Il-Trafiletto
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23/09/14

Stiamo attenti ad oggetti di uso comune: contengono gli Ftalati

Alla base del meccanismo che scatena dell'asma potrebbero esserci due comuni ftalati utilizzati per la realizzazione di composti chimici impiegati per oggetti di uso comune in casa , specialmente nei bambini anche se l'esposizione avviene durante la gestazione.

Lo ha dimostrato, per la prima volta uno studio realizzato dai ricercatori del Columbia Center for Children's Environmental Health presso la Mailman School of Public Health che hanno pubblicato i risultati delle loro ricerche sulla rivista 'Environmental Health Perspectives'. Le loro ricerche hanno rivelato che i bambini nati da madri esposte durante la gravidanza a livelli piu' elevati di queste specifiche sostanze chimiche, butilbenzilftalato (BBzP) e di-n-butil ftalato (DNBP) hanno avuto un 72 per cento e il 78 per cento di aumento del rischio di sviluppare l'asma tra 5 e 11 anni rispetto ai nati da madri con bassi livelli di esposizione.

L'utilizzo degli fatalati è ampio, dai profumi sintetici a contenitori di plastica alimentare, pavimenti in vinile, repellente per insetti, tende da doccia, anche volanti e cruscotti ("odore di macchina nuova" contiene ftalati). Dal 2009, alcuni ftalati, tra cui BBzP e DnBP-sono stati banditi dai giocattoli per bambini e articoli per l'infanzia negli Stati Uniti. Ma non sono state prese misure precauzionali per proteggere il feto in via di sviluppo avvertendo donne in stato di gravidanza al pericolo delle esposizioni potenziali.

ftalati
Negli Stati Uniti gli ftalati raramente figurano tra gli ingredienti sui prodotti in cui vengono utilizzati. "Il feto e' estremamente vulnerabile durante la gravidanza. Le madri sono praticamente impotenti quando si tratta di ftalati come BBzP e DnBP che sono inevitabili. Se vogliamo proteggere i bambini, dobbiamo proteggere le donne in stato di gravidanza", dice l'autore senior dello studio Rachel Miller, MD, professore di medicina (in Pediatria) e Scienze della Salute Ambientale alla Columbia University Medical Center; e co-vice direttore del Centro di Columbia per bambini Salute Ambientale presso Mailman School of Public Health della Columbia.

I ricercatori hanno seguito 300 donne in gravidanza e dei loro bambini. I livelli di esposizione a ftalati sono stati misurati attraverso metaboliti chimici nelle urine. I campioni sono stati raccolti dalle madri durante il terzo trimestre e nei bambini di eta' 3, 5, e 7 anni. Quasi un terzo dei bambini (94) ha sviluppato l'asma. Altri 60 bambini avevano una storia di respiro sibilante e di altri sintomi simili all'asma senza una diagnosi di asma. In questo gruppo anche i ricercatori hanno trovato un legame tra l'esposizione prenatale ai DnBP e i sintomi.

25/08/14

Tesori nascosti | La storia del nostro Pianeta riassunta in una pallina

Vita di una pallina di plastica, dalla notte dei tempi a oggi. Mi arriva la voce alterata di un genitore: "Non toccarla! Non sai dov'è stata".

Il bambino posa sconsolatamente l'oggetto sulla sabbia, dove l'aveva trovato, e trotterella via, alla ricerca di uno svago più tollerato. Mi avvicino per dare un'occhiata alla causa del rimprovero. È una pallina di plastica, sporca dopo essere stata a lungo esposta alle intemperie. È vero, non si sa dove sia stata: mi fermo a pensarci. Sicuramente, ne avrà passate tante. La sua esistenza deve essersi svolta più o meno così...

Immaginiamo un mare tropicale, a circa 25° di latitudine Nord. Il clima è caldo e umido, e la quiete è interrotta soltanto da un plesiosauro che nuota veloce a caccia di seppie. La terraferma, piuttosto lontana, è ricoperta da felci, conifere ed equiseti ed è dominata dagli stegosauri, mentre il cielo è popolato da pterodattili: siamo nel Giurassico. La luce del sole riscalda l'acqua marina fornendo nutrimento ad alghe e batteri. Il primo anello di una lunghissima catena alimentare. Per la maggior parte, questi organismi vengono consumati da minuscole creature marine, che a loro volta finiscono in pasto ai pesci. Gli avanzi, però, abbondano: le alghe e i batteri che non sono stati mangiati muoiono di morte naturale e, piano piano, affondano, scendendo nelle profondità oceaniche, depositandosi sul fondale e dando origine a un cimitero fangoso.

Le correnti marine ristagnano, l'ossigeno manca: le condizioni ambientali non favoriscono il naturale degrado. Alghe e batteri non si decompongono, ma rimangono intatti, sepolti via via sotto nuovi strati di altri organismi che hanno terminato il proprio ciclo vitale. La deriva spinge terra e acque verso nord. Questo mare diventa teatro di un epico scontro tra continenti, che sottopone i fondali a forze tali da elevare e distruggere intere catene montuose. Impressionanti terremoti smuovono i sedimenti, ormai depositati in strati molto spessi: le nostre alghe si trovano a una profondità di 4 chilometri, dove la temperatura è di circa 120 C. Le molecole che le costituiscono finalmente si arrendono al calore e alla pressione. Cambiano struttura, formando lunghe catene: sono gli idrocarburi. La guerra dei continenti si sposta in un'altra fossa tettonica, che si spalanca a formare l'Oceano Atlantico. Il Pianeta viene colpito da un asteroide, che fa estinguere i dinosauri. Ma negli strati più profondi, sotto il fondale del Mare del Nord, non arriva neppure l'eco di questi sconvolgimenti: le alghe e i batteri decadono lentamente, fino a trasformarsi in petrolio.

È finita l'età dei rettili, inizia quella dei mammiferi. Per il petrolio, è ora di intraprendere un nuovo viaggio. Negli strati rocciosi inferiori, la pressione è così intensa da innescare la migrazione verso l'alto del liquido, che penetra lentamente nelle minuscole porosità delle rocce. Talvolta riesce a percorrere diverse centinaia di metri, dirigendosi verso la superficie. Ma prima o poi, incontra uno strato lapideo troppo compatto, e deve arrestarsi. Intanto è iniziata l'evoluzione dell'uomo. Il Mare del Nord ha raggiunto i 50° N, la sua attuale latitudine. Si susseguono alcune ere glaciali, l'Impero Romano, i Vichinghi, la Rivoluzione Industriale. Poi, qualcuno decide di perforare le rocce che imprigionano il petrolio, portandolo alla luce: il liquido preistorico schizza in superficie, per la prima volta dopo 150 milioni di anni.

