Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta teatro. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta teatro. Mostra tutti i post

10/10/14

Una rete di intrecci che ha senso solo nei sogni

Restiamo nel mondo del teatro, questa volta con una delle commedie più conosciute, e anche una delle più brevi, del famoso bardo William Shakespeare. Sto parlando ovviamente di Sogno di una notte di mezza estate.

Sogno di una notte di mezza estate è una commedia dalla trama intricata che si snoda nel giorno del solstizio d'estate. C'è il matrimonio tra Teseo e Ippolita, ci sono Lisandro e Demetro innamorati entrambi di Ermia che però ama Lisandro mentre l'amica Elena ama Demetrio. Il padre di Ermia però vole che lei sposi Demetrio. Poi ci sono Oberon il re degli elfi e Titania, regina delle fate, giunti per assistere al matrimonio di Teseo e Ippolita. Insomma una rete di intrecci, amori, matrimoni e filtri magici che non si possono raccontare se non mettendosi a raccontare tutta l'opera, rovinandone così il gusto.

“Non c'è occhio d'uomo che abbia mai sentito, né orecchio che abbia mai veduto, non c'è mano che abbia mai assaggiato, né lingua che abbia mai toccato, e tantomeno cuore che abbia mai raccontato un sogno come il mio.”
(Rocchetto: atto IV, scena I)

William Shakespeare
Trattandosi di un'opera teatrale, come sempre, ci soffermeremo sui temi più che sullo stile con cui è stato scritto. Il tema principale di questa commedia è l'amore, amore che muove le file di tutti i personaggi: amore romantico, amore sbeffeggiato, amore deriso, amore in grado di nascondere le qualità dell'altro. Amore però che non perde mai il suo significato e la sua forza.

“L'amore può dar forma e dignità a cose basse e vili, e senza pregio; ché non per gli occhi Amore guarda il mondo, ma per sua propria rappresentazione, ed è per ciò che l'alato Cupido viene dipinto col volto bendato.”
(Elena: atto I, scena I)

Anche il sogno però la fa da padrone in questa commedia dove niente è come appare, dove l'umanità, la divinità e la magia si mescolando, dove le allegorie e le metamorfosi sembrano trovare un senso solo nel mondo dei sogni.

“Pazzo, amante, poeta: tutti e tre sono composti sol di fantasia.”
(Teseo: atto V, scena I)

Una delle prime opere di Shakespeare, ripresa spesso in altre opere, ma anche in fumetti e film, nonché una delle più rappresentate a teatro. Una delle prime che abbia scritto il famoso bardo che, forse, non aveva ancora raggiunto la sua piena maturazione, ma che sicuramente ha lasciato ai posteri una straordinaria commedia.

Se noi ombre vi siamo dispiaciuti,
immaginate come se veduti
ci aveste in sogno, e come una visione
di fantasia la nostra apparizione.
Se vana e insulsa è stata la vicenda,
gentile pubblico, faremo ammenda;
con la vostra benevola clemenza,
rimedieremo alla nostra insipienza.
E, parola di Puck, spirito onesto,
se per fortuna a noi càpiti questo,
che possiamo sfuggir, indegnamente,
alla lingua forcuta del serpente,
ammenda vi farem senza ritardo,
o tacciatemi pure da bugiardo.
A tutti buonanotte dico intanto,
finito è lo spettacolo e l'incanto.
Signori, addio, batteteci le mani,
e Robin v'assicura che domani
migliorerà della sua parte il canto.
(Puck, Atto V - Scena I)

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet, le citazioni e le informazioni relative all'opera sono state prese dalla Wikipedia)

07/10/14

Un dramma che si trasforma in commedia per rappresentare l'umanità

“Un personaggio, signore, può sempre domandare a un uomo chi è. Perché un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre «qualcuno». Mentre un uomo – non dico lei, adesso – un uomo così in genere, può non essere «nessuno».”

Chissà se qualcuno ha già capito di quale autore parleremo oggi. Vi do un indizio: lo avete sicuramente studiato a scuola, così come l'opera di cui parleremo oggi. Vi serve qualche altro aiuto? Allora, l'autore ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1934 mentre l'opera è considerata la prima opera della trilogia del teatro nel teatro.
Luigi Pirandello

OK ok, vi svelo l'ospite di oggi, lui è Luigi Pirandello e l'opera è Sei personaggi in cerca d'autore. Prima di entrare nel dettaglio dell'opera però, rispolveriamo come sempre la trama, tanto per rinfrescarci le idee.

