimo del 2008. Questo ci fa capire che i Paperoni si moltiplicano e i nipotini impoveriscono.

Ma, soprattutto, la percentuale di ricchezza è destinata a salire del 40%,  secondo Credit Suisse, nei prossimi cinque anni, con i mercati emergenti che saliranno al 21% della quota mondiale. E se è ormai assodato che la crisi economica acuisce la differenza tra ricchi e poveri soprattutto in Cina e in India, dove è dato per scontato, stupisce molto per la crescita di Stati Uniti ed Europa.

Gli Usa mantengono salda la prima posizione con un aumento della ricchezza dell'8,9% in parte giustificato dalla progressione del Pil; l'Europa che invece stagna e fatica a ripartire predicando tagli e austerity azzera i consumi, ma non i ricchi il cui patrimonio è aumentato del 10%. La Svizzera registra la più alta ricchezza media, e ha raggiunto un nuovo massimo di 581 mila dollari per adulto. La ricchezza mediana per adulto in Australia, però, è pari a 225 mila dollari, superando di gran lunga la ricchezza mediana svizzera di 107 mila dollari: terza l'Italia a 142mila dollari, nonostante il Paese si appresti a chiudere il terzo anno consecutivo in recessione


16/06/14

TOCCARE CRISTO NEI POVERI

TOCCARE CRISTO NEI POVERI
madre Teresa di Calcutta
Ho pregato e ancora pregato per voi perché possiate venire a conoscenza dei poveri del vostro ambiente. Venite a vedere. Venite a toccare! Come voi sapete, noi siamo in 52 paesi e abbiamo ovunque queste case per i morenti. Noi raccogliamo la gente dalla strada.
Fate in modo che la gente sia coinvolta nel dividere la gioia di amare. "Con questo amore la gente riconoscerà che siete miei discepoli".
Sapranno che noi apparteniamo a Cristo dal nostro amore per gli altri, dal nostro amore per i poveri. In molti luoghi le persone hanno trovato il cammino di ritorno a Dio venendo in contatto con i poveri. Di recente moltissimi giovani vengono a Calcutta per lavorare sia nella casa per i morenti, sia fra i lebbrosi o nella casa per i bambini.
Un giorno venne pure una ragazza dall'università di Parigi. Sulla sua faccia la preoccupazione. Ma dopo alcune settimane di lavoro nella casa per i morenti, venne da me e mi disse: "Ho trovato Gesù", "Dove?" le chiesi. E lei mi disse: "L'ho trovato nella casa per i morenti". "E che cosa hai fatto?". "Mi sono confessata per la prima volta in quindici anni ... e ho mandato un telegramma ai miei genitori poiché ho trovato Gesù".
Vedete com'è bella questa presenza di Cristo nell'ammalato, nel povero, nel morente; nel non desiderato, nel non amato e nell'affamato. 
E' meraviglioso. Nei vostri paesi, in Europa e in America, non so se la gente muoia di fame... ma io trovo una povertà ancora più difficile da rimuovere: la solitudine di coloro che sono confinati, la sensazione di essere indesiderati, abbandonati, non amati.Insisto sempre con la gente: venite a vedere, a toccare, ad amare. Se non siamo amati, non possiamo amare. È molto bello, un dono di Dio, lo dico sempre, questa casa per coloro che muoiono, questa casa per i bambini, per i lebbrosi. 

