Il-Trafiletto
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14/08/14

Facebook fino in fondo

Mark Zuckerberg vuole impadronirsi dei nostri smartphone: dobbiamo lasciarlo fare? Sam Kieldsen fa amicizia con Facebook Home. 

Che cos'è? 
Facebook Home è un insieme di app che essenzialmente prendono il controllo del vostro smartphone o tablet, sostituendo le schermate di partenza e di blocco dello schermo e facendo da trampolino verso tutto quello che ha da offrire il social network. Lo schermo di partenza diventa una lenta rassegna degli aggiornamenti dei vostri amici di Facebook, a cui si può istantaneamente dare un "mi piace" con un colpetto doppio, o commentare rapidamente. I messaggi via Facebook e gli sms sono messi insieme, ed è possibile rispondere senza neppure chiudere l'app aperta in quel momento.

Con quali apparecchi funziona?
Nel momento in cui scriviamo è disponibile solo per pochi telefoni Android (HTC One X, HTC One X+, Samsung Galaxy S III, Samsung Galaxy S4 e Samsung Galaxy Note II), ma con i futuri aggiornamenti passerà anche ad altri dispositivi Android. Il nuovo telefono HTC First avrà Home precaricato.
Facebook Home

Come mai non c'è per l'iPhone?
La natura chiusa dell'iOS della Apple previene il livello di controllo che Facebook Home esercita sui telefoni, facendo di Android, che è open source, l'unica scelta per Mark Zuckerberg & co.

E la mia privacy?
Ecco il problema principale. Invitando Facebook a prendere il controllo del nostro telefonino, sarà al corrente di quello che facciamo. Saprà esattamente quali app apriamo e quando, ma non - afferma Facebook - che cosa ci facciamo: saprà quindi che apriamo il navigatore ma non che itinerario cerchiamo. Ovviamente Facebook potrà raccogliere questi dati e personalizzare le inserzioni pubblicitarie in base alla nostra attività, il che potrebbe bastare a dissuaderci.

Me lo devo installare?
A meno che non passiate la maggior parte del tempo che usate lo smartphone a consultare Facebook, Home non vi cambierà la vita. Disabilita i "widget" della schermata iniziale e raduna tutte le app e i servizi non di Facebook in una cartella nascosta dietro Facebook, costringendoci a uno sforzo in più per raggiungerli. Anche la futura aggiunta delle pubblicità può preoccupare, perchè supponiamo che non saranno molti a volerla vedere proprio nella schermata di apertura.(science)


11/03/14

Il risveglio dell'Anonimato Spa! Zuckerberg ed il suo alter ego Durov.

Il risveglio dell'Anonimato Spa!  Zuckerberg ed il suo alter ego Durov.
Pavel Durov a giusta ragione può definirsi l'alter ego di Mark Zuckerberg. Dal momento in cui Facebook ha acquistato Whatsup il suo servizio di instant messagger Telegram è stato assalito totalmente!

Nella rete si era diffuso il timore che l'app, costata la bellezza di 19 miliardi di dollari, avrebbe assunto l'aspetto di una sorta casa di vetro per investitori pubblicitari e inserzionisti sul modello Facebook. Risultato: un black out di qualche ora che avrebbe poi peggiorato la situazione, generando una mini-diaspora di utenti verso l'applicazione del programmatore di 28 anni originario della Russia che non ha perso l'occasione di cavalcare l'onda.

In sole 24 ore sono stati 5 milioni le persone che hanno scaricato Telegram! Per Zuck 5 milioni sono spiccioli ma tuttavia, alla prima uscita pubblica al Gsm di Barcellona ha colto subito l'occasione per ribadire che avrebbe lasciato Whatsup indipendente. Nel mentre Durov su Twitter e sul suo sito ricordava: «Telegram non è pensato per produrre profitti, non venderà mai pubblicità e non accetterà mai investimenti esterni. Non è in vendita. Non stiamo costruendo un database ma un programma di messaggistica per le persone». In realtà di Telegram piace la protezione della privacy. Il servizio consente di effettuare chat segrete tra due persone, usando una crittografia. I messaggi non vengono conservati sul server, ma rimangono sugli smartphone degli utenti. Come chioserebbe Cory Doctorow, finalmente piace l'anonimato.
Anonimato Spa

L'autore di «Little Brother» e militante per i diritti digitali aveva previsto che il Grande Fratello avrebbe generato conseguenze. L'affare Prism, il sistema usato dalla Nsa per raccogliere dati sui cittadini americani e internazionali senza mandato della magistratura, intercettando messaggi di posta elettronica, chat, video, fotografie ha prodotto come prima conseguenza tangibile una nuova generazione di prodotti anti-intercettazioni. Con 49 dollari su internet chiunque può portarsi a casa Safeplug, una scatola che una volta collegata al router, agisce come un proxy e costringe tutto il traffico internet dell'utente a passare sul network Tor.

A Barcellona, uno dei protagonisti è stato Blackphone, battezzato il primo smartphone anti-Nsa. Per 455.00 € circa si ha la possibilità di di navigare online e comunicare in maniera sicura. Per dieci dollari al mese la startup Wireover installa sul tuo computer una app, che permette lo scambio e il trasferimento illimitato di immagini, video, audio, documenti sensibili, e file di grandi dimensioni, da un computer all'altro, senza che nessuno, all'infuori del mittente e destinatario, possano accedere ai contenuti. I venture capital sono certi che a breve l'azienda troverà nuovi investitori.

