Il-Trafiletto
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30/03/15

Si Protegge dai Parassiti "Abortendo" i Propri Semi

Un gruppo di scienziati dell'Helmholtz Centre For Environmental Research ha scoperto che le piante sono capaci di prendere decisioni complesse. 


Gli studiosi, in collaborazione con colleghi dell'Universita' di Gottingen hanno infatti trovato che il Berberis (Berberis vulgaris) e' capace di abortire i propri semi con lo scopo di prevenire l'infestazione dei parassiti.

Berberis vulgaris
Il risultato rappresenta la prima prova ecologica di un comportamento complesso nelle piante. Inoltre, secondo gli scienziati, la scoperta indica che questa specie e' dotata di una memoria strutturale ed e' capace di esaminare e valutare condizioni interne ed esterne, cosi' come di anticipare i rischi futuri.

L'articolo e' stato pubblicato sulla rivista American Naturalist. Gli scienziati hanno esaminato esemplari di Berberis europea e di Mahonia aquifolium, nativa del Nord America, e hanno valutato le due specie in relazione all'infestazione ad opera dei tefritidi, le cui larve finiscono per nutrirsi dei semi della pianta, per svilupparsi. fonte(AGI)

29/03/15

'Star Trek' aveva Anticipato un Dispositivo che guarisce istantaneamente la Pelle e che ora è Realtà usato dagli astronauti sulla ISS

La Nasa ha firmato due accordi di brevetto con sede in Texas Grok Technologies Il suo dispositivo BioReplicates creerà un tessuto umano in 3D per il test della droga. La tecnologia sarebbe simile ai rigeneratori cutanei in Star Trek Mentre il dispositivo Scionic di Grok verrà utilizzato per trattare il dolore senza farmaci L'agenzia spaziale russa già utilizza un dispositivo simile, chiamato Scenar 


Star Trek, ancora una volta, dimostra come avesse anticipo i tempi influenzando una nuova gamma di dispositivi biotecnologici.
Star Trek:

Quando il Comandante Riker, si ferisce correndo dietro al gatto di Data, nella serie tv Star Trek: The Next Generation, il dottor Beverley Crusher guarisce le sue ferite istantaneamente con un semplice dispositivo palmare. Il gadget, chiamato un rigeneratore dermico, rigenera le cellule di Riker. Pur essendo un lavoro di finzione, la tecnologia potrebbe presto diventare una realtà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. La
Nasa ha firmato un accordo per creare dispositivi ‘novel biotechnology’ , tra cui un sistema che costruisce le cellule umane in 3D, e un altro che tratta il dolore esternamente. I gadget saranno realizzati nell'ambito di accordi di licenza di brevetto, in collaborazione con Texas-based Grok Technologies. Il primo dispositivo, chiamato BioReplicates, permetterà di creare modelli di tessuto umano in 3D che possono essere utilizzati per testare droghe e ecosmetici. Questo  per aumentare la 'sicurezza, l'efficacia e la tossicità' dei test attuali e aggiungere 'maggiore precisione, affidabilità ed efficienza dei costi e cosa da non trascurare.' La Nasa afferma che la tecnologia potrebbe contribuire a ridurre la sperimentazione animale, troppo cruenta ai limiti della tortura. La tecnologia dovrebbe funzionare in modo simile ai rigeneratori dermici utilizzati in Star Trek e modelli futuri potrebbero un giorno guarire le ferite automaticamente.

Nell'anno 2369, in Star Trek: L'episodio Timescape Next Generation,
il Comandante Riker è stata trattata con un rigeneratore dermico,
dopo aver sofferto di tagli profondi sulla sua testa
causati da gatto di dati per il pranzo,

La Nasa ha collaborato con Grok Technologies per costruire biotecnologie tra cui un dispositivo chiamato BioReplicates. Si creerà tessuto umano in 3D simile a come rigeneratore dermico lavorato in Star Trek, nella foto. Immagine tratta da The Next Generation puntata Schegge di realtà interpretato da Jonathan Frakes di Comandante William Riker


Scenar




Una seconda piattaforma, denominata Scionic, sarebbe stata utilizzata nei dispositivi medici per anestetizzare il dolore e ridurre l'infiammazione esterne. L'Agenzia Spaziale Russa federale (RKA) ha già una tecnologia simile chiamata Scenar, nella foto, che invia segnali elettrici al cervello di una persona, che a sua volta rilascia antidolorifici naturali

