Il-Trafiletto
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27/08/14

L'Universo | A che velocità si espande?

A che velocità
si espande l'Universo?

Nelle spiegazioni sull'espansione dell'Universo spesso si ricorre a un'analogia con un palloncino che si sta gonfiando, sulla cui superficie sono attaccate delle monetine per rappresentare ammassi di galassie tenuti insieme dalla gravità. 


Anche se questo fa capire che è lo spazio tra i grumi di materia a espandersi, non cattura il modo peculiare in cui si svolge questa espansione. Il Cosmo si espande "isotropicamente", mantenendo lo stesso aspetto in tutte le direzioni. Quindi, sulle scale più ampie, ogni punto si allontana da ogni altro secondo una legge semplice che afferma che la velocità relativa tra due punti è proporzionale alla loro distanza. Il rapporto è dato dalla costante di Hubble, che è stata determinata osservando la velocità delle galassie che si allontanano da noi, in funzione della loro distanza.

Il risultato mostra che su larga scala ogni punto dell'Universo si allontana da ogni altro punto alla velocità di 1 km/h per ogni 13 anni luce di distanza.(science)


20/07/14

Buchi neri | Quanto pesano quelli supermassivi?

Buco nero supermassiccio
Si pensa che molte, se non addirittura tutte le galassie abbiano dei buchi neri "supermassìcci" al loro centro.

Una controversia circonda la loro origine, ma si ritiene che in qualche modo una quantità colossale di materia sia finita in uno spazio così piccolo da collassare su se stessa formando un buco nero. Gli astronomi possono stimare la massa dei buchi neri cercando stelle e altri corpi caldi e incandescenti vicini al centro delle galassie, e misurandone velocità e distanza dal centro. Quando queste informazioni sono inserite entro determinate formule derivanti dalla legge di gravità, esse indicano se le velocità sono tali da poter essere spiegate solo dall'orbita intorno a un buco nero gigante.

Nel caso della nostra Via Lattea, sono state individuate stelle che si muovono a velocità sbalorditive di diversi milioni di chilometri all'ora, su orbite solo poche migliaia di volte più grandi di quella della Terra intorno al Sole. La legge di gravità dimostra che ciò è possibile solo se le stelle stanno orbitando intorno a un oggetto con una massa circa quattro milioni di volte quella del Sole: in altre parole, un buco nero supermassiccio. 

Di recente, gli astronomi hanno anche dimostrato che un uso raffinato di questa stessa idea può rivelare non solo la massa dei buchi neri, ma anche il loro tasso di rotazione.(science)


30/04/14

Il più grande nell'Universo | "Hercules-Corona Borealis Great Wall" il più grande oggetto nell'Universo!

"Hercules-Corona Borealis Great Wall".
La struttura più grande mai rinvenuta nell'Universo è un filamento galattico chiamato "Hercules-Corona Borealis Great Wall".

Si tratta di un vasto gruppo di galassie, legate insieme dalla gravità, e dista all'incirca 10 miliardi di anni luce.
Questo filamento galattico, fu scoperto qualche mese fa, per la precisione nel novembre del 2013, si tratta, come detto, di un'ammasso di galassie ed è largo circa 10 miliardi di anni luce, molto più del doppio del precedente detentore del record di oggetto più grande dell'Universo.

Nella realtà, questo oggetto, "Hercules-Corona Borealis Great Wall", è talmente grande che induce quasi ad una "noia" dal punto di vista scentifico per gli astronomi, infatti la cosmologia moderna ha come fondamento il pricipio che la materia debba apparire in maniera uniforme e ben distribuita, se vista ad una scala alquanto vasta. Gli astronomi per l'appunto, non sono concordi su quanto per l'esattezza dovrebbe essere grande questa scala, ma è di certo di gran lunga più piccola delle dimensioni del "Hercules-Corona Borealis Great Wall". L'immensa distanza, crea anche la condizione che questo oggetto potesse esistere soltanto 4 miliardi di anni dopo il Big-Bang.

