Il-Trafiletto
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18/11/14

Cipolline in guazzetto | These little onions in wine sauce

CIPOLLINE IN GUAZZETTO
Slide down to the recipe in english
Queste cipolline in salsa al vino, squisite e di facile preparazione, oltre a costituire un ottimo primo piatto sono adattissime come contorno per piatti di carne fredda.
PREPARAZIONE: 20 minuti
COTTURA: 35-40 minuti
INGREDIENTI (per 8persone):
*40 cipolline bianche, del diametro di 2-3 cm, pelate ma senza togliere la base delle radici .
*1 bicchiere di olio d'oliva
*8 cucchiai di aceto
*8 cucchiai di madera o di vermut secco
*2 foglie d'alloro
*1 cucchiaino di foglioline di timo secco
*1 cucchiaino da tè di basilico secco
*1 cucchiaino di sale
*1 cucchiaino da tè di pepe nero
*1 grosso pizzico di zafferano
*2 cucchiai di concentrato di pomodoro
*100 g di uva sultanina
*Prezzemolo tritato

CIPOLLINE IN GUAZZETTO
1. Riunite in una pentola o tegame a bordi alti le cipolline, l'olio, l'aceto, il madera, l'alloro, il timo, il basilico, il sale, il pepe e acqua sufficiente a coprire appena il tutto.
2. Portate a leggero bollore e fate cuocere a fuoco basso per 15 minuti.
3. Aggiungete lo zafferano, che avrete prima sciolto in una tazzina con un goccio d'acqua fredda, e il concentrato di pomodoro; mescolate e continuate la cottura finché le cipolline sono ammorbidite.
4. Unite quindi l'uva sultanina e cuocete ancora finché questa è tenera.
5. Fate raffreddare, passate in frigorifero sino al momento di portare le cipolline in tavola.
6. Servite le cipolline immerse nella loro salsa, in piatti fondi, cospargendole con prezzemolo tritato.

These little onions in wine sauce
These little onions in wine sauce, delicious and easy to prepare, in addition to be an excellent first flat are perfect as a side dish for meat dishes cold.
PREPARATION: 20 minutes COOKING: 35-40 minutes Ingredients (for 8 persons):
*40 White onions, with a diameter of 2-3 cm, peeled but without removing the base of the roots . *1 Cup of olive oil *8 tablespoons vinegar
 8 tablespoons of madeira or vermouth dry  *2 bay leaves *1 teaspoon Thyme leaves dry *1 tsp of dried basil * 1 teaspoon of salt *1 tsp black pepper  *1 large pinch of saffron  *2 tablespoons of tomato paste *100g sultanas *chopped parsley

1.Bring together in a pot or pan with high sides the onions, oil, vinegar, Madeira, the laurel, Thyme, basil, salt, pepper, and water that barely covers the everything.
2. Bring to a gentle boil and cook over low heat for 15 minutes
3. Add the saffron, first dissolved in a cup with a splash of cold water, and the tomato paste; stir and continue to cook until the onions are soft
4. Stir in the sultanas and cook until it is tender.
5. Allow to cool, go in the refrigerator until time to bring the onions to the table.
6. Serve the onions immersed in their sauce, in deep plates, sprinkle with chopped parsley.

24/10/14

Anatra alle prugne e mirto | Sapori in autunno

Preparazione: abbastanza facile Tempo: 2 ore e mezza Calorie a porzione: 1260
Ingredienti x 4
• un'anatra di circa 2,5 kg
• 6 prugne,
• 2 pere
• 2 rametti di mirto
• una stecca di cannella
• un limone verde
• 2 cucchiai di zucchero di canna
• un bicchiere di vino bianco
• 50 g di gherigli di noce
• un'arancia non trattata
• 40 g di burro
• 2 cucchiai di gelatina di ribes • un dado vegetale, sale, pepe
Fiammeggiate l'anatra per eliminare la peluria, lavatele e asciugatela; sfregatela dentro e fuori con sale grosso pestato con un cucchiaino di pepe; spazzolate la scorza del limone; snocciolate le prugne e tagliatele a metà; tagliate a quarti le pere, mescolatele in una terrina con alcune foglie di mirto, lo zucchero di canna e il limone a spicchi, e fate insaporire il tutto per 10 minuti.
Scaldate il forno a 160°. In una padel- ·Ia sciogliete 20 g di burro, unite la frutta e fatela rosolare a fiamma viva per pochi minuti.
Sistemate in un'ampia casseruola l'anatra, disponetevi intorno la frutta prima preparata, unite la cannella e il mirto rimasti, il vino bianco e fate cuocere in forno per circa 2 ore. Incorporate poi la gelatina di ribes, spennellate l'anatra con il fondo di cottura, alzate il forno a 200° e cuocete per un'altra mezz'ora.
Raschiate
nel frattempo le rape e lavatele; tagliatele a metà, fatele dorare in padella con il burro rimasto e aggiungete il dado, un quarto di litro d'acqua, la scorza dell'arancia a fettine e il suo succo,salate e cuocete a padella coperta per circa 25 minuti; unite quindi le noci spezzettate e regolate di sale.
Tagliate l'anatra, ponetela in un piatto di portata e servitela calda accompagnandola con le rape.


19/10/14

Oca alla maggiorana con pudding di patate e mele

Prima che il tacchino arrivasse in Europa, l'oca era la grande protagonista delle feste, in particolare il Natale. L'oca ha una carne molto grassa: per renderla più leggera si deve punzecchiarne la pelle prima di cuocerla in forno e spennellarla ogni tanto con il fondo di cottura: così parte del grasso si scioglie. Allo stesso fine, prima di cuocerla in forno, si può scottare l'oca per 10 minuti in acqua bollente.
Ingredienti x 8
• un'oca di circa 4 kg
• un limone
• maggiorana secca o fresca
• 2 mele golden e 600 g di mele royal
• 700 g di patate
• un cucchiaino di zucchero
•2 dl di latte
•120g di burro
• mezzo dl di panna
• un cucchiaino di parmigiano grattugiato
• un dl di vino bianco secco
• salvia, noce moscata, sale e pepe
Preparazione: elaborata
Tempo: 3 ore
Calorie a porzione: kal 1200

Fiammeggiate la parte esterna dell'oca per eliminare la peluria, poi strofinatela con spicchi di limone. Lavatela, asciugatela e insaporitela dentro e fuori con maggiorana mescolata a sale grosso.

Mettete all'interno dell'oca le mele intere e bucherellate con una forchetta. In una teglia con un dito d'acqua disponetela con il petto verso il fondo e cuocetela in forno a 150° per circa un'ora e 1/2, quindi a 200° per un'altra mezz'ora.

