Il-Trafiletto
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06/09/14

Brevi curiosità | Lo sapete perchè le aurore boreale sono verdi? | La gravità e l'elettricità | Wi-Fi in quanti lo possono usare contemporaneamente?

Perchè le aurore boreali sono
sempre verdi?
Perché le aurore boreali sono per lo più verdi?
Le aurore sono provocate dal bombardamento dell’atmosfera da parie di particelle di energia provenienti dal Sole.

Queste particelle eccitano gli atomi tra cui quelli dell'ossigeno, l'azoto, dando luogo a spettacolari giochi di luce. Il colore ice dell'aurora dipende da quali atomi e molecole sono presenti e dal grado di eccitazione; ci sono vari motivi per cui prevale colore verde. Prima di tutto, l'interazione con r atomi di ossigeno che dà : questo colore richiede relativamente livelli bassi di energia per l'eccitazione rispetto ad altri elementi abbondanti come l'azoto. Poi, alle quote a cui si forma la maggior parte delle aurore boreali, l'ossigeno atomico è la componente più densa dell'atmosfera e quindi è più probabile che venga eccitato dalle particelle in arrivo. In terzo luogo, altre eccitazioni dell'ossigeno possono produrre luce rossa) sono annullate dalle collisioni tra gli atomi e altre particelle. Infine, l'occhio umano è per natura più sensibile al colore verde e quindi altri colori vengono facilmente ignorali.

La gravità ha effetto sulla corrente elettrica? 
Nonostante la sua ubiquità, la gravità è in realtà una forza debolissima: è la più debole di tutte le forze fondamentali che agiscono nell'Universo. Per la precisione, è circa un miliardo di miliardi di miliardi di miliardi di volte più debole della forza elettromagnetica che muove gli elettroni nei circuiti, e quindi ha un effetto trascurabile sull'elettricità.

Quante persone possono usare il Wi-Fi di un locale simultaneamente?
La maggior parte dei router può gestire fino a 255 utenti contemporaneamente, più che sufficiente per un internet café medio. Il limite maggiore è dato dalla banda in entrata: se il locale ha una connessione via cavo da 50 mbps e vuole avere clienti soddisfatti offrendo a ognuno una velocità costante di almeno 1 mbps, allora il limite per il locale sarà di 50 utenti.(science)


27/08/14

L'Universo | A che velocità si espande?

A che velocità
si espande l'Universo?

Nelle spiegazioni sull'espansione dell'Universo spesso si ricorre a un'analogia con un palloncino che si sta gonfiando, sulla cui superficie sono attaccate delle monetine per rappresentare ammassi di galassie tenuti insieme dalla gravità. 


Anche se questo fa capire che è lo spazio tra i grumi di materia a espandersi, non cattura il modo peculiare in cui si svolge questa espansione. Il Cosmo si espande "isotropicamente", mantenendo lo stesso aspetto in tutte le direzioni. Quindi, sulle scale più ampie, ogni punto si allontana da ogni altro secondo una legge semplice che afferma che la velocità relativa tra due punti è proporzionale alla loro distanza. Il rapporto è dato dalla costante di Hubble, che è stata determinata osservando la velocità delle galassie che si allontanano da noi, in funzione della loro distanza.

Il risultato mostra che su larga scala ogni punto dell'Universo si allontana da ogni altro punto alla velocità di 1 km/h per ogni 13 anni luce di distanza.(science)


18/08/14

Quando il suono vince la gravità

Nuovi esperimenti condotti grazie a una tecnica basata sulle onde sonore consentono di far fluttuare gli oggetti in aria.

Goccioline di liquido colorate vengono fatte levitare nel rivoluzionario esperimento con le onde sonore Chicchi di caffè che si librano nell'aria, goccioline d'acqua sospese, stuzzicadenti volanti: allucinazioni? No: in un laboratorio svizzero. tutto questo è realtà. Per la prima volta, gli scienziati sono riusciti a spostare e manipolare oggetti a distanza, utilizzando le onde sonore.

