Il-Trafiletto
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06/07/14

Tempo di traslochi: le api lasciano la campagna e si trasferiscono in città.

I cambiamenti, in genere, vengono effettuati per migliorare uno stato di cose, in ogni settore che sia. Spesso e volentieri però questi cambiamenti vanno a creare problemi in altri ambiti. E' il caso dell'agricoltura, da quando è stata abbandonata quella biologica, cioè quel metodo di coltivazione e di allevamento che permette solo e soltanto l'impiego di sostanze naturali, escludendo pertanto l'utilizzo di sostanze di sintesi chimica del tipo di concimi, diserbanti, insetticidi, per passare all'agricoltura intensiva, cioè il metodo che tende ad elevare il livello di produttività attraverso l'utilizzo,di macchinari, pesticidi, fertilizzanti chimici e, ultimamente,varietà colturali geneticamente modificate (OGM), è venuto a crearsi un serio problema all'apicoltura. Da tempo si sta osservando una fuga di questo insetto dalle campagne e sempre più spesso si notano sciami nelle città, nidi sui tetti dei palazzi o nei giardini domestici. La causa di questa "migrazione cittadina", come spiega all'Adnkronos Francesco Panella, presidente dell'Unaapi, l'Unione nazionale associazioni apicultori italiani:" ormai stanno meglio in città che in campagna",è da ricercarsi proprio nell'agricoltura intensiva, che con l'uso di prodotti chimici, è tra le cause principali della moria delle api nel loro habitat naturale. Negli Stati Uniti la situazione è allarmante, dal momento che da circa un decennio ogni anno muoiono il 30 per cento delle api, e si è arrivati al punto di trasportarle da uno stato all'altro per l'impollinazione di varie colture. In Italia la situazione è meno grave, "grazie alla sospensione di alcuni insetticidi sistemici nella concia delle sementi del mais"- spiega ancora Panella - " Per salvare le api, dunque, è necessario cambiare modo di fare agricoltura, trattiamo il processo produttivo agricolo come se si trattasse di fare automobili o frigoriferi, senza tenere presente che invece abbiamo a che fare con la natura e la sua complessità". Purtroppo quest'anno è una stagione pessima per la produttività a causa delle fioriture primaverili in ritardo. In Italia ci sono circa 50mila apicoltori e una produzione media di 200mila quintali di miele ogni anno. Un settore dove si registra una crescita dell’occupazione, soprattutto giovanile, dal momento che la domanda di prodotti apistici cresce più dell’offerta. (immagine presa dal web)

11/03/14

Quattro nuovi gas responsabili del buco nell'Ozono

Un gruppo di ricerca dell’Università East Anglia in Gran Bretagna ha scoperto quattro nuovi gas responsabili del fenomeno del buco dell’ozono. La ricerca pubblicata sulla rivista Nature Geoscience rivela che tali sostanze  sarebbero state immesse nell’atmosfera a partire dagli anni ’60 e si è notato come le concentrazioni in atmosfera di alcuni di questi gas siano aumentate giorno dopo giorno nel corso degli ultimi 50 anni. Delle 4 sostanze individuate dagli scienziati, 3 fanno parte dei clorofluorocarburi e una degli idroclorofluorocarburi. Sarebbero in particolare i primi ad essere responsabili del buco dell’ozono che già da tempo si è creato sopra l'Antartide.
Buco nell'ozono
 Per valutare la situazione, il gruppo di ricerca coordinato da Johannes Laube, ha preso dei campioni atmosferici in Tasmania e in Groenlandia. Secondo i calcoli effettuati, l'emissione di questi 4 nuovi gas in realtà sarebbe da considerare piccola (circa 74.000 tonnellate nell’anno 2012), “piccola” in rapporto al fatto che negli anni ’80 i clorofluorocarburi nell’atmosfera erano stimati in circa un milione di tonnellate. “Piccola” ma comunque dannosa e fuori legge dato che queste sostanze, sottolineano i ricercatori, sono in contrasto con il Protocollo di Montreal, il trattato internazionale dell’89 nato per far in modo che vengano ridotte gradualmente (fino a totale scomparsa) tutte le sostanze che provocano danni allo strato di ozono. Purtroppo però, come ha dichiarato Laube: ''la normativa presenta delle scappatoie che permettono ancora qualche utilizzo di queste sostanze''. Da dove esattamente vengono emessi questi gas? Gli esperti non hanno una risposta certa, probabilmente dalla produzione di insetticidi e detergenti per la pulizia di prodotti elettronici. Il problema che hanno fatto presente i ricercatori, tra l’altro, è che, anche smettendo immediatamente di utilizzare queste sostanze, esse rimarranno nell’atmosfera ancora per decine di anni data la caratteristica di questi gas di dissolversi lentamente.
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