Il-Trafiletto
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27/10/14

Per fortuna che siamo nella...cacca

A tu per tu con Emma Allen-Vercoe, l'inventrice delle feci artificiali che potrebbero salvarti la vita.


Avete finito di mangiare? Bene, possiamo cominciare.
Probabilmente avrai già sentito dire che impiantare feci di un soggetto sano in uno malato potrebbe guarire la letale infezione gastrointestinale causata dal batterio Clostridium difficile. Ma Emma Allen-Vercoe ed i suoi colleghi della University of Guelph, in Ontario, credono di poter migliorare questa strategia di trapianto "all'ingrosso".

Stanno lavorando sull'adattamento di misture di batteri intestinali per i singoli pazienti. Sfortunatamente, questi batteri sono schizzinosi e non crescono bene in una capsula di Petri, e così il suo team crea feci artificiali.

Qual’ è la speciale ricetta delle feci artificiali? 
Contengono cose come la cellulosa che, non venendo assorbita, rimane nel tratto intestinale fino alla sua porzione distale, il traguardo della digestione. È piuttosto brutta a vedersi. Si tratta di una poltiglia marrone, con grumi di amido ed è abbastanza appiccicosa. Non ha un aspetto o un odore gradevole.

Come si creano poi feci artificiali da questa poltiglia?
Attraverso il Robogut, composto da sei grossi beaker pieni di questa miscela che vengono riscaldati sino a raggiungere la normale temperatura corporea. Poi si aggiungono dei batteri da una piccola quantità di feci umane. Dato che l'ossigeno è veleno per i batteri intestinali anaerobi, ciascun contenitore è sigillato ermeticamente, mentre alcuni sensori ne controllano temperatura ed acidità.

Qual è la parte peggiore del lavorare con feci sintetiche?  
Gli scarti. Per via della regolamentazione, non possiamo semplicemente tirare lo sciacquone. Dobbiamo sterilizzarli cuocendoli a temperature molto elevate e poi buttarli via. Ciò significa che dobbiamo farlo di notte quando non c'è nessuno, perché l'intero edificio inizia ad odorare di feci.

Qual è la cosa più sorprendente che avete appreso dalle vostre ricerche? 
Il fatto che i microbi non sono il nemico. Entro i prossimi 20 anni abbandoneremo l'idea che i patogeni causino la maggior parte delle malattie. Guarderemo a queste come scatenate da un collasso nell'ecosistema microbico, uno squilibrio fra i microbi buoni che vivono già nell'organismo.
La dottoressa Emma Allen-Vercoe

Cosa vi tiene svegli di notte? 
Dato che i governi stanno rendendo molto difficile ottenere la supervisione medica per un trapianto di feci, esiste una sorta di cultura underground in cui le persone ottengono informazioni da Internet e poi procedono ai trapianti, senza alcuna supervisione. Senza una sorveglianza appropriata, potrebbero farsi molto più male che bene. Sono terrorizzata per loro.

12/07/14

Socrate praticava Il digiuno

Medici, pensatori e religiosi, fin dall'antichità hanno individuato nel digiuno uno strumento di prevenzione e guarigione di molte malattie, e un mezzo di elevazione spirituale. E oggi? Pur con qualche parere contrastante, l'interesse per questa pratica igienica e più che mai vivo. Anche se la maggior parte dei medici la ignora del tutto, quasi fosse una tecnica che non ha nulla a che vedere con la medicina. Eppure, in ogni ospedale del mondo prima e dopo ogni operazione chirurgica si fa digiunare il paziente, e per il resto si somministra a ogni ospedalizzato una dieta estremamente parca.

STUDI FAVOREVOLI 
Tra i ricercatori che negli ultimi decenni si sono occupati del digiuno, la grande maggioranza esprime un parere positivo. Anche nell'ambito della psichiatria. Per esempio, il dottor Yuri Nikolayev, direttore del Reparto di digiuno dell'Istituto psichiatrico di Mosca, ha trattato migliaia di pazienti schizofrenici con questo metodo: circa il 70 per cento di essi ha avuto un netto miglioramento, consentendo loro di riprendere una vita normalmente attiva. Anche un altro ricercatore, l'americano Herbert M. Shelton ha seguito decine di migliaia di digiuni, e ne ha riportato i risultati in numerosi libri e articoli: diverse le malattie trattate, con risultati che evidenziano quasi sempre l'efficacia del metodo. In Germania l'autorità indiscussa dello scorso secolo nel campo del digiuno è stato Otto Buchinger, che ha pubblicato vari libri nei quali riporta le sue esperienze: interessante è qui un preciso elenco delle indicazioni elettive e anche delle controindicazioni del digiuno.