28/04/14

Particelle subatomiche | Di cosa sono fatte queste particelle?

Solitamente tendiamo ad affermare che gli oggetti sono fatti di alcune sostanze chimiche, a loro volta formate da atomi specifici, fatti di particelle subatomiche. Ma di cosa sono composte queste particelle?

Molti teorici ritengono al riguardo che tali componenti ultimi siano una forma di energia creata dalle vibrazioni di bizzarre entità multidimensionali che vengono chiamate superstringhe.
Il concetto teorico delle superstringhe nella fisica moderna, è un concetto del tutto teorico, che tenta di fornire una spiegazione chiara ed accettabile a tutte le particelle e le forze fondamentali della natura, racchiudendoli in un'unica teoria, considerando queste entità come vibrazioni di sottilissime stringhe supersimmetriche.

Tale teoria è considerata da più parti una delle più promettenti teorie riguardo la gravità quantistica. Con il termine di teoria delle superstringhe, in realtà si vuole indicare una contrazione del termine più corretto di "teoria supersimmetrica delle stringhe" perché contrariamente a quanto affermato dalla teoria bosonica delle stringhe, questa è la versione della teoria delle stringhe che comprende i fermioni e la supersimmetria. Al momento non si hanno predizioni quantitative sperimentali che possano essere verificate o smentite.
Particelle subatomiche

Quindi non avendo una controprova, ad oggi il problema più importante della fisica teorica è quello di dovere armonizzare la relatività generale, che speiga la gravità e che possa essere applicata al macrocosmo, ovvero sia alle stelle, galassie, ammassi, con la meccanica quantistica che si occupa di spiegare le altre tre forze fondamentali che descrivono il microcosmo (elettroni, fotoni, quark).

Lo sviluppo di una teoria quantistica dei settori comprendenti una forza, fornisce invariabilmente probabilità infinite (e quindi prive di utilità). I fisici teorici a tal proposito hanno dato vita ad una tecnica matematica detta rinormalizzazione che cancella questi "infiniti" che si trovano nell'elettromagnetismo, nella interazione nucleare forte e nell'interazione nucleare debole, ma non quelli che si trovano nella gravità (senza l'introduzione di un numero infinito di termini alla definizione Lagrangiana della teoria, rischiando la località, o altrimenti un numero finito di termini che non rispettano l'invarianza di Lorentz). Quindi lo sviluppo di una teoria quantistica della gravità deve essere espressa necessariamente in maniera diversa nei confronti delle teorie che fanno riferimento alle altre forze della natura.

Il concetto che sta alla base della teoria è quello che i costituenti fondamentali della realtà sono "stringhe" o "corde" di lunghezza pari a quella di Planck (1,616x10−35 m) che vibrano a frequenze differenti. Il gravitone, la particella che dovrebbe fare da mediatrice della gravità, per esempio, è descritta dalla teoria come una stringa che vibra con ampiezza d'onda uguale a zero. Questa particella nasce dalle oscillazioni nello spazio di una stringa chiusa; l'elisione di componenti energetiche sui vari piani di vibrazione rende possibile sia l'esistenza di particelle con massa nulla (ad esempio fotoni) che di particelle dotate di massa non nulla ed in cui alcune componenti energetiche non si elidono.

Un'altra condizione prevista dalla teoria è che non vi sono differenze misurabilmente riscontrabili tra stringhe che si "accartocciano" intorno a dimensioni più piccole di loro stesse e quelle che si muovono lungo dimensioni più grandi (cioè, gli effetti in una dimensione di grandezza R sono uguali a quelli in una dimensione di grandezza 1/R). Le singolarità sono evitate in virtù del fatto che le conseguenze che si potrebbero osservare in un Big Crunch non raggiungono mai lo zero. Infatti, se l'universo dovesse iniziare un processo di contrazione tipo il Big Crunch, la teoria delle stringhe ci dice che l'universo non potrebbe mai diventare più piccolo delle dimensioni di una stringa e che a quel punto dovrebbe iniziare ad espandersi.

