Il-Trafiletto
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24/04/14

Ingoiare il rospo | Perchè si dice

"Sono stato costretto ad ingoiare il rospo", questa espressione vi sarà sfuggita qualche volta. Immaginatevi la scena: voi a bocca spalancata, che vi calate dentro un rospo per poi ingoiarlo. A qualcuno non fa nè caldo nè freddo (altra espressione particolare), ma a molti di voi susciterà un certo ribrezzo. Del resto a me viene in ogni caso in mente, la novella "Re rospo" e relativo bacio della principessa........
Ingoiare il rospo, questa espressione viene usata per indicare una situazione spiacevole o un’esperienza negativa che devono necessariamente essere vissute, sapendo a priori che saranno sgradevoli. Ma le origini di tale espressione?

Ingoiare il rospo
Il rospo, detto anche bufo, è un anfibio che tipicamente non suscita molta simpatia a causa del suo aspetto e delle secrezioni ghiandolari, in alcuni casi anche allucinogene. Pensare di dover inghiottire un rospo suscita di conseguenza ribrezzo.  In genere il rospo oltre al senso di ribrezzo e repulsione è associato anche a credenze che lo vogliono velenoso (le streghe usavano la bufotenina - una sostanza contenuta nelle secrezioni della pelle del rospo - e forse proprio tali associazioni possono aver dato origine alla locuzione suddetta o ad altre come "brutto come un rospo" o "gonfio come un rospo" mentre Umberto Saba si lamentava: "Come faccio io ad inghiottire, senza nemmeno reagire, rospi velenosi dalla mattina alla sera?" in Lettere famigliari). Lapucci, nel suo "Modi di dire", ipotizza che la locuzione derivi dalla difficile digestione che provoca nella serpe una tale preda ma forse è più probabile ricercarla nell'etimologia della parola rospo. Alcuni studiosi ritengono che il nome sia legato al latino tardo antico ruspare "cercare a fondo", quindi "graffiare, raspare". Il verbo sarebbe un derivato da "ruspus" 'ruvido', ed in italiano vi è ruspo. Il Pianigiani in linea alla voce rospo rimanda a un radicale rusp- esser ruvido. Potrebbe però appartenere a ruspari nel significato di raschiare, sfregare. Nella pronunzia rospo indica una specie di rana nominata dalla pelle ruvida: fig. uomo ritroso e sgarbato. Da quest'ultima precisazione è facile arguire che molto probabilmente l'antico "ruspo" è col tempo diventato definitivamente "rospo". Curiosità, il nome "bufotenina" che fu dato dal chimico austriaco Handovsky deriva da un genere di rospo. Altra curiosità: a Firenze vi è il cosiddetto "vin ruspo", un vino allegro dal colore rosato che si produce sulle colline pratesi (Carmignano). È detto così perché al tempo della mezzadria, il mezzadro ritardava il trasporto alla fattoria dell'ultima tinella di uva e durante la notte, col tacito consenso dei proprietari, "ruspava" (sottraeva) un certo quantitativo di mosto che finiva nella sua cantina. Il vino, già pronto qualche mese dopo la vendemmia e quindi sottratto troppo presto alle vinacce, acquista quel sapore particolare un po' "ruvido" perciò ruspo.

04/02/14

Perché si dice “Fare il portoghese”?

L'espressione “fare il portoghese”, che indica il comportamento di usufruire di un servizio senza pagarlo, è nata da un fatto storico ben preciso accaduto a Roma. All’epoca del re Giovanni V di Bragança, il Portogallo era una nazione vigorosa, ricca e potentissima. Aveva ambasciatori in ogni paese europeo e il più importante si trovava a Roma sotto il governo dei Papi presso la Santa Sede. Nel XVIII secolo, l'ambasciata del Portogallo fu promotrice di numerosi spettacoli e ricevimenti presso il Teatro Argentina, a Roma. Gli appartenenti alla Comunità Portoghese, residenti nella capitale, avevano accesso gratuito agli spettacoli; per loro era sufficiente dichiarare, all'ingresso, la propria nazionalità. Quando si sparse la voce, molti romani (di nazionalità italiana) approfittarono dell'opportunità ed assistettero allo spettacolo dichiarandosi portoghesi. La vicenda è raccontata anche in un libro portoghese, O Barco Pescarejo di José Coutinhas.

