Il-Trafiletto
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02/11/14

Anya e i biscotti per cani

Quando si dice avere le idee chiare: sapere ciò che si vuole e quello che vogliamo raggiungere non è una prerogativa solo degli adulti. Ci sono bambini che hanno ben chiari i propri obiettivi anche da piccoli. E' stato così per Anya, sei anni, che  ha dato vita ad una impresa propria: vende biscotti per cani fatti in casa, ed è un gran successo.

Anya e i suoi biscotti
immagine presa dal web

Infatti sta conquistando interesse da tutto il mondo. Anya Solomon-James diceva spesso a sua mamma che voleva soldi propri in modo da potersi comprare il gelato qualndo più le aggradava, e insistendo ha convinto la mamma ad aprire l'attività di vendita di biscotti per cani, così da poter realizzare il suo sogno.

Anya tutti i sabati cucina i biscotti, mentre la domenica si occupa  delle spedizioni e a volte anche delle consegne. La bambina, a dispetto di quanto si possa pensare,  segue attentamente e scrupolosamente tutti gli aspetti dell’attività, dall’aggiornamento della pagina Facebook a quello dei prezzi. Il successo dell’attività, battezzata “Anya’s Dog Treat Factory” è stato notevole, non solo con numerosi ordini e ma anche con richieste di informazioni da tutto il mondo, sorprendendo anche i genitori della piccola: “Non ci aspettavamo che la sua attività attirasse tanta attenzione. Pensavamo che già 50 ‘Mi Piace’ su Facebook sarebbero stati un risultato eccezionale”.

27/10/14

Visibili nelle chat Rooms di Facebook in mobilità

Di recente il social network Facebook ha lanciato una nuova applicazione per apparati mobili (momentaneamente soltanto per Apple iOS) che consente di dare luogo a delle chat rooms dentro le quali gli utenti che più o meno si conoscono tra di loro, avranno modo di discutere degli argomenti più vari. 


L'applicazione, trae orogine dal funzionamento di IRC (acronimo di Internet Relay Chat), un protocollo di messaggistica istantanea ormai in disuso "dalla maggior parte", si chiama Rooms ed è stata realizzata da Josh Miller, cofondatore del servizio Branch che circa 1 anno fa venne acquistato da Facebook.

Miller, dopo essere entrato nel team di Facebook, ha provveduto di illustrare a Mark Zuckerberg la sua idea riguardo un'applicazione in grado di consentire l'allestimento di luoghi virtuali. Zuckerberg dal canto suo pare che non sia rimasto molto entusiasta dell'idea, ma ciò nonostante pare si sia lasciato convincere da Miller quanto meno a provare: "non c'è nulla del genere per i dispositivi mobili", avrebbe affermato.

Rooms, dunque può essere già scaricata ed installata al momento soltanto dagli utenti di iOS Apple, è funziona in maniera del tutto indipendente rispetto a Facebook. L'accesso al social network non funzionerà tramite le stesse credenziali, su Rooms, la rete di amicizie e conoscenze che si è creata su Facebook, non potrà assolutamente essere trasportata.

Fa obbligo precisare sin da subito che l'app in questione non è affatto vero che darebbe garanzia di una qualche forma di anonimato: vero è, che Rooms consente di dare vita a chat rooms facendo presente semplicemente un nickname di propria scelta, si insomma un soprannome, ma l'attività dell'applicazione è in ogni caso sotto controllo, anche per motivi di sicurezza. Facebook dal canto suo continuerà a mantenere file di log ed a rispondere, come sempre, alle richieste delle autorità nel caso in cui ve ne fosse necessità. Miller ha esplicitamente paragonato la sua app Rooms a ciò che oggi è Reddit sul web. Reddit è un sito web di "social news" che permette agli utenti di scambiarsi contenuti sotto forma di link ipertestuali, con la possibilità di esprimere giudizi ed inviare commenti.
Rooms la nuova app di Facebook per iOS

Rooms vuole essere qualcosa del genere, indirizzata altresì ai possessori di apparati mobili che avranno modo di condividere non soltanto link ma pure testi, immagini, video e qualunque altro genere di contenuto. Puntando con il sensore della fotocamera un codice QR, inoltre, sarà possibile entrare subito in una specifica chat room.


07/09/14

Studio rivela le differenze tra ciò che postano uomini e donne su Facebook

Magari qualche differenza l'abbiamo vista anche noi, ma forse solo distrattamente, perchè siamo presi da altro. Ma qualcuno ha voluto approfondire e così ne è nato uno studio. Sono stati analizzati i messaggi di circa  75.000 volontari per appurare le differenze tra ciò che postano gli uomini e le donne su Facebook.

I volontari si sono sottoposti anche ad un test di personalità, per vedere se ci è una correlazione  tra quello che si scrive sui social network ed il carattere o il sesso. E allora che cosa è emerso  da questo titanico studio?

Facebook brands
immagine presa dal web
Come probabilmente è prevedibile, dato che i social network sono nati proprio per esprimere se stessi, sono emerse delle significative differenze dalle diverse centinaia di migliaia di post analizzati. I risultati sembrano confermare tutti i luoghi comuni su uomini e donne (e non solo), con i primi che parlano di sport e videogiochi, mentre le seconde di bambini e shopping (e spesso rispondono tramite emoticon).

Anche le differenze tra estroversi ed introversi emerge chiaramente, con i primi che parlano di feste e i secondi di anime e computer. Forse più interessanti sono i risultati “secondari” della ricerca: ad esempio, è emerso che le persone nevrotiche tendono ad usare molto spesso parole come “stanco di” e “depresso”.

Oppure il fatto che gli uomini tenderebbero ad usare molto di più il possessivo quando parlano della fidanzata o della moglie, di quanto le donne facciano quando parlano del partner. E’ anche decisamente degno di nota che dallo studio è emerso che c’è una stretta correlazione tra una vita attiva e la stabilità emotiva, anche se dal tipo di analisi condotta non si può dedurre quale sia la causa e quale invece l’effetto.

14/08/14

Cookoo | Un orologio per Facebook

Cookoo per Facebook

Cookoo per Facebook, ma senza schermo. 