La prima domanda a cui cercano di rispondere tutti questi ricercatori è la seguente: con quale meccanismo guarisce il digiuno? La risposta è sempre la stessa: grazie alla disintossicazione. Durante il digiuno il corpo elimina sostanze tossiche. Ogni digiunatore ha infatti sperimentato le nausee e i vomiti nella fase iniziale, e quindi le diarree putride, le urine e le sudorazioni maleodoranti, l'alito cattivo, la lingua ricoperta da una spessa patina biancastra, l'espettorazione di ingenti quantità di muco e catarro, l'aumentata lacrimazione. La scienza moderna ha analizzato queste escrezioni e ha confermato che esse contengono composti chimici di natura tossica, veri e propri veleni, come alcoli superiori, acido solfidrico, ammoniaca, ossidi di azoto, anidride solforosa, indicano, putrescina, cadaverina, neurina, spermidina, e molti altri.

Resta aperta la questione del perché il digiuno favorisca a tal punto la disintossicazione, e anche la domanda da dove provengano queste tossine. A questi interrogativi ha risposto, tra gli altri, ma in modo molto documentato, il medico e ricercatore austriaco Franz Xaver Mayr. Egli indica come durante il digiuno venga meno il lavoro della digestione, che assorbe normalmente un'ingente quantità dell' energia corporea. Quest'ultima viene impiegata non solo nei movimenti del tubo digerente, ma soprattutto nella produzione di ben 10 litri di succhi digestivine nell'arco di ogni giornata. L'energia così risparmiata durante il digiuno viene spontaneamente dirottata dal corpo verso il compito più nobile e più utile, che è quello di ripulire se stesso, di liberarsi delle sostanze dannose che ne pregiudicano la salute.

E l'origine delle tossine? Una buona parte di esse è presente nell'ambiente esterno: nell'aria (scarichi dell'industria e del traffico automobilistico), nelle acque (scarichi industriali e urbani), nei terreni (concimi chimici), nei cibi (conservanti, coloranti, pesticidi), nelle bevande (alcol, caffeina), nel fumo (nicotina), nelle droghe (oppiacei, amfetamine, cocaina), in vari farmaci. Ma una parte non trascurabile delle tossine, e anzi secondo Mayr una parte ragguardevole, può provenire dall'interno del nostro corpo, più precisamente da un intestino malato. Questa autointossicazione intestinale è generata da un rallentamento del transito fecale, che sempre avviene in determinati tratti di un intestino malfunzionante. I ristagni così provocati costituiscono l'ideale terreno di crescita per alcuni batteri patogeni, che innescano la fermentazione dei carboidrati e la putrefazione delle proteine. È proprio da questi due ultimi processi chimici che si liberano tossine, le quali vengono assorbite dall'intestino, passano nel sangue e si diffondono in tutto il corpo. H. M. Shelton ha chiamato tossiemia l'aumento di concentrazione di tossine nel sangue considerandola, come Mayr,la prima causa di molte malattie.

LA CURA DEL RIPOSO
Socrate
Il digiuno è la vera cura del riposo. Data la notevole quantità di energia assorbita durante il processo digestivo, non si può pensare a una vera cura di riposo che non comprenda il riposo dell'apparato digerente, favorito proprio dal digiuno. Ma non solo. Durante il digiuno la persona sente un bisogno istintivo di riposare anche i muscoli e lo spirito: il riposo intestinale diviene così il mezzo per giungere ad un vero riposo totale. Questa verità è stata compresa da molti grandi medici, che hanno visto nel riposo del corpo la premessa fondamentale per innescare il processo di guarigione; e da quasi tutti i fondatori delle religioni, che hanno constatato come nel riposo spirituale lo spirito stesso si attiva nella meditazione sui grandi temi dell'esistenza umana.
 Il digiuno è quindi molto di più di una semplice tecnica medica, ma deve essere considerato un importante mezzo di elevazione fisica e spirituale. Inoltre esso è una disciplina attiva, nel senso che l'attore principale è il soggetto digiunante, e non il medico, come nella maggior parte delle altre discipline sanitarie, nelle quali il paziente è per lo più un oggetto passivo. Con queste premesse si comprende la difficoltà ad assegnare un arido elenco di indicazioni del digiuno, poiché per stabilire le probabilità di guarigione da una determinata malattia, occorre valutare in primo luogo il grado di intossicazione del soggetto, ma soprattutto il suo atteggiamento psichico nei confronti di questa pratica salutare. Il digiuno è stato comunque utilizzato in tutta la storia dell'umanità per curare le malattie più disparate, da disturbi dell'apparato digerente a quelli degli apparati respiratorio e genito-urinario, da molte malattie della pelle a disturbi del sistemo nervoso ed endocrino, da vari disturbi del cuore e della circolazione ad alcune forme cancerose