Viene trasformato nelle materie prime che servono per produrre la plastica, e con l'aiuto della chimica, le catene corte di atomi di carbonio si saldano insieme: le alghe giurassiche sono diventate polietilene. Il polimero viene utilizzato per creare una pallina: è proprio quella abbandonata oggi, sulla spiaggia, da un ragazzino. Non ci accade spesso di raccontare una storia che ha per protagonista la plastica: eppure, riuscite a pensare a qualcosa di più poetico?

La prossima volta che vedrete una pallina, raccoglietela: pensate a quanta strada ha fatto e alla vita incredibile che ha avuto.(science)

30/06/14

Zanzare | L'anidride carbonica, rimedio contro le punture delle zanzare.

Tempo d'estate, arriva il caldo e immancabilmente nei nostri giardini e nell'aria in generale vengono a fare la loro presenza le famose e terribili zanzare, con le loro fastidiose e talvolta pericolose punture. Ma cos'è che attira le zanzare verso di noi? Diverse sono le ragioni, dai vari tipi di colori per arrivare agli innumerevoli odori che il nostro corpo emana, si dice che siano circa tremila tipi. Uno di questi, se non addirittura il principale, è l'anidride carbonica, la quale viene recepita dalle zanzare fino ad oltre 50 metri di distanza. Qui di seguito un rimedio per evitare questo fastidiosissimo problema estivo. OCCORRENTE: Una bottiglia di plastica da 1,5 lt. - quattro cucchiai di zucchero - 15 gr. di lievito di birra - 250 cl. di acqua calda. PREPARAZIONE. Prendiamo la bottiglia di plastica e tagliamola con forbici o temperino nel punto dove ha taggiunto la circonferenza massima; versare all'interno della bottiglia lo zucchero; si può usare anche lo zucchero di canna o addirittura, se l'abbiamo a disposizione, anche del miele; versare ora l'acqua calda e mescolare fino al completo scioglimento dello zucchero; introdurre a questo punto il dadino di lievito di birra, facendo attenzione a NON mescolare. Si otterrà così una reazione chimica che porterà alla formazione di anidride carbonica CO2, che come abbiamo detto è l'attrattiva delle zanzare. A questo punto prendiamo la parte di bottiglia che abbiamo tagliato e rimettiamola al suo posto ma in posizione capovolta. Una volta entrate dal collo della bottiglia, attirate dalla CO2, per le zanzare sarà impossibile uscire, e voi avrete evitato le fastidiosissime punture. (immagine presa dal web)

02/06/14

La tavola periodica | Diamo i numeri | Anche i metalli vicini possono comportarsi in maniera diversa!

Il più serio di tutti i problemi, però, fu la fiducia incrollabile che Mendeleev riponeva nel valore crescente del peso atomico come principale criterio per l'ordinamento della sua tavola periodica.

Più era elevato il peso atomico di un elemento e più doveva comparire in posizione avanzata nella tavola, sosteneva Mendeleev. Era conscio egli stesso delle difficoltà, perché ammise un paio di eccezioni alla regola: la principale riguardava il tellurio, che pose prima dello iodio, nonostante un peso atomico pari a 127,6 per il tellurio e 126,9 per lo iodio. Giustificò questa inversione supponendo che il peso atomico di uno o entrambi gli elementi fosse stato determinato in modo erroneo. Ma il suo ragionamento si rivelò essere sbagliato. Sebbene il tellurio abbia un peso atomico maggiore dello iodio, infatti, adesso sappiamo che il suo numero atomico, 52, è minore di quello dello iodio, 53. A seguire il glossario per capire la tavola periodica:
Nucleo atomico
(immagine dal web)

NUMERO ATOMICO
Il numero atomico di un elemento è il numero di protoni del nucleo dei suoi atomi. Il numero atomico dell'ossigeno è 8, quello dell'oro 79. Molti elementi hanno forme diverse, dette lsotopl, con lo stesso numero di protoni ma numeri diversi di neutroni. Il carbonio ha due isotopi stabili, il carbonio-12 (il più comune) e il carbonio-13, e un isotopo radioattivo, il carbonlo-ld.

PESO ATOMICO
Detto anche massa atomica relativa, il peso atomico di un elemento è il rapporto tra la massa media di un atomo dell'elemento e un dodicesimo della massa di un atomo di carbonio, che ha un peso atomico approssimativamente uguale a 12. Il peso atomico dell'ossigeno è 16, quello dell'oro 197.

3 ELEMENTO
Un elemento chimico, come l'ossigeno o l'oro, è una sostanza che non si può scomporre in altre più semplici con mezzi chimici. Gli atomi di un dato elemento hanno tutti lo stesso numero atomico. Elementi diversi hanno numeri atomici diversi.

Il numero atomico era un concetto ignoto a Mendeleev. In alcune tavole periodiche del XIX secolo, gli elementi venivano semplicemente numerati in base al peso atomico crescente. Questo concetto di numero atomico deve la sua esistenza ai fisici, e in particolare al lavoro compiuto da Rutherford e da Henry Moseley tra il 1911 e il 1914. Rutherford scoprì il nucleo atomico, dotato di protoni carichi positivamente, attorno a cui gli elettroni, con carica negativa, orbitano in una sorta di "sistema solare". Moseley seguì il suggerimento di un economista e fisico dilettante, Antonius van den Broek, secondo cui il numero di un elemento doveva corrispondere alla carica del suo nucleo, e cioè al suo numero di protoni. Misurando le lunghezze d'onda delle linee spettrali caratteristiche nei raggi X di molti elementi, Moseley mostrò che queste lunghezze d'onda dipendevano in modo regolare dal numero atomico dell'elemento.

È il numero atomico, non il peso atomico, il principio in base al quale vengono ordinate molte versioni della tavola periodica moderna. Il motivo per cui il peso atomico dà ugualmente una buona indicazione delle proprietà di un elemento è che il peso atomico in genere va di pari passo con il numero atomico, perché il peso atomico è determinato dai protoni e dai neutroni del nucleo. AI crescere del numero dei pro toni, in generale, cresce anche quello dei neutroni. Quindi esiste una corrispondenza approssimativa tra il numero e il peso atomico. Ciò detto, la fisica dell'atomo non basta a prevedere il suo comportamento chimico come elemento. Per citare Il sistema periodico, il celeberrimo volume di racconti che dobbiamo a Primo Levi, chimico ebreo sopravvissuto ad Auschwitz, "occorre diffidare del quasi uguale".

Persino il potassio e il sodio, due metalli alcalini vicini nella tavola periodica, possono comportarsi in modo molto diverso pur nella stessa situazione: uno provoca un'esplosione, l'altro no. Alludendo a come scampò fortunosamente alla morte nel corso della Shoah, Levi aggiunge: "Le differenze possono essere piccole, ma portare a conseguenze radicalmente diverse, come gli aghi degli scambi" (dal racconto Potassio). Ed è una conclusione appropriata per la complessa vicenda della scoperta più significativa nella storia della chimica.(science)

01/06/14

Mendeleev | La ragione del suo successo!