E un dono di Dio per la diocesi dove noi stiamo.
E le persone cominciano a capire che noi riceviamo più di quanto diamo loro. Questa è la grandezza dell'amore. Voi che avete i mezzi per portare la gioia dell' amore ai cuori di così tante persone, coinvolgete i vostri giovani, aiutateli a conoscere questa fede.
Guidati dall'amore nelle loro famiglie, essi potranno capire meglio quanto Cristo li ha amati, di quale tenero amore.
Amando capiranno come amare.Perciò, per favore, non siate solo membri della Caritas. E necessario dividere la gioia di amare anche nelle cose più piccole, come il sorriso verso qualcuno. Per le strade, passate di fianco a persone che si combattono. Qual'è la vostra reazione? Prendete il telefono e chiamate? O che altro? Per favore, apriamo i nostri occhi e aiutiamo i nostri giovani a trasformare il loro amore per Dio in azione viva. Per giungere a questo, dobbiamo insegnare loro come pregare.
Il frutto della preghiera è l'approfondimento della nostra fede. E il frutto della fede è l'amore che conduce al servizio. Ma dove comincia tutto questo? Nella propria casa. Anche oggi abbiamo così tante sofferenze, così numerosi problemi, Quello che ho visto è incredibile. La nostra gente soffre ancora così tanto. E nostro dovere aiutarli e dividere con loro la gioia di amare, poiché amando loro amiamo Cristo. E quando verrà il giorno che ritorneremo a casa da Dio, Cristo ci dirà: "lo ero affamato, mi deste da mangiare, ero nudo, mi vestiste; senza casa, mi deste rifugio...". La fame non è solo di pane, la fame è di amore.
I rifiuti della società È il desiderio di esser voluti, di essere qualcuno. La nudità non è solo la mancanza di un abito, è la perdita di dignità e di rispetto. La più grande ingiustizia che abbiamo fatto ai poveri è di averli privati della loro dignità. Li chiamiamo lazzaroni, capaci di fare niente. Li abbiamo resi nudi. Senza casa non è solo il bisogno di una casa di mattoni, ma è la sensazione di essere rigettati, non voluti, non amati, un rifiuto della società. E qui è dove voi ed io dovremmo portare l'amore di Cristo.
Un giorno stavo percorrendo le strade di Londra e vidi un uomo completamente ubriaco. Aveva un aspetto così triste e miserabile. Andai verso di lui e presi la sua mano, la strinsi e chiesi: "Come state?" la mia mano è sempre calda - egli disse: "Oh, dopo così lungo tempo sento il calore di una mano umana". E la sua faccia si illuminò.La sua faccia era differente. Voglio solo dire che le cose piccole fatte con grande amore portano la gioia e la pace. In Australia lavoravamo con gli aborigeni. Le nostre sorelle vanno a visitare le famiglie di queste persone che non hanno nessuno che le aiuti. Lavano gli abiti, li puliscono e così via... Un giorno andai presso la casa di un uomo e gli chiesi se potevo lavare la sua abitazione. E egli rispose: "lo sto bene". E io: "Starà ancora meglio se mi lascia pulire". E vidi nella stanza una bella, grande lampada coperta di polvere. Così dissi: "Non accendete questa lampada?". "Per chi?" egli domandò, "per anni e anni nessuno è venuto a visitarmi". Così io dissi: "Accenderete la lampada se le sorelle verranno?". Egli disse di sì. Le sorelle cominciarono ad andare. lo mi dimenticai completamente di quell'uomo e della lampada. Tre anni dopo egli mandò le sorelle con un messaggio: "Dite alla mia amica che la lampada che ha acceso nella mia vita brucia ancora".
