Il-Trafiletto
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16/06/14

TOCCARE CRISTO NEI POVERI

TOCCARE CRISTO NEI POVERI
madre Teresa di Calcutta
Ho pregato e ancora pregato per voi perché possiate venire a conoscenza dei poveri del vostro ambiente. Venite a vedere. Venite a toccare! Come voi sapete, noi siamo in 52 paesi e abbiamo ovunque queste case per i morenti. Noi raccogliamo la gente dalla strada.
Fate in modo che la gente sia coinvolta nel dividere la gioia di amare. "Con questo amore la gente riconoscerà che siete miei discepoli".
Sapranno che noi apparteniamo a Cristo dal nostro amore per gli altri, dal nostro amore per i poveri. In molti luoghi le persone hanno trovato il cammino di ritorno a Dio venendo in contatto con i poveri. Di recente moltissimi giovani vengono a Calcutta per lavorare sia nella casa per i morenti, sia fra i lebbrosi o nella casa per i bambini.
Un giorno venne pure una ragazza dall'università di Parigi. Sulla sua faccia la preoccupazione. Ma dopo alcune settimane di lavoro nella casa per i morenti, venne da me e mi disse: "Ho trovato Gesù", "Dove?" le chiesi. E lei mi disse: "L'ho trovato nella casa per i morenti". "E che cosa hai fatto?". "Mi sono confessata per la prima volta in quindici anni ... e ho mandato un telegramma ai miei genitori poiché ho trovato Gesù".
Vedete com'è bella questa presenza di Cristo nell'ammalato, nel povero, nel morente; nel non desiderato, nel non amato e nell'affamato. 
E' meraviglioso. Nei vostri paesi, in Europa e in America, non so se la gente muoia di fame... ma io trovo una povertà ancora più difficile da rimuovere: la solitudine di coloro che sono confinati, la sensazione di essere indesiderati, abbandonati, non amati.Insisto sempre con la gente: venite a vedere, a toccare, ad amare. Se non siamo amati, non possiamo amare. È molto bello, un dono di Dio, lo dico sempre, questa casa per coloro che muoiono, questa casa per i bambini, per i lebbrosi. 

