Il-Trafiletto
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06/09/14

Brevi curiosità | Lo sapete perchè le aurore boreale sono verdi? | La gravità e l'elettricità | Wi-Fi in quanti lo possono usare contemporaneamente?

Perchè le aurore boreali sono
sempre verdi?
Perché le aurore boreali sono per lo più verdi?
Le aurore sono provocate dal bombardamento dell’atmosfera da parie di particelle di energia provenienti dal Sole.

Queste particelle eccitano gli atomi tra cui quelli dell'ossigeno, l'azoto, dando luogo a spettacolari giochi di luce. Il colore ice dell'aurora dipende da quali atomi e molecole sono presenti e dal grado di eccitazione; ci sono vari motivi per cui prevale colore verde. Prima di tutto, l'interazione con r atomi di ossigeno che dà : questo colore richiede relativamente livelli bassi di energia per l'eccitazione rispetto ad altri elementi abbondanti come l'azoto. Poi, alle quote a cui si forma la maggior parte delle aurore boreali, l'ossigeno atomico è la componente più densa dell'atmosfera e quindi è più probabile che venga eccitato dalle particelle in arrivo. In terzo luogo, altre eccitazioni dell'ossigeno possono produrre luce rossa) sono annullate dalle collisioni tra gli atomi e altre particelle. Infine, l'occhio umano è per natura più sensibile al colore verde e quindi altri colori vengono facilmente ignorali.

La gravità ha effetto sulla corrente elettrica? 
Nonostante la sua ubiquità, la gravità è in realtà una forza debolissima: è la più debole di tutte le forze fondamentali che agiscono nell'Universo. Per la precisione, è circa un miliardo di miliardi di miliardi di miliardi di volte più debole della forza elettromagnetica che muove gli elettroni nei circuiti, e quindi ha un effetto trascurabile sull'elettricità.

Quante persone possono usare il Wi-Fi di un locale simultaneamente?
La maggior parte dei router può gestire fino a 255 utenti contemporaneamente, più che sufficiente per un internet café medio. Il limite maggiore è dato dalla banda in entrata: se il locale ha una connessione via cavo da 50 mbps e vuole avere clienti soddisfatti offrendo a ognuno una velocità costante di almeno 1 mbps, allora il limite per il locale sarà di 50 utenti.(science)


25/08/14

Tesori nascosti | La storia del nostro Pianeta riassunta in una pallina

Vita di una pallina di plastica, dalla notte dei tempi a oggi. Mi arriva la voce alterata di un genitore: "Non toccarla! Non sai dov'è stata".

Il bambino posa sconsolatamente l'oggetto sulla sabbia, dove l'aveva trovato, e trotterella via, alla ricerca di uno svago più tollerato. Mi avvicino per dare un'occhiata alla causa del rimprovero. È una pallina di plastica, sporca dopo essere stata a lungo esposta alle intemperie. È vero, non si sa dove sia stata: mi fermo a pensarci. Sicuramente, ne avrà passate tante. La sua esistenza deve essersi svolta più o meno così...

Immaginiamo un mare tropicale, a circa 25° di latitudine Nord. Il clima è caldo e umido, e la quiete è interrotta soltanto da un plesiosauro che nuota veloce a caccia di seppie. La terraferma, piuttosto lontana, è ricoperta da felci, conifere ed equiseti ed è dominata dagli stegosauri, mentre il cielo è popolato da pterodattili: siamo nel Giurassico. La luce del sole riscalda l'acqua marina fornendo nutrimento ad alghe e batteri. Il primo anello di una lunghissima catena alimentare. Per la maggior parte, questi organismi vengono consumati da minuscole creature marine, che a loro volta finiscono in pasto ai pesci. Gli avanzi, però, abbondano: le alghe e i batteri che non sono stati mangiati muoiono di morte naturale e, piano piano, affondano, scendendo nelle profondità oceaniche, depositandosi sul fondale e dando origine a un cimitero fangoso.

