Voyager 1 |
Ma tutto ciò ha indotto ad alcuni commenti fuorvianti sulla “fine del nostro sistema solare”. Il 20 Marzo, la NASA ha quindi rilasciato una dichiarazione alfine di chiarire la confusione su dove sia il Voyager: "Il team di Voyager è a conoscenza di rapporti secondo cui il la sonda Voyager 1 della NASA avrebbe lasciato il sistema solare", ha detto Edward Stone, del California Institute of Technology di Pasadena, in California, e membro del progetto Voyager. "Il team scientifico del Voyager è concorde nell'affermare che Voyager 1 non ha ancora lasciato il sistema solare o raggiunto lo spazio interstellare. Nel dicembre 2012, il team scientifico del Voyager ha riferito che Voyager 1 si trova all'interno di una nuova regione, 'l'autostrada magnetica', in cui sono radicalmente cambiate le particelle energetiche. L'indicatore critico definitivo del raggiungimento dello spazio interstellare è un cambiamento nella direzione del campo magnetico e questo cambiamento di direzione non è stato ancora osservato."
Nonostante tutto, anche la dichiarazione della NASA non spiega sufficentemente la sottile differenza tra “lasciare il sistema solare” e “raggiungere lo spazio interstellare”, una differenza che vale per il nostro sistema solare come per qualsiasi altro. Come ogni stella normale, il Sole crea ciò che è in effetti una bolla di propri effluvi, e lo fa esercitando una pressione opposta all'ambiente interstellare, ma più ci si allontana, più questa pressione si indebolisce. Il punto esatto in cui la pressione solare diventa pari alla pressione circostante è influenzata da molti fattori. Ad esempio, dai campi magnetici che interagiscono con la materia elettricamente carica, ma anche, e molto, da dove ci troviamo nella galassia e dalla densità locale dell'atmosfera interstellare, che è in continuo cambiamento lungo la nostra orbita galattica, che percorriamo in circa 230 milioni di anni. Il problema è che, come per l'eliopausa, questo confine potrebbe non essere sempre alla stessa distanza dal Sole. Ancora una volta, il nostro movimento intorno alla galassia e l'azione di altre stelle e corpi celesti di paesaggio creano un lento cambiamento del paesaggio gravitazionale. Nonostante tutto, una stima approssimativa sta ad indicare che si tratta di circa un anno luce di distanza.
Nube di Oort |
Non a caso questo è il limite ipotizzato esterno della nube di Oort, una enorme struttura formata da migliaia di miliardi di detriti ghiacciati scagliati verso l'esterno quando si formarono i nostri pianeti circa 4,5 miliardi di anni fa. La nube di Oort è la probabile origine delle comete a lunghissimo periodo, oggetti che per completare le orbite che li portano verso l'interno del sistema solare possono impiegare da centinaia a milioni di anni. Ad esempio, per vedere di nuovo la cometa West, che è stata osservata l'ultima volta nel 1976 e sta tornando verso il punto più lontano della sua orbita a circa 1,1 anni luce di distanza, bisognerà attendere circa 6 milioni di anni.
Tutto ciò vuol dire che, per quanto il vecchio caro Voyager potrebbe aver iniziato ad assaporare un po' di fresca brezza galattica, è ancora parecchio lontano dall'oltrepassare quel folto gruppo di “scogli” che ci separano dallo spazio interstellare veramente aperto.