Il-Trafiletto
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06/05/14

Dare un colpo al cerchio e uno alla botte | Perchè si dice

Eccoci di nuovo alle prese con un detto proverbiale della nostra ricca lingua italiana. Di uso molto comune, per fortuna ancora oggi lo si sente ancora sulla bocca di molte persone.
Dare un colpo al cerchio e uno alla botte, così si dice in riferimento a chi per opportunismo non prende mai una posizione netta di fronte a due contendenti e da ragione un po' all'uno e un po' all'altro. Però questo suo significato si discosta dall'origine di suddetto adagio.
Immagine presa dal web

La teoria più plausibile è che nella costruzione delle botti, arrivati al momento di inserire gli anelli che ne terranno ferme le doghe (le assi arcuate della botte), l'operazione si svolge a mano dando dei colpi di martello agli anelli e inevitabilmente anche alla botte  per assestare nella maniera ottimale le assi. Da qui dunque, il modo di dire sta nel sottintendere di fare una cosa che ne comporta essnzialmente anche un'altra di pari importanza.
Pare però che il detto sarebbe: “dare un colpo al ciarchio e uno alle botte”e significherebbe ‘avere una gran fortuna’, ‘azzeccare una cosa difficile’. Era un gioco “di strada”: il ciarchio era un gancio di ferro che doveva essere colpito con un bastone di legno: se si riusciva a colpirlo due volte in aria si raddoppiava il punteggio, magari colpendolo sulle botte, le due borchie rotonde alle due estremità del ciarchio. Altra spiegazione sarebbe quella che l’origine sarebbe popolare e che avrebbe a  che fare con la perizia degli artigiani, cioè con la loro capacità di fare due cose contemporaneamente e di farle bene. Solo in seguito sarebbe diventato proverbiale 

24/04/14

Ingoiare il rospo | Perchè si dice

"Sono stato costretto ad ingoiare il rospo", questa espressione vi sarà sfuggita qualche volta. Immaginatevi la scena: voi a bocca spalancata, che vi calate dentro un rospo per poi ingoiarlo. A qualcuno non fa nè caldo nè freddo (altra espressione particolare), ma a molti di voi susciterà un certo ribrezzo. Del resto a me viene in ogni caso in mente, la novella "Re rospo" e relativo bacio della principessa........
Ingoiare il rospo, questa espressione viene usata per indicare una situazione spiacevole o un’esperienza negativa che devono necessariamente essere vissute, sapendo a priori che saranno sgradevoli. Ma le origini di tale espressione?

Ingoiare il rospo
Il rospo, detto anche bufo, è un anfibio che tipicamente non suscita molta simpatia a causa del suo aspetto e delle secrezioni ghiandolari, in alcuni casi anche allucinogene. Pensare di dover inghiottire un rospo suscita di conseguenza ribrezzo.  In genere il rospo oltre al senso di ribrezzo e repulsione è associato anche a credenze che lo vogliono velenoso (le streghe usavano la bufotenina - una sostanza contenuta nelle secrezioni della pelle del rospo - e forse proprio tali associazioni possono aver dato origine alla locuzione suddetta o ad altre come "brutto come un rospo" o "gonfio come un rospo" mentre Umberto Saba si lamentava: "Come faccio io ad inghiottire, senza nemmeno reagire, rospi velenosi dalla mattina alla sera?" in Lettere famigliari). Lapucci, nel suo "Modi di dire", ipotizza che la locuzione derivi dalla difficile digestione che provoca nella serpe una tale preda ma forse è più probabile ricercarla nell'etimologia della parola rospo. Alcuni studiosi ritengono che il nome sia legato al latino tardo antico ruspare "cercare a fondo", quindi "graffiare, raspare". Il verbo sarebbe un derivato da "ruspus" 'ruvido', ed in italiano vi è ruspo. Il Pianigiani in linea alla voce rospo rimanda a un radicale rusp- esser ruvido. Potrebbe però appartenere a ruspari nel significato di raschiare, sfregare. Nella pronunzia rospo indica una specie di rana nominata dalla pelle ruvida: fig. uomo ritroso e sgarbato. Da quest'ultima precisazione è facile arguire che molto probabilmente l'antico "ruspo" è col tempo diventato definitivamente "rospo". Curiosità, il nome "bufotenina" che fu dato dal chimico austriaco Handovsky deriva da un genere di rospo. Altra curiosità: a Firenze vi è il cosiddetto "vin ruspo", un vino allegro dal colore rosato che si produce sulle colline pratesi (Carmignano). È detto così perché al tempo della mezzadria, il mezzadro ritardava il trasporto alla fattoria dell'ultima tinella di uva e durante la notte, col tacito consenso dei proprietari, "ruspava" (sottraeva) un certo quantitativo di mosto che finiva nella sua cantina. Il vino, già pronto qualche mese dopo la vendemmia e quindi sottratto troppo presto alle vinacce, acquista quel sapore particolare un po' "ruvido" perciò ruspo.