Vedete questa è la grandezza della nostra gente. Se noi giungiamo a conoscerIi, li amiamo, e se li amiamo realmente, amiamo Cristo. Sicuro, Gesù è là. Lo ha detto Lui: deve essere così. E per questo motivo Gesù si è reso pane di vita per soddisfare la nostra fame del suo amore. E si rende egli stesso un affamato, cosicché voi ed io possiamo soddisfare la sua fame del nostro amore umano. Perciò impariamo ad amare nella nostra famiglia; nelle nostre famiglie possiamo avere gente molto povera e non ci facciamo caso. Non abbiamo tempo di sorridere, di chiacchierare fra di noi, di andare a fare un picnic. Portiamo questo amore, questa tenerezza nelle nostre case, e vedrete la differenza. Abbiamo bisogno di dare ai nostri come agli altri. Noi abbiamo fratelli e sorelle dappertutto che si prendono cura dei lebbrosi. Molti governi, India, Yemen, Etiopia, Tanzania, ci hanno dato grandi estensioni di terra per riabilitare i loro lebbrosi. In questo bel lavoro, ci piacerebbe portare nuove gioie alle loro vite, completamente differenti. Questo inoltre porta "la gioia nelle vite dei giovani, dei fratelli e sorelle che sono li".
Il dramma degli aborti A Roma abbiamo la Casa del Sacro Cuore, a Primavalle, che il Santo Padre ci ha dato per aiutarci a combattere gli allarmanti casi di aborto. Noi combattiamo l'aborto accogliendo le madri non sposate. Questo è un grande segno di povertà in una nazione. Terribile, se una madre può uccidere il suo proprio figlio! E perciò importante che la Caritas faccia qualche cosa per queste persone. Datevi cura di trovare queste madri non sposate, quelle che sono impaurite e si sentono non volute, i rifiuti della società. Questo sarà un bel lavoro per la Caritas, cioè salvare l'immagine di Dio nel bambino non nato. Oltretutto, fu un bambino non ancora nato, San Giovanni nel grembo di sua madre, che per primo riconobbe la venuta di Gesù. Sussultò di gioia quando Maria venne in visita da Elisabetta.
L'amore dei giovani Così prendiamoci il carico di combattere questa povertà, questa grave povertà. Mi è stato detto che solo nel 1981, ci sono stati 50 milioni di aborti. Un peccato terribile. E per questo che abbiamo così tanta violenza, così numerosi omicidi, così tanti problemi nel mondo. Perciò dividiamo la gioia di amare. Voi dovete condividere, non solo a livello ufficiale, che è pure molto necessario, ma aprire le vostre mani per servire.
Donate i vostri cuori per amore. Trovate i poveri! È realmente la tenerezza e l'amore di Cristo in questo mondo. C'è bisogno di preghiera, ma soprattutto di tenero amore e di attenzione. Così aiutiamoci l'un l'altro a portare questo amore, il tenero amore di Cristo nel mondo. Il mondo attende questo da noi. E insegnatelo ai vostri giovani. Essi desiderano fare qualche cosa. Non so dirvi tutto quello che fanno i giovani quando vengono a Calcutta. Vengono per la Messa, si fermano alla adorazione. Abbiamo adorazione ogni giorno nella nostra casa. Fanno molti sacrifici, rinunciano alle vacanze per poter lavorare qui. Perciò incoraggiateli. Aiutateli. E vedrete che saremo capaci di mutare questa orrenda fase che il mondo sta attraversando.
da "Mondo e Missione" agosto - settembre 1985
Parte prima: VENITE A TOCCARE I POVERI



