Il-Trafiletto
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21/03/18

Cosa perde la NASA senza un leader permanente

Fonte - The Verge - Un gruppo di rappresentanti sta sollecitando il Senato a confermare la scelta di Trump. 


Più di 60 rappresentanti della Camera stanno chiedendo al Senato di fare una mossa e confermare il candidato dell'amministrazione Trump per l'amministratore della NASA.



Il gruppo - che comprende per lo più repubblicani e una decina di democratici - ha inviato una lettera firmata alla maggioranza del Senato e ai leader delle minoranze, esortandoli a votare e ad accettare il candidato di Trump, il rappresentante Jim Bridenstine (R-OK).

Sostengono che senza un leader, sarà difficile supervisionare gli ambiziosi piani che il governo ha per la NASA.

La NASA è stata senza un amministratore permanente dal suo precedente leader, l'ex astronauta Charles Bolden, si è dimesso il giorno in cui Trump è entrato in carica più di un anno fa.

L'agenzia spaziale ha avuto un amministratore di recitazione - Robert Lightfoot - che ha svolto il ruolo nel frattempo, ma questo mese, ha annunciato i suoi piani per andare in pensione alla fine di aprile.

A meno che un amministratore permanente non sia confermato prima di allora, la NASA sarà costretta a fare affidamento su un altro leader temporaneo.

Fonte: The Verge

18/11/17

Scoperto pianeta abitabile come Terra: Ross 128b

Fonte - Rai News - Un nuovo pianeta va ad aggiungersi alla lista, ancora ristretta, dei candidati alla ricerca di segni di vita oltre il sistema solare. 


Lo ha annunciato l'Osservatorio europeo australe (Eso). Questo piccolo pianeta, che è stato chiamato Ross 128b, è stato scoperto intorno a una stella della costellazione della Vergine, situata a soli undici anni luce dal Sistema solare (un anno luce equivale a 9.460 miliardi di chilometri) dalla Terra.

Scoperto pianeta abitale come Terra: Ross 128b
Scoperto pianeta abitale come Terra: Ross 128b

"Ross 128b è molto vicino, questo ci permetterà di vederlo con un telescopio come quello E-Elt in costruzione per il 2025", ha spiegato Xavier Bonfils, astronomo del Cnrs all'Osservatorio delle Scienze dell'Universo di Grenoble.

Rilevato dallo spettografo Harps, installato sul telescopio di 3,6 metri dell'Eso in Cile, il pianeta orbita intorno a una stella nana (Ross 128) in 9,9 giorni. Secondo i ricercatori, Ross 128b è in grado di ospitare segni di vita:

ha una massa simile a quella della Terra e la sua "temperatura di superficie potrebbe ugualmente essere vicina a quella della Terra", quindi può essere compatibile con la presenza di acqua allo stato liquido indispensabile alla vita come la conosciamo.

"La scoperta è basata sul monitoraggio intensivo con HARPS durato più di un decennio, insieme con tecniche di riduzione e analisi dati all'avanguardia.

Solo HARPS ha dimostrato la precisione necessaria e continua a essere il miglior strumento per la misura di velocità radiali, 15 anni dopo l'inizio delle operazioni," spiega Nicola Astudillo-Defru (Osservatorio di Ginevra - Università di Ginevra, Svizzera), coatuore dell'articolo che presenta la scoperta.

Leggi articolo originale: https://www.msn.com/it-it/notizie/tecnologiaescienza/scoperto-un-nuovo-pianeta-in-grado-di-ospitare-la-vita-si-chiama-ross-128b/ar-BBEZXm5?li=BBqg6Qc

29/12/16

Scoperta più importante del 2016: onde gravitazionali

Secondo la rivista Science, quella delle onde gravitazionali è stata la scoperta più importante che ha rivoluzionato il mondo scientifico! 


Sono le onde gravitazionali la scoperta fondamentale dell'anno secondo la rivista Science.

Le increspature dello spazio-tempo generate da eventi cosmici violenti, previste da Albert Einstein un secolo fa e rilevate lo scorso febbraio dallo strumento americano Ligo, hanno ''sconvolto il mondo scientifico''.
Quando ci siamo riuniti per discutere le grandi notizie di scienza, non ci abbiamo messo molto a individuare quella fondamentale dell'anno.

Il 2016 ha visto molti risultati impressionanti, ma la scoperta delle onde gravitazionali domina su tutti, spiega Tim Appenzeller, caporedattore di Science.

Una ''scelta facile'', secondo Fulvio Ricci, coordinatore del progetto Virgo, il rivelatore europeo che si trova in Italia, a Cascina (Pisa), frutto della collaborazione tra Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e Consiglio nazionale delle ricerche francese (Cnrs).