13/04/14

Deus ex machina | Perchè si dice

Se avete anche solo superficialmente fatto un po'di latino o avete avuto modo di parlare con qualcuno che lo ha studiato (talvolta maledicendo la consecutio temporum) di certo all'orecchio vi sarà arrivato il modo di dire Deus ex machina. Grazie al terrore che la mia professoresa di latino e greco incuteva a me e al resto della classe, questa, come altre espressioni latine usate da gente di "mondo", mi si sono fissate saldamente nella memoria.
Deus ex machina

Deus ex machina, letteralmente «il dio dalla macchina», deriva dall'abitudine inaugurata dal teatro tragico greco di utilizzare attori che, opportunamente imbragati, venivano calati dall'alto sulla scena grazie a un sistema di argani e carrucole. Introdotti all'improvviso nel bel mezzo della rappresentazione con grande meraviglia del pubblico, tali attori impersonavano esclusivamente gli dei, che intervenivano in prima persona con proclami e rivelazioni a risolvere le fasi più ingarbugliate dello spettacolo. Gli autori meno raffinati abusavano di questo espediente, capace di sciogliere in un attimo i copioni troppo intricati o le trame prive di sbocchi.
Questa espressione oggi, viene impiegata per indicare colui che in un baleno fornisce la soluzione provvidenziale e insperata di un caso apparentemente insolubile.

11/04/14

Parigi val bene una messa | Perchè si dice

Sui libri di storia l'espressione "Parigi val bene una messa" viene sovente riportata ed è legata ad un episodio ben preciso. E' questa un'espressione entrata poi a far parte dei modi di dire, ma come molti adagi da me descritti adesso caduta in disuso. Vale la pena però, ricordarne l'origine.
Parigi val bene
una messa

Parigi val bene una messa, vale la pena sacrificarsi per ottenere uno scopo alto. Risale alla fine del '500 quando la Francia era devastata da una terribile guerra civile. Il conflitto è conosciuto come la guerra dei “tre Enrichi”: Enrico di Navarra alla guida degli Ugonotti che erano di religione protestante; Enrico di Guisa con la Santa Lega che era cattolica; Enrico III che era il re di Francia. Alla fine della sanguinosa guerra vinse Enrico di Navarra che abiurò il calvinismo per il cattolicesimo pur di conquistare Parigi, nella quale fu incoronato re nel 1594. Si dice che, prima di farsi cattolico, abbia pronunciato appunto la celebre frase “Parigi val bene una messa” perché disposto a rinunciare alla sua religione pur di conquistare il regno di Francia.

04/04/14

Piove sul bagnato | Perchè si dice

Visto che la perturbazione di questi giorni ha portato nuovamente la pioggia, mi sono ricordata di un modo di dire ancora in auge "piove sul bagnato". Certo è che, se la pioggia cade su un terreno bagnato la differenza non si nota. Detto questo, la domanda che ci poniamo è: perchè si usa dire così?
Piove sul bagnato

Piove sul bagnato,  indica che le disgrazie spesso non vengono mai sole o così appare a chi soffre e crede di essere tormentato dalla sfortuna. Questa espressione trae origine da Giovanni Pascoli che nelle sue Prose scrive "Piove sul bagnato: lagrime su sangue, sangue su lagrime". L'espressione in seguito ha avuto molto successo ed è rimasta nella lingua comune. Ma c'è anche una piccola storiella che spiega l'orgine di questo modo di dire. Il paesino di Borgolontano era tormentato da una terribile siccità: dopo molto riflettere, il capo villaggio giunse alla conclusione che non pioveva perché piove sempre sul bagnato e nel paesino tutto era perfettamente asciutto. Diede quindi ordine di bagnare strade e cortili, aspettandosi che questo facesse giungere la tanto invocata pioggia: ma non ci fu niente da fare, la siccità continuò inesorabile per altri due mesi. A Borgoperso, invece, c’era il problema opposto. Da dieci giorni una fitta pioggerellina cadeva senza interruzione, rendendo difficile ogni attività. Infatti, una volta che ha iniziato a piovere, è difficile che smetta, perché sul bagnato piove sempre.