La ragione principale del suo successo fu che tra il 1869 e 1871 Mendeleev aveva formulato numerose previsioni dell'esistenza di elementi ignoti, a cui diede nomi in cui usava la parola sanscrita eka, che significa "uno". 

Tra essi c'erano l'eka-alluminio, l'eka-boro e l'eka-silicio, per i quali previde pesi atomici, rispettivamente, 68, 44 e 72. Il primo fu scoperto nel 1875 e battezzato gallio (peso atomico 69,7), il secondo, lo scandio, nel 1879 (peso atomico 45,0) e il terzo, che fu chiamato germanio, nel 1886 (peso atomico 72,6). Mendeleev previde correttamente anche quasi tutte le proprietà chimiche dei nuovi elementi. Non tutte le sue previsioni ebbero lo stesso successo. Già prima della sua morte, avvenuta nel 1907, nuove scoperte misero in discussione la sua teoria
Ragione del successo di Mendeleev
"esistenza di elementi ignoti"
(immagine dal web)

Le versioni attuali della tavola periodica non rispettano tre principi cardinali cari a Mendeleev: la valenza, l'indivisibilità e l'immutabilità dell'atomo. La valenza è il numero di legami chimici che un atomo può formare con altri atomi. Sembrava che i gas nobili (inerti) elio, neon, argon, cripton, radon e xenon, scoperti nell'ultimo decennio dell' Ottocento dal chimico William Ramsay e dal fisico Lord Rayleigh, fossero incapaci di reagire con altri, elementi e che la loro valenza avesse, il valore "proibito" zero; oggi sappiamo invece che alcuni di essi formano in effetti qualche composto. 

La scoperta dell'elettrone nel 1897, dovuta al fisico J.J. Thomson, smentì invece l' indivisibilità: evidentemente l'atomo aveva una struttura interna. La radioattività, infine, scoperta dal fisico Henri Becquerel nel 1896 e il cui nome fu coniato dai fisici e chimici Marie e Pierre Curie nel 1898, mostrò che la trasmutazione degli elementi in realtà può avvenire, attraverso il decadimento radioattivo che si verifica per elementi come l'uranio, il polonio e il radio.(science)

La scoperta chiave | Parte quinta | Gli elementi della tavola periodica organizzati secondo Mendeleev!

Tavola periodica secondo Mendeleev
(immagine dal web)
La scoperta chiave riguardo gli elementi della tavola periodica l'ebbe Mendeleev! Gli elementi furono organizzati in una tavola periodica logica e grzie al genio di Dmitrij Mendeleev, che li dispose secondo i peso atomico, identificando le proprietà chimiche simili!

L'idea della tavola periodica venne a Mendeleev mentre scriveva un libro di testo che ebbe un grande successo. Nel gennaio del 1869 aveva completato il primo volume in cui però trattava solo otto dei 63 elementi noti all'epoca. Sapeva che per il secondo volume serviva un'organizzazione più strutturata, per potere soddisfare le scadenze e il formato richiesti dall'editore.

Quindi il 17 febbraio del 1869 (1° marzo del calendario gregoriano) si concentrò su come ordinare gli elementi, sia nel testo sia mentalmente. Potrebbe avere giocato a un vero e proprio solitario con carte corrispondenti agli elementi: è pressoché certo che utilizzò simultaneamente due metodi di classificazione. Scrisse gli elementi in righe ordinate per peso atomico crescente, individuando cosi le ripetizioni periodiche delle proprietà chimiche, ed elencò in colonne vari "gruppi naturali", come i metalli alcalini e gli alogeni, individuando regolarità nella successione dei pesi atomici.

In tal maniera, ottenne il cosiddetto "primo tentativo". L'elemento mancante era Sc, lo scandio, ignoto nel 1869 ma scoperto poi nel 1879, con peso atomico 45.(science)

31/05/14

Quarta parte | La tavola periodica degli elementi | Approcci diversi da Cannizzaro a Mendeleev passando per Avogadro.

Amedeo Avogadro
(immagine dal web)
Amedeo Avogadro, differentemente a ciò che fece Dalton, aveva intuito che i gas come l'idrogeno e l'ossigeno sono composti da molecole, a loro volta composte da atomi, e quindi il peso molecolare del gas doveva essere diverso dal peso atomico dell'elemento che lo costituisce.

Il peso molecolare dipende da quanti atomi dell'elemento sono contenuti nella molecola: nel caso dell'ossigeno, due. L'analisi di Cannizzaro fu alla base del dibattito nel corso del primo congresso internazionale dei chimici a Karlsruhe in Germania, nel 1860. Tra i partecipanti i furono Dmitrij Mendeleev dalla Russia, Julius Lothar Meyer dalla Germania e William Odling dalla Gran Bretagna. Nel corso degli anni Sessanta del secolo ognuno di questi chimici (come anche altri due, John Newlands e Gustavus Hinrichs e un geologo francese, Alexandre-E'mile Bèguyer de Chancourtois) propose una diversa diversa versione della tavola periodica.

Studiarono le regolarità date dai pesi atomici, le proprietà chimiche e, nel caso di Hinrichs, gli spettri atomici dei 63 elementi noti all'epoca. La proposta di Mendeleev, concepita mentre scriveva un libro di testo di chimica, fu l'ultima delle sei. Fu pubblicata in forma di bozza nel 1869 e in modo più compiuto nel 1871, ma non sembra molto influenzata dalla cinque proposte precedenti. Ognuna delle ipotesi aveva i suoi meriti, ma soltanto quella di Mendeleev prese piede.(science)


30/05/14

Terza parte | La tavola periodica secondo John Dalton.

Dicevamo del chimico inglese John Dalton che intorno al 1803 ipotizzò che ogni elemento fosse costituiyo da un tipo specifico di atomo, che era un'entità indivisibile.