Una breve pressione del tasto "comando" dell'orologio fa emettere al telefono un suono da cucù (comodo se lo avete perso), una pressione media vi ricorda gli impegni in agenda attraverso una serie di bip e una pressione più lunga registra la posizione attuale su Facebook.

Queste funzioni, però, richiedono il telefono: Cookoo si limita a emettere una richiesta. Stranamente gli utenti di Twitter sono ignorati e così anche gli sms. Tutto è gestito da un'app gratuita, "Cookoo Time To Connect", che si collega a Facebook e configura il modo in cui l'orologio reagisce ai dati in arrivo da uno smartphone collegato via bluetooth. Emette bip e vibrazioni ogni volta che il telefono collegato riceve una chiamata, una mail o un messaggio su Facebook, e anche quando la batteria sta per scaricarsi. Per il resto Cookoo ha in tutto l'aspetto di un comune orologio impermeabile. È alimentato da una normale pila che dura un mese, è privo di cavi e le lancette girano nel modo solito, del tutto disgiunte dalle funzioni "smart". È facile usarlo e viaggiarci, e non attira l'attenzione quanto un orologio dotato di schermo, ma ha un'utilità piuttosto limitata.
www.cookoowatch.com Funziona con: iPhone 4S/5, iPad 3/4/Mini, iPad Touch (V generazione) (science)

07/07/14

Social network | Facebook | Non mostrarti superficiale

La tentazione di usare i social network come arene dove sfidare la concorrenza a colpi di followero di amicizie è forte. 

Ma è davvero realistico, o interessante, vantare migliaia di amici su Facebook? Questa domanda è stata posta nell'ambito di una ricerca condotta da Stephanie Tom Tong della Michigan State University: sono stati preparati cinque finti profili di Facebook quasi identici, che si distinguevano soltanto per il numero di amici, compreso tra 102 e 902. È stato poi chiesto ai partecipanti di valutare i profili, ed è emerso che quello con 302 amicizie è stato giudicato il più socialmente attraente.
Superficialità
nei Social network

Un numero esagerato di contatti, dunque, viene percepito come uno dei tanti artifici per alterare la realtà e farci apparire diversi da come veramente siamo. Ma non è proprio questo, fingere di essere qualcun altro, che facciamo tutti online? Una ricerca che mette in discussione questo assunto ha coinvolto 236 studenti tedeschi, i cui profili sui social network sono stati messi a confronto con i punteggi da essi realmente ottenuti in test della personalità. Sono state dunque testate le loro personalità reali e ideali: in altre parole, chi erano effettivamente i partecipanti e chi avrebbero voluto essere. Ebbene, dal confronto con i profili dei social network è emerso che i ragazzi tendevano a presentare più frequentemente la loro immagine reale e non un'immagine idealizzata.

Morale della favola: anche se, in rete, è facile fingere di essere chiunque, la maggioranza delle persone si mostra come realmente è, e chi visita i profili si aspetta di trovarvi dati reali.(science)

06/07/14

Scegli le amicizie con attenzione | Facebook

Scegli le amicizie con attenzione 
Per quanto possa sembrare superficiale, studi sull'attrazione nel mondo reale dimostrano che, in genere, gli individui vengono giudicati meno attraenti se circondati da persone oggettivamente molto belle: il confronto gioca a sfavore dei meno dotati. 

Invece, nel mondo virtuale, pare vero il contrario: sembra dunque trovare conferma il proverbio secondo il quale chi va con lo zoppo, finisce per zoppicare, e viceversa. Una ricerca diretta da Joseph B. Walther della Michigan State University ha valutato gli effetti della prestanza fisica dei nostri contatti sui social network, scoprendo che l'attrattiva di una persona viene amplificata dallo sfoggiare, sulla propria pagina, amici ancora più belli. Questo non significa che dobbiamo bandire i conoscenti meno esteticamente piacevoli: semplicemente, è bene sapere che, su Internet, circondarci di bruttini non ci fa apparire più attraenti, anzi, è vero il contrario.

Non solo l'aspetto fisico, poi, ma anche i commenti pubblicati dai nostri contatti hanno un certo peso: uno studio dell'Università del Missouri mostra che i visitatori sono molto sensibili alle valutazioni della nostra foto e del nostro profilo fatte dagli altri utenti. Se i messaggi lasciati da terzi non confermano quanto dichiarato nella nostra autopresentazione online, i lettori lo rilevano immediatamente. E commenti negativi, anche scherzosi, fanno colare a picco la nostra attrattiva. Eliminare, dunque, eventuali battute sarcastiche. "L'attrattiva di una persona viene amplificata dallo sfoggiare, sulla propria pagina, amici ancora più belli".(science)



Facebook | Presentati al meglio | Cambia la foto del tuo profilo

Da bruco a farfalla sul social network più popolare: sei semplici trucchi spiegati da Jeremy Dean. Non sempre siamo onesti quando ci descriviamo su Internet: frequentando Facebook e Twitter, tutti ci siamo imbattuti in "domatori di leoni professionisti" o "piloti di F1 part-time". È possibile, però, mentire bene e trarne beneficio? 

Ci sono tecniche per modificare quel tanto che basta il proprio profilo e atteggiamento online per risultare più carismatici e conquistare più amici e più credibilità "social"? La risposta è sì: una nuova ricerca dell'Università di Helsinki ha dimostrato che anche piccoli aggiustamenti apportati alla propria presentazione su Facebook possono farci guadagnare in sicurezza, apertura mentale e fascino agli occhi dei naviganti. In queste pagine, ecco le sei mosse giuste da fare per presentarci al meglio e conquistare il mondo dei social network.
Cambia la foto del profilo
su Facebook

CAMBIA LA FOTO DEL TUO PROFILO
Le prime impressioni sono importanti: esistono decine di studi a dimostrazione del fatto che l'incontro numero uno lascia impronte indelebili, difficili da cancellare. L'equivalente digitale della prima impressione è la foto sul proprio profilo: i visitatori riescono a ricavarne una quantità sorprendente di informazioni. In una ricerca condotta da psicologi finlandesi, è stato chiesto a 50 partecipanti di posare per 11 diverse fotografie, esprimendo tratti della personalità che andavano dall'entusiasmo alla spensieratezza. Le immagini sono poi state mostrate a 401 persone, invitate a classificare le finte personalità rappresentate. Lo studio ha dimostrato che le diverse pose riuscivano a trasmettere molto efficacemente i vari aspetti della personalità. In altre parole, le foto che scegliamo per il nostro profilo sui social media possono farci apparire nevrotici, estroversi, simpatici e così via.

