Il-Trafiletto
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11/03/14

Il risveglio dell'Anonimato Spa! Zuckerberg ed il suo alter ego Durov.

Il risveglio dell'Anonimato Spa!  Zuckerberg ed il suo alter ego Durov.
Pavel Durov a giusta ragione può definirsi l'alter ego di Mark Zuckerberg. Dal momento in cui Facebook ha acquistato Whatsup il suo servizio di instant messagger Telegram è stato assalito totalmente!

Nella rete si era diffuso il timore che l'app, costata la bellezza di 19 miliardi di dollari, avrebbe assunto l'aspetto di una sorta casa di vetro per investitori pubblicitari e inserzionisti sul modello Facebook. Risultato: un black out di qualche ora che avrebbe poi peggiorato la situazione, generando una mini-diaspora di utenti verso l'applicazione del programmatore di 28 anni originario della Russia che non ha perso l'occasione di cavalcare l'onda.

In sole 24 ore sono stati 5 milioni le persone che hanno scaricato Telegram! Per Zuck 5 milioni sono spiccioli ma tuttavia, alla prima uscita pubblica al Gsm di Barcellona ha colto subito l'occasione per ribadire che avrebbe lasciato Whatsup indipendente. Nel mentre Durov su Twitter e sul suo sito ricordava: «Telegram non è pensato per produrre profitti, non venderà mai pubblicità e non accetterà mai investimenti esterni. Non è in vendita. Non stiamo costruendo un database ma un programma di messaggistica per le persone». In realtà di Telegram piace la protezione della privacy. Il servizio consente di effettuare chat segrete tra due persone, usando una crittografia. I messaggi non vengono conservati sul server, ma rimangono sugli smartphone degli utenti. Come chioserebbe Cory Doctorow, finalmente piace l'anonimato.
Anonimato Spa

L'autore di «Little Brother» e militante per i diritti digitali aveva previsto che il Grande Fratello avrebbe generato conseguenze. L'affare Prism, il sistema usato dalla Nsa per raccogliere dati sui cittadini americani e internazionali senza mandato della magistratura, intercettando messaggi di posta elettronica, chat, video, fotografie ha prodotto come prima conseguenza tangibile una nuova generazione di prodotti anti-intercettazioni. Con 49 dollari su internet chiunque può portarsi a casa Safeplug, una scatola che una volta collegata al router, agisce come un proxy e costringe tutto il traffico internet dell'utente a passare sul network Tor.

A Barcellona, uno dei protagonisti è stato Blackphone, battezzato il primo smartphone anti-Nsa. Per 455.00 € circa si ha la possibilità di di navigare online e comunicare in maniera sicura. Per dieci dollari al mese la startup Wireover installa sul tuo computer una app, che permette lo scambio e il trasferimento illimitato di immagini, video, audio, documenti sensibili, e file di grandi dimensioni, da un computer all'altro, senza che nessuno, all'infuori del mittente e destinatario, possano accedere ai contenuti. I venture capital sono certi che a breve l'azienda troverà nuovi investitori.

Un'altra startup fondata da un ex di Google ha un nome che è tutto un programma: Disconnect si inserisce all'interno di un ricco filone di programmi amici della privacy che bloccano le pubblicità, cancellano i cookies e permettono di surfare senza essere rilevati. Ma a differenza degli altri servizi, questo promette di rivelarti in tempo reale chi e come sta prendendo informazione da noi. Non mancano naturalmente gli eccessi. Come ad esempio lo smartphone che si autodistrugge. Un gadget da 007, destinato a un pubblico speciale e specializzato che però ha già un nome: si chiama Boeing Black, ci sta lavorando il colosso aerospaziale Boeing che ha deciso di presentarlo all'Fcc.

Più incline alla paranoia è invece l'Anulador Celular prodotto dalla brasiliana Polar. Tecnicamente è un cooler, cioè un contenitore per tenere in fresco la birra. Al suo interno ha però un dispositivo che blocca le connessioni Gps, Gsm, Wireless 3G e 4G nel raggio di un metro e mezzo. Ufficialmente servirebbe per bloccare la sindrome da distrazione da smartphone quando si è al bar. Ufficiosamente potrebbe essere anche usato per rendersi non tracciabili. Paronia a parte, il proliferare di queste soluzioni dimostra però solo che il business c'è. Quello che sta accadendo più che un sintomo di una maggiore consapevolezza dell'importanza dei propri dati personali è il riflesso dell'ingresso sul mercato di una serie di prodotti che utilizzano la crittografia destinati all'utente medio.