CURIOSITA STORICHE Socrate, l'entusiasta
Numerosissime sono le testimonianze sui personaggi storici e religiosi che hanno raccomandato il digiuno e lo hanno praticato in prima persona. L'Antico Testamento ci dice che Mosè digiunò 40 giorni sul Monte Sinai, e che Elia e Davide lo praticavano regolarmente. Il Nuovo Testamento riporta il digiuno di 40 giorni di Gesù Cristo nel deserto, e la famosa frase che egli disse ai suoi discepoli che gli avevano portato un epilettico da guarire: «Queste malattie si guariscono solo con la preghiera e il digiuno», In Oriente Buddah e Confucio digiunarono addirittura 60 giorni. Tra gli antichi greci, entusiasti sostenitori di questa pratica c'erano Pitagora, Socrate, Platone, Plutarco, e soprattutto il grande medico Ippocrate. Raccomandavano caldamente il digiuno anche il romano Cornelio CeIso e il famoso medico arabo Avicenna. Dopo oltre un millennio di vuoto storico, il digiuno ricompare nel Rinascimento per combattere la sifilide. Nel diciottesimo e diciannovesimo secolo lo sperimentarono e lo raccomandarono medici ed esperti tedeschi (Sebastian Kneipp), statunitensi (Ellen G. White, Edward Dewey), russi (P. Veniaminov, B.G. spassky),

11/07/14

Salute | Il benessere del nostro corpo passa attraverso l'acqua: quanta e come berla?

L'acqua è uno dei componenti principali del nostro corpo e un apporto insufficiente di acqua crea inevitabilmente problemi più o meno gravi in tutti o quasi i suoi distretti. Ecco alcuni motivi per i quali il nostro organismo necessita di un regolare apporto idrico. 1) Favorisce l'eliminazione delle scorie dell'organismo tramite le urine e la sudorazione corporea. 2) Da un punto di vista estetico dona una certa delicatezza ai tessuti. 3) Alcune parti del nostro corpo hanno bisogno costantemente di essere umidi, come naso, occhi, orecchie, gola. 4) Contribuisce a mantenere costante il liquido sinoviale nelle nostre articolazioni. Ma quanto bisogna bere? Non esiste una quantità precisa e categorica, dipende da diversi fattori come l'attività fisica, la stagionalità, la zona di residenza e via di seguito. Sicuramente non si dovrebbe scendere al di sotto di 1,5 litri da bere nell'arco della giornata, L'attività fisica determina un aumento della temperatura corporea con sudorazione e conseguente eliminazione di liquidi attraverso l'epidermide,come del resto durante il periodo caldo, quando per forza di cose la sudorazione è all'ordine del giorno. Chi vive in montagna ha fisicamente più bisogno di bere acqua, in quanto alle alte quote aumenta la frequenza respiratoria e di conseguenza aumente il vapore acqueo che eliminiamo con l'espirazione, calcolato intorno ai 300-350 ml. giornalieri. Ma cosa bisogna bere, acqua o alri liquidi? Un consiglio è di non bere bibite zuccherate, e perchè aumentano il valore glicemico e perchè diminuendo momentaneamente il senso della fame, si è portati a mangiare poco, per poi avere di nuovo fame dopo qualche ora e tornare di nuovo a mangiare, abituando così il nostro organismo ad una alimentazione, oltre che errata, anche incentrata su cibi spazzatura. Un'attenzione particolare va fatta anche alla temperatura dell'acqua che si beve. Un bicchiere di acqua tiepida al mattino contrasta la stitichezza favorendo l'evacuazione, mentre bere acqua molto gelata durante i pasti può rendere difficile la digestione, quindi è preferibile bere acqua a temperatura ambiente. Bere tantissimo fa bene? Certamente no. Se si eccede nel bere acqua, diciamo intorno ai 4-5 litri al giorno,la digestione rallenta in quanto si va a diluire molto i succhi gastrici, responsabili appunto del processo digestivo. Inoltre un eccessibo bere provoca un aumento del volume del sangue con conseguente aumento della pressione arteriosa.(immagine presa dal web)

24/04/14

Ingoiare il rospo | Perchè si dice

"Sono stato costretto ad ingoiare il rospo", questa espressione vi sarà sfuggita qualche volta. Immaginatevi la scena: voi a bocca spalancata, che vi calate dentro un rospo per poi ingoiarlo. A qualcuno non fa nè caldo nè freddo (altra espressione particolare), ma a molti di voi susciterà un certo ribrezzo. Del resto a me viene in ogni caso in mente, la novella "Re rospo" e relativo bacio della principessa........
Ingoiare il rospo, questa espressione viene usata per indicare una situazione spiacevole o un’esperienza negativa che devono necessariamente essere vissute, sapendo a priori che saranno sgradevoli. Ma le origini di tale espressione?

