Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta carie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta carie. Mostra tutti i post

07/08/14

La placca dentale | Larve di scarabeo dei tappeti | Chi vive in casa nostra

Placca dentale
La placca dentale. Tutti conosciamo questo biofilm batterico e colloso che aderisce ai nostri denti. 

La placca è una pellicola composta da ben mille specie di batteri contenuti in una matrice di glicoproteine (proteine alla quali sono legati polimeri di carboidrati).

Mentre si nutrono dello zucchero contenuto nei cibi che mangiamo, i batteri liberano prodotti di scarto acidi che corrodono lo smalto, causando carie dentaria. Un accumulo di placca dentale può anche condurre a patologie gengivali e alla caduta dei denti.

Larve di scarabeo dei tappeti
Larve di scarabeo dei tappeti
Le larve di scarabeo dei tappeti, in inglese soprannominate woolly bear, orsetti pelosi, maturano diventando insetti adulti.

Questi parassiti appartengono alla famiglia dei saprofagi Dermestidae, e anche le loro larve sono organismi opportunisti. Le uova vengono deposte in luoghi bui e indisturbati e dopo la schiusa, gli embrioni attaccano pellicceria, piume, mobili, abiti, coperte e tappeti. Soprattutto nei musei, dunque, un'infestazione da scarabeo Dermestidae allo stadio larvale può essere estremamente dannosa. Muovendosi, le larve perdono alcune delle setole che le ricoprono e che le rendono, appunto, "pelose". Questi peli possono causare irritazioni sia per contatto cutaneo che per inalazione.

Il contatto con la pelle può dar luogo a piccole piaghe pruriginose, talvolta confuse con morsi di cimici dei letti.(science)

22/06/14

UN TARLO IN BOCCA

Il mal di denti, definito più professionalmente dolore pulpitico, è un'affezione molto dolorosa causata a volte da una lesione cariosa profonda o da fratture dentali. È infatti la polpa dentaria ad andare incontro a uno stato edematoso patologico e a un processo degenerativo progressivo, che è alla base dell' origine della sintomatologia dolorosa. 

Quando un dente fa male, quindi, bisogna pensare a una carie, all'infiammazione del tessuto che circonda da vicino il dente, il parodonto (parodontopatia), o all'infiammazione della polpa dentale (pulpopatia). Il più delle volte il disturbo è espressione di un'infiammazione in atto, spesso di natura batterica, ma si possono riscontrare anche altri motivi, come fattori fisici, meccanici o chimici: radiazioni ionizzanti, impiego di strumentazioni non idonee per l'igiene boccale, traumi, cause termiche esterne, utilizzo di medicamenti impropri, sostanze elaborate dalla fermentazione dei cibi (la prima fase della digestione avviene in bocca). Purtroppo il paziente, a casa, non può fare granché: può prendere analgesici e antinfiammatori per alleviare le sofferenze, fare sciacqui con collutori, ma il dolore, finito l'effetto, torna prepotente. Evitare quindi impacchi di acqua fredda che, dopo l'immediato sollievo, aggravano la situazione, e recarsi prima possibile dal dentista, che provvederà ad accertare con esattezza l'origine e la causa del dolore, utilizzando diversi strumenti diagnostici.


COLPA DEGLI ACIDI
La carie è un processo distruttivo che colpisce i tessuti duri del dente; si forma grazie all' azione degli acidi prodotti dalla placca batterica. Per potersi sviluppare, la carie necessita della presenza di tre fattori: ospite «suscettibile», dieta ricca di zuccheri e batteri ad attività cariogena. Anche le caratteristiche strutturali dei denti incidono notevolmente sulla possibilità di formazione della carie. Per esempio, se il dente presenta solchi molto accentuati, si avrà un maggiore ristagno di residui alimentari e di batteri, che sono i fattori scatenanti il processo carioso.