01/02/14

Perchè si dice "essere alle porte coi sassi"?

Questo è un modo di dire toscano, tipicamente fiorentino, ma che si usa in tutta la regione. L'ho usato giusto ieri  sera, durante una conversazione familiare. Sulle origini di questo modo di dire vi sono alcune teorie.
Essere alle porte coi sassi, siamo ormai alla fine e che dopo questo non resta nient’altro da fare (un po’ come “essere alla frutta” o “ultima spiaggia”), il tempo stringe, ci siamo quasi.
Questa espressione sembra che derivi dal Medio Evo: quando una città assediata da lungo tempo, arrivava ad esaurire tutte le lance, le frecce, l’olio bollente e quant’altro di utile a respingere gli assalti del nemico, tutti gli abitanti della città, viste anche le perdite subite tra le file dell’esercito, si recavano sopra le porte delle mura per gettare tutto quello che potevano ai soldati nemici che tentavano di entrare. Allora si recuperavano ciottoli dalle strade, mattoni, pietre e tegole dalle case, che non avevano certamente un grande potere offensivo, ma erano comunque l’unica seppur flebile speranza rimasta.
Firenze

Altra teoria è che nella Firenze medioevale, il ritmo delle giornate era allora scandito solo dal rintocco delle campane cittadine, che indicavano col loro suono al tramonto, l'approssimarsi della chiusura delle porte cittadine. Chi era giunto per lavoro in città doveva così affrettarsi per non correre il rischio di rimanere chiuso in città per tutta la notte. Allo stesso modo, chi si stava avvicinando a Firenze, capiva che era il momento di accellerare il passo o il galoppo del proprio cavallo, per non restare chiuso fuori le mura fino all'indomani mattina. I soliti ritardatari - che non mancano mai in ogni epoca - giungendo in vista della città, quando le guardie cominciavano a chiudere i grandi battenti in legno delle antiche porte cosa facevano? Non si scoraggiavano certo; ma prendevano in mano qualche grosso sasso e lo lanciavano verso le porte per segnalare il loro arrivo ed indurre così i custodi ad aspettarli. Da qui il detto secondo una delle due versioni esistenti... L'altra invece (che però è meno accreditata) sostiene invece che le guardie, bloccavano le porte con dei grossi macigni e che le sentinelle avessero l'abitudine di gridare ai ritardatari - sia in entrata che in uscita- : "Correte. Siamo alle porte coi sassi!" per indicare appunto che stavano per essere tolti i macigni che temporaneamente fermavano la chiusura delle porte.

04/01/14

Perchè si dice "essere grebani"?

Luogo grebano
Confesso che ho sentito per la prima volta questa espressione solo qualche anno fa. Mi trovavo in un locale estivo, insieme ad una mia amica e stavamo gustando una fresca e dissetante birra. Essendo un locale all'aperto, era gremito di persone, fra cui alcuni conoscenti, che stavano beatamente scherzando. Uno di questi si rivolse ad un componente della sua compagnia e lo apstrofò così: "Ma sei proprio grebano"!
Grebano? Ne intuii il significato, ma cominciai subito a mettere in moto il mio corpo calloso. Dovevo scoprire l'etimologia della parola e quindi, dell'espressione.
Essere grebani, si riferisce a persone rozze ed ignoranti, terra terra. In verità la parola "grebano" deriva dalo slavo "greben" che significa rupe, cresta di montagna e "grebani" sta ad indicare luoghi impervi. Si dice anche vivere in mezzo ai grebani per indicare qualcuno che vive in un luogo inospitale o vive fuori dal mondo.
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