Ingoiare il rospo
Il rospo, detto anche bufo, è un anfibio che tipicamente non suscita molta simpatia a causa del suo aspetto e delle secrezioni ghiandolari, in alcuni casi anche allucinogene. Pensare di dover inghiottire un rospo suscita di conseguenza ribrezzo.  In genere il rospo oltre al senso di ribrezzo e repulsione è associato anche a credenze che lo vogliono velenoso (le streghe usavano la bufotenina - una sostanza contenuta nelle secrezioni della pelle del rospo - e forse proprio tali associazioni possono aver dato origine alla locuzione suddetta o ad altre come "brutto come un rospo" o "gonfio come un rospo" mentre Umberto Saba si lamentava: "Come faccio io ad inghiottire, senza nemmeno reagire, rospi velenosi dalla mattina alla sera?" in Lettere famigliari). Lapucci, nel suo "Modi di dire", ipotizza che la locuzione derivi dalla difficile digestione che provoca nella serpe una tale preda ma forse è più probabile ricercarla nell'etimologia della parola rospo. Alcuni studiosi ritengono che il nome sia legato al latino tardo antico ruspare "cercare a fondo", quindi "graffiare, raspare". Il verbo sarebbe un derivato da "ruspus" 'ruvido', ed in italiano vi è ruspo. Il Pianigiani in linea alla voce rospo rimanda a un radicale rusp- esser ruvido. Potrebbe però appartenere a ruspari nel significato di raschiare, sfregare. Nella pronunzia rospo indica una specie di rana nominata dalla pelle ruvida: fig. uomo ritroso e sgarbato. Da quest'ultima precisazione è facile arguire che molto probabilmente l'antico "ruspo" è col tempo diventato definitivamente "rospo". Curiosità, il nome "bufotenina" che fu dato dal chimico austriaco Handovsky deriva da un genere di rospo. Altra curiosità: a Firenze vi è il cosiddetto "vin ruspo", un vino allegro dal colore rosato che si produce sulle colline pratesi (Carmignano). È detto così perché al tempo della mezzadria, il mezzadro ritardava il trasporto alla fattoria dell'ultima tinella di uva e durante la notte, col tacito consenso dei proprietari, "ruspava" (sottraeva) un certo quantitativo di mosto che finiva nella sua cantina. Il vino, già pronto qualche mese dopo la vendemmia e quindi sottratto troppo presto alle vinacce, acquista quel sapore particolare un po' "ruvido" perciò ruspo.

20/04/14

Alcalinizzare l'acqua per stare meglio e vivere con sprint | Salute e Bellezza

A tutti noi sarà capitato alemno una volta di sentirci gonfi, avere la pelle secca, che tira o di aver ela sensazione di digerire molto lentamente.  Per stare meglio basta poco, ma non ci pensiamo molto, facendo sì che le cattive abitudini, i vizi e lo stress della nostra vita quitidiana prendano il sopravvento.Il primo fattore comune a moltissime persone è certamente la scarsa idratazione. Bere poca acqua è infatti uno di quei comportamenti negativi che recano sofferenza al nostro organismo. Ne risente la digestione, l’elasticità della pelle, il funzionamento renale e sì, anche l’umore. Allora perchè non alcalinizzare l'acqua? Forse rimarrete un po' stupiti, eppure vi sono dei sani e buoni motivi per farlo. 
Acqua

Bere semplicemente acqua del rubinetto o acqua imbottigliata può farci assumere tossine o metalli pesanti a nostra insaputa. L’acqua non alcalinizzata non contiene la giusta quantità di sali minerali necessari al nostro benessere. Il Ph dell’acqua non alcalinizzata non è abbastanza elevato. Un Ph giusto è compreso tra l’8.5 e il 9.5. Come alcalinizzare l’acqua? Attenzione, è più semplice di quanto si creda, e non occorrono macchinari.
Il primo metodo per alcalinizzare l’acqua è quello di aggiungervi del succo di limone fresco, meglio se bio. Inizia quindi la giornata con un bel bicchierone di acqua leggermente tiepida con mezzo limone spremuto. Basteranno pochi giorni per sentirne i benefici. Io lo faccio tutti i giorni, ognia mattina. Un altro metodo per alcalinizzare l’acqua che non  comporterà troppa fatica è quello di aggiungervi un po’ di bicarbonato per aumentarne il Ph. Lo abbiamo tutti in casa e i suoi utilizzi sono davvero molteplici. Basta sciogliere in un bicchiere d’acqua 1/4 di cucchiaino di bicarbonato al mattino e prima di andare a dormire. Questo sistema  sarà molto utile anche in caso di raffreddori e influenze. Infine sussiste la possibilità di acquistare uno ionizzatore che, attraverso il fenomeno dell’elettrolisi, non solo inverte la carica dell’acqua da positiva in negativa, ma ne aumenta il Ph.