Questo straordinario risultato significa che da oggi sarà possibile utilizzare la "levitazione acustica" per condurre esperimenti particolarmente delicati, e perfino, in teoria, per sollevare a mezz’aria esseri umani. La levitazione acustica era stata già inventata dalla NASA negli anni Ottanta del secolo scorso, ma finora era stata utilizzata scientificamente soltanto per trattenere un oggetto oppure ruotarlo in maniera statica. Oggi, ricercatori dell'Istituto Tecnologico Federale Svizzero di Zurigo hanno trovato il modo di spostare gli oggetti e manipolarne più di uno per volta. Il sistema è fondato su piattaforme vibranti, piccoli riquadri grandi quanto un'unghia grazie ai quali le onde sonore vengono emesse e poi riflesse da una superficie sovrastante. A particolari frequenze, le riflessioni si combinano con le onde in movimento verso l'alto, creando un sistema detto "onda stazionaria", lungo il quale si trovano punti detti "nodi" che rimangono fissi anche in fase di oscillazione dell'onda.

Un oggetto collocato in uno di questi punti nodali può fluttuare nell'aria, perché la forza applicata dalle onde sonore compensa l'attrazione gravitazionale diretta verso il basso. Allineando una serie di levitatori e modulando la potenza delle onde sonore emesse da ciascuno di essi, i ricercatori sono in grado di trasportare gli oggetti da una piattaforma all'altra. Per dimostrarlo, hanno fatto sciogliere un grano '"fluttuante" di caffè solubile, spostandolo all'interno di una gocciolina d'acqua, e sono riusciti persino a far levitare uno stuzzicadenti. 'Abbiamo avuto l'intuizione di usare tanti levitatori, posizionati a breve distanza, per poi tentare di far 'passare la palla' da uno all'altro", dice Daniele Foresti, che ha diretto lo studio. Per generare sufficiente forza ascensionale, il sistema "pompa" onde sonore a 160 decibel (all'incirca il volume misurato in prossimità dei motori di un jet).

I ricercatori ricorrono perciò a onde ultrasoniche a una frequenza di 24mila Hertz, troppo elevata per essere percepibile dall'orecchio umano. Il levitatore acustico potrebbe consentire agli scienziati di movimentare sostanze chimiche pericolose senza toccarle, manipolare materiale cellulare evitando il rischio di contaminazione, o gestire liquidi raffreddati oltre il punto di congelamento. "I fluidi super-raffreddati tendono a congelare non appena entrano in contatto con un recipiente", dice Foresti. "Facendoli levitare, invece, possiamo mantenerli allo stato liquido. Per esempio, potremmo utilizzare il nostro sistema per unire due metalli super-raffreddati e creare nuove leghe".(science)


20/07/14

Buchi neri | Quanto pesano quelli supermassivi?

Buco nero supermassiccio
Si pensa che molte, se non addirittura tutte le galassie abbiano dei buchi neri "supermassìcci" al loro centro.

Una controversia circonda la loro origine, ma si ritiene che in qualche modo una quantità colossale di materia sia finita in uno spazio così piccolo da collassare su se stessa formando un buco nero. Gli astronomi possono stimare la massa dei buchi neri cercando stelle e altri corpi caldi e incandescenti vicini al centro delle galassie, e misurandone velocità e distanza dal centro. Quando queste informazioni sono inserite entro determinate formule derivanti dalla legge di gravità, esse indicano se le velocità sono tali da poter essere spiegate solo dall'orbita intorno a un buco nero gigante.

Nel caso della nostra Via Lattea, sono state individuate stelle che si muovono a velocità sbalorditive di diversi milioni di chilometri all'ora, su orbite solo poche migliaia di volte più grandi di quella della Terra intorno al Sole. La legge di gravità dimostra che ciò è possibile solo se le stelle stanno orbitando intorno a un oggetto con una massa circa quattro milioni di volte quella del Sole: in altre parole, un buco nero supermassiccio. 