Sbucciate nel frattempo le mele royal, tagliatele a fettine e saltatele in 30 g di burro, finché non siano morbide; unite lo zucchero, una grattata di noce moscata, pepate e spegnete il forno.
Oca alla maggiorana con pudding di patate e mele

Lessate le patate, sbucciatele, passatele allo schiaccia patate e cuocete il puré con la panna, il latte, il burro rimasto e poco sale. Mescolate con le mele a fettine e distribuite il composto in stampini da soufflé rivestiti con carta da forno; spolverizzate con il parmigiano e decorate gli stampini con foglie di salvia. Cuocete in forno a 200° per 20 minuti.

Estraete l'oca quando è cotta, eliminate parte del grasso di cottura, deglassate il fondo con il vino e fatelo leggermente addensare su fuoco medio.

Tagliate l'oca a pezzi piccoli e servitela con pudding di mele e patate.



08/10/14

Si usa ancora l'aceto di vino? Ma esiste ancora?

Ricordo mia nonna che faceva l'aceto di vino, quello rosso e quello bianco. Teneva le botticelle in cantina coperte con un telo di lino bianco. Lei ci faceva di tutto con l'aceto: conservava le verdure per l'inverno, ci faceva le pulizie, ci lavava i denti, ci faceva i risciacqui per la gola, ci frizionava i capelli, lo inalava caldo per sciogliere il muco al naso, ci faceva i pediluvi e ne metteva sempre un po' nell'acqua dove lavava la carne prima di cuocerla.

Mi raccontava come fare l'aceto e come pulirlo per ottenere un prodotto ottimo. I suoi consigli li ho sempre seguiti, ed ancora ora che sono nella terza età, lo faccio ancora in casa. Ma non ne sento mai parlare e sopratutto non lo vedo mai sulle tavole dei ristoranti. L'aceto di vino non esiste più? Sembra sia uscito di scena, più o meno negli anni ‘90, mentre faceva la sua entrata trionfale quello balsamico. Dolce e inbottigliato solitamente in piccole panciute anforette "vestite di scuro" molto più accattivanti delle solite anonime bottiglie di aceto di vino. Seguirono la scia del balsamico, aceto di mele, aceto di miele, di pere, sopraffino, di riso, di cocco, di birra.

E poi, gli impossibili: quelli aromatizzati, come i lamponi e i mirtilli, l’arancia sanguigna e la pera, il timo e l’origano. Ma l’aceto classico dov'è sparito? Sicuramente dalle tavole di casa e dei ristoranti, siano pizzerie e fastfood o ristoranti stellati, dove ivece regna l’Aceto Balsamico. Ma è solo apparenza. Se diamo un'occhiata ai dati di mercato vediamo come l’Aceto di Vino rappresenti il 74% del mercato aceto, mentre l’Aceto Balsamico solo il 12%  solo il 9% gli Aceti di Mele e il 5% gli Aceti speciali. Infatti sono sempre di più le aziende che puntano sulla produzione di entrambi (Ponti, De Nigris , Mengazzoli...).

Ma allora dove è finito l’Aceto di Vino? E' sempre stato lì sotto ai nostri occhi, nelle cucine degli chef come nelle case delle famiglie italiane. Solo che non è di moda.Se  l’Aceto Balsamico è diventato il Re dei condimenti, l'aceto di vino è il suo vassallo.  Ma quando si deve cucinare con l'aceto è al "vassallo" che ci rivolgiamo. Un prodotto di cui si racconta già nella Bibbia e di cui ci sono documenti risalenti all’Egitto prefaraonico e ai tempi di Babilonesi e Persiani. Utilizzato, negli anni, per la conservazione dei cibi, come bevanda rinfrescante, come prodotto medicinale ... E:

Dolori mestruali 
L’aceto riduce le contrazioni muscolari. Per fare questo unisci un cucchiaio di aceto di vino con 250 ml di acqua, 20 gocce di tarassaco e 20 di centellla con 5 cucchiai di olio di riso. Con questa miscela bagna un panno ed appoggialo sulla pancia per circa 15 minuti.
Storte
Con degli impacchi di aceto caldo è possibile alleviare i dolori alla caviglia derivati da una storta.
Gola
Fare dei gargarismi con l’aceto di vino diluito in un bicchiere di acqua attenua il mal di gola.
Punture
Se siete stati punti da una medusa (o da un’ape), passate un batuffolo di cotone imbevuto di aceto. L’aceto è il miglior rimedio contro la sostanza urticante delle meduse perché riduce la sua azione fino al 75%.
Colite
L’aceto di vino è sconsigliabile quando si soffre di colite ma è molto utile usato come impacco. Mischia un cucchiaino di aceto in un bicchiere di acqua e 30 gocce di olio di calendula e massaggia la pancia con questa soluzione.
Parti intime
Diluisci al massimo 4 cucchiai di aceto in un litro di acqua e fai un risciacquo delle zone intime. L’aceto aiuta a fermare la proliferazione di funghi e batteri.

06/10/14

Manzo con le cipolle | Sapori in autunno

Manzo con le cipolle
Ingredienti per 4 persone:
 • 800 g circa di scamone di manzo
• 100 g di pancetta in un solo pezzo
• 800 g di cipolle bianche
• 80 g di burro ·farina
• sale,pepe
• una foglia di alloro
Infarinate leggermente la carne e fate la rosolare bene in una grande casseruola con il burro, unite la pancetta a dadini e le cipolle affettate. Insaporite il tutto qualche istante a fuoco vivo, bagnate con un litro circa di acqua calda, coprite e cuocete a fuoco moderato per circa tre ore. Mezz'ora prima del termine, togliete il coperchio e fate consumare bene il sughetto finché risulterà denso. Da servire,
rigorosamente, con un ottimo vino rosso.

05/10/14

Bambino cinese alcolizzato a due anni

Purtroppo ci sono genitori che nell'educare i figli non tengono conto di ciò che potrebbe accadere in futuro nella vita del bambino. Infatti ad un famiglia cinese è accaduto un gran brutto inconveniente. Il loro figlio Cheng Cheng ha il poco invidiabile primato di essere l’alcolizzato più giovane del mondo, alla tenera età di due anni.

Quando Cheng Cheng aveva 10 mesi, piangeva spesso, e suo padre, molto candidamente gli metteva in bocca bastoncini imbevuti nel vino per farlo smettere di piangere. Ma Cheng Cheng col tempo  ha iniziato a consumare alcolici in quantità crescente. Molto scioccamente i genitori e i familiari del bambino, che vive nell’est della Cina, consideravano la cosa buffa: trovavano divertente che si bevesse un’intera bottiglia di birra senza effetti collaterali, limitandosi a svuotarla e a chiederne ancora.