29/03/14

"Alzarsi con il piede sbagliato"


Alla base di questo modo di dire c'è ancora la convinzione che la parte sinistra del corpo e il suo uso (nel caso dei mancini), rappresenti il male. Nel mondo islamico è ancora oggi radicata la convinzione che  sinistra e destra rappresentino rispettivamente il Male e il Bene. Per i Romani, particolarmente superstiziosi, tutto ciò che veniva da sinistra era portatore di disgrazia. Essi infatti stavano molto attenti quando si alzavano, ad appoggiare a terra il piede destro, e, se per caso capitava loro di appoggiare per primo il piede sinistro si aspettavano sfortuna e contrattempi. Altro modo per esprimere lo stesso concetto è "alzarsi con la cuffia di traverso/con la cuffia storta" perché l'immagine è quella di una persona che dorme con la cuffia in testa, che se la fa andare di traverso a causa di un sonno agitato e si sveglia quindi di pessimo umore per la cattiva nottata.
Alzarsi col piede sbagliato, è sinonimo di un cattivo inizio di giornata, di umor nero, e ovviamente di momento sofrtunato.

28/03/14

Perchè si dice "avere una bella faccia tosta"?

Faccia tosta

A volte penso che certi modi di dire  ci appartengono da sempre e li usiamo così, senza pensare troppo alle loro origini, che talvolta si perdono nella notte dei tempi e di cui non si riesce facilmente a trovare il bandolo della matassa. In questo caso possiamo fare solo delle logiche deduzioni.
Probabilmente il modo di dire deriva dal fatto che una faccia tosta (talvolta si dice una faccia di bronzo)  rimane sempre inespressiva, qualunque cosa gli accada intorno.  Prova ne sono le statue, la cui espressione rimane immutata nel tempo, ed è forse da qui che si origina questo modo di dire.
Avere una bella faccia tosta, con questa espressione ci riferiamo a delle persone che non conoscono vergogna o timidezza, che non hanno paura di fare brutte figure, che hanno una bella faccia di bronzo, che sono sfrontate.

26/03/14

Perchè si dice "avere la puzza sotto il naso"?

Vi sono dei modi di dire, facenti parte del nostro lessico quotidiano, che usiamo con grande facilità e in svariate occasioni. Ci sono persone con cui abbiamo a che fare che ci guardano dall'alto a lbasso dandoci l'impressione di mettere fra noi e loro una barriera sociale, che nei nostri confronti sono scostanti,  come se avessero disgusto. Siamo portati a dire che "hanno la puzza sotto il naso".
Ma da dove deriva questo modo di dire?
Naso

Avere la puzza sotto il naso, essere altezzosi, schizzinosi, sembra avere origini molto antiche, addirittura bibliche. Noè, compunto e lindo si apprestava a fare salire sull'Arca gli ultimi animali. Alcuni di questi, molto piccoli, si infilavano tra le zampe di quelli più grossi; degli elefanti persino, dei leoni, delle giraffe, riuscendo anche a impaurirli. Di più: prima del loro passare, quegli altri si ritraevano quasi, con le orbite rivolte al tetto dell'Arca, quasi a passarci attraverso, pure di evitare il contratto tra questi incroci tra gatti forse e scoiattoli: erano le puzzole. -"Ma Signoriddio" esclamò Noè, con una pezza attorno al naso, "come puoi costringere noi e loro a vivere sotto lo stesso tetto, per tutto questo tempo, e nell'impossibilità di aprire persino uno spiraglio, a causa di questo diluvio senza precedenti che ci stai mandando? ". "Che problema c'è..." chiese l'Iddio. " Signore, Signore ma avete visto: noi e loro, loro e noi insieme a respirare la stessa aria... La loro aria!". "Allora?". "Ma la ...puzza, Domineddio! La puzza!!". "E vabbè, quante storie.... ...Si abitueranno...'ste piccole creature del Signore".
Un'altra teoria invece, riporta al Medioevo,  alla scoperta dell' America, quando iniziò la schiavitù.  Gli schiavi non potevano usufruire dei servizi pubblici, quindi il loro odore era quasi insopportabile,e le loro condizioni igieniche altrettanto. I nobili quindi per scappare da questo odore dovevano allontanare il loro naso in qualche modo senza far capire a nessuno di farlo, e quindi lo facevano come se fosse un segno di superiorità, alzando la testa con presunzione e arroganza e torcendo il naso in segno di insoddisfazione e odio.