Le correnti marine ristagnano, l'ossigeno manca: le condizioni ambientali non favoriscono il naturale degrado. Alghe e batteri non si decompongono, ma rimangono intatti, sepolti via via sotto nuovi strati di altri organismi che hanno terminato il proprio ciclo vitale. La deriva spinge terra e acque verso nord. Questo mare diventa teatro di un epico scontro tra continenti, che sottopone i fondali a forze tali da elevare e distruggere intere catene montuose. Impressionanti terremoti smuovono i sedimenti, ormai depositati in strati molto spessi: le nostre alghe si trovano a una profondità di 4 chilometri, dove la temperatura è di circa 120 C. Le molecole che le costituiscono finalmente si arrendono al calore e alla pressione. Cambiano struttura, formando lunghe catene: sono gli idrocarburi. La guerra dei continenti si sposta in un'altra fossa tettonica, che si spalanca a formare l'Oceano Atlantico. Il Pianeta viene colpito da un asteroide, che fa estinguere i dinosauri. Ma negli strati più profondi, sotto il fondale del Mare del Nord, non arriva neppure l'eco di questi sconvolgimenti: le alghe e i batteri decadono lentamente, fino a trasformarsi in petrolio.

È finita l'età dei rettili, inizia quella dei mammiferi. Per il petrolio, è ora di intraprendere un nuovo viaggio. Negli strati rocciosi inferiori, la pressione è così intensa da innescare la migrazione verso l'alto del liquido, che penetra lentamente nelle minuscole porosità delle rocce. Talvolta riesce a percorrere diverse centinaia di metri, dirigendosi verso la superficie. Ma prima o poi, incontra uno strato lapideo troppo compatto, e deve arrestarsi. Intanto è iniziata l'evoluzione dell'uomo. Il Mare del Nord ha raggiunto i 50° N, la sua attuale latitudine. Si susseguono alcune ere glaciali, l'Impero Romano, i Vichinghi, la Rivoluzione Industriale. Poi, qualcuno decide di perforare le rocce che imprigionano il petrolio, portandolo alla luce: il liquido preistorico schizza in superficie, per la prima volta dopo 150 milioni di anni.

Viene trasformato nelle materie prime che servono per produrre la plastica, e con l'aiuto della chimica, le catene corte di atomi di carbonio si saldano insieme: le alghe giurassiche sono diventate polietilene. Il polimero viene utilizzato per creare una pallina: è proprio quella abbandonata oggi, sulla spiaggia, da un ragazzino. Non ci accade spesso di raccontare una storia che ha per protagonista la plastica: eppure, riuscite a pensare a qualcosa di più poetico?

La prossima volta che vedrete una pallina, raccoglietela: pensate a quanta strada ha fatto e alla vita incredibile che ha avuto.(science)

18/08/14

L'analisi di Bruce Drinkwater | Quando il suono ha la meglio sulla gravità

Bruce Drinkwater
Professore di Scienza degli Ultrasuoni
presso l'Università di Bristol

"Hanno fatto un ottimo lavoro, raggiungendo un eccellente grado di controllo sugli oggetti fatti levitare. 

La levitazione in sé non è un settore di ricerca particolarmente innovativo; ma, mentre nei campi magnetici l'oggetto deve avere proprietà magnetiche, nei sistemi elettrici deve essere caricato elettricamente e nei sistemi ottici deve necessariamente essere trasparente, nei sistemi acustici il materiale di cui è fatto l'oggetto è molto meno importante.

Per sollevare corpi di maggiori dimensioni, occorre incrementare la lunghezza d'onda sonora. Questa è, fondamentalmente, lo strumento idoneo ad "afferrare" l'oggetto: può essere paragonata alla nostra mano, che ci consente di raccogliere una pallina da tennis, ma non una casa, né un atomo. Analogamente, l'onda sonora deve essere di lunghezza comparabile all'oggetto da far levitare. Dunque, per far fluttuare nell'aria un essere umano, tale parametro dovrebbe aumentare notevolmente, riducendo in parallelo la frequenza sonora. Questo rappresenterebbe un problema, perché sposterebbe le onde sonore nel campo delle frequenze percepibili, eventualità molto dolorosa per noi umani.