Cheng Cheng
immagine presa dal web
Dato che il fatto era piuttosto inconsueto,  la storia è uscita dalle mura domestiche, la famiglia è stata pesantemente criticata per avere incoraggiato un tale comportamento da parte del bambino: i pediatri hanno sottolineato la pericolosità di assumere alcool (ed in grandi quantità) per un corpo i cui organi non sono ancora del tutto sviluppati. La famiglia sembra avere capito la sconsideratezza del proprio comportamento sotto la pressione pubblica e la minaccia di conseguenze legali e di perdere la patria potestà sul figlio, ma togliere ad un bambino di due anni qualcosa che desidera “è un incubo”, specie senza terapie appropriate, e sembra che i genitori gli diano ancora vino o birra quando inizia le sue scenate: “A volte fa veramente tanto rumore, e non abbiamo altra scelta che dargli un po’ di vino. I suoi occhi sono sempre sulle bottiglie di alcolici”.




12/09/14

Il Santa Maddalena

Il Santa Maddalena

Grazie alla felice posizione dei suoi vigneti tra i colli di Bolzano, lo storico rosso doc dall'aroma fruttato condivide con il Barolo e il Barbaresco la palma di miglior vino d'Italia

Il Santa Maddalena è un vino rosso poco conosciuto, almeno al di fuori della regione di produzione, il Trentine Alto Adiqe, ma meritevole di attenzione per l'immediata piacevolezza e per la qualità elevata. Inoltre, le uve e il terreno da cui nasce gli conferiscono tratti caratteristici e irripetibili tali da permettere di distinguerlo, con relativa facilità dai rossi prodotti al di fuori della regione. La sua terra di origine è la zona collinare di Bolzano.

Nasce da uve schiava allevate sull'omonimo colle (in cui si respira un clima particolarmente adatto alla viticoltura), dotato di bellezza armoniosa, con profumi di fiore e di frutta. Va rilevato che le imponenti montagne, le Dolomiti, costituiscono una barriera che ostacola l'ingresso dei venti freddi settentrionali; a ciò si aggiunga l'influenza di un mite vento caldo proveniente da sud. Tali circostanze consentono di meglio comprendere come la plaga rappresenti un habitat favorevole alla frutticoltura e, quindi, alla coltivazione dei vigneti.
La storia di questo vino è strettamente legata a quella dell'enologia altoatesina che visse in passato momenti di fasto non più raggiunti. Si pensi che il vigneto raggiunse un'estensione quasi doppia di quella attuale ai tempi di Carlo Magno, ben oltre un millennio fa, periodo in cui l'Alto Adige riforniva vescovati e conventi della Germania meridionale. La vite, per prosperare, richiede stabilità politica e sociale. Infatti è un investimento di lungo periodo che comincia a dare risultati dopo tre o quattro anni dal suo impianto. Nei periodi di incertezza, o quando per motivi strategici un territorio diventa facile campo di battaglia, è la vite la prima coltura a sparire lasciando il campo a quelle a ciclo annuale.
Il legame con l'Impero garantì alla regione secoli di storia relativamente tranquilla soprattutto se paragonata agli eventi che caratterizzarono il resto della Penisola, e quindi il clima politico più adatto allo sviluppo della viticoltura. Nel secolo scorso, ossia all'inizio del Novecento, i vigneti occupavano un'area ben più estesa di quella odierna perché l'Alto Adige era il maggior fornitore di vino rosso dell'Austria ed esportava anche in Germania e in Svizzera. La riduzione successiva del vigneto altoatesino è connessa a molteplici fattori, evidenziatisi con l'annessione alla Repubblica italiana, vale dire a uno Stato tra i massimi produttori mondiali di vino. La regione, cioè, prese a far parte di un Paese per un lato dotato di un mercato saturo e quindi non penetrabile, dall'altro lato forte concorrente nelle esportazioni all'estero. Ciò spinse molti viticoltori a convertire il vigneto in frutteto.

Ma presto anche l'Italia si accorse della bontà di questi vini che cominciarono a suscitare attenzione. Attenzione che si evidenzia nella storia recente del Santa Maddalena. Infatti, nel 1931 fu delimitata la zona di produzione con decreto ministeriale, e dieci anni più tardi il vino venne definito fra i tre migliori italiani, insieme con il Barolo e il Barbaresco. Nel 1971 ha acquisito la doc, con successive modifiche, l'ultima delle quali risale al 2002. La zona originaria del vino è stata ampliata così che le produzioni che avvengono nel luogo storico assumono la denominazione di classico. L'Alto Adige Santa Maddalena deve essere prodotto, come detto, con uve schiava, cui si possono aggiungere, sino a un massimo del 15 per cento, altre uve a bacca nera della zona di produzione.

Caratteristiche e abbinamenti
Il Santa Maddalena è un vino rosso rubino intenso che tende al granato quindi, con il passare degli anni, al mattone. il profumo è fruttato, si avverte la mandorla, con sensazioni di viola. Il gusto è secco, ben equilibrato, e ancora si avverte la mandorla in una sfumatura gradevolmente amarognola; il corpo, da fresco e sottile, dopo un paio di anni di invecchiamento, risulta più pieno, carezzevole e compiuto. Il Santa Maddalena classico ha le stesse caratteristiche, talvolta più accentuate. Per meglio degustarlo, andrebbe servito a 14-16 gradi di temperatura. Si abbina a piatti saporiti, come gli gnocchi di patate al sugo di coniglio, gli spatzle saltati con sugo di salsiccia, tagliatelle anche integrali condite confondo di stufato, ravioli d'anatra. Può accompagnare carni bianche, a condizione che siano saporite, il cosciotto di agnello al forno, il pollo alla cacciatora, la gallina ripiena. Anche le carni rosse costituiscono portate che bene si accostano al Santa Maddalena, come il controfiletto di manzo alla piastra, gli involtini di carne al prosciutto, la tagliata di petto d'anatra. Si può servire anche con la selvaggina da pelo cotta brevemente e senza intingoli.

09/09/14

La differenza tra vino biologico biodinamico sostenibile

Questi termini: biologico, biodinamio e sostenibile, variano nel modo in cui sono definiti e disciplinati, ma farò del mio meglio per cercare il modo in cui sono tipicamente utilizzati e regolamentati. 


Inizierò con il termine organico o biologico: ci sono due tipi di risultati organici su bottiglie di vino
I vini possono essere imbottigliati usando uva proveniente da agricoltura biologica certificata, senza additivi sintetici, o per fare un ulteriore passo avanti, i vini "biologici" sono ottenuti da uve prese da agricoltura biologica, e sono fatti anche senza solfiti aggiunti (anche se i solfiti presenti in natura rimangono presenti). 