La seconda tecnologia, chiamata Scionic, sarebbe stato utilizzato in dispositivi medici che potrebbero indirizzare il dolore muscolo-scheletrico e l'infiammazione esternamente. Ad esempio, i dispositivi potrebbero essere strofinati sulla pelle e aumentare le funzioni di antidolorifici naturali del corpo, senza l'uso di droghe. La Nasa ha detto che è interessato al potenziale di queste tecnologie presenti per la rigenerazione ossea e muscolare. Durante i lunghi voli spaziali, per esempio, gli astronauti sviluppano una osteopenia - una condizione che deriva dalla perdita di tessuto osseo, della massa muscolare e della densità ossea. Le tecnologie brevettate aiuteranno Grok Technologies a sviluppare prodotti innovativi per la ricerca e la comunità medica a far progredire la conoscenza globale della biomedicina. 'Non è più solo fantascienza. Tutte le indicazioni sono che le scienze della vita del 21 ° secolo cambierà drasticamente nei prossimi decenni, e Grok sta lavorando per definire la prima linea di una nuova ondata scientifica ', ha spiegato il fondatore di Grok e CEO di Moshe Kushman. L'Agenzia Spaziale Russa federale (RKA) ha già creato una tecnologia che svolge un lavoro simile al concetto di Scionic Grok Technologies '. Chiamato Scenar, il dispositivo utilizza un segnale elettrico ldebole, che posto sulla pelle su aree di dolororanti, invia segnali attraverso il sistema nervoso centrale al cervello, stimolando il rilascio di neuropeptidi - curative naturali e sostanze di regolamentazione, tra cui alcuni dei più forti antidolorifici noti come le endorfine. Si differenzia dalla TENS macchine, perché incoraggia il corpo a guarire se stesso, mentre TENS utilizza segnali elettrici per bloccare temporaneamente i segnali di dolore di raggiungere il cervello.

16/11/14

Scoperto una molecola che "frena" il cervello e come rimuoverla

Malattie come l'Alzheimer, malattie neurologiche neurodegenerative, autismo possono da ora in poi essere migliorate grazie a scoperte fatte di recente come un "interruttore" nel cervello che potrebbe essere usato per aumentare la memoria.


Ricercatori del Research Institute of the McGill University Health Centre di Montreal (Canada) annunciano in una nota, l'identificazione di un "interruttore" trovato nel cervello che può stimolare la memoria ad immagazzinare dati. Gli scienziati hanno trovato una molecola che frena le capacita' di elaborazione del cervello, rimuovendola, si ottiene un netto miglioramento della memoria.

La scoperta sarà sicuramente importante nel trattamento e nella prevenzione di malattie neurologiche neurodegenerative, come l'autismo e l'Alzheimer senza escludere la prevenzione che passa attraverso un'alimentazione specifica che contrasti le alterazioni del metabolismo del rame, direttamente collegato all'insorgere di queste patologie. Tornando alla scoperta della proteina che "frena" il cervello si chiama FXR1P (Fragile X Related Protein 1) gli scienziati hanno visto che inibisce la produzione di molecole necessarie per la "costruzione" di nuove memorie.

I ricercatori hanno fatto un esperimento su topi-cavia, rimuovendo la proteina FXR1P hanno visto ristabilirsi la produzione delle molecole che rafforzano le sinapsi che connettono alla memoria per far passare le informazioni. In questo modo e' stato possibile migliorare la memoria dei topi. "Abbiamo identificato un nuovo percorso che regola direttamente le modalita' di gestione delle informazioni e questo potrebbe avere una grande importanza nella comprensione e cura delle malattie del cervello", ha detto Keith Murai, uno degli autori dello studio.

11/11/14

Frankenstein creato come si crea un tumore | Gli enigmi del DNA

Svelato il mistero del 'Dna Frankenstein': ricercatori australiani hanno scoperto come il genoma riesca a cucire insieme le enormi molecole di DNA che nascono in certi tumori, proprio il processo per creare il mostro uscito dalla penna di Mary Shelley.

Questo studio, condotto in Australia, risolve un mistero che durava decenni e spiega come questi tumori assicurano la propria sopravvivenza.

Queste molecole soprannominate "neocromosomi" sono cromosomi giganti in più e si trovano più comunemente nei liposarcomi (tumori del tessuto adiposo), nei sarcomi (tumori dei tessuti molli) e in alcuni tipi di cancro del cervello e del sangue. La scoperta, descritta su 'Cancer Cell', ha ancheidentificato un farmaco per trattare questi tumori che ospitano i "neocromosomi".
La ricerca, firmata da studiosi del Peter MacCallum Cancer Centre, del Walter ed Eliza Sala Institute of Medical Research e del Garvan Institute of Medical Research, ha mostrato la formazione di 'bombe' cromosomiche spontanee e le rovinose 'esplosioni' che generano i neocromosomi.

I resti distrutti, infatti, vengono rimontati a caso, a causa di una sorta di 'frenesia genetica' che segue le esplosioni. Alcuni geni chiave per lo sviluppo del cancro sono amplificati in maniera massiccia, garantendo così la sopravvivenza del tumore.

I ricercatori, guidati da David Thomas e Tony Papenfuss, hanno mappato i neocromosomi dei liposarcomi, usando poi modelli matematici per ricostruire la sequenza di eventi che hanno causato la loro formazione. "Abbiamo dimostrato che il cromosoma 12 si frantuma e dai suoi resti si forma un anello di Dna in maniera casuale", spiega Papenfuss. Un anello che cresce fino a diventare il gigantesco 'Dna Frankenstein'. Lo studio ha anche identificato un potenziale bersaglio terapeutico, conclude Thomas. "Quando gli oncogeni chiave che sono stati massicciamente amplificati nelle cellule tumorali sono stati bloccati, le cellule tumorali sono morte", assicura lo studioso.