15/06/14

VENITE A TOCCARE I POVERI

VENITE A TOCCARE I POVERI 
di Madre Teresa di Calcutta

Alcune settimane fa, due giovani sono venuti alla nostra casa dandomi molto denaro per nutrire la gente. A Calcutta prepariamo i pasti per 9.000 persone al giorno. Volevano che il loro denaro fosse speso per nutrire questa gente. Chiesi loro: "Dove avete trovato così tanto denaro?" ed essi risposero: "Ci siamo sposati due giorni fa. Prima del matrimonio abbiamo deciso che non avremmo avuto abiti da matrimonio, e neppure feste. Diamo a voi il nostro denaro". Per un indù di alto ceto sociale questo è uno scandalo. Molti furono sbalorditi nel vedere che una famiglia così elevata non avesse abiti e festeggiamenti per il matrimonio.
Poi chiesi loro: "Perché avete fatto questo?" Ed ecco la strana risposta che mi diedero: "Ci amiamo a tal punto che volevamo donare qualcosa ad un altro, per cominciare la nostra vita insieme con un sacrificio"
Mi ha colpito moltissimo vedere come queste persone fossero affamate di Dio. Un modo per concretizzare l'amore l'uno per l'altra era di fare questo grandissimo sacrificio. Sono sicura che voi non capite che cosa significhi questo. Ma nel nostro paese, in India, sappiamo che cosa significhi non avere abiti e feste per il matrimonio. Tuttavia questi due giovani hanno avuto il coraggio di comportarsi così. Questo è davvero amore in azione. E dove inizia questo amore? Nella propria casa. E come comincia? Pregando insieme. Una famiglia che prega unita, resta unita. E se si resta insieme ci si ama l'un l'altro come Dio ci ama. Ecco perché Gesù è venuto su questa terra. Per trasmettereci una buona notizia: come amarci l'un l'altro. Questa è una bellissima esperienza che apprendiamo dai nostri poveri, che hanno così poco.
Una sera un uomo venne a casa nostra per dirci di una famiglia indù con otto figli. Non avevano mangiato da alcuni giorni. Chiedeva di fare qualche cosa. Così io presi un po' di riso e andai. Vidi gli occhi dei bambini brillare di fame. La madre prese il riso dalle mie mani, lo divise in due parti ed uscì. Quando ritornò le chiesi dove fosse stata e cosa avesse fatto del riso. E lei disse: "Anche loro sono affamati". Sapeva che i vicini della porta accanto, musulmani, avevano fame. Non fui sorpresa del fatto che lei aveva dato, ma dal fatto che lei era a conoscenza di ciò. In genere nella nostra sofferenza e nel momento del bisogno noi non pensiamo agli altri.
Ed ecco questa donna meravigliosa, debole per non aver mangiato da alcuni giorni, aveva avuto il coraggio di amare e dare agli altri, il coraggio di dividere. Molto spesso mi chiedono quando cesserà la fame e la povertà nel mondo. Ed io rispondo: "Quando tu ed io, cominceremo a dividere". Più abbiamo, meno diamo. Meno abbiamo, più possiamo dare. Avete un meraviglioso dovere da compiere verso la Caritas Internazionale: portare al mondo questa presenza, cioè la Buona Novella dell'amore verso gli altri. Non in parole ma in opere. Una volta a Calcutta non avevamo zucchero per i nostri bambini.
Non so come, un bambino di 4 anni aveva sentito che Madre Teresa non aveva più zucchero. Andò a casa e disse ai suoi genitori che non avrebbe mangiato zucchero per tre giorni e lo avrebbe dato a Madre Teresa. I suoi genitori lo portarono alla nostra casa: teneva fra le sue manine una piccola bottiglia di zucchero, quello che non aveva mangiato. Quel piccolo mi insegnò ad amare. Non conta quanto noi diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare. Cercate di trovare i poveri, gli indesiderati, i non amati, gli affamati, coloro che sono nudi, perché nel trovarli voi trovate Gesù.
Gesù dice: "quello che voi fate all'ultimo dei miei fratelli lo fate a me. Ero nudo... affamato ... ferito ...".
I nostri poveri non necessitano di pietà o simpatia. Essi hanno bisogno di amore e compassione: un amore fatto di comprensione. E per fare questo voi ed io dobbiamo fare dei sacrifici. Gesù è stato ferito per averci amato. È morto in croce per noi. Allo stesso modo ogni membro della Caritas deve divenire un portatore dell'amore di Dio. Non basta esserne membri o responsabili. Voi conoscete i poveri della vostra zona. Sapete che ce ne sono proprio qui in Roma, a New York, a Londra e in altri luoghi. Le nostre sorelle nutrono gli affamati di queste grandi città. Ci sono persone che dormono per le strade, qui a Roma. Ricordo che una volta le nostre sorelle erano fuori verso le dieci di sera, a portare panini e una minestra calda a alcuni di coloro che dormono nelle strade di Roma. Voi forse siete sorpresi di vedere persone proprio come voi e me dormire su pezzi di carta, tremanti per il freddo.
Madre Teresa
Questo sì che fa soffrire! Dovete avere questo Amore tenero, questa coscienza della presenza del povero, nella vostra zona. Nel fango di Calcutta Poiché voi siete portatori dell'amore divino, la gente deve potere riconoscere il vostro amore per loro. Non solo parole! Devo dire che ai giorni nostri molte più persone parlano ai poveri. Erano soliti parlare dei poveri; ora trovo che ci sia molta più preoccupazione, più coscienza. Questo succede in vari luoghi: vengono e nutrono la gente.
In India è così bello vedere indù e musulmani mostrare interesse per i poveri. Anche qui e in molti altri luoghi, la gente diviene più cosciente del bisogno di dividere la gioia di amare. Ma dove comincia questo amore? A casa.
Non possiamo dare ciò che non abbiamo. E perché questo amore possa cominciare io prego. La preghiera dà un cuore trasparente. E un cuore trasparente può vedere Dio. E potete vedere Dio solo se voi volete fare qualcosa per qualcuno. Dovete sapere chi è quel qualcuno e chi lo ha creato. Essi non hanno bisogno di molto, abbisognano di questa tenerezza e di amore.
Un giorno raccolsi un uomo da una fogna aperta a Calcutta. Avevo visto muoversi qualcosa nell'acqua: rimossa la sporcizia mi accorsi che era un uomo. Così lo portai nella nostra casa per i morenti. Abbiamo un posto per tali persone. In tutti questi anni abbiamo raccolto dalle strade di Calcutta 45.000 persone come lui. Di queste, 19.000 sono morte attorniate da amore. Così io portai quell'uomo nella nostra casa. Non bestemmiò, non gridò. Il suo corpo era completamente coperto di vermi. Disse soltanto: "Ho vissuto .tutta la mia vita nelle strade come un animale. E ora sto per morire come un angelo amato e curato". Dopo tre o quattro ore, mori con il sorriso sul volto. Questa è la grandezza della nostra gente. [....continua]