Con la scoperta delle onde gravitazionali si è aperto infatti ''un nuovo capitolo dell'astronomia'', perchè consentono di ''studiare ciò che non si vede''.

Leggi articolo originale
 

22/10/16

Lander Schiaparelli distrutto: schianto durante atterraggio su Marte

Lander Schiaparelli distrutto: è ufficiale, l'atterraggio avvenuto a 300 km/h sul terreno marziano ha provocato un impatto da cui il lander ha subito uno schianto che l'ha definitivamente distrutto!


La conferma ufficiale è dunque arrivata, come si temeva il lander Schiaparelli si è distrutto all'impatto con il terreno del Pianeta Marte.



Il centro di comando della missione Esa a Darmstadt, in Germania, spiega che una foto della sonda statunitense della Nasa dell'area di atterraggio prevista conferma lo schianto della sonda su Marte.
Il lander della missione ExoMars ha probabilmente raggiunto la velocità di 300 chilometri orari mentre precipitava sul suolo di Marte da un'altezza compresa fra 2 e 4 chilometri e non si esclude che possa essere esploso nell'impatto.

L'Agenzia Spaziale Europea (Esa) lo afferma sulla base delle immagini catturate dalla sonda Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) della Nasa.

Schiaparelli è entrato nell'atmosfera marziana alle 14.42 del 19 ottobre per i previsti 6 minuti di discesa verso la superficie, ma il contatto è stato perso poco prima del touchdown previsto.

Fonte: http://www.msn.com

07/04/15

Ganimede, Luna di Giove: sotto la sua Superficie u...

Tutto cominciò...: Ganimede, Luna di Giove: sotto la sua Superficie u...: L'occhio dell’ Hubble Space Telescop e della NASA  ha scoperto sotto la superifice di Ganimede, la Luna più grande di Giove, un enorme o...

09/03/15

Un Buco Nero grande 12miliardi di volte il Sole

Scoperto un enorme Quasar dal nome poco esotico SDSS J0100 + 2802, da un professore di astrofisica dell'Università di Pechino coordinato fal team internazionale di astronomi. Questo gigante è alimentato da un buco nero con una massa pari a 12 miliardi di volte quella del Sole.


Scoperto da Xue-Bing Wu, professore di astrofisica dell'Università di Pechino, e dal team internazionale di astronomi che ha coordinato, questo "mostro dello spazio"ha una quantità tale di elementi, a partire dal fatto di essere alimentato da un buco nero con una massa pari a 12 miliardi di volte quella del Sole.

Il direttore del dipartimento di astronomia di Harvard, Avi Loeb che non fa parte dello studio, spiega al National Geographic: "È il più grande mostro che abbiamo mai rilevato in termini di luminosità. La sua luminosità è pari a 40.000 volte quella dell'intera Via Lattea".

I Quasar (parola che deriva da QUASi-stellAR radio source, ossia radiosorgente quasi stellare) fanno parte di una famiglia di oggetti denominati "nuclei galattici attivi" (AGN), della quale rappresentano i membri più distanti e luminosi. A partire dagli anni '80 gli scienziati sono stati abbastanza concordi nell'affermare che i quasar siano una regione compatta posta in mezzo ad una galassia massiccia, al centro della quale si trova un buco nero supermassiccio. Il che è esattamente ciò che è stato rilevato dal team di astronomi guidato da Xue-Bing Wu, come spiegato in un articolo pubblicato su Nature.

Dal momento che i buchi neri acquisiscono la propria massa inglobando tutto ciò che si trovano intorno, non è chiaro come abbia fatto questo gigante a crescere in questo modo: "Abbiamo visto altri quasar di questo periodo, ma nessuno ha una massa di oltre tre miliardi di volte quella del Sole", spiega Wu.

Per spiegare come si sia formato questo buco nero "impossibile" sono già state avanzate alcune teorie: potrebbe aver inglobato gas quasi alla massima velocità fisicamente possibile sin dall'inizio della sua esistenza, ad esempio. Ma una delle ipotesi più affascinanti è che questo colosso sia nato dall'unione di due galassie, con i loro buchi neri che si sarebbero fusi in uno solo. Ad ogni modo, i due buchi neri avrebbero dovuto avere la stessa massa per generare questo "mostruoso" figlio. fonte it.ibtimes.com

20/09/14

Telescopio in tour


Ecco il telescopio spaziale James Webb della NASA: quello che però non andrà mai nello spazio.

Si tratta, infatti, di un modello che riproduce l'originale, di recente esposto al South by Southwest Interactive Festival di Austin, in Texas.