Per esempio, le persone che, nelle immagini esaminate, non guardavano in camera, sono state percepite di mentalità più aperta rispetto a quelle rivolte frontalmente. Proviamo, quindi, a mostrare agli amici la foto del nostro profilo, chiedendo loro quali aspetti del nostro carattere mettono in evidenza. I risultati potranno stupirci, o al contrario dispiacerci: in ogni caso, è sempre utile conoscere altri punti di vista. I ritratti non suggeriscono soltanto aspetti della personalità: chi li guarda, infatti, ne trae anche conclusioni di natura sociale. Ricercatori dell'Università del Missouri hanno scoperto che le foto dei profili su Internet contenenti "indicatori sociali" venivano giudicate più attraenti sia dal punto di vista sociale sia fisico. Le immagini che comprendono indicatori sociali sono quelle che ci mostrano, per esempio, mentre imbracciamo una chitarra o giochiamo a tennis: qualsiasi cosa che fornisca indizi su chi veramente siamo. Il classico formato fototessera, dunque, potrebbe non avvantaggiarci affatto.(science)



10/05/14

Un'altro caso di baby squillo

Un'altro caso di baby squillo a Ladispoli in provincia di Roma. Protagoniste tre minorenni per mesi sul marciapiede in cerca di uomini a cui vendersi per pochi euro, a volte anche per una birra

La spiegazione delle ragazzine sul perchè : «Non ho i soldi per andare in discoteca», «non ho la paghetta», «non posso comprare il cellulare». Cose così, «tanto, chi se ne frega!», tagliano corto come se la storia non fosse la loro. Gli investigatori,dopo aver allertato il Tribunale dei minori, hanno avviato le indagini e sembra che ci sia una lista di clienti delle ragazzine e sarebbero sulle tracce di un’organizzazione dedita all’induzione e allo sfruttamento della prostituzione minorile oltre che allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Lo facevano per pochi spiccioli, a volte per una birra al bar e via di nuovo sulla strada per il prossimo cliente e un altro e un altro ancora, salire e scendere dalle macchine. Bastava la ricarica per il cellulare per dare la propria "prestazione" appartati anche in un angolo del parcheggio.
A volte chiedevano soldi, qualche decina di euro, o un po' di droga. Le baby squillo provano a spiegare perché l’hanno fatto: «non ho i soldi per andare in discoteca», «non ho la paghetta», «non posso comprare il cellulare, tanto, chi se ne frega!» con una scrollata di spalle tagliano corto come se stessero parlando di bambinate da sorriderci sopra. 
immagine presa dal web
non dimostrativa

A far partire l’indagine è la mamma di una delle tre ragazzine (due hanno 15 anni e l’altra 16) preoccupata perché la figlia conduce una vita da adulta. Resta fuori di casa quanto vuole e a volte torna ubriaca, quando torna. Perchè a volte non torna e rimane fuori la notte. (ndr: mentre scrivo questo articolo, come mamma mi viene il voltastomaco. non riuscirei neanche a chiudere mezzo occhio se non vedessi rientrare mia figlia di 15 anni...ma neanche ne avesse trenta o quaranta, senza saperla al sicuro).

Il sospetto aleggiava già, tanto che i servizi sociali avevano segnalare alle forze dell’ordine e al sindaco di Ladispoli «comportamenti ad alto rischio tra minori che utilizzano il proprio corpo in cambio di soldi, ricariche telefoniche, droghe». Un istituto scolastico aveva allertato i servizi sociali, dopo aver notato comportamenti strani fra le ragazzine. Ragazze senza una solida famiglia alle spalle, con genitori impegnati sui propri problemi e non seguono i figli. Una ragazzina non ha neanche una famiglia disastrata, non ce l'ha affatto. Abbandonata a cinque anni in una casa famiglia. Madri con nuovi compagni, e a loro non pensano, troppa libertà, troppa indifferenza e troppa solitudine per un adolescente. Ignorate e povere, si uniscono per riempire il vuoto della famiglia, e facilitate dai social, si creano profili falsi, si fanno clienti, si drogano e si prostituiscono per pochi spiccioli..."tanto a chi importa...".



24/04/14

Apple e Facebook, ricavi da record

Tutti amano l'iPhone, tutti navigano su Facebook. Le vendite del noto device e la navigazione e utilizzo di Facebook hanno spopolato. I due colossi nei primi tre mesi del 2014 hanno avuto ricavi ben oltre le attese. Vediamo alcuni dati e qualche commento.
45,6 miliardi di dollari (in aumento dai 43,6 dello stesso periodo precedente) con un utile netto di 10,2 miliardi di dollari (+7,1%), pari a 11,62 dollari per azione diluita per l'azienda di Cupertino. Il margine lordo è stato del 39,3%, rispetto al 37,5% registrato nello stesso trimestre di un anno fa. Le vendite internazionali hanno rappresentato il 66% del fatturato trimestrale. In testa al record del fatturato, le forti vendite di iPhone che nel secondo trimestre fiscale hanno raggiunto quota 43,72 milioni.
Mark Zuckerberg
"Siamo molto orgogliosi dei nostri risultati trimestrali, in modo particolare delle forti vendite iPhone e del fatturato record derivante dai servizi ” ha affermato Tim Cook, CEO di Apple. "Non vediamo davvero l'ora di introdurre ulteriori nuovi prodotti e servizi che solo Apple potrebbe portare sul mercato". Insieme ai conti Apple ha annunciato anche uno split azionario 7 a 1. In sostanza, per ciascuna azione posseduta ogni azionista ne avrà altre sette nuove.
Lo stesso vale per Facebook. Menlo Park ha chiuso il primo trimestre dell'anno 2014 con un utile quasi triplicato e ricavi in crescita del 72% a 2,5 miliardi di dollari rispetto agli 1,46 mld del primo quarter del 2013. I proventi dalle inserzioni pubblicitarie sono stati 2,27 mld, in aumento dell'82% rispetto al medesimo trimestre del 2013. L'utile netto dei primi tre mesi del 2014 sono stati di 642 milioni di dollari, in crescita del 193% rispetto ai 219 milioni dello stesso periodo di un anno prima. La società californiana ha annunciato anche un cambio ai vertici: lascia il Cfo David Ebersman. Al suo posto subentra David Wehner dal 1 giugno. Gli utenti attivi sul social su base mensile a marzo sono stati 1,28 miliardi in crescita del 15% anno su anno. Quelli attivi a marzo su dispositivi mobile 1,01 miliardi in crescita del 35% anno su anno. "Il business di Facebook è forte e sta crescendo" ha detto il fondatore e ceo Mark Zuckerberg, evidenziando che "questo trimestre ha rappresentato un grande inizio di 2014". "Abbiamo fatto alcune grandi scommesse sul lungo termine mentre restiamo focalizzati sul nostro core business", ha aggiunto.