24/09/14

La lumachina si salverà | Ma da cosa?

A dispetto dell'inquinqmento, la lumachina dichiarata estinta dalla Royal Society, la più prestigiosa istituzione scientifica britannica, è stata ritrovata su un isolotto corallino delle Seychelles, che sette anni prima ne hanno annunciato la scomparsa


La Rhachistia aldabrae è stata presentata come emblema dei danni del clima impazzito, una specie estinta dal riscaldamento globale, causata dall’assenza di pioggia del suo unico habitat. Ora la riscoperta da parte dei ranger della Seychelles Islands Foundation di alcuni esemplari di questa bellissima lumaca dà nuove speranze sulla resistenza della natura, e fornisce agli studiosi nuovi elementi di conoscenza.
|"Una piccola lumaca su un’isola tropicale dell’Oceano Indiano nell’arcipelago delle Seychelles – scrive la Seychelles News Agency (Sna) - sta dando agli scienziati la speranza che la natura possa essere più resiliente di quanto pensassero originariamente”. La lumaca fasciata di Aldabra è un gasteropode con un magnifico guscio scuro intersecato da bande di un rosa brillante, endemico del grande atollo di Aldabra, Patrimonio Mondiale dell’Unesco. L’ultima volta che fu avvistata era nel 1997 sugli isolotti di Picard, Malabar, Polymnie, Esprit e Grande Terre. Dopo aver compiuto ampie ricerche in tutte le isole dell’ atollo, nel 2007 Justin Gerlach, biologo dell’università di Oxford, depose le armi, dando notizia dei suoi sforzi vani nello studio “Short-term climate change and the extinction of the snail Rachistia aldabrae (Gastropoda: Pulmonata)”, pubblicato sul Royal Society Journal Biology Letters.

L’atollo di Aldabra è uno dei più grandi ed incontaminati del mondo ed è gestito dalla Seychelles Islands Foundation (Sif), ente pubblico istituito nel 1979. Quando si disse che la povera lumachina fasciata di Aldabra era estinta, la sciagura venne imputata alla diminuzione piogge e la specie divenne così considerata da molti ricercatori come una delle prime vittime conosciute dei cambiamenti climatici. Invece questo raro invertebrato sta ancora combattendo la sua battaglia contro il caldo e la siccità.

Dopo le notizie ad agosto di possibili rinvenimenti, la ranger Catherina Onezia ha condotto diverse spedizioni per trovare altre lumachine, ne sono state trovate diversi esemplari compresi individui giovani. Questo segnale è giudicato molto incoraggiante, dato che gli ultimi individui giovani di Rhachistia aldabrae erano stati avvistati dai ricercatori addirittura nel lontano 1976.

Alla Sif ritengono che questo ritrovamento sia "un’incredibile seconda possibilità di proteggere e studiare questa specie storica in natura e per assicurarsi che non vada persa di nuovo". La preoccupazione resta comunque alta: gli stravolgimenti meteorologici sono ancora un rischio grave per la sopravvivenza di questa rara lumachina. "Ma questa riscoperta – ha affermato l’amministratore delegato della Sif, Frauke Fleischer-Dogley – dimostra che gli investimenti e gli sforzi messi nella tutela della biodiversità endemica dell’isola non sono stati vani".

 Con questo ritrovamento si è riaccesa la speranza per le altre specie native dell’isola, di cui ne abbiamo già perse troppe. Spero che la comunità internazionale si rendano conto della necessità di un loro investimento per riprodurre tale successo. La natura ha una capacità di recupero che può sorprenderci”.

13/09/14

Nella mente degli sciami

Lo faranno gli uccelli, lo fanno le api, lo fanno i pesci. Lo fanno perfino i batteri: si alleano grandi gruppi che acquisiscono una raffjnata mente autonoma il tutto è di gran lunga superiore alla somma delle parti. 


Questo soggetto collettivo prende nomi diversi (per esempio, gregge o mandria) a seconda delle specie coinvolte ma, fondamentalmente, si tratta sempre di uno sciame.

La maggior parte di noi, presto o tardi, si imbatte in uno sciame: storni in volo acrobatico nel cielo serale, o pecore che si spostano da un prato all'altro. È facile immaginare qualche forma di telepatia tra i componenti del gruppo, che consente loro di coordinare i movimenti. Ormai da decenni, i biologi sono in grado di decifrare le dinamiche di individui e piccole colonie, ma capire perché i singoli soggetti formino una vasta massa collettiva, e come si coalizzino in queste incredibili formazioni, non è un'impresa da poco.