Il modello, a grandezza naturale, è lungo 24 metri, largo e alto 12 metri. La struttura è dominata dalla combinazione di specchi esagonali del telescopio e dallo scudo solare multistrato sottostante. Sul vero telescopio, lo scudo serve a proteggere lo specchio e la strumentazione dal calore del Sole, e anche dalla quantità relativamente scarsa di emissioni termiche della Terra, per facilitare il rilevamento delle deboli radiazioni luminose infrarosse provenienti da remote stelle e galassie.

"La struttura da lanciare nello Spazio sarà realizzata in gran parte con materiali compositi alleggeriti, simili a quelli usati per le mazze da golf e anche per le carrozzerie delle auto", spiega Scotto Willoughby, direttore del Programma del Telescopio Spaziale James Webb presso la Northrop Grumman, la società che ha in gestione la costruzione del vero telescopio.

"Poichè, tuttavia, questo modello deve resistere alle condizioni meteo terrestri, è fatto di acciaio e alluminio". La ricostruzione del telescopio è "in tour" ormai dal 2005. Il vero strumento, costato la somma, è il caso di dirlo, astronomica di 8 miliardi di dollari (circa 6,3 miliardi di euro) è a tuttora in cantiere e il suo lancio è stato provvisoriamente programmato per il 2018.


09/09/14

Una storia in divenire

La caccia ai pianeti ha riservato molte sorprese e ha spesso portato a conclusioni erronee sulla formazione dei mondi. 


Ecco tre scoperte che hanno cambiato il nostro modo di pensare ai pianeti.

Giove caldi 
I primi pianeti extrasolari scoperti si rivelarono molto diversi da quelli del nostro Sistema Solare. Erano grandi almeno come Giove e distavano dalla loro stella appena pochi milioni di chilometri. Era cosi in tutta la galassia? No di certo; anzi, i "Giove caldi" sono piuttosto rari, ma dato che producono i maggiori e più rapidi spostamenti nella rispettiva stella, spiccano nelle osservazioni astronomiche. Si ritiene che in realtà essi siano molti meno delle loro controparti rocciose.

Metalli pesanti 
Una decina d'anni fa sembrava che le stelle con una percentuale relativamente elevata di "metalli" (termine che in astronomia indica gli elementi più pesanti dell'idrogeno e dell'elio) nei loro strati esterni avessero una probabilità maggiore di essere circondate da pianeti. Ovviamente una stella ricca di metalli deve essere accompagnata da un disco ricco di metalli, pieno di materiale di costruzione per pianeti, no? In realtà ciò è vero solo per le stelle che ospitano "Giove caldi". Ora gli astronomi sanno che possono esistere pianeti attorno a stelle con quantità molto disparate di metalli.

Sistemi solari 
Finora non è stato scoperto nessun sistema esoplanetario particolarmente somigliante al nostro Sistema Solare. Ma ciò non vuol affatto dire che siamo unic nell'Universo. Il fatto è che i sistemi con pianeti piccoli nelle regioni interne ed enon in quelle più lontane sono eccezionalmente difficili da rilevare con gli strumenti e le tecniche disponibili oggi. Potrebbero però essercene a milioni, in attesa di esser scoperti con gli apparecchi e i telescopi spaziali del futuro.(science)


08/09/14

Costruiamo un Pianeta: integratori alimentari e della polvere | La formazione stellare

Sacca di formazione stellare
INTEGRATORI ALIMENTARI
Perché si possa avviare la formazione stellare, il disco deve contenere particelle solide che possano conglomerarsi: microscopici frammenti di polvere di silicato e di ferro, o cristalli congelati di molecole come l'acqua, il metano e l'ammoniaca. Maggiore è la quantità di elementi più pesanti dell'idrogeno e dell'elio contenuta nel disco e più potrà crescere il pianeta. Vicino alla stella le particelle si accumulano in granelli di polvere, sassi, macigni, asteroidi e pianeti rocciosi. Più lontano, le particelle a bassa temperatura possono crescere fino a diventare comete ghiacciate e, infine, nuclei planetari che attraggono spessi involucri gassosi provenienti dal disco originario, fino a diventare giganti simili a Giove.

CATTURARE LA POLVERE
Le simulazioni mostrano che le particelle delle dimensioni di un millimetro vengono rallentate dal gas del disco e cominciano a scendere a spirale verso la stella. Se vogliamo che queste particelle di polvere si riuniscano in grumi, qualcosa le deve intrappolare. Fortunatamente, le osservazioni svolte con il telescopio ALMA in Cile hanno rivelato proprio l'esistenza di "trappole" nel disco di una stella dell'età di 15 milioni di anni, forse formate da differenze nella densità del gas.(science)


07/09/14

Lo zoo planetario

I pianeti possono avere molte forme e dimensioni, e ciò può influenzare le loro chance di ospitare la vita.


