Il-Trafiletto
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18/11/17

Scoperto pianeta abitabile come Terra: Ross 128b

Fonte - Rai News - Un nuovo pianeta va ad aggiungersi alla lista, ancora ristretta, dei candidati alla ricerca di segni di vita oltre il sistema solare. 


Lo ha annunciato l'Osservatorio europeo australe (Eso). Questo piccolo pianeta, che è stato chiamato Ross 128b, è stato scoperto intorno a una stella della costellazione della Vergine, situata a soli undici anni luce dal Sistema solare (un anno luce equivale a 9.460 miliardi di chilometri) dalla Terra.

Scoperto pianeta abitale come Terra: Ross 128b
Scoperto pianeta abitale come Terra: Ross 128b

"Ross 128b è molto vicino, questo ci permetterà di vederlo con un telescopio come quello E-Elt in costruzione per il 2025", ha spiegato Xavier Bonfils, astronomo del Cnrs all'Osservatorio delle Scienze dell'Universo di Grenoble.

Rilevato dallo spettografo Harps, installato sul telescopio di 3,6 metri dell'Eso in Cile, il pianeta orbita intorno a una stella nana (Ross 128) in 9,9 giorni. Secondo i ricercatori, Ross 128b è in grado di ospitare segni di vita:

ha una massa simile a quella della Terra e la sua "temperatura di superficie potrebbe ugualmente essere vicina a quella della Terra", quindi può essere compatibile con la presenza di acqua allo stato liquido indispensabile alla vita come la conosciamo.

"La scoperta è basata sul monitoraggio intensivo con HARPS durato più di un decennio, insieme con tecniche di riduzione e analisi dati all'avanguardia.

Solo HARPS ha dimostrato la precisione necessaria e continua a essere il miglior strumento per la misura di velocità radiali, 15 anni dopo l'inizio delle operazioni," spiega Nicola Astudillo-Defru (Osservatorio di Ginevra - Università di Ginevra, Svizzera), coatuore dell'articolo che presenta la scoperta.

Leggi articolo originale: https://www.msn.com/it-it/notizie/tecnologiaescienza/scoperto-un-nuovo-pianeta-in-grado-di-ospitare-la-vita-si-chiama-ross-128b/ar-BBEZXm5?li=BBqg6Qc

05/09/14

Un pianeta abitale | Ecco come fare per costruirne uno

Grazie ai nuovi dati sui corpi celesti scoperti nelle più remote zone della Galassia è possibile tracciare un modello di mondo abitabile. 


I pianeti del nostro Sistema Solare formano un gruppetto ben ordinato. Si muovono sullo stesso piano e orbitano attorno al Sole nella medesima direzione. A metà del XVIII secolo il filosofo tedesco Immanuel Kant fu il primo a trarre l'ovvia conclusione: i pianeti si devono essere formati da un disco piatto di materiale che ruotava attorno al Sole neonato. Oggi gli astronomi sanno che questi "dischi protoplanetari" sono comuni. Sono state trovate centinaia di esopianeti - i pianeti in orbita attorno a stelle che non siano il nostro Sole - che ci raccontano la storia delle prime fasi della formazione planetaria. Che cosa ci hanno insegnato sulla nascita di un pianeta? E quanto è facile "costruire" mondi abitabili come la nostra Terra?
 "Hubble sta tuttora elaborando dati che costringono gli scienziati a riconsiderare i parametri relativi alla formazione dei pianeti. 
Pianeta abitabile.
Come costruirne uno

COMPATTARE UNA NUBE
Per costruire un pianeta, bisogna prima creare una stella, ma questo è facile, perché fa quasi tutto la gravità. Prendiamo un'enorme nube di gas molecolare freddo, cosparsa di polvere cosmica: non è importante la composizione precisa. A quel punto lasciamo fare alla natura. La nube collassa sotto la propria stessa gravità, formando così globi più piccoli, un po' come la polvere che si raccoglie sotto il nostro letto. La conservazione del momento angolare (pensiamo ai pattinatori che vanno più veloci se raccolgono le braccia durante una piroetta) e le forze centrifughe (come la pasta spianata che viene fatta ruotare in aria per fare la pizza) trasformano ogni mininube in un disco piatto in rotazione attorno a un sole nascente. Ecco pronto il nostro disco protoplanetario. Detto ciò. Hubble sta tuttora elaborando dati che costringono gli scienziati a riconsiderare i parametri relativi alla formazione dei pianeti. All'inizio dell'anno il telescopio ci ha fatto conoscere un pianeta in orbita a 12 miliardi di chilometri dalla propria stella: il doppio della distanza di Plutone dal Sole.