Nella mente degli sciami
Oggi, grazie alle nuove tecniche di imaging che consentono il monitoraggio simultaneo di diversi elementi all'interno di uno sciame, a nuove armi statistiche e a potenti elaboratori che macinano enormi volumi di dati, gli scienziati stanno iniziando a far luce sul mistero delle intelligenze collettive, con benefiche ricadute su settori anche molto lontani dalle scienze comportamentali.

LE REGOLE DEI GRUPPI
Specie diverse sciamano per motivi diversi e la vita in colonia segue modalità specifiche.
Gli Storni e le Formiche

Gli Storni 
Gli storni formano comunità numerose per difendersi dai predatori, ma anche per conservare il calore corporeo e scambiarsi informazioni sulle zone di reperimento del cibo. Gli scienziati ritenevano che ogni storno "tracciasse" il suo simile più prossimo, invece, le nuove tecniche di monitoraggio dimostrano che un solo volatile ne traccia ben sette.

Le Formiche
Prese singolarmente, le formiche non sono particolarmente intelligenti. Nelle colonie, però, l'intelligenza di sciame consente a questi insetti di arrivare al cibo per la via più breve, superare ostacoli e ingannare i predatori. Utilizzano feromoni per marcare le traiettorie ottimali o per segnalare pericoli.


25/08/14

Vita aliena in casa nostra?

Due virus, recentemente scoperti, potrebbero essere la forma di vita aliena più facilmente riscontrabile sulla Terra. 

Gli scienziati che hanno individuato gli organismi, ai quali hanno assegnato l'affascinante nome di "pandoravirus", utilizzano proprio il termine "alieno" nella loro relazione pubblicata dalla rivista Science. I virus sono i parassiti per eccellenza: contengono soltanto una minima quantità di DNA, incapsulata in un rivestimento proteico, e si fissano alla superficie di una cellula (può trattarsi di un batterio, o, nel caso del comune virus del raffreddore, di cellule nasali), scaricando il loro contenuto all'interno di essa.

Una volta oltrepassata la parete cellulare, si impadroniscono dei meccanismi biochimici dell'ospite, forzando la produzione di altri virus. Alla fine, la cellula viene ridotta a un mero guscio, saturo di virus che vengono rilasciati per estendere il contagio ad altro materiale cellulare. Poiché i virus sfruttano l'armamentario biologico degli ospiti per riprodursi, non hanno bisogno di geni propri per nutrirsi o alimentare il metabolismo, per scindersi, o per altri aspetti della vita quotidiana di una cellula. Per questo, la maggior parte dei virus contiene pochissimi geni esclusivi: l'HIV-1, per esempio, che provoca l'AIDS, ne ha appena nove. Tra le tante stupefacenti qualità dei pandoravirus, due colpiscono in maniera particolare. La prima è che sono enormi: quasi tutti i virus sono straordinariamente piccoli, contengono un numero limitatissimo di geni e sono visibili soltanto al microscopio elettronico.
Pandoravirus, virus che vivono
nascosti in casa nostra.

Dieci anni fa, la comunità scientifica è stata scossa dalla scoperta dei mimivirus, contenenti circa mille geni. I pandoravirus, però, hanno dimensioni doppie rispetto ai mimivirus, e appaiono completamente distinti da essi: non sono semplicemente mimivirus giganti. Contengono più di 2mila geni e fanno pertanto impallidire al confronto sia alcuni batteri che cellule addirittura più complesse. Il secondo elemento sorprendente è che oltre il 93 per cento del patrimonio genetico dei pandoravirus è del tutto diverso da ogni altro gene descritto fino ad ora, in qualsiasi organismo, compresi altri virus. Ciò suggerisce che i pandoravirus abbiano imboccato un percorso evolutivo che devia totalmente da quello di ogni altro essere vivente noto.

Una spiegazione alternativa potrebbe essere che la nostra conoscenza della diversità biologica che ci circonda è paurosamente limitata. Forse ciò che più impressiona dei pandoravirus, tuttavia, è il fatto che i ricercatori non abbiano dovuto scandagliare profondità oceaniche né scalare vette vertiginose per trovarli: uno è stato rinvenuto in un laghetto d'acqua dolce nei pressi di Melbourne, in Australia, un altro nei sedimenti marini alla foce di un fiume cileno, appena 10 metri sotto la superficie. Entrambi colonizzano una specie di ameba che è nota per ospitare anche mimivirus.

Chissà quali altre sorprese ci aspettano... forse qualche forma di vita totalmente ignota vive acquattata proprio sotto il nostro divano, o attaccata alla suola delle nostre scarpe.(science)


24/08/14

I dinosauri | Non erano assassini a sangue freddo


Nuove prove, confermano che i dinosauri erano animali a sangue caldo, come gli uccelli e i mammiferi, e non a sangue freddo come i rettili!

Questo l'annuncio di un fisiologo australiano, Roger Seymour dell'Università di Adelaide ha infatti calcolato che, se privi della capacità di autoprodurre calore corporeo, i sauri preistorici non sarebbero stati in grado di affermarsi in maniera tanto netta come vertebrati dominanti.