Ci troviamo in un teatro, dove una compagnia di attori sta provando la commedia “Il giuoco delle parti”. Durante le prove però sei individui irrompono sul palco affermando di essere stati ripudiati dall'autore che li ha creati e chiedono al Capocomico di dare loro l'occasione per mettere in scena il loro dramma.

Trattandosi di un'opera teatrale, non mi soffermerò sul modo in cui è stato scritto il libro, proprio perché sarebbe del tutto inutile, Sei personaggi in cerca d'autore va visto per essere apprezzato, non letto. Mi soffermerò invece sulle tematiche che si nascondo dietro a quest'opera, quelle che a scuola hanno magari cercato di inculcarvi in testa e adesso, forse, stanno inculcando nella testa dei vostri figli.

Cominciamo da quello che lo stesso Pirandello ci dice riguardo alla sua opera in una prefazione del  1925: «Io ho voluto rappresentare sei personaggi che cercano un autore. Il dramma non riesce a rappresentarsi appunto perché manca l’autore che essi cercano; e si rappresenta invece la commedia di questo loro vano tentativo, con tutto quello che essa ha di tragico per il fatto che questi sei personaggi sono stati rifiutati».

Chiaro no? OK, andiamo con calma e sbrogliamo la matassa. Prima di tutto ci sono questi sei personaggi, creati dal loro autore. Personaggi con una loro storia, con le loro caratteristiche, con un loro proprio modo d'agire, ma quando smettono di essere solo personaggi e diventano persone, acquistano cioè una forma... ecco che il loro autore li abbandona!

Questo autore abbandona le proprie creature, lasciandole senza una storia, senza la possibilità di raccontare la loro vita, ecco dunque il loro dramma. Vagando in cerca di qualcuno che possa rappresentare la loro storia si rendono conto che ciò è impossibile, perché gli attori non riescono a racchiudere il vero significato delle degli eventi, dei sentimenti e delle emozioni che invece i personaggi portano con sè. Ancora dramma dunque, quella di una comunicazione impossibile, di un rapporto incompreso, di una solitudine senza possibilità d'uscita.

“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!”

Ecco quindi che Pirandello rompe i normali schemi del teatro e delle struttura delle opere drammatiche, per portare in scena il dramma umano. Un'umanità senza un padre, senza un'origine a cui aggrapparsi perderà la sua stessa identità ritrovandosi così a vagare di teatro in teatro in cerca di qualcuno che possa dare un senso alla sua storia, al dramma di questa perdita, senza tuttavia riuscirci, facendola sprofondare ancora di più nel dramma.

“Il dramma per me è tutto qui, signore: nella coscienza che ho, che ciascuno di noi – veda- si crede uno ma non è vero: è tanti, signore, tanti, secondo tutte le possibilità d'essere che sono in noi: uno con questo, uno con quello, – diversissimi! E con l'illusione, intanto, d'essere sempre uno per tutti e sempre quest'uno che ci crediamo in ogni nostro atto. Non è vero! Non è vero! Ce ne accorgiamo bene, quando in qualcuno dei nostri atti, per un caso sciaguratissimo, restiamo all'improvviso come agganciati e sospesi: ci accorgiamo, voglio dire, di non essere tutti in quell'atto!”

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet, le citazioni e le informazioni riguardanti l'opera sono state prese dalla Wikipedia)

03/10/14

Tra le fila di..."Serata in Musical e non solo".

"TEATRANDO"
- Dai miei occhi di fan: milleuna emozione - 

Ad una settimana di distanza mi ritrovo a rivivere attraverso la scrittura tutte le sensazioni ed emozioni che ho provato nella giornata di venerdì 26 Settembre scorso.
Inizio scrivendo di giornata e non di serata perché questo genere di giorni iniziano ad arrovellarti lo stomaco appena scendi dal letto la mattina, il pensiero già vola alla sera mentre lavi i denti e visualizzi il trucco e parrucco che farai o mentre sorseggi il caffè ed intanto percorri nella mente il tragitto.

Scorri tutta la giornata a gustare ed immaginare il momento tanto atteso, le voci, le canzoni, le movenze. E quel momento arriva, ed ogni volta il tuo IO riserva sempre una sorpresa. Nonostante tu sia sempre la stessa persona le emozioni mutano ogni volta e traggono in inganno le gambe che diventano molli appena parcheggi e scendi dall'auto per dirigerti all'entrata della maestosa cornice scelta per l'occasione: il Castello Procaccini di Chignolo Po a Pavia e già questa si rivela una gradevole scoperta.