Inoltre, sarebbe necessario un livello di potenza acustica estremamente elevato e non sappiamo esattamente come reagirebbe il nostro organismo. Mi piace invece l'idea di linee di produzione contactless, per l'assemblaggio di componenti elettronici o la manipolazione di materiale cellulare in un ambiente sterile e non tattile".(science)


15/08/14

Chimica in casa | Atomi e molecole tra le mura domestiche

Chimica in casa

Chimica in casa di Yann Verchier e Nicolas Gerber Edizioni Dedalo, 15,00 euro (176pp, 2013). 

Chiediamo ad un gruppo di bambini cos'è la chimica. Qualcuno dirà che è saper fare le pozioni magiche, qualcun altro parlerà di esperimenti difficili da capire, molti strabuzzeranno gli occhi oppure rimarranno in silenzio.

Ma se domandiamo loro cos'è il Lego non ci sarà nessuna perplessità. Insomma, chi non ha giocato con i mattoncini più famosi del mondo? Allora immaginiamo che gli elementi chimici siano proprio come dei Lego in miniatura da assemblare per creare fantastiche costruzioni. Volete ottenere l'alcol? Niente di più semplice! Basta associare atomi di carbonio, idrogeno e ossigeno. Ecco un modo semplice per spiegare la chimica ai più piccoli. È l'obiettivo di questo libro che invita il lettore a osservare il mondo che ci circonda, svelando in modo semplice e accessibile tutti i principi fondamentali di questa materia affascinante: dal sistema periodico alle reazioni chimiche, dalle proprietà dei metalli alle soluzioni. Il tutto partendo dalla nostra vita quotidiana e dalla casa.

Capitolo dopo capitolo e stanza dopo stanza, scopriremo, per esempio, come funziona il televisore, come fanno le saponette a lavarci, come mai i profumi profumano e quali sono i segreti per preparare una buona maionese. Per rendere ancora più accattivante la descrizione degli argomenti, vengono proposti numerosi esperimenti, tutti facilmente realizzabili con oggetti di uso quotidiano. Attraverso una serie di curiosi aneddoti vengono, inoltre, ripercorse le tappe e le principali scoperte di questa scienza che ha contribuito così tanto a formare il nostro attuale stile di vita.(science)


01/08/14

Il silicene | Il materiale che rivoluzionerà la tecnologia

Fatti da parte, grafene, è questo il materiale che rivoluzionerà la tecnologia! Da quando è stato scoperto, nel 2004 il grafene si è goduto la ribalta della scienza dei materiali. Ma una sostanza dal nome simile, il silicene, riuscirà a rivoluzionare il settore dell'elettronica.

"Il silicene sta al silicio come il grafene al carbonio", spiega Yukiko Yamada-Takamura dell'Istituto Superiore di scienza e tecnologia giapponese, che è all'avanguardia nella ricerca sil silicene. Cosi come il grafene è un singolo strato di atomi di carbonio, il silicene è un singolo strato di atomi di silicio. Da molti punti di vista il silicene si comporta con il grafene: per esempio, è un ottimo conduttore elettrico che permette agli elettroni di scorrere quasi senza ostacoli. Ma ha un vantaggio cruciale sulla sua controparte di carbonio: essendo fatto di silicio è altamente compatibile con i circuiti di silicio già esistenti. Quindi il tempo necessario alla ricerca per far arrivare sul mercato prodotti a base di silicene sarà minore e i costi di produzione inferiori. Avrà anche gli stessi pregi del grafene: alta velocità computazionale e poca energia dispersa sotto forma di calore.
La struttura bidimensionale a nido d'ape
del silicene potrebbe presto essere la base
per lo sviluppo dei nuovi gadget tecnologici

Cosi, alla lunga, sarà il silicene a far fare cose meravigliose ai nostri smartphone, non il grafene. Il silicene batte il grafene anche il quanto a flessibilità strutturale. Laddove il grafene può assumere una forma sola, in cui gli atomi si dispongono in uno specifico reticolo orizzontale, il silicene è diverso.
"Il silicene può essere flessibile fino alla scala degli atomi, che quindi possono disporsi fuori da un piano", spiega Yamada-Takamura. Questi sottili spostamenti nella struttura atomica del silicene permettono di variarne le proprietà elettriche e di aumentare il numero dei possibili usi.