PROTEGGIAMO I DISCHI DELICATI
I dischi protoplanetari in formazione sono vulnerabili; se vogliamo che generino pianeti, dobbiamo impedire che volino via. Secondo i dati più recenti raccolti dai telescopi spaziali che osservano sulle lunghezze dell'infrarosso, è quello che potrebbe succedere in un vivaio stellare affollato come la nube molecolare di Orione. Le stelle massicce neonate emettono enormi quantità di luce ultravioletta e producono violenti venti stellari. Questi venti possono aprire cavità nella nube ed erodere tutto quello che si para sulla loro strada, compresi i dischi che portano alla formazione dei pianeti attorno alle stelle di massa minore. Dopo tutto, questi dischi non sono poi così sostanziosi: contengono tipicamente appena l'un per cento della massa della rispettiva stella.

ATTENZIONE ALLE STELLE BINARIE
Le stelle binarie sono "sterminatrici" di pianeti. È vero, la NASA ha scoperto di recente i "pianeti Tatooine" con due soli in cielo, come il pianeta su cui viveva Lu Skywalker in Guerre Stellari. Però, sebbene le stelle binarie si; molto comuni nella Via Lattea, li simulazioni al computer suggerii che questi pianeti "circumbinari' siano rari. "Una coppia di stelle ] spezzare i dischi protoplanetari c le sue interferenze gravitazionali spiega Dimitar Sasselov del Cen Harvard-Smithsonian per l'astro: a Cambridge, nel Massachusetts. a Cambridge, nel Massachusetts. In altre parole, due stelle insieme possono essere troppo "appiccicose"; in ambito stellare è meglio un genitore single.(science)


23/06/14

Scoperti altri mondi | Rinvenuti altri pianeti simili alla Terra

Pianeti simili al nostro per dimensioni potrebbero essere idonei a ospitare forme di vita. E' recentissima la scoperta di due pianeti risultati i più simili alla Terra per dimensioni tra quelli finora rilevati nella zona abitabile delle rispettive stelle madri, ovvero nella regione in cui potrebbe esistere l'acqua allo stato liquido, potenziale culla della vita.

Per quanto affascinante, però, quest'ipotesi potrebbe non venire mai nè confermata nè smentita. Entrambi i nuovi mondi sono in orbita intorno a Kepler-62, una stella che si trova a 1200 anni luce da noi, Kepler-62e, tra i due l'esopianeta più vicino al suo sole, è di dimensioni superiori del 60 per cento alla Terra, mentre il suo fratellino minore 62f è più grane del nostro Pianeta di appena il 40 per cento. "Si tratta di due tra i più interessanti pianeti extrasolari mai scoperti", dice William Borucki, scienziato che si occupa di Kepler presso il Centro Ricerche Ames della NASA, in California, e che ha diretto la ricerca, annunciando la scoperta sulla rivista Science.
Pianeti extrasolari

Il telescopio spaziale Kepler, dal quale la stella ha preso il nome, ha rilevato la presenza dei pianeti grazie a lievi fluttuazioni dell'intensità luminosa, causate dai corpi celesti durante il transito di fronte alla stella madre. Un terzo esopianeta, leggermente più grande, situato in un'altra zona abitabile stellare, è stato recentemente individuato grazie alla stessa tecnica: Kepler-62c supera la massa terrestre di circa il 70%.
La NASA ritiene che Kepler-62e e 62f siano pianeti rocciosi o ghiacciati, Un'analisi indipendente degli esiti delle ricerche, svolta da astronomi tedeschi e americani, ipotizza che 62f sia interamente ricoperto d'acqua. La composizione di Kepler-69c risulta poi ancora più misteriosa. Per stabilire se sia possibile che su questi "mondi" esista la vita, è fondamentale conoscerne la composizione atmosferica. "Se ci fossero anidrite carbonica e acqua, il quadro sarebbe promettente.

Se ci fosse ossigeno, la presenza di vita sarebbe molto probabile", spiega Borucki. Siamo, però, ancora molto lontani da questa scoperta: potremmo addirittura non riuscire a farla mai. I nuovi pianeti sono di dimensioni troppo ridotte e sono troppo lontani per consentirci di determinare se siano dotati o no di atmosfera. La stessa composizione degli esopianeti è poco più che un'arbitraria speculazione, basata sui limiti dati disponibili, tra i quali le dimensioni. Oggi il progresso però, della tecnica ha permesso ai "cacciatori di pianeti" di scoprire anche corpi celesti più piccoli. "non ci limitiamo più a individuare un gran numero di pianeti: oggi siamo in grado di trovarli dove ci interessa, cioè nella zona abitabile" dice Borucki. "E' una conquista straordinaria: nel giro di un paio d'anni, ne scopriremo di ancora più piccoli".(science)



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