Il cuore galoppa e lo stomaco implora di calmarmi mentre calpesto l'erba per cercare un posto a sedere che mi consenta di accompagnare al suono delle incantevoli ugole anche le più fini espressioni dei volti, conosco il loro calibro e valore per questo non voglio perdermi niente ed è con questo stato d'animo che saluto chi mi riconosce e conosce. Gironzolo per imprimere nei ricordi le sensazioni che ancora oggi mi risvegliano la pelle.

La serata si svolge all'aperto, gli artisti Gio Tortorelli e Luca Giacomelli Ferrarini, rispettivamente Frate Lorenzo e Mercuzio a teatro, varcano il vialetto tra la gente e salgono sul palco, a questo punto già il freddo non lo percepisco più e abbandonata alla mia sedia come stessi su di una nuvola mi gusto la grande varietà di musiche e canzoni che ci propongono. Aprono la serata senza tradire le aspettative e ci regalano la loro "Canto" che già di per sé è stupenda ma ascoltata dal vivo è davvero da pelle d'oca, una sorta di ciliegina sulla torta prima ancora della torta.

Tra i due il feeling è superlativo ed è evidente non essere solo un feeling da palcoscenico, grande stima si legge nei loro occhi e grande è il divertimento creato dai loro siparietti.
Il pubblico viene a tratti coinvolto simpaticamente dalla magistrale affabilità e bravura di Gio Tortorelli, a tratti dalla intensa potenza della voce di Luca Giacomelli Ferrarini che ha stupito regalando flebili note accarezzate dolcemente da quell'ugola che di solito spiazza tutti in potenza senza far (apparentemente) la benché minima fatica. La dolcezza tutta incorporata in "Gocce di memoria" di Giorgia ha commosso tanto quanto la dedica di "Gethsemane" al padre continuando per le note di  "Mi sei scoppiata dentro al cuore" di Mina e tante altre del medesimo spessore.

Dal canto suo (quale espressione più adeguata) Gio Tortorelli risponde con "Il vero nemico" dal musical Dracula Opera in Rock, con "l'Isola che non c'è", "you can leave your hat on"  e chi più ne ha più ne metta.  Entrambi, inoltre, hanno saputo deliziarci ancor più con le canzoni dei rispettivi personaggi del musical che li vede attualmente colleghi sulla scena.
L'intera serata è stata una perla nell'ostrica, un banchetto nuziale nel quale una pietanza già di alto livello e gusto viene rimpiazzata da quella successiva destando stupore.

Dopo lo spettacolo gli artisti si sono rivelati disponibili e pazienti verso i loro ammiratori come sempre, anche se per i tempi da rispettare e la troppa gente da accontentare qualcuno, tra cui la sottoscritta, è rimasto a bocca asciutta per quanto riguarda il potersi complimentare di persona con entrambi ma dopo un'iniziale tristezza ho saputo rielaborare la serata e rendermi conto di quanto ci abbiano dedicato e di quanto mi sia gustata. Una serata davvero superlativa e fuori dal comune.
Ho avuto l'opportunità di poter ascoltare dal vivo due voci del genere, se ci penso ancora non mi capacito.

Colgo l'occasione per ringraziare Paola La Rocca e Alessandra Casali per l'impegno nell'organizzare questa serata che inutile dire...è da ripetere!
Ed un grazie speciale a Luca Giacomelli Ferrarini e Gio Tortorelli.

Barbara M.




19/06/14

Teatrando

In punta di piedi dentro al musical passando per lo stage.

Appassionate e appassionati di arte e spettacolo e soprattutto di Musical, se appartenete alla categoria “vorrei ma non posso” come la sottoscritta o se volete provare a gustare un po’ di quel mondo che vi affascina tanto, uno stage è la migliore delle soluzioni.

 

Nelle date del 14 e 15 giugno appena trascorse, ho potuto assistere allo stage "weekend in musical" tenutosi a Bazzano (BO) organizzato da Sara Pasolini presso l'Hotel "La Rocca".
Una due giorni altamente interessante e coinvolgente, con due insegnanti d'eccezione: Cristian Davide Ruiz e Luca Giacomelli Ferrarini. Entrambi impronte indelebili del palcoscenico.