Di recente, gli astronomi hanno anche dimostrato che un uso raffinato di questa stessa idea può rivelare non solo la massa dei buchi neri, ma anche il loro tasso di rotazione.(science)


17/06/14

12 MISTERI CELESTI

12 MISTERI CELESTI 
 del Dr. Alexander Gurshstein

L'astronomo Keplero, 200 anni fa, scoperse le leggi del movimento dei pianeti del nostro sistema solare. Ma da quando si è scoperto il radar e le astronavi hanno cominciato a solcare il cielo, queste leggi si sono rivelate inutili. Dodici misteri attendono di essere svelati dagli astronomi e sono i seguenti:

1) Fin dall'inizio delle ricerche astronomiche l'uomo fu attirato dai misteriosi anelli del pianeta Saturno. Molte teorie sono state elaborate per spiegare questi anelli. Ultimamente altre due sensazionali scoperte. Anche Giove ed Urano hanno degli anelli. Perché solo i grandi pianeti hanno attorno questi anelli? Mistero.
2) Un veicolo spaziale sovietico è atterrato su Venere e ha posto in evidenza uno strano fatto: Venere compie una rotazione ogni 243 giorni, ma in direzione opposta a quella della Terra e degli altri pianeti. Le leggi di Keplero non possono spiegare questo fatto. Infatti nessuno ha trovato finora una spiegazione logica per questo mistero.
3) Questo veicolo spaziale ha rivelato inoltre che, mentre Venere compie una rotazione ogni 243 giorni, la sua atmosfera superiore ne compie una ogni 4 giorni. Cioè l'atmosfera superiore di questo caldissimo pianeta ruota 50 volte più velocemente della parte solida. Un mistero difficile da comprendere.
4) Oggi più nessuno crede che gli enormi canali di Marte siano opera di intelligenti Marziani. Tuttavia è stato recentemente scoperto che esiste una sottile atmosfera su questo pianeta, ma la sua temperatura è tanto bassa che non permette l'esistenza di acqua. Si è pensato che siano stati i fiumi di ghiaccio a produrre i canali. Ma per ora i canali restano un mistero.
5) Alcuni astronomi hanno avuto un'idea che dovrebbe turbare i nostri sonni: Marte nel passato aveva un' atmosfera, ma la perse improvvisamente, come testimoniano i giovani canali di Marte. Può capitare anche alla Terra di perdere improvvisamente la sua atmosfera e diventare un pianeta morto?
6) Come tutti sanno, la Luna volge sempre la stessa faccia verso la Terra. Si spiega ciò con la sua vicinanza alla Terra e con gli effetti misteriosi delle maree. Ma guardiamo Mercurio. Si credeva che anche Mercurio ruotasse attorno al Sole mostrando solo una faccia. Ma le ultime osservazioni provano che ciò non è, poiché Mercurio ruota sul suo asse ogni 58 giorni, mentre ruota attorno al Sole. ogni 88 giorni. Un mistero.

7) Mercurio ha altri misteri. Il suo moto attorno al Sole è coordinato con il moto della nostra Terra. Ogni 116 giorni Mercurio e la Terra si avvicinano su di un lato del Sole. Durante questi periodi, Mercurio compie due rotazioni attorno al suo asse ... e così volge sempre la stessa faccia alla Terra! Il mistero è profondo. Mercurio dovrebbe" allinearsi" con il Sole, non con la Terra, poiché il nostro pianeta non può esercitare una forte forza di attrazione per un pianeta così lontano! Cosa fa muovere i pianeti? Mistero.
8) Ritorniamo a Venereo Ogni 584 giorni Venere si avvicina alla Terra. Mi riferisco al suo corpo solido, non alla sua atmosfera. Attualmente Venere volge sempre la stessa faccia alla Terra! Nessun astronomo e nessun fisicomatematico riesce a risolvere questo mistero.
9) Considerando i milioni di rilevamenti e di calcoli operati dall'astronomia scientifica in questi ultimi anni, è sconcertante per la scienza dover affrontare questa situazione: le rivoluzioni dei pianeti non sono" accidentali", ma seguono esatte leggi di natura; le distanze fra i corpi celesti sono anch' esse determinate da leggi invariabili, ma che cosa sono queste leggi? Per rispondere si dovrebbero risolvere i misteri 7 e 8 sopra citati.
l0) È ora penosamente chiaro agli astronomi che le leggi che spiegano i moti dei pianeti in termine di attrazione gravitazionale non dicono più nulla, soprattutto non spiegano ciò che determina le distanze che ci tengono legati al nostro sistema solare.
11) Anche quel piccolo satellite di Giove, lo, è molto misterioso. Ha vulcani attivi. Vulcani più violenti di quelli terrestri. Perché questo, se gli altri satelliti dei pianeti giganti sono coperti da enormi strati di ghiaccio? Un mistero.
12) Le relazioni non spiegate fra i corpi del nostro sistema solare sono chiamati da alcuni scienziati "il fenomeno della risonanza". Si intende dire con ciò che i corpi celesti, che un tempo gli astronomi credevano seguissero le leggi scientifiche accettate, ora li si mette in relazione reciproca in modi che non si possono ancora spiegare. E il tutto diventa sempre più misterioso, soprattutto se si lascia il nostro sistema solare e ci si perde ad indagare sulla nostra galassia e il cosmo.
(da "Northern Neighbours", marzo 1985, Box 1000, Gravenhurst, Ontario POC IGO, Canada)