Ma guarda che combinazione!

Per una corretta alimentazione non basta conoscere la qualità di ciò che mangiamo. Occorre fare attenzione agli abbinamenti che, se non vengono rispettati, in alcuni casi corrono il rischio di appesantire lo stomaco, allungando i tempi di digestione e provocando fastidiosi gonfiori

Mangiare in modo bilanciato e vario è la regola numero uno per digerire bene, introdurre tutti i nutrienti necessari all' organismo e non assumere calorie in eccesso. Per raggiungere questi risultati, però, è importante anche sapere come associare al meglio i diversi cibi. Non tutti gli alimenti, infatti, stanno bene insieme. E così, oggi che i pasti sono quasi sempre costituiti da poche portate, è fondamentale conoscere gli abbinamenti che forniscono una quota energetica ottimale senza affaticare la digestione. Ma allora, secondo voi, è meglio optare per una bistecca alla Bismarck o per un . piatto di spaghetti alle vongole? Ed è più opportuno finire il pasto con una fetta di ananas o con un dolce?
immagine presa dal web

• ASSOCIAZIONI NO Proteine + proteine.
Che derivino da carni, formaggi oppure dai legumi fa poca differenza. Le proteine, di qualunque origine siano, dovrebbero rappresentare solo il 12-15% dell'introito calorico giornaliero. Per questo, far seguire a una bistecca una porzione di formaggio, o far precedere un piatto di arrosto da un cocktail di gamberi è proprio sconsigliato. Introdurre nello stesso pasto due porzioni di proteine rischia di rallentare e affaticare i processi digestivi. E inoltre cucinare la carne con formaggio oppure uova, o anche accompagnarla con un piatto di fagioli o di ceci determina un sovraccarico calorico
Proteine + grassi. Altrettanto sconsigliato è sommare carni, formaggi e uova con condimenti particolarmente ricchi di grassi. La conseguenza sarebbe un pasto iper-calorico di difficile digestione e con un apporto di lipidi, presenti anche negli alimenti proteici, troppo elevato. Meglio quindi un uovo sodo al posto di uno al tegamino, come è preferibile una bistecca alla griglia al posto di una fettina al burro. Se proprio si vuole usare qualche condimento, meglio privilegiare i grassi di origine vegetale a quelli animali. In questo modo è possibile contenere l'assunzione di acidi grassi saturi a favore di quelli mono e polinsaturi che hanno effetti più favorevole sul sistema cardiovascolare.

Zuccheri semplici + proteine. Dopo un pasto ricco di grassi e proteine bisogna cercare di limitare l'ingresso di zuccheri. Frutta e dolci, infatti, tendono a fermentare provocando gonfiore addominale e cattiva digestione. È bene sottolineare come in questo caso le conseguenze possono variare molto da un soggetto all'altro, dice Ferrero. Ci sono persone in cui le funzioni digestive non vengono alterate dalla combinazione zuccheri e proteine e in cui i processi di fermentazione non hanno conseguenze particolarmente evidenti. Altre invece non possono proprio permettersi questa combinazione. Un'eccezione va fatta per gli abbinamenti con il miele, che invece può essere associato a tutti gli alimenti, poiché contiene zuccheri semplici, subito digeribili.