Tra le tante performance di successo, il primo delizierà di nuovo Roma dando vita al suo Pilato in Jesus Christ Superstar, l'altro ha passato l'intero inverno a regalarci la sua versione del folle Mercuzio di Shakespeare, un pass de duex di emozioni e professionalità.

Con loro scopri quanta fatica, lavoro e dedizione ci sia dietro un suono, una frase, un'intenzione, se prima lo immaginavi soltanto, loro ti ci portano dentro e puoi toccare l'astratto per qualche ora: i sensi vengono interamente coinvolti e tutti insieme anche.
Si passa dall'incredulità di ritrovarti come insegnante Luca Giacomelli Ferrarini a pensare che sia la cosa più normale del mondo per quanta affabilità abbia nel portarti nel suo cosmo con estrema semplicità e maestria. Attento a dedicare ad ogni stagista lo stesso tempo, senza tralasciare nessuno tanto da aggiungere ore extra di lavoro nonostante sia sempre zeppo d'impegni.

All'interno di questo stage ho scoperto che esiste un esercizio ben preciso per gridare "ora" o addirittura per gridare e basta, ho visto gente titubante diventare sicura, diventare il personaggio.
I sapienti e mirati consigli di Cristian Ruiz lasciano senza fiato per quanto il "guardarsi dentro" diventi un viaggio introspettivo anche per chi segue soltanto, il suo coinvolgere il pubblico nell'azione pur stando a guardare è qualcosa d'inspiegabile.

Con entrambi gli orologi si scordano delle lancette, si viene catapultati in un universo parallelo dove al risveglio ci si dice..."sì lo faccio anch'io!".
E' un'esperienza che consiglio e da consigliare anche per la simpatica occasione di convivio che offre l'opportunità di allacciare nuove amicizie, approfondire quelle già esistenti che dal virtuale divengono reale. Uno spunto in più per socializzare e la passione che lega tra loro le persone, il Musical!!!

Barbara Munda
 

29/05/14

India | Continua la violenza del "branco". Due ragazzine stuprate e impiccate.

India. E' dal 2012 che si susseguono fenomeni di strupro ad opera del "branco" ai danni di donne, sia indiane che straniere. Questa volta è toccato a due ragazzine di 14 e 15 anni, cugine, appartenenti ai Dalit, i senza casta, stuprate e impiccate ad un albero di mango da un branco di sette uomini. Teatro dell'atroce assassinio è stato il villaggio di Katra, nello stato settentrionale dell'Uttar Pradesh. Le due cuginette erano scomparse di casa martedì sera e la mattina seguente i loro corpi penzolavano ad un albero. Gli abitanti sono insorti contro la polizia, ritenendola colpevole di essersi mossa con estremo ritardo dopo la denuncia di scomparsa presentata dai parenti delle due piccole vittime e per protesta hanno bloccato un'intera strada.. Le forze dell'ordine hanno arrestato uno dei sette responsabili dello stupro e sono sulle tracce degli altri sei, tra i quali sembra ci siano due poliziotti. E' da ben due anni che l'India è teatro di stupri e violenze nei confronti delle donne. Nel dicembre 2012 fu la volta di una studentessa di 23 anni, violentata dal branco in autobus e morta a causa delle ferite riportate, a gennaio una ragazzina di 12 anni è stata bruciata viva dopo essere stata violentata, il mese dopo è stata la volta di una bimba di nove anni ed anche una turista danese ha subito violenze e percosse. (immagine presa dal web)

19/03/14

Perchè si dice "fare fiasco"?

Sarà capitato anche a voi di usare questo modo di dire in specifiche occasioni, o se non altro lo avrete sentito dire. Come al solito anche questo adagio adesso sembra essere caduto in disuso, nel linguaggio di tutti i giorni, anche se sarebbe interessante poterlo riesumare dal letargo in cui è caduto. Ma da quale antefatto trae le proprie origini?
Fare fiasco

Fare fiasco, nasce da un fatto accaduto parecchio tempo fa in un teatro fiorentino, dove un artista famoso ogni sera si esibiva in simpatici monologhi, che condivideva con oggetti a cui si rivolgeva adoperando parole e smorfie divertenti. Una sera però decise di esibirsi in un monologo portandosi come compagno di scena un tipico fiasco da vino; invece di divertire il pubblico però, l’artista lo annoiò così tanto che questo reagì e in cambio iniziò a fischiarlo a più non posso. Da allora è rimasto questo modo di dire “far fiasco”, quando si deludono completamente le aspettative di qualcuno, senza rendersene conto fino al momento dei fischi o delle aspre critiche.