Seymour ha calcolato la potenza muscolare di un coccodrillo marino, che può superare la tonnellata di peso e per molti versi ricorda l'immagine tradizionale dei dinosauri. Tra le somiglianze c'è l'impossibilità di generare calore cellulare tramite la combustione di alimenti energetici: in altre parole, il coccodrillo è un animale a sangue freddo.

Lo scienziato ha scoperto che un esemplare da 200 chilogrammi è in grado di produrre appena il 14 per cento della potenza muscolare di un mammifero in condizioni di massimo sforzo fisico, cifra che sembra diminuire con l'aumentare delle dimensioni. "Nell'ambito degli ecosistemi terrestri, i dinosauri si sono imposti sui mammiferi per tutto il Mesozoico", dice Seymour. "Per riuscirci, avrebbero dovuto avere più potenza muscolare e una maggiore resistenza di quanto consentirebbe la fisiologia di un animale simile al coccodrillo".(science)


22/08/14

L'unione fa la forza

Un banco di girini nuota facendo slalom tra gli steli dei gigli acquatici del Cedar Lake, nel Canada centrale. 


"I girini tendono a riunirsi in banchi soprattutto in presenza di predatori, per moltiplicare le possibilità degli individui di sopravvivere a un attacco", spiega Robert Jehle, specialista in anfibi dell'Università di Salford in Gran Bretagna, il principio che li guida, però, non è soltanto quello dell'unione che fa la forza.

Frotte di girini
"Grazie al senso i dell'olfatto collettivo, sono in grado di individuare fonti di cibo con maggiore facilità", aggiunge Jehle. I girini sono essenzialmente erbivori e si cibano di alghe dopo averle raschiate da superfici dure. Tuttavia, non disdegnano neppure le carcasse di animali morti. "Le frotte di girini sono generalmente costituite da fratelli e sorelle, provenienti dallo stesso grappolo di uova", dice Jehle. "E dimostrato che riescano a riconoscersi tra 'parenti' annusandosi".

Ben presto, questi esemplari perderanno la coda e svilupperanno zampe e polmoni per poter saltellare sulla terraferma. Una volta diventati rane, perderanno la capacità di identificare altri membri della propria famiglia.(science)


18/08/14

La vita celata in un lago antartico

Da milioni di anni non ha contatti con il resto del mondo, eppure, i segnali sembrano inequivocabili: il lago Vostok, in Antartide, brulica di vita sommersa. 

Sono stati analizzati campioni prelevati dalla calotta che sovrasta lo specchio d'acqua subglaciale, i quali hanno rivelato tracce dell'esistenza di migliaia di specie. I ricercatori, però, non si sbilanciano: non esistono ancora prove conclusive della presenza di vita. Vostok è il più grande tra centinaia di laghi antartici, ed è ricoperto da un ghiacciaio di 4 chilometri di spessore.

Lo scorso anno, scienziati russi sono riusciti a trivellare lo strato superficiale fino a raggiungere il bacino, prelevando campioni ora in fase di analisi. Nel frattempo, biologi della Bowling Green State University, in Ohio, hanno esaminato frammenti, estratti nel 1998, di "ghiaccio di accrescimento", formatosi durante la glaciazione del lago. Hanno così potuto identificare 3500 sequenze genetiche esclusive: la maggior parte è riferibile a batteri mentre altre appartengono a organismi multicellulari. La ricerca, pubblicata dalla rivista Plos One, ha attirato critiche: i campioni, infatti, potrebbero essere stati contaminati. "Non credo sia possibile escludere completamente la probabilità di contaminazione", ribatte Scott Rogers, che ha partecipato allo studio. "Ma abbiamo seguito procedure assolutamente rigorose, e basta un'occhiata agli organismi contenuti nel nostro campione per rendersi conto che è quasi impossibile che siano frutto di contaminazioni".

All'inizio di quest'anno, sono state scoperte tracce di vita in un altro specchio d'acqua antartico, il lago Whillans, sepolto sotto "appena" 800 metri di ghiaccio. Questi risultati sono stati accolti con molto interesse dagli scienziati che si occupano di vita extraterrestre su pianeti caratterizzati da condizioni simili a quelle del lago Vostok. "Gli scienziati planetari dovrebbero sentirsi incoraggiati dalle nostre scoperte", conclude Rogers.(science)


04/08/14

"Non raccogliete quel cibo da terra"

Uno studio approfondito, ha rivelato che la credenza popolare per cui "un cibo caduto a terra, se recuperato immediatamente, non è contaminato da batteri" è falsa.