• ASSOCIAZIONI SI' Carboidrati + proteine. Un piatto completo? Tagliatelle al ragù, di carne o di pesce. A patto che non si esageri con le porzioni e con i condimenti, naturalmente. L'associazione di carboidrati e proteine è ottima (nonostante il diverso parere dei cultori della "dieta dissociata") dal punto di vista energetico. Ed è anche quella che permette di introdurre tutta la varietà di nutrienti da cui dovrebbe essere composta la nostra alimentazione: aminoacidi, zuccheri, grassi e vitamine. Verdure + proteine. I sali minerali di cui sono ricche le verdure che facilitano l'assorbimento degli amminoacidi da parte dell'intestino.
 Verdure + grassi. Tutti i vegetali sono ricchi di fibre che limitano l'assorbimento dei lipidi e ne facilitano la scissione, e quindi la digeribilità. Così, uova o formaggio con un contorno di zucchine, insalata, pomodori e finocchi vanno benissimo.
Verdure + zuccheri. Lo stesso principio vale anche per l'associazione verdure e zuccheri. Le fibre di cui sono ricchi i vegetali trattengono parte degli zuccheri facendo sì che di questi venga assorbita soltanto una quantità ridotta. Gli zuccheri, inoltre, se si mangiano insieme con altri alimenti, vengono assorbiti meno rapidamente rispetto a quando sono assunti da soli. Il vantaggio di questa combinazione di zuccheri e vegetali è che non si verifica un improvviso aumento della glicemia, quel meccanismo biochimico che è alla base dell'accumulo dei grassi nei tessuti.

RELAZIONI PERICOLOSE Non solo i cibi, tra loro. Anche i farmaci possono interagire con alcuni alimenti determinando effetti non voluti. Ecco cosa eliminare dalla tavola quando si segue una particolare cura.
• Antidepressivi Quando si è in cura con un particolare classe di antidepressivi, i cosiddetti "anti-MAO", bisognerebbe limitare il consumo di formaggi, soprattutto di quelli fermentati e stagionati, di banane, alcolici, fegato, cioccolato, carne e pesce affumicati, e caffè. Il rischio? Che si scatenino crisi di ipertensione.
• Antistaminici Ogni allergico lo sa: quando si prendono antistaminici meglio bere acqua. I'alcol, infatti, provoca una sonnolenza invincibile, perché amplifica l'effetto degli antistaminici.
• Anticoagulanti In questo caso sono le verdure a foglie verdi a dover essere evitate in quanto sono ricche di vitamina K che riduce l'effetto dei farmaci. Le fibre invece possono rendere difficile la regolazione del dosaggio.
• Diuretici Occorre aumentare il consumo di cibi ricchi di potassio, come banane, arance e frutta secca, perché una diuresi frequente aumenta l'eliminazione di questa sostanza provocando spossatezza e senso di affatica mento.
• Antibiotici L'assunzione di latte e derivati riduce riduce l'assorbimento delle tetracicline, uno degli antibiotici più diffusi.

10/04/14

Curare il fegato: ci vengono in aiuto erbe, piante e frutta.

Il fegato è un organo dotato di numerose funzioni indispensabili all’organismo umano, tra cui quella depurativa e quella di immagazzinare riserve per l’organismo. Secerne inoltre, la bile. Le piante benefiche per il fegato sono numerose. Le seguenti sono note a tutti e non richiedono particolare preparazione perché si mangiano normalmente crude o cotte: il CARDO MARIANO: supporta i processi di detossificazione epatica, da assumere come estratto opportunamente titolato; il CARCIOFO: ottimo per migliorare la digestione, le parti che fanno meglio sono le foglie, ma si può assumere anche come tisana; il ROSMARINO: ha un effetto depurativo e protettivo grazie all'attività antiossidante specifica per la cellula epatica; il TARASSACO: amaro ma non troppo, facile da reperire, ha un'attività diuretica, coleretica ed epatoprotettiva; ed ancora l’agretto, l’asparago, la barbabietola rossa, la carota coltivata, il cavolo, il cerfoglio, la cicoria, il crescione, i fagiolini verdi, la melanzana, il ravanello.Tra i frutti preferire: l’arancia, il melone, la susina e l’uva. Si possono prendere anche 2 cucchiai al giorno di succo di lassana. Tutte queste piante sono coleretiche, cioè stimolano la secrezione della bile. Inoltre disintossicano. Ecco alcuni preparati per la cura del fegato da bere tre tazze al giorno, di cui una a digiuno: infuso misto di carciofo e di bosso; lasciare 20g di foglie in infusione per 10 minuti. infuso misto di melissa e tiglio; lasciare 20g di sommità fiorite e foglie di melissa e 10g di fiori di tiglio in un litro d’acqua bollente per 10 minuti. infuso di noce; lasciare 25g di foglie in un litro d’acqua bollente per 10 minuti. decotto misto di ribes nero, carciofo, tarassaco e calendula; bollire 15g di ognuna di queste piante essiccate, in una tazza di acqua per un minuto e lasciare in infusione per 10 minuti. infuso di sambuco; lasciare 50g di fiori in un litro d’acqua bollente, mescolare e filtrare subito. infuso di robinia; lasciare 50g di fiori in un litro d’acqua bollente per 10 minuti. infuso di corbezzolo; lasciare 50g di foglie in un litro d’acqua bollente per 5 minuti.