E un dono di Dio per la diocesi dove noi stiamo.
E le persone cominciano a capire che noi riceviamo più di quanto diamo loro. Questa è la grandezza dell'amore. Voi che avete i mezzi per portare la gioia dell' amore ai cuori di così tante persone, coinvolgete i vostri giovani, aiutateli a conoscere questa fede.
Guidati dall'amore nelle loro famiglie, essi potranno capire meglio quanto Cristo li ha amati, di quale tenero amore.
Amando capiranno come amare.Perciò, per favore, non siate solo membri della Caritas. E necessario dividere la gioia di amare anche nelle cose più piccole, come il sorriso verso qualcuno. Per le strade, passate di fianco a persone che si combattono. Qual'è la vostra reazione? Prendete il telefono e chiamate? O che altro? Per favore, apriamo i nostri occhi e aiutiamo i nostri giovani a trasformare il loro amore per Dio in azione viva. Per giungere a questo, dobbiamo insegnare loro come pregare.
Il frutto della preghiera è l'approfondimento della nostra fede. E il frutto della fede è l'amore che conduce al servizio. Ma dove comincia tutto questo? Nella propria casa. Anche oggi abbiamo così tante sofferenze, così numerosi problemi, Quello che ho visto è incredibile. La nostra gente soffre ancora così tanto. E nostro dovere aiutarli e dividere con loro la gioia di amare, poiché amando loro amiamo Cristo. E quando verrà il giorno che ritorneremo a casa da Dio, Cristo ci dirà: "lo ero affamato, mi deste da mangiare, ero nudo, mi vestiste; senza casa, mi deste rifugio...". La fame non è solo di pane, la fame è di amore.
I rifiuti della società È il desiderio di esser voluti, di essere qualcuno. La nudità non è solo la mancanza di un abito, è la perdita di dignità e di rispetto. La più grande ingiustizia che abbiamo fatto ai poveri è di averli privati della loro dignità. Li chiamiamo lazzaroni, capaci di fare niente. Li abbiamo resi nudi. Senza casa non è solo il bisogno di una casa di mattoni, ma è la sensazione di essere rigettati, non voluti, non amati, un rifiuto della società. E qui è dove voi ed io dovremmo portare l'amore di Cristo.
Un giorno stavo percorrendo le strade di Londra e vidi un uomo completamente ubriaco. Aveva un aspetto così triste e miserabile. Andai verso di lui e presi la sua mano, la strinsi e chiesi: "Come state?" la mia mano è sempre calda - egli disse: "Oh, dopo così lungo tempo sento il calore di una mano umana". E la sua faccia si illuminò.La sua faccia era differente. Voglio solo dire che le cose piccole fatte con grande amore portano la gioia e la pace. In Australia lavoravamo con gli aborigeni. Le nostre sorelle vanno a visitare le famiglie di queste persone che non hanno nessuno che le aiuti. Lavano gli abiti, li puliscono e così via... Un giorno andai presso la casa di un uomo e gli chiesi se potevo lavare la sua abitazione. E egli rispose: "lo sto bene". E io: "Starà ancora meglio se mi lascia pulire". E vidi nella stanza una bella, grande lampada coperta di polvere. Così dissi: "Non accendete questa lampada?". "Per chi?" egli domandò, "per anni e anni nessuno è venuto a visitarmi". Così io dissi: "Accenderete la lampada se le sorelle verranno?". Egli disse di sì. Le sorelle cominciarono ad andare. lo mi dimenticai completamente di quell'uomo e della lampada. Tre anni dopo egli mandò le sorelle con un messaggio: "Dite alla mia amica che la lampada che ha acceso nella mia vita brucia ancora".