09/06/14

UOMO DEVI VIVERE

UOMO DEVI VIVERE
di Giancarlo Giustacchini 
Sono passate da pochi minuti le tre ed il cielo blu intenso brulica di stelle luccicanti. Mentre le grandi pale del ventilatore della mia stanza, al primo piano del "Don Bosco" di Matunga a Bombay, continuano a macinare aria calda e umida, grappoli di zanzare di grande taglia ronzano attorno al mio letto senza darmi tregua per un istante. Frequenti e numerosi colpi di tosse provenienti dalla strada sotto stante mi incuriosiscono e, con una certa insofferenza, mi alzo per scendere a vedere. Mentre percorro le scale nella semioscurità vedo un' ombra umana che con passo stanco, ma deciso, si muove salendo in direzione degli uffici. A mano a mano che mi avvicino riconosco Don Aurelio Maschio, missionario salesiano da 60 anni in India, che, a quell' ora, inizia la sua lunga giornata di dedizione a favore dei più poveri, degli ultimi, di chi non ha voce. "Ma cosa fa lei in piedi a quest'ora?" - mi domanda con un filo di voce. Gli spiego la mia curiosità e il Padre, senza neppure darmi il tempo di terminare, quasi intuendo il mio pensiero, mi accompagna, prendendomi sottobraccio, per mostrarmi la drammatica realtà di una miseria devastante, in parte già conosciuta e toccata con mano negli scorsi anni, ma sulla quale il recente aggravarsi della crisi economica mondiale ha esercitato un influsso dirompente soprattutto a causa dei mercanti piccoli e grandi di tutto il mondo che, inevitabilmente, di questi tempi, diventano più duri e tendono a strozzare i più deboli.

Don Aurelio Maschio
Stese a terra, rannicchiate sotto brandelli di tela, ammassate come bestie sui marciapiedi delle strade che circondano il Santuario di Maria Ausiliatrice, vedo centinaia di famiglie, in condizioni indegne di esseri umani, che aspettano i primi chiarori dell'alba per ricevere qualcosa per sopravvivere. "Qualcuno è qui ad aspettare fin dalla mezzanotte" - mi dice il salesiano con il volto atteggiato a mestizia, non a rassegnazione - "molti vengono da lontano, hanno percorso chilometri per ricevere quel poco che possiamo offrire". La città è ancora avvolta nelle tenebre e nel silenzio, ma le strade del rione di Matunga, dove tutti i miserabili di Bombay sanno di poter trovare almeno qualche rupia, sono letteralmente gremite di mendicanti, lebbrosi, vecchi, donne, bambini, neonati. I loro volti rivelano un denominatore comune: fame, sofferenza, miseria.