Ci sono inoltre condizioni fisiologiche che determinano una maggiore predisposizione alla carie, come la gravidanza o l'allattamento, perché si verificano alterazioni ormonali che modificano la qualità della saliva, rendendola più viscosa e aumentando l'adesività dei batteri al dente. Gli zuccheri vengono trasformati in acidi da alcuni tipi di batteri presenti nel cavo orale che provocano la demineralizzazione del dente e quindi l'inizio del processo carioso.

I principali batteri responsabili della lesione cariosa sono lo Streptococco mutans, in grado di legarsi alla superficie dello smalto e di costruire una rete di polisaccaridi, alla quale aderiscono numerosi altri microrganismi, formando la placca batterica; e il lattobacillo, il quale, anche se non è in grado di aderire direttamente allo smalto, è il principale produttore dell' acido responsabile dello sviluppo della carie stessa.

PER UNA CORRETTA IGIENE
La corretta igiene orale è di fondamentale importanza per evitare la formazione di carie: il suo scopo è l'allontanamento dal cavo orale delle sostanze cariogene, rappresentate dai residui alimentari e dalla placca batterica. Per ottenere questo risultato i denti vanno lavati dopo ogni pasto e con particolare cura la sera, perché durante la notte eventuali residui alimentari sono facilmente trasformati in acido dai batteri presenti nella placca. L'uso del filo interdentale è un valido aiuto per la pulizia degli spazi esistenti tra un dente e l'altro e il suo uso è fondamentale nel caso di sovraffollamento dentario, dove si creano nicchie difficilmente raggiungibili con lo spazzolino. È inoltre necessario effettuare periodicamente la pulizia dei denti presso il proprio dentista, per rimuovere il tartaro che si deposita sui denti e che lo spazzolino non riesce a eliminare.

Oltre alla quantità consumata (che in ogni caso è bene ridurre al minimo), è molto importante anche la consistenza degli zuccheri ingeriti, perché gli alimenti più viscosi come miele, marmellata, caramelle e cioccolato aumentando la loro permanenza nel cavo orale, dal punto di vista della carie risultano più dannosi, mentre le bevande zuccherate, di transito più veloce e con permanenza ridotta nella bocca, sono meno rischiose.

Il fluoro è un elemento ritenuto in grado di prevenire la carie. Ma le recenti acquisizioni in materia hanno indicato agli odontoiatri che un uso eccessivo di questa sostanza può creare numerosi problemi sia alla crescita scheletrica che allo smalto dentale. Infatti i denti che hanno ricevuto un apporto eccessivo di tale elemento durante lo sviluppo mostrano un colore che va dal grigio al marrone e questa colorazione è irreversibile. Sono state anche studiate le cause possibili di una iper assunzione involontaria del fluoro e si è notato che in alcune regioni del nostro paese l'acqua dell'acquedotto è fluorurata, per cui se si aggiunge il fluoro contenuto negli alimenti, nelle pasticche integratrici, e quello nei dentifrici non è infrequente arrivare a un iperdosaggio.

Da alcuni anni la comunità scientifica internazionale sta studiando le modalità di fluoroprofilassi più idonee alla luce delle modificate abitudini alimentari e igieniche della popolazione. Il fluoro assorbito in eccesso causa la ritenzione di proteine come l'amelogenina che portano alla formazione di uno smalto con macchie bianco gesso. Dall'esame dei lavori scientifici si può dedurre che il rischio di fluorosi è basso prima dei 15 mesi, è maggiore nella fase di maturazione dello smalto (dopo i 35 mesi di vita) e aumenta con 1'aumento di dosaggio di fluoro. Pertanto, bisogna fare attenzione se sottoporre un bambino alla fluoroprofilassi.

29/05/14

Il tè. Quali sono i vantaggi di assumere questa bevanda.