Vedete questa è la grandezza della nostra gente. Se noi giungiamo a conoscerIi, li amiamo, e se li amiamo realmente, amiamo Cristo. Sicuro, Gesù è là. Lo ha detto Lui: deve essere così. E per questo motivo Gesù si è reso pane di vita per soddisfare la nostra fame del suo amore. E si rende egli stesso un affamato, cosicché voi ed io possiamo soddisfare la sua fame del nostro amore umano. Perciò impariamo ad amare nella nostra famiglia; nelle nostre famiglie possiamo avere gente molto povera e non ci facciamo caso. Non abbiamo tempo di sorridere, di chiacchierare fra di noi, di andare a fare un picnic. Portiamo questo amore, questa tenerezza nelle nostre case, e vedrete la differenza. Abbiamo bisogno di dare ai nostri come agli altri. Noi abbiamo fratelli e sorelle dappertutto che si prendono cura dei lebbrosi. Molti governi, India, Yemen, Etiopia, Tanzania, ci hanno dato grandi estensioni di terra per riabilitare i loro lebbrosi. In questo bel lavoro, ci piacerebbe portare nuove gioie alle loro vite, completamente differenti. Questo inoltre porta "la gioia nelle vite dei giovani, dei fratelli e sorelle che sono li".
Il dramma degli aborti A Roma abbiamo la Casa del Sacro Cuore, a Primavalle, che il Santo Padre ci ha dato per aiutarci a combattere gli allarmanti casi di aborto. Noi combattiamo l'aborto accogliendo le madri non sposate. Questo è un grande segno di povertà in una nazione. Terribile, se una madre può uccidere il suo proprio figlio! E perciò importante che la Caritas faccia qualche cosa per queste persone. Datevi cura di trovare queste madri non sposate, quelle che sono impaurite e si sentono non volute, i rifiuti della società. Questo sarà un bel lavoro per la Caritas, cioè salvare l'immagine di Dio nel bambino non nato. Oltretutto, fu un bambino non ancora nato, San Giovanni nel grembo di sua madre, che per primo riconobbe la venuta di Gesù. Sussultò di gioia quando Maria venne in visita da Elisabetta.
L'amore dei giovani Così prendiamoci il carico di combattere questa povertà, questa grave povertà. Mi è stato detto che solo nel 1981, ci sono stati 50 milioni di aborti. Un peccato terribile. E per questo che abbiamo così tanta violenza, così numerosi omicidi, così tanti problemi nel mondo. Perciò dividiamo la gioia di amare. Voi dovete condividere, non solo a livello ufficiale, che è pure molto necessario, ma aprire le vostre mani per servire.
Donate i vostri cuori per amore. Trovate i poveri! È realmente la tenerezza e l'amore di Cristo in questo mondo. C'è bisogno di preghiera, ma soprattutto di tenero amore e di attenzione. Così aiutiamoci l'un l'altro a portare questo amore, il tenero amore di Cristo nel mondo. Il mondo attende questo da noi. E insegnatelo ai vostri giovani. Essi desiderano fare qualche cosa. Non so dirvi tutto quello che fanno i giovani quando vengono a Calcutta. Vengono per la Messa, si fermano alla adorazione. Abbiamo adorazione ogni giorno nella nostra casa. Fanno molti sacrifici, rinunciano alle vacanze per poter lavorare qui. Perciò incoraggiateli. Aiutateli. E vedrete che saremo capaci di mutare questa orrenda fase che il mondo sta attraversando.
da "Mondo e Missione" agosto - settembre 1985
Parte prima: VENITE A TOCCARE I POVERI