Come aveva previsto Eric Schmidt, presidente di Google: contro la sorveglianza di massa da parte dei Governi, serve che anche la crittografia diventi di massa. Più della Nsa però chi dovrebbe essere preoccupato sono le aziende che su internet e sui nostri dati ci campano. Se in rete smettiamo di essere l'espressione tracciabile delle nostre abitudini di consumo diventiamo meno interessanti per gli sponsor che vogliono vendere prodotti. Se per meglio dire, usciamo dal radar, social network e motori di ricerca saranno meno attraenti per la pubblicità. In realtà questa ondata emotiva post-datagate è ben lungi dall'impensierire i giganti del web. Se è vero che la privacy su internet non può più essere concepita come diritto di stare da soli, è altrettanto certo che il «public by default», il pubblico come nuova norma sociale di Mark Zuckerberg non ha culturalmente vinto.
Come spiega bene Antonio Casilli, professore associato di Digital Humanities presso il Paris Institute of Technology (Paris Tech), nel suo saggio «Against the Hypothesis of the End of Privacy», il diritto alla riservatezza è ormai un bene negoziabile. Una scambio sempre più consapevole tra chi detiene i diritti (gli utenti) e chi possiede le piattaforme online. Cessione di dati contro servizi. Il prezzo lo decide il mercato. Anzi, lo ha deciso una startup.

Datacup con sede a New York City offre 8 dollari al mese (70.00 € annui) per avere pieno accesso ai dati generati dagli utenti sui propri account social e dalle transazioni online. Sono già 1.500 le persone che hanno scelto di renderli trasparenti come concorrenti del Grande Fratello. Il servizio di compra-vendita sarà aperto a tutti. Nessun inserzionista e nessuna azienda però, almeno per il momento, si è fatta avanti. Il prezzo forse non è quello giusto.

06/03/14

Oggi i risultati del DNA di Brandon Howard: il figlio segreto di Michael Jackson?

Spunta un figlio segreto di Michael Jackson? L'avvocato della famiglia Jackson, Howard Weitzman,  ha detto: "Non abbiamo mai nemmeno sentito parlare di lui, "quando gli viene chiesto se è vera l'affermazione di Howard. I risultati del test del DNA saranno rivelati oggi in diretta su FilmOn.com alle 12 ora del Pacifico, 08:00 (GMT).   

L'artista, noto come B Howard ha rilasciato una dichiarazione attraverso il suo manager Scott Broomfield: "Ai miei fans, la famiglia e gli amici, nonostante le recenti accuse, non ho autorizzo il test del mio DNA per confrontarlo con quello del compianto Michael Jackson, né ho mai dato la mia autorizzazione per quanto riguarda la pubblicazione della storia. Questa primavera, ho accettato di far parte di un documentario per la TV e mi è stato chiesto di dare un campione del mio DNA. Anche se ho accettato, non mi sarei mai aspettato di essere utilizzato in questo modo. Non ho mai preteso di essere il figlio di Michael Jackson né ho alcuna intenzione di perseguire nessuna causa di riconoscimento" Mr Howard è stato in passato paragonato fisicamente a Michael Jackson, ma la somiglianza non è intenzionale.  Sto perseguendo lo stile di Michael" ha detto Brandon Howard  "Faccio solo ciò che mi viene naturale fare", ha detto "Chi non è mai stato ispirato da Michael o dai fratelli Jackson?' ha aggiunto. "Tanti artisti si sono ispirati a M.J, anche il mio buon amico Ne-Yo, che esordì con la giacca di paillettes. Per me, è più di quello che sto facendo io. ... Sono solo me stesso, sono Brandon ". La sua eredità musicale spazia da sua madre la pop star Miki Howard e sua nonna, Rock and Roll Hall of Famer Josephine Howard. La carriera di B Howard sta guadagnando slancio, e ha lavorato alle sue canzoni con molti artisti che hanno avuto dischi di platino, tra cui pop superstar Akon, un artista che era molto vicino a Michael.



Michael Jackson
Si dice che sia il prodotto di una relazione tra sua madre Miki Howard e Jacko, frutto di una relazione nata al loro primo incontro avvenuto nel 1982, e finito poco prima che Brandon nascesse.
B Howard

Famiglia Mr Howard al centro è raffigurato con la madre, la cantante Miki Howard a destra e Chaka Khan a sinistra

09/01/14

Trovato archivio segreto | Per ricattare i potenti?