19/04/14

Social network | Impossibile sfuggire | Adesso ci rintracciano con Nearby Friend!

Social network: impossibilie sfuggire, adesso ci rintracciano con Nearby Friend! Ormai appare sempre più impossibile rimanere nascosti, qualunque cosa facciamo, siamo sempre più rintracciabili: tutta colpa dei social network.

Facebook recentemente ha realizzato una funzione che sarà in grado di rintracciare se uno dei nostri amici si trova nei pressi della zona in cui stiamo. La funzione in questione sarà implementata prossimamente negli States con un update nelle applicazioni mobili per i sistemi operativi di iOS e Android. 'Nearby Friend', questo il nome della funzione, che ad onor del vero sarà «opzionale»: infatti gli utenti potranno decidere se abilitarla o meno.
Nearby Friend di Facebook

La novità, afferma il product manager Andrea Vaccari, fornirà agli utenti di sapere quando i propri amici si trovano nei dintorni in modo da incontrarli. Facebook pare tutto sommato intenzionato ad aiutare i suoi iscritti a rimanere in contatto nel «mondo reale» oltre che in quello <<virtuale>>.

'Nearby Friend', fa sapere la compagnia, è discrezionale e se attivata terrà traccia della posizione semprè, anche quando non si sta navigando sul social. Ogni utente potrà decidere a chi far arrivare le notifiche, anche per un periodo di tempo limitato. L'opzione potrà essere disattivata in qualsiasi momento.

Nonostante queste precauzioni, negli Usa alcune associazioni hanno già sollevato preoccupazioni per le conseguenza che si potrebbero riversare sulla privacy da parte della nuova funzione che amplifica le potenzialità della registrazione in luoghi e località già possibile su Facebook. Jeffrey Chester, direttore esecutivo del Center for Digital Democracy, riporta il Wall Street Journal, ha fatto richiesta alla Federal Trade Commission di rivedere il prodotto. Nel mentre un portavoce di Facebook a difesa del progetto ha spiegato che gli iscritti riceveranno dei promemoria periodici sulle impostazioni di 'Nearby Friends'.

11/03/14

Il risveglio dell'Anonimato Spa! Zuckerberg ed il suo alter ego Durov.

Il risveglio dell'Anonimato Spa!  Zuckerberg ed il suo alter ego Durov.
Pavel Durov a giusta ragione può definirsi l'alter ego di Mark Zuckerberg. Dal momento in cui Facebook ha acquistato Whatsup il suo servizio di instant messagger Telegram è stato assalito totalmente!

Nella rete si era diffuso il timore che l'app, costata la bellezza di 19 miliardi di dollari, avrebbe assunto l'aspetto di una sorta casa di vetro per investitori pubblicitari e inserzionisti sul modello Facebook. Risultato: un black out di qualche ora che avrebbe poi peggiorato la situazione, generando una mini-diaspora di utenti verso l'applicazione del programmatore di 28 anni originario della Russia che non ha perso l'occasione di cavalcare l'onda.

In sole 24 ore sono stati 5 milioni le persone che hanno scaricato Telegram! Per Zuck 5 milioni sono spiccioli ma tuttavia, alla prima uscita pubblica al Gsm di Barcellona ha colto subito l'occasione per ribadire che avrebbe lasciato Whatsup indipendente. Nel mentre Durov su Twitter e sul suo sito ricordava: «Telegram non è pensato per produrre profitti, non venderà mai pubblicità e non accetterà mai investimenti esterni. Non è in vendita. Non stiamo costruendo un database ma un programma di messaggistica per le persone». In realtà di Telegram piace la protezione della privacy. Il servizio consente di effettuare chat segrete tra due persone, usando una crittografia. I messaggi non vengono conservati sul server, ma rimangono sugli smartphone degli utenti. Come chioserebbe Cory Doctorow, finalmente piace l'anonimato.
Anonimato Spa

L'autore di «Little Brother» e militante per i diritti digitali aveva previsto che il Grande Fratello avrebbe generato conseguenze. L'affare Prism, il sistema usato dalla Nsa per raccogliere dati sui cittadini americani e internazionali senza mandato della magistratura, intercettando messaggi di posta elettronica, chat, video, fotografie ha prodotto come prima conseguenza tangibile una nuova generazione di prodotti anti-intercettazioni. Con 49 dollari su internet chiunque può portarsi a casa Safeplug, una scatola che una volta collegata al router, agisce come un proxy e costringe tutto il traffico internet dell'utente a passare sul network Tor.

A Barcellona, uno dei protagonisti è stato Blackphone, battezzato il primo smartphone anti-Nsa. Per 455.00 € circa si ha la possibilità di di navigare online e comunicare in maniera sicura. Per dieci dollari al mese la startup Wireover installa sul tuo computer una app, che permette lo scambio e il trasferimento illimitato di immagini, video, audio, documenti sensibili, e file di grandi dimensioni, da un computer all'altro, senza che nessuno, all'infuori del mittente e destinatario, possano accedere ai contenuti. I venture capital sono certi che a breve l'azienda troverà nuovi investitori.