Biglia fusa 
Il pianeta extrasolare Kepler-IOB, individuato nel gennaio 2011, è stato il primo pianeta di tipo terrestre scoperto dal telescopio spaziale Kepler della NASA. È solo il 40 per cento più grande del nostro Pianeta e dalla sua elevata densità gli astronomi deducono una composizione metallo/roccia. Ma trovandosi ad appena 2,5 milioni di chilometri dalla sua stella simile al Sole il corpo celeste dev'essere rovente, a una temperatura sui 1550 °C, e la sua superficie infernale è probabilmente un oceano ribollente di lava fusa.

Mondo d'acqua
GJ1214B è un esopianeta grande quasi tre volte la Terra, ma molto meno denso. Con una densità media di meno di 2 g/cm3, è quasi certamente un mondo d'acqua. Probabilmente ha un nucleo roccioso relativamente piccolo circondato da uno spesso mantello d'acqua e da un'atmosfera di vapore altrettanto spessa. Nonostante la sua elevata temperatura superficiale di circa 200 °C, questo spoglio "mini-Nettuno" potrebbe ospitare semplici forme di vita acquatiche.

Gigante gassoso 
L'esopianeta HD189733B è un "Giove caldo" che completa un'orbita attorno alla sua luminosa stella ogni 2,2 giorni. È uno degli esopianeti più promettenti studiati finora: gli astronomi hanno rilevato nella sua atmosfera vapor acqueo, ossigeno, metano e monossido di carbonio. Recenti osservazioni di Hubble hanno suggerito che il pianeta è azzurro, grazie alle proprietà di diffusione della luce delle particelle di silicati nella sua atmosfera. Nel frattempo, la potente radiazione della stella sta facendo lentamente evaporare il pianeta gigante: ogni secondo perde nello Spazio circa l0mila tonnellate di gas.

Malconcio e sterile 
PSR B1257+12A è uno dei tre pianeti che orbitano attorno a una pulsar, il piccolo cadavere compatto di una stella massiccia diventata una supernova. Il corpo celeste ha appena il doppio della massa della nostra Luna e quasi certamente è composto di roccia. I pianeti della pulsar potrebbero essersi formati in seguito all'esplosione della supernova. Sono costantemente percossi dai raggi X ad alta energia della pulsar: a questo tormento cosmico non può sopravvivere nessuna cellula vivente e quindi non c'è speranza che ospiti la vita come la conosciamo.(science)


05/09/14

Un pianeta abitale | Ecco come fare per costruirne uno

Grazie ai nuovi dati sui corpi celesti scoperti nelle più remote zone della Galassia è possibile tracciare un modello di mondo abitabile. 


I pianeti del nostro Sistema Solare formano un gruppetto ben ordinato. Si muovono sullo stesso piano e orbitano attorno al Sole nella medesima direzione. A metà del XVIII secolo il filosofo tedesco Immanuel Kant fu il primo a trarre l'ovvia conclusione: i pianeti si devono essere formati da un disco piatto di materiale che ruotava attorno al Sole neonato. Oggi gli astronomi sanno che questi "dischi protoplanetari" sono comuni. Sono state trovate centinaia di esopianeti - i pianeti in orbita attorno a stelle che non siano il nostro Sole - che ci raccontano la storia delle prime fasi della formazione planetaria. Che cosa ci hanno insegnato sulla nascita di un pianeta? E quanto è facile "costruire" mondi abitabili come la nostra Terra?
 "Hubble sta tuttora elaborando dati che costringono gli scienziati a riconsiderare i parametri relativi alla formazione dei pianeti. 
Pianeta abitabile.
Come costruirne uno

COMPATTARE UNA NUBE
Per costruire un pianeta, bisogna prima creare una stella, ma questo è facile, perché fa quasi tutto la gravità. Prendiamo un'enorme nube di gas molecolare freddo, cosparsa di polvere cosmica: non è importante la composizione precisa. A quel punto lasciamo fare alla natura. La nube collassa sotto la propria stessa gravità, formando così globi più piccoli, un po' come la polvere che si raccoglie sotto il nostro letto. La conservazione del momento angolare (pensiamo ai pattinatori che vanno più veloci se raccolgono le braccia durante una piroetta) e le forze centrifughe (come la pasta spianata che viene fatta ruotare in aria per fare la pizza) trasformano ogni mininube in un disco piatto in rotazione attorno a un sole nascente. Ecco pronto il nostro disco protoplanetario. Detto ciò. Hubble sta tuttora elaborando dati che costringono gli scienziati a riconsiderare i parametri relativi alla formazione dei pianeti. All'inizio dell'anno il telescopio ci ha fatto conoscere un pianeta in orbita a 12 miliardi di chilometri dalla propria stella: il doppio della distanza di Plutone dal Sole.