22/01/14

"Il cervello" dell'universo

Il team di 13 membri, presieduta dal Dr. Yannick Mellier dell'Istituto di Astrofisica di Parigi e l'Observatoire de Paris, ha dichiarato, su una vasta gamma di competenze, tra cui la cosmologia, astrofisica, statistiche, analisi dei dati e nella tecnologia dello strumento riunendo ricercatori da Francia, Germania, Canada e Stati Uniti.:"La natura della materia oscura è uno dei più grandi misteri irrisolti della scienza moderna".
La materia oscura costituisce almeno il 90% della massa dell'universo, e la sua composizione e distribuzione sono sconosciute.
la "ragnatela" che connette la galassia
 La conoscenza della materia oscura è, tuttavia, fondamentale per comprendere l'evoluzione e il destino dell'Universo. Il team di scienziati sono riusciti a fotografare  la "ragnatela" che connette la galassia, individuando le connessioni gassose che vengono ritenute parte della struttura, ancora sconosciuta, su cui si basa la disposizione spaziale delle galassie nell'Universo conosciuto. La struttura appare composta da filamenti che connettono le zone dello spazio, e nella prima fotografia effettuata, i filamenti fotografati assomigliano ai collegamenti sinaptici del cervello umano.


Figura 1

Figura 1 -In alto a sinistra:
L'intera immagine mostra l'intero campo visivo del CFHT camera a grande campo. Il cerchio blu indica la dimensione della luna piena come sarebbe in proporzione. Le caselle indicano la dimensione relativa delle aree allargate indicate su questa figura. Otto di queste grandi macchie nel cielo (diverse ore di esposizione ciascuno) sono state usate per sviluppare questo lavoro.
Destra: Questa grande area di cielo mostra un gruppo di galassie vicine ben definite di fronte a uno sfondo di galassie lontane (le piccole ellissi di vari colori). In basso a sinistra: Questa piccola frazione di tutto il campo visivo mostra in dettaglio le galassie lontane.
Quest'area contiene più di 100 galassie, l'intero campione utilizzato per questo lavoro contiene 200.000 galassie simili a quelle

Figura 2

Figura 2 - Deflessione dei raggi luminosi che attraversano l'universo, emessi da galassie lontane
Simulazione numerica che mostrano la distribuzione della materia oscura in un grande volume dell'universo. La scatola mostrata estende una distanza di circa 1 miliardo di anni luce. Le strutture sono visualizzate in modo che le regioni più luminose hanno una densità maggiore ( la materia più scura) rispetto alle regioni più scure. La materia oscura è concentrata in una distribuzione web-come filamenti che si intersecano in nodi densi dove sono concentrati grandi ammassi di galassie per formarsi e diventare visibili. Nella parte posteriore del cubo (a sinistra), tre dischi blu rappresentano tre galassie lontane. Le linee gialle che attraversano la casella rappresentano raggi di luce emessa da quelle galassie che si propagano attraverso l'universo. In assenza di materia la luce viaggerebbe su linee rette, ma in presenza di materia i percorsi dei raggi sono evidentemente deviati dagli effetti gravitazionali della materia disomogenea (le interruzioni nelle righe gialle illustrano luce che passa dietro un grumo di materia oscura). La luce da una galassia lontana incontra raramente un ciuffo di massa che possa piegare con forza la luce e causare distorsioni visibile. Invece i singoli raggi luminosi subiscono una serie di piccole deviazioni tale che un osservatore posto nella parte anteriore della scatola (a destra), che sfrutta le immagini di tutte le galassie in qualche piccolo lembo di cielo, sono tutti molto leggermente allungati in una direzione comune, determinata dalla distribuzione della materia oscura lungo quella particolare linea di vista. Questa distorsione gravitazionale è quasi impercettibile, e richiede un trattamento statistico attento su ogni piccola porzione di cielo, ma ora è stata misurata dal team francese.(Il team di 13 membri, presieduta dal Dr. Yannick Mellier dell'Istituto di Astrofisica di Parigi e l'Observatoire de Paris)