15/06/14

VENITE A TOCCARE I POVERI

VENITE A TOCCARE I POVERI 
di Madre Teresa di Calcutta

Alcune settimane fa, due giovani sono venuti alla nostra casa dandomi molto denaro per nutrire la gente. A Calcutta prepariamo i pasti per 9.000 persone al giorno. Volevano che il loro denaro fosse speso per nutrire questa gente. Chiesi loro: "Dove avete trovato così tanto denaro?" ed essi risposero: "Ci siamo sposati due giorni fa. Prima del matrimonio abbiamo deciso che non avremmo avuto abiti da matrimonio, e neppure feste. Diamo a voi il nostro denaro". Per un indù di alto ceto sociale questo è uno scandalo. Molti furono sbalorditi nel vedere che una famiglia così elevata non avesse abiti e festeggiamenti per il matrimonio.
Poi chiesi loro: "Perché avete fatto questo?" Ed ecco la strana risposta che mi diedero: "Ci amiamo a tal punto che volevamo donare qualcosa ad un altro, per cominciare la nostra vita insieme con un sacrificio"
Mi ha colpito moltissimo vedere come queste persone fossero affamate di Dio. Un modo per concretizzare l'amore l'uno per l'altra era di fare questo grandissimo sacrificio. Sono sicura che voi non capite che cosa significhi questo. Ma nel nostro paese, in India, sappiamo che cosa significhi non avere abiti e feste per il matrimonio. Tuttavia questi due giovani hanno avuto il coraggio di comportarsi così. Questo è davvero amore in azione. E dove inizia questo amore? Nella propria casa. E come comincia? Pregando insieme. Una famiglia che prega unita, resta unita. E se si resta insieme ci si ama l'un l'altro come Dio ci ama. Ecco perché Gesù è venuto su questa terra. Per trasmettereci una buona notizia: come amarci l'un l'altro. Questa è una bellissima esperienza che apprendiamo dai nostri poveri, che hanno così poco.
Una sera un uomo venne a casa nostra per dirci di una famiglia indù con otto figli. Non avevano mangiato da alcuni giorni. Chiedeva di fare qualche cosa. Così io presi un po' di riso e andai. Vidi gli occhi dei bambini brillare di fame. La madre prese il riso dalle mie mani, lo divise in due parti ed uscì. Quando ritornò le chiesi dove fosse stata e cosa avesse fatto del riso. E lei disse: "Anche loro sono affamati". Sapeva che i vicini della porta accanto, musulmani, avevano fame. Non fui sorpresa del fatto che lei aveva dato, ma dal fatto che lei era a conoscenza di ciò. In genere nella nostra sofferenza e nel momento del bisogno noi non pensiamo agli altri.
Ed ecco questa donna meravigliosa, debole per non aver mangiato da alcuni giorni, aveva avuto il coraggio di amare e dare agli altri, il coraggio di dividere. Molto spesso mi chiedono quando cesserà la fame e la povertà nel mondo. Ed io rispondo: "Quando tu ed io, cominceremo a dividere". Più abbiamo, meno diamo. Meno abbiamo, più possiamo dare. Avete un meraviglioso dovere da compiere verso la Caritas Internazionale: portare al mondo questa presenza, cioè la Buona Novella dell'amore verso gli altri. Non in parole ma in opere. Una volta a Calcutta non avevamo zucchero per i nostri bambini.
Non so come, un bambino di 4 anni aveva sentito che Madre Teresa non aveva più zucchero. Andò a casa e disse ai suoi genitori che non avrebbe mangiato zucchero per tre giorni e lo avrebbe dato a Madre Teresa. I suoi genitori lo portarono alla nostra casa: teneva fra le sue manine una piccola bottiglia di zucchero, quello che non aveva mangiato. Quel piccolo mi insegnò ad amare. Non conta quanto noi diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare. Cercate di trovare i poveri, gli indesiderati, i non amati, gli affamati, coloro che sono nudi, perché nel trovarli voi trovate Gesù.
Gesù dice: "quello che voi fate all'ultimo dei miei fratelli lo fate a me. Ero nudo... affamato ... ferito ...".
I nostri poveri non necessitano di pietà o simpatia. Essi hanno bisogno di amore e compassione: un amore fatto di comprensione. E per fare questo voi ed io dobbiamo fare dei sacrifici. Gesù è stato ferito per averci amato. È morto in croce per noi. Allo stesso modo ogni membro della Caritas deve divenire un portatore dell'amore di Dio. Non basta esserne membri o responsabili. Voi conoscete i poveri della vostra zona. Sapete che ce ne sono proprio qui in Roma, a New York, a Londra e in altri luoghi. Le nostre sorelle nutrono gli affamati di queste grandi città. Ci sono persone che dormono per le strade, qui a Roma. Ricordo che una volta le nostre sorelle erano fuori verso le dieci di sera, a portare panini e una minestra calda a alcuni di coloro che dormono nelle strade di Roma. Voi forse siete sorpresi di vedere persone proprio come voi e me dormire su pezzi di carta, tremanti per il freddo.
Madre Teresa
Questo sì che fa soffrire! Dovete avere questo Amore tenero, questa coscienza della presenza del povero, nella vostra zona. Nel fango di Calcutta Poiché voi siete portatori dell'amore divino, la gente deve potere riconoscere il vostro amore per loro. Non solo parole! Devo dire che ai giorni nostri molte più persone parlano ai poveri. Erano soliti parlare dei poveri; ora trovo che ci sia molta più preoccupazione, più coscienza. Questo succede in vari luoghi: vengono e nutrono la gente.
In India è così bello vedere indù e musulmani mostrare interesse per i poveri. Anche qui e in molti altri luoghi, la gente diviene più cosciente del bisogno di dividere la gioia di amare. Ma dove comincia questo amore? A casa.
Non possiamo dare ciò che non abbiamo. E perché questo amore possa cominciare io prego. La preghiera dà un cuore trasparente. E un cuore trasparente può vedere Dio. E potete vedere Dio solo se voi volete fare qualcosa per qualcuno. Dovete sapere chi è quel qualcuno e chi lo ha creato. Essi non hanno bisogno di molto, abbisognano di questa tenerezza e di amore.
Un giorno raccolsi un uomo da una fogna aperta a Calcutta. Avevo visto muoversi qualcosa nell'acqua: rimossa la sporcizia mi accorsi che era un uomo. Così lo portai nella nostra casa per i morenti. Abbiamo un posto per tali persone. In tutti questi anni abbiamo raccolto dalle strade di Calcutta 45.000 persone come lui. Di queste, 19.000 sono morte attorniate da amore. Così io portai quell'uomo nella nostra casa. Non bestemmiò, non gridò. Il suo corpo era completamente coperto di vermi. Disse soltanto: "Ho vissuto .tutta la mia vita nelle strade come un animale. E ora sto per morire come un angelo amato e curato". Dopo tre o quattro ore, mori con il sorriso sul volto. Questa è la grandezza della nostra gente. [....continua]

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