Un'altra startup fondata da un ex di Google ha un nome che è tutto un programma: Disconnect si inserisce all'interno di un ricco filone di programmi amici della privacy che bloccano le pubblicità, cancellano i cookies e permettono di surfare senza essere rilevati. Ma a differenza degli altri servizi, questo promette di rivelarti in tempo reale chi e come sta prendendo informazione da noi. Non mancano naturalmente gli eccessi. Come ad esempio lo smartphone che si autodistrugge. Un gadget da 007, destinato a un pubblico speciale e specializzato che però ha già un nome: si chiama Boeing Black, ci sta lavorando il colosso aerospaziale Boeing che ha deciso di presentarlo all'Fcc.

Più incline alla paranoia è invece l'Anulador Celular prodotto dalla brasiliana Polar. Tecnicamente è un cooler, cioè un contenitore per tenere in fresco la birra. Al suo interno ha però un dispositivo che blocca le connessioni Gps, Gsm, Wireless 3G e 4G nel raggio di un metro e mezzo. Ufficialmente servirebbe per bloccare la sindrome da distrazione da smartphone quando si è al bar. Ufficiosamente potrebbe essere anche usato per rendersi non tracciabili. Paronia a parte, il proliferare di queste soluzioni dimostra però solo che il business c'è. Quello che sta accadendo più che un sintomo di una maggiore consapevolezza dell'importanza dei propri dati personali è il riflesso dell'ingresso sul mercato di una serie di prodotti che utilizzano la crittografia destinati all'utente medio.

Come aveva previsto Eric Schmidt, presidente di Google: contro la sorveglianza di massa da parte dei Governi, serve che anche la crittografia diventi di massa. Più della Nsa però chi dovrebbe essere preoccupato sono le aziende che su internet e sui nostri dati ci campano. Se in rete smettiamo di essere l'espressione tracciabile delle nostre abitudini di consumo diventiamo meno interessanti per gli sponsor che vogliono vendere prodotti. Se per meglio dire, usciamo dal radar, social network e motori di ricerca saranno meno attraenti per la pubblicità. In realtà questa ondata emotiva post-datagate è ben lungi dall'impensierire i giganti del web. Se è vero che la privacy su internet non può più essere concepita come diritto di stare da soli, è altrettanto certo che il «public by default», il pubblico come nuova norma sociale di Mark Zuckerberg non ha culturalmente vinto.
Come spiega bene Antonio Casilli, professore associato di Digital Humanities presso il Paris Institute of Technology (Paris Tech), nel suo saggio «Against the Hypothesis of the End of Privacy», il diritto alla riservatezza è ormai un bene negoziabile. Una scambio sempre più consapevole tra chi detiene i diritti (gli utenti) e chi possiede le piattaforme online. Cessione di dati contro servizi. Il prezzo lo decide il mercato. Anzi, lo ha deciso una startup.

Datacup con sede a New York City offre 8 dollari al mese (70.00 € annui) per avere pieno accesso ai dati generati dagli utenti sui propri account social e dalle transazioni online. Sono già 1.500 le persone che hanno scelto di renderli trasparenti come concorrenti del Grande Fratello. Il servizio di compra-vendita sarà aperto a tutti. Nessun inserzionista e nessuna azienda però, almeno per il momento, si è fatta avanti. Il prezzo forse non è quello giusto.

08/03/14

Cerchi un bagno pubblico? C'è Airpnp, l'applicazione per trovarlo

Avete sognato quel weekend, quella vacanza, quella giornata libera per andare in giro, ma nel bel mezzo del vostro libero andare, avete l'impellente necessità di fare pipì: ma dove? Cari turisti, il vostro smartphone può indicarvi una toilette.
Airpnp è un'app che permette ai privati di mettere a disposizione il bagno di casa agli sconosciuti che hanno bisogno di una toilette. Il suo nome si ispira ad AirBnB, un servizio - con già 10 milioni di utenti in tutto il mondo - che consente di affittare camere ai viaggiatori. Airpnp si basa sullo stesso principio: quando "scappa" si fanno scorrere gli annunci sui wc disponibili nella zona, ci si prenota, ci si "libera" e si paga (si va dai 3 dollari per un bagno normale ai 10 per una toilette da VIP).

Il servizio è stato lanciato per la prima volta questa settimana a New Orleans, il giorno del martedì grasso. Questa ricorrenza attira ogni anno migliaia di visitatori, e trovare un bagno pubblico libero (e decente) è un'utopia. Molti - per necessità o maleducazione - si rassegnano a urinare per strada, ma nella città è un reato, punibile con un giorno di carcere. Nel solo giorno del "lancio", Airpnp sarebbe stata utilizzata, secondo il sito della BBC, da circa 2 mila persone. Al momento, però, sembra impossibile scaricarla dall'Apple Store o da Google Play, e occorre passare attraverso il sito, o dalla pagina Facebook, dove i creatori vantano già una diffusione internazionale di offerte di "tazze", in Canada, USA, Europa, Australia e - sembra - persino Iran. Dietro all'originale servizio ci sarebbe lo zampino dell'imprenditore americano Travis Laurendine, premiato dalla Casa Bianca per il suo impegno nel "civil hacking": una sorta di "smanettone" che mette la tecnologia a servizio del bene comune.

24/02/14

Il più amato dagli italiani | Google per avere notizie i social network per informarsi!

Il più amato dagli italiani: Google per avere notizie, mentre i social network per informarsi! Ecco come hanno cambiato le proprie preferenze gli italiani: la maggior parte preferisce Google il motore di ricerca per eccellenza per avere le notizie di proprio interesse, mentre i social network per rimanere informati su tutto e...tutti!

Dunque il sito preferito dagli italiani è Google. Per entrare in possesso di qualunque genere di notizie gli italiani che navigano su internet si rivolgono più a un motore di ricerca come Google che ai siti dei quotidiani online, altresi il social network sale in classifica degli indirizzi più visitati per avere informazioni, classificandosi al quinto posto.
Google il più amato dagli italiani

Tutto ciò emerge dall'indagine conoscitiva sul settore dei servizi internet e sulla pubblicità on line presentata ultimamente dall'Autorità per le comunicazioni. In particolare Google rappresenta in Italia il sito più utilizzato per informarsi (21,5% degli utenti web), invece Facebook si piazza al quinto posto con il 7,1%. Al secondo posto figura il sito di Repubblica al 17,3%, a ruota seguono quello del Corriere della Sera con il 9,5% degli utenti e l'Ansa con l'8,9%.