PROTEGGIAMO I DISCHI DELICATI
I dischi protoplanetari in formazione sono vulnerabili; se vogliamo che generino pianeti, dobbiamo impedire che volino via. Secondo i dati più recenti raccolti dai telescopi spaziali che osservano sulle lunghezze dell'infrarosso, è quello che potrebbe succedere in un vivaio stellare affollato come la nube molecolare di Orione. Le stelle massicce neonate emettono enormi quantità di luce ultravioletta e producono violenti venti stellari. Questi venti possono aprire cavità nella nube ed erodere tutto quello che si para sulla loro strada, compresi i dischi che portano alla formazione dei pianeti attorno alle stelle di massa minore. Dopo tutto, questi dischi non sono poi così sostanziosi: contengono tipicamente appena l'un per cento della massa della rispettiva stella.

ATTENZIONE ALLE STELLE BINARIE
Le stelle binarie sono "sterminatrici" di pianeti. È vero, la NASA ha scoperto di recente i "pianeti Tatooine" con due soli in cielo, come il pianeta su cui viveva Lu Skywalker in Guerre Stellari. Però, sebbene le stelle binarie si; molto comuni nella Via Lattea, li simulazioni al computer suggerii che questi pianeti "circumbinari' siano rari. "Una coppia di stelle ] spezzare i dischi protoplanetari c le sue interferenze gravitazionali spiega Dimitar Sasselov del Cen Harvard-Smithsonian per l'astro: a Cambridge, nel Massachusetts. a Cambridge, nel Massachusetts. In altre parole, due stelle insieme possono essere troppo "appiccicose"; in ambito stellare è meglio un genitore single.(science)


02/09/14

Rompicapo quantistico

Il flusso del tempo è solo una comoda illusione che si può sostituire con i calcoli. A metà degli anni Sessanta il fisico teorico statunitense John Wheeler e il suo collega Bryce DeWitt decisero di vedere che risultati si potevano ottenere applicando la teoria più riuscita di tutte le scienze, la meccanica quantistica, al Cosmo.


Anche se normalmente la si utilizza soprattutto per il mondo subatomico, può essere applicata, in linea di principio, a qualunque cosa, perfino al funzionamento su larga scala dell'Universo. Wheeler e DeWitt riuscirono a ottenere un'equazione di una complessità spaventosa che, secondo la teoria quantistica, cattura la vera natura dell'Universo.

Ma l'equazione portò a una scoperta inattesa; di tutte le grandezze che conteneva, quella che si sarebbero aspettati tutti era semplicemente scomparsa: la "t" che rappresenta il tempo. "Secondo l'equazione di Wheeler-DeWitt, lo stato quantistico dell'Universo è congelato", spiega Smolin. "L'Universo quantistico è senza cambiamento: c'è e basta". Il contrasto con la realtà apparente non potrebbe essere più clamoroso. Gli astronomi sostengono che l'Universo sia cominciato con il Big Bang e si stia tuttora espandendo. Le stelle nascono e muoiono di continuo, e così noi. Chiaramente c'è qualcosa che non torna. Molti teorici hanno cercato un modo di far emergere quello che percepiamo come tempo dall'Universo "atemporale" descritto dall'equazione di Wheeler-DeWitt.

"Ho riflettuto su questi approcci", dice Smolin, "e rimango dell'opinione che nessuno di essi funzioni. Solo un radicale ripensamento del tempo può risolvere la crisi". Ma non tutti sono d'accordo. Alcuni pensano che l'equazione di Wheeler-DeWitt riveli la verità sul tempo, per quanto ci possa risultare indigesta. Tra loro primeggia il fisico teorico britannico Julian Barbour, professore dell'Università di Oxford. Ha lavorato sodo per decenni sul significato dell'equazione di Wheeler-DeWitt, ed è noto per il suo capolavoro del 1999 The End of Time (in Italia, pubblicato da Einaudi con il titolo La fine del tempo).

A differenza di Smolin, Barbour sostiene che le conseguenze dell'equazione di Wheeler-DeWitt sul tempo non si possano ignorare. Asserisce che l'Universo sia in realtà un'immane schiera statica di innumerevoli "adesso", sterminati fotogrammi di un film cosmico. In ogni dato istante, ogni "adesso", non serve tenere conto del tempo nelle spiegazioni sul funzionamento dell'Universo. Il senso del passare del tempo viene da come la nostra mente elabora ognuno di questi fotogrammi, o "capsule di tempo", come le chiama Barbour.

