Il-Trafiletto
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06/08/14

Microorganismi in cucina | Tarma dei tessuti

Microorganismi in cucina
Le spugne che utilizziamo per lavare i piatti sono l'habitat ideale di batteri e funghi. 

La struttura spugnosa, infatti, moltiplica la superficie a disposizione e, inoltre, offre un ambiente umido, caldo e ricco di residui di cibo.

In questa fotomicrografia, le strutture a bastoncello verdi e blu sono batteri, mentre le sferette giallo-verdi sono saccaromiceti e i filamenti viola e arancio sono muffe. I loro prodotti di scarto conferiscono alle spugne sporche il caratteristico odore sgradevole. Anche le fessure e le spaccature nei taglieri offrono condizioni di vita eccellenti per i microorganismi, i quali possono formare biofilm, aggregati di cellule che aderiscono l'una all'altra su una superficie contenuta in una matrice di sostanze autoprodotte dai batteri. La secrezione di biofilm può rendere particolarmente difficile l'eliminazione dello strato batterico.

Infine, una scarsa igiene delle mani in cucina può risultare in cibi contaminati da Salmonella e Escherichia coli, con il conseguente rischio di intossicazione.

La tarma dei tessuti

LA TARMA DEI TESSUTI
Questi lepidotteri rappresentano un caso particolare perché le larve si nutrono, invece che di piante vive, di licheni, funghi o residui di materiale vegetale, e si sono adattate a consumare tessuti naturali, tra cui lana, cotone, lino e seta. Fanno parte della famiglia di farfalle Tineidae, che una volta adulte depongono minuscole uova sugli abiti; le larve poi possono impuparsi in tempi brevissimi, due mesi appena, o molto lunghi, due anni, a seconda delle condizioni ambientali.

Dopo un mese o due allo stadio pupale, la farfalla adulta emerge e prosegue il suo ciclo vitale nei nostri armadi.(science)


24/05/14

Cerchi un rimedio contro la carie? Bevi vino rosso.

A chi non dispiace un buon bicchiere di vino rosso durante i pasti, assaporarne il gusto e trarne gli effetti benefici? Già nel 1995 una ricerca dell'università di Copenaghen aveva dimostrato che un consumo non eccessivo e regolare di vino durante i pasti, meglio se vino rosso, limita il rischio di malattie cardio-vascolari, (ma ultimamente sembra sia stato smentito), protegge contro il cancro e fortifica le difese immunitarie, inoltre essendo ricco di antiossidanti, combatte i radicali liberi presenti nel nostro organismo. Ora un altro studio, questa volta del Consiglio nazionale di ricerca spagnolo, pubblicata sulla rivista Journal of Agricultural and Food Chemistry, dimostra che il vino rosso ha dei risultati molto positivi sulla carie. E’ noto che i batteri della bocca si organizzano in un biofilm, cioè un’ aggregazione complessa di microrganismi appunto caratterizzata dalla secrezione di una matrice adesiva, di conseguenza formano della placca e degli acidi che iniziano a danneggiare la nostra dentatura e contro i quali non c’è acqua, spazzolini o dentifrici al fluoro che tengano. Non è così per i polifenoli presenti nel vino rosso e soprattutto nei semi dell’uva. entrano in gioco i polifenoli, contenuti nel vino e nei semi dell’uva, che hanno proprietà di rallentare la proliferazione dei batteri. La dottoressa Maria Victoria Moreno-Arribas e la sua equipe hanno creato dei biofilm costituiti da batteri dannosi per la salute dentale, li hanno poi immersi in soluzioni di vino rosso, vino rosso senza alcol, vino ed estratto di semi d’uva e acqua con 12 per cento di etanolo. Il risultato è stato che il vino, in tutte le sue declinazioni, si mostrava molto attivo nel disintegrare i batteri. (immagine presa dal web)
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