30/04/14

Il più grande nell'Universo | "Hercules-Corona Borealis Great Wall" il più grande oggetto nell'Universo!

"Hercules-Corona Borealis Great Wall".
La struttura più grande mai rinvenuta nell'Universo è un filamento galattico chiamato "Hercules-Corona Borealis Great Wall".

Si tratta di un vasto gruppo di galassie, legate insieme dalla gravità, e dista all'incirca 10 miliardi di anni luce.
Questo filamento galattico, fu scoperto qualche mese fa, per la precisione nel novembre del 2013, si tratta, come detto, di un'ammasso di galassie ed è largo circa 10 miliardi di anni luce, molto più del doppio del precedente detentore del record di oggetto più grande dell'Universo.

Nella realtà, questo oggetto, "Hercules-Corona Borealis Great Wall", è talmente grande che induce quasi ad una "noia" dal punto di vista scentifico per gli astronomi, infatti la cosmologia moderna ha come fondamento il pricipio che la materia debba apparire in maniera uniforme e ben distribuita, se vista ad una scala alquanto vasta. Gli astronomi per l'appunto, non sono concordi su quanto per l'esattezza dovrebbe essere grande questa scala, ma è di certo di gran lunga più piccola delle dimensioni del "Hercules-Corona Borealis Great Wall". L'immensa distanza, crea anche la condizione che questo oggetto potesse esistere soltanto 4 miliardi di anni dopo il Big-Bang.

07/12/13

Buchi neri e fisica quantistica connessi da un legame intrinseco!

Sembrerebbe che i buchi neri e le particelle quantistiche, nella pratica esattamente allocati agli estremi delle scale spaziali a noi conosciute, abbiano qualcosa in comune che be oltre la loro esistenza e convivenza nell'immaginario collettivo di geek e negli appassionati di scienza e fantascienza.
Alcuni fisici teorici sono stati protagonisti di una scoperta che li ha portati a proclamare l’esistenza di una sorta di connessione tra l'entanglement (difficile da tradurre nella nostra lingua tale definizione!), una sorta di legame intrinseco a distanza tra particelle, e i wormhole, una via alternativa ipotetica che permetterebbe la connessione, il raggiungimento di punti diversi dello spazio, attraverso la percorrenza di due buchi neri. Per chi è appassionato di serie televisive di fantascienza come Star Trek, non può non ricordare il principio base della velocità di curvatura o velocità Chocrane, dal nome del suo scopritore, che permetteva di raggiungere distanze nello spazio profondo in pochi giorni o addirittura istanti attraverso la contrazione dello spaziotempo!
detail-wormhole
Punti estremi scale spaziali
L'intuizione potrebbe senza ombra di dubbio dare una grossa mano alla complessità che ostacola da tempo la convivenza tra la meccanica quantistica e relatività generale, due teorie valide pur andando per vie opposte, e conseguentemente non connesse e raccoglierle in un modello unico e coerente: certamente dinanzi a tutto ciò non mancano gli scettici, secondo cui la connessione scoperta dagli scienziati è soltanto una mera analogia matematica.