Per quanto riguarda le varie forme di informazione in rete, l'indagine di mercato svolta da SWG per conto dell'Autorità ha evidenziato che: l'informazione tradizionale (quotidiani online soprattutto) riveste un ruolo prioritario con una penetrazione del 28% della popolazione; la penetrazione degli aggregatori è ben al di sopra del 10% (maggiore per i blog e più marginale per le nuove testate online); una rilevante percentuale di utenti utilizza il search anche per informarsi sull'attualità nazionale e/o locale (in Italia pari al 12,4% della popolazione e al 21,6% degli utenti che navigano).

23/02/14

WhatsApp attacco hacker? Quattro ore di blocco in tutto il mondo

"Abbiamo un problema ai server" WhatsApp e' fermo. Il servizio di messaggistica istantanea appena comprato da David Zuckenberg per 19 miliardi di dollari non ha permesso di inviare o ricevere messaggi per quattro ore, attacco hacker? Le lamentele si sono riversate su Twitter e Facebook. 


WhatsApp ha confermato il disservizio e assicurato che sta cercando di risolvere il problema. Una partenza non felice dopo l'operazione che ha visto l'app creata da Brian Acton e Jan Koum comprata per 19 miliardi di dollari, una cifra mai pagata prima.

E la rete è andata nel panico. Persa tra spiegazioni più o meno plausibili. Soprattutto su Twitter il malcontento degli utenti ha dilagato. L'hashtag #whatsappdown è stato primo nei trending topic di tutto il mondo, ed è stato sommerso dai tweet.
C'e' chi ipotizza un attacco hacker. er oltre 4 ore e mezza l'app per smartphone partiva, ma non riusciva a connettersi. Non è la prima volta che accade un sovraccarico del sistema, specie nei fine settimana, quando il traffico è più intenso. Anche un sovraccarico dei server sarebbe comunque da ricollegare a un attacco esterno. Con i suoi 450 milioni di utenti attivi ogni mese, 320 milioni al giorno e un milione di nuovi iscritti ogni 24 ore, Whatsapp è instant messaging più potente del globo. Ma l'operazione di Zuckerberg ha creato una diffidenza globale.

WhatsApp e' il servizio di messaggistica istantanea piu' popolare del mondo, con 450 milioni di utenti, di cui il 70 per cento attivi ogni giorno.

19/02/14

Condivido ma non leggo | Twitter o Facebook...Aspettate un attimo!

Condivido ma non leggo: Twitter...Aspettate un attimo! Siete li per li per cliccare sulla F di Facebook oppure sull’uccellino di Twitter qui a lato o magari di sopra? Aspettate un attimo! Volgete lontano lo sguardo dal monitor, prendete un bel respiro profondo e almeno questavolta, provate a leggere tutto il post o l'articolo che dir si voglia, prima di condividere. Siamo sinceri, è inutile negarlo: siamo tutti colpevoli.

“Abbiamo scoperto che non ci sono correlazioni tra le condivisioni sociali di un articolo e i contenuti realmente letti dalle persone”. Parola di Tony Haile, Ceo di Chartbeart, società specializzata nella misurazione real-time del traffico dei siti web: alla luce di questa scoperta, secondo Haile, è necessario che i grandi gruppi editoriali rivedano la propria strategia di promozione dei contenuti e di marketing verso gli inserzionisti.
Condividere su Twitter o Facebook

In ogni caso, come si diceva all’inizio, siamo tutti colpevoli. Alzi la mano chi non ha mai rilanciato una storia sui social network senza averla letta ( non Enrico!) prima fino in fondo. Lo ha ammesso perfino Taylor Lorenz, social media manager per il Daily Mail: “Ogni giorno, per lavoro, condivido centinaia di articoli. E sì, non leggo buona parte di essi. Penso che chiunque dica di aver letto e ponderato ogni articolo prima di condividerlo stia in realtà mentendo”.

Un altro studio di Upworthy è arrivato più o meno alla stessa conclusione, in maniera più quantitativa: il grafico delle condivisioni di un articolo in funzione dei minuti passati sulla pagina segue un andamento a S rovesciata. Chi ha appena intravisto il contenuto è più portato a condividerlo rispetto a chi ne ha letto più o meno la metà (fortunatamente poi il trend cresce: anche chi legge tutta la storia alla fine la condivide).
Cosa ci dice tutto questo? Che probabilmente, anziché le visualizzazioni di pagina o gli utenti unici dovrebbero analizzare meglio i minuti di attenzione, la quantità totale di tempo che gli utenti trascorrono attivamente sul sito. Ho finito. Adesso siete liberi di... condividere.

11/02/14

Rimini | Soprannome e umiliazione difficili da digerire 15enne lascia la scuola e torna nella sua Sicilia