Biodinamica è simile all'agricoltura biologica in quanto non vengono usati prodotti chimici, ma l'agricoltura biodinamica incorpora idee su un vigneto come un ecosistema, e anche la contabilità per cose come influenze astrologiche ei cicli lunari. 
Un vino biodinamico significa che le uve sono coltivate biodinamica, e che l'enologo non ha fatto il vino con eventuali manipolazioni comuni come le aggiunte di lievito o regolazioni acidità. 
Un vino "ottenuto da uve biodinamiche" significa che un vignaiolo utilizzato uve coltivate biodinamica, ma ha seguito un elenco meno rigorosa delle norme in vinificazione. 

La sostenibilità si riferisce ad una serie di pratiche che non sono solo ecologico, ma anche economicamente sostenibile e socialmente responsabili. 
Gli Agricoltori sostenibili possono coltivare in gran parte biologico o biodinamico, ma avere la possibilità di scegliere quello che funziona meglio per le loro proprietà individuale, ma possono anche concentrarsi sul risparmio dell'energia e dell'acqua, l'uso di risorse rinnovabili e di altre questioni. 

Alcune agenzie offrono certificazioni e molte associazioni industriali regionali stanno lavorando sullo sviluppo di norme più chiare che diano trasparenza al cliente. 

Se vuoi sapere se un vino rientra in una di queste categorie ricordati di controllare bene l'etichetta, qui qui ci sono tutti gli indizi che vi svelano che vino state bevendo.
Uva per fare il vino

17/07/14

Manzo alle spezie | Cucina cinese

Manzo alle spezie
Tempo di preparazione: 10-15 minuti Tempo di cottura: un'ora e mezza circa
Ingredienti: 750 g di stinco di manzo 4 fette di radice di zenzero 3 cucchiai di vino di riso o sherry secco un cucchiaio di brandy 2 cucchiai di olio 4 cucchiai di salsa di soia un cucchiaio di zucchero un cucchiaino di spezie miste in polvere

Mettete lo stinco in una casseruola, unite lo zenzero, il vino (o lo sherry), il brandy e coprite tutto con acqua. Portate il liquido a ebollizione, schiumate, coprite il recipiente e cuocete a fuoco basso per 45 minuti. Togliete la carne dal recipiente, tenendo da parte il liquido di cottura, e tagliatela a pezzetti. Fate scaldare l'olio nel wok, buttatevi i pezzeti di carne e friggeteli per qualche minuto. Emulsionate la salsa di soia con lo zucchero, le spezie e circa metà del liquido di cottura della carne tenuto da parte. Versate l'emulsione nel wok e portate a ebollizione; cuocete a fuoco basso per 45 minuti circa. Servite sia caldo che freddo.

14/07/14

Insalata di fegato | Cucina cinese

INSALATA DI FEGATO 
Tempo di preparazione: 15-20 minuti
INGREDIENTI: 225 g di fegato di maiale 2 fette di radice di zenzero
Per la salsa: mezzo cucchiaino di sale 2 cucchiai di vino di riso o sherry secco
Per decorare: una cipollina affettata
Eliminate la pellicina bianca che ricopre il fegato, poi tagliatelo a metà nel senso della lunghezza, eliminate il grasso e le nervature interne. Con un coltello affilato incidete a grata la superficie esterna delle fette di fegato, e tagliateli a cubetti. Versate 6 dI di acqua in una casseruola; quando comincerà a bollire buttatevi il fegato e cuocetelo per un paio di minuti fino a quando sarà sbiancato. Sgocciolatelo e passatelo sotto l'acqua fredda. Sistemate i dadini di fegato su un piatto da portata e cospargetelo con la radice di zenzero. Mescolate il vino con il sale, versate il miscuglio sul fegato e lasciate marinare per 15 minuti. Decorate con la cipolla affettata e servite freddo.
INSALATA DI FEGATO



13/07/14

Pollo in salsa di sesamo - Anitra alla soia

POLLO IN SALSA SI SESAMO 
Tempo di preparazione: 15 o 20 minuti
INGREDIOENTI: 175 g di petto di pollo disossato un cuore di lattuga Per la salsa: Un cucchiaio di salsa di sesamo un cucchiaio di salsa di soia 2 cucchiai di aceto un cucchiaio di salsa di chili un cucchiaio di zucchero
Piatto popolare di Pechino e di Sichuan di semplice preparazione. Se non trovate la salsa di sesamo,potrete sostituirla con la stessa quantità di burro di arachidi sciolto in olio di sesamo. Mettete il pollo in una casseruola, copritelo di acqua fredda, quindi portate il liquido a ebollizione e cuocete a fuoco basso per 10 minuti. Togliete il pollo dal recipiente, mettete lo sul tagliere e battetelo leggermente con il pestacarne; coprite un piatto da portata con l'insalata tagliata a striscioline sottili, adagiatevi sopra il pollo che avrete ridotto a pezzettini con le mani. Versate in una ciotola tutti gli ingredienti indicati per la salsa, amalgamateli bene con una forchetta, quindi irrorate con il miscuglio ottenuto il pollo. Servite freddo.

ANITRA ALLA SOIA 
Tempo di preparazione: 30 minuti Tempo di cottura: 2 ore
INGREDIENTI: Un'anitra di circa 2 kg 2 cucchiaini di sale 4 cipolline 4 fettine di radice di zenzero un cucchiaino di spezie miste in polvere 3 cucchiaini di vino di riso o sherry secco 6 cucchiai di salsa di soia scura 100 g di zucchero di canna un cucchiaio di olio di sesamo.
Sventrate e fiammeggiate l'anitra, eliminate l'osso dello sterno, e tenete da parte le frattaglie che vi possono servire per la ricetta indicata a pago 20. Immergete l'anitra in una grande casseruola piena d'acqua in ebollizione per un minuto, quindi toglietela dal recipiente e asciugatela bene. Cospargetela all'interno con un cucchiaino di sale. Versate in una casseruola 1,2 dl di acqua, aggiungete lo zenzero, le cipolline, il sale rimasto, le spezie miste; portate a ebollizione, adagiatevi l'anitra, poi unite il vino (o lo sherry), la salsa di soia e lo zucchero. Coprite il recipiente e cuocete a fuoco basso per un'ora e mezza circa. Togliete l'anitra dal recipiente, ungetela con l'olio di sesamo; fate ridurre il fondo di cottura e quando sarà addensato usatelo per cospargere l'anitra. Tagliatela quindi a striscioline, e servitela sia calda che fredda.