04/02/14

Perché si dice “Fare il portoghese”?

L'espressione “fare il portoghese”, che indica il comportamento di usufruire di un servizio senza pagarlo, è nata da un fatto storico ben preciso accaduto a Roma. All’epoca del re Giovanni V di Bragança, il Portogallo era una nazione vigorosa, ricca e potentissima. Aveva ambasciatori in ogni paese europeo e il più importante si trovava a Roma sotto il governo dei Papi presso la Santa Sede. Nel XVIII secolo, l'ambasciata del Portogallo fu promotrice di numerosi spettacoli e ricevimenti presso il Teatro Argentina, a Roma. Gli appartenenti alla Comunità Portoghese, residenti nella capitale, avevano accesso gratuito agli spettacoli; per loro era sufficiente dichiarare, all'ingresso, la propria nazionalità. Quando si sparse la voce, molti romani (di nazionalità italiana) approfittarono dell'opportunità ed assistettero allo spettacolo dichiarandosi portoghesi. La vicenda è raccontata anche in un libro portoghese, O Barco Pescarejo di José Coutinhas.

21/01/14

Un 2013 all'insegna della povertà culturale|Oltre 5 italiani su 10 non ha letto nemmeno un libro!

Un 2013 all'insegna della povertà culturale: sono più di 5 italiani su 10 che non hanno nemmeno letto un libro!
Il gelo dell'inverno culturale in Italia pare essere sempre più fitto. Di certo il 2013 non sarà annoverato nei ricordi come un'annata positiva in senso lato del termine: troppi i momenti e le situazioni che hanno caratterizzato l'anno scorso che ci hanno impoverito, compreso l'aspetto culturale della popolazione italina. 

Il bilancio si chiude infatti decisamente in rosso: 39 italiani su 100 (il 3,7% in più rispetto al 2012) non hanno partecipato ad alcuna attività culturale nel corso dell'anno. Aumenta la quota di quelli che non leggono nemmeno un libro all'anno: il 57% degli italiani, il 3% in più rispetto al 2012. I dati, presentati oggi da Federculture alla Camera dei deputati, confermano il malessere già evidenziato nelle ultime analisi, a cominciare dal Rapporto Federculture 2013. Insomma, siamo in coda alle classifiche europee: secondo Eurobarometro, il nostro indice di partecipazione culturale nazionale è all'8%, contro una media Ue che raggiunge il 18% (in cima alla classifica la Svezia, dove il 43% dei cittadini prende parte in maniera assidua ad attività culturali).

Gli italiani non leggono
Il calo della domanda di pari passo con quello dell'offerta Se il quadro sotto il profilo della domanda è drammatico, la situazione dal punto di vista dell'offerta non è certamente migliore. Anzi: il calo della domanda va di pari passo con quello dell'offerta. Se si guarda agli ultimi dieci anni, la riduzione dell'impegno pubblico nella cultura è una costante. Le risorse a disposizione del ministero dei Beni culturali in dieci anni hanno perso quasi un miliardo.

Oggi il budget è di un miliardo e mezzo, lo 0,20% del bilancio dello Stato, e per il triennio 2014-2016 si prevede un'ulteriore sforbiciata fino a raggiungere quota 1,4 miliardi (al Mibact, peraltro, è stata trasferita la competenza sul turismo). Sempre sul piano pubblico, in un solo anno - tra il 2010 e il 2011 (ultimi bilanci disponibili) - i Comuni - in difficoltà per la crisi e soggetti ai vincoli del patto di stabilità interno - hanno tagliato dell'11% gli investimenti annuali nelle politiche culturali; dal 2003 sono stati cancellati oltre 500 milioni.

«In tempi di crisi spendere per cultura non è uno spreco», ha sottolineato la presidente della Camera Laura Boldrini, intervenuta alla presentazione del rapporto. Per dare un'idea dell'inadeguatezza degli investimenti pubblici, basta ricordare che il British Museum riceve 85,5 milioni di sterline l'anno, la Tate Gallery 38,7, il Louvre 100 milioni di euro, mentre La Triennale ottiene 2,4 milioni (76% autofinanziati) e il Palaexpo 9 milioni (58% autofinanziati). Meno risorse da sponsorizzazioni private e fondazioni.