Da dove proviene il? Sembra che i cinesi lo conoscessero già 5 mila anni fa, ma alcuni testi riferiscono che in Cina fece la sua comparsa nel III secolo. Un’altra leggenda narra che la scoperta del tè venne attribuita all’imperatore Shen Nung, che nel 2.700 a. C. notò che alcune foglie cadute in acqua bollente emanavano un ottimo aroma profumato e volle assaggiarlo, scoprendone anche la bontà. Furono i monaci buddisti i primi a promuovere il consumo di tè, si espanse durante la dinastia Song e approdò in Giappone, mentre in Europa venne importato presumibilmente dai portoghesi, si espanse in Francia e Paesi Bassi mentre in Gran Bretagna crebbe moltissimo e si impose come costume nazionale. Molti studi e ricerche sono state fatte su questa foglia, derivante dalla pianta “Camellia sinensis”, scoprendone diverse proprietà, se non curative, sicuramente benefiche. Uno studio pubblicato sulla rivista Psychopharmacology il tè, specialmente quello verde, può migliorare alcune funzioni cerebrali compresa la memoria di lavoro. Infatti in questo studio 12 persone hanno ricevuto alcune una bevanda contenente 27,5 grammi di estratto di tè verde, altre la stessa bevanda senza il tè verde. Sottoposte queste persone a dei test di memoria, si è dimostrato come il tè verde ottimizzasse le prestazioni e i collegamenti tra la parte frontale del cervello e le regioni parietali. Un altro studio del 2006 pubblicato sul Journal of American Medical Association dimostra che il tè verde è riduce i casi di malattie cardiovascolari. In questo studio i volontari che hanno bevuto almeno cinque tazze di tè al giorno si sono visti ridurre significativamente il rischio di morire rispetto ai soggetti che bevevano una tazza di tè al giorno. Un altro beneficio di queste foglie è la proprietà di combattere la carie. Infatti alcuni suoi composti minimizzano la crescita di batteri che causano la carie, di conseguenza degli sciacqui con i tè riducono l’accumulo di placca sui denti. Anche il tono muscolare è sensibile ad una buona tazza di tè, riducendo questi lo stress ossidativo dovuto all'età e l'infiammazione che colpisce i muscoli e le ossa. Per dirla tutta, il tè è una bevanda che, se presa senza zucchero, ci dà un apporto calorico pari a zero, mentre se si sceglie il tè verde rispetto a quello nero si ha un’assunzione di caffeina molto minore.

24/05/14

Cerchi un rimedio contro la carie? Bevi vino rosso.

A chi non dispiace un buon bicchiere di vino rosso durante i pasti, assaporarne il gusto e trarne gli effetti benefici? Già nel 1995 una ricerca dell'università di Copenaghen aveva dimostrato che un consumo non eccessivo e regolare di vino durante i pasti, meglio se vino rosso, limita il rischio di malattie cardio-vascolari, (ma ultimamente sembra sia stato smentito), protegge contro il cancro e fortifica le difese immunitarie, inoltre essendo ricco di antiossidanti, combatte i radicali liberi presenti nel nostro organismo. Ora un altro studio, questa volta del Consiglio nazionale di ricerca spagnolo, pubblicata sulla rivista Journal of Agricultural and Food Chemistry, dimostra che il vino rosso ha dei risultati molto positivi sulla carie. E’ noto che i batteri della bocca si organizzano in un biofilm, cioè un’ aggregazione complessa di microrganismi appunto caratterizzata dalla secrezione di una matrice adesiva, di conseguenza formano della placca e degli acidi che iniziano a danneggiare la nostra dentatura e contro i quali non c’è acqua, spazzolini o dentifrici al fluoro che tengano. Non è così per i polifenoli presenti nel vino rosso e soprattutto nei semi dell’uva. entrano in gioco i polifenoli, contenuti nel vino e nei semi dell’uva, che hanno proprietà di rallentare la proliferazione dei batteri. La dottoressa Maria Victoria Moreno-Arribas e la sua equipe hanno creato dei biofilm costituiti da batteri dannosi per la salute dentale, li hanno poi immersi in soluzioni di vino rosso, vino rosso senza alcol, vino ed estratto di semi d’uva e acqua con 12 per cento di etanolo. Il risultato è stato che il vino, in tutte le sue declinazioni, si mostrava molto attivo nel disintegrare i batteri. (immagine presa dal web)

06/04/14

Bimbi a rischio carie | Allattare al seno oltre i 2 anni di vita creerebbe problemi di carie ai denti dei bimbi!