Figura 3

Figura 3- Immagine delle galassie lontane lensed della materia oscura dell'universo 
Questa visualizzazione mostra ciò che l'osservatore nella parte anteriore della scatola percepiamo quando guardiamo le galassie nel cielo. I dischi allungati blu sono le immagini di galassie lontane formate dalla loro luce dopo che è passato attraverso la scatola. L'osservatore può vedere queste galassie, ma i filamenti di materia oscura, mostrati qui in rosso e bianco, sono invisibili, anche per i più grandi telescopi a disposizione degli osservatori. Tuttavia, si può vedere che le immagini delle galassie sono allungate in modo speciale: sono allungate lungo una direzione parallela ai filamenti di materia oscura. Questo effetto è una conseguenza della lente gravitazionale che emana dal fascio di raggi di luce di una singola galassia molto simile alla gravità della luna sulla Terra che causa le maree. Misurando la distorsione sistematica nelle immagini di galassie lontane, si può "vedere" la materia oscura. L'obiettivo finale della squadra francese è quello di mappare la materia oscura con il nuovo strumento MegaCam CFHT, come uno dei programmi di indagini speciali attualmente previste.
 
Figura 4 - Mappatura della materia oscura dell'universo con Gravitational Lensing 
La simulazione numerica sulla sinistra è una vista simile a quello che vediamo nella Figura 3, con la differenza che le strutture sono visualizzate con le regioni più scure, che corrispono a densità maggiore (cioè materia più scura). Il pannello di destra rappresenta una sovrapposizione del pannello di sinistra e la mappa della lente gravitazionale causato da queste grandi strutture di materia oscura. La lunghezza di ogni linea rossa indica la forza '' del lensing gravitazionale: più lunga è più forte la gravità. L'orientamento di ciascuna di queste linee indica la direzione della lente gravitazionale: è perpendicolare ai filamenti di materia oscura, l'immagine della galassia è allungata secondo la direzione perpendicolare a queste linee.
Costruendo la mappa lensing gravitazionale attraverso osservazioni di centinaia di migliaia di galassie, le più grandi macchie del cielo (questa cifra copre una superficie di 5 di 5 gradi quadrati), gli astronomi sono in grado di mappare direttamente la materia oscura dell'Universo.
 
Questa simulazione numerica è stato gentilmente messo a disposizione da S. Colombi del PAI.

10/01/14

Nella nube di Magellano scoperta una fabbrica di polveri

Come hanno avuto origine le galassie? Sono le polveri delle supernove. Pare che le supernove siano anche alla base dell'origine dell'Universo primordiale. Ma fino ad ora questa era solo una teoria, adesso non più.  Già questa affascinante scoperta è stata fatta dal telescopio Alma al quale l’Italia partecipa attraverso l’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso) e con la Thales Alenia Space, che ha realizzato parti delle antenne. I risultati della ricerca e’ in via di pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal Letters. Il telescopio dell’Eso ha catturato per la prima volta i resti di una recente supernova, chiamata Sn1987A, ricca di polvere, situata nella Grande Nube di Magellano, a circa 160.000 anni luce dalla Terra.