Il momento di gloria del silicene deve ancora arrivare: è stato creato per la prima volta appena due anni fa, da un gruppo di ricercatori in Germania. E' lontano dalla valanga di brevetti basati sul grafene che sono già stati registrati in tutto il mondo. Ma, alla fine, sarà il silicene ad avere l'impatto maggiore sulla nostra vita.(science)
APPLICAZIONI

  • Circuiti elettronici
  • Memorizzazione di dati
  • Catalizzatore per ripulire l'inquinamento

30/07/14

Nanoparticelle d'oro | Nuova età dell'oro per i test per l'HIV

Gli artigiani medievali delle vetrate colorate furono i primi nanotecnologici. Saranno stati ignari degli aspetti fisici che facevano, ma le loro tecniche avevano come effetto di intrappolare minuscole particelle d'oro in un vetro che emetteva cosi un colore rosso rubino.

Adesso le nanoparticelle d'oro, anzichè dar vita alle scene bibliche, vengono utilizzate per nuovi test relativi a patologie letali, come l'HIV, più sensibili e facili da valutare dei test attuali. Su scala piccolissima, nel regno della nanotecnologia, i materiali acquisiscono nuove proprietà. Mentre un pezzo massiccio di oro è, ovviamente, dorato, le particelle minuscole possono generare colori diversi a seconda di come si uniscono. Un gruppo di ricercatori dell'Imperial Collage di Londra ha trovato un'applicazione importante.
Nanoparticelle d'oro

La loro soluzione per l'individuazione dell'HIV contiene ioni (atomi carichi elettricamente) d'oro. Quando vi si versano gocce di siero sanguigno, quello che accade dipende dall'eventuale contenuto di virus HIV. Se il virus è presente, il livello di perossido di idrogeno nella soluzione cala e si formano ammassi nanoscopici irregolari di oro, che producono una luce azzurra. Se non è presente l'HIV, la soluzione è allagata di perossido di idrogeno e si generano nanoparticelle d'oro sferiche, che producono una luce rossa. Questo test è cosi sensibile che può rilevare pochi attogrammi, cioè miliardesimi di miliardesimo di grammo, di proteina dell'HIV in un millimetro di siero umano, meglio dei migliori standard attuali.

E' l'aspetto cruciale è che il cambiamento di colore è cosi spiccato che si può osservare a occhio nudo, mentre i test attuali richiedono macchinari costosi per determinare la fondamentale variazione di sfumatura. Molly Stevens, che ha diretto le ricerche condotte all'Imperial Collage, dichiara che gli esperimenti pratici non sono lontani:
"Finora abbiamo sviluppato un prototipo che comprendeva test con campioni positivi di HIV umano. La tecnologia adesso dev'essere ottimizzata per diventare più portatile e di facile utilizzo. Speriamo che ci vogliano meno di cinque anni".

Non basta: il test si può modificare per individuare altre malattie tra cui la malaria, il cancro alla prostata e la tubercolosi.(science)
APPLICAZIONI

  • Individuazione dell'HIV
  • Individuazione del cancro alla prostata
  • Individuazione della tubercolosi a della malaria

19/07/14

Come si fa...? | Perchè...? | Di che colore è...?

Camminare e mantenere
s fuoco la vista
COME SI FA A MANTENERE LA VISTA A FUOCO QUANDO SI CAMMINA?
Gli occhi sono collegati agli organi di senso dell'orecchio interno e ai recettori di stiramento nei muscoli del collo attraverso una serie di nervi. Quando muoviamo la testa, gli occhi compensano automaticamente il movimento spostando il fuoco nella direzione opposta, il che si verifica anche in piena oscurità. Questo cosiddetto "riflesso vestibolo-oculare" contribuisce a mantenere stabile il campo visivo. Vi è poi il cosiddetto "riflesso optocinetico", che porta gli occhi a seguire un soggetto in movimento per un po', per poi scattare di nuovo al centro.

