Il mal di denti, definito più professionalmente dolore pulpitico, è un'affezione molto dolorosa causata a volte da una lesione cariosa profonda o da fratture dentali. È infatti la polpa dentaria ad andare incontro a uno stato edematoso patologico e a un processo degenerativo progressivo, che è alla base dell' origine della sintomatologia dolorosa.
Quando un dente fa male, quindi, bisogna pensare a una carie, all'infiammazione del tessuto che circonda da vicino il dente, il parodonto (parodontopatia), o all'infiammazione della polpa dentale (pulpopatia). Il più delle volte il disturbo è espressione di un'infiammazione in atto, spesso di natura batterica, ma si possono riscontrare anche altri motivi, come fattori fisici, meccanici o chimici: radiazioni ionizzanti, impiego di strumentazioni non idonee per l'igiene boccale, traumi, cause termiche esterne, utilizzo di medicamenti impropri, sostanze elaborate dalla fermentazione dei cibi (la prima fase della digestione avviene in bocca). Purtroppo il paziente, a casa, non può fare granché: può prendere analgesici e antinfiammatori per alleviare le sofferenze, fare sciacqui con collutori, ma il dolore, finito l'effetto, torna prepotente. Evitare quindi impacchi di acqua fredda che, dopo l'immediato sollievo, aggravano la situazione, e recarsi prima possibile dal dentista, che provvederà ad accertare con esattezza l'origine e la causa del dolore, utilizzando diversi strumenti diagnostici.COLPA DEGLI ACIDI
La carie è un processo distruttivo che colpisce i tessuti duri del dente; si forma grazie all' azione degli acidi prodotti dalla placca batterica. Per potersi sviluppare, la carie necessita della presenza di tre fattori: ospite «suscettibile», dieta ricca di zuccheri e batteri ad attività cariogena. Anche le caratteristiche strutturali dei denti incidono notevolmente sulla possibilità di formazione della carie. Per esempio, se il dente presenta solchi molto accentuati, si avrà un maggiore ristagno di residui alimentari e di batteri, che sono i fattori scatenanti il processo carioso.
Ci sono inoltre condizioni fisiologiche che determinano una maggiore predisposizione alla carie, come la gravidanza o l'allattamento, perché si verificano alterazioni ormonali che modificano la qualità della saliva, rendendola più viscosa e aumentando l'adesività dei batteri al dente. Gli zuccheri vengono trasformati in acidi da alcuni tipi di batteri presenti nel cavo orale che provocano la demineralizzazione del dente e quindi l'inizio del processo carioso.
I principali batteri responsabili della lesione cariosa sono lo Streptococco mutans, in grado di legarsi alla superficie dello smalto e di costruire una rete di polisaccaridi, alla quale aderiscono numerosi altri microrganismi, formando la placca batterica; e il lattobacillo, il quale, anche se non è in grado di aderire direttamente allo smalto, è il principale produttore dell' acido responsabile dello sviluppo della carie stessa.
PER UNA CORRETTA IGIENE
La corretta igiene orale è di fondamentale importanza per evitare la formazione di carie: il suo scopo è l'allontanamento dal cavo orale delle sostanze cariogene, rappresentate dai residui alimentari e dalla placca batterica. Per ottenere questo risultato i denti vanno lavati dopo ogni pasto e con particolare cura la sera, perché durante la notte eventuali residui alimentari sono facilmente trasformati in acido dai batteri presenti nella placca. L'uso del filo interdentale è un valido aiuto per la pulizia degli spazi esistenti tra un dente e l'altro e il suo uso è fondamentale nel caso di sovraffollamento dentario, dove si creano nicchie difficilmente raggiungibili con lo spazzolino. È inoltre necessario effettuare periodicamente la pulizia dei denti presso il proprio dentista, per rimuovere il tartaro che si deposita sui denti e che lo spazzolino non riesce a eliminare.
Oltre alla quantità consumata (che in ogni caso è bene ridurre al minimo), è molto importante anche la consistenza degli zuccheri ingeriti, perché gli alimenti più viscosi come miele, marmellata, caramelle e cioccolato aumentando la loro permanenza nel cavo orale, dal punto di vista della carie risultano più dannosi, mentre le bevande zuccherate, di transito più veloce e con permanenza ridotta nella bocca, sono meno rischiose.
Il fluoro è un elemento ritenuto in grado di prevenire la carie. Ma le recenti acquisizioni in materia hanno indicato agli odontoiatri che un uso eccessivo di questa sostanza può creare numerosi problemi sia alla crescita scheletrica che allo smalto dentale. Infatti i denti che hanno ricevuto un apporto eccessivo di tale elemento durante lo sviluppo mostrano un colore che va dal grigio al marrone e questa colorazione è irreversibile. Sono state anche studiate le cause possibili di una iper assunzione involontaria del fluoro e si è notato che in alcune regioni del nostro paese l'acqua dell'acquedotto è fluorurata, per cui se si aggiunge il fluoro contenuto negli alimenti, nelle pasticche integratrici, e quello nei dentifrici non è infrequente arrivare a un iperdosaggio.
Da alcuni anni la comunità scientifica internazionale sta studiando le modalità di fluoroprofilassi più idonee alla luce delle modificate abitudini alimentari e igieniche della popolazione. Il fluoro assorbito in eccesso causa la ritenzione di proteine come l'amelogenina che portano alla formazione di uno smalto con macchie bianco gesso. Dall'esame dei lavori scientifici si può dedurre che il rischio di fluorosi è basso prima dei 15 mesi, è maggiore nella fase di maturazione dello smalto (dopo i 35 mesi di vita) e aumenta con 1'aumento di dosaggio di fluoro. Pertanto, bisogna fare attenzione se sottoporre un bambino alla fluoroprofilassi.