E i privati? Anche qui il bilancio è negativo: investimenti in contrazione. Dal 2008 dalle sponsorizzazioni private e dalle erogazioni delle fondazioni bancarie sono arrivate alla cultura, rispettivamente, il 38% e il 40,5% di risorse in meno. Nel 2013 le sponsorizzazioni da parte delle aziende private alla cultura sono state pari a 159 milioni. Sempre meno italiani vanno a teatro o visitano un museo. Il budget diminuisce, a fronte di un'industria culturale e creativa che in Italia produce il 5,4% del Pil, pari a 75,5 miliardi, e dà lavoro a 1,4 milioni di occupati.

Gli italiani spendono poco in cultura: in media il 7,1% per nucleo familiare, contro il 10,6% della Gran Bretagna. Dopo vent'anni di crescita del settore, la spesa pro capite per teatro, cinema, visite a musei e mostre, siti archeologici e monumenti si riduce. Sale dal 36,2% del 2012 al 38,9% del 2013 la percentuale della popolazione con più di sei anni che non ha partecipato a nemmeno un intrattenimento culturale fuori casa. Positivo il commento di Federculture sull'introduzione della detrazione fiscale della spesa per l'acquisto di libri prevista nel decreto "Destinazione Italia".

Il nodo (strategico) della formazione. Le difficoltà sono evidenti anche sul piano formativo. L'Italia, sottolinea ancora Federculture, è al 26esimo posto tra i Paesi della Ue per spesa pubblica nell'istruzione. Introdotto dalla Riforma Gentile del 1923, l'insegnamento della Storia dell'arte è stato per anni una peculiarità italiana. Oggi lo si riduce: viene considerata materia obsoleta, quando in Francia dal 2008 questi insegnamento è stato reso obbligatorio in tutti gli indirizzi educativi, a partire dalla scuola primaria.

Il gap sul digitale.
L'Italia insegue anche sul digitale. In Europa il Paese è ultimo nell'accesso e nell'uso delle risorse digitali. Solo il 3% dei musei italiani ha applicazioni per smartphone e tablet. Solo il 6% ha audioguide o dispositivi digitali per le visite. Il 13% dei musei ha un catalogo accessibile online.

12/01/14

Un caro saluto ad Arnoldo Foà morto 98 anni | Protagonista del teatro del '900

Morto Arnoldo Foà, l'ebreo che si auto-esiliò alle Seychelles. Attore, regista, doppiatore, ma anche scrittore e scultore, lavorò con Welles, Losey, Germi e negli anni del Boom divenne uno dei volti più popolari della televisione. 


Nel 1943 si rifugia a Napoli, in quanto ebreo sfuggito alla persecuzione razziale grazie a nomi falsi, dove diventa capo-annunciatore e scrittore della Radio Alleata PWB: spetta a lui - quasi una vendetta della storia - la comunicazione dell'armistizio con gli alleati, l'8 settembre 1943. Nel 1945, finalmente libero da persecuzioni, riprende con il teatro. Ha attraversato il Novecento da protagonista nel mondo della cultura. Aveva interpretato ruoli di primo piano a teatro, al cinema e nella televisione degli anni del Boom, divenendone uno dei volti più popolari.
 Grande protagonista della cultura del '900, attore di teatro, di cinema, tv, regista e doppiatore, ma anche scultore, pittore e poeta, era nato a Ferrara il 24 gennaio del 1916. Fra pochi giorni avrebbe compiuto 98 anni.
 «Vorrei solo dormire. Addormentarmi per sempre. Come mi sento a quasi 92 anni? Mi sento a pezzi, come mi sentivo da giovane. Niente di nuovo. Riconosco di essere vecchio solo perché me lo ricordano ossessivamente gli altri. Ma non mi lamento. Non ho mai avuto la vocazione all’infelicità». Così parlava Arnoldo Foà a La Stampa qualche anno fa.
Foà è morto nel pomeriggio all'ospedale San Filippo Neri dopo un'improvvisa crisi respiratoria. Lunedì dalle 10 sarà aperta la camera ardente nella sala della Protomoteca in Campidoglio. Tra le 16 e le 17, nella stessa sala, il funerale laico.