Utilizzando i dati di Lavoisier, Dalton stimò i pesi atomici di vari importanti elementi analizzando semplici composti chimici. L'acqua sembrava formata per un ottavo del suo peso da idrogeno e per sette ottavi da ossigeno: cosi Dalton assegnò peso atomico 1 all'idrogeno e 7 all'ossigeno, assumendo che la formula molecolare dell'acqua fosse HO. Anche se le proporzioni misurate da Lavoisier non erano del tutto precise e la formula molecolare di Dalton in questo caso specifico era errata (come ormai tutti sanno), il suo approccio era esatto.
John Dalton
(immagine dal web)

I pesi atomici relativi degli elementi si sarebbero in futuro dimostrati cruciali, dopo ulteriori precisazioni, per riuscire a costruire poi la tavola periodica, nel corso degli anni Sessanta dell'Ottocento.
A cominciare fu un chimico tedesco, Johann Wolfgang Dobereiner, che per vari anni, a partire dal 1817, notò che per terne di elementi con proprietà chimiche simili avevano anche delle somiglianze nei pesi atomici. Ad esempio i metalli alcalini litio, sodio e potassio hanno pesi atomici rispettivamente 7-23 e 39. Il peso atomico del sodio si trova quindi esattamente a metà tra quello del litio e quello del potassio (7+39 uguale a 46; 46/2 uguale a 23). la stessa relazione vale per i metalli alcalino-terrosi calcio, stronzio e bario, stronzio e bario e per gli alogeni cloro, bromo e iodio.

Tra il 1827 ed il 1858 altri chimici estesero le osservazioni di Dobereiner al di là di queste terne, aggiungendo il magnesio ai metalli alcalino-terrosi e il fluoro agli alogeni. L'ossigeno, lo zolfo, il selenio e il tellurio furono classificati in una stessa famiglia: l'azoto, il fosforo, l'arsenico, l'antimonio e il bismuto in un'altra.
Nel 1858 un chimico italiano, Stanislao Cannizzaro, pubblicò un elenco standardizzato di pesi atomici e molecolari riesumando un'ipotesi formulata nel 1811 dal suo connazionale il chimico e fisico Amedeo Avogadro, a proposito dei gas.(science)

29/05/14

Parte terza | Come è stata scoperta la struttura della tavola periodica | I materiali moderni.

Antoine-Laurent de Lavoisier
(immagine dal web)
 
Il concetto moderno di elemento chimico iniziò a emergere alla fine del XVIII secolo ea opera del chimico francese Antoine-Laurent de Lavoisier, che è considerato il padre della chimica moderna per il suo lavoro dal 1770 circa fino al 1794, anno in cui fu ghigliottinato.

Con esperimenti quantitativi, Lavoisier defini empiricamente un elemento come una sostanza materiale che non era stata ancora scomposta in sostanze più elementari. Nel 1789, anno della Rivoluzione francese, Lavoisier pubblicò il suo Traitè èlèmentaire de chimie, in cui elencava 33 sostanze semplici, o elementi. Molti di essi sono considerati a tutt'oggi tali: i gas idrogeno e ossigeno e i metalli noti fin dall'antichità, più il manganese, il molibdeno e il tungsteno, nonchè i non metalli carbonio, zolfo e fosforo. Tra gli altri presunti elementi chimici dell'elenco di Lavoisier, però ci sono anche la calce e la barite, che oggi sappiamo essere composti chimici, e la luce e il calore, che appartengono alla fisica, non alla chimica.

A ogni modo, Lavoisier escluse correttamente la terra, l'acqua, l'aria e il fuoco, dato che si era chiarito che erano composti da sostanze più fondamentali. Il passo successivo nella classificazione degli elementi fu compiuto da un chimico inglese, John Dalton, attorno al 1803.(science)

28/05/14

La struttura della tavola periodica | Come è stata scoperta | Parte seconda.

Alchimisti
(immagine dal web)
Eravamo arrivati alla scoperta della "quintessenza", l'etere dei cieli da parte di Aristotele. 

Ovviamente, alcune delle circa 90 sostanze che esistono in natura e che oggi riconosciamo come elementi, erano già ben note fin dall'antichità e anche da prima.
Il carbonio, il rame, l'oro, il ferro, il piombo, il mercurio, l'argento, lo stagno e lo zolfo. Queste sostanze si trovavano da sole, oppure erano facilmente separabili dai minerali in cui comparivano.

Per diversi secoli, gli alchimisti si affaccendarono per cercare di trasformare i metalli "vili" che si trovano in natura, come per esempio il ferro e il piombo, in metalli "nobili", come l'oro e l'argento, ma senza avere successo.
Nelle parole sprezzanti del filosofo Francesco Bacone, che scriveva poco dopo il 1620: "Tutta la filosofia della natura che abbiamo oggi è quella dei greci o l'altra, degli alchimisti. L'una riesce solo a moltiplicare le parole, l'altra non riesce mai a moltiplicare l'oro".(science)

27/05/14

La tavola periodica | Come abbiamo fatto a scoprire la sua struttura.

La tavola periodica degli elementi è conosciuta a gran parte degli studenti di tutto il mondo, ma c'è voluto un secolo di progressi scientifici per completarla.

Al grande fisico Ernest Rutherford è attribuita la celebre frase "Le uniche scienze sono fisica o filatelia", con irritazione degli studiosi di tutte le altre discipline scientifiche delle generazioni successive. Nonostante tutto, quando gli venne assegnato nel 1908 il premio Nobel per un esperimento di fisica, il riconoscimento fu per la chimica. Rutherford la prese con spirito, commentando sulla sua "trasmutazione istantanea da fisico a chimico".

Rutherford svolse un ruolo fondamentale nella determinazione che sarebbe proseguita nel corso del XX secolo di una legge periodica che governa gli elementi chimici; oggi la nostra comprensione degli elementi si deve sia alla fisica che alla chimica.
I cinque elementi platonici
(immagine dal web)

La legge fu scoperta esattamente 145 anni fa, nel febbraio del 1869, da Dmitrij Mendeleev e da altri chimici come lui. Anche se viene considerato un chimico, Mendeleev trascorse pochissimo tempo in laboratorio alla ricerca degli elementi. Che cosa sia effettivamente un elemento è stato oggetto di un lungo dibattito e in qualche misura è tuttora un problema aperto.

Il concetto di elemento risale agli antichi filosofi greci, che nel nostro mondo ne riconoscevano solo quattro: aria, acqua, fuoco, terra. Gli elementi corrispondevano ai quattro solidi platonici studiati dai matematici, ovvero sia il cubo, l'icosaedro, l'ottaedro e il tetraedro. Cosi la fluidità dell'acqua si riteneva dovuta alla forma relativamente poco spigolosa dell'icosaedro con le sue venti facce, mentre il dolore provocato dal contatto con il fuoco era spiegato dai vertici aguzzi del tetraedro. Quando poi fu scoperto il quinto elemento solido platonico, il dodecaedro con 12 facce, Aristotele propose l'esistenza di un quinto elemento: la "quintessenza", l'etere dei cieli.(science)

26/05/14

Curarsi con l'orologio: la cronofarmacologia

La cronobiologla è una disciplina che include neurologia, farmacologia, endocrinologia,
oncologia e diabetologia. Curarsi con l'orologio, e i farmaci?