Si era trasferito da poco a Rimini dalla Sicilia: l'accoglienza non solo non era stata delle migliori nell'istituto superiore che frequentava, ma presto la "convivenza" con i coetanei era diventata difficile anche online. E’ accaduto nella città romagnola ad un ragazzo siciliano di 15 anni. Per tutti era diventato ‘il sorcio’. Nessuno lo chiamava più per nome, da quando i compagni di scuola avevano invaso Facebook con quel crudele soprannome che richiamava i suoi denti sporgenti. Contro quel mondo virtuale che gli aveva cambiato identità, il 15enne non poteva fare nulla, se non gettare la spugna. Così ha lasciato la scuola a Rimini dove frequentava la prima liceo ed è tornato nella sua Sicilia, riacquistando la sua vita. Se ne sono andati tutti, anche la famiglia, ma prima di lasciare il ‘civile Nord’, hanno sporto denuncia contro i giovani bulli. Quattro coetanei della vittima che adesso chinando il capo chiedono scusa di una crudeltà che è tutta dei 15 anni. I ragazzini, difesi dagli avvocati Luigi Renni e Piero Venturi, sono stati interrogati dalle forze dell’ordine, alla presenza di genitori, dicono, stavolta poco inclini a giustificarli. «Ci dispiace moltissimo — hanno confessato tra le lacrime — non abbiamo capito la gravità di quello che stavamo facendo, e gli chiediamo scusa». Non si erano resi conto, hanno ammesso, che con quel ‘click’ avrebbero messo in moto tanta sofferenza. Eppure, hanno raccontato mortificati, erano stati gli unici a cercare di coinvolgere quel ragazzino appena arrivato in Romagna dalla lontana Sicilia. Un giovane riservato che non legava con nessuno. Solitario per scelta o per forza, non era comunque riuscito a farsi degli amici. Ci avevano provato loro, usando il linguaggio della loro generazione: Facebook. Lui ha cercato per mesi di non vedersi diverso dagli altri, di convincersi che i suoi denti erano simili a milioni di altri, ma sapeva che era una battaglia persa in partenza. Nessuno più a scuola lo chiamava con il suo vero nome. «Il sorcio è partito», «il sorcio è appena tornato» scrivevano sul web. E lui era diventato una figura distorta che aveva finito col manifestarsi anche nel suo specchio. Da sempre nelle aule di scuola i soprannomi si sono affibbiati, e qualche volta anche quelli che facevano male. Si faceva finta di niente, si sprecavano i lacrimoni e speravi che passasse. E il peggio prima o poi passava. Anche se c’è gente che a 50 anni non l’ha ancora digerita del tutto. Purtroppo al giorno d’oggi diventa impossibile farlo per un 15enne che se lo trova scolpito ogni momento nell’unico universo che adesso conta se vuoi contare, quello di Facebook. Ha capito che non ce l’avrebbe fatta, troppa sofferenza, nessuna difesa. E ha deciso di scappare via. I genitori hanno capito, ma prima di fare le valigie hanno voluto ‘vendicare’ la sua umiliazione, e hanno denunciato i persecutori. Che persecutori non sono, perché non hanno nemmeno capito perchè sono finiti davanti al Tribunale dei minori. Quello, hanno detto, era un modo per essere amici suoi.

Zuckerberg dona un miliardo di dollari diventando "re" dei filantropi

Mark Zuckerberg primo anche nella filantropia. Nel 2013 risulta essere il primo nella classifica nel sito di The Chronicle of Philantropy, che stila la classifica dei filantropi americani.


I principali 50 donatori americani hanno devoluto in opere di bene, lo scorso anno, un totale di 7,7 miliardi di dollari, il 4,4 per cento in più rispetto al 2012, rende noto The Chronicle of Philantropy, il sito che stila la classifica. Filantropo americano numero uno risulta Mark Zuckerberg: nel 2013 il 28enne fondatore di Facebook ha donato, insieme alla moglie di 29 anni, Priscilla Chan, 18 milioni di azioni della sua compagnia, per un valore di quasi un miliardo di dollari, alla Silicon Valley Community Foundation, un'organizzazione che si occupa di redistribuire finanziamenti ad altre realta' no-profit.

Mark Zuckerberg

Secondo classificato, il pioniere della tecnica del 'fracking' per l'estrazione del gas di scisto, George Mitchell, morto lo scorso luglio a 94 anni, con 750 milioni di dollari devoluti a progetti per lo sviluppo di fonti di energia pulita, sostenibilità del processo di estrazione del gas naturale e altri programmi ambientali. Zuckerberg è anche il donatore più giovane: l'età media dei maggiori benefattori americani è 72 anni. Bill e Melinda Gates e Warrent Buffett, fra i primi miliardari americani a impegnarsi in opere di filantropia, non compaiono nella classifica che registra solo i nuovi impegni per donazioni effettuati nel corso di un anno. La maggior parte delle donazioni provengono da New York e dalla California. A rendere conto dell'aumento delle donazioni, ipotizza The Chronicle, il boom della borsa lo scorso anno ma anche l'avvio di un meccanismo di trasferimento di ricchezza inter generazionale destinato a consolidarsi.                                                                          fonte (Adnkronos)

25/01/14

Scontro Blasi-Ferrari: a colpi di ritocchi

Paola Ferrari contro Ilary Blasi: «Io naturale, tu rifatta». Guerra «da Iene» tra le conduttrici a seguito di uno scherzo del programma Tv.


A colpi di prove di «stucco in faccia». La vendetta non è poi più tanto un piatto che viene servito freddo. Paola Ferrari «aggredisce» Ilary Blasi appena dopo lo scherzo dell'incursione di un inviato «twerkatore» delle Iene addosso a lei. «Io sono tutta naturale, a differenza tua», le manda a dire da Twitter.
La conduttrice della Domenica sportiva non ha digerito non solo la messa in onda delle Iene del servizio sul «Twerkatore», che l’ha disturbata all’ingresso della sede Rai, ma i commenti fatti da Teo Mammucari e Ilary Blasi a riguardo (la Ferrari è stata definita “Acqua, stucco e sapone”). La conduttrice Rai, infuriata, ha replicato via Twitter scrivendo: «Sarebbe troppo facile rispondere alla Sig.ra Blasi ai suoi insulti e alla sua bassa ironia. Troppo facile. Ma veramente troppo».