22/03/14

Perchè si dice "farsi la croce con la mano storta"?

Ben sappiamo che ciò che è fuori dall'ordinario suscita nell'uomo meraviglia, timore, sospetto, paura. E' per questo che per secoli i mancini sono stati perseguitati, in primis dalla Chiesa, che considerava la mano sinistra la mano del Diavolo (se penso che la Chiesa ha tenuto in pugno popolazioni intere lavorando sull'ingnoranza della gente....) e di conseguenza i mancini come suoi seguaci e discepoli (vogliamo ricordare ciò che ha fatto l'Inquisizione spagnola?).
Inquisitore

Questa credenza ha permeato in seguito non solo il popolino, ma anche l'ottusa mente di molti medici, che consideravano i mancini persone con problemi mentali (anche qui potrei dare sfogo a tutta la mia coprolalìa). Solo negli ultimi decenni le ricerche hanno dimostrato che essere mancini significa semplicemente avere molto più sviluppato l'emisfero destro del cervello. Vi è tuttavia, un modo di dire che richiama le vecchie credenze sul mancinismo:
Farsi la croce con la mano storta (o anche con la mano sinistra), è usata per indicare una situazione d'estrema meraviglia o addirittura di raccapriccio. La circostanza è talmente fuori dell'ordinario che si perde perfino il senso della religiosità segnandosi, appunto, con la mano sinistra (vorrei aggiungere che, in ogni caso, farsi il segno della croce con la mano sinistra è ammesso). 

21/03/14

Perchè si dice "fare lo gnorri"?

Per la mia gioia, questo modo di dire non è caduto nel dimenticatoio, e tutt'ora  lo si usa nel parlar gergale e comune. E non solo è usato per definire le persone, ma talvolta anche i nostri amicic pelosi, in relazione al loro comportamento.
Fare lo gnorri,  fingere di non capire o di non sapere qualcosa. La parola gnorri deriva dalla seconda persona dell'indicativo presente di ignorare (tu ignori) con la caduta della vocale iniziale e il raddoppiamento espressivo della "r". Un'altra ipotesi la fa derivare dall'aggettivo toscano gnoro, nel senso di ignorare, con la "i" finale tipica dei cognomi.
Definizione di gnorri

Da un punto di vista etimologico, due sono le ipotesi più accreditate per ricostruire l’origine dell’espressione fare lo gnorri, entrambe connesse, direttamente o indirettamente, con il verbo ignorare. La prima prevede la derivazione di gnorri da gnoro «ignorante», aggettivo antico di area toscana, con il raddoppiamento espressivo della -r- intervocalica e la –i finale propria della terminazione di molti cognomi. L’aggettivo, a sua volta, è derivato dalla prima persona dell’indicativo presente di ignorare ([io] ignoro), con la caduta della vocale iniziale, ed è già documentato in Benvenuto Cellini («vincitrice fa’ quella benigna / stella, che alzato m’ha dal vulgo gnoro»). La seconda ipotesi, invece, sostiene la derivazione diretta di gnorri dalla seconda persona dell’indicativo presente di ignorare ([tu] ignori), con caduta della vocale iniziale e raddoppiamento espressivo della -r- intervocalica.

20/03/14

Perché si dice " Non c'è trippa per gatti?".

Il detto "non c'è trippa per gatti" è datato 1907. in quell'anno a Roma venne eletto sindaco Ernesto Nathan( Londra 5 ottobre 1845 - Roma 9 aprile 1921), quello che ancor oggi viene considerato il miglior sindaco della città. Appena messo piede in Campidoglio, a Nathan venne sottoposto il bilancio del comune per la firma. Il neo sindaco lo esaminò attentamente e, quando lesse la voce "frattaglie per gatti", chiese spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento. Egli rispose che si trattava di fondi per il mantenimento di una nutrita colonia felina che serviva a difendere dai topi i documenti custoditi negli uffici e negli archivi capitolini. Nathan prese la penna e cancellò la voce dal bilancio, spiegando al suo esterrefatto interlocutore che da quel momento in avanti i gatti del Campidoglio avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori che avevano lo scopo di catturare e, che nel caso che non ne avessero più trovati, sarebbe venuto a cessare anche lo scopo della loro presenza. Da questo episodio deriverebbe il detto romanesco Nun c'è trippa pe' gatti, che sta quindi a significare che non ci son più soldi per le spese superflue, che si devono tagliare gli sprechi.