Annoiarsi, sensazione spiacevole
PERCHE' CI ANNOIAMO? 
Come la fame, la sete e la solitudine, la noia è una sensazione sgradevole che ci spinge a modificare il nostro comportamento: la selezione naturale ha favorito gli individui con la capacità di sentirsi annoiati perché sono più propensi a scoprire o creare cose che migliorano le loro probabilità di sopravvivenza, o a cercare un nuovo partner, diffondendo così in maniera più copiosa i loro geni. La contentezza porta alla compiacenza, e questa è una strategia evolutiva pericolosa.

Il colore di uno specchio
DI CHE COLORE E' UNO SPECCHIO?
Nella luce bianca, che comprende le lunghezze d'onda dello spettro visibile, il colore di un oggetto è dettato dalle lunghezze d'onda che gli atomi della sua superficie non riescono ad assorbire. Poiché uno specchio perfetto riflette tutti i colori che compongono la luce bianca, allora essere anch'esso bianco. Ciò detto, bisogna considerare però che gli specchi reali non sono perfetti, e gli atomi sulla loro superficie danno all'immagine riflessa una leggera sfumatura verde, poiché gli atomi nel vetro riflettono di più la luce verde rispetto a qualsiasi altro colore.(science)


17/07/14

Grafene | Com'è fatto? | Luna | C'è atmosfera sulla Luna?

Struttura del grafene
Il grafene è costituito da disegni esagonali di atomi di carbonio che costituiscono uno schema simile alla classica rete metallica da pollaio. 

Si possono creare sottili fogli di grafene semplicemente applicando del nastro adesivo su scaglie di grafite e rimuovendolo. Poiché però lo spessore che si ottiene è spesso quanto un solo strato di atomi, deve essere attaccato a una speciale pellicola perchè lo si possa vedere.

Luna

LA LUNA HA UN'ATMOSFERA?
Ebbene si, la Luna ha un'atmosfera propria, solo che è molto rarefatta rispetto a quella della Terra, circa 100 miliardi di volte meno densa. Un pianeta o un satellite possono mantenere un'atmosfera propria se l'attrazione della loro gravità può vincere i movimenti naturali di atomi e molecole nelle vicinanze. Poiché la Luna ha solo un sesto della gravità terrestre, non è in grado di trattenere una quantità di atomi e di molecole che altrimenti costituirebbero un'atmosfera, la maggior parte dei quali (ma non tutti!) sfugge facilmente nello Spazio.(science)


28/04/14

Particelle subatomiche | Di cosa sono fatte queste particelle?

Solitamente tendiamo ad affermare che gli oggetti sono fatti di alcune sostanze chimiche, a loro volta formate da atomi specifici, fatti di particelle subatomiche. Ma di cosa sono composte queste particelle?

Molti teorici ritengono al riguardo che tali componenti ultimi siano una forma di energia creata dalle vibrazioni di bizzarre entità multidimensionali che vengono chiamate superstringhe.
Il concetto teorico delle superstringhe nella fisica moderna, è un concetto del tutto teorico, che tenta di fornire una spiegazione chiara ed accettabile a tutte le particelle e le forze fondamentali della natura, racchiudendoli in un'unica teoria, considerando queste entità come vibrazioni di sottilissime stringhe supersimmetriche.

Tale teoria è considerata da più parti una delle più promettenti teorie riguardo la gravità quantistica. Con il termine di teoria delle superstringhe, in realtà si vuole indicare una contrazione del termine più corretto di "teoria supersimmetrica delle stringhe" perché contrariamente a quanto affermato dalla teoria bosonica delle stringhe, questa è la versione della teoria delle stringhe che comprende i fermioni e la supersimmetria. Al momento non si hanno predizioni quantitative sperimentali che possano essere verificate o smentite.
Particelle subatomiche

Quindi non avendo una controprova, ad oggi il problema più importante della fisica teorica è quello di dovere armonizzare la relatività generale, che speiga la gravità e che possa essere applicata al macrocosmo, ovvero sia alle stelle, galassie, ammassi, con la meccanica quantistica che si occupa di spiegare le altre tre forze fondamentali che descrivono il microcosmo (elettroni, fotoni, quark).