Arnoldo Foà
 Con Foà scompare la "voce" del teatro italiano: timbro inconfondibile che ha accompagnato in una vita lunga e avventurosa (basti pensare ai suoi matrimoni e all'esilio volontario alle Seychelles) migliaia di appassionati del palcoscenico e non solo. Fra le prime reazioni, quella del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che parla di "una figura esemplare di artista, di interprete della poesia e del teatro, animato da straordinaria passione civile e capace di trasmettere emozioni e ideali al pubblico più vasto. Desidero - continua il capo dello Stato - rendere omaggio alla sua lunga fatica, al suo forte senso di attaccamento ai valori democratici della nostra Repubblica, e ricordare con animo commosso le molteplici occasioni di incontro e di profonda sintonia che mi hanno legato a lui". Il ministro della Cultura, Massimo Bray, lo ricorda come "protagonista della vita culturale italiana del 900, capace di riassumere in sé molteplici doti artistiche esprimendosi sempre con grande sensibilità". Il sindaco di Roma, Ignazio Marino: "Oggi, con la scomparsa di Arnoldo Foà tutti noi siamo più poveri. Foà ha saputo interpretare la storia contemporanea del nostro paese. Un attore immenso capace di entrare nell'immaginario collettivo di tutti noi. Un uomo coerente, coraggioso e dai grandi valori, che si è schierato a fianco della libertà negli anni più bui della nostra nazione. I suoi personaggi portati in scena in teatro, alla radio e in televisione hanno arricchito culturalmente e divertito generazioni di italiani. Aveva il carisma dei grandi personaggi e l'umiltà dei semplici, a lui l'Italia e Roma saranno sempre riconoscenti".

30/12/13

In diretta Rai il Concerto di Capodanno dal Teatro La Fenice di Venezia

Quattro date per l'esecuzione del Concerto di Capodanno del Teatro La Fenice di Venezia, per non perdere un evento che da undici anni mette in scena il concerto dell'anno. Il concerto prevede quattro date: domenica e lunedì prossimi alle 17, martedì 31 dicembre alle 16 e mercoledì 1 gennaio alle 11.15 in diretta su Rai 1.
Dirige il Concerto di Capodanno del Teatro La Fenice di Venezia, il ventinovenne maestro venezuelano Diego Matheuz. Accanto a lui il soprano Carmen Giannattasio e il tenore americano Lawrence Brownlee, tra i più apprezzati interpreti internazionali del repertorio belcantistico. La prima parte del concerto vedrà l'Orchestra del Teatro La Fenice impegnata nella Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven.
Teatro la Fenice di Venezia
La seconda parte, che vedrà anche la partecipazione dei solisti e del coro, si aprirà con l'Allegro vivace dall'Ouverture del 'Guillaume Tell' di Rossini e con il Valzer brillante di Giuseppe Verdi nella trascrizione orchestrale di Nino Rota per la colonna sonora del Gattopardo di Luchino Visconti. Seguirà 'Casta diva' da Norma di Vincenzo Bellini e 'Una furtiva lagrima' dall''Elisir d'amore' di Gaetano Donizetti, interpretate rispettivamente da Carmen Giannattasio (col coro) e da Lawrence Brownlee. L'orchestra eseguirà quindi la 'Canzone napoletana' op. 63 che Nikolaj Rimskij-Korsakov trasse nel 1907 da 'Funiculì funiculà' di Luigi Denza, seguita da altri due brani solistici: 'Vissi d'arte' da 'Tosca' di Giacomo Puccini e 'Mattinata' di Ruggero Leoncavallo, scritta nel 1904 per Enrico Caruso. Dopo un altro brano orchestrale, l''Intermezzo sinfonico' da Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, Carmen Giannattasio e Lawrence Brownlee si riuniranno nella scena dell'addio nel primo quadro del secondo atto della 'Traviata' di Giuseppe Verdi. La serata si concluderà, come è tradizione dei Concerti di Capodanno della Fenice, con il coro 'Va' pensiero' dal 'Nabucco' e il brindisi dalla 'Traviata'. La seconda parte del concerto del 1° gennaio sarà trasmessa in diretta da Rai 1, Arte, ZDF, WDR, Radio France e da varie emittenti dell'Europa dell'Est, con inserti danzati dall'étoile dell'Opéra di Parigi Eleonora Abbagnato e dai primi ballerini e solisti del Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma (due coreografie di Micha van Hoecke sul 'Valzer brillante' di Verdi e Rota e sull'Intermezzo' da 'Cavalleria rusticana' di Mascagni). Il concerto sarà pubblicato in DVD a cura di ArtHaus Musik (distribuzione internazionale). (Adnkronos)