Trovato un archivo segreto con dossier su politici imprenditori e alti ufficiali. Si sospetta rapporti con  servizi segreti per mettere in atto una serie di ricatti.

Scoperto l'archivio segreto dei potenti Un archivio con report su politici, imprenditori e alti ufficiali. È il nuovo capitolo dell’inchiesta su Paolo Oliverio, il commercialista con frequentazioni che vanno dalla politica alla malavita, accusato di riciclaggio e finito in carcere a novembre per sequestro di persona insieme a due ufficiali della Finanza e all’ex priore dell'Ordine dei Camilliani. Un arresto avvenuto a margine dell’indagine principale, quando i militari del Gico si sono accorti che Oliverio aveva organizzato il ”sequestro” di due religiosi per continuare a gestire gli appalti dell’ospedale di Casoria. Ma a riservare sorprese sono state le perquisizioni: nel computer del commercialista e in alcune chiavette Usb sono state trovate schede su affari, politici, imprenditori e alti ufficiali. Oltre a un software per intercettare. L’istanza di scarcerazione di Oliverio è stata respinta, il pm Giuseppe Cascini vuole capire come venisse utilizzato quell’archivio. Il sospetto è che Oliverio avesse rapporti con i servizi segreti e mettesse in atto una serie di ricatti. Un business gestito «attraverso rapporti illeciti con politici, uomini delle forze di polizia, banchieri, esponenti politici che sostenevano il modus operandi dell’organizzazione nelle illecite operazioni bancarie con utilizzazione di canali esteri».

I RAPPORTI Da Paolo Berlusconi a Ernesto Diotallevi a Finmeccanica. Le relazioni di Oliverio vanno dalla criminalità alla politica alla finanza. Il commercialista coinvolto nelle inchieste Sme e P3, fino al caso Maruccio (l’ex capogruppo di Italia dei valori alla Regione Lazio che aveva sottratto io fondi) finora è uscito indenne dalle indagini. Il Gico ha verificato i suoi rapporti con Paolo Berlusconi, quelli stretti con Marco Carboni e suo padre, Flavio, il faccendiere che faceva affari con il boss Pippo Calò ed è sotto processo per la P3. Sono decine i nomi dei clienti ”eccellenti” che si rivolgono alla studio Oliverio, c’è anche Marco Squatriti, latitante per due bancarotte milionarie. Dagli atti emerge l’interessamento di Oliverio per le indagini su Finmeccanica, perché il commercialista è socio di Lorenzo Borgogno, l’ex responsabile delle relazioni esterne della holding indagato per corruzione. Poi gli affari con Alessandro Pagano, parlamentare ncd, si legge nell’informativa: «Gli accertamenti hanno confermato i contatti di Oliverio con uomini politici e in particolare con Alessandro Pagano, aventi per oggetto per un verso, la realizzazione di un progetto oncologico tra l’Ismett e l’Ospedale di Casoria, per altro, l’assunzione presso l’ospedale di Casoria della figlia dell’onorevole Pagano, Federica Maria». Quindi Mario Diotallevi, figlio di Ernesto, esponente della banda della Magliana. Ma ci sono anche i rapporti con Giuseppe Ioppolo che, secondo i pm napoletani, gestiva le relazioni tra l’ex senatore Sergio De Gregorio e le forze dell’ordine. Poi il clero: era stato l’ordine dei Camilliani a nominarlo commissario dell’ospedale di Casoria, dove Oliverio gestiva appalti milionari. E gli inquirenti non hanno dubbi: arrivava anche ad Equitalia. Il sospetto è che riuscisse anche a ”controllare” le cartelle.

L’ARCHIVIO All’ombra del riciclaggio dell’ndrangheta calabrese adesso c’è il sospetto di dossieraggio che coinvolgerebbe anche alti ufficiali della Finanza. L’archivio e il software per le intercettazioni, trovati nello studio di piazza di Spagna, sono all’esame dei pm. Il Gico parla di «Forte condizionamento della pubblica amministrazione attraverso ricatti, attività di dossieraggio e finanziamento illecito della politica grazie alla partecipazione nelle attività criminali di esponenti dell’ndrangheta calabrese, della banda della Magliana e di personaggi facenti parte di logge coperte con autorevoli prelati».
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