Lo sviluppo di una teoria quantistica dei settori comprendenti una forza, fornisce invariabilmente probabilità infinite (e quindi prive di utilità). I fisici teorici a tal proposito hanno dato vita ad una tecnica matematica detta rinormalizzazione che cancella questi "infiniti" che si trovano nell'elettromagnetismo, nella interazione nucleare forte e nell'interazione nucleare debole, ma non quelli che si trovano nella gravità (senza l'introduzione di un numero infinito di termini alla definizione Lagrangiana della teoria, rischiando la località, o altrimenti un numero finito di termini che non rispettano l'invarianza di Lorentz). Quindi lo sviluppo di una teoria quantistica della gravità deve essere espressa necessariamente in maniera diversa nei confronti delle teorie che fanno riferimento alle altre forze della natura.

Il concetto che sta alla base della teoria è quello che i costituenti fondamentali della realtà sono "stringhe" o "corde" di lunghezza pari a quella di Planck (1,616x10−35 m) che vibrano a frequenze differenti. Il gravitone, la particella che dovrebbe fare da mediatrice della gravità, per esempio, è descritta dalla teoria come una stringa che vibra con ampiezza d'onda uguale a zero. Questa particella nasce dalle oscillazioni nello spazio di una stringa chiusa; l'elisione di componenti energetiche sui vari piani di vibrazione rende possibile sia l'esistenza di particelle con massa nulla (ad esempio fotoni) che di particelle dotate di massa non nulla ed in cui alcune componenti energetiche non si elidono.

Un'altra condizione prevista dalla teoria è che non vi sono differenze misurabilmente riscontrabili tra stringhe che si "accartocciano" intorno a dimensioni più piccole di loro stesse e quelle che si muovono lungo dimensioni più grandi (cioè, gli effetti in una dimensione di grandezza R sono uguali a quelli in una dimensione di grandezza 1/R). Le singolarità sono evitate in virtù del fatto che le conseguenze che si potrebbero osservare in un Big Crunch non raggiungono mai lo zero. Infatti, se l'universo dovesse iniziare un processo di contrazione tipo il Big Crunch, la teoria delle stringhe ci dice che l'universo non potrebbe mai diventare più piccolo delle dimensioni di una stringa e che a quel punto dovrebbe iniziare ad espandersi.

23/04/14

La membrana più sottile di un nanometro | Grafene il futuro in una pellicola bidimensionale.

Alcuni ricercatori dell'ETH di Zurigo ha dato vita ad una membrana porosa stabile più sottile di un nanometro: il Grafene.

Questa membrana, esattamente centomila volte più sottile del diametro di un capello umano, è formata da due strati di grafene, ovvero sia, una pellicola bidimensionale costituita da atomi di carbonio, su cui i ricercatori hanno provveduto ad incidere alcuni piccolissimi pori. Grazie a tali minuscole fessure, la membrana è in grado di penetrare nelle piccole molecole. La membrana di grafene ultrasottile potrebbe avere in un prossimo futuro un impiego davvero eccezionale in un'ampia gamma di applicazioni, tra cui l'abbigliamento impermeabile.
Struttura del grafene

Altri usi potrebbero essere la separazione di miscele gassose o il filtraggio delle impurità dai fluidi, acqua inclusa.
I fori sono stati realizzati sfruttando una tecnica chiamata ''incisione a raggio di ioni'', usata anche nella produzione di semiconduttori.
Il processo di incisione, che punta su raggi di ioni di elio, richiede poche ore di lavorazione. (Science)

10/01/14

Nella nube di Magellano scoperta una fabbrica di polveri

Come hanno avuto origine le galassie? Sono le polveri delle supernove. Pare che le supernove siano anche alla base dell'origine dell'Universo primordiale. Ma fino ad ora questa era solo una teoria, adesso non più.  Già questa affascinante scoperta è stata fatta dal telescopio Alma al quale l’Italia partecipa attraverso l’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso) e con la Thales Alenia Space, che ha realizzato parti delle antenne. I risultati della ricerca e’ in via di pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal Letters. Il telescopio dell’Eso ha catturato per la prima volta i resti di una recente supernova, chiamata Sn1987A, ricca di polvere, situata nella Grande Nube di Magellano, a circa 160.000 anni luce dalla Terra.