11/07/14

ANTIPASTI E PIATTI FREDDI | Cucina cinese

Gamberi stufati alla pechinese
225 g di gamberi 2 cucchiai di vino rosso o sherry secco un cucchiaio di sale 2 cucchiai di olio di semi di sesamo un cucchiaio di radice di zenzero affettata Tempo di preparazione: 20/25 minuti Lavate bene i gamberi, eliminate il guscio e asciugateh con carta assorbente da cucina, poi tagliateli a metà nel senso della lunghezza. Versate 6 dl di acqua in una casseruola, portatela a ebollizione poi buttatevi i gamberi. Cuoceteli fino a quando saranno bianchi, quindi toglieteli dal recipiente con un mestolo forato e immergeteli in una ciotola con acqua fredda, per qualche secondo. Scolateli bene poi disponeteli su un piatto da portata. Mescolate il vino, il sale, l'olio di sesamo e versate tutto sopra i gamberi. Decorate con la radice di zenzero e servite freddo. Può essere un piatto adatto per accompagnare gli antipasti misti

Gamberi fritti nel guscio 
Gamberi stufati alla pechineseGamberi fritti nel guscio
Gamberi in salsa 
225 g di gamberi con guscio e senza testa olio per friggere 2 cucchiai di vino di riso o sherry secco mezzo cucchiaino di sale 2 cucchiai di salsa di soia 2 cucchiai di zucchero un cucchiaio di cipolline tritate un cucchiaio di radice di zenzero tritata un ciuffo di prezzemolo cinese per decorare Tempo di preparazione: 10 minuti. Questo piatto può essere servito sia caldo che freddo; l'ideale sarebbe mangiarlo usando i bastoncini. Togliete ai gamberi le zampette e le vibrisse, facendo attenzione a non rovinare il guscio che dovrà rimanere intatto. Lavateli, asciugateli poi immergete li nel wok o in una padella di ferro in cui avrete fatto scaldare abbondante olio. Quando saranno diventati rossi, toglieteli dal recipiente e mettete li su carta assorbente da cucina a perdere l'unto di cottura. Eliminate tutto l'olio e rimettete i gamberi nel wok vuoto, unite il vino (o lo sherry), il sale, la salsa di soia, lo zucchero, le cipolline e la radice di zenzero. Mescolate fino a quando gli ingredienti saranno ben amalgamati. Trasferite i gamberi su un piatto da portata, decorate con il prezzemolo cinese e servite.

Gamberi in salsa
225 g di gamberi con il guscio 2 cucchiai di farina 2 cucchiai di olio di semi di sesamo 2 cucchiai di salsa di soia un cucchiaio di zucchero Tempo di preparazione: 10/15 minuti. Lavate e asciugate bene i gamberi; fate bollire in una casseruola 6 dI di acqua, togliete il recipiente dal fuoco immergetevi i gamberi per 3 minuti. 14 sciateveli per 3 minuti. Scolateli e disponeteli su un piatto da portata. Sciogliete la farina in un cucchiaio di acqua, fate scaldare l'olio nel wok, aggiungete la salsa di soia, lo zucchero, e la pastella di acqua e farina. Mescolate fino a quando avrete ottenuto una salsa morbida. Versatela sui gamberi, decorate con lo zenzero e servite freddo. In senso orario dall'alto: gamberi fritti nel guscio, gamberi stufati alla pechinese, gamberi in salsa.

27/06/14

Fregola con cozze e vongole

FREGOLA CON COZZE E VONGOLE
Ingredienti per 4 persone: * ciotola + casseruola * 320 g di fregola (specialità sarda a forma di palline di semola) * 1 kg di vongole veraci *1 kg di cozze * 1 ciuffo di prezzemolo * 600 g di code di gamberi * 400 g di pomodori pelati tritati * 
2 spicchi d'aglio * peperoncino in polvere * 1 dl di vino bianco secco * brodo vegetale * olio extravergine di oliva * zucchero + sale 

Fregola con cozze e vongole








1 Pulisci i molluschi: sciacqua le vongole sotto acqua fredda corrente, mettile in una ciotola, aggiungi 1 cucchiaio di sale e fai riposare per 3-4 ore, cambiando l'acqua 3-4 volte. Raschia le cozze con una paglietta pulita ed elimina i filamenti che fuori escono. Sgocciola le vongole, mettile in una casseruola con 1 spicchio d'aglio spellato e 2-3 gambi di prezzemolo, copri e cuoci per circa 5 minuti, finché si saranno aperte. sgocciolale, unisci le cozze e ripeti, tenendo sempre da parte i liquidi di cottura filtrati.

2 Sguscia i gamberi. Sguscia i gamberi, incidili sul dorso con un coltellino affilato ed elimina il filetto nero, aiutandoti con uno stecchino. Sciacquali bene sotto acqua fredda corrente e mettili ad asciugare su fogli di carta da cucina. Scalda un filo di olio nella pentola e rosolaci lo spicchio d'aglio rimasto tritato e 1 pizzico di peperoncìno. Aggiungi i gamberi, sfumali con 1-2 cucchiai di vino e falli saltare a fuoco vivace qualche istante, per farli insaporire; poi sgocciolali e tienili da parte in caldo.

3 Cuoci la fregola. Versa nella casseruola la polpa di pomodoro a pezzi e 1 pizzico di zucchero, sala, e fai insaporire a fiamma media, mescolando spesso. Unisci 4 dl di brodo e il fondo di cottura dei molluschi, porta a ebollizione, aggiungi la fregola, mescola e cuoci per il tempo indicato sulla confezione, unendo altro brodo, se serve. Sguscia metà cozze e vongole e trasferisci tutti i molluschi nella pentola con i gamberi. Regola di sale e pepe e servi con prezzemolo tritato e un filo d'olio.

19/06/14

MINI HAMBURGER RIPIENI

MINI HAMBURGER RIPIENI, UN'ALTERNATIVA ALL'HAMBURGER CLASSICO


Ingredienti per 4 persone * 800 g di carne di manzo macinata al momento * salsa worcester + aceto di vino bianco * 2 cipolle bianche + 1 dl di vino bianco * zucchero di canna + 2 chiodi di garofano * 1 cipollotto + paprika * 1 foglia di alloro * 100 g di fontina grattugiata con una grattugia a fori grossi * 2 pomodori + 1 spicchio d'aglio * origano + olio extravergine di oliva * sale, pepe e peperoncino in polvere

1Fai la composta. Rosola le cipolle a rondelle con 2 cucchiai di olio per 2-3 minuti nella padella. Unisci il vino bianco, 1 cucchiaio di zucchero, 2 cucchiai di aceto, sale, pepe, i chiodi di garofano e l'alloro. Cuoci per 10 minuti ed elimina chiodi di garofano e alloro. Intanto, scotta i pomodori in acqua bollente per 1 minuto, sgocciola li e raffreddali sotto acqua fredda corrente. spellali, elimina semi e acqua di vegetazione e riducili a dadini. Mettili in una ciotola con lo spicchio d'aglio a pezzetti e falli marinare con poco olio, un pizzico di origano, sale e peperoncino.