Continuare ad allattare oltre i 2 anni di vita i bimbi al seno materno, aumenterebbe la probabilità di insorgere della carie ai loro denti.

Allora vi starete chiedendo: fino a quando è opportuno allattare un bimbo al seno? Recentemente si è sempre più propagata la teoria secondo cui allattare al seno materno il piccolo per i primi mille giorni di vita (circa 3 anni), sarebbe la migliore scelta per salvaguardare la sua salute. Nonostante ciò, un nuovo studio suscita qualche perplessità in merito.

Pubblicata sugli Annals of Epidemiology da un gruppo di ricercatori condotto da Benjamin Chaffee dell'Università della California di San Francisco, la ricerca ha messo in luce il fatto che continuare con l'allattamento al seno oltre i 2 anni di vita del bimbo, minerebbe la salute dentale. Lo studio ha coinvolto 458 bambini. All'età di 6 mesi sono stati raccolti dati riguardanti la frequenza delle poppate, e ciò che ne è scaturito è che fino a 1 anno i ricercatori hanno chiesto ai genitori quali cibi fossero stati introdotti nella dieta del piccolo (come frutta, verdura e legumi, ma anche biscotti e cioccolato). In ogni occasione i bambini sono stati anche visitati da un dentista.
Allatamento al seno materno

La visita è stata poi ripetuta al compimento del 38o mese di vita. Dai dati raccolti è emerso che al termine dello studio circa il 40% dei bambini allattati al seno tra i 6 e i 24 mesi di vita avevano delle carie. Questa percentuale saliva al 48% fra i piccoli che hanno continuato ad essere allattati al seno dopo i 2 anni d'età. Secondo gli esperti è probabile la causa responsabile di questa associazione non sia la composizione del latte materno.

“Ci sono due aspetti dell'allattamento al seno, ha commentato Wiliam Bowen, professore emerito del Center for Oral Biology dell'University of Rochester non coinvolto nello studio. Il latte umano in quanto tale, che ha una qualche capacità di promuovere la carie, ma molto limitata. Il secondo aspetto dell'allattamento al seno, o anche di quello artificiale, è quello fisico, ed è qui che compaiono i problemi”.

Infatti la suzione riduce la quantità di saliva che entra in contatto con i denti, limitando così la sua azione protettiva contro i batteri e aumentando di conseguenza il rischio di carie. Per capire cosa succeda esattamente saranno necessari ulteriori studi, ma secondo gli autori questi risultati spongono a sostegno del parere degli esperti di salute orale secondo cui le mamme dovrebbero evitare di assecondare le richieste dei bambini che vogliono essere allattati al seno dopo la comparsa dei denti. (il sole 24 ore)

06/01/14

La gomma da masticare fa gonfiare la pancia?

Verissimo. Masticando ripetutamente la gomma si ingerisce, insieme alla saliva, anche l’aria. Ma ingeriamo aria non soltanto con la gomma da masticare, bensì con qualsiasi cosa si mangi, con una differenza non trascurabile. Mentre un pasto regolare dura più o meno mezz’ora, il chewing-gum si mastica per buona parte della giornata, stimolando così per ore la produzione di saliva e ingoiando molta più aria del normale.

Le gomme attualmente in commercio sono senza zucchero, quindi favoriscono indubbiamente la prevenzione delle carie, ma è anche vero che creano problemi per la pancia. I dolcificanti usati nelle gomme cosiddette “sugar free” fermentano nell’intestino e nello stomaco, creando molti più gas di quanto non succeda con le vecchie gomme zuccherate. Di conseguenza quando succede, e non di rado, che non si riesca ad espellere il gas in eccesso provocato dalla gomma da masticare, è facile che si creino fastidiosi gonfiori, soprattutto per alcune persone che sono più soggette a questo tipo di problema.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.