Se una quantita’ sufficiente di questa polvere, riesce a completare il rischioso passaggio verso lo spazio interstellare, potrebbe spiegare come molte galassie abbiano acquisito il loro aspetto scuro e ‘polveroso’. Le galassie infatti possono essere luoghi decisamente polverosi e si pensa che le supernove siano una delle principali fonti di questa polvere, soprattutto nell’Universo primordiale. Ma finora le dimostrazioni dirette della possibilita’ di produrre polvere da parte delle supernove sono state poche e non erano in grado di giustificare le abbondanti quantita’ di polvere viste nelle galassie giovani e distanti. ”Abbiamo trovato una massa di polvere incredibilmente grande concentrata nella zona centrale del materiale espulso da una supernova relativamente giovane e vicina”, ha detto uno degli autori, Remy Indebetouw, astronomo all’Osservatorio Nazionale di Radio Astronomia degli Stati Uniti e universita’ della Virgina, entrambi con sede a Charlottesville. ”E’ la prima volta – ha aggiunto – che siamo in grado di produrre un’immagine della zona in cui si forma la polvere, un passo importante per comprendere l’evoluzione delle galassie”. Gli astronomi hanno previsto che quando il gas si raffredda dopo l’esplosione si formano grandi quantità di polvere poichè gli atomi di ossigeno, carbonio e silicio si legano tra loro nelle regioni interne e fredde del resto di supernova.

07/12/13

Buchi neri e fisica quantistica connessi da un legame intrinseco!

Sembrerebbe che i buchi neri e le particelle quantistiche, nella pratica esattamente allocati agli estremi delle scale spaziali a noi conosciute, abbiano qualcosa in comune che be oltre la loro esistenza e convivenza nell'immaginario collettivo di geek e negli appassionati di scienza e fantascienza.
Alcuni fisici teorici sono stati protagonisti di una scoperta che li ha portati a proclamare l’esistenza di una sorta di connessione tra l'entanglement (difficile da tradurre nella nostra lingua tale definizione!), una sorta di legame intrinseco a distanza tra particelle, e i wormhole, una via alternativa ipotetica che permetterebbe la connessione, il raggiungimento di punti diversi dello spazio, attraverso la percorrenza di due buchi neri. Per chi è appassionato di serie televisive di fantascienza come Star Trek, non può non ricordare il principio base della velocità di curvatura o velocità Chocrane, dal nome del suo scopritore, che permetteva di raggiungere distanze nello spazio profondo in pochi giorni o addirittura istanti attraverso la contrazione dello spaziotempo!
detail-wormhole
Punti estremi scale spaziali
L'intuizione potrebbe senza ombra di dubbio dare una grossa mano alla complessità che ostacola da tempo la convivenza tra la meccanica quantistica e relatività generale, due teorie valide pur andando per vie opposte, e conseguentemente non connesse e raccoglierle in un modello unico e coerente: certamente dinanzi a tutto ciò non mancano gli scettici, secondo cui la connessione scoperta dagli scienziati è soltanto una mera analogia matematica.

Ma in tutta questa complessità sarà meglio andare con ordine, iniziando dal concetto dell’infinitamente piccolo. È difficile da metabolizzare, lo so bene, ma particelle microscopiche come elettroni e quark che ci crediate oppure no, possono essere capaci di “interagire” tra di loro anche a distanze di anni luce, grazie al cosiddetto entanglement, una delle miriadi di bizzarre leggi della meccanica quantistica.