12/03/14

La verdura tanto amata da Bracciodiferro contro l'obesità.

L’obesità è considerata sicuramente da molti un problema puramente e prettamente estetico, ma in termini di salute si parla di seri rischi. Ecco perché la ricerca sta cercando sempre più di trovare quanto prima una soluzione. E sembra proprio che questa volta i ricercatori abbiano imboccato la strada giusta, riconoscendo nella verdura tanto amata dal famoso Bracciodiferro proprietà adeguate alla risoluzione del problema: gli spinaci. Essi contengono, infatti, un composto naturale chiamato Tilacoidale che pare sia capace di ridurre il desiderio del cibo.
La scoperta è avvenuta durante una ricerca in cui la Prof.ssa Charlotte Erlanson-Albertsson, dell’Università di Lund in Svezia, è riuscita a isolare il composto mentre stava cercando di trovare un modo per diminuire i morsi della fame. La ricercatrice ha scoperto che questo composto rallenta la digestione degli alimenti donando un maggior senso di sazietà prolungato nel tempo. Secondo la studiosa, a livello intestinale viene rilasciato un meccanismo che ha il preciso scopo di non far sentire più la fame. Sarebbe però necessario superare un problema; non è sufficiente mangiare gli spinaci tali e quali come si presentano in natura, ma bisogna prima schiacciarli, filtrarli e centrifugarli in maniera tale da poter liberare i tilacoidi dalle cellule della pianta. Il nostro organismo, infatti, non è in grado di assimilarli direttamente dagli spinaci freschi. In base ai dati acquisiti dalla professoressa Erlanson-Albertsson, i Tilacoidi rallentano la digestione dei grassi. Quando il cibo entra nell’intestino crasso, gli ormoni della sazietà vengono rilasciati e inviati al cervello, il quale ritiene che il corpo sia sazio e non è necessario mangiare ancora. Al contrario degli alimenti elaborati che tendono a utilizzare solo l’intestino superiore, non permettendo all’altro di rilasciare tali ormoni. «Mi piace dire che i nostri intestini sono disoccupati», commenta in una nota Lund la Erlanson-Albertsson. L’unico modo per far lavorare di nuovo l’intestino, secondo la studiosa, era quello di rallentare la digestione dei grassi. La professoressa Erlanson-Albertssonle ha iniziato sue ricerche testando il composto su un gruppo di 15 volontari che assumevano l’estratto al mattino. I risultati furono subito eccellenti: durante il giorno avevano meno fame e un minor desiderio di cibo. Per loro era più facile attenersi ai normali tre pasti al giorno, rispetto al gruppo di controllo. Dai test risultava anche che il gruppo che aveva assunto il Tilacoidale aveva nel sangue livelli molto più alti di ormoni della sazietà, così come valori più stabili di glucosio ematico.

22/11/13

Gnocchi di grieß

Grieß in italiano significa banalmente semolino, ma la differenza nell'usare il termine tedesco sta anche nella ricetta, diversa da quella degli gnocchi di semolino alla romana.
Questa ricetta ha origini austriache, a Trieste è abbastanza comune imbattersi in queste antiche origini sia nel linguaggio, come nelle abitudini ed il paesaggio urbano, ma la ragione per cui passo questa ricetta è un'altra. Ha pochissime calorie ed è un piatto caldo e gustoso che lascia un senso di sazietà per chi vuole mantenersi in linea e chi, come bambini piccoli ed anziani, non dovrebbe affrontare digestioni laboriose. un primo piatto da meno di 150 Kcal per persona.
Non so quanto sono diffuse nel Paese le bustine da 80 g. con la ricetta sul retro, vi riporto quella che è perfetta: gli 80 g. di semolino vanno impastati con 20 g. di burro a temperatura ambiente (interno), un uovo intero e un pizzico di sale (la punta di un cucchiaino).
Ottenuto un impasto omogeneo io consiglio di metterlo un po' in frigo perché si lavorerà meglio quando con due cucchiaini da caffè andremo a formare degli gnocchetti piccoli, proprio quanto un cucchiaino.
A seconda del cucchiaino si ottengono dai 20 ai 24 gnocchetti da cuocere in brodo di dado bollente per dieci minuti, se avete tempo: brodo vegetale. Una volta spento il fuoco si lasciano riposare ancora dieci minuti nel liquido bollente:saranno diventati grossi come cucchiai.Vanno serviti caldi, 5 o 6 per porzione con una spruzzata di parmigiano.
Al nostro saporito e ipocalorico primo piatto completo anche dal punto di vista proteico, possiamo aggiungere una porzione di verdura cotta per completare un pasto perfetto anche da un punto di vista vegetariano.Servire "gnocchi di grieß" appaga anche l'ego esterofilo più esigente: la spruzzata di parmigiano si nota appena.

