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23/06/14

Scoperti altri mondi | Rinvenuti altri pianeti simili alla Terra

Pianeti simili al nostro per dimensioni potrebbero essere idonei a ospitare forme di vita. E' recentissima la scoperta di due pianeti risultati i più simili alla Terra per dimensioni tra quelli finora rilevati nella zona abitabile delle rispettive stelle madri, ovvero nella regione in cui potrebbe esistere l'acqua allo stato liquido, potenziale culla della vita.

Per quanto affascinante, però, quest'ipotesi potrebbe non venire mai nè confermata nè smentita. Entrambi i nuovi mondi sono in orbita intorno a Kepler-62, una stella che si trova a 1200 anni luce da noi, Kepler-62e, tra i due l'esopianeta più vicino al suo sole, è di dimensioni superiori del 60 per cento alla Terra, mentre il suo fratellino minore 62f è più grane del nostro Pianeta di appena il 40 per cento. "Si tratta di due tra i più interessanti pianeti extrasolari mai scoperti", dice William Borucki, scienziato che si occupa di Kepler presso il Centro Ricerche Ames della NASA, in California, e che ha diretto la ricerca, annunciando la scoperta sulla rivista Science.
Pianeti extrasolari

Il telescopio spaziale Kepler, dal quale la stella ha preso il nome, ha rilevato la presenza dei pianeti grazie a lievi fluttuazioni dell'intensità luminosa, causate dai corpi celesti durante il transito di fronte alla stella madre. Un terzo esopianeta, leggermente più grande, situato in un'altra zona abitabile stellare, è stato recentemente individuato grazie alla stessa tecnica: Kepler-62c supera la massa terrestre di circa il 70%.
La NASA ritiene che Kepler-62e e 62f siano pianeti rocciosi o ghiacciati, Un'analisi indipendente degli esiti delle ricerche, svolta da astronomi tedeschi e americani, ipotizza che 62f sia interamente ricoperto d'acqua. La composizione di Kepler-69c risulta poi ancora più misteriosa. Per stabilire se sia possibile che su questi "mondi" esista la vita, è fondamentale conoscerne la composizione atmosferica. "Se ci fossero anidrite carbonica e acqua, il quadro sarebbe promettente.

Se ci fosse ossigeno, la presenza di vita sarebbe molto probabile", spiega Borucki. Siamo, però, ancora molto lontani da questa scoperta: potremmo addirittura non riuscire a farla mai. I nuovi pianeti sono di dimensioni troppo ridotte e sono troppo lontani per consentirci di determinare se siano dotati o no di atmosfera. La stessa composizione degli esopianeti è poco più che un'arbitraria speculazione, basata sui limiti dati disponibili, tra i quali le dimensioni. Oggi il progresso però, della tecnica ha permesso ai "cacciatori di pianeti" di scoprire anche corpi celesti più piccoli. "non ci limitiamo più a individuare un gran numero di pianeti: oggi siamo in grado di trovarli dove ci interessa, cioè nella zona abitabile" dice Borucki. "E' una conquista straordinaria: nel giro di un paio d'anni, ne scopriremo di ancora più piccoli".(science)



02/11/13

Siamo a conoscenza di oltre i 1000 pianeti extrasolari: non rimane altro che attendere quando potremo vederne uno direttamente

Siamo a conoscenza di oltre i 1000 pianeti extrasolari: non rimane altro che attendere quando potremo vederne uno direttamente! Fino a gennaio del 1995 non eravamo a conoscenza di nemmeno uno di essi, anche se ipotizzavamo ce ne fossero a milioni. Poi intorno la metà di quell'anno stesso, venne alla luce il primo pianeta extrasolare, cioè che orbita attorno ad una stella diversa dal Sole, per poi proseguire la scoperta di altri pianeti, fino ad arrivare al 22 ottobre scorso, quando è stata superata la soglia psicologica dei 1000 pianeti extrasolari conosciuti. Ad oggi sono per l'esattezza 1010, ma il numero è alquanto provvisorio, dal momento che non trascorre settimana che non ne vengano alla luce altri di essi scoperti dallo spazio oppure dalla terra.
Pianeti extrasolari

Capiamoci subito, questi pianeti gli astronomi non li vedono direttamente, ma ne intuiscono la presenza con varie tecniche, per esempio: da piccole fluttuazioni della luce proveniente dalla stella in osservazione e dovute al passaggio del pianeta davanti alla stella stessa, fra noi e lei. Una sorta di mini eclisse, ma molto mini, come fosse quella provocata da una farfalla notturna che voli davanti a un lampione lontano.
Il miglior strumento finora utilizzato in questa caccia ad altri sistemi solari, e quindi altre Terre, è senz'altro il satellite Nasa Kepler, che ha messo alla luce migliaia di possibili papabili o sospetti, che vanno poi confermati con pazienti e difficili osservazioni da Terra.

Fra questi 1000 e oltre pianeti troviamo un po' di tutto, da pianeti piccoli come il nostro Mercurio a giganti gassosi quasi 2 volte il nostro Giove che, ricordiamolo è almeno 11 volte più grande della Terra. Sono chiaramente molto più frequenti le scoperte di pianeti giganti, dato che c'è un evidente effetto di selezione: è tanto più facile vedere i pianeti giganti rispetto a quelli piccoli come la Terra, esattamente come è più facile scorgere un pachiderma in lontananza rispetto a una piccolo topino. L'archivio di dati ottenuti dal satellite Kepler è peraltro tutto da esplorare e riserverà senz'altro ancora sorprese. Ad esempio proprio in questi giorni due gruppi di ricercatori inglesi, indipendentemente, hanno proposto in questi giorni la identificazione di un intero sistema di pianeti, sette, abbastanza simile al nostro, attorno alla stella nana KIC 11442793.
Con la prossima generazione di telescopi, a partire dal 2020, saremo capaci, assicurano gli astrofisici, di vedere direttamente i pianeti attorno alle stelle più vicine. Certo se pensiamo che uno studio presentato lo scorso anno, e ritenuto del tutto esatto, ha stimato che nella nostra galassia, la Via Lattea, ci siano almeno 160 miliardi di pianeti capiamo che con i nostri 1000 scoperti nelle stelle più vicine siamo proprio appena all'inizio di un'avventura che speriamo si concluda con la scoperta di molte altre Terre.
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