Il tempo, in sé, però, non esiste. Smolin è un grande ammiratore del lavoro di Barbour: "E il miglior tentativo di dare senso alla cosmologia quantistica", afferma. Ha addirittura incorporato alcune delle più recenti idee di Barbour tra le proprie. Ma secondo lui ha gli stessi limiti della altre teorie "atemporali" sull'Universo: ha difficoltà a formulare previsioni verificabili e non riesce a spiegare l'origine stessa delle leggi atemporali della fisica.(science)


Il tempo | Scritto tra le stelle

Una supernova esplodendo
può dare luogo alla creazione
di buchi neri
L'Universo è efficiente nella produzione di buchi neri, che potrebbero generare nuovi universi.
Quando le stelle giganti esauriscono il loro combustibile nucleare, collassano sotto la loro stessa gravità, scatenando l'esplosione di una supernova. 


Se la massa rimanente è relativamente scarsa, si trasforma in una cosiddetta stella di neutroni. Ma se è sufficientemente pesante, nulla può impedire alla gravità di trasformare ciò che rimane in un buco nero, un oggetto infinitamente denso. Il fisico teorico statunitense Lee Smolin ritiene che i buchi neri generino nuovi universi e che molti di questi "figli" - tra cui il nostro Universo - siano particolarmente adatti alla creazione di ulteriori buchi neri.

Secondo le attuali teorie sulla formazione dei buchi neri, ciò significherebbe che al nostro Universo dovrebbero bastare resti di supernova di appena il doppio della massa del nostro Sole per formare buchi neri. Possiamo quindi formulare una previsione: se si trovano resti con una massa maggiore di questa che ciò nonostante formano una stella di neutroni e non un buco nero, sarà dimostrazione del fatto che il nostro Universo non è ottimizzato pa¬la creazione di buchi neri, confutando così la teoria di Smolin. Gli astronomi non hanno mai scoperto una stella di neutroni che violi il limite di Smolin... finora, almeno.
L'equazione di Wheeler-DeWitt
che uccide il tempo.
 

L'equazione di Wheeler-DeWitt che uccide il tempo. 

1 Secondo la teoria quantistica, il comportamento di qualsiasi cosa, da una particella subatomica all'intero Universo, si può estrarre dalla conoscenza della funzione d'onda Psi. E per conoscerla occorre risolvere l'equazione dì Wheeler-DeWitt.

2 Il fattore di scala cosmico cioè, grosso modo, il raggio dell'Universo. Curiosamente, malgrado si sappia che l'Universo si espande, e quindi il fattore di scala deve crescere nel corso del tempo, l'equazione non menziona da nessuna parte il tempo stesso.

3 Un fattore che ha a che fare con la cosiddetta scala di Planck, circa 100 miliardi di miliardi di volte più piccola di un protone. A questa scala persino le "maglie" che formano il tessuto dello Spazio sarebbero identificabili.

4 II campo scalare, un misterioso "campo di forze" che si ritiene esistesse all'inizio dell'Universo. Le sue origini sono ignote, ma si pensa che abbia svolto un ruolo fondamentale durante il Big Bang.

5 Il potenziale scalare, che dà una misura dell'entità del campo scalare, e quindi della sua capacità di far espandere l'Universo. Mentre un tempo si pensava che dop il Big Bang fosse calato fino a zero, forse ha tuttoi un effetto sul Cosmo.(science)


29/08/14

La top ten | I voli spaziali umani più lunghi

A seguire i dieci voli spaziali umani più lunghi della nostra storia.


1. Valerij Poljakov Durata: 437,7 giorni Nazione: Russia Missione: Mir Anno: 1994-95

2. Sergej Avdeev Durata: 379,6 giorni Nazione: Russia Missione: Mir Anno: 1998-99

3. Vladimir Titov e Musa Manarov Durata: 364,9 giorni Nazione: Unione Sovietica Missione: Mir Anno: 1987-88

4. Jurij Romanenko Durata: 326,5 giorni Nazione: Unione Sovietica Missione: Mir Anno: 1987

5. Sergej Krikalév Durata: 311,8 giorni Nazione: Unione Sovietica/Russia Missione: Mir Anno: 1991-92

6. Valerij Poljakov Durata: 240,9 giorni Nazione: Unione Sovietica Missione: Mir Anno: 1988-89

7. Michail Tjurin e Michael López-Alegria Durata: 215,4 giorni Nazione: Russia e USA Missione: ISS Anno: 2006-07

8. Nikolaj Budarin e Tal at Musabaev Durata: 207,5 giorni Nazione: Russia Missione: Mir Anno: 1988

9. Gennadij Padalka Durata: 198,7 giorni Nazione: Russia Missione: ISS Anno: 2009

10. Gennadij Padalka Durata: 198,6 giorni Nazione: Russia Missione: Mir Anno: 1988-89
(science)






Come fanno i raggi X a sfuggire a un buco nero?