Vanno assunti nelle ore giuste: agiscono in modo più efficace e
permettono di guarire prima. Secondo la cronofarmacologia è
il caso di farla finita con la regola fissa che costringe alla
pillola dopo i pasti, a stomaco pieno.
Vediamo come affrontare le malattie più comuni tenendo conto dei consigli dei cronobiologi.


ORE MATTUTINE
Sono le più indicate anche per andare dal dentista. Sono le più adatte anche per cortisone e affini,
perché è il periodo in
cui i corticosteroidi prodotti naturalmente dall'organismo sono all'apice. Stesso discorso per gli antianginosi:
tra le 6 e le 8.
DOPO I PASTI
È il momento degli
antispastici che
sono da assumere
subito dopo i pasti
principali: rilassano
l'intestino evitando
il dolore. Terapia
per combattere
il colon irritabile.
VERSO SERA
Asma. A forte rischio la
notte. Prendere i farmaci nel tardo pomeriggio: il medicinale agisce proprio durante la notte e
scongiura problemi. Inoltre, è possibile diminuire la dose di farmaco. Gastrite o ulcera.
I dolori a carico dello stomaco sono più intensi proprio durante 
la notte: in quelle ore aumenta molto la secrezione di succhi
gastrici. Allora, prendere
il farmaco antiacido prescritto dal medico tra le otto e le nove di
sera: il principio attivo raggiunge la sua massima efficacia durante la notte.
Artrosi. Sintomi assai acuti nelle ore notturne: assumere gli antinfiammatori subito
dopo aver cenato, scegliendo farmaci a lento rilascio.
ORE SERALI
Raffreddore da
fieno. La pillola di antistaminici va bene di sera, prima di andare a letto, anziché appena svegliati
come si fa
normalmente.
Ipertensione.
per controllare i picchi mattutini è
indicato un
farmaco a lento rilascio intorno alle 22.

TEMPO DI SPORT
In genere prima di dedicarsi a uno sport ci si interroga sulle proprie attitudini personali. Sono rapido, ho resistenza? Troppo spesso si dimentica, invece, di porsi due domande fondamentali: a che ora
occorrerebbe praticare un'attività sportiva e quale sport scegliere tenendo conto della propria età. Il periodo migliore per svolgere una pratica sportiva? Fra le 14 e le 18. Efficienza muscolare, capacità
respiratoria, riflessi e coordinazione dei movimenti raggiungono, infatti, il loro livello più elevato proprio nel pomeriggio. Queste ore sono le più adatte per dedicarsi all'atletica, al tennis, al nuoto, alla ginnastica e al ciclismo. E, in generale, agli sport incentrati su equilibrio e destrezza.

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22/05/14

Il mistero delle sfere incandescenti norvegesi è stato risolto?

La presenza di strane sfere di luce che volteggiano su una valle in Norvegia centrale ha sconcertato gli scienziati per anni. Una batteria naturale creerebbe l'incredibile spettacolo di luci chiamate "Luci di Hessdalen". Possono essere grandi come automobili e si manifestano a Oslo, Norvegia.

Numerose sono le teorie che hanno tentato di spiegare chi e come veniva creato il fenomeno. Anche ufologi si sono interessati al fenomeno. Uno scienziato sostiene che l'effetto sia prodotto da una batteria naturale. Due catene rocciose metalliche divise da un fiume sulfureo, creerebbero il fenomeno. In un istituto italiano, un esperto ha ricreato le condizioni utilizzando campioni dal sito, per testare la teoria che bolle di gas ionizzato si formano quando dal fiume Hesja salgono vapori sulfurei e per reazione con l'aria umida si formano le sfere di luce.

Se la teoria si dimostrerà corretta, si potrebbe aprire un nuovo studio su come immagazzinare energia. Alcune delle luci alla deriva, lentamente attraverso il cielo per un massimo di due ore, mentre altre lampeggiano e strisciano attraverso la valle, scomparendo in pochi secondi. Un ingegnere informatico chiamato Erling Strand da Ostfold University in Norvegia,  studia il fenomeno naturale dal 1982, quando frequenti spettacoli di luce catturavano l'attenzione della stampa e di scienziati. Ha fondato il Project Hessdalen nel tentativo di unire tutti gli esperti interessati al fenomeno, con il fine di svelare il mistero della formazione delle misteriose sfere. Fu in grado di escludere rapidamente la teoria che voleva la provenienza di queste luci da aerei, veicoli o edifici.
immagine presa dal web

I ricercatori notarono una piccola fluttuazione del campo magnetico della zona prima della formazione delle luci, ma quando misurono la radioattività e l'attività sismica - entrambi potenzialmente cause di tale fenomeno - non riscontrarono nulla di insolito nelle 248 miglia del sito (400 chilometri) a nord di Oslo. Un team internazionale di esperti poi, misurato le dimensioni, la forma e la velocità delle sfere con radar e analisi spettrale per esaminare gli elementi che compongono la luce, hanno rivelato che le luci non producono alcun suono e che sembrano fredde, non lasciano segni di bruciatura sul terreno, a differenza dei fulmini globulari. Le sfere luminose comunque sterilizzano la zona di cui vengono a contatto, uccidendo i microbi del suolo.

immagine presa dal web
Jader Monari dell'Istituto di Radioastronomia a Medicina, Italia, ha studiato il sito di Hessdalen dal 1996 e ha scoperto che le rocce della valle sono ricche di zinco e ferro su un lato del fiume che l'attraversa, e ricca di rame, dall'altro lato. "Se il fiume che scorre in mezzo contiene zolfo, si crea  una batteria perfetta" ha detto. Insieme ad un collega presso l'Università di Bologna, gli scienziati hanno usato campioni di roccia, e raccolti sedimenti dall'acqua di fiume, per creare una valle in miniatura. Hanno scoperto che l'elettricità scorreva tra le due rocce e che questa potrebbe accendere una lampada. Il dottor Monari ritiene che le bolle di gas ionizzato vengono create quando vapori sulfurei dal fiume Hesja reagiscono con l'aria umida della valle. La geologia costituisce anche le linee del campo elettromagnetico nella valle, il che potrebbe spiegare perché le sfere di luce si muovono. "Questo campo elettrico crea un percorso che potrebbe essere la 'strada principale' delle luci all'interno della valle - ha detto il dottor Monari. La teoria della 'batteria' sembra essere la più probabile sulla base di prove concrete.

