Il-Trafiletto
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09/09/14

La differenza tra vino biologico biodinamico sostenibile

Questi termini: biologico, biodinamio e sostenibile, variano nel modo in cui sono definiti e disciplinati, ma farò del mio meglio per cercare il modo in cui sono tipicamente utilizzati e regolamentati. 


Inizierò con il termine organico o biologico: ci sono due tipi di risultati organici su bottiglie di vino
I vini possono essere imbottigliati usando uva proveniente da agricoltura biologica certificata, senza additivi sintetici, o per fare un ulteriore passo avanti, i vini "biologici" sono ottenuti da uve prese da agricoltura biologica, e sono fatti anche senza solfiti aggiunti (anche se i solfiti presenti in natura rimangono presenti). 

Biodinamica è simile all'agricoltura biologica in quanto non vengono usati prodotti chimici, ma l'agricoltura biodinamica incorpora idee su un vigneto come un ecosistema, e anche la contabilità per cose come influenze astrologiche ei cicli lunari. 
Un vino biodinamico significa che le uve sono coltivate biodinamica, e che l'enologo non ha fatto il vino con eventuali manipolazioni comuni come le aggiunte di lievito o regolazioni acidità. 
Un vino "ottenuto da uve biodinamiche" significa che un vignaiolo utilizzato uve coltivate biodinamica, ma ha seguito un elenco meno rigorosa delle norme in vinificazione. 

La sostenibilità si riferisce ad una serie di pratiche che non sono solo ecologico, ma anche economicamente sostenibile e socialmente responsabili. 
Gli Agricoltori sostenibili possono coltivare in gran parte biologico o biodinamico, ma avere la possibilità di scegliere quello che funziona meglio per le loro proprietà individuale, ma possono anche concentrarsi sul risparmio dell'energia e dell'acqua, l'uso di risorse rinnovabili e di altre questioni. 

Alcune agenzie offrono certificazioni e molte associazioni industriali regionali stanno lavorando sullo sviluppo di norme più chiare che diano trasparenza al cliente. 

Se vuoi sapere se un vino rientra in una di queste categorie ricordati di controllare bene l'etichetta, qui qui ci sono tutti gli indizi che vi svelano che vino state bevendo.
Uva per fare il vino

06/07/14

Tempo di traslochi: le api lasciano la campagna e si trasferiscono in città.

I cambiamenti, in genere, vengono effettuati per migliorare uno stato di cose, in ogni settore che sia. Spesso e volentieri però questi cambiamenti vanno a creare problemi in altri ambiti. E' il caso dell'agricoltura, da quando è stata abbandonata quella biologica, cioè quel metodo di coltivazione e di allevamento che permette solo e soltanto l'impiego di sostanze naturali, escludendo pertanto l'utilizzo di sostanze di sintesi chimica del tipo di concimi, diserbanti, insetticidi, per passare all'agricoltura intensiva, cioè il metodo che tende ad elevare il livello di produttività attraverso l'utilizzo,di macchinari, pesticidi, fertilizzanti chimici e, ultimamente,varietà colturali geneticamente modificate (OGM), è venuto a crearsi un serio problema all'apicoltura. Da tempo si sta osservando una fuga di questo insetto dalle campagne e sempre più spesso si notano sciami nelle città, nidi sui tetti dei palazzi o nei giardini domestici. La causa di questa "migrazione cittadina", come spiega all'Adnkronos Francesco Panella, presidente dell'Unaapi, l'Unione nazionale associazioni apicultori italiani:" ormai stanno meglio in città che in campagna",è da ricercarsi proprio nell'agricoltura intensiva, che con l'uso di prodotti chimici, è tra le cause principali della moria delle api nel loro habitat naturale. Negli Stati Uniti la situazione è allarmante, dal momento che da circa un decennio ogni anno muoiono il 30 per cento delle api, e si è arrivati al punto di trasportarle da uno stato all'altro per l'impollinazione di varie colture. In Italia la situazione è meno grave, "grazie alla sospensione di alcuni insetticidi sistemici nella concia delle sementi del mais"- spiega ancora Panella - " Per salvare le api, dunque, è necessario cambiare modo di fare agricoltura, trattiamo il processo produttivo agricolo come se si trattasse di fare automobili o frigoriferi, senza tenere presente che invece abbiamo a che fare con la natura e la sua complessità". Purtroppo quest'anno è una stagione pessima per la produttività a causa delle fioriture primaverili in ritardo. In Italia ci sono circa 50mila apicoltori e una produzione media di 200mila quintali di miele ogni anno. Un settore dove si registra una crescita dell’occupazione, soprattutto giovanile, dal momento che la domanda di prodotti apistici cresce più dell’offerta. (immagine presa dal web)
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