2Prepara i mini hamburger. Trasferisci la came in una ciotola e aggiungi il cipollotto pulito e tritato finemente, qualche goccia di salsa worcester, sale e pepe. Mescola e dividi il composto in 12 polpette. Disponi il tagliapasta sulla placca foderata con carta da fomo bagnata, strizzata e unta con un filo d'olio. Inseriscici 1 polpetta nel tagliapasta, compatta con il dorso del cucchiaio e sfila il tagliapasta. Crea con lo stesso procedimento altri 11 hamburgherini. Con il pollice o con il dorso di un cucchiaio crea un incavo al centro di ciascun mini hamburger.

3Griglia e servi. Metti la placca con i mini hamburger sotto il grill ben caldo del forno, a circa 10 cm dalla resistenza. Cuocili per 2-3 minuti, girali, e cuoci ancora per 2-3 minuti. Estrai la placca, girali ancora, in modo che l'incavo sia rivolto verso l'alto. Distribuisci nell'incavo di 4 hamburger la composta di cipolle preparata, in altri 4 la dado lata di pomodori (privata dell'aglio) e negli ultimi la fontina. Spolverizza la fontina con un pizzico di paprika. Passa ancora sotto il grill per 1-2 minuti e servi gli hamburgherini, a piacere, su un letto di foglie di insalata.

16/06/14

POLLO IN UMIDO

STA INIZIANDO LA STAGIONE DEL POMODORO E USIAMOLI AL MEGLIO IN QUESTO SECONDO GUSTOSO ANCHE TIEPIDO.

Ingredienti: * 1 pollo da 1 kg a pezzi D 2 rametti di salvia* 1 rametto di rosmarino *7 spicchi d'aglio *1 cipolla * 1 biccchiere di vino rosso * 2 ciuffi di prezzemolo * 500 g di pomodori freschi * 1/2 cucchiaino di origano, a piacere * 8 fette di pane toscano oppure casereccio * olio extravergine di oliva * peperoncino secco * sale e pepe

SPELLATE e tritate la cipolla; a parte, tritate 1 spicchio d'aglio spellato con le foglie di 1 ciuffo di salvia e gli aghi del rosmarino.

POLLO IN UMIDO
LAVATE il pollo, asciugatelo, mettete i pezzi in una casseruola con la salvia rimasta, 2 spicchi d'aglio, olio, sale, pepe e rosola il tutto, mescolando spesso, per 15 minuti. Aggiungete la cipolla tritata e proseguite la cottura per altri 3 minuti. Bagnate con il vino, alzate la fiamma e fatelo evaporare. Abbassate il fuoco, unite al tutto il trito di aglio, salvia e rosmarino preparato e proseguite la cottura per altri 45 minuti, aggiungendo, se necessario, poca acqua o brodo.

SCALDATE 2 cucchiai di olio in una piccola casseruola antiaderente e rosolateci 2 spicchi d'aglio spellati; aggiungete il prezzemolo, abbondante peperoncino e i pomodori freschi tagliati a cubetti, l'origano, e versatelo sul pollo.

CUOCETE il pollo ancora per 2 minuti. Tostate il pane su una griglia antiaderente, strofinatelo con l'aglio rimasto, tagliatelo a metà e conditelo con un filo d'olio. Servite il pollo in umido con le bruschette di pane agliato.

30/05/14

TRECCE DI SALMONE AL DRAGONCELLO

TRECCE DI SALMONE AL DRAGONCELLO 
Ingredienti x 6  Calorie a porzione: 580

* 1,2 kg di filetti di salmone senza pelle 
* 2 dl di brodo vegetale 
* 2 cucchiai di aceto di mele 
* un bicchiere di vino bianco
* un rametto di timo e uno di dragoncello 
* pepe nero in grani 
* 2 chiodi di garofano 
* olio d'oliva extravergine, sale, pepe 

TRECCE DI SALMONE AL DRAGONCELLO
Per la salsa: 
* 3 scalogni 
* un bicchierino di aceto 
* 2 cucchiaini di senape 
* foglioline di dragoncello tritato 
* olio d'oliva, sale, pepe 

PREPARAZIONE: abbastanza facile Tempo: 45 minuti

TAGLIATE i filetti a strisce larghe 2 cm e lunghe circa 20 cm; intrecciate le strisce a 3 a 3, spennellatele di olio, salate e pepate.

BOLLITE in una casseruola il brodo con il vino, l'aceto e gli altri sapori, e regolate di sale.

PONETE le trecce di salmone in un cestello per la cottura al vapore che metterete nella casseruola del brodo, badando che il liquido lambisca appena il fondo del cestello; coprite e cuocete per circa 10 minuti.

TRITATE gli scalogni e mescolateli in una casseruolina con aceto, senape, sale e pepe.

SCALDATE a fuoco basso e montate con la frusta, versando l'olio a filo; insaporite con il dragoncello.

SERVITE le trecce in un piatto di portata, irrorandole con la salsa.

28/05/14

SALMONE ALLA SALSA DI SENAPE

SALMONE ALLA SALSA DI SENAPE
Ingredienti x 8 Calorie a porzione: 450
un salmone di circa 2 kg 
• 40 g di sale grosso 
• 40 g di zucchero 
• 2 cucchiai di pepe bianco 
• un ciuffo di aneto fresco 

Per la salsa: 
• 4 cucchiai di senape 
• un cucchiaio di senape in polvere 
• 3 cucchiai di zucchero 
• 2 cucchiai di aceto di mele 
• un cucchiaio di vino bianco 
• 4 cucchiai di olio di semi di girasole 
• un ciuffo di aneto fresco, sale

Preparazione: facilissima Tempo: 40 minuti + il riposo
SALMONE ALLA SALSA DI SENAPE

PULITE il salmone, sfilettatelo eliminando le lische e ponete i due filetti ottenuti su un piatto ovale, con la pelle appoggiata sul piatto.

MESCOLATE sale, zucchero, pepe e aneto e cospargete i filetti dalla parte della polpa. Poneteli uno sull'altro, coprite con un foglio di pellicola e mettete in frigo a riposare per un paio di giorni: Girate il pesce ogni 12 ore.

PREPARATE la salsa mescolando in una ciotola tutti gli ingredienti e montate con la frusta, versando l'olio a filo.

TOGLIETE il salmone dal frigo, eliminate la pelle, tagliatelo a fettine e servitelo con la salsa e burro, pane di segale, cetriolini.