La fonte scientifica è uno studio condotto della Clemson Univeristy e pubblicato nel 2007 sul Journal of Applied Microbiology e che potete consultare cliccando su questo link: Residence time and food contact time effects on transfer of Salmonella Typhimurium from tile, wood and carpet
I ricercatori testarono vari materiali contaminati con la salmonella, facendovi cadere sopra per vari secondi (30, 60, 5 secondi) degli oggetti e controllando poi il grado di contagio raggiunto

Il risultato fu che non era tanto il tempo di esposizione a essere determinante, visto che il contagio era quasi immediato, quanto il tempo in cui i batteri erano rimasti sull’oggetto contaminante; ad ogni modo riscontrarono la presenza di diverse migliaia di batteri per centimetro quadrato sulla superficie degli oggetti contaminati anche dopo 24 ore, e centinaia sono sopravvissuti sulle superfici per ben quattro settimane.

batteri della salmonella
Ricordiamo inoltre che bastano 10 batteri della salmonella per contrarre la gastroenterit. Certo siamo vissuti tanti anni senza disinfettanti, ma stiamoci attenti, un po' di attenzione può evitarci guai.

28/07/14

Cani e padroni | Si assomigliano davvero

Tutti conosciamo il detto secondo il quale i cani e i loro padroni si assomigliano. Ma c'è un fondamento di verità? 

Curiosamente, la risposta è sì, perlomeno a livello microbico. Cani e padroni si scambiano i batteri ospitati, così come fanno più persone conviventi. Poiché, però, i cani tendono a essere colonizzati da microorganismi diversi rispetto all'uomo, Fido e il suo proprietario presenteranno una flora microbica non sovrapponibile a quella scambiata normalmente tra umani.

Questo è uno dei risultati di uno studio condotto da Rob Knight e colleghi dell'Università del Colorado a Boulder, pubblicato sulla rivista eLife. Sembra un'ovvietà, ma gli effetti non sono mai stati quantificati e potrebbero avere implicazioni per la salute umana. I ricercatori ricordano la cosiddetta "ipotesi dell'igiene", secondo la quale l'esposizione precoce a un'ampia varietà di microbi ambientali (compresi gli ospiti degli animali di casa) aiuterebbe il sistema immunitario a evitare reazioni abnormi in caso di successivi contatti. Proprio queste risposte abnormi scatenerebbero patologie quali eczema, asma e raffreddore allergico.
Cani e padroni
si assomigliano davvero

L'ipotesi dell'igiene, però, è appunto soltanto un'ipotesi, difficile da verificare. Questa ricerca potrebbe aiutare gli studiosi a individuare i batteri che i cinofili importano dai loro animali prediletti, mettendoli in relazione ad altre malattie. Per esempio, persone cresciute in ambienti abitati da cani hanno più o meno possibilità di ammalarsi di asma?

I ricercatori hanno monitorato 159 umani e 36 cani suddivisi in 60 famiglie, concentrandosi sui microorganismi che vivono su pelle e pelliccia. Hanno scoperto che l'epidermide umana è colonizzata da tre principali tipi di batteri: propionibatteri (causa dell'odore corporeo), stafilococchi e streptococchi, mentre la flora batterica dei cani è molto più variata, e si trasferisce alla nostra cute quando coabitiamo a stretto contatto con un amico a quattro zampe. Gli scienziati hanno anche stilato un elenco completo degli altri animali da compagnia delle famiglie osservate, che comprende gatti, porcellini d'India e perfino una tarantola. Ma l'unica interazione microbica tra specie studiata a fondo è stata quella uomo-cane: probabilmente perché questi animali sono stati compagni fedeli degli umani per un periodo di tempo molto più lungo rispetto ad altri. Per concludere, vorrei far presente che a casa ho uno "zoo" composto da due cani, quattro gatti, un coniglio, polli, due serpenti, pesci tropicali e un axolotl (un tipo di salamandra). Se Knight e colleghi fossero interessati agli effetti ad ampio raggio della convivenza con animali, ora sanno chi cercare.(science)

09/07/14

Assumiamo farmaci? Attenzione a quello che mangiamo e beviamo.

Ogni farmaco esistente sul mercato e che assumiamo regolarmente per le nostre patologie, ha delle precise proprietà: ha un proprio assorbimento, che può variare questo a seconda della forma di somministrazione, un proprio metabolismo, una biodisponibilità ed una propria escrezione


Tutte queste proprietà però possono essere influenzate da ciò che mangiamo e da quello che beviamo. Il foglietto informativo (o "bugiardino" come viene spesso chiamato)contenuto nelle confezioni di farmaci viene sicuramente in aiuto dei pazienti con le sue indicazioni, posologia e, appunto, avvertenze, ma soprattutto prendere seriamente in considerazione i consigli del medico al momento della prescrizione. I parametri che vengono alterati da alimenti e bevande sono l'efficacia e quindi l'effetto terapeutico, come ad esempio l'alcol, il quale può aumentare o diminuire l'effetto di molti farmaci come le benzodiazepine e gli antidiabetici, dove aumenta l'effetto sedativo nei primi e acidosi lattica e ipoglicemia nei secondi.

