Addio cara e dolce "bottiglia!" In caso di
cuore "spezzato" scordatevi della cara e fedele
"bottiglia" da oggi arriva in
soccorso dei cuori infranti suo fratello. Il
"flacone"!
San Valentino è passato ormai, è certamente tra tanti
cuori innamorati c'è ne sarà qualcuno
spezzato che fino ad oggi per dimenticare, sarebbe stato sufficente attaccarsi alla cara e semper fidelis
bottiglia per
dimenticare dolori e
disperazione. Ma da "domani" in poi troveremo ad aspettarci suo
fratello: il
flacone.
Da ogni parte del
mondo ieri si è
festeggiato San Valentino, la
festa degli innamorati per antonomasia, il
giorno in cui si ribadisce, si risalda il prorpio
amore l'uno per l'altra, oppure si prende la
decisione di dividersi, andando ognuno per la propria strada, anche se ammetto che questa azione poco si addice all'evento ma comunque sia qualcuno liberamente può
decidere di andare in controtendenza.
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Cuori spezzati |
A tal proposito mi piacerebbe raccontarvi le
ultime novità in fatto di
farmaci anti-amore in quanto che grazie alle
nuove scoperte riguardo alla
base neurale dell’amore, la
scienza sta mettendo a punto una
serie di rimedi farmacologici per
curare i cuori spezzati. Prima di tutto, racconta il
New Scientist, c’è da definire cosa sia, dal punto di
vista neurochimico, il
famoso apostrofo rosa tra le
parole t’amo. Poco
poeticamente, gli
scienziati lo descrivono come un
fenomeno neurobiologico che si divide in tre
sottocategorie:
- innamoramento
- attrazione
- attaccamento
Alla base di tutte e tre c’è l’
aumento del successo riproduttivo e quindi la
continuazione della specie. Ognuno di questi aspetti, racconta
Helen Fisher, della
Rutgers University nel New Jersey, è legato all’
interazione di diversi meccanismi chimici cerebrali. L’
innamoramento delle prime ore per esempio, ha diverse
caratteristiche in comune con i
disturbi ossessivi-compulsivi (
Ocd).
Donatella Marazziti, scienziata dell’Università di Pisa, ha
comparato il
cervello di venti persone alle prese con le
prime pene d’amore con quello di altrettante
affette da
Ocd, scoprendo in entrambi i
gruppi livelli insolitamente bassi di una
proteina che trasporta la
serotonina, l’
ormone responsabile della
regolazione dell’umore.
Ricontrollando gli
amanti l’anno successivo, quando erano
scemate le attenzioni compulsive nei confronti del
partner, la
ricercatrice ha scoperto che i
livelli di serotonina erano tornati ai
valori normali.
È quindi ragionevole pensare che i
farmaci regolatori della serotonina possano
smorzare le
pene d’amore del primo
periodo di una relazione. Si tratta di
molecole già usate per il
trattamento degli Ocd, tra le quali gli
inibitori della ricaptazione della serotonina, che smussano le
emozioni estreme e rendono più difficile la
formazione di legami romantici.
Reazioni che di solito sono considerati
effetti collaterali, ma che potrebbero risultare utili per chi vuole
interrompere l’ossessione per il partner.
Lo
studio dei comportamenti animali può insegnare qualcosa per quel che riguarda, invece, i
legami più duraturi. L’
arvicola della prateria, per esempio, è notoriamente
monogama.
Larry Young, della
Emory University, ha
somministrato all’
animale un
farmaco che
bloccava dopamina e
ossitocina con il risultato di farlo diventare
poligamo.
“Pensiamo quindi”, spiega il
ricercatore al NewScientist, “che il
blocco di queste sostanze possa servire per
recidere attaccamenti a lungo termine”. Attenzione, però, agli
effetti collaterali: l’
ossitocina è importante per tutte le
relazioni, non solo per l’
amore romantico e quindi intaccherebbe tutti i
rapporti umani.
Allo stesso modo, il
blocco del
fattore di
rilascio della
corticotropina (
Crf), un
ormone coinvolto nella risposta allo
stress, allevia la
depressione dell’
arvicola dopo la
morte dell’unico partner. E forse potrebbe servire per casi analoghi anche nell’
essere umano.
Un altro
possibile approccio potrebbe essere simile a quello usato per curare i
disturbi da stress post-traumatico: si cerca di sostituire il
ricordo che genera
sofferenza con una
memoria emotivamente meno negativa.
Le
persone che provano
dolore dopo un
amore finito male, infatti, hanno mostrato una
maggiore attività cerebrale nel pallidum ventrale, la zona legata all’attaccamento, rispetto alle persone che vivono una
relazione felice: un giorno, secondo
Fisher, potrebbe essere possibile usare la stimolazione cerebrale per diminuire l’
attività in quest’area del
cervello e velocizzare l’
effetto curatore del tempo. Naturalmente, ci sono molti scettici. Il
neuro-eticista Brian Darp, per esempio, consiglia di provare prima i rimedi tradizionali: “Esistono
strategie provate per secoli. Creare una
distanza fisica e non passare più tempo con la persona che ci fa soffrire è un buon inizio. Un
trucco moderno potrebbe essere quello di smetterla di guardare il suo
profilo Facebook. Se tutto fallisce e se si prova che i
farmaci anti-amore possono davvero aiutare le persone a
superare la crisi e andare avanti, potrebbero esserci buone ragioni per usarli”.
Romeo dunque, passa in farmacia!