Nulla può allontanarsi da un buco nero, compresi i raggi X. I raggi X ad alta energia collegati ai buchi neri non sono veramente emessi dal buco. 


In realtà il materiale nelle vicinanze di questi oggetti densi e compatti è sottoposto a forze gravitazionali estremamente elevate. La turbolenza e l'attrito che ne risultano riscaldano il materiale fino a milioni di gradi, dando luogo a fortissime emissioni di raggi X è impossibile osservare direttamente i buchi neri perché neppure la luce ne sfugge. Ma la radiazione ai raggi X è una prova convincente della loro esistenza perché niente altro crea delle quantità così immani di energia.
Raggi X: come fanno a sfuggire
ai buchi neri

Dal momento che le particelle cariche accelerate emettono radiazione elettromagnetica, diverrebbe possibile intercettare la presenza di un buco nero dalla radiazione emessa dal gas ionizzato in caduta verso la singolarità (prima che il gas abbia attraversato il raggio di Schwarzschild). Durante questo processo, il gas emette una grande quantità di energia, special modo sotto forma di raggi X (a temperature di alcuni milioni di gradi il gas emette radiazione nella banda X). Visto che la caduta di materiale nel buco nero succede raramente, la presenza di una potente sorgente a raggi X variabile, potrebbe celare un buco nero. La meccanica afferma, come nello spazio vuoto fluttuazione statistiche di energia generino la formazione di coppie particella-antiparticella virtuali; tale fenomeno appare pure nei paraggi dell’orizzonte degli eventi di un buco nero.

Accade qualche volta che una di queste due particelle, sia creata dentro l’orizzonte degli eventi mentre l’altra all'esterno di tale orizzonte: a questo punto quella che precipita nel buco nero diviene un’antiparticella reale e si annienta dentro il buco nero stesso, mentre l’altra si trasforma in una particella reale, sfuggendo al buco nero, assumendo la forma emessa dallo stesso (si ha un apparente fenomeno di emissione). Moderne e recenti teorie forniscono spiegazioni a tale fenomeno, come pure riguardo ai buchi neri vadano incontro ad una fine denominata “evaporazione”. Aumentando la massa la aumenta e quindi anche l’irraggiamento. Il tutto è un processo autoalimentante che porta il buco nero ad evaporare in un tempo caratteristico che è inferiore alla vita dell’universo solo per buchi neri di piccola massa. 

Si calcola che durante l'ultimo secondo della vita un buco nero, splenderebbe come una piccola stella emettendo l’ultimo guizzo di luce sotto forma di raggi gamma.(astrofiliasti.altervista.org)


27/08/14

L'Universo | A che velocità si espande?

A che velocità
si espande l'Universo?

Nelle spiegazioni sull'espansione dell'Universo spesso si ricorre a un'analogia con un palloncino che si sta gonfiando, sulla cui superficie sono attaccate delle monetine per rappresentare ammassi di galassie tenuti insieme dalla gravità. 


Anche se questo fa capire che è lo spazio tra i grumi di materia a espandersi, non cattura il modo peculiare in cui si svolge questa espansione. Il Cosmo si espande "isotropicamente", mantenendo lo stesso aspetto in tutte le direzioni. Quindi, sulle scale più ampie, ogni punto si allontana da ogni altro secondo una legge semplice che afferma che la velocità relativa tra due punti è proporzionale alla loro distanza. Il rapporto è dato dalla costante di Hubble, che è stata determinata osservando la velocità delle galassie che si allontanano da noi, in funzione della loro distanza.

Il risultato mostra che su larga scala ogni punto dell'Universo si allontana da ogni altro punto alla velocità di 1 km/h per ogni 13 anni luce di distanza.(science)


20/08/14

Dovremmo cercare ancora gli extraterrestri

rete e-MERLIN
composta da sette 
radiotelescopi

La ricerca di forme di intelligenza aliena in mondi distanti dal nostro ha ricevuto un nuovo impulso grazie alla creazione, nel Regno Unito, di una rete che riunisce esperti di tutti i settori, dall'astronomia alla linguistica. 

La Rete di Ricerca UK SETI (UKSRN) comprende accademici provenienti da 11 istituti, e si occuperà dello sviluppo di metodologie di rilevamento di segnali da altri pianeti e delle sfide linguistiche rappresentate dalla decrittazione di tali messaggi.