29/03/14

TREBBIANO: «Nemo propheta in patria est»

Il Trebbiano: la sua storia antica risale al primo secolo dopo Cristo

Il trebbiano romagnolo diffuso anche in territorio internazionale
Noto col suo nome
"Trebulanus" fin dall'epoca classica, menzionato da Plinio il Vecchio
Le sue uve sono adoperate addirittura per i prestigiosi e sopraffini cognac francesi

Il Trebbiano è un vino a maggior diffusione a livello nazionale e internazionale, ma nella sua terra è forse il meno amato. «Nemo propheta in patria est», ammonisce d'altronde un antico adagio. È indubbio però che se una simile situazione fosse reale, se davvero cioé i romagnoli snobbassero il loro Trebbiano, meriterebbero come minimo di esser tacciati quali irriconoscenti. E già perché il Trebbiano, al di là di apprezzamenti soggettivi (che comunque merita in termini assai positivi), è di estrema resa, garantendo una produzione elevata e un'offerta che più di altre risulta commercialmente vincente. Come vino da tutto pasto, col suo gusto discreto che mai stona in tavola abbinandosi con le più disparate pietanze, sa farsi spesso preferire infatti anche a vini ben più nobili e prelibati. Il Trebbiano dunque è sì umile, ma solo nel senso migliore della parola: non si dà arie da .«grandeur» (nonostante le sue uve siano adoperate addirittura per i prestigiosi e sopraffini cognac francesi; tali in pratica sono quelle del vitigno «Saìnt-Emilion»), non pretende che lo si aspetti maturare (lo è fin da subito e va bevuto giovane) e non chiede di veders
i abbinato su misura il cibo: lo affianca esso stesso senza problemi e senza mai sfigurare. E poi è sempre più che gradevole, col suo modo d'essere ben asciutto ed equilibrato.

Aggiungi didascalia














Fra i suoi estimatori più illustri, va citato Alessandro Tassoni, il poeta modenese de «La secchia rapita», vissuto a cavallo fra '500 e '600. Il Trebbiano ha saputo aspettare con pazienza il meritato riconoscimento delle sue qualità: ha ottenuto la Doc nel 1973, buon ultimo della triade dei vini romagnoli nonostante sia di questa il più antico. Già era noto col suo nome fin dall'epoca classica, se è vero che Plinio il Vecchio (grande naturalista e scrittore romano del I secolo dopo Cristo) nella sua «Naturalis Hìstoria » già parla del «Trebulanus» coltivato in Campania, vino prediletto dai legionari nelle loro spedizioni (e in tale veste è raffigurato in un bassorilievo romano di Treviri). Non era certo quello di oggi, secco e deciso, quanto piuttosto un vino ben più aromatizzato, ma il ceppo è sempre lo stesso. In Romagna furono però gli etruschi ad introdurlo, come suggerisce un altro dotto latino, Terenzio Varrone, quando ricorda l'arrivo di questo popolo nella terra romagnola, dove bonificò terre, fondò città e introdusse nuove piante fra cui l'Albana, il Trebbiano e la Canina. Da «Trebulanus» (parola derivata forse dalla città osca di Trebula, l'attuale Treglia in provincia di Caserta) a «Trebìanum» scorre un passo di oltre un millennio. Dopo le antiche citazioni in lingua classica, una delle prime in latino medievale risale al 1364, data di pubblicazione dell'elenco dei vini ammessi alle cantine di Palazzo della Signoria. A quel tempo lo storico edificio fiorentino era la sede dei priori, i signori della città. L'inserimento in un simile elenco significa che il Trebbiano era degno di far capolino nei pranzi di maggior prestigio. Il bolognese De' Crescenzi aveva però già scritto nel 1305 di un'uva detta trìbiana; e in quel secolo la parola, più o meno storpiata a seconda dei gerghi locali, era nota dalla Sicilia fino al Friuli, chiaro segnale che lo era anche il vino da esso prodotto. Fin da allora in Romagna questo sarà il «tarbian», con la lettera A finale dal suono cupo e nasale. Da circa 700 anni il Trebbiano è quindi conosciuto, con la sua attuale dizione, in terra romagnola, quella terra che lo ha finalmente elevato al rango di vino importante, seppur sempre nell'ambito di una discrezione che gli è propria sia per indole delle sue uve, che per qualità del nettare che ne scaturisce. Il vitigno romagnolo, per le caratteristiche sfumature deì, suoi acini e - come disse Aldo Spallicci - «dal biondo acceso de' suoi chicchi» è detto «della fiamma». A questo, definito anche «Trebbiano romagnolo», si contrappone quello «Montanaro», dal caratteristico colore ambrato. Va detto che quello della fiamma, a differenza delle altre uve da vino romagnole che poco amano le pianure verso il mare, trova terra feconda anche e soprattutto ad est della via Emilia, colorando con filari di viti i campi della Bassa Romagna. Il vino che se ne ricava è secco ed asciutto, leggero e sapido, brioso nella sua versione spumante, sia secca che amabile; e sempre grato e fragrante, come lo apostrofò l'abate Piolanti nel suo famoso ditirambo «Bacco in Romagna» dove lo considera «meglio del nettare, per verità».

25/03/14

Il vigoroso sangue della Romagna: Il Sangiovese

IL SANGIOVESE è il vigoroso sangue che scorre nelle vene della Romagna, il vino rosso per eccellenza, capace di essere popolare ma al contempo, nelle sue produzioni superiori e pregiate, nobile e ben gradito anche ai palati più fini. 