E poi però ha allegato una foto personale con la seguente didascalia: «Eccola la donna con lo stucco in faccia. E qui a differenza di altri casi è tutto naturale». Ogni riferimento al seno della Blasi non era puramente casuale. I telespettatori del programma tv "Le Iene"sono rimasti sconcertati  dalle dichiarazioni rilasciate dai responsabili di Rai Sport all'ANSA, nelle quali si affermava di una brutale aggressione fisica avvenuta a nome de Il Twerkatore nei confronti di Paola Ferrari. Nei giorni scorsi, il vicedirettore Maurizio Losa, ha spiegato: "La giornalista è stata spinta da dietro da un attore, definito twerkatore, che aveva in testa una parrucca bionda. L'ha schiacciata verso le porte di ingresso della sede Rai all'angolo con Corso Sempione... Paola Ferrari è riuscita a stento a divincolarsi, pensando fosse un tentativo di aggressione visto che questo personaggio la strusciava da dietro e, una volta entrata nel palazzo, è svenuta rimanendo sotto choc per diverse ore". Un atteggiamento abbastanza esagerato e persino inconsueto per le scorribande del Twerkatore a cui Le Iene ci hanno abituati negli scorsi mesi...
Il comunicato dell'ANSA continua: "Una volta ripresasi, la conduttrice ha chiamato la polizia e ha fatto sapere che non sporgerà querela. Losa ha espresso a nome della redazione sportiva e del programma solidarietà alla collega: ''Condanniamo con fermezza quanto accaduto per il cattivo gusto e la gravità di un presunto scherzo e pretendiamo che almeno ci siano subito le scuse"". Sulla pagina Facebook de Le Iene, è stato pubblicato il video di questa aggressione che... aggressione in realtà non è. Paola Ferrari, anche questa volta, ha esagerato inutilmente.
Ha poi allegato una fotografia su twitter e ha dato la sua stoccata: «Eccola la donna con lo stucco in faccia. E qui a differenza di altri casi è tutto naturale». Ilary intanto tace (per ora), forse convinta che l'indifferenza sia la migliore arma.

Facebook | Una "malattia infettiva" da cui presto guariremo!

Facebook! Una "malattia infettiva" da cui presto guariremo. Ormai siamo dinanzi all'inevitabile: presto o tardi tutti, dai più ligi ai più restii, si piegano e offrono la propria dipendenza ai social network, come fossimo quasi inevitabilmente infettati da una malattia contagiosa! Ma come per ogni infezione si trova l'antitodo da contrapporre, anche per questa pare che ci sia una speranza: due dottorandi dell'Università di Princeton hanno interpretato sul serio questa metafora, cercando di verificare se la diffusione di Facebook e soci...al, possano ritenersi un'epidemia.

Per eseguire la loro ricerca, John Cannarella e Joshua Spechler hanno usufruito del cosiddetto modello SIR, uno dei più semplici utilizzati in epidemiologia. Il modello, il più semplice del suo genere, ordina in se le persone in 3 gruppi distinti (dalle cui iniziali deriva il nome): i Suscettibili, che devono ancora ammalarsi; gli Infetti, già ammalati, e i Rimossi, ovvero sia quelli che sono stati guariti dall'infezione. Le proporzioni dei 3 gruppi cambiano con il progredire dell'epidemia. Ad esempio: dato che il fatto di essere infettati dipende dall'incontrare una persona ammalata, il numero di Suscettibili che si trasformano in Infetti nell'unità di tempo sarà proporzionale al prodotto del numero dei Suscettibili per quello degli Infetti.
Facebook e la società

Applicando il modello SIR ai "malati" di social network, Cannarella e Spechler hanno fatto una variazione: mentre in epidemiologia la guarigione avviene in modo spontaneo, i due hanno ritenuto che chi abbandona un social network segua l'esempio di qualcun altro, e hanno modificato di conseguenza le regole, facendo sì che il numero dei Rimossi aumentasse in modo proporzionale al prodotto tra gli Infetti e i Rimossi stessi.
I due ricercatori, non disponendo di dati sull'andamento delle iscrizioni ai social network, li hanno stimati a partire dalle variazioni del numero di ricerche sull'argomento richieste a Google.

Hanno preso come esempio Facebook e MySpace, e hanno verificato che il modello SIR rispecchia le variazioni del numero dei membri di ambedue. La cosa interessante è che il modello prevede anche che Facebook, già in lieve calo di iscritti, entro il 2017 avrà perso l'80% dei suoi utenti, finalmente "guariti".

Dobbiamo dunque attenderci il rapido crollo del più diffuso social network?
Anche se i dati mostrano che Facebook ha scarsa presa sulle nuovissime generazioni, questo tipo di previsione va preso con cautela. C'è chi fa notare che il modello SIR implica sempre e comunque un termine per l'epidemia, e non si applica alle malattie che rimangono endemiche. Sarebbe interessante vedere se esistono modelli epidemiologici più complessi che rispecchino l'andamento dei social network. Ma il risultato ottenuto è comunque promettente, e apre la strada a nuovi metodi di analisi.

22/01/14

La scuola non invita una ragazza disabile alla festa del ballo scolastico. Lei si vendica.

Una ragazza di sedici anni, affetta dalla sindrome di Down, ha scoperto tramite un gruppo sul social network Facebook che la sua scuola ha invitato tutti, tranne i giovani disabili ad una festa del ballo scolastico. Allora Josie, questo il nome della ragazza dalle esigenze particolari, ha pensato bene di realizzare, insieme a sua mamma, un video di “vendetta” che hanno poi pubblicato in rete riscuotendo notevole popolarità.

Nel video la mamma racconta quello che Josie fa e sa fare: <danza in maniera emozionante >> e continua << Visto che nessuno lo fa, sarò io a continuare a ballare con lei..! >> Josie ha 16 anni ed è affetta dalla sindrome di Down, cosa dalla quale non si puo’ guarire, ma le basta un po’ d’affetto per essere serena e felice, affetto di cui ha bisogno qualsiasi persona umana, sia sana che disabile.Non bisognerebbe fare nessuna discriminazione, ed è per questo che la mamma di Josie ha deciso di pubblicare questo commovente video in internet. Ella racconta e fa vedere sua figlia mentre suona la batteria, rivela che nuota in maniera impeccabile e che ha attraversato il fiume Shotover in Nuova Zelanda a soli nove anni. E’ attratta dalle vacanze avventurose, tanto che sua mamma, all’età di 10 anni l’ha portata a visitare i tunnel sotterranei della guerra del Vietnam e, addirittura, è stata la surf giungla del Daintree nel Queensland. Alla conclusione del video la mamma termina il “discorso” dicendo che la 16enne non è stata invitata al ballo scolastico, una cosa che non ritiene per nulla giusta, ma soprattutto insensibile per una ragazza così piena di vita e con tutto l’amore che riesce a dare. La scuola che si è sentita prendere in causa, si è giustificata dichiarando che si trattava di una festa privata e che quindi era una cosa organizzata per una raccolta fondi. Come se i disabili non possano partecipare alle feste private!!
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