Non da meno è il pompelmo, che dovrebbe essere evitato in concomitanza di farmaci come ciclosporina, triazolam, buspirone, calcio-antagonisti e antistaminci. La cioccolata poi è assolutamente vietata se si assumono antidepressivi specifici come gli IMAO ( inibitori delle mono ammino ossidasi). Attenzione poi ad assumere farmaci a stomaco pieno o vuoto, anche in questo modo si può alterarne l'assorbimento e l'efficacia. L'interazione con i farmaci possiamo averla anche con gli integratori alimentari, come ad esempio l'Erba di San Giovanni, che può diminuire nel sangue le concentrazioni di digossina, lovastatina e sildenafil, mentre il Ginseng può aumentare gli effetti di sanguinamento dell'aspirina e dei Fans come ibuprofene e naprossene.(immagine presa dal web)

07/07/14

Cirripide Perforatore Trypetesa lampas

Questi cirripedi dimorano dentro le conchiglie ricche di calcio delle grandi lumache marine. Le femmine raggiungono il diametro di 1 centimetro e pesano 500 volte più dei maschi. 


Esse si attaccano alle conchiglie e, crescendo, le perforano gradualmente, formando tane accoglienti. Le larve maschili seguono percorso differente. Si sistemano sulle sacche del mantello della femmina e subiscono una metamorfosi che li trasforma in esseri minuscoli: di essi non rimane altro che un grosso testicolo e un pene enorme.

Per fecondare le uova della femmina, il pene si allunga e si insinua nella cavità del mantello, un viaggio molte volte più lungo del corpo stesso del maschio. I maschi non si nutrono ai e alimentano la loro attività con il sacco vitellino contenuto nell'uovo.

Ciirpide Perforatore
Trypetesa lampas
Le femmine hanno bisogno di numerosi partner per garantire che tutte le uova sono fecondate, arrivando a ospitare un harem contenente da 7 a 15 maschi.(science)

06/07/14

Pesce pescatore | Ceratias holboelli

Tra tutti i vertebrati, il maschio e la femmina del pesce pescatore degli abissi sono i più differenti fra loro. 


La femmina può essere lunga anche 1,3 metri e pesare più di 500mila volte i maschi. Questi ultimi, minuscoli, non sviluppano mai la forma caratteristica dei pesci pescatori. Una volta adulti, smettono di nutrirsi e si dedicano alla ricerca di una femmina negli abissi bui.

Pesce pescatore
Ceratias holboelli
Se la ricerca ha successo, si aggrappano al ventre della femmina e vanno incontro a metamorfosi: diventano parassiti permanenti e ricavano il nutrimento dal circolo sanguigno della femmina. Da quel momento in poi, la loro unica funzione è fecondare le uova della partner gigante.(science)



Verme Mangiaossa | Osedax rubiplumus | Le coppie più strane al mondo

Questo verme anellide, a forma di tubo, colonizza le ossa delle carcasse delle balene giacenti sui fondali oceanici. 


I vermi femmina hanno fragili palpi rossi, tubicini trasparenti lunghi circa 4 centimetri, da cui si ramificano radici verdastre che penetrano nelle ossa. Viceversa, i maschi sono lunghi appena 1 millimetro e non sviluppano la morfologia a tubo.

Verme Mangiaossa
(Osedax rubiplumus)
Precipitano dal plancton in forma di larva e si attaccano alla parete interna del tubo della femmina, dove iniziano immediatamente a produrre lo sperma.

Un unico maschio non produce sperma a sufficienza per fecondare tutte le uova della femmina, né potrebbe sostentarsi così a lungo da poterlo fare. Perciò le femmine accolgono in continuazione nuovi maschi e di solito contengono nei loro tubi decine, o anche centinaia, di maschi contemporaneamente.(science)

05/07/14

Le coppie più strane del mondo POLPO "KAMIKAZE" (Tremoctopus violaceus)

Le dimensioni contano, quantomeno nel regno animale. Daphne Fairbairn descrive alcune fra le coppie più strane che troviamo in natura.


POLPO "KAMIKAZE" (Tremoctopus violaceus)
Il maschio e la femmina di questo grazioso abitante del mare aperto sono straordinariamente differenti, più di qualsiasi altra specie di polpo. Le femmine sono lunghe anche 2 metri e pesano 40mila volte più del maschio.

Esemplare di polpo "kamikaze"
maschio e femmina
I minuscoli esemplari maschili, che raggiungono ben che vada pochi centimetri di lunghezza, si lasciano trasportare dalle correnti di superficie e fanno "autostop" sulle "campane" delle meduse galleggianti, quando vanno in cerca del partner nelle vaste distese dell'oceano. I maschi conservano lo sperma alla estremità di un lungo braccio specializzato, l'ectocotilo, e durante l'accoppiamento lo depositano nel mantello della femmina.

La perdita dell'ectocotilo è fatale per i maschi. Infatti, come accade anche al ragno crociato (Argiope aurantia), l'accoppiamento è il suo ultimo atto. Viceversa le femmine spesso accumulano diversi ectocotili prima di generare centinaia di migliaia di uova.

E si pensa che esse debbano accoppiarsi ripetutamente prima di raggiungere la fertilità completa.(science)

Le più strane coppie del mondo | Il ragno crociato

IL RAGNO CROCIATO (Argiope aurantia) Questo ragno tessitore di tele circolari dimora in buona parte negli USA.