Bjorn Gitle Hauge, un ingegnere elettronico presso la Ostfold University, ritiene che l'energia necessaria per rendere il bagliore potrebbe venire dalla carica di nuvole in costruzione. Alcuni esperti ritengono che sia una sorta di plasma che induce la luce, come quando un gas ionizzato forma una nube di ioni ed elettroni - plasma - che producono luce. Il plasma può essere freddo al tatto e può anche uccidere i microbi, ma richiedono temperature incredibilmente elevate e una enorme riserva di energia per essere prodotta. Altri credono che le luci siano un tipo di fulmine globulare che causa globi illuminati simili. Analizzate in Cina dimostrano che sono formate di silicio, ferro e calcio - che sono presenti anche nelle luci di Hessdalen, con l'aggiunta di un elemento chiamato scandio. Ma le luci di Hessdalen non appaiono quando vi è un fulmine. Questo ha convinto Hauge che la forma della valle, il clima e la geologia generano una carica elettrica di massa e che l'elettricità statica sulle montagne è alimentata da forti venti. 

Altri esperti ritengono che le luci sono alimentate dalla radioattività per il decadimento del radon in atmosfera. Altri che le luci soano create da 'plasma polveroso' contenente particelle di polvere ionizzate. Quiesti scienziati stanno cercando la presenza di radon nella valle per testare la loro teoria che le bolle di gas potrebbero accendersi da terra, raccogliere la polvere e sollevarsi nell'aria come una sfera incandescente. Qualunque siano le cause che formano le luci ", la risposta potrebbe portare ad un nuovo modo di immagazzinare energia. "Se  avessimo un qualche tipo di strumentazione atta a raccogliere particelle cariche e trattenerle all'interno, allora potremmo immagazzinare l'energia", ha detto il dottor Hauge.

04/04/14

La tavola periodica sopravviverà alla nostra stessa specie | Buon compleanno Dmitri Mendeleev!

La tavola periodica sopravviverà alla nostra stessa specie! Avremmo potuto brindare per commemorare il 180° compleanno di Dmitri Mendeleev lo scorso 8 febbraio, il grande chimico ed inventore russo nato nel 1834.

Durante gli anni ’60 dell’ottocento, egli stesso formulò la prima tavola periodica degli elementi che da allora adorna le pareti delle aule di chimica nelle scuole di tutto il mondo. Mendeleev fu autore di un’impresa a dir poco straordinaria, ovvero sia mettere ordine in un ambito naturale ancora relativamente inesplorato, ambito la cui evoluzione accompagna, inevitabilmente, quella del Cosmo stesso. Un elemento è una sostanza che non può essere scomposta chimicamente in altre sostanze più semplici. Tutti gli atomi di un certo elemento hanno lo stesso numero di protoni all’interno del nucleo, il cosidetto “numero atomico” e la tavola periodica è fondamentalmente un elenco degli elementi ordinati per numero atomico.
Dmitri Mendeleev

Ad esempio, tutti gli elementi di una stessa colonna, detta gruppo sono, accomunati dalla stessa configurazione elettronica esterna che conferisce loro proprietà chimiche uguali. Gli elementi del “Gruppo I” che includono sodio, potassio e litio, sono tutti metalli altamente reattivi. La tavola periodica dunque con la sua struttura estremamente semplice, ci apre una finestra sui meccanismi naturali più occulti.

Alcuni elementi come il rame, il piombo e l’oro sono noti sin dalla Preistoria. Il fosforo è stato il primo elemento scoperto con le tecniche della chimica moderna nel 1669. L’idrogeno, il più semplice e abbondante tra gli elementi, è stato isolato chimicamente da Cavendish nel 1766. Vale la pena ricordare un fatto straordinario a questo punto: soltanto tre elementi nacquero con il Bing Bang, l’idrogeno, l’elio e il litio in tracce. Non esisteva ancora il carbonio, ne l’ossigeno.

La nostra Galassia, gigantesca fucina di stelle, arricchisce costantemente gli spazi interstellari di nuclei pesanti, determinando una variazione costante del nostro Universo. Il processo forse si concluderà tra 100 trilioni di anni, con l’esaurimento di tutto l’idrogeno del Bing Bang e la risultante impossibilità di far nascere nuovi corpi siderali. A quel punto la materia sarà formata da una successione di elementi esotici, irriconoscibili rispetto alla terna idrogeno-elio-litio che era emersa dal Bing Bang.

Nonostante ciò, anche quegli elementi di un lontanissimo futuro troveranno uno spazio logico nella tavola disegnata per la prima volta da un chimico di umili origini, nato in un giorno d’inverno nella Russia del XIX secolo. Buon compleanno Dmitri!

17/03/14

L'importanza di "ascoltare" le vibrazioni

Chi non ha notato che in certi luoghi ci sentiamo particolarmente bene e rilassati. Quante volte succede che la presenza di una persona ci rende più tranquilli, mentre quella di un' altra persona ci trasmette agitazione o causa esaurimento... Come mai è possibile questo? Siamo circondati da vibrazioni Ogni luogo, ogni sostanza, ogni essere vivente emette determinate vibrazioni che consciamente o inconsciamente registriamo e che inducono in noi i o relativi stati d'animo. Le vibrazioni si distinguono tra di loro per via della frequenza e ad ognuna corrisponde una specifica qualità o uno stato d'animo. Per esempio la presenza della frequenza di "Amore" stimola in noi pensieri e sensazioni d'amore, a condizione di essere in una situazione interiore che ci permette di entrare in sintonia con "l'Amore". Siamo costantemente immersi nelle frequenze emanate dai luoghi, dalle persone, dalle sostanze e dagli oggetti che ci circondano. Alcune le avvertiamo come positive, altre come negative. A volte possiamo "subire" molto queste influenze, in altri momenti non le sentiamo quasi per niente, a causa del nostro stato energetico e dell'intensità delle vibrazioni. Una persona carica di energia positiva è poco influenzabile, mentre una persona scarica di energia risente molto di più l'effetto delle vibrazioni, positive o negative che siano. Le vibrazioni positive generalmente hanno una "forza" maggiore di quelle negative, e possiedono la capacità di annullarne l'effetto di queste ultime. Considerata la difficoltà o l'impossibilità di portarsi dietro persone o luoghi, l'uomo ha da sempre cercato di utilizzare degli oggetti, come per esempio talismani e pietre, per creare intorno a sé un campo di vibrazioni posrtive. Le ricerche di quest' ultimi anni hanno permesso di classificare le vibrazioni, determinare la loro frequenza e memorizzare queste frequenze su vari supporti tramite particolari strumenti con circuiti vibrazionali. Così è diventato possibile fabbricare prodotti vibrazionali, cioè caricare con vibrazioni armoniche vari oggetti, che creano intorno a sé un campo con le frequenze memorizzate, per esempio acqua vitalizzata. L'acqua è l'unica sostanza che sfida varie leggi della fisica. Il motivo è la sua particolare struttura macromolecolare. Le molecole dell'acqua si raggruppano in forme più o meno armoniche, secondo le vibrazioni memorizzate nell'acqua e il suo stato energetico. Ouesta caratteristica fa si che l'acqua assuma molto facilmente le vibrazioni circostanti. L'omeopatia sfrutta la capacità dell'acqua di memorizzare ed amplificare le frequenze di una determinata sostanza curativa. Il processo di dinamizzazione omeopatica consiste nella graduale diminuizione dell'aspetto fisico della sostanza tramite le suecessive diluizioni e "nell'esaltazione" del suo aspetto vibrazionale tramite lo scuotimento. Con piastre di alluminio appositamente caricate si possono trasmettere vibrazioni armoniche all'acqua che le acquisisce in poco tempo e contemporaneamente viene annullato l'effetto di eventuali vibrazioni negative presenti.  