Ma in tutta questa complessità sarà meglio andare con ordine, iniziando dal concetto dell’infinitamente piccolo. È difficile da metabolizzare, lo so bene, ma particelle microscopiche come elettroni e quark che ci crediate oppure no, possono essere capaci di “interagire” tra di loro anche a distanze di anni luce, grazie al cosiddetto entanglement, una delle miriadi di bizzarre leggi della meccanica quantistica.

Cerchiamo dunque nel nostro piccolo di capire di cosa stiamo parlando, è per fare ciò sarà necessario compiere un ulteriore passo indietro: nel mondo subatomico, una particella può essere in due diverse condizioni, o stati che dir si voglia, allo stesso tempo.
Facciamo un esempio: un atomo può “ruotare” in una direzione oppure nell'altra (cioè in su o in giù, il cosiddetto spin), ma anche in entrambe le direzioni contemporaneamente. Questo doppio stato, detto anche sovrapposizione quantistica, ha ragione di essere finché non si misura lo spin, ovvero il momento in cui esso “collassa” su uno soltanto dei due stati.

A rendere complicate le cose entra in gioco, per l'appunto, l'entanglement: due atomi possono essere intrinsecamente collegati in maniera tale che entrambi abbiano la stessa sovrapposizione di stati allo stesso tempo. Se si esegue una misura sul primo atomo, provocandone il collasso, per esempio, nello stato di spin “su”, il secondo atomo collasserà istantaneamente nello stato di spin “giù”, nonostante la siderale distanza. All'altro estremo ci sono i wormholes. Sono una conseguenza della teoria della relatività generale secondo Einstein, la quale afferma che gli <<oggetti con massa deformano lo spazio e il tempo – o, meglio, lo spazio-tempo, e creano gli effetti della forza che noi chiamiamo gravità>>.

Se un corpo è abbastanza massivo, può creare una specie di “buco” nello spazio-tempo così ripido che neanche la luce può sfuggirvi: i cosiddetti buchi neri. In linea di principio, due buchi neri separati potrebbero essere connessi, come corni di una tromba, a costruire una specie di “via più breve”, un tunnel, nello spazio-tempo – il wormhole, per l'appunto. Non credete, comunque, che tra entanglement e wormhole si sia potuto bypassare il diktat einsteniano (stavolta ci riferiamo alla relatività ristretta) che si basa sul concetto dell’<<impossibilità di superamento della velocità della luce>>. Il vincolo continua a valere, anche se i fenomeni descritti avvengono istantaneamente. L'entanglement non può essere usato per inviare segnali più veloci della luce perché è impossibile controllare l'esito della misura sull'atomo vicino e di conseguenza impostare quella dell'atomo lontano; e, d'altro canto, non ci si può teletrasportare attraverso un wormhole (ammesso e non concesso che esista) perché sarebbe impossibile uscire dal buco nero all'estremità opposta rispetto all'ingresso.

Fatte queste premesse, ecco cos'è successo, come racconta anche Wired.com. A giugno, Juan Maldacena e Leonard Susskind, fisici teorici rispettivamente dell'Institute for Advanced Study di Princeton e della Stanford University di Palo Alto, hanno immaginato di rendere entangled due buchi neri, quindi poi separarli e tenerli a distanza (congetture solo matematiche, naturalmente). Da queste ipotesi è venuto che si formerebbe un vero wormhole tra i due buchi neri. Ma c'è dell'altro. Due équipe indipendenti di scienziati sostengono che sarebbe possibile creare un wormhole anche tra due particelle quantistiche ordinarie, come i quark. Kristian Jansen, della University of Victoria, e Andreas Karch, della University of Washington, hanno immaginato una coppia quark-antiquark nello spazio tridimensionale, che si allontanano a velocità prossima a quella della luce.

In quel mondo, scrivono gli scienziati su Physical Review Letters, le particelle sono entangled; ma se si considera uno spazio più grande, a quattro dimensioni, di cui lo spazio originario sia solo un sottoinsieme, ecco che l'entanglement diventa un wormhole. Allo stesso risultato, più o meno, è pervenuta anche l'équipe di Julian Sonner, del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, concludendo che a particelle entangled in un mondo tridimensionale corrispondano wormhole in uno spazio a quattro dimensioni. In effetti, tra scorciatoie nello spazio-tempo e realtà a quattro dimensioni, il tutto potrebbe liquidarsi come un mero divertissement matematico. Sono gli stessi Susskind e Maldacena a riconoscerlo. Dal canto suo, Karch sembra nutrire qualche speranza in più: “Il nostro modello offre una realizzazione concreta”, conclude, “dell'idea che la geometria dei wormhole e l'entanglement possano essere manifestazioni diverse della stessa realtà fisica”.