Generalmente le agenzie di viaggio europee consigliano i turisti che desiderano visitare l'India a programmare le proprie vacanze nei mesi di dicembre, gennaio o febbraio quando cioè la temperatura e il clima sono accettabili. Ma per gli indiani più poveri, che durante il giorno non possono sfamarsi di cibo con sufficienti calorie, questi mesi sono micidiali. Durante la notte la temperatura è relativamente bassa e le malattie da raffreddamento, una volta trascurate, dopo aver colpito i polmoni, mietono un gran numero di vittime, specialmente fra i bambini e i vecchi. Ecco perché quel continuo tossire che udivo e che non dava pace a quello che avrebbe voluto essere un sonno tranquillo. Ecco perché i bambini più fortunati che vedevo nella strada indossare grossi maglioni di lana, spesso consunti, spesso enormemente più grandi di loro, che avevano ricevuto dalla carità salesiana, tremavano come foglie al vento! Alle cinque gli aiutanti di Padre Maschio iniziano a mettere in ordine questo oceano di mendicanti dividendo prima di tutto le donne e i bambini dagli uomini e dai lebbrosi più martoriati che aflluiscono da ogni dove, generalmente seduti su assi di legno forniti di quattro piccole ruote e trascinati da compagni pietosi.

Alle 5 e 30 inizia la distribuzione di quanto ancora la Provvidenza opera in questo angolo di mondo dimenticato dagli uomini, ma non da Dio. Due pani a ciascuno, quattro ai vecchi, ai lebbrosi, ed alle mamme con dei bambini in braccio. Subito dopo viene distribuita loro una rupia che assicurerà loro l'unico pasto. Sfilano davanti ai miei occhi povere creature, ridotte a larve umane, avvolte in abiti spesso ridotti a stracci incolori e maleodoranti che tuttavia indossano sempre con grande dignità. Vorrei disporre di una buona penna e di tutte le prime pagine dei quotidiani di grido per dire al mondo ciò che ho visto! Vorrei interrompere ogni 30 minuti i programmi televisivi di tutte le emittenti pubbliche e private per proiettare queste immagini che non hanno bisogno di commento, per scuotere le coscienze narcotizzate dal benessere che ovatta il mondo occidentale! Stiamo affollando gli istituti specializzati in diete ipocaloriche per imparare a nutrirei senza superalimentarci; non ci meravigliamo più quando i nostri figlioli lasciano, con espressione talvolta schifata, ai bordi del piatto, porzioni di costosissimo prosciutto solo perché venato di grasso; i nostri sguardi permanentemente insaziati guardano, con avidità, ogni giorno, l'automobile del vicino con un optional in più, il vestito nuovo dell'amica, la nuova montatura degli occhiali.

Un intero camion stracolmo di pagnottelle bianche, profumate, ancora calde, in poco tempo è vuotato. Sono state sfamate circa 8.000 persone.Vorrei che si ripetesse il miracolo della moltiplicazione dei pani per quanti, purtroppo, sono costretti ad allontanarsi a mani vuote, silenziosi, sempre estremamente pazienti. Mentre accompagno Don Aurelio in chiesa per la celebrazione eucaristica delle 6, una giovane madre avvicina, con molto timore, il padre e, a mezza voce, parlando velocemente un dialetto locale a me incomprensibile, gli sussurra qualcosa. Vedova da due anni, cattolica, non aveva osato chiedere aiuti finanziari ai salesiani mentre il suo piccolo, affetto da un male incurabile, era ancora in vita. Ma ora che il figlioletto aveva cessato di soffrire chiedeva 200 rupie. Lo stretto necessario per farlo seppellire nel cimitero cattolico e per acquistare un vestitino dignitoso in cui comporre le spoglie del suo caro.

Padre Maschio allunga le mani in quelle sue tasche che sembrano senza fondo e porge due banconote a quella mamma straziata dal dolore. Poi si avvia verso il Santuario. Mancano pochi minuti alla Messa. lo lo seguo, ma ho un gran nodo alla gola.

25/11/13

In tempo di crisi la ricchezza fa sfoggio di se stessa | No crisi no party?

