Vita di una pallina di plastica, dalla notte dei tempi a oggi. Mi arriva la voce alterata di un genitore: "Non toccarla! Non sai dov'è stata".
Il bambino posa sconsolatamente l'
oggetto sulla
sabbia, dove l'aveva trovato, e trotterella via, alla ricerca di uno svago più tollerato. Mi avvicino per dare un'occhiata alla causa del rimprovero. È una
pallina di plastica, sporca dopo essere stata a lungo esposta alle intemperie. È vero, non si sa dove sia stata: mi fermo a pensarci. Sicuramente, ne avrà passate tante. La sua esistenza deve essersi svolta più o meno così...
Immaginiamo un
mare tropicale, a circa 25° di latitudine Nord. Il
clima è
caldo e
umido, e la quiete è interrotta soltanto da un plesiosauro che nuota veloce a caccia di seppie. La terraferma, piuttosto lontana, è ricoperta da
felci,
conifere ed
equiseti ed è dominata dagli
stegosauri, mentre il cielo è popolato da
pterodattili: siamo nel
Giurassico. La
luce del
sole riscalda l'acqua marina fornendo nutrimento ad
alghe e
batteri. Il primo anello di una lunghissima
catena alimentare. Per la maggior parte, questi organismi vengono consumati da minuscole creature marine, che a loro volta finiscono in pasto ai pesci. Gli avanzi, però, abbondano: le
alghe e i batteri che non sono stati mangiati muoiono di morte naturale e, piano piano, affondano, scendendo nelle profondità oceaniche, depositandosi sul fondale e dando origine a un cimitero fangoso.
Le correnti marine ristagnano, l'ossigeno manca: le condizioni ambientali non favoriscono il naturale degrado.
Alghe e
batteri non si
decompongono, ma rimangono intatti, sepolti via via sotto nuovi strati di altri organismi che hanno terminato il proprio ciclo vitale.
La deriva spinge terra e acque verso nord. Questo mare diventa teatro di un epico scontro tra continenti, che sottopone i
fondali a forze tali da elevare e distruggere intere catene montuose. Impressionanti terremoti smuovono i sedimenti, ormai depositati in strati molto spessi: le nostre
alghe si trovano a una profondità di 4 chilometri, dove la temperatura è di circa
120 C. Le
molecole che le costituiscono finalmente si arrendono al
calore e alla
pressione. Cambiano struttura, formando lunghe catene: sono gli
idrocarburi. La guerra dei continenti si
sposta in un'altra
fossa tettonica, che si spalanca a formare l'Oceano Atlantico. Il
Pianeta viene colpito da un
asteroide, che fa estinguere i dinosauri. Ma negli strati più profondi, sotto il fondale del Mare del Nord, non arriva neppure l'eco di questi sconvolgimenti: le
alghe e i
batteri decadono lentamente, fino a trasformarsi in
petrolio.
È finita l'età dei
rettili, inizia quella dei
mammiferi. Per il
petrolio, è ora di intraprendere un nuovo viaggio. Negli strati rocciosi inferiori, la
pressione è così intensa da innescare la migrazione verso l'alto del liquido, che penetra lentamente nelle minuscole porosità delle rocce. Talvolta riesce a percorrere diverse centinaia di metri, dirigendosi
verso la superficie. Ma prima o poi, incontra uno strato lapideo troppo compatto, e deve arrestarsi.
Intanto è iniziata l'
evoluzione dell'uomo. Il Mare del Nord ha raggiunto i 50° N, la sua attuale latitudine. Si susseguono alcune
ere glaciali, l'Impero Romano, i Vichinghi, la Rivoluzione Industriale. Poi, qualcuno decide di perforare le rocce che imprigionano il petrolio, portandolo alla luce: il liquido preistorico schizza in superficie, per la prima volta dopo 150 milioni di anni.
Viene trasformato nelle
materie prime che servono per produrre la
plastica, e con l'aiuto della
chimica, le catene
corte di atomi di carbonio si saldano insieme: le
alghe giurassiche sono diventate polietilene. Il
polimero viene utilizzato per creare una
pallina: è proprio quella abbandonata oggi, sulla spiaggia, da un ragazzino. Non ci accade spesso di raccontare
una storia che ha per protagonista la plastica: eppure, riuscite a pensare a qualcosa di più poetico?
La prossima volta che vedrete una pallina, raccoglietela: pensate a quanta strada ha fatto e alla vita incredibile che ha avuto.
(science)