Perchè si dice "avere il pelo sul cuore"?

Fu in un fumetto che lessi per la prima volta la locuzione o modi dire che dir si voglia "avere il pelo sul cuore" o "cuore peloso", e prima di chiedermi cosa significasse immaginai il cuore ricoperto di peli.....
Avere il pelo sul cuore, col significato di essere duro e insensibile è datata all'Ottocento, ampiamente usata dal Manzoni, dal Monti, dal Verga e da altri autori ma a tutt'oggi, almeno secondo le mie ricerche, non ne è nota l'origine. Uno spiraglio però ci perviene dagli antichi autori greci (quando si dice gli antichi non credete?). In essi si scopre che Ermogene di Tarso "dopo morto, essendo stato sparato il suo corpo, narrasi che in lui si trovasse il cuore cresciuto ad una grossezza enorme, e ricoperto di peli" (Opere varie di Mario Pieri, 1776-1852, letterato e collaboratore dell'Antologia di Vieusseux).
Cuore peloso

Ma non solo Ermogene, anche Aristomene di Messene, Leonida, Lisandro e molti altri dotati di straordinario coraggio allorché furono esaminati dopo morti fu riscontrato avessero un
 "cuore assai muscoloso, grosso di pareti, e queste ben anche coperte di molti peli" (Giornale delle scienze mediche, 1868). La spiegazione che ne veniva data era che la conformazione del cuore influisse sull'indole dell'individuo rifacendosi in ciò alla filosofia ippocratica: "lo spirito dell'uomo è innato nel ventricolo sinistro, ed è da questo luogo ch'esso governa le altre qualità dell'animo" (id) . Per comprendere, almeno sui generis, i principi ippocratici è necessario dire che per il grande medico per antonomasia, il principio della vita risiede nel calore la cui sede è nel ventricolo sinistro del cuore. Famosa è la sua dottrina dei quattro umori, elementi fondamentali del corpo umano: il sangue caldo viene dal cuore, la flemma fredda deriva dal cervello, la bile gialla, cioè l'asciutto, è secreta dal fegato mentre quella nera o atrabile, umida, è prodotta dalla milza e va nello stomaco. Umori che mescolati nelle giuste proporzioni donano la salute invece alterati fanno insorgere la malattia. Per Ippocrate l'abbondanza di peli era associata alla presenza della thymos. Per Omero la thymos significava anima, carattere, volontà ma anche tutta una serie di stati emotivi: amore, gioia, piacere, compassione, collera, passioni che infiammavano il cuore producendo calore e di conseguenza abbondanza di pelo. Col tempo l'equazione peli sul cuore = cuore coraggioso può essere degradata a insensibile, duro.

19/03/14

Perchè si dice "fare fiasco"?

Sarà capitato anche a voi di usare questo modo di dire in specifiche occasioni, o se non altro lo avrete sentito dire. Come al solito anche questo adagio adesso sembra essere caduto in disuso, nel linguaggio di tutti i giorni, anche se sarebbe interessante poterlo riesumare dal letargo in cui è caduto. Ma da quale antefatto trae le proprie origini?
Fare fiasco

Fare fiasco, nasce da un fatto accaduto parecchio tempo fa in un teatro fiorentino, dove un artista famoso ogni sera si esibiva in simpatici monologhi, che condivideva con oggetti a cui si rivolgeva adoperando parole e smorfie divertenti. Una sera però decise di esibirsi in un monologo portandosi come compagno di scena un tipico fiasco da vino; invece di divertire il pubblico però, l’artista lo annoiò così tanto che questo reagì e in cambio iniziò a fischiarlo a più non posso. Da allora è rimasto questo modo di dire “far fiasco”, quando si deludono completamente le aspettative di qualcuno, senza rendersene conto fino al momento dei fischi o delle aspre critiche.

15/03/14

Perchè si dice "essere uno stoccafisso"?