21/10/13

Voyager 1 solo 17.000...anni per uscire dal nostro sistema solare!

Voyager 1 solo 17.000...anni per uscire dal nostro sistema solare! La sonda che fu lanciata ben 36 anni orsono dalla NASA, sta per accingersi ad oltrepassare l'eliopausa, ovvero la zona in cui il flusso di particelle emesso dal Sole è così "annacquato" da non riuscire a superare la resistenza della rarefattissima "atmosfera" interstellare, e pone fine alla sua espansione. Badate bene che comunque sia siamo ancora ben all'interno dei confini del sistema solare, ovvero di quella regione in cui la gravità del Sole agisce sulle forze gravitazionali della galassia e delle altre stelle, che si possono allocare ai confini della nube di Oort, a 1,1 anni luce da noi. Le ultime discussioni riguardo la possibilità che la sonda Voyager 1 abbia potuto già “lasciare il sistema solare” non hanno tenuto conto di alcuni dettagli critici. Il limite della radiazione delle particelle emesse dal Sole non è il confine fisico del contenuto del sistema solare, ma è il punto di passaggio in quella atmosfera di materia rarefattissima e campi magnetici che popola lo spazio tra le stelle della nostra galassia. Questo argomento ultimamente è tornato d'attualità, in quanto che dopo 36 anni di viaggio pare che la sonda Voyager 1 stia attraversando una zona che è stata descritta come una “autostrada magnetica”, nella quale le linee del campo magnetico del Sole si connettono a quelle che predominano lo spazio interstellare della nostra galassia. Tutto ciò sta a spiegare che Voyager 1 si sta accingendo ad oltrepassare l'eliopausa, la zona di transizione nella quale l'incredibile flusso di radiazione particellare  (come elettroni e protoni) emessa dal nostro Sole è ormai così diluito da non riuscire a farsi spazio nella debole radiazione interstellare. Questo è il punto di ingresso nel mezzo interstellare, in un certo senso nell'atmosfera della Via Lattea.
Voyager 1

Ma tutto ciò ha indotto ad alcuni commenti fuorvianti sulla “fine del nostro sistema solare”. Il 20 Marzo, la NASA ha quindi rilasciato una dichiarazione alfine di chiarire la confusione su dove sia il Voyager: "Il team di Voyager è a conoscenza di rapporti secondo cui il la sonda Voyager 1 della NASA avrebbe lasciato il sistema solare", ha detto Edward Stone, del California Institute of Technology di Pasadena, in California, e membro del progetto Voyager. "Il team scientifico del Voyager è concorde nell'affermare che Voyager 1 non ha ancora lasciato il sistema solare o raggiunto lo spazio interstellare. Nel dicembre 2012, il team scientifico del Voyager ha riferito che Voyager 1 si trova all'interno di una nuova regione, 'l'autostrada magnetica', in cui sono radicalmente cambiate le particelle energetiche. L'indicatore critico definitivo del raggiungimento dello spazio interstellare è un cambiamento nella direzione del campo magnetico e questo cambiamento di direzione non è stato ancora osservato."
Nonostante tutto, anche la dichiarazione della NASA non spiega sufficentemente la sottile differenza tra “lasciare il sistema solare” e “raggiungere lo spazio interstellare”, una differenza che vale per il nostro sistema solare come per qualsiasi altro. Come ogni stella normale, il Sole crea ciò che è in effetti una bolla di propri effluvi, e lo fa esercitando una pressione opposta all'ambiente interstellare, ma più ci si allontana, più questa pressione si indebolisce. Il punto esatto in cui la pressione solare diventa pari alla pressione circostante è influenzata da molti fattori. Ad esempio, dai campi magnetici che interagiscono con la materia elettricamente carica, ma anche, e molto, da dove ci troviamo nella galassia e dalla densità locale dell'atmosfera interstellare, che è in continuo cambiamento lungo la nostra orbita galattica, che percorriamo in circa 230 milioni di anni. Il problema è che, come per l'eliopausa, questo confine potrebbe non essere sempre alla stessa distanza dal Sole. Ancora una volta, il nostro movimento intorno alla galassia e l'azione di altre stelle e corpi celesti di paesaggio creano un lento cambiamento del paesaggio gravitazionale. Nonostante tutto, una stima approssimativa sta ad indicare che si tratta di circa un anno luce di distanza.
Nube di Oort