Che la ricchezza faccia sfoggio di se stessa, è risaputo e non ne è esente la super ricca JpMorgan, che ha deciso di festeggiare se stessa a Buckingham Palace. Questo ciò che ostenta una piccolissima parte della popolazione mondiale, che si vede in una posizione vantaggiosa rispetto al resto dei viventi, giustificata dal dio denaro.
Super-ricchi
 Questa follia fa parte dell'intensificarsi delle diseguaglianze nelle moderne democrazie a seguito di un folle sistema politico sociale definito democrazia. Folle perché la democrazia dovrebbe essere il governo della maggioranza ed invece è degenerata nella gestione della cosa pubblica e della vita delle masse da parte delle élite, ma nessuno si ribella né viene punito per le ingiustizie commesse o perpetuate. L’ultimo esempio di questo disturbo mentale ci arriva dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, baluardi del potere del Parlamento, il primo, e della democrazia, il secondo. Il 30 ottobre la JpMorgan, ai tempi ancora sotto inchiesta per aver frodato milioni di onesti risparmiatori americani con i mutui subprime, ha organizzato un evento memorabile a Buckingham Palace, avete letto bene, Buckingham Palace, meglio noto come la residenza della Regina d’Inghilterra. Alla cena hanno partecipato 100 rappresentanti del mondo degli affari e della politica mondiale. C’era Tony Blair, che presiede il Consiglio dei consulenti della JpMorgan (il cui governo ha fabbricato prove false per giustificare l’invasione dell’Iraq), Ratan Tata, l’industriale indiano che ha acquistato grossi pacchetti immobiliari a Londra e così via. I fortunati invitati si sono goduti uno spettacolo privato organizzato dalla Royal Philarmonica Orchestra e dal Royal Ballet, proprio come ai tempi di Enrico VIII, musica, balletti, cibi prelibati e vini d’annata. La Regina non era presente, ma a fare gli onori di casa c’era suo figlio Prince Andrew. Nessuno sa quanto ha pagato la JpMorgan, né a chi ha pagato, ma sicuramente non è si è trattato di un evento di beneficenza. Poche settimane dopo la JpMorgan patteggiava con il governo e le autorità monetarie americane la questione dei mutui subprime ed accettava di pagare subito 4 miliardi di dollari (su un totale di circa 13 miliardi) agli sfortunati mortali rimasti impigliati nel suo grande imbroglio immobiliare. Dei 4 miliardi di dollari, circa 1,5 andrà a pagare la differenza tra il valore attuale e quello passato delle abitazioni mutuate; 500 milioni andranno a ristrutturare i pagamenti mensili, e cioè li ridurranno. Gli altri 2 miliardi di dollari serviranno a compensare chi vive nelle aree più colpite dalla bolla immobiliare ed a demolire le case abbandonate. I poveretti che le hanno lasciate perché non potevano più pagarle rimarranno a bocca asciutta. Ma lo scopo della ristrutturazione non è aiutare i mutuatati ma le banche che hanno in portafoglio beni tossici. La JpMorgan, infatti, pagherà queste ultime. La settimana prossima si saprà come verranno allocati i rimanenti 9 miliardi di dollari e per questo gigante della finanza mondiale la tragedia dei mutui spazzatura si chiuderà definitivamente ad un prezzo accettabile. Nessuno finirà in carcere per aver distrutto famiglie intere o per aver causato una crisi epocale di cui ancora oggi ne soffriamo le conseguenze, i signori dell’alta finanza sono come i politici, al disopra della legge, una caratteristica delle oligarchie e dei regimi assolutistici ed oscurantisti di un passato che la democrazia dovrebbe aver definitivamente cancellato. Ma non è così ed il fatto che la JpMorgan sia benvenuta dietro pagamento nelle sale della monarchia britannica ce lo conferma. La logica è semplice: nel villaggio globale dove si adora l’idolo denaro la democrazia è uno strumento di potere nelle mani di chi lo possiede, con il denaro si compra tutto: dall’ospitalità della monarchia fino al silenzio dei senza tetto. Come si esce da questo pantano? Certamente non con la guerra tra i poveri, di tutti i tipi, inclusa quella tra economisti veri e falsi, ma con la consapevolezza e l’esempio. Battaglie contro un nemico infinitamente più potente non si vincono con le armi né con le rivoluzioni e tantomeno con i trattati d’economia, ma con la superiorità etica e morale. Gandhi, in fondo, ha preso esempio da San Francesco, oggi il villaggio globale un nuovo Francesco ce l’ha e sembra proprio intenzionato ad emulare le gesta di chi lo ha preceduto nella difesa dei diritti della collettività. Ma come tutti i grandi della storia ha bisogno del nostro aiuto.                                                                                   fonte
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