Le femmine, dal corpo paffuto e iridescente, raggiungono i 2 centimetri, zampe escluse. Sono lunghe più di cinque volte e cinquanta volte più pesanti dei loro partner. Trascorrono la vita appese al centro della tela, catturando la preda e producendo centinaia di uova, che avvolgono dentro bozzoli globulari di seta.

Coppia di ragni crociati
maschio e femmina
A far da contrasto, i minuscoli maschi sono sottili e di colore scialbo, e abbandonano le tele non appena maturano. Si confondono con la vegetazione alla ricerca del partner, rimanendo senza cibo, a rischio di diventare prede e di morire di fame. E i pochi maschi che trovano il partner e si accoppiano perdono la vita durante l'atto. 

Dopo avere inserito il secondo dei suoi due palpi (gli organi copulatori), il cuore del maschio smette di battere, lasciando un corpo senza vita pendente dall'organo copulatorio. Le femmine, giganti al loro confronto, continuano a vivere e spesso si riproducono ancora.(science)



30/06/14

Calamari giganti | Hanno rischiato l'estinzione

Questi temibili predatori, lunghi fino a 13 metri, nel corso della loro storia potrebbero essere arrivati a un passo dall'estinzione.  


Un'analisi genetica condotta sulle rare creature, avvistate in diversi luoghi del mondo, ha evidenziato livelli di differenziazione pericolosamente bassi nel loro DNA, un'indicazione del fatto che la loro presenza numerica, a un certo punto, si è drasticamente ridotta.

Un'èquipe internazionale di ricercatori ha esaminato campioni tissutali provenienti da 43 calamari giganti (di per sè un'impresa, se si considera che questi abitanti degli abissi marini sono stati osservati per la prima volta nel loro habitat naturale solo nel 2004). I campioni appartenevano a cefalopodi ritrovati spiaggiati o morti in mare, oppure catturati accidentalmente dalle reti a strascico per pesca d'altura.

I genetisti hanno poi analizzato il materiale genetico contenuto nei mitocondri degli animali (le "centrali energetiche" delle cellule), invece che nei nuclei cellulari. Hanno cosi scoperto che, indipendentemente dal luogo di provenienza del campione, il DNA era simile, al punto che soltanto un'altra creatura marina, lo squalo elefante o Cetorhinus maximus, presenta livelli di diversità ancora inferiori.

Calamaro gigante
Nonostante la quasi estinzione del calamaro gigante sia la spiegazione più plausibile, Inger Winkelmann, dottorando di ricerca dell'Università di Copenhagen dice che, in questa fase, nessuna ipotesi può essere esclusa. "Forse la popolazione era sempre stata molto ristretta e solo ultimamente si è espansa per ragioni ignote, o forse, a un certo punto, si è verificato un collo di bottiglia: ancora non possiamo dirlo". Se venisse confermata l'ipotesi dell'estinzione pressochè totale, la sua causa resterebbe comunque un mistero.(science)



29/06/14

Creme solari | Nuova minaccia per i coralli?

Secondo gli ultimi dati raccolti dal Global Coral Reef Monitoring Network, GCRMN, circa il 20% dei 284.800 chilometri quadrati di barriere coralline presenti al mondo è andato perduto negli ultimi vent'anni. e più del 35% è in serio pericolo.


Tra le principali cause che danneggiano questi delicati ambienti marini ci sono i cambiamenti climatici: l'aumento delle temperature e del livello dei mari e l'incrementarsi delle tempeste tropicali incidono drasticamente sulla salute degli organismi che costituiscono le barriere.

Anche l'eccessiva pesca, l'aumento di anidrite carbonica nell'acqua e la presenza di spazzatura che vaga negli oceani stanno mettendo in pericolo i reef. E non solo: secondo un studio del Dipartimento di Scienze del Mare dell'Università Politecnica delle Marche, anche alcune sostanze presenti nelle creme solari potrebbero concorrere al declino delle barriere coralline, rappresentando un pericolo anche per altre specie marine.

Ciò costituirebbe un problema notevole, sopratutto d'estate quando milioni di persone, "spalmate" di unguenti protettivi, affollano le acque inquinandole involontariamente. Ecco perchè alcune case cosmetiche stanno proponendo soluzioni a questo problema.

Barriere coralline
L'azienda inglese Aethic, per esempio, produce creme solari ecocompatibili (Sovèe), prive cioè di ossido di zinco, parabeni, biossido di titanio, nanoparticelle e prodotti petroliferi. Aethic, inoltre è stata scelta dal King's College di Londra per sviluppare in futuro, in collaborazione con i loro ricercatori, una crema che sfrutti la capacità naturale che hanno i coralli di difendersi dai raggi del Sole. "Gli animali che costituiscono le barriere coralline, infatti, producono micosporine", dice Paul Long dell'Istituto Farmaceutico dell'università inglese. "Queste sostanze funzionano come uno schermo protettivo e le applicazioni potrebbero essere molteplici".(science)



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