Un'altra startup fondata da un ex di Google ha un nome che è tutto un programma: Disconnect si inserisce all'interno di un ricco filone di programmi amici della privacy che bloccano le pubblicità, cancellano i cookies e permettono di surfare senza essere rilevati. Ma a differenza degli altri servizi, questo promette di rivelarti in tempo reale chi e come sta prendendo informazione da noi. Non mancano naturalmente gli eccessi. Come ad esempio lo smartphone che si autodistrugge. Un gadget da 007, destinato a un pubblico speciale e specializzato che però ha già un nome: si chiama Boeing Black, ci sta lavorando il colosso aerospaziale Boeing che ha deciso di presentarlo all'Fcc.

Più incline alla paranoia è invece l'Anulador Celular prodotto dalla brasiliana Polar. Tecnicamente è un cooler, cioè un contenitore per tenere in fresco la birra. Al suo interno ha però un dispositivo che blocca le connessioni Gps, Gsm, Wireless 3G e 4G nel raggio di un metro e mezzo. Ufficialmente servirebbe per bloccare la sindrome da distrazione da smartphone quando si è al bar. Ufficiosamente potrebbe essere anche usato per rendersi non tracciabili. Paronia a parte, il proliferare di queste soluzioni dimostra però solo che il business c'è. Quello che sta accadendo più che un sintomo di una maggiore consapevolezza dell'importanza dei propri dati personali è il riflesso dell'ingresso sul mercato di una serie di prodotti che utilizzano la crittografia destinati all'utente medio.

Come aveva previsto Eric Schmidt, presidente di Google: contro la sorveglianza di massa da parte dei Governi, serve che anche la crittografia diventi di massa. Più della Nsa però chi dovrebbe essere preoccupato sono le aziende che su internet e sui nostri dati ci campano. Se in rete smettiamo di essere l'espressione tracciabile delle nostre abitudini di consumo diventiamo meno interessanti per gli sponsor che vogliono vendere prodotti. Se per meglio dire, usciamo dal radar, social network e motori di ricerca saranno meno attraenti per la pubblicità. In realtà questa ondata emotiva post-datagate è ben lungi dall'impensierire i giganti del web. Se è vero che la privacy su internet non può più essere concepita come diritto di stare da soli, è altrettanto certo che il «public by default», il pubblico come nuova norma sociale di Mark Zuckerberg non ha culturalmente vinto.
Come spiega bene Antonio Casilli, professore associato di Digital Humanities presso il Paris Institute of Technology (Paris Tech), nel suo saggio «Against the Hypothesis of the End of Privacy», il diritto alla riservatezza è ormai un bene negoziabile. Una scambio sempre più consapevole tra chi detiene i diritti (gli utenti) e chi possiede le piattaforme online. Cessione di dati contro servizi. Il prezzo lo decide il mercato. Anzi, lo ha deciso una startup.

Datacup con sede a New York City offre 8 dollari al mese (70.00 € annui) per avere pieno accesso ai dati generati dagli utenti sui propri account social e dalle transazioni online. Sono già 1.500 le persone che hanno scelto di renderli trasparenti come concorrenti del Grande Fratello. Il servizio di compra-vendita sarà aperto a tutti. Nessun inserzionista e nessuna azienda però, almeno per il momento, si è fatta avanti. Il prezzo forse non è quello giusto.

11/02/14

Zuckerberg dona un miliardo di dollari diventando "re" dei filantropi

Mark Zuckerberg primo anche nella filantropia. Nel 2013 risulta essere il primo nella classifica nel sito di The Chronicle of Philantropy, che stila la classifica dei filantropi americani.


I principali 50 donatori americani hanno devoluto in opere di bene, lo scorso anno, un totale di 7,7 miliardi di dollari, il 4,4 per cento in più rispetto al 2012, rende noto The Chronicle of Philantropy, il sito che stila la classifica. Filantropo americano numero uno risulta Mark Zuckerberg: nel 2013 il 28enne fondatore di Facebook ha donato, insieme alla moglie di 29 anni, Priscilla Chan, 18 milioni di azioni della sua compagnia, per un valore di quasi un miliardo di dollari, alla Silicon Valley Community Foundation, un'organizzazione che si occupa di redistribuire finanziamenti ad altre realta' no-profit.

Mark Zuckerberg

Secondo classificato, il pioniere della tecnica del 'fracking' per l'estrazione del gas di scisto, George Mitchell, morto lo scorso luglio a 94 anni, con 750 milioni di dollari devoluti a progetti per lo sviluppo di fonti di energia pulita, sostenibilità del processo di estrazione del gas naturale e altri programmi ambientali. Zuckerberg è anche il donatore più giovane: l'età media dei maggiori benefattori americani è 72 anni. Bill e Melinda Gates e Warrent Buffett, fra i primi miliardari americani a impegnarsi in opere di filantropia, non compaiono nella classifica che registra solo i nuovi impegni per donazioni effettuati nel corso di un anno. La maggior parte delle donazioni provengono da New York e dalla California. A rendere conto dell'aumento delle donazioni, ipotizza The Chronicle, il boom della borsa lo scorso anno ma anche l'avvio di un meccanismo di trasferimento di ricchezza inter generazionale destinato a consolidarsi.                                                                          fonte (Adnkronos)
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