12/11/13

Acqua e limone: un gesto semplice per star bene, anzi molto bene

Ogni mattina appena alzata, e almeno dieci minuti prima di fare colazione bevo un bel bicchiere d'acqua con sprenuto il succo di mezzo limone. Vi vedo già fare boccacce, il sapore aspro del limone non piace a a tutti, e inoltre molti al mattino non riescono, a quanto dicono, a mettere alcunchè nello stomaco. Abitudine alquanto errata,, al mattino il nostro corpo necessita del carburante necessario per affrontare le fatiche della giornata. Non solo, ma bisognerebbe anche cercare di dare al nostro organismo anche lo sprint giusto per star bene, e tutelarsi da ogni tipo di accumulo di tossine. Come fare? Ma con acqua e limone naturalmente! Su su, tappatevi il naso e mandatela giù, non avrete a pentirvene, ed ecco perchè.
Fra i maggiori effetti positivi troviamo il miglioramento della digestione (il limone è un antibiotico naturale, è un potente alcalinizzante, che può aiutare a compensare eventuali situazioni di acidosi.
Dunque, detto questo non dovete far altro che seguire queste semplicissime istruzioni, e lasciatevi convincere: il gioco vale la candela.
diuresi
Limone

Per dare inizio alla vostra terapia disintossicante e rimineralizzante a base di acqua e limone dovrete seguire alcune indicazioni. Utilizzate acqua di rubinetto a temperatura ambiente o leggermente tiepida. Scegliete sempre limoni freschi, se possibile non trattati. Evitate mi raccomando il succo di limone confezionato, ci vuole molto poco a spremerlo ok?. Spremete mezzo limone in un bicchiere e colmatelo con l'acqua.
E' bene bere l'acqua e limone al mattino, a digiuno. Evitate l'acqua fredda per la preparazione dell'acqua e limone, poiché richiederebbe un maggior dispendio di energia da parte dell'organismo per l'assimilazione della bevanda. Del limone non si spreca nulla, grattugiate la buccia del limone e usatela in cucina, potete conservarla congelandola.
Il succo di limone stimola la produzione della bile da parte del fegato, necessaria nel corso della digestione. I limoni sono ricchi di vitamine e di sali minerali, che aiutano ad espellere le tossine accumulatesi nel tratto digerente. Le proprietà digestive del limone contribuiscono ad alleviare i sintomi della digestione, come bruciore di stomaco e gonfiore. L'American Cancer Society suggerisce di somministrare acqua e limone ai malati di cancro per stimolare i movimenti intestinali.
L'acqua e limone ha un effetto depurativo e diuretico.  Aiuta l'organismo a liberarsi delle tossine, in gran parte poiché questa bevanda stimola la diuresi. Le tossine vengono espulse più rapidamente, garantendo la salute dell'apparato urinario. L'acido citrico presente nel limone contribuisce a massimizzare la funzione degli enzimi che stimolano il fegato e aiutano il corpo a disintossicarsi.
L' contenuto di vitamina C, è utile nel contrastare e nel prevenire l'influenza. Non solo ma la presenza di potassio,  stimola la funzionalità dei nervi e del cervello e aiuta a ridurre la pressione sanguigna. La vitamina C ha effetti antinfiammatori e viene utilizzata come aiuto contro l'asma ed altri sintomi respiratori,  migliora l'assorbimento del ferro da parte dell'organismo. Il ferro è importante affinché il sistema immunitario funzioni in modo corretto. I limoni inoltre riducono la quantità di muco prodotta nel nostro corpo.
L'acido citrico in essi contenuto infatti non crea acidità nel corpo, una volta metabolizzato. Acido citrico e vitamina C contribuiscono a ridurre i livelli di acidità del sangue. Bere acqua e limone regolarmente aiuta ad evitare una situazione di acidosi nell'organismo. Ad esempio, la presenza di acido urico a livello delle articolazioni è una delle cause principali di infiammazione.
La vitamina C e gli antiossidanti contenuti nel limone aiutano a contrastare i danni provocati dai radicali liberi e la formazione delle rughe. La vitamina C è fondamentale per avere una pelle splendente e la sua natura alcalina uccide alcune tipologie di batteri responsabili dell'acne. Essa ringiovanisce la pelle agendo dall'interno dell'organismo. E poi... ci sono altre cinque buone ragioni che troverete nella prossima puntata. A presto.
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