Grazie alla felice posizione dei suoi vigneti tra i colli di Bolzano, lo storico rosso doc dall'aroma fruttato condivide con il Barolo e il Barbaresco la palma di miglior vino d'Italia
Il Santa Maddalena è un vino rosso poco conosciuto, almeno al di fuori della regione di produzione, il Trentine Alto Adiqe, ma meritevole di attenzione per l'immediata piacevolezza e per la qualità elevata. Inoltre, le uve e il terreno da cui nasce gli conferiscono tratti caratteristici e irripetibili tali da permettere di distinguerlo, con relativa facilità dai rossi prodotti al di fuori della regione. La sua terra di origine è la zona collinare di Bolzano.
Nasce da uve schiava allevate sull'omonimo colle (in cui si respira un clima particolarmente adatto alla viticoltura), dotato di bellezza armoniosa, con profumi di fiore e di frutta. Va rilevato che le imponenti montagne, le Dolomiti, costituiscono una barriera che ostacola l'ingresso dei venti freddi settentrionali; a ciò si aggiunga l'influenza di un mite vento caldo proveniente da sud. Tali circostanze consentono di meglio comprendere come la plaga rappresenti un habitat favorevole alla frutticoltura e, quindi, alla coltivazione dei vigneti.
La storia di questo vino è strettamente legata a quella dell'enologia altoatesina che visse in passato momenti di fasto non più raggiunti. Si pensi che il vigneto raggiunse un'estensione quasi doppia di quella attuale ai tempi di Carlo Magno, ben oltre un millennio fa, periodo in cui l'Alto Adige riforniva vescovati e conventi della Germania meridionale. La vite, per prosperare, richiede stabilità politica e sociale. Infatti è un investimento di lungo periodo che comincia a dare risultati dopo tre o quattro anni dal suo impianto. Nei periodi di incertezza, o quando per motivi strategici un territorio diventa facile campo di battaglia, è la vite la prima coltura a sparire lasciando il campo a quelle a ciclo annuale.
Il legame con l'Impero garantì alla regione secoli di storia relativamente tranquilla soprattutto se paragonata agli eventi che caratterizzarono il resto della Penisola, e quindi il clima politico più adatto allo sviluppo della viticoltura. Nel secolo scorso, ossia all'inizio del Novecento, i vigneti occupavano un'area ben più estesa di quella odierna perché l'Alto Adige era il maggior fornitore di vino rosso dell'Austria ed esportava anche in Germania e in Svizzera. La riduzione successiva del vigneto altoatesino è connessa a molteplici fattori, evidenziatisi con l'annessione alla Repubblica italiana, vale dire a uno Stato tra i massimi produttori mondiali di vino. La regione, cioè, prese a far parte di un Paese per un lato dotato di un mercato saturo e quindi non penetrabile, dall'altro lato forte concorrente nelle esportazioni all'estero. Ciò spinse molti viticoltori a convertire il vigneto in frutteto.
Ma presto anche l'Italia si accorse della bontà di questi vini che cominciarono a suscitare attenzione. Attenzione che si evidenzia nella storia recente del Santa Maddalena. Infatti, nel 1931 fu delimitata la zona di produzione con decreto ministeriale, e dieci anni più tardi il vino venne definito fra i tre migliori italiani, insieme con il Barolo e il Barbaresco. Nel 1971 ha acquisito la doc, con successive modifiche, l'ultima delle quali risale al 2002. La zona originaria del vino è stata ampliata così che le produzioni che avvengono nel luogo storico assumono la denominazione di classico. L'Alto Adige Santa Maddalena deve essere prodotto, come detto, con uve schiava, cui si possono aggiungere, sino a un massimo del 15 per cento, altre uve a bacca nera della zona di produzione.
Caratteristiche e abbinamenti
Il Santa Maddalena è un vino rosso rubino intenso che tende al granato quindi, con il passare degli anni, al mattone. il profumo è fruttato, si avverte la mandorla, con sensazioni di viola. Il gusto è secco, ben equilibrato, e ancora si avverte la mandorla in una sfumatura gradevolmente amarognola; il corpo, da fresco e sottile, dopo un paio di anni di invecchiamento, risulta più pieno, carezzevole e compiuto. Il Santa Maddalena classico ha le stesse caratteristiche, talvolta più accentuate. Per meglio degustarlo, andrebbe servito a 14-16 gradi di temperatura. Si abbina a piatti saporiti, come gli gnocchi di patate al sugo di coniglio, gli spatzle saltati con sugo di salsiccia, tagliatelle anche integrali condite confondo di stufato, ravioli d'anatra. Può accompagnare carni bianche, a condizione che siano saporite, il cosciotto di agnello al forno, il pollo alla cacciatora, la gallina ripiena. Anche le carni rosse costituiscono portate che bene si accostano al Santa Maddalena, come il controfiletto di manzo alla piastra, gli involtini di carne al prosciutto, la tagliata di petto d'anatra. Si può servire anche con la selvaggina da pelo cotta brevemente e senza intingoli.