Cosa dice la scienza 
Cosa dice la scienza? Anche la scienza comincia ad avvicinarsi al fenomeno delle vibrazioni e a dimostrare scientificamente la loro esistenza, Il biologo inglese Rupert Sheldrake ha ipotizzato già più di 20 anni fa l'esistenza di campi morfogenetici, che influenzano e determinano i processi formativi nel mondo materiale. In poche parole sostiene che esistono campi sottili che rappresentano delle idee e che determinano non solo il comportamento di persone, animali, piante e sostanze naturali e chimiche, ma addirittura anche il loro aspetto fisico. Con esperimenti che hanno , coinvolto migliaia di persone è riuscito a dimostrare scientificamente la validità della sua teoria dei campi morfogenetici. Le sue ricerche hanno sconvolto non solo la biologia ufficiale, ma sono emersi anche risvolti per quanto riguarda altre discipline. Per esempio nei vari laboratori chimici sparsi nel mondo i ricercatori hanno notato che quando si sintetizza per la prima volta una sostanza nuova, ci vuole molto tempo, mentre con il ripetersi della sintetizzazione i tempi diventano sempre più corti fino ad arrivare ad una sintetizzazione istantanea. La spiegazione di Sheldrake: una volta creata una nuova sostanza si crea un campo morfogenetico che contiene le informazioni per la sintetizzazione, perciò questa avviene sempre più velocemente con l'accrescere del .campo morfogenetico. Se volete sapere di più, leggete i libri di Sheldrake, in particolare il primo: . "L'ipotesi della causalità formativa", red edizioni. "La rinascita della natura", Corbaccio. "Sette esperimenti per cambiare. il mondo", Corbaccio. "I poteri straordinari degli animali" Mondadori.

12/03/14

Chimica | Come riuscire a narrarne l'essenza di ciò che ne è "sostanza"!

Chimica: come riuscire a narrarne l'essenza di ciò che ne è "sostanza"!
Scriveva cosi Pietro De Angelis (1973), autore di un manuale di scrittura creativa, “Narrare significa raccontare un mondo attraverso una storia”.
Effettivamente appare inequivocabile tale definizione di concetto di narrazione, la differenza sottile che divide il raccontare e narrare, in particolar modo se con la nostra mente si va indietro nel passato, ed alle storie che si raccontavano per chetare le nostri notti insonni. Ma qual è la sottile differenza c’è tra raccontare una favola e la chimica?
Se facciamo fronte al dilemma dal punto di vista tecnico in senso lato del termine, verrebbe spontaneo dire nessuna.
L'arte di narrare la chimica e il resto
Infatti la differenza è talmente sottile ed impercettibile che per distinguerla bisogna capire bene cosa vuol dire effettivamente raccontare la chimica: significa raccontare una “storia” reale, veritiera sotto ogni punto di vista. Una storia fatta di persone in carne ed ossa come noi, mica di maghi, fattucchiere, fate, principesse e chissà cos'altro. Una storia di impegno e di fatica, di enormi sacrifici. Vuol dire raccontare la storia delle idee e anche quella di formule che sono belle ed eleganti al punto da far concorrenza alla opere d’arte. Raccontare la chimica evocando oggetti, laboratori, colori, odori e sapori, è invece narrare.
Ma chiunque si appresti a narrare la chimica, evoca un mondo che non ha nulla a che fare con il fantasy, ma forse per questo è molto più affascinante di una fiaba. Ma chi riesce a narrare bene la chimica? Colui che è un po’ scienziato e un po’ scrittore.
Il grande Robert Musil scriveva cosi: “Un uomo che vuole la verità, diventa scienziato; un uomo che vuol lasciare libero gioco alla sua soggettività diventa magari scrittore; ma che cosa deve fare un uomo che vuole qualcosa di intermedio fra i due?”
La risposta a questa domanda si potrà forse avere oggi, mercoledì 12 marzo, durante il seminario “L'arte di narrare la chimica e il resto”, che si terrà presso il Dipartimento di Chimica Industriale “Toso Montanari” in Viale del Risorgimento 4, a Bologna.
I relatori saranno per l'appunto Gianni Fochi (chimico e divulgatore), Marco Malvaldi (chimico e scrittore) e Marco Ciardi (storico della scienza), e di narrazione ne sanno certamente abbastanza. Se poi di tanto in tanto fate un salto in libreria li conoscerete già. Anzi, uno di loro, Malvaldi, lo si trova anche in edicola.

Messo da parte il mestiere di chimico, ha provato infatti a scrivere e gli è andata meglio che nella carriera universitaria, notoriamente simile al gioco del lotto. Dopo “La briscola in cinque” (2007), Malvaldi ha perseverato con “Il gioco delle tre carte” (2008) e con “Il re dei giochi” (2010), che insieme all’ultimo “La carta più alta” (2012) costituiscono la cosiddetta “trilogia del BarLume”, apparsa per l’editore Sellerio.
Ciardi, invece, ce l’ha fatta in Università. Insegna Storia della scienza e della tecnica a Bologna e il suo settore di indagine concerne principalmente la storia del pensiero scientifico moderno e contemporaneo. Ha scritto tanto, compresa la storia del mito di Atlantide, e il suo ultimo libro, “Terra. Storia di un'idea” è entrato nei primi 5 finalisti del Premio Galileo 2014 per la divulgazione scientifica.

Che cosa dire per concludere di Fochi, se non che, forse, è tra i migliori pubblicizzatori della chimica? Ha fatto ricerca chimica accademica e industriale, insegnato alla Normale di Pisa ed è autore di libri di testo e divulgativi, tradotti anche all’estero. Collabora dal 1988 con diversi giornali, e ora anche con UNO mattina. Avremo modo e tempo anche per parlare di Primo Levi. Lui affermò che lo scrittore può trarre dalla chimica attuale e quella del passato un immenso patrimonio di metafore che chi non ha frequentato un laboratorio o una fabbrica conosce solo in maniera superficiale. 
(Riprodotto in parte dall'articolo di M. Taddia pubblicato sul giornale online Galileo l'11/03/2014)

03/03/14

Acqua | Mai stato cosi semplice renderla pura! Basta un filtro di ramo di pino.

Acqua: mai stato cosi semplice renderla pura! Basta un filtro di ramo di pino. 
Filtrare questo bene cosi prezioso e icona di vita, l’acqua, non è mai stato così semplice, economico e sopratutto ecologico!

Un team di ricercatori del Mit di Boston afferma infatti di essere riuscito a eliminare il 99% dei batteri di E.coli presenti in una sorgente d’acqua, facendola scorrere tramite un filtro ricavato dal ramo di un pino o altri tipi di alburno (la parte più giovane del legno degli alberi).

Il filtro realizzato e collaudato dai ricercatori, che presentano la loro proposta sulle pagine di Plos One, è capace di produrre circa 4 litri di acqua potabile al giorno ed è stato ideato per le zone rurali in cui è difficile realizzare sistemi di filtrazione avanzata. Infatti, come spiega Rohit Karnik, tra gli autori dello studio: “Le membrane di filtrazione di oggi hanno pori nanometrici che non sono qualcosa che si può produrre molto facilmente in un garage. L’idea qui invece è che non abbiamo bisogno di fabbricare una membrana, perché è facilmente disponibile. Basta prendere un pezzo di legno e farne un filtro”.
Filtro ricavato dal ramo di un pino

Ma a parte le difficoltà di realizzazione, il sistema messo a punto dai ricercatori del Mit è anche economico ed ecologico, rispetto ai metodi che utilizzano i depuratori a base di cloro, le membrane di filtrazione o lo stesso bollire. Il principio di funzionamento si ispira alla naturale capacità dell’alburno di filtrare le particelle più grandi di 70 nanometri, come racconta Nature World News. Abbastanza cioè per tener fuori i batteri ma non i virus.

Al momento il progetto dei ricercatori è solo agli inizi. L’idea infatti è sia quella di testare diversi tipi di legno, supponendo che alcuni abbiano capacità di filtro migliori di altre, che di trovare modi per evitare che lo stesso filtro si secchi, compromettendone le capacità.

23/02/14

Stanchi di pulire i vetri? Nel prossimo futuro i vetri si autopuliranno, con il grafene

Sbuffare di fatica mentre si puliscono i vetri di casa e imprecare contro gli agenti atmosferici che vanificano i nostri sforzi fa parte del nostro quotidiano. Credo che nella nostra mente l'idea di una pulizia automatica sia presente da sempre. Tale idea potrebbe concretizzarsi a breve: autopulizia dei grazie alla luce solare e ad un nuovo materiale: il grafene.
Questo innovativo materiale e' stato sviluppato dagli studiosi delle universita' di Sassari e Cagliari. Si tratta di un "nanomateriale hig tech" che utilizza la luce solare per eliminare lo sporco che si deposita sulle superfici dei vetri. Il raggiungimento di questo risultato - viene spiegato in una nota - apre nuove prospettive nell'ambito delle applicazioni del grafene, un nanomateriale la cui scoperta e' stata recentemente premiata con il Nobel.
Pulire i vetri
 Il grafene, ottenuto con una tecnica innovativa di "esfoliazione chimica", e' stato aggiunto a un sottilissimo strato di ossido di titanio nano-poroso per ottenere una pellicola con una elevatissima attivita' fotocatalitica, la piu' alta registrata fino ad ora in un film sottile e trasparente. E' questa proprieta' che consente ai vetri domestici di "pulirsi da soli" e che pertanto promette di "rivoluzionare la vita quotidiana". La scoperta, pubblicata sulla rivista internazionale "ACS Applied Materials & Interfaces", e' stata considerata di particolare rilevanza e quindi premiata con la copertina della rivista. La ricerca e' stata diretta dal dott. Luca Malfatti e dal Prof. Plinio Innocenzi, afferenti al Laboratorio di Scienza del Materiali e Nanotecnologie del Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica dell'Universita' di Sassari, in collaborazione con il gruppo del prof. Alberto Mariani del Dipartimento di Chimica e Farmacia dell'Ateneo turritano, e con il gruppo della dott.ssa Maria Casula del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell'Universita' di Cagliari. Alla scoperta hanno contribuito anche prestigiose collaborazioni nazionali ed internazionali in particolare l'Istituto italiano di tecnologia (IIT), l'Universita' Tecnica di Graz e la divisione di Scienza ed Ingegneria dei Materiali dell'australiano "Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation" (CSIRO).

06/01/14

La gomma da masticare fa gonfiare la pancia?

Verissimo. Masticando ripetutamente la gomma si ingerisce, insieme alla saliva, anche l’aria. Ma ingeriamo aria non soltanto con la gomma da masticare, bensì con qualsiasi cosa si mangi, con una differenza non trascurabile. Mentre un pasto regolare dura più o meno mezz’ora, il chewing-gum si mastica per buona parte della giornata, stimolando così per ore la produzione di saliva e ingoiando molta più aria del normale.

Le gomme attualmente in commercio sono senza zucchero, quindi favoriscono indubbiamente la prevenzione delle carie, ma è anche vero che creano problemi per la pancia. I dolcificanti usati nelle gomme cosiddette “sugar free” fermentano nell’intestino e nello stomaco, creando molti più gas di quanto non succeda con le vecchie gomme zuccherate. Di conseguenza quando succede, e non di rado, che non si riesca ad espellere il gas in eccesso provocato dalla gomma da masticare, è facile che si creino fastidiosi gonfiori, soprattutto per alcune persone che sono più soggette a questo tipo di problema.

22/12/13

Lecco, carciofo esplode in cucina.

Lecco, carciofo esplode in cucina. Una donna di Olginate, in provincia di Lecco, ha sporto una singolare denuncia presso la locale stazione dei carabinieri: ha denunciato l'esplosione di un carciofo. La sfortunata signora, tornata dal supermercato, ha cominciato a tagliarne uno per iniziare a cucinarlo, ma una volta affondata la lama del coltello nell'ortaggio, questi le è letteralmente esploso tra le mani: << Il carciofo era molto duro - ha detto la donna ai militi - e ho dovuto forzare non poco per tagliarlo. All'improvviso ho sentito un botto simile quello di un petardo, e dall'ortaggio è uscito del fumo. >> Subito sono scattate le indagini ed è stata allertata la ASL di competenza che ha disposto una serie di analisi sui carciofi acquistati dalla signora, sembra, presso un supermercato Carrefour, il Direttore del quale ha ritirato dalla vendita i prodotti spiegando di averli ricevuti già confezionati ed avviando una indagine interna. L'episodio non è nuovo nel suo genere, in quanto altri due casi analoghi si erano verificati nel 2003 e nel 2008; la causa potrebbe essere legata ad una probabile reazione chimica dovuta all'utilizzo di un fertilizzante.
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