Tra le strutture a disposizione della nuova organizzazione c'è la rete e-MERLIN composta da sette radiotelescopi (nella foto a sinistra), disposti in un raggio di 217 chilometri tra Jodrell Bank, nel Cheshire, e Cambridge. "Ci auguriamo che il nostro lavoro susciterà interesse da parte della comunità astronomica internazionale e incoraggerà i suoi esperti ad apportare il loro contributo", conclude Alan Penny, coordinatore di UKSRN.(science)


Nube di gas | Dilaniata da un buco nero


Come era stato già annunciato dall'articolo pubblicato sul numero di Luglio 2013 di BBC Science World, una vasta nube di gas e polvere è stata "azzannata" da un buco nero supermassiccio al centro della nostra Galassia. 

La nube ha subito un allungamento per l'effetto della forza gravitazionale del buco nero, fornendo agli scienziati un punto di osservazione privilegiato per approfondire questo misterioso fenomeno. Grazie al Very Large Telescope dell'ESO (Osservatorio Europeo Astrale), gli astronomi hanno seguito la progressione della nube verso il buco nero Sagittarius A*.

"La nube, come uno sventurato astronauta in un film di fantascienza, si è deformata al punto da diventare filiforme", dice Stefan Gillessen dell'Istituto Max Planck di Fisica Extraterrestre, in Germania, che ha diretto l'equipe di osservatori. La nube, sgranandosi, diventa meno visibile perché la sua emissione luminosa si indebolisce. Ma il team è stato comunque in grado di misurare la velocità dell'oggetto celeste i servando la regione circostante il buco nero, e analizzando, con il VLT posizionato nel deserto cileno di Atacama, un'esposizione della durata di oltre 20 ore. La testa della nube, dopo aver superato la zona di massima attrazione gravitazionale, sta tornando verso di noi a una velocità superiore ai 10 milioni di km/h.

L"'incontro ravvicinato" avverrà però in tempi tutt'altro che brevi. "La nube si è talmente allungata da rendere il suo approssimarsi un processo diffuso, prevedibile nel corso di almeno un anno, piuttosto che un evento puntuale", spiega Gillessen. Gli astronomi stanno attualmente osservando gli eventi che si svolgono in prossimità del sistema, nella speranza di poter esaminare regioni prossime al buco nero mai studiate prima.

Tenteranno inoltre di approfondire gli effetti di forze gravitazionali elevatissime (Sagittarius A* ha una massa pari a quattro milioni di volte quella del Sole).(science)

19/08/14

Curiosity non da speranze | Su Marte non c'è vita

Niente vita su Marte

Niente da fare: la sonda Curiosity non lascia speranze riguardo la possibilità di trovare una qualsivoglia forma di vita su Marte.

Da quando ha toccato il suolo del Pianeta Rosso nel cratere Gale, oltre un anno fa, la sonda Curiosity della NASA fornisce i rilievi più accurati dell'atmosfera marziana mai eseguiti e i risultati ottenuti sono particolarmente interessanti.
L'elemento più evidente è la forte scarsità di metano: il dato rende assai poco probabile la presenza di vita microbica, che produrrebbe invece il gas. La scoperta contraddice le misurazioni effettuate dalla Terra nel 2009, che avevano fatto ipotizzare elevate concentrazioni dell'idrocarburo in tre diverse regioni di Marte.(science)


10/08/14

Perché il solstizio d'estate non è il giorno più caldo? | D'estate siamo più vicini al Sole che in inverno?

Solstizio d'estate
Succede per via di una sorta di "ritardo stagionale" che si verifica perchè l'aria non è riscaldata direttamente dal Sole.

L'energia del Sole riscalda invece il mare e il suolo, che a loro volta trasmettono per conduzione il calore dell'aria. Ci vuole un certo tempo per scaldare il terreno e ancor di più per scaldare il mare, e quindi non raggiungono la temperatura massima fino ad alcune settimane dopo il solstizio. In buona parte dell'Europa ciò si verifica a luglio e agosto, ma San Francisco, che è circondata su tre lati dal mare, non raggiunge il massimo fino a metà settembre.


Sorprendentemente no. Dato che l'orbita terrestre è lievemente ellittica, il punto di distanza minima dal Sole (il perielio) è a circa 147 milioni di chilometri, mentre il punto massimo (l'afelio) è a circa 152 milioni.

Questo 3 per cento circa di differenza fa sì che la luce del Sole sia in media del 7 per cento più forte al perielio che all'afelio. Ma il perielio in genere si verifica ai primi di gennaio, nel pieno dell'inverno per l'emisfero settentrionale! La cosa non è contraddittoria come sembra perché in realtà l'orbita ellittica della Terra ha molto poco a che fare con le stagioni. Le stagioni sono provocate dall'inclinazione di 23,5° dell'asse di rotazione terrestre. Quindi, mentre percorre la propria orbita, la Terra tiene inclinato verso il Sole prima un emisfero e poi l'altro. Nell'emisfero inclinato verso il Sole si verifica l'estate perché riceve fino a tre volte tanta energia.(science)


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