Stoccafisso
Avrete di certo sentito dare dell' stoccafisso a qualcuno, o lo avrete detto voi stessi, in senso denigratorio. Oppure avreste detto a qualcuno baccalà.
Essere uno stoccafisso, l’espressione, che significa restare immobili e incapaci di agire, allude chiaramente allo stoccafisso, il merluzzo conservato tramite essiccazione e chiamato anche baccalà. Una volta completato il procedimento, che dura complessivamente circa sei mesi, il pesce diventa infatti estremamente rigido, avendo perso circa il 70% della sua acqua.  Il termine stoccafisso ha origini controverse. Potrebbe derivare dal norvegese stokkfisk o dall’olandese antico stocvisch (che significano entrambi “pesce a bastone”), oppure dall’inglese stockfish (“pesce da stoccaggio”).

06/03/14

Perchè si dice "scaldare a bagno maria"?

Chi ha un po' di dimestichezza in cucina, conosce la procedura usata in alcuni casi per la preparazione di alcuni alimenti, che è  scaldare a bagno maria. Si dice così e in mente già sappiamo cosa fare. Certo è che però viene automatico chiedersi perchè si dica così.
Scaldare a bagno maria, l'invenzione di questo modo di scaldare i cibi viene attribuita a Maria, sorella del biblico profeta Aronne, vissuta in Egitto trenta secoli fa e identificata per tradizione anche con Myriam, sorella di Mosè.
Bagnomaria

L'uso che ne fu fatto anticamente è però molto lontano da quello che conosciamo oggi. Maria infatti fu considerata nel mondo antico, ma soprattutto nel Medio Evo, come la depositaria dell'arte magica e alchimistica del popolo ebreo. Questo particolare modo di cucinare prese in un primo momento il nome di kaminos Marias, quindi balneum Mariae e infine “bagnomaria”. A Maria si fa risalire anche l'invenzione dell'alambicco, strumento ancora oggi usato per la distillazione dei liquori e composto da una caldaia in cui il liquido viene scaldato a fiamma viva oppure, manco a dirlo, a bagno-maria.

04/03/14

Perchè si dice "essere una iena"?

Per associazione di idee, ho pensato al film "The jackal", ma non saprei ovviamente spiegarne il motivo. Ora, a torto, le iene non hanno una buona fama all'interno dela famiglia dei mammiferi.
Tendenzialmente è carnivora, ed è in grado di mangiare in modo quasi completo (ossa e peli a parte) anche grossi erbivori, che caccia o che, raramente, “sottrae” ai grandi felini dopo che questi li hanno uccisi.
La iena

Ad alcuni osservatori è quindi sembrato che le iene aspettassero sistematicamente la fine del pasto di altri predatori per nutrirsi dei resti della carcassa. Inoltre, il muso della iena ha sempre la dentatura in evidenza, che conferisce a questo animale un’espressione di assurda ilarità, quasi che si facesse costantemente beffe della preda.
La specie più comune è la iena macchiata (Crocuta crocuta), quella più presente anche nei documentari televisivi e dal comportamento più noto.
Essere una iena, nell’immaginario popolare, questi due aspetti hanno reso la iena il simbolo di chi è pronto a colpire nel momento di maggior debolezza dell’avversario, senza saperlo affrontare a viso aperto. Nella realtà, spesso accade anche il contrario, cioè che siano i leoni a rubare alle iene le prede cacciate durante la notte. Se i leoni hanno fama di coraggio e dignità, dunque, è solo grazie al loro aspetto maestoso.

03/03/14

Perchè si dice "seminare zizzania"?

Nell'orto delle relazioni umane si semina e si raccoglie di tutto. Fra le tante semine che si fanno, una in particolare è piuttosto invadente, la zizzania. La zizzania (Lolium temulentum), anche detta “loglio cattivo”, è una pianta erbacea simile al frumento, che nasce nei campi coltivati, confondendosi fra i cereali. Nuoce ai vegetali che crescono nel terreno circostante, danneggiando le coltivazioni agricole (produce una farina tossica). È ciò che comunemente viene definita una “erbaccia”, ovvero una pianta senza alcuna utilità.
Zizzania

Seminare zizzania,  significa creare, subdolamente e con malignità, ostilità fra le persone. Nel Vangelo la zizzania viene usata come metafora del maligno in quella che è, appunto, nota come “parabola della zizzania”. La parabola racconta di un “nemico” che seminò della zizzania nel campo di un uomo, il quale aveva cosparso il suo terreno di “seme buono” di frumento. L’uomo lasciò crescere la zizzania ma, al tempo della raccolta, ordinò ai mietitori di estirparla e di bruciarla, portando solo il frumento nel suo granaio. Il frumento serve a rappresentare i figli del Regno di Dio, la zizzania i figli del male. Il nemico che l’ha seminata è il diavolo, e la mietitura la fine del mondo.