E tale è il suo valore, che anche il superbo Chianti affida proprio al Sangiovese corpo e anima, componendosi dal 75 al 90 per cento delle sue uve. Sebbene già Plinio parlasse di un ottimo vino rosso definito "cesenate"( di Cesena), del Sangiovese si trova traccia ufficialmente solo dal 1600, mentre il nome si diffonderà due secoli più tardi. D'altronde, fino a pochi decenni fa, si era ancora soliti parlare, nelle nostre campagne, di vino rosso in contrapposizione a quello bianco senza distinguere per nomi specifici. Sulla dizione del Sangiovese esiste peraltro una curiosa storiella.
Sul colle di Santarcangelo (il Colle Jovìs) sorgeva un convento di Cappuccini. Qui, fra le diverse colture, i frati curavano anche le viti da cui traevano uno squisito vino rosso. Un giorno, in occasione di una ricorrenza sacra, venne allestito un ricco pranzo. Un ospite, colpito dalla bontà di quel nettare d'uva, chiese come fosse chiamato: e poiché quel vino non aveva in realtà alcun nome, un frate più acculturato e pronto degli altri spezzò il disagio generale, coniando su due piedi il termine "Sanguis Jovis" e cioè sangue del colle Giove. Da qui, per semplice contrazione dei due vocaboli, sarebbe poi derivato "Sangiovese".
L'ipotesi che tale dizione derivi proprio dal colle di Giove, caldeggiata da uno studioso quale lo Schurr, indimenticato tribuno dei vini romagnoli, è ripresa anche da Gianfranco Bolognesi nel suo ricco e dettagliatissimo volume "I vini del Sole". A fianco di questa teoria, che comunque resta la più suggestiva (e d'altronde quella di Sant'Arcangelo è una zona eletta per la produzione del Sangiovese) ve ne sono altre, di cui le più note sono le seguenti: per i toscani ha origine da un'altra area di buona diffusione del Sangiovese, quella di .San Giovanni Valdarno, da cui "Sangiovannese" e infine "Sangiovese". I romagnoli non vedono giustamente di buon occhio questa tesi, soprattutto se si tiene conto che i toscani il Sangiovese non lo hanno mai nobilitato quale vino a sé, ma solo come supporto. Infine, c'è chi ritiene che il nome derivi dal dio Giove, la massima divinità dei Romani: come si vede, torna di nuovo in ballo il potente e pagano Zeus. Pagano come la sua poco religiosa gente (come dice Francesco Fuschini, "Il Sangiovese è il santo più amato dai romagnoli"; potente invece come il Sangiovese stesso, il quale, ora che per fama ha finalmente varcato i confini regionali, si sta facendo la nomea di vino robusto, più forte che armonico. In realtà il suo sapore è si asciutto ma mai aspro. Alfredo Panzini nel suo "Dizionario Moderno" del 1905 lo definì anzi "vino rosso da pasto e da bottiglia, armonico nei suoi componenti, di pronta beva, gradevolmente amarognolo". Fra i suoi ammiratori più appassionati, un nome su tutti: l'illustre Aurelio Saffi, triumviro con Mazzini ed Armellini. Il conte forlivese lo produceva con le uve delle sue vigne a San Varano e lo aveva portato con successo in giro per l'Italia e l'Europa. Come ricorda Bolognesi, altri suoi estimatori e produttori famosi furono Adone Zoli (presidente del Consiglio, proprietario di preziosi vigneti a Predappio Alta) e Isaia Sancisi, un piccolo vinificatore santarcangiolese che impose con successo il suo splendido Sangiovese dei Collis Jovis sui mercati nazionali ed internazionali . Facciamo un ultimo salto indietro: i più antichi testi in cui compare il primo in assoluto è il "Trattato della vite" del toscano Soderini, del 1600, sono del XVII secolo. La denominazione si diffuse però molto più tardi, grazie ad alcune operette che il forlivese Pier Maria de' Minimi e il ravennate Jacopo Landoni composero in occasione di alcuni pranzi di nozze. Nel famoso ditirambo "Bacco in Romagna" dell'abate Piolanti è citato.

La pigiatura coi piedi in occasione
della Festa della Mostatura a
Predappio Alta. In alto, carro
allegorico preparato nella piazza del
paese per lo degustazione gratuita
del Sangiovese.
L'abate segnala pure quello "allegro" (lievemente frizzantino), rammentando "quell'uva rossa così grata che fiammeggia in Brisighella". Il vitigno del Sangiovese è diffuso oggi in tutta la Romagna, nonché in parte dell'Emilia e in certe zone della Toscana. Al di là dell'Appennino viene coltivato quasi unicamente quello ad acino grosso, mentre da noi è più diffuso quello ad acino piccolo. Parecchie le aree importanti di produzione (in questo secolo si è andato affermando sempre più il Predappiese); sono cinque infatti i tipi di Sangiovese previsti dal disciplinare della Doc (acquisita nel 1967): Sangiovese di Romagna Cesenate, Faentino, Forlivese, Imolese e Riminese. Alcune singole località note per il loro rinomato sangue di Giove, oltre a Predappio, Santarcangelo e Brisighella, sono Bertinoro, Civitella, Meldola, Mercato Saraceno (si diceva un tempo "e' mercatès l'ha divuzion pr'un sant: sanzves", ovvero "il mercatese ha devozione per un santo, Sangiovese", Modigliana, Monte Colombo, Morciano, Riolo, San Giovanni in Marignano, Savignano sul Rubicone e Verucchio. Si vede dunque, pur senza citare tutti gli altri paesi e città che ne possono vantare una buona produzione, quanto il Sangiovese scorra nelle vene della Romagna ed i suoi rivoli raggiungano ogni angolo della terra che lo partorisce. Non a caso nei boccali di ceramica faentina veniva impressa a fuoco la frase "Sanzves, amor de mi paes": Sangiovese, sapore del mio paese.
Vignaiola di Predappio alta
e la Cantina Sociale
offrono Sangiovese



13/03/14

Coldiretti: aumento esportazioni vino che trascina con sè il settore agroalimentare

Che l'Italia sia il paese del vino d'eccellenza bene o male lo sappiamo tutti; le tipologie dei vitigni, le innumerevoli qualità fanno del nostro paese un punto di riferimento mondiale per tutti gli estimatori e coloro  che lavorano nel settore. Da uno studio della Coldiretti infatti, basato su dati Istat, si evince che il vino è la principale voce delle esportazioni agroalimentari.
L’aumento record del valore delle esportazioni di vino (+7%) traina l’intero settore agroalimentare Made in Italy che all’estero raggiunge la cifra record di 33,4 miliardi di euro (+5&).

L’andamento positivo sui mercati esteri compensa solo parzialmente il forte calo nei consumi che si è verificato in Italia con le famiglie che nel 2013 - sottolinea la Coldiretti - hanno tagliato gli acquisti dal pesce fresco (-20%) alla pasta (-9%), dal latte (-8%) all’olio di oliva extravergine (- 6%) dall’ortofrutta (- 3%) alla carne (-2%) mentre aumentano solo le uova (+2%), sulla base dell’analisi della Coldiretti su dati Ismea relativi al primi undici mesi che evidenzia un calo medio del 4%. Il prodotto Made in italy più esportato è il vino, ma rilevanti sono anche le spedizioni all’estero di ortofrutta, quelle di pasta e di olio di oliva. I 2/3 del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione europea, ma il Made in Italy va forte anche nelle Americhe e nei mercati emergenti come quelli asiatici. A preoccupare per il 2014 è il rialzo dell’euro che rischia di frenare le esportazioni Made in Italy in mercati importanti come gli Stati Uniti dove ad esempio il valore delle esportazioni di vino - conclude la Coldiretti - ha superato il miliardo di euro nel 2013.
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