15/06/14

VENITE A TOCCARE I POVERI

VENITE A TOCCARE I POVERI 
di Madre Teresa di Calcutta

Alcune settimane fa, due giovani sono venuti alla nostra casa dandomi molto denaro per nutrire la gente. A Calcutta prepariamo i pasti per 9.000 persone al giorno. Volevano che il loro denaro fosse speso per nutrire questa gente. Chiesi loro: "Dove avete trovato così tanto denaro?" ed essi risposero: "Ci siamo sposati due giorni fa. Prima del matrimonio abbiamo deciso che non avremmo avuto abiti da matrimonio, e neppure feste. Diamo a voi il nostro denaro". Per un indù di alto ceto sociale questo è uno scandalo. Molti furono sbalorditi nel vedere che una famiglia così elevata non avesse abiti e festeggiamenti per il matrimonio.
Poi chiesi loro: "Perché avete fatto questo?" Ed ecco la strana risposta che mi diedero: "Ci amiamo a tal punto che volevamo donare qualcosa ad un altro, per cominciare la nostra vita insieme con un sacrificio"
Mi ha colpito moltissimo vedere come queste persone fossero affamate di Dio. Un modo per concretizzare l'amore l'uno per l'altra era di fare questo grandissimo sacrificio. Sono sicura che voi non capite che cosa significhi questo. Ma nel nostro paese, in India, sappiamo che cosa significhi non avere abiti e feste per il matrimonio. Tuttavia questi due giovani hanno avuto il coraggio di comportarsi così. Questo è davvero amore in azione. E dove inizia questo amore? Nella propria casa. E come comincia? Pregando insieme. Una famiglia che prega unita, resta unita. E se si resta insieme ci si ama l'un l'altro come Dio ci ama. Ecco perché Gesù è venuto su questa terra. Per trasmettereci una buona notizia: come amarci l'un l'altro. Questa è una bellissima esperienza che apprendiamo dai nostri poveri, che hanno così poco.
Una sera un uomo venne a casa nostra per dirci di una famiglia indù con otto figli. Non avevano mangiato da alcuni giorni. Chiedeva di fare qualche cosa. Così io presi un po' di riso e andai. Vidi gli occhi dei bambini brillare di fame. La madre prese il riso dalle mie mani, lo divise in due parti ed uscì. Quando ritornò le chiesi dove fosse stata e cosa avesse fatto del riso. E lei disse: "Anche loro sono affamati". Sapeva che i vicini della porta accanto, musulmani, avevano fame. Non fui sorpresa del fatto che lei aveva dato, ma dal fatto che lei era a conoscenza di ciò. In genere nella nostra sofferenza e nel momento del bisogno noi non pensiamo agli altri.
Ed ecco questa donna meravigliosa, debole per non aver mangiato da alcuni giorni, aveva avuto il coraggio di amare e dare agli altri, il coraggio di dividere. Molto spesso mi chiedono quando cesserà la fame e la povertà nel mondo. Ed io rispondo: "Quando tu ed io, cominceremo a dividere". Più abbiamo, meno diamo. Meno abbiamo, più possiamo dare. Avete un meraviglioso dovere da compiere verso la Caritas Internazionale: portare al mondo questa presenza, cioè la Buona Novella dell'amore verso gli altri. Non in parole ma in opere. Una volta a Calcutta non avevamo zucchero per i nostri bambini.
Non so come, un bambino di 4 anni aveva sentito che Madre Teresa non aveva più zucchero. Andò a casa e disse ai suoi genitori che non avrebbe mangiato zucchero per tre giorni e lo avrebbe dato a Madre Teresa. I suoi genitori lo portarono alla nostra casa: teneva fra le sue manine una piccola bottiglia di zucchero, quello che non aveva mangiato. Quel piccolo mi insegnò ad amare. Non conta quanto noi diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare. Cercate di trovare i poveri, gli indesiderati, i non amati, gli affamati, coloro che sono nudi, perché nel trovarli voi trovate Gesù.
Gesù dice: "quello che voi fate all'ultimo dei miei fratelli lo fate a me. Ero nudo... affamato ... ferito ...".
I nostri poveri non necessitano di pietà o simpatia. Essi hanno bisogno di amore e compassione: un amore fatto di comprensione. E per fare questo voi ed io dobbiamo fare dei sacrifici. Gesù è stato ferito per averci amato. È morto in croce per noi. Allo stesso modo ogni membro della Caritas deve divenire un portatore dell'amore di Dio. Non basta esserne membri o responsabili. Voi conoscete i poveri della vostra zona. Sapete che ce ne sono proprio qui in Roma, a New York, a Londra e in altri luoghi. Le nostre sorelle nutrono gli affamati di queste grandi città. Ci sono persone che dormono per le strade, qui a Roma. Ricordo che una volta le nostre sorelle erano fuori verso le dieci di sera, a portare panini e una minestra calda a alcuni di coloro che dormono nelle strade di Roma. Voi forse siete sorpresi di vedere persone proprio come voi e me dormire su pezzi di carta, tremanti per il freddo.
Madre Teresa
Questo sì che fa soffrire! Dovete avere questo Amore tenero, questa coscienza della presenza del povero, nella vostra zona. Nel fango di Calcutta Poiché voi siete portatori dell'amore divino, la gente deve potere riconoscere il vostro amore per loro. Non solo parole! Devo dire che ai giorni nostri molte più persone parlano ai poveri. Erano soliti parlare dei poveri; ora trovo che ci sia molta più preoccupazione, più coscienza. Questo succede in vari luoghi: vengono e nutrono la gente.
In India è così bello vedere indù e musulmani mostrare interesse per i poveri. Anche qui e in molti altri luoghi, la gente diviene più cosciente del bisogno di dividere la gioia di amare. Ma dove comincia questo amore? A casa.
Non possiamo dare ciò che non abbiamo. E perché questo amore possa cominciare io prego. La preghiera dà un cuore trasparente. E un cuore trasparente può vedere Dio. E potete vedere Dio solo se voi volete fare qualcosa per qualcuno. Dovete sapere chi è quel qualcuno e chi lo ha creato. Essi non hanno bisogno di molto, abbisognano di questa tenerezza e di amore.
Un giorno raccolsi un uomo da una fogna aperta a Calcutta. Avevo visto muoversi qualcosa nell'acqua: rimossa la sporcizia mi accorsi che era un uomo. Così lo portai nella nostra casa per i morenti. Abbiamo un posto per tali persone. In tutti questi anni abbiamo raccolto dalle strade di Calcutta 45.000 persone come lui. Di queste, 19.000 sono morte attorniate da amore. Così io portai quell'uomo nella nostra casa. Non bestemmiò, non gridò. Il suo corpo era completamente coperto di vermi. Disse soltanto: "Ho vissuto .tutta la mia vita nelle strade come un animale. E ora sto per morire come un angelo amato e curato". Dopo tre o quattro ore, mori con il sorriso sul volto. Questa è la grandezza della nostra gente. [....continua]

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