01/03/14

Perchè si dice "andare a ramengo"?

Anche questo modo di dire è rimasto in uso alle persone di una generazione del passato. Sinceramente oggi non lo sento più, nessuno lo usa e credo che molti, fra i giovani che conosco, non saprebbero proprio infilarlo nella maniera giusta al'interno di un discorso. Eppure ai tempi della mia infianzia faceva aprte del parlar comune e della vita di tutti i giorni. 
Comune di Aramengo

Andare a ramengo,  andare in rovina, in bancarotta. Nasce ad Asti e ha origini molto antiche; risale all’Alto Medioevo quando la cittadina piemontese era la capitale di un ducato di origine longobarda (dal VI al IX secolo). In questo periodo e per molti secoli successivi, anche quando Asti fu integrata al Ducato di Savoia, i condannati per reati relativi al patrimonio – e soprattutto gli autori di fallimenti – venivano confinati nel comune più periferico del ducato. Per l’appunto ad... Aramengo, comune situato oggi in una splendida posizione collinare nella provincia di Asti al confine con quella di Torino, a poche centinaia di metri dalla strada statale che collega Asti a Chivasso. Si suppone che il comune abbia preso il nome dal ruolo che gli fu attribuito, trasformando il latino andare ad ramingum, cioè allontanarsi, nel maccheronico aramengo, luogo designato per chi viene allontanato dalla città. Andare Aramengo (o a ramengo, come si trova anche erroneamente) divenne presto una locuzione popolare diffusa in Piemonte e nella Lombardia occidentale; con l’unità d’Italia si propagò all’intera Penisola.

28/02/14

Perchè si dice "essere draconiano"?

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Se avete ancora qualche ricordo degli studi di storia, anche vagamente vi ricordere il nome di Dracone. Egli era un arconte e primo legislatore d'Atene, vissuto nel VII secolo a.C.
Dracone era un duro: l'acciaio di una catana era molliccio al suo confronto. Le leggi che promulgò, pur avendo avuto il merito di arginare le faide della giustizia privata e di iniziare il discorso sul diritto penale in occidente, non sono ricordate per la loro illuminata civiltà, né per il particolare spirito democratico, né per la serena temperanza. Si tratta di leggi di durissima rigidità, ferree - che in concreto prevedevano la pena di morte o la schiavitù per reati anche minori (e con forti discriminazioni a seconda del censo di appartenenza).
Essere draconiano o draconiano, si dice, in senso figurato, di provvedimento, legge, regime di governo particolarmente rigido e severo, ma anche di persona molto dura.

27/02/14

Perchè si dice "fare cilecca"?

Questa locuzione molto comune viene usata ad ampio spettro nella conversazione. Il sostantivo "cilecca" (Cilecca, Scilecca) anticamente significava beffa, sberleffo. Secondo il Minucci, deriva dal latino illicium, allettamento, adescamento, atto pieno di affettazione per piacere altrui, poi derivato nel sostantivo lezio e quindi cilecca (prefissa la sillaba CI come rafforzativo). Potrebbe anche derivare dal tedesco schiel-auge (guercio, chi guarda di traverso) nel senso proprio di guardar di sbieco, per farsi burle di qualcuno.
Sussi e Biribissi

In realtà più comune è appunto la locuzione.
Fare cilecca, mancare, fallire, venir meno nel momento in cui si dovrebbe meglio figurare, impegno assunto senza l'intenzione di portarlo a termine, nel libro Sussi e Biribissi di Collodi Nipote (scritto nel 1902) il termine viene usato come sberleffo, beffe, burle, promesse non mantenute, come quando si porge a qualcuno una tal cosa e mentre sta per prendere l'oggetto, lo stesso viene ritirato. Nel linguaggio militare si usa per definire le armi che si sono inceppate, che non funzionano al momento di sparare. Sta inoltre ad indicare i casi in cui un uomo non riesce in un rapporto.
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