17/11/13

Quelli di Roma non ce li mollano più | Romeo & Giulietta

Cast: Giulietta ( Giulia Luzi )- Romeo ( Davide Merlini )- Mercuzio ( Luca
Giacomelli Ferrarini) - Benvolio ( Riccardo Maccaferri) - Tebaldo ( Gianluca Merolli )
Lady Montecchi ( Roberta Faccani ) - Lady Capuleti ( Barbara Cola )
Conte  Capuleti ( Vittorio Matteucci ) - Principe di Verona ( Leonardo di Minno) -
La nutrice ( Silvia Querci ) - Fra Lorenzo ( Giò Tortorelli ) - Paride ( Nicolò Noto )
Vincenzo Incenzo ai testi sulle musiche di Gerard Presgurvic
David Zard produttore e Giuliano Peparini regista
immagine - mio collage -


Romeo & Giulietta
Eh sì cari miei, è proprio il caso di dirlo e ridirlo per non stra-dirlo. Il genio, sesto senso, amore per l'arte, fiuto che dir si voglia di Zard ha davvero incantato la città di Roma, sembra quasi abbiano preso in ostaggio l'intero cast. I romani ce la stanno mettendo davvero tutta per non lasciarli andare, 45.000 biglietti venduti in poche settimane, sale piene anche per due volte in un giorno tanto che le date previste per tale città sono state prolungate fino all'Epifania, riducendo noi del nord a consumarci nell'attesa come un poeta d'altri tempi che si strugge per l'amata lontana. Noi, costrette a passare il tempo sulle pagine ufficiali per alleggerire l'impazienza, a morderci i gomiti nel leggere i commenti di chi ha già gustato la magia di questo musical, noi dalla lacrima facile davanti ad uno struggente Vittorio Matteucci che mandiamo e rimandiamo sui vari video, noi che ci accendiamo col caliente Mercuzio e che per una volta siamo disposte a saltare il Natale per arrivare in quattro e quattro-otto all'anno nuovo, noi che in fin dei conti siamo contente di questo meritato successo anche se speravamo che a Milano arrivassero prima ma...ben venga l'attesa perché questa cavalcata improvvisa sull'onda della popolarità se la guadagnano tutta. Ogni minimo particolare è stato curato per "arrivare", per smuovere le coscienze, per appassionare al magico mondo del teatro, non è un musical ma un'opera d'arte. Il cast giovane che attira i giovani a teatro finalmente. Si da spazio a questi invece di recluderli sempre in seconda se non in terza fila e le sorprese non hanno tardato a sbocciare, un Mercuzio interpretato magistralmente, rappresentato e studiato nel pieno della sua eccentricità ammaliante, il belloccio scanzonato e un po' nulla facente di Shakespeare ha preso vita in Luca Giacomelli Ferrarini, un ragazzo che sbalordisce per la sua capacità di entrare nel personaggio, di essere il personaggio, da un momento all'altro. Umile, simpatico, un ragazzo come tanti altri che scherza con gli amici sulla panchina del parco per poi subire quasi una metamorfosi in diretta, sul palco, uomo, deciso, travolgente, profondo e un po' fanfarone, buon amico di sangue di Romeo rappresentato da Davide, rivelazione che arriva dal mondo televisivo come la giovane Giulia con la sua dolce Giulietta. Tra i ballerini molte giovani promesse che già avevamo iniziato a scoprire in tv come Nicolò che fa volare letteralmente in scena Paride e la bravissima ballerina Marta Marino, ce ne sarebbe per tutti dalle luci ai balli alle coreografie ai costumi, tutto studiato maniacalmente per regalare un'atmosfera al di là del magico o del fantastico. In tempi come i nostri nei quali sembra sempre buio in fondo al tunnel, dove tutto intorno a noi sembrava apatico e freddo è arrivato Zard coi suoi artisti, con gli scritti sublimi di Vincenzo Incenzo, con quel Peparini piccoletto ma vulcanico, è arrivato lui, col suo voler dare un'occasione squarciando il buio medievale che ci ha avvolto. Questo musical è vero, è stupefacente, stupefacente perchè ha portato i giovani a teatro, anche se per lo più ragazzine ( e non solo ) per il sensualissimo Mercuzio ma va bene, anzi benissimo se questo porta a correre a leggere Shakespeare, se spinge a chiedersi come funziona dietro il tendone rosso.
Eh sì, c'ha visto proprio bene quel diavolo di Zard !
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.