Se una quantita’ sufficiente di questa polvere, riesce a completare il rischioso passaggio verso lo spazio interstellare, potrebbe spiegare come molte galassie abbiano acquisito il loro aspetto scuro e ‘polveroso’. Le galassie infatti possono essere luoghi decisamente polverosi e si pensa che le supernove siano una delle principali fonti di questa polvere, soprattutto nell’Universo primordiale. Ma finora le dimostrazioni dirette della possibilita’ di produrre polvere da parte delle supernove sono state poche e non erano in grado di giustificare le abbondanti quantita’ di polvere viste nelle galassie giovani e distanti. ”Abbiamo trovato una massa di polvere incredibilmente grande concentrata nella zona centrale del materiale espulso da una supernova relativamente giovane e vicina”, ha detto uno degli autori, Remy Indebetouw, astronomo all’Osservatorio Nazionale di Radio Astronomia degli Stati Uniti e universita’ della Virgina, entrambi con sede a Charlottesville. ”E’ la prima volta – ha aggiunto – che siamo in grado di produrre un’immagine della zona in cui si forma la polvere, un passo importante per comprendere l’evoluzione delle galassie”. Gli astronomi hanno previsto che quando il gas si raffredda dopo l’esplosione si formano grandi quantità di polvere poichè gli atomi di ossigeno, carbonio e silicio si legano tra loro nelle regioni interne e fredde del resto di supernova.

02/12/13

"M 101 ULX-1" misterioso buco nero...ma non troppo!

Il misterioso corpo celeste identificato con il complesso nome di "M 101 ULX-1" altro non è che una  sorgente di raggi X ultraluminosa (ULX) distante circa 22 milioni di anni luce dala nostro sistema solare. Ad oggi la sorgente in questione aveva tutti i presupposti e le caratteristiche di un sistema che faceva da culla ad un buco nero di massa intermedia, ma le più recenti osservazioni riportate ora in uno studio che è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature, fanno cambiare idea in tal senso, dimostrando che in realtà sia molto più piccolo e sopratutto leggero, pur possedendo enormi quantità di polvere e gas da esso inghiottite.

M 101 ULX-1 ha un comportamento alquanto elegante” cosi si è espresso Stephen Justham, che fa parte del team di ricercatori a capo dello studio, “buchi neri così leggeri devono divorare materia a un ritmo estremamente veloce, vicino al limite teoretico per mantenere l’output energetico osservato.
 "M 101 ULX-1"

Pensavamo che quando i buchi neri più piccoli si spingevano a questi limiti non sarebbero riusciti a continuare ad assorbire materia in modo così ordinato, credevamo che avrebbero avuto un comportamento molto più complesso. Apparentemente ci sbagliavamo”.

Secondo la teoria ci sono solo due possibile spiegazioni per gli ULX che hanno di fatto luminosità maggiori di qualsiasi altri processo stellare conosciuto: essi possono contenere o dei buchi neri di massa intermedia (ossia buchi neri con masse tra le 100 e le 1000 volte quella del Sole), o buchi neri con massa stellare che emettono radiazioni a un ritmo più elevato.

Nel primo caso, l’oggetto emette raggi X definiti soft dagli scienziati, nel secondo caso le radiazioni emesse sono dette hard. Alla sua scoperta, M 101 ULX-1 mostrava una luminosità di 3 x 1039 erg al secondo ed aveva uno spettro di emissione soft, consistente con la prima delle ipotesi,quella di un buco nero di massa intermedia. Ciò nonostante, Ji-Feng Liu della Chinese Academy of Sciences, e i suoi colleghi astronomi hanno effettuato delle misure della velocità radiale (ossia la velocità di un oggetto nella direzione della linea di vista) che hanno mostrato come la sorgente in questione debba contenere un buco nero assai più piccolo, con una massa compresa tra le 5 e le 30 volte la massa del Sole.

I ricercatori sono anche stati in grado di confermare che il sistema contiene una stella di Wolf-Rayet: un tipo di stella estremamente calda e massiccia, che emette potenti venti stellari. E sono proprio i venti stellari, finora considerati troppo inefficienti, che secondo gli astronomi, risolvono l’arcano e alimentano il buco nero, giustificando le sue dimensioni ridotte. “Studiare oggetti come M101 ULX-1 in galassie lontane ci dà la possibilità di osservare campioni di oggetti estremamente diversi nel nostro universo” ha commentato Joel Bregman, co-autore dello studio, “è incredibile avere la tecnologia necessaria per osservare una stella che orbita intorno a un buco nero in una galassia così lontana da noi”.
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