Non a caso questo è il limite ipotizzato esterno della nube di Oort, una enorme struttura formata da migliaia di miliardi di detriti ghiacciati scagliati verso l'esterno quando si formarono i nostri pianeti circa 4,5 miliardi di anni fa. La nube di Oort è la probabile origine delle comete a lunghissimo periodo, oggetti che per completare le orbite che li portano verso l'interno del sistema solare possono impiegare da centinaia a milioni di anni. Ad esempio, per vedere di nuovo la cometa West, che è stata osservata l'ultima volta nel 1976 e sta tornando verso il punto più lontano della sua orbita a circa 1,1 anni luce di distanza, bisognerà attendere circa 6 milioni di anni.
Tutto ciò vuol dire che, per quanto il vecchio caro Voyager potrebbe aver iniziato ad assaporare un po' di fresca brezza galattica, è ancora parecchio lontano dall'oltrepassare quel folto gruppo di “scogli” che ci separano dallo spazio interstellare veramente aperto.

19/10/13

Le lune di Marte sono sovrapposte! Un'inusuale eclissi marziana

Le lune di Marte sono sovrapposte! Un'inusuale eclissi marziana. Questa meraviglia dell'universo è il regalo di Curiosity, il SUV della Nasa da 900 kg che risulta essere un vero e proprio laboratorio scientifico che scorrazza sul suolo del pianeta Marte da quasi un anno, fornendoci immegini, video e curiosità altrimenti sconosciute del tanto enigmatico pianeta rosso.
Sono ben 41 le immagini scattate in sequenza rapida dalla giusta posizione il 1 agosto scorso, che ci fanno osservare una delle lune di Marte, Phobos per l'esattezza la più grande delle due, che passa sovrapponendosi davanti alla seconda dal nome Deimos.
Marte, il pianeta rosso, chissà perchè tale nickname, forse per il suo colore che ricorda quello del sangue, è stato identificato con il dio greco della Guerra. Conseguentemente le sue due piccole lune, venute ad essere scoperte soltanto nel lontano 1877, sono state chiamate Phobos e Deimos, due figli del dio Marte e della dea Venere: Paura e Terrore.
Le due lune sono poco più che dei giganteschi sassi, con ogni probabilità degli asteroidi catturati dalla gravità del pianeta mentre gli passavano vicino, come una biglia di ferro che passi vicino a una calamita. Phobos ha un raggio di soli 11 chilometri mentre Deimos di 6.
Phobos e Deimos

Entrambe orbitano molto vicine a Marte, 9.000 e 23.000 chilometri rispettivamente, questo spiega perché, pur così piccole, appaiono alquanto grandi nel filmato in cui viene usato un obiettivo normale. Per fare un confronto la nostra Luna ha un raggio di 1.738 chilometri e sta a oltre 384.000 da noi. Il video è senz'altro una divertente curiosità, al momento unica, ma ha un valore scientifico notevole, dato che permette di calcolare al meglio le orbite dei due satelliti, capire quanto siano densi e quindi di cosa sono fatti, ma soprattutto capire meglio quali maree provocano su Marte. Quando diciamo marea infatti pensiamo sempre al mare, ma anche nel caso della Terra la Luna esercita un'attrazione anche sulla parte solida del nostro pianeta, che si "stira" o meno a seconda dell'azione del nostro satellite. Egualmente accade su Marte anche se i satelliti sono molto più piccoli, ma più vicini. Un dato importante per capire meglio che succede sul pianeta rosso dove, sempre più, gli americani vogliono sbarcare prima possibile con degli astronauti. Passeranno notti al chiaro di due lune.
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