Cerchiamo dunque nel nostro piccolo di capire di cosa stiamo parlando, è per fare ciò sarà necessario compiere un ulteriore passo indietro: nel mondo subatomico, una particella può essere in due diverse condizioni, o stati che dir si voglia, allo stesso tempo.
Facciamo un esempio: un atomo può “ruotare” in una direzione oppure nell'altra (cioè in su o in giù, il cosiddetto spin), ma anche in entrambe le direzioni contemporaneamente. Questo doppio stato, detto anche sovrapposizione quantistica, ha ragione di essere finché non si misura lo spin, ovvero il momento in cui esso “collassa” su uno soltanto dei due stati.

A rendere complicate le cose entra in gioco, per l'appunto, l'entanglement: due atomi possono essere intrinsecamente collegati in maniera tale che entrambi abbiano la stessa sovrapposizione di stati allo stesso tempo. Se si esegue una misura sul primo atomo, provocandone il collasso, per esempio, nello stato di spin “su”, il secondo atomo collasserà istantaneamente nello stato di spin “giù”, nonostante la siderale distanza. All'altro estremo ci sono i wormholes. Sono una conseguenza della teoria della relatività generale secondo Einstein, la quale afferma che gli <<oggetti con massa deformano lo spazio e il tempo – o, meglio, lo spazio-tempo, e creano gli effetti della forza che noi chiamiamo gravità>>.

Se un corpo è abbastanza massivo, può creare una specie di “buco” nello spazio-tempo così ripido che neanche la luce può sfuggirvi: i cosiddetti buchi neri. In linea di principio, due buchi neri separati potrebbero essere connessi, come corni di una tromba, a costruire una specie di “via più breve”, un tunnel, nello spazio-tempo – il wormhole, per l'appunto. Non credete, comunque, che tra entanglement e wormhole si sia potuto bypassare il diktat einsteniano (stavolta ci riferiamo alla relatività ristretta) che si basa sul concetto dell’<<impossibilità di superamento della velocità della luce>>. Il vincolo continua a valere, anche se i fenomeni descritti avvengono istantaneamente. L'entanglement non può essere usato per inviare segnali più veloci della luce perché è impossibile controllare l'esito della misura sull'atomo vicino e di conseguenza impostare quella dell'atomo lontano; e, d'altro canto, non ci si può teletrasportare attraverso un wormhole (ammesso e non concesso che esista) perché sarebbe impossibile uscire dal buco nero all'estremità opposta rispetto all'ingresso.

Fatte queste premesse, ecco cos'è successo, come racconta anche Wired.com. A giugno, Juan Maldacena e Leonard Susskind, fisici teorici rispettivamente dell'Institute for Advanced Study di Princeton e della Stanford University di Palo Alto, hanno immaginato di rendere entangled due buchi neri, quindi poi separarli e tenerli a distanza (congetture solo matematiche, naturalmente). Da queste ipotesi è venuto che si formerebbe un vero wormhole tra i due buchi neri. Ma c'è dell'altro. Due équipe indipendenti di scienziati sostengono che sarebbe possibile creare un wormhole anche tra due particelle quantistiche ordinarie, come i quark. Kristian Jansen, della University of Victoria, e Andreas Karch, della University of Washington, hanno immaginato una coppia quark-antiquark nello spazio tridimensionale, che si allontanano a velocità prossima a quella della luce.

In quel mondo, scrivono gli scienziati su Physical Review Letters, le particelle sono entangled; ma se si considera uno spazio più grande, a quattro dimensioni, di cui lo spazio originario sia solo un sottoinsieme, ecco che l'entanglement diventa un wormhole. Allo stesso risultato, più o meno, è pervenuta anche l'équipe di Julian Sonner, del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, concludendo che a particelle entangled in un mondo tridimensionale corrispondano wormhole in uno spazio a quattro dimensioni. In effetti, tra scorciatoie nello spazio-tempo e realtà a quattro dimensioni, il tutto potrebbe liquidarsi come un mero divertissement matematico. Sono gli stessi Susskind e Maldacena a riconoscerlo. Dal canto suo, Karch sembra nutrire qualche speranza in più: “Il nostro modello offre una realizzazione concreta”, conclude, “dell'idea che la geometria dei wormhole e l'entanglement possano essere